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1 - Concetti primitivi
Con termini come “punto”, “retta”, “piano”, “spazio”, “verso”, “direzione”, “unità di
misura”, “distanza”, “ortogonalità ” intenderemo concetti primitivi derivanti dalla nostra
intuizione geometrica e definibili come oggetti che soddisfano agli assiomi della geometria
euclidea.
Nel seguito ricordiamo come si definiscono i sistemi di riferimento sulla retta e nel piano e
estendiamo questo procedimento allo spazio.
Un sistema di riferimento Oxy nel piano si ottiene fissando una coppia ordinata di rette
ortogonali (r1 , r2 ) (gli assi cartesiani ) intersecantesi nel punto origine O = r1 ∩ r2 e
scegliendo sistemi di riferimento Ox e Oy su r1 e r2 rispettivamente (per semplicità con la
stessa unità di misura).
Dato un punto P del piano, consideriamo le rette r10 e r20 per P ortogonali a r1 e r2
rispettivamente. Se poniamo P1 = r1 ∩ r10 e P2 = r2 ∩ r20 e se x è la coordinata di P1 in Ox
1
e y è la coordinata di P2 in Oy, allora associamo a P la coppia ordinata (x, y) delle sue
coordinate.
Tradizionalmente x si dice ascissa mentre y si dice ordinata. Quindi r1 sarà l’asse delle
ascisse mentre r2 quello delle ordinate. L’origine ha coordinate (0, 0).
Un sistema di riferimento Oxyz nello spazio si ottiene fissando una terna ordinata di rette
ortogonali (r1 , r2 , r3 ) (gli assi cartesiani ) intersecantesi nel punto origine
O = r1 ∩r2 ∩r3 e scegliendo sistemi di riferimento Ox, Oy, e Oz su r1 , r2 e r3 rispettivamente
(per semplicità con la stessa unità di misura).
Dato un punto P dello spazio, sia π il piano nello spazio contenente le rette r1 e r2 e
consideriamo su π il sistema di riferimento Oxy.
Se r0 è la retta ortogonale a π passante per P e se π 0 è il piano per P ortogonale a r3 ,
poniamo P 0 = π ∩ r0 e P 00 = π 0 ∩ r3 .
Se (x, y) sono le coordinate di P 0 in Oxy e se z è la coordinata di P 00 in Oz, associamo a
P la terna ordinata (x, y, z).
5 - Sistemi di riferimento e Rn
Si può vedere che fissare un sistema di riferimento significa stabilire una corrispondenza
biunivoca tra la retta e R, tra il piano e R2 o tra lo spazio e R3 .
L’identificazione del piano con R2 o dello spazio con R3 tramite un sistema di coordinate
costituisce il fondamento della geometria analitica.
D’ora in poi quindi supporremo di aver stabilito un sistema di riferimento e Rn indicherà
il piano o lo spazio a seconda che n = 2 o n = 3. Gli enunciati concernenti Rn con n
indeterminato saranno intesi validi sia per il piano che per lo spazio.
2
2 - Vettori applicati e Rn
I vettori applicati in O sono in corrispondenza biunivoca con i punti del piano o dello spazio,
quindi possiamo identificare l’insieme dei vettori applicati in O con Rn . Il formalismo dei
vettori applicati trova ampio uso in fisica. Nel seguito interpreteremo geometricamente le
operazioni vettoriali usando i vettori applicati.
3 - Versori canonici
In R3 , i vettori applicati associati ai punti (1, 0, 0), (0, 1, 0), (0, 0, 1) rispettivamente sono
spesso indicati con i, j e k e detti versori canonici. La terna i, j, k si identifica con la base
canonica e1 , e2 , e3 in R3 . Possiamo scrivere
5 - Esempio
6 - Direzione di un vettore
Due vettori X1 , X2 ∈ Rn non nulli si dicono paralleli se sono linearmente dipendenti, cioè
se X2 = αX1 con α ∈ R diverso da 0. La relazione di parallelismo è evidentemente una
relazione di equivalenza: la classe di equivalenza di un vettore non nullo X si dice direzione
di X.
3
Consideriamo ora due punti P1 e P2 in Rn . Se P1 e P2 sono paralleli, esiste α ∈ R tale
che P2 = αP1 . In tal caso i due punti sono allineati con O e la somma P1 + P2 coincide
con il prodotto (1 + α)P1 .
9 - Differenza
10 - Esempi
0
√ q
X ·X = x1 x01 + x2 x02 + ··· + xn x0n , kXk = X ·X = x21 + x22 + · · · x2n .
2 - Distanza
4
Se P ∈ Rn , kP k è la lunghezza del segmento OP (distanza di P dall’origine) e, se P1 , P2 ∈
Rn , kP1 − P2 k è uguale a
p p
(x1 − x2 )2 + (y1 − y2 )2 , (x1 − x2 )2 + (y1 − y2 )2 + (z1 − z2 )2
3 - Disuguaglianza di Schwarz
Se X1 , X2 ∈ Rn , vale la seguente
Poiché kX2 k =
6 0 possiamo semplificare ottenendo
Se X1 , X2 ∈ Rn , vale
5
kX1 +X2 k2 = kX1 k2 +kX2 k2 +2X1 ·X2 ≤ kX1 k2 +kX2 k2 +2kX1 kkX2 k = (kX1 k+kX2 k)2 .
6 - Disuguaglianza triangolare
X1 · X2
−1 ≤ ≤ 1.
kX1 kkX2 k
Quindi esiste un unico angolo θ compreso tra 0 e π tale che
8 - Esempio
√
Se X1 = (1, 1, 0) e X2 = (0, 1, 0), X1 · X2 = 1, kX1 k = 2, kX2 k = 1. Quindi
1 π
cosθ = √ e θ= .
2 4
9 - Osservazione
6
Si può inoltre provare che X1 e X2 sono paralleli se e solo θ = 0 o θ = π. In questi casi
X2 = αX1 con α > 0 se θ = 0, α < 0 se θ = π.
In R3 possiamo introdurre una operazione che associa a ogni coppia ordinata di vettori
(X1 , X2 ) un terzo vettore indicato con X1 ∧ X2 e detto prodotto vettore o prodotto esterno
di X1 e X2 . Se X1 = (x1 , y1 , z1 ) e X2 = (x2 , y2 , z2 ), poniamo
X1 ∧ X2 = (y1 z2 − y2 z1 , x2 z1 − x1 z2 , x1 y2 − x2 y1 ).
3 - Esempio
Se X1 , X2 , X3 ∈ R3 , allora
1) per α, β ∈ R, X1 ∧ (αX2 + βX3 ) = α(X1 ∧ X2 ) + β(X1 ∧ X3 );
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2) X1 ∧ X2 = −X2 ∧ X1 .
3) X1 ∧ X2 ⊥Xi , i = 1, 2;
4) kX1 ∧ X2 k = kX1 kkX2 ksenθ dove θ è l’angolo tra X1 e X2 ;
5) X1 e X2 sono paralleli se e solo se X1 ∧ X2 = O.
5 - Osservazione
I multipli di X1 ∧ X2 sono tutti e soli i vettori ortogonali sia a X1 che a X2 e quindi alle
combinazioni lineari di X1 e X2 .
Viceversa X è ortogonale a X1 ∧X2 se e solo se esistono c1 , c2 ∈ R tali che X = c1 X1 +c2 X2 .
6 - Esempi
1) Si ha i ∧ j = k e che j ∧ i = −k.
2) I vettori X1 = (1, 1, −1) e X2 = (1, 0, 1) sono ortogonali. Poiché il vettore X3 = X1 ∧
X2 = (1, −2, −1) è ortogonale a entrambi, normalizzando la base ortogonale {X1 , X2 , X3 }
otteniamo una base ortonormale di R3 .
(X1 ∧ X2 ) · X3 = D(M ).
8 - Esempio
8
Parte II - Rette
Sia A = (1, 2) ∈ R2 . Per l’interpretazione geometrica del prodotto per scalare, l’insieme
{(t, 2t)| t ∈ R} rappresenta una retta per l’origine.
In generale A ∈ Rn è un vettore non nullo, l’insieme dei multipli tA al variare di t ∈ R
rappresenta una retta r passante per l’origine. Dunque
r = {P (t) = tA | t ∈ R}.
Indichiamo questa rappresentazione con
2 - Esempio
3 - Parametrizzazioni
Se r è una retta in Rn , esiste un vettore non nullo A ∈ Rn tale che, per ogni P0 ∈ r, r
coincide con l’insieme dei punti P (t) = tA + P0 al variare di t ∈ R.
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In altre parole r è l’immagine dell’applicazione P : R → Rn definita da P (t) = tA + P0 .
Tale applicazione viene detta parametrizzazione di r e la variabile t è detta parametro.
Viceversa, assegnati A, P0 ∈ Rn con A 6= O, l’insieme di punti P (t) = tA + P0 al variare
di t in R è una retta r in Rn passante per P0 = P (0).
Una retta cosi’ rappresentata r si dice retta in forma parametrica (o retta parametrica) di
direzione A e passante per P0 .
Tale rappresentazione si indica con
r : P (t) = tA + P0 oppure r : tA + P0 .
Possiamo vedere una retta parametrica r : P (t) = tA + P0 come il dato di un ente geo-
metrico (la retta r) e un ente algebrico (la parametrizzazione tA + P0 ). Dal punto di vista
fisico, l’interpretazione più naturale è quella di un moto rettilineo uniforme di un corpo
che ha come traiettoria la retta r e legge oraria P (t): A è il vettore velocità , t è il tempo
e P0 la posizione iniziale (al tempo t = 0).
In base alle considerazioni precedenti risulta che, dovendo operare con parametrizzazioni
differenti della stessa retta o di rette distinte, è opportuno indicare i parametri con lettere
differenti. Infatti, in un moto non conta solo sapere in che posizione si trova il corpo ma
anche in che momento tale posizione viene occupata.
5 - Rette parallele
6 - Cambiamenti di parametro
Il caso precedente comprende quello di due parametrizzazioni della stessa retta (r = s). In
tal caso Q0 ∈ r, cioè esiste t0 ∈ R tale che Q0 = t0 A + P0 . Quindi
10
e
7 - Esempio
Consideriamo la retta parametrica in R3 data da r : P (t) = t(1, 2, −1) + (2, −1, 0).
1) s : Q(u) = u(−2, −4, 2) + (1, 1, 1) è la parallela a r passante per (1, 1, 1);
2) le parametrizzazioni di r sono tutte e sole della forma
Q(u) = uα(1, 2, −1) + (t0 (1, 2, −1) + (2, −1, 0)) = (αu + t0 )(1, 2, −1) + (2, −1, 0)
con α 6= 0.
Abbiamo visto che, dati due punti P0 , P1 ∈ Rn , l’unica retta r passante per tali punti
ammette la parametrizzazione
r : P (t) = t(P1 − P0 ) + P0 .
9 - Esempio
o, più esplicitamente,
11
x=t+1 x = −u + 2
P (t) : e Q(u) :
y = 2t − 1 y = −2u + 1
sono le parametrizzazioni di r riferite a (P0 , P1 ) e (P1 , P0 ) rispettivamente.
10 - Segmenti
P (t) = t(P1 − P0 ) + P0 , 0 ≤ t ≤ 1.
11 - Punti allineati
12 - Esempio
Siano P0 = (1, −2, 1), P1 = (3, 0, 3), P2 = (2, −1, 2) e P3 = (0, −2, 1) punti di R3 .
1) P2 è allineato con P0 , P1 in quanto P2 − P0 = 21 (2, 2, 2) = (1, 1, 1) = 21 (P1 − P0 );
2) P3 non è allineato con P1 , P2 in quanto P3 − P0 = (1, 0, 0) e P1 − P0 non sono paralleli.
A·B
cosθ = , 0 ≤ θ ≤ π.
kAkkBk
15 - Rette ortogonali
12
Quindi r e s sono parallele se e solo se θ = 0, mentre r e s sono ortogonali se e solo se
θ = π/2, il che equivale a A⊥B e a A · B = 0.
1 - Esempio
Se r è una retta parametrica nel piano con r : P (t) = (x(t), y(t)) = t(1, 2) + (1, −1),
possiamo scrivere
x(t) 1 1 t+1 x(t) = t + 1
=t + = da cui
y(t) 2 −1 2t − 1 y(t) = 2t − 1
2 - Equazioni parametriche
3 - Esempi
4 - Forma cartesiana
Sia r una retta in Rn per l’origine e sia (a, b) 6= O un punto di r. Allora r si può anche
definire come l’insieme dei vettori ortogonali a (a, b), cioè r = {(x, y) ∈ R2 | ax + by = 0}.
Se ora r è una retta qualsiasi e se P0 = (x0 , y0 ) ∈ r, sia r0 : ax + by = 0 la parallela a r
per O. Allora, per la regola del parallelogramma, X = (x, y, ) ∈ r se e solo se X − P0 ∈ r0 ,
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cioè se e solo se a(x − x0 ) + b(y − y0 ) = 0. Posto c = −ax0 − by0 , abbiamo l’equazione
cartesiana ax + by + c = 0 di r, con a, b non entrambi nulli (ricordiamo che l’equazione
cartesiana è determinata a meno di multiplo 6= 0).
Poniamo r : ax + by + c = 0 e diciamo che r è in forma cartesiana. Da quanto precede,
abbiamo che, se r : ax + by + c = 0, allora la direzione ortogonale a r è data da (a, b) e
quindi r ha direzione definita da (b, −a).
Se b 6= 0 il coefficiente angolare di r è − ab .
Viceversa se
x=t−1
r:
y = 2t − 1
possiamo ricavare t da una equazione e sostituire nell’altra: t = x + 1, da cui y = 2(x +
1) − 1 = 2x + 1 e
2x − y + 1 = 0.
7 - Esempio
14
Possiamo determinare r ∩ s imponendo P (t) = Q(u), cioè
t − 2 = 3u − 3
n
−3t + 1 = u + 2
Dunque abbiamo il sistema quadrato
t − 3u = −1
n
S:
−3t − u = 1
da cui t = − 25 e u = 15 . Sostituendo otteniamo
r ∩ s = P (− 52 ) = Q( 5 ) = (− 12 11
5 , 5 ).
S : tA − uB = Q0 − P0 .
L’intersezione di due rette in forma cartesiana si studia con il sistema formato dalle due
equazioni. Diamo un esempio nel caso in cui una sola delle due rette sia in forma cartesiana.
Se
x=t−1
r: e s : 3x − 2y + 5 = 0
y = 2t − 1
sostituendo P (t) = (t − 1, 2t − 1) nell’equazione di s si ha 3(t − 1) − 2(2t − 1) + 5 = 0 da
cui t = 4 e r ∩ s = (3, 7).
10 - Proiezione ortogonale
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11 - Distanza punto/retta
|ax0 + by0 + c|
d(P, r) = √
a2 + b2
12 - Esempio
Se r : t(1, 2)+(1, −1) e P = (2, −4), abbiamo r : 2x−y −3 = 0, quindi la retta s ortogonale
a r per P è s : u(2, −1) + (2, −4) e pr (P ) = r ∩ s = (0, −3). Abbiamo
√ |2 · (2) − 1 · (−4) − 3| √
d(P, r) = d(P, pr (P )) = 5 e d(P, r) = √ = 5.
5
1 - Equazioni parametriche
x = 3t − 1
(
y = −t
z = 2t + 4
2) Gli assi cartesiani nello spazio hanno equazioni parametriche
x = 3t − 1 x=u+1
( (
r: y = −t , s: y = −u
z = 2t + 4 z =u−2
Studiamo r ∩ s: come nel piano, la condizione P (t) = Q(u) equivale a un sistema lineare
S a due incognite, ma in questo caso vi sono tre equazioni. Il sistema
3t − u = 2
(
S: −t + u = 0
2t − u = −6
è impossibile, quindi r ∩ s = ∅: le rette non si intersecano. D’altra parte r e s non sono
parallele, in quanto A = (3, −1, 2) e B = (1, −1, 1) non sono paralleli.
Ricordiamo che due rette nello spazio si dicono complanari se esiste un piano che contiene
entrambe. Dalla geometria euclidea sappiamo che due rette r1 e r2 (distinte) nello spazio
possono essere in tre posizioni reciproche:
incidenti se r1 ∩ r2 è un punto;
parallele se r1 ∩ r2 = ∅ e r1 e r2 sono complanari;
sghembe se r1 e r2 non sono complanari (e ovviamente r1 ∩ r2 = ∅).
Se
con
a1 −a2 x2 − x1
t
S : b1
−b2 = y2 − y1
u
c1 −c2 z2 − z1
Indicata con A la matrice 3 × 2 dei coefficienti di S, B la colonna dei termini noti e MS la
matrice 3 × 3 associata a S, applichiamo il Teorema di Rouchè -Capelli.
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Se A1 e A2 sono paralleli, allora r(A) = 1. Quindi
1) se r(MS ) = 2, S è impossibile e le rette sono parallele;
2) se r(MS ) = 1, S è indeterminato e le rette sono coincidenti.
Se Se A1 e A2 non sono paralleli, allora r(A) = 2. Quindi
1) se r(MS ) = 3 (equivalentemente D(MS ) 6= 0), S è impossibile e le rette sono sghembe;
2) se r(MS ) = 2, S è determinato e le rette sono incidenti.
3 - Esempio
4 - Rette ortogonali
Osserviamo che, mentre nel piano due rette ortogonali sono sempre incidenti, nello spazio
due rette possono essere ortogonali e sghembe.
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Comunque data una retta r nello spazio e un punto Q0 ∈
/ r, esiste un’unica retta s per Q0
ortogonale e incidente a r.
5 - Esempio
Sia r : P (t) = t(1, −1, 2) + (1, 1, −1) e sia Q0 = (3, −1, 0). Allora vi sono infinite (precisa-
mente ∞2 ) rette ortogonali a r e passanti per Q0 : sono tutte le rette con parametrizzazione
del tipo Q(u) = u(a, b, c) + (3, −1, 0) con (a, b, c) · (1, −1, 2) = a − b + 2c = 0. Determiniano
tra queste rette quelle incidenti a r.
Le rette per Q0 incidenti a r sono le rette per Q0 e per un punto P (t) di r, quindi le rette
per Q0 con direzione P (t) − Q0 . Imponendo P (t) − Q0 ⊥A = 0 abbiamo
[t(1, −1, 2) + (1, 1, −1) − (3, −1, 0)] · (1, −1, 2) = (t − 2, −t + 2, 2t − 1) · (1, −1, 2) = 6t − 6 = 0
6 - Proiezione ortogonale
Per l’esempio precedente, possiamo dire che, se r : P (t) = tA + P0 è una retta parametrica
e se P ∈
/ r, allora il punto di r avente minima distanza da P è il punto P (t0 ) tale che
P (t0 ) − P ⊥A.
La condizione precedente si esprime con
(P − P0 ) · A
(tA + P0 − P ) · A = tkAk2 + (P0 − P ) · A = 0 da cui t0 = .
kAk2
Il punto P (t0 ) si dice proiezione di P su r e si denota con pr (P ). Come nel caso piano,
pr (P ) è il punto di r con minima distanza da P e la distanza tra P e r è definita da
d(P, r) = d(P, pr (P )) = kP − pr (P )k. Nell’esempio precedente
√
pr (Q0 ) = P (1) = (2, 0, 1) e d(Q0 , r) = k(2, 0, 1) − (3, −1, 0)k = 3.
19
Consideriamo le rette
x = 3t − 1 x=u+1
( (
r1 : y = −t , r2 : y = −u
z = 2t + 4 z =u−2
e determiniamo una retta s ortogonale e incidente a entrambe. Abbiamo
r1 : P1 (t) = t(3, −1, 2) + (−1, 0, 4), r2 : P2 (u) = u(1, −1, 1) + (1, 0, −2).
Le rette incidenti a r1 e r2 sono tutte e sole le rette passanti per le coppie di punti P1 (t) e
P2 (u) al variare di t e u. Quindi, tali rette hanno direzioni del tipo
La retta s sarà ortogonale a r1 e r2 se e solo se At,u · (3, −1, 2) = At,u · (1, −1, 1) = 0, da
cui il sistema
7t − 3u = −3
n
S:
6t − 3u = −4
S ha come unica soluzione (t, u) = (1, 10
3 ), da cui otteniamo che s è la retta per i punti
P1 = P1 (1) = (2, −1, 6) e P2 = P2 ( 10 13 10 4
3 ) = ( 3 , − 3 , 3 ), cioè
7 7 14
s : Q(v) = v( , − , − ) + (2, −1, 6)
3 3 3
q
È evidente che la distanza d(P1 , P2 ) = kP1 − P2 k = 7 23 è la minima distanza possibile
tra un punto di r1 e uno di r2 , quindi può essere considerata la distanza d(r1 , r2 ) tra le
due rette.
20
Parte III - Piani nello spazio
da cui l’equazione del generico piano per l’origine, che denotiamo con Π : ax + by + cz = 0.
Tale equazione è unica a meno di un fattore non nullo.
Esempio. Se Π è l’unico piano per O e per X1 = (1, 1, −2), X2 = (0, 2, 2), allora
X1 ∧ X2 = (6, −2, 2) e
Π : 3x − y + z = 0.
Π : ax + by + cz + d = 0
21
In tal caso si dice che Π è rappresentato in forma cartesiana.
Osserviamo che:
1) Le equazioni ax + by + cz + d = 0 e a0 x + b0 y + c0 z + d0 = 0 rappresentano lo stesso piano
se e solo se esiste λ 6= 0 tale che a0 = λa, b0 = λb, c0 = λc, d0 = λd;
2) il vettore (non nullo) A = (a, b, c) rappresenta la direzione ortogonale a Π e che Π è
determinato assegnando A e un punto P0
Esempi.
1) I piani determinati dagli assi coordinati si dicono piani coordinati e hanno equazioni
z = 0, y = 0 e x = 0.
2) L’equazione x + y − 1 = 0 se considerata come equazione a 3 variabili rappresenta un
piano nello spazio con direzione ortogonale (1, 1, 0) (parallelo all’asse z), e non una retta!
Vedremo che le rette sono rappresentate da almeno due equazioni.
3) Se A = (2, −1, 3) e P0 = (1, 1, 1), il piano Π con direzione ortogonale A e passante per
P0 ha equazione
Π : 2(x − 1) − (y − 1) + 3(z − 1) = 2x − y + 3z − 3 = 0.
[(P1 − P0 ) ∧ (P2 − P0 )] · (P − P0 ) = 0.
Esempio. Se P0 = (1, 0, −1), P1 = (1, 1, 1), P2 = (2, −1, 1)), il piano Π passante per tali
punti ha equazione
22
x−1 y z+1
det 0 1 2 = 4x + 2y − z − 5 = 0.
1 −1 2
1 - Intersezione di piani
23
a1 x + b1 y + c1 z + d1 = 0
r:
a2 x + b2 y + c2 z + d2 = 0
Esempi.
1) Gli assi hanno forme cartesiane:
n
y=0
n
x=0 x=0
rx : , ry : , rz :
z=0 z=0 y=0
2) Passaggio dalla forma parametrica alla forma cartesiana: consideriamo la retta para-
metrica
x = −2t + 1
(
r: y = 3t + 2
z =t+2
Ricavando t = z − 2 e sostituendo otteniamo
x + 2z − 5 = 0
r:
y − 3z + 4 = 0
Dagli esempi fatti abbiamo che, data una retta nello spazio, si può passare dalla forma
cartesiana a quella parametrica e viceversa.
Se r = Π1 ∩ Π2 con
Π1 : a1 x + b1 y + c1 z + d1 = 0, Π2 : a2 x + b2 y + c2 z + d2 = 0,
abbiamo che la direzione di r deve essere ortogonale alle direzioni ortogonali dei piani date
da A1 = (a1 , b1 , c1 ) e A2 = (a2 , b2 , c2 ), quindi r ha direzione A1 ∧ A2 .
Esempio. Consideriamo ancora la retta
−x + y + z − 1 = 0
r:
2x − y + z = 0
Allora A1 ∧A2 = (−1, 1, 1)∧(2, −1, 1) = (2, 3, −1) è la direzione di r, come si può verificare
passando alla forma parametrica.
24
In generale, se abbiamo due rette r1 , r2 in R3 incidenti in P e con direzioni A1 , A2 , il
piano che le contiene è il piano per P ortogonale a A1 ∧ A2 . Osserviamo che se le rette
sono in forma parametrica il calcolo risulta semplificato.
Se r1 e r2 sono parallele, per ottenere il piano che le contiene conviene determinare un
punto P ∈ r1 e calcolare il piano contenente r2 e P (o viceversa).
Esempio. Se
−x + y + z − 1 = 0 x + y + 2z − 4 = 0
r1 : e r2 :
2x − y + z − 2 = 0 3x − 2y − z = 0
allora P = r1 ∩ r2 = (1, 1, 1) e il piano Π contenente r1 e r2 ha direzione ortogonale
[(−1, 1, 1) ∧ (2, −1, 1)] ∧ [(1, 1, 2) ∧ (3, −2, −1)] = (2, 3, −1) ∧ (3, 7, −5) = (−8, 7, 5)
da cui
1 - Esempio
Data una retta r in R3 , le possibili forme cartesiane di r sono date dalle coppie di piani
distinti contenenti r. Sia
−x + y + z − 2 = 0
r:
2x − y + z + 3 = 0
.
Poniamo Π1 : −x + y + z − 2 = 0 e Π2 : 2x − y + z + 3 = 0.
Se Π : ax + by + cz + d = 0 è un piano tale che r ⊂ Π, abbiamo Π ∩ Π1 ∩ Π2 = r. Quindi
il sistema
( −x + y + z = 2
2x − y + z = −3
ax + by + cz = −d
ha ∞1 soluzioni. Per il Teorema di Rouchè -Capelli ciò equivale a
25
(a, b, c, d) = λ1 (−1, 1, 1) + λ2 (2, −1, 1) = (−λ1 + 2λ2 , λ1 − λ2 , λ1 + λ2 , −2λ1 + 3λ2 )
da cui
Π : λ1 (−x + y + z − 2) + λ2 (2x − y + z + 3) = 0.
Viceversa, r è contenuta in ogni piano con equazione di questo tipo per ogni scelta di
λ1 , λ2 ∈ R non entrambi nulli.
2 - Fasci di piani
λ1 (a1 x + b1 y + c1 z + d1 ) + λ2 (a2 x + b2 y + c2 z + d2 ) = 0
Siano
−x + y + z − 2 = 0
r: e P = (1, −2, 2).
2x − y + z + 3 = 0
Allora il piano Π contenente r e P deve stare nel fascio
26
Πλ1 ,λ2 : λ1 (−x + y + z − 2) + λ2 (2x − y + z + 3) = 0
Se r e Π sono rispettivamente una retta e un piano nello spazio allora abbiamo una delle
seguenti:
1) r ∩ Π è un punto (r e Π incidenti);
2) r ∩ Π = ∅ (r e Π paralleli);
3) r ⊂ Π.
2 - Esempio 1/4
x=t+h
(
rh,k : y = kt
z = −t − 1
studiamo Π ∩ rh,k al variare di k e h in R. Sostituendo nell’equazione del piano otteniamo
(t + h) + kt + (−t − 1) + 1 = kt + h = 0.
Esempio. Posto rh,k : Ph,k (t) = t(1, k, −1) + (h, 0, −1), abbiamo
1) se k = h = 0, P0,0 (t) ∈ Π per ogni t: r0,0 ⊂ Π;
2) se k = 0, h 6= 0, P0,h (t) ∈
/ Π per ogni t: rh,0 e Π sono paralleli;
27
−h
3) se k 6= 0, Ph,k (t) ∈ Π per t = k : rh,k e Π sono incidenti.
Per esempio, se k = h = 1, r1,1 ∩ Π = P1,1 (−1) = (0, −1, −3).
Se rh,k è data in forma cartesiana, per esempio
x+z+1−h=0
rh,k :
y + kz + k = 0
possiamo usare lo studio dei sistemi. Abbiamo che rh,k ∩ Π = sol(S) con
x+z =h−1
(
S: y + kz = −k
x + y + z = −1
Il sistema è determinato per k 6= 0 (incidenza), impossibile per k = 0, h 6= 0 (parallelismo)
e indeterminato per k = h = 0 (inclusione).
L’esempio precedente ci dice che un piano Π : ax + by + cz + d = 0 e una retta r con
direzione A sono paralleli se e solo se A⊥(a, b, c) e Π ∩ r = ∅.
Per esempio Π : 2x − y + z + 1 = 0 è parallelo a
0 x + 2z − 1 = 0
r : t(1, 1, −1) + (1, 0, −1), ea r : .
3x − y + 3z + 2 = 0
Siano
a1 x + b1 y + c1 z + d1 = 0 0 a3 x + b3 y + c3 z + d3 = 0
r: r :
a2 x + b2 y + c2 z + d2 = 0 a4 x + b4 y + c4 z + d4 = 0
rette in forma cartesiana. Se
a x + b1 y + c1 z + d1 =0
1
a2 x + b2 y + c2 z + d2 =0
S:
a3 x + b3 y + c3 z + d3
=0
a4 x + b4 y + c4 z + d4 =0
Qunidi
28
1) se A e A0 sono paralleli e S è risolubile, allora r = r0 ;
2) se A e A0 sono paralleli e S è impossibile, allora r e r0 sono parallele;
3) se A e A0 non sono paralleli e S è risolubile, allora r e r0 sono incidenti;
2) se A e A0 non sono paralleli e S è impossibile, allora r e r0 sono sghembe.
Esempio. Se
n
x+y+z−1=0 0 −x + y + 3z + 1 = 0
r: r :
2x + z = 0 x + 2y + z + 2 = 0
r e r0 hanno direzioni
rispettivamente.
11 - Esempio 2/2
x+y+z =1
2x + z = 0
−x + y + 3z = −1
x + 2y + z = −2
è impossibile, quindi le rette sono sghembe.
1 - Piani ortogonali
Due piani
Π1 : a1 x + b1 y + c1 z + d1 = 0, Π2 : a2 x + b2 y + c2 z + d2 = 0
29
2) Se Π : x − 2y + z + 3 = 0, r : t(2, −1, 1) + (0, 1, 0) e P = (3, 1, −1), il piano Π0 :
ax + by + cz + d = 0 ortogonale a Π, parallelo a r e passante per P è dato dalle condizioni
a − 2b + c = 0 (Π0 ⊥Π)
2a − b + c = 0 (Π0 kr) .
3a + b − c + d = 0 (P ∈ Π0 )
Quindi Π0 : −x + y + 3z + 5 = 0.
2 - Proiezione ortogonale
x=t+1
(
r: y =t+2
z =t+1
√
Quindi pΠ (P ) = r ∩ Π = (0, 1, 0) e d(P, Π) = d((1, 2, 1), (0, 1, 0)) = 3.
Se Π è un piano e P è un punto nello spazio, vale una formula per la distanza analoga a
quella per la distanza di un punto nel piano da una retta.
30
( x = at + x
0
r: y = bt + y0
z = ct + z0
Sostituendo nell’equazione del piano otteniamo
a(at+x0 )+b(bt+y0 )+c(ct+z0 )+d = (a2 +b2 +c2 )t+ax0 +by0 +cz0 +d = kAk2 t+A·P +d = 0
A·P +d
pΠ (P ) = P (t0 ) = − A+P
kAk2
da cui
1 - Esempio
P = t1 X1 + t2 X2 + P0 .
al variare di (t1 , t2 ) ∈ R2 .
31
Osserviamo che X1 ∧X2 = (1, 0, −1)∧(0, 1, −1) = (1, 1, 1) determina la direzione ortogonale
a Π0 e quindi a Π.
2 - Piani parametrici
P (t1 , t2 ) = t1 X1 + t2 X2 + P0
al variare di (t1 , t2 ) ∈ R2 .
In altre parole Π è l’immagine dell’applicazione P : R2 → R3 definita da P (t1 , t2 ) =
t1 X1 + t2 X2 + P0 . Tale applicazione viene detta parametrizzazione di Π e le variabili
(t1 , t2 ) sono dette parametri.
Viceversa, assegnati X1 e X2 vettori non paralleli di R3 e P0 ∈ R3 , l’insieme di punti
P (t1 , t2 ) = t1 X1 + t2 X2 + P0
Π : P (t1 , t2 ) = t1 X1 + t2 X2 + P0 .
Se P (t1 , t2 ) = (x, y, z) possiamo scrivere le equazioni parametriche del piano Π del prece-
dente esempio.
x = t1 + 1
(
Π: y = t2 − 1
z = −t1 − t2 + 1
32
ax + by + cz + d = 0 con d = −(ax0 + by0 + cz0 ).
Esempio. Se
x = 2t1 − t2 + 1
(
Π: y = t1 + t2 − 1
z = −t1 + 3t2 + 2
allora X1 = (2, 1, −1), X2 = (−1, 1, 3) e X1 ∧ X2 = (2, 1, −1) ∧ (−1, 1, 3) = (4, −5, 3).
Quindi
33
Parte IV - Cambiamenti di coordinate e isometrie
Sia r una retta nel piano e sia O un punto di r. Per ogni punto P 6= O del piano è definito
l’angolo convesso α (misurato in senso antiorario) tra la retta r e la retta per O e P . Se ρ
la lunghezza del segmento OP , allora P è determinato univocamente da ρ e α.
p
Se P = (x, y) ∈ R2 , abbiamo ρ = x2 + y 2 . Inoltre, se P 6= O, esiste un unico angolo
α ∈ [0, 2Π) tale che
x y
n(P ) = ( p ,p ) = (cosα, senα).
x2 + y 2 x2 + y 2
dove n(P ) indica il normalizzato di P . Quindi R2 \ {O} è in corrispondenza biunivoca con
l’insieme delle coppie (ρ, α), con ρ > 0, α ∈ [0, 2Π). Se P = (x, y) ∈ R2 , abbiamo
n x = ρcosα
y = ρsenα .
(ρ, α) sono le coordinate polari di P .
Osserviamo che per ρ = 0 otteniamo (0, 0) per qualsiasi α.
√
Esempio. Se P = (1, −1), abbiamo ρ = 2, n(P ) = ( √12 , − √12 ) da cui α = 74 Π. Infatti
√ 7 √ 7
(1, −1) = ( 2cos Π, 2sen Π).
4 4
1 - Considerazioni preliminari
Abbiamo visto che un sistema di riferimento Oxy nel piano permette di identificare il
piano con R2 . Considerare un altro sistema di riferimento O0 x0 y 0 significa quindi dare una
“nuova” identificazione del piano con R2 . Nelle applicazioni della geometria è spesso utile
poter di esprimere le “nuove” coordinate (x0 , y 0 ) di un punto P in funzione delle coordinate
“originarie” (x, y).
2 - Esempio
34
Le rette ortogonali r1 : x − y = 0 e r2 : x + y − 2 = 0 definiscono 4 sistemi di riferimento
possibili con origine O0 nel punto P0 = r1 ∩ r2 = (1, 1): tali sistemi differiscono solo per
l’orientamento degli assi, e quindi le possibili nuove coordinate differiranno tra loro solo
per i segni.
Per fissare l’orientamento del nuovo sistema di riferimento è sufficiente indicare quale deve
essere il quadrante positivo H + in tale sistema, cioè l’insieme dei punti
H + sarà espresso in Oxy come intersezione di uno dei semipiani determinati da r1 con uno
di quelli determinati da r2 .
Per esempio, porre
significa che i punti con coordinate (x0 , y 0 ) positive dovranno essere quelli di le cui coordi-
nate originarie (x, y) soddisfano alle disequazioni di H + .
Per determinare nel piano il quadrante H + in Oxy è sufficiente osservare che se un punto
soddisfa alle disequazioni date allora tutto il quadrante contenente quel punto le soddisfa:
nel nostro caso basta verificare per (0, 3).
Dato P = (x, y), per la definizione di sistema di riferimento le nuove coordinate (x0 , y 0 ) di
P soddisferanno a
(
|x0 | = d(P, r2 ) = √1 |x + y −
2
2|
|y 0 | = d(P, r1 ) = √1 |x − y|
2
cioè
√
x0
1 1 1 x − 2
=√ +
y0 2 −1 1 y 0
Posto
35
!
√1 √1
1 1 1 2 2
N=√ =
2 −1 1 − 12
√ √1
2
possiamo verificare che N è una matrice ortogonale di ordine 2, cioè che t N N = I2 , e che
√
− 2 1 1 1 1
=√ = −N P0 .
0 2 −1 1 1
x0
0 a b x x0
X = = ( − ) = N (X − P0 ).
y0 c d y y0
Siano dati:
1) un sistema di riferimento Oxy nel piano;
2) una matrice ortogonale N di ordine 2
a b
N= ;
c d
3) P0 = (x0 , y0 ) ∈ R2 .
Allora la relazione
x0
a b x x0
= ( − )
y0 c d y y0
definisce un sistema di riferimento O0 x0 y 0 nel piano tale che O0 ha coordinate (x0 , y0 ) in
Oxy e gli assi hanno in Oxy equazioni
36
Poichè N ∈ O(2), le righe di N sono versori ortogonali tra loro, cioè (c, d) = ±(−b, a).
Questo ci dice che r1 e r2 sono le rette passanti per P0 di direzioni (a, b) e (−b, a) rispet-
tivamente.
Osserviamo che le direzioni degli assi sono definite dalle righe di N . Tali righe formano
una base ortonormale B di R2 e la matrice di cambiamento di coordinate MB relativa a B
è t N .
Esempio. Se
x0
1 1 2 x 1
N=√ , P0 = (1, 0), posto = N( − )
5 2 −1 y0 y 0
le equazioni in Oxy degli assi di O0 x0 y 0 sono r1 : 2x − y − 2 = 0 e r2 : x + 2y − 1 = 0
(mentre in O0 x0 y 0 sono ovviamente r1 : y 0 = 0, r2 : x0 = 0!).
Siano Oxyz è un sistema di riferimento nello spazio, N ∈ O(3) una matrice ortogonale di
ordine 3 e P0 = (x0 , y0 , z0 ) ∈ R3 . Analogamente a quanto visto per il piano, la formula
x0
x x0
y 0 = N ( y − y0
z0 z z0
definisce un nuovo sistema di riferimento O0 x0 y 0 z 0 nello spazio.
L’origine O0 di O0 x0 y 0 z 0 è il punto di coordinate (x0 , y0 , z0 ) in Oxyz mentre gli assi r1 , r2 , r3
sono rette per P0 con direzioni le righe [N ]1 , [N ]2 , [N ]3 di N .
3 - Esempi
1) Sia
1
x0 √1
√
2 2
0 x 1
0
y = − √1
2
√1
2
0 ( y − −1 )
z0 0 0 1 z 0
Allora O0 = P0 = (1, −1, 0), r1 : t(1, 1, 0) + (1, −1, 0), r2 : u(−1, 1, 0) + (1, −1, 0), r3 :
v(0, 0, 1) + (1, −1, 0).
2) Consideriamo le rette r1 : t(1, 1, 1)+(0, 1, 0), r2 : u(2, −1, −1)+(0, 1, 0) e r3 : v(0, 1, −1)+
(0, 1, 0). Tali rette sono ortogonali e si intersecano in P0 = (0, 1, 0). Sia
37
√1 √1 √1
3 3 3
N =
√2 − √15 − √15
5
0 √1 − √12
2
Sezione 4 - Isometrie
2 - Traslazioni
38
1) la composizione di traslazioni è la traslazione di vettore la somma dei vettori delle
traslazioni: tP ◦ tQ = tQ ◦ tP = tP +Q ;
2) le traslazioni sono invertibili con inversa la traslazione di vettore opposto: tP ◦ t−P =
t−P ◦ tP = tO = Id e (tP )−1 = t−P ;
3) le traslazioni conservano le distanze in Rn : d(tP (X), tP (Y )) = d(X, Y ).
3 - Applicazioni ortogonali
lN ◦ lN −1 = lN −1 ◦ lN = Id da cui(lN )−1 = lN −1 .
3 - Isometrie
39
Viceversa vale il seguente
Teorema. Se f : Rn → Rn è una isometria, allora esistono una matrice ortogonale
N ∈ O(n) e P ∈ Rn tali che f (X) = N X + P .
6 - Osservazione
7 - Esempio
Consideriamo l’isometria
1 1 2 x 1
f ((x, y)) = √ +
5 2 −1 y −1
40
.
Allora f definisce il cambiamento di riferimento
(
x0 = √1 (x + 2y) + 1
5
y0 = √1 (2x − y) − 1
5
Sezione 5 - Simmetrie
1 - Simmetrie centrali
Esempi.
1) σ( 0, 0)((x, y)) = (−x, −y), σ( 3, −1) = (−x+6, −y −2) e σ(1,−2,0) ((x, y)) = (−x+2, −y −
4, −z).
2) E = {(x, y) ∈ R2 | x2 + 4y 2 = 1} è simmetrico rispetto a O ma non rispetto a (3, −1).
2 - Simmetrie assiali
41
Se E ⊂ Rn e σr (E) = E, si dice che r è asse di simmetria per E e che E è simmetrico
rispetto a r.
Esempi.
1) Se r : y = 0, σr ((x, y)) = (x, −y).
2) E = {(x, y) ∈ R2 | x2 + 4y 2 = 1} è simmetrico rispetto agli assi x = 0 e y = 0 ma non
rispetto alla retta x − y = 0.
4 - Osservazione
42
1 0 0 −1 0 1
2) R0 = I2 , S0 = , Rπ = −I2 , Sπ = −S0 , Rπ/2 = , Sπ/2 = ;
0 −1 1 0 −1 0
3) Rθ Rφ = Rφ Rθ = Rθ+φ , (Rθ )−1 = R2π−θ e (Sθ )−1 = Sθ .
4) Rθ hanno autovalori cosθ±isenθ = e±iθ , che per θ 6= 0 sono complessi coniugati. Quindi
se θ 6= 0 l’unico vettore fisso (cioè tale che Rθ X = X) è O.
5) Le Sθ sono simmetriche e hanno autovalori ±1. Quindi l’autospazio relativo a 1 è
formato da vettori fissi.
Dato θ ∈ [0, 2π), identificheremo con Rθ e Sθ le applicazioni ortogonali definite da tali
matrici.
x cosθ −senθ rcosα cosθcosα − senθsenα cos(α + θ)
Rθ = =r =r
y senθ cosθ rsenα senθcosα + cosθsenα sen(α + θ)
3 - Rotazioni in generale
f (X) = Rθ (X − P0 ) + P0 = Rθ X − Rθ P0 + P0 .
43
Viceversa, sia f (X) = N X + P una isometria che ha un unico punto fisso P0 . Allora
il sistema N X − P = X, equivalente a (N − I)X = P , è determinato e quindi N − I è
invertibile. Questo ci dice che N non ha 1 come autovalore, cioè N = Rθ con θ 6= 0. Inoltre
N P0 + P = P0 implica che P = P0 − N P0 , da cui
f (X) = Rθ X − Rθ P0 + P0 .
Sia f (X) = Sθ : allora l’autospazio di Sθ relativo all’autovalore 1 è una retta di punti fissi.
Consideriamo una base ortonormale di autovettori B = {X1 , X2 } relativi agli autovalori
1 e −1 rispettivamente (Sθ è simmetrica!). Allora per ogni X ∈ R2 abbiamo
44
Osserviamo che, se θ 6= 0, allora r : (cosθ − 1)x + senθy = 0 mentre r : y = 0 se θ = 0.
In conclusione, le simmetrie assiali con asse passante per l’origine coincidono con le appli-
cazioni f (X) = Sθ X associate alle matrici Sθ : in tal caso l’asse è l’autospazio relativo a
1.
Esempi.
√
1) Se f (X) = Sπ/4 X, l’asse ha equazione (1 − 2)x + y = 0;
x x x −x x y
S0 = , Sπ = , S π2 = .
y −y y y y x
In generale, data una retta r nel piano, sia f la simmetria assiale σr . Se r0 è la parallela a
r per l’origine e se P0 ∈ r, allora per ogni X ∈ R2 abbiamo che f (X) − P0 è il simmetrico
di X − P0 rispetto a r0 . Quindi esiste θ ∈ [0, 2π) tale che f (X) − P0 = Sθ (X − P0 ).
Posto P = P0 − Sθ P0 , otteniamo che ogni simmetria assiale è della forma
σθ (X) = Sθ X = P.
Osserviamo che, se f (X) = Sθ X + P , allora i punti fissi di f sono dati dal sistema (Sθ −
I2 )X = −P . Poiché 1 è un autovalore di Sθ , il sistema è impossibile oppure ha come
soluzioni una retta r: in questo caso f = σr .
Quindi f è una simmetria se e solo se P = (I2 − Sθ )P0 dove P0 un punto fisso di f .
6 - Esempio
1
σr (P ) − P ⊥r, (σr (P ) + P ) ∈ r
2
si esprimono col sistema
45
0
x − x = 2λ
y0 − y = λ
x0 +x y0 +y
2( 2 + 2 − 1 = 0
Quindi λ = − 15 (4x + 2y − 2) e
x0 = − 15 (3x + 4y − 4)
y 0 = − 15 (4x − 3y − 2)
Ponendo
1 3 4 1 4
N =− , P =
5 4 −3 5 2
abbiamo σr (X) = N X + P . Osserviamo che N è ortogonale con D(N ) = −1, quindi
N = Sθ per un θ ∈ [0 2π).
1 - Rotazioni assiali
46
(cosθx0 − senθy0 , senθx0 + cosθy0 , z0 )
47