Nella la ricerca di Taylor K. “Fatigue monitoring in high performance sport: a survey of current trends.” pubblicata su J Aus Strength Cond del 2012, sono stati esaminati 55 team. Il 70% dei team ha implementato un monitoraggio della performance e allo stesso modo della fatica o capacità di recupero. Le ragioni che hanno spinto i team a monitorare i carichi di lavoro sono state: -Riduzione e prevenzione degli infortuni (29% dei casi) -Efficacia del training (27%) -Mantenimento della performance (22%) Le metodologie utilizzate per effettuare i monitoraggi sono state le seguenti: -utilizzo di diari per valutare la fatica (84%) -performance tests (maximal jump test, forza, sprinting test, cycling, sport specific tests) -GPS Queste valutazioni sono state poi implementate nel processo decisionale del coach per selezionare i giocatori durante le competizioni, minimizzare la fatica e gli infortuni ma anche con lo scopo di massimizzare il carico allenante. Analisi dei dati Questa mole di dati ottenuta dai vari test deve essere analizzata e valutata da parte delle figure apposite. I metodi più utilizzati appunto per la valutazione sono essenzialmente 3: Fitness–Fatigue Model Esso si basa sul sistema teorico proposto da Banister che analizza le risposte all’allenamento secondo la regola matematica: Modeled performance = fitness from training model – K Si tratta infatti di una semplificazione estrema secondo cui la performance è il risultato della generale condizione fisica e psichica del player a cui viene sottratta un costante K, che ne misura il livello di fatica. Acute:Chronic-Workload Ratio L’ACWR compara i carichi di lavoro proposti in acuto (mediamente si intende un periodo dai 5 ai 10 giorni) mesi a confronto con un periodo più lungo (di 4-6 settimane). Mediante l’ACWR si è evidenziato come si riesca a predire e identificare meglio le possibilità di infortunio. Tale modello però viene messo discussione perché non valuta come il carico di lavoro venga accumulato ma esprima solamente un rapporto tra il periodo breve ed il lungo periodo. Internal:External-Load Ratio Con l’internal - external load ratio si mette in relazione la risposta fisiologica dell’atleta mediante parametri come battito cardiaco, rpe, lattato etc. in funzione di un carico esterno di lavoro (external load). Il carico di lavoro esterno può essere misurato in varie maniere tra cui il GPS, tool maggiormente utilizzato nelle squadre pro. Se idealmente si suppone che l’external load valga 1 allora si valuta come vari l’internal load in funzione di esso. Si potranno delineare 2 o meglio 3 casistiche mantenendo costante il carico di lavoro esterno: caso 1 l’internal load aumenta; si può pensare ad un periodo di fatica da parte del giocatore o ad una diminuzione della condizione atletica. caso 2 l’internal load diminuisce; qui si può pensare al fatto che il giocatore stia migliorandola propria forma fisica e che si stia adattando all’allenamento. caso 3 l’internal load rimane invariato; il rapporto IL:EL rimane costante nel tempo ci suggerisce che il la condizione fisica del player sia stabile.
Athlete-Load Monitoring and Injury Prevention
Tutte le figure coinvolte nel processo di allenamento dello sportivo devono interessarsi a conoscere quale sia quel valore soglia/ottimale per consentire un aumento della performance del giocatore. Da qui la necessitò di stabilire una relazione tra dosaggio e risposta all’allenamento. Tutti sanno empiricamente come lo sport richieda un notevole impegno per preparare gli atleti, ma al contempo si sa di come un eccessivo allenamento potrebbe favorire l’insorgenza di infortuni. Le due sottostanti ricerche suggeriscono come vi sia una diretta proporzionalità tra alti carichi di lavoro e possibilità di infortunio. Gabbett TJ. “Influence of training and match intensity on injuries in rugby league.” J Sports Sci. 2004a; Gabbett TJ, Domrow N. “Relationships between training load, injury, and fitness in sub-elite collision sport athletes.” J Sports Sci. 2007; Allo stesso tempo però si sta evidenziando come un carico di lavoro alto sul lungo periodo (chronic training load> 4 settimane) possa essere un fattore protettivo dall’infortunio. E’ stato svolto uno studio da parte di Hulin e colleghi “Spikes in acute workload are associated with increased injury risk in elite cricket fast bowlers.” prima proposto nell’ambito del cricket ed inseguito ampliato al rubgby, calcio australiano etc. I risultati di questo studio ci dicono che i giocatori che sono stati esposti ad un carico di lavoro maggiore (misurato in numero di lanci nell’ambito del cricket) avevano un minor rischio di infortunio rispetto a chi ha effettuato meno lanci. Di seguito si è oggettivato il risultato ottenuto con la metodica ACRW. In termini numerici quando l’ACRW è contenuto tra un valore di 0.8 di 1.3 il rischio di infortunio è basso, in quanto il carico di lavoro in acuto è più o meno uguale al lungo periodo (A:C = 1:1 circa ; 0,8<=A:C<=1,3). Al contrario in carico di carico acuto più elevato il rapporto si sposta a del dividendo in confronto al divisore, se A>C il valore tende a superare il rapporto di 1,3. Nei casi in l’ACRW è risultato maggiore di 1,5 il carico acuto è stato eccessivo rispetto al cronico con un rischio di infortunio che cresce esponenzialmente come illustrato in tabella. Questo ci fa capire che l’allenamento è un fattore protettivo se: ci si espone gradualmente allo stimolo allenante = capacità di adattamento ai carichi sotto forma di incremento della forza, resistenza, abilità di corsa etc si evita di introdurre picchi (spikes) di carico all’interno della programmazione dell’allenamento, in quanto spostano gli equilibri a sinistra rispetto alla relazione A:C workload (pertanto a destra rispetto al grafico nella zona rossa denominata “Danger Zone”) Bibliografia 1. Sports Med. 2014; 44(Suppl 2): 139–147. “Monitoring Training Load to Understand Fatigue in Athletes” Shona L. Halson 2. International Journal of Sports Physiology and Performance “Monitoring Athlete Training Loads: Consensus Statement ” Pitre C. Bourdon, Marco Cardinale, Andrew Murray, Paul Gastin, …… 3. Gabbett TJ. “Influence of training and match intensity on injuries in rugby league.” J Sports Sci. 2004a; 4. Gabbett TJ, Domrow N. “Relationships between training load, injury, and fitness in sub-elite collision sport athletes.” J Sports Sci. 2007; 5. Hulin e colleghi “Spikes in acute workload are associated with increased injury risk in elite cricket fast bowlers.” Br J Sports Med. 2014;