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Uscire dall’entrata

di Erika Barresi

Una donna, Adriana, barcolla verso il centro della scena, dove si trova un divanetto un po’
impolverato, dinanzi a questo c’è un poggia piedi, non in tono con il divanetto. Alla destra
c’è un tavolino con un po’ di cianfrusaglie e una lampada da tavolo, quelle tipiche palle
fluorescenti degli anni sessanta. Adriana sembra ubriaca, o sotto l’effetto di una qualche
droga. Finalmente raggiunge il divanetto, le luci sono soffuse, è quasi buio, Adriana allora
accende la lampada sul tavolino, ovviamente qualcosa cade e lei cerca di rialzarsi per
mettere a posto, ma non sembra riuscirci.
Il tavolino si rivela essere un frigo, Adriana prende qualcosa da lì dentro, beve,
direttamente dalla bottiglia. Poi sistema la bottiglia sopra il frigo, durante lo spettacolo
parlerà verso questa ed altre due bottiglie già poggiate lì sopra. Guarda la bottiglia
perplessa, come se gli parlasse, e ride, ride in una maniera scomposta e violenta quasi…

Adriana: (Canta stonando di continuo e balla mantenendo l’equilibrio a stento) Come mi


vedi…? Sono carina, forse un po’ ingrassata, ma il vestito… quello mi stava
bene.
Non bere così tanto, tesoro… e chi beve!!!
Sembro bevuta… bevuta, ma che significa… sono ubriaca… shhh, zitti, shhh,
silenzio, io sono ubriaca. Non alcolizzata, per poco… sto ingrassando
davvero?!? Ritenzione idrica, chiamiamola così… sono ubriaca ma non meno
sensibile!
Provo a spiegare…? Si, ora ci provo… io mi vesto bene, mi trucco… bene, ero
sobria, ero a posto… hey, sono ubriaca ma sempre donna, il giorno del mio
matrimonio non potevo che essere sobria… ammetto di avere sognato un
cicchetto quando ho accettato… beh, il bicchiere di champagne era già davanti
a me…
Che uomo privo di sorprese, così pensavo… certo, non posso più dirlo. Capite,
io mi faccio bella, mi ripulisco da alcool e droghe leggere, per amore di questo
bipede mangiatore di caviale, e poi… già, poi cammino per la navata centrale
della chiesetta di una campagna del cacchio e tutti mi guardano, capite, mi
vedo riflessa nei loro occhi… non mi riconosco molto nella immagine che vedo,
perché dopo non so quanto sono in posizione eretta… un piede davanti

Erika Barresi ©2002 1


all’altro… avrei voluto che l’ultimo agente della municipale mi avesse potuto
vedere, si sarebbe rimangiato un sacco di cose!
Io mi faccio questo percorso di guerra e mio padre, come niente fosse, alza un
calice in mio onore, fa un brindisi mentre io cammino… ed io allora non faccio
altro che desiderare di sbavare trascinandomi verso il frigo… ghiaccio, per
favore del ghiaccio nel bicchiere prima di versare un buon scotch!
Io cammino, eravamo arrivati a questo: avevate idea del fatto che questa è una
cosa comune, poco originale, forse… ma tutti sanno fare questa cosa…
camminare! Bella forza, direte, sempre sobri… però non tutti riescono a bere
quindici tequila bum bum, annesse di sale e limone, per poi continuare la
giornata di lavoro, senza che nessuno si accorga di niente; poi una buona
bottiglia di cabernet a pranzo, accompagnata da un’insalata, per poi aspettare
le otto e finire in bellezza con rum e coca, in una discoteca affollata e…
danzando sul bancone, regina della festa… certo, c’è sempre il rischio di finire
stesa lunga sul bancone che schiumi rum e inneggi al ritorno dei Savoia con
urla che nemmeno Rocky chiamando Adriana sa fare, e nessuno in grado di
portarti a casa… nemmeno riesci a dare il tuo indirizzo e la tua borsa è nelle
mani di chissà chi… il che è un’ottima cosa, dato che non sempre ti ricordi di
portarti dietro i soldi necessari, ma un tizio decide che è a secco di sesso e fa il
cavalier servente in cambio dell’unica merce per la quale non è necessario
essere del tutto coscienti… anzi, a dire il vero, certe mattine ho ringraziato el
señor Pampero!
Ok, non è poi così eccezionale come quadro ma, scommettete che non
conoscete molti in grado di farlo per sette giorni su sette… per tre anni di
seguito… niente male, vero?!?
Sono fiera di aver fatto quello che ho sempre detto: “Quando voglio smetto!” –
dicono tutti così ma… voi, non avete visto l’amore negli occhi, forse, e non
avete provata forte la sensazione di non meritar-te-lo… io scelgo… ho sempre
scelto, e decido, come si deve decidere, quelli sono i pochi istanti degli ultimi tre
anni in cui la mia mente è stata lucida… “Oggi bevo o non bevo?” – la risposta
una mattina è stata “No!”, ed io non l’ho fatto fino alle undici, poi fino a pranzo e
poi per due giorni, ad un mese avevo il mio primo appuntamento con mister
illuminazione in persona… sei mesi dopo eccomi, stamane…
Cammino decisa, dritta e sui miei piedi, lungo quei cinque chilometrici metri
della cacchio di navata e lui ha la cerniera dei pantaloni abbassata, la mia cara

Erika Barresi ©2002 2


cuginetta barcolla con l’acconciatura non proprio perfetta. Sono sobria e l’unico
vantaggio è che vedo le cose come fosse il mondo a parlarmi della verità…
riconosci lo sguardo nei loro occhi, hanno bevuto una bottiglia di prosecco,
quello che avevo scelto… ah, e hanno scopato su degli abiti che non useranno
mai più… e cosa peggiore, lo hanno visto tutti quelli che conosci!
Pensate: mentre venivano alla cerimonia, così, hanno deciso di prendere per il
culo la loro vita, tanto quanto la mia… ma solo io piango, perché la cuginetta
non ha possibilità di sfuggire alle mie accuse: “Puttana!” – risuona ancora nella
mia testa… nel presbiterio anche!
E lui… ?!? Come vorrebbe andarsene: con calma senza che gli si chieda, come
nella migliore tradizione dei film-tv: “Come hai potuto?” – sarebbe notevole se,
per cambiare, fosse originale e rispondesse con una dettagliata descrizione
delle posizioni usate, e delle connotazioni fisiologiche o tantriche del piacere
provato! Potrebbe essere divertente… sicuramente più eccitante del fatto che si
è scopato la damigella/cugina d’onore del cacchio, dieci minuti prima delle mie
schifo di nozze!
Sapete io bevo, mi drogo – solo quando capita, s’intende… quando si è in
allegria fra amici, capita, che devo dire… magari ho amici che si divertono in
modo diverso dai vostri!
Per non cambiare discorso… io, bevendo e drogandomi, non ho mai fatto altro
che rovinare la mia vita, la mia sola… questa inutile sequela di secondi insulsi,
della quale tutti se ne possono tranquillamente sbattere le ciliegie. Aspettate
però, non si può andare avanti se non siamo d’accordo su questo punto: fatina?
Jhonny? Perfetto... siamo tutti d’accordo!
Va bene, non saltate alle conclusioni. Non sono una delusa della vita, una di
quelle depresse che si rovinano: tanto già la vita è un inferno… no, no signori e
signore… quei due mi hanno dato il primo, vero motivo per bere fino a
morirne… insomma, fino a quel momento nessuno psicologo, se non deviato
dalle proprie perversioni freudiane, avrebbe potuto trovare la ragione del mio
alcolismo. Non c’è, che vi piaccia o no un motivo.
Forse è superficiale ma, bere mi fa stare meglio, essere meglio.
Ma quei due, hanno… non lo capite… insomma, che diavolo, hanno sparato
sulla croce rossa, sono una povera alcolizzata, e che cazzo!!!
Ora, volete dirmi che non avrei dovuto ricominciare?!? Ma che pretendete, non
avevo mica smesso perché non mi sentivo bene! Insomma, già sono stroncata

Erika Barresi ©2002 3


all’idea di aver smesso per un motivo inutile tanto quanto “ruspante”… capito,
no?!?
Sapete, era solo che volevo… sembrare normale, ma infondo tutte quelle facce
non erano certo meglio da sobria, bevendo anche loro migliorano. Temevo di
scoppiare a ridere in faccia a tutti. Invece, ho riso ma a loro due e volevo
scappare… avevo visto un bar a meno di cinque minuti in auto, in dieci ci sarei
arrivata, senza scarpe s’intende, e non prima dell’alba ne sarei uscita… mi
sentivo già la bocca tutta secca pronta a ricevere nuovo nettare…
Poi ho pensato: quale sarebbe potuta essere la peggior punizione per i due
infidi?
La malfidata e il pinguino meritavano una vergogna grande e duratura, tipo:
andarmene senza proferire parola, molto drammatico, l’effetto è garantito:
pettegolezzi, congetture anche di un certo valore psicologico… pianti e
giustificazioni… anche se credo che la maggior parte degli invitati si sarebbe
limitato ad un: “Me lo aspettavo… alla fine non si può non rispettare la propria
natura!” – se non è chiaro, ce l’avrebbero avuta con la poveretta… IO! Quindi
ho desistito, il prologo era così decisamente a mio sfavore…
Sapete, l’unica cosa per cui è valsa la pena di stare senza alcolici tanto a lungo,
è lo sconcerto che alcuni avevano disegnato sul proprio volto… che cosa
incredibile, vedere mia nonna sorpresa di vedermi, che strano… dovrei essere
io sorpresa, ho cominciato a bere che aveva ottant’anni come diavolo fa ad
essere ancora viva?!?
Quindi per prima cosa gli ho fatto una semplice domanda, ingenuamente, ho
guardato dritto negli occhi il pettinato - lo stronzo, intendo - mi sono avvicinata
alla sua faccia del… mi controllerò… e gli ho chiesto: “Che hai fatto?”… - con
intonazione da Veronica Castro – “Che cosa hai fatto?”… niente di più generico,
semplice, diretto… dignitoso… ma lui, lo stronzo, si è immediatamente pentito,
si è guardato dentro quanto… (Prova ad imitarne la faccia pensierosa cercando
quanti secondi possa aver impiegato lo sposo a pensare) … cinque secondi,
giusto il tempo di non trovare nulla…
Io lo incitavo, il demente: (Come se gli parlasse) dai, cerca la giusta forza, la
giusta risposta che potrebbe dissipare ogni eventuale ipotesi sull’argomento…
poi, però, gli è bastato guardarsi: (Come se parlasse a lui) giù, bravo guardati i
pantaloni, lì… proprio lì, la farmacia lo tradiva meschinamente, con quel poco
che la riempie… l’ha guardata e… poi ha guardato lei, e lei ha guardato lui, la

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troia voglio dire; l’ha guardata, poi ha guardato lei, e lei ha guardato lui e ha
detto: “Che vuoi che abbia fatto?!? Scusatela, sei ubriaca!” – ma per una volta
non lo ero e tutti l’avevano visto, avevano anche capito esattamente quello che
avevo capito io.
Sapete a quel punto non volevo che facesse nulla, non c’era niente che lui
potesse fare, o che io avrei voluto, comunque… men che meno quello che
avevano già fatto… mi capite?!? Niente di ciò che avevano, già, fatto… voglio
dire, avevano già fatto abbastanza, gli infidi traditori, vigliacchi bastardi!
(Alza lo sguardo nel vuoto, verso un lui immaginario e comincia a parlare con
lui) Ah, sei tu… scusatemi, sento un attimo che vuole… (Sembra ascoltare
qualcuno, si sente un rumore, un nastro portato avanti veloce) ci vorrà solo un
attimo… va beh! Mi pare che abbia detto abbastanza stronzate… scusate ma io
non so come mi sia solo minimamente potuto interessare un tipo del genere!?!
Non vi capita mai di ripensare alle vostre scelte e… vomitare!
Avesse solo una volta notato lo sforzo di rinunciare all’unico bene della mia
vita… certo, direte, è un sacrificio che non ti era stato chiesto… e invece… ah,
ah… ecco le prove:
25 GIUGNO 2001 – ore 21,30: “Perché non smetti di bere!?!”
Me lo aveva chiesto e io l’ho fatto…
25 GIUGNO 2001 – ore 21,40 – ossia dopo attenta riflessione - : “Va bene, ma
tu smetti di tingerti i capelli?” – ho pensato se io devo rinunciare a ciò che mi fa
tollerare le colature di biondo sulla fronte, almeno lui può smettere di… colare…
io non scolo se tu non coli… (Ride) carino no… “Io non scolo se tu non coli!” –
siete un po’ mosci stasera.
Credete che lui l’abbia fatto?!? No… con tutti quei cavolo di soldi poteva almeno
andare da un parrucchiere, curare la sua immagine come ogni maledetto
riccone che si rispetti, Onassis era disgustoso ma profumava come un santo…
Ma no, io dovevo smettere, lui poteva fare i porci comodi suoi. Ben inteso, so
che tingersi i capelli non fa male quanto bere ma, non credete anche voi che
tingerseli sia disgustoso, sveglia… c’è caso che possa colare la tintura – che
schifo!
Insomma, la mia richiesta era equa… considerando che tingersi i capelli per lui
non ha la stessa funzione vitale che bere ha per me. Oggi, a più di un anno di
distanza io bevo – FINALMENTE!
Il fine giustifica i mezzi, se questo era il mio destino… ha avuto fantasia il fato!

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Ora, voi potete fare la lotta contro il fumo, o il bere, o il vomitare davanti a tutti,
che ne so, potete lottare contro l’indifferenza ma mia nonna diceva che una
rondine non fa primavera… cioè, non credo che questo sia proprio quello che
intendo dire io, ma il fatto è che non si può dire una cosa e poi farne un’altra,
chiaro no?
Che dico a fare a mio nipote di studiare e obbedire se io le prendevo anche
perché mi rifiutavo di svolgere le mie funzioni vitali, se decidevo di non farla
tutta non c’erano santi. Sono sempre stata una buona per le lotte, la
dissidenza… Gandhi avrebbe imitato me… si sarebbe detto che io avevo
inventato i sit-in, e lui avrebbe avuto me, un’alcolizzata come modello!
Non mi ha mai attratto alcun tema nobile se non le mie necessità, che diciamo,
sono quasi sempre in contrasto con quello che sarebbe giusto fare. Ma, in
teoria, la mia vita è fuori dal sistema, e potrebbe, anche questo, essere un
valido esempio, ma solo che io esco fuori dallo schema e poi bevo fino al punto
da non ricordare la mia faccia… o come tornare indietro a, quale schema?!?
Però non ricordare la propria faccia, se ci pensate, è normale, come non
ricordare il proprio numero: tanto non lo fai mai!
E’ come quando la gente ti incontra e ti dice: “Come ti chiami?”
E tu non sai che rispondere perché, che domanda è, mica mi chiamo da sola, lo
fanno gli altri… dovrebbero chiederlo a qualcuno che mi chiama, no?!?
Io mi sa che ora dormo, tanto non mi possono chiamare, la luce non la
rimettono perché io non gli pago la luce che non ho usato… chi è quello scemo
che sa dove mettere le mani e accende la luce… il sistema è folle, sapete.
Ho ancora il telefono perché ce l’ho agganciato alla linea del vicino, shhh, lui è
uno preciso, non fumatore, astemio ragioniere di fabbrica che ci esce pazzo
ogni bolletta e ogni volta reclama e quelli gli dicono che non dipende da loro e
che intanto deve pagare… che ridere quando dai muri lo sento imprecare, ma
piano: “Acc… non può… ma porc…” – si riprende sempre però. La accetta
come una delle casualità del sistema, è uno di quelli che ci crede ancora!
Vi dico solo una cosa, perché ho fatto un gran parlare del fatto che non c’è un
motivo per bere, il fatto è che, per me, non c’è una sola ragione nemmeno per
non farlo, semplice.
Quando ho bevuto a sufficienza mi provo ad alzare e la testa gira e vedo cose
che non esistono, per tutti intendo, sento passi che non sono di questo mondo e
tutto è liquido e fluido come il mio cuore, il respiro e il mare… è come stare

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ventimila leghe sotto il mare e scopri cose che poi nemmeno ricordi, vedi posti
che non conoscerai… quando smette l’effetto perdi tutta la tua conoscenza,
tutte le informazioni, rimangono solo promesse di luoghi ed emozioni. Ti dici
che se le tracce lasciate promettono giusto, allora promettono bene ed apri una
nuova promessa, una nuova scoperta. Che poi sarebbe una nuova bottiglia da
75 cl di FINEST SCOTCH WHISKY!
Attenzione non sono ragioni, ma nemmeno prove a discarico.
Io lavoro, mai perso un giorno, non sulla carta. Certe volte mi ritrovo sola in
ufficio… non è facile tenere il ritmo se poi ci sono il sabato e la domenica,
quindi vado anche quei giorni, ho integrato un vero e proprio sistema per non
perdere il contatto con la realtà comune a tutti, mi sono concessa di perdere
quello che da qualche parte avevo con me stessa!
Domani mi leverò il vestito, oggi dormirò sul divano, infondo è quello che
facevano i grandi del cinema americano negli anni cinquanta: fumare sigari,
bere e dormire sul divano scomodo di casa. Io ho un letto perfetto dal Maggio di
quest’anno, gli acari avranno creato intere colonie senza mai vedere un solo
fratello spiaccicato dalle natiche di qualcuno!
In casa faccio una cosa spassosissima, anche se lo sarebbe di più per voi se
foste ubriachi… comunque, ogni volta che torno sbronza vado allo stipite della
porta della cucina e segno una tacca all’altezza alla quale sono… vedete ho
una teoria secondo la quale l’alcolismo è inversamente proporzionale
all’altezza: più bevi meno riesci a stare eretto… è come se regredissi nella
scala genetica, tipo: oggi sono un po’ Homo Abilis, riesco ancora ad aprire la
porta anche se non riconosco del tutto l’utilità della maniglia, bevo ancora un
po’ e progetterò la mia casa come un saloon del far-west…
Ora dormo proprio perché non mantengo il ritmo, mai perderlo, è l’unica cosa
vera che mio padre ha imparato in fabbrica, alla catena… quale nome più
appropriato conoscete per definire un posto che non è proprio una prigione ma
una fabbrica, che non è proprio che ti incatenano ma ti tengono stretto dentro
un ritmo che ti concede una pausa bagno ogni tante ore per non scazzare il
fondamentale montaggio di qualcosa che non conosci o vedrai finito…
Credo che fossero questi i motivi per cui mio padre non voleva che facessimo
gli operai, anche se diceva sempre che ci avrebbe fatto bene… io ho imparato il
fatto del ritmo, lo applico, anche tanto bene.

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