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TRAINING LOAD E FATICA 4

Miti da sfatare
Il modello proposto da Gabbett dell’acute chronic workload
ratio (ACWR) è un valido strumento per capire se un atleta
è più o meno pronto ad effettuare una performance ma
altresì ne evidenzia le possibilità di infortunio correlate alla
fatica.
Come già specificato prevede un periodo definito acute, 7
giorni circa, ed un periodo cronico di circa un mese, 28
giorni.
L’ACWR suddivide i carichi di lavoro nei seguenti range in
base al rapporto dell’ A/C:
 Molto bassi, ≤0.49
 Bassi, 0.50–0.99
 Moderati, 1.0–1.49
 Alti, 1.50–1.99
 Molto alti, ≥2.0.1–3
Vediamo ora di sfatare alcuni miti legati alla progressione
ed al carico allenante.
Mito 1: Il carico di lavoro è sempre la causa di tutti gli
infortuni
La gestione del carico allenante è un ottimo strumento per
comprendere lo stimolo a cui i player sono sottoposti. Esso
però non è la risposta a tutti i mali.
L’eziologia degli infortuni e la variabilità degli stessi ha una
dimensione multifattoriale in cui lo stimolo allenante è
solamente una delle variabili da ottimizzare.
Fattori biomeccanici o appartenenti alla sfera psico sociale
sono altrettanto importanti (sonno, stress familiari ansia
etc).
Nel caso del sonno è stato dimostrato che i giocatori che
non hanno una buona qualità del sonno hanno 1.7 volte la
possibilità di infortunarsi.
Mito 2: E’ necessario seguire la regola del 10%
La regola del 10% è il dogma per la quale il carico allenante
non debba essere incrementato più del 10% (specialmente
negli sport di endurance).
Questa metodica offre all’atleta un metodo intuitivo per
gestire i propri carichi di lavoro in maniera incrementale o
decrementale.
Essendo per l’appunto 10% una cifra assoluta è possibile
che si configurino due situazioni:
situazione 1, ‘ceiling’: di settimana in settimana si
incrementa di un valore prossimo al 10%. Nell’arco di
poche settimane l’incremento nel cronico supera le
capacità di tolleranza dell’atleta che viene esposto a rischio
infortunio.
Situazione ‘floor’: il caso opposto vede un atleta che
incrementa il proprio carico di lavoro con percentuali
troppo basse sotto al 10%. Esso non sarà in grado di
arrivare al ‘floor’ ossia alla sua ideale soglia al di sopra del
quale lo stimolo diviene allenante.

Mito 3: Niente picchi allenanti


La gestione dei picchi allenanti va programmata
attentamente nel tempo.
E’ vero che se introduco un carico allenante alto in acuto
allora rischio di sforare con il rapporto A/C > 1.5, ma è
altrettanto vero che in un ottica di programmazione i buoni
coach debbano ciclizzare vari periodi di lavoro (forza,
pliometria, endurance etc) al fine di generare un
adattamento funzionale allo sport, disciplina praticati.

A seguire mito 4 e mito 5 ………….

Bibliografia
1. Debunking the myths about training load, injury and
performance: empirical evidence, hot topics and
recommendations for practitioners
Tim J Gabbett

Scritto da: Stefano Ortu

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