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PROBLEM SOLVING (P.S.

)
Per problem solving si intende quel processo mentale in seguito al quale l’individuo percepisce
l’esistenza di un problema e mette in atto comportamenti e modi di pensare volti a risolverlo. Il
problema è dettato da un divario tra una condizione data (presente) e quella che si vorrebbe
raggiungere (futuro); un problema esiste quando vi è un ostacolo al perseguimento di un obiettivo.
Il P.S. è considerato come una strategia del ragionamento che porta l’individuo a scegliere la strada
migliore da percorrere in modo da superare l’ostacolo approdando ad una soluzione, la più efficace.
Attraverso il ragionamento induttivo (dal particolare al generale) o deduttivo (dal generale al
particolare) si fa riferimento ad un’abilità che consente al singolo o ad un gruppo di persone di
lavorare in maniera omogenea volta a conseguire un risultato: risolvere al meglio la situazione
problematica.

ORIGINI
Il problem solving inteso come “l’arte di risolvere i problemi” ha molteplici radici disciplinari:
• Filosofia -> la soluzione dei problemi può avvenire in maniera casuale grazie alla scoperta o in
maniera elaborata attraverso l’invenzione. Citando la teoria delle idee platonica la soluzione può
essere un elemento presente in natura (scoperta) o nel mondo ideale (invenzione);
•Psicologia-> processo psicologico ed emozionale attraverso cui ci si adopera per risolvere il
problema, quindi per trasformare in positivo ciò che inizialmente si presenta come svantaggioso.

Attorno agli anni ’70 Goldfried e Zurilia poggiano le basi del P.S. sulla logica del pensiero verticale
ovvero sulla programmazione lineare. Questo prevedeva l’applicazione di consolidati schemi di
ragionamento da parte dell’individuo, il quale forte delle esperienze passate mette in atto un modo
di procedere sistematico e sequenziale volto al raggiungimento della soluzione.
Sulla base di queste considerazioni, il problem solving presentava 5 fasi:
1) Riconoscimento del problema;
2) Analisi del problema;
3) Formulazione di ipotesi, quindi di possibili soluzioni;
4) Scelta della soluzione più efficace;
5) Verifica del risultato.
Questa sequenza portava a vantaggi riguardo capacità, abilità e competenze riguardo
identificazione, elaborazione, descrizione e analisi del problema e delle relative soluzioni.

P.S. NELLA RIABILITAZIONE PSICHIATRICA


Il P.S. fa capo allo studio delle abilità e dei processi intenti all’affrontare problemi di ogni genere in
modo efficace e positivo. In ambito psichiatrico i pazienti con disabilità psichica traggono beneficio
da procedure in sequenza logica analoghe al P.S. portandoli ad una crescita del funzionamento
psicosociale. In ambito riabilitativo, il P.S. coinvolge tanto il paziente quanto l’equipe
multiprofessionale portando ambedue le parti al raggiungimento di un obiettivo. È necessario, per
quanto riguarda l’equipe che tutti i membri siano focalizzati sullo stesso obiettivo, e che ognuno
metta a disposizione le proprie risorse (creatività, capacità logiche, flessibilità cognitiva) in modo
da partecipare attivamente al fine di raggiungere il medesimo risultato. Basta un solo elemento
destabilizzante per far sì che l’intero progetto possa perdere di efficacia o, nella peggiore delle
ipotesi, fallire. Perciò i membri devono essere dotati di una buona autostima, un’ottima capacita di
management emotivo e soprattutto è fondamentale credere nelle proprie capacità.
Il problem solving in ambito clinico si articola secondo 6 fasi sequenziali:
1) Definizione del problema: parlare del problema (paure, desideri, bisogni) facendo domande e
ascoltando il parere di ognuno;
2) Brainstorming: è la fase più creativa (tempesta di cervelli) caratterizzata dalla libera espressione
del pensiero dei partecipanti, sospensione dal giudizio e abbandono delle proprie visioni, sensazioni
e talvolta emozioni. Il tutto stimola la produzione di idee attraverso rimbalzi successivi al fine di
costruire un dialogo attivo che porti alla costruzione di nuove idee, quindi di più soluzioni;
3) Analisi PRO e CONTRO: valutare le conseguenze di ogni soluzione discutendone vantaggi e
svantaggi. Questo da un lato produce problemi in altri ambiti, dall’altro permette attraverso un
processo decisionale di arrivare non alla soluzione perfetta, ma alla più adatta in quella circostanza;
4) Pianificazione: una volta decisa la soluzione è importante elaborare un piano d’azione, ovvero
una precisa serie di azioni che fanno capo alle risorse (umane e materiali) di cui si ha bisogno per la
realizzazione del piano;
5)Esecuzione: è il passaggio dalla teoria alla pratica assumendo un atteggiamento mentale pratico
ed esecutivo. Lo scopo è rendere effettivo il piano andando a valutare in maniera empirica la sua
efficacia;
6) Valutazione a posteriori: è la fase di verifica che certifica il raggiungimento dell’obiettivo. Tale
fase consente di modificare il piano in seguito ad azioni insufficienti effettuate o al perseguimento
di un obiettivo inadeguato.
Ciascuna fase può essere messa in discussione in ogni momento, comportando una flessibilità di
pensiero, quindi nuovi punti di vista, stati emotivi, che destrutturino i modi rigidi e stereotipati di
ragionare. In questo senso il P.S. presenta una ciclicità: ogni fase può presentare la necessità di
rivalutare la precedente al fine di verificare il piano e di confrontare gli obiettivi con i risultati.

IL PROBLEM SOLVING TRAINING


Il P.S. oggi è considerato non solo un’abilità generale di approccio ai problemi in psicoterapia, ma
anche uno strumento cardine che incrementi la crescita personale, le abilità di management e di
comunicazione. In merito ai risultati positivi ottenuti, fu introdotto il training del problem solving
(P.S.T.), ovvero un approccio di gruppo (6-10 membri) che aiutasse ogni singolo individuo a
sviluppare autonomamente le soluzioni di fronte al problema al fine di raggiungere i propri scopi.
La maggior parte dei pazienti sono meno abili nel fornire una soluzione ad un problema in seguito
ad un deficit che impedisce di usare una logica deduttiva. Il P.S.T. contribuisce a rimediare questo
tipo di situazioni, rivelando il P.S. una delle più importanti funzioni esecutive cerebrali.
Il P.S.T è articolato in 4 fasi:
• Fase osservativa: identificazione del problema, dell’obiettivo e analisi degli ostacoli;
• Fase creativa: trovare soluzioni generando idee (Brain Storming) considerandole come possibili
soluzioni;
• Fase critico-realistica: analisi dei PRO e CONTRO di ciascuna soluzione (valutandone efficacia
e conseguenze), scelta della soluzione e pianificazione dell’azione;
• Fase esecutiva: mettere in atto ciò che è stato pianificando valutandone il risultato e verificando il
raggiungimento dell’obiettivo.

VANTAGGI DEL PROBLEM SOLVING


• L’individuo apprende le procedure che semplificano l’analisi, la scomposizione e la risoluzione di
un problema;
• Non riguarda solo l’ambito psichiatrico e psicologico, ma è anche applicato nel campo aziendale,
in matematica e soprattutto nelle esperienze di vita quotidiana (problem solving relazionale)
• La fase di Brainstorming porta alla crescita di autostima, allo sviluppo di atteggiamenti orientati
alla soluzione dei problemi, al miglioramento delle capacità di identificare il problema.
• Sono sperimentati un ruolo di maggiore responsabilità e l’esperienza di management dei bisogni,
producendo un effetto positivo sull’ immagine del sé, sul senso di autoefficacia, sulla motivazione e
sul controllo delle emozioni. Si va a riscontrare anche un miglioramento delle competenze cognitive
e delle capacità di relazione ad alcune forme di pensiero:
- Pensiero Divergente: capacità di generare più di una potenziale soluzione di fronte una situazione
problematica;
- Pensiero Consequenziale: capacità di prevedere possibili conseguenze di un’azione;
- Pensiero Mezzi-fini: capacità di pianificare ed eseguire step by step azioni per raggiungere
l’obiettivo prefissato.

OSTACOLI DEL PROBLEM SOLVING


• Convinzioni personali: credere che il problema non abbia soluzioni;
• Ostacoli emotivi: timore di sbagliare o di fare brutta figura, incapacità di tollerare l’ambiguità. Ad
esempio nella relazione tra un paziente schizofrenico e il suo caregiver, quest’ultimo si vede
“vittima” di un carico emotivo dettato dalla compromissione del senso di realtà del paziente. Tale
carico emotivo ha effetti fisici e psicologici sul caregiver dovuti sia dalla propria soglia ti tolleranza
emotiva, sia dai problemi pratico gestionali in relazione al paziente. Questo porta ad una scarsa
produzione di risultati positivi e quindi al peggior decorso clinico del paziente;
• Ostacoli appresi: convenzioni riguardo usi, significati o abitudini che impediscono di individuare
gli elementi fondamentali di un problema;
• Rigidità cognitiva: incapacità di cambiare prospettiva e modo di pensare rispetto al problema;
• Ostacoli culturali: convinzioni secondo cui la fantasia è una perdita di tempo; sensazioni, logica
ed intuizioni sono inutili al fine di risolvere i problemi.

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