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SOCIOLOGIA GENERALE

LA COMUNICAZIONE
La sociologia si occupa di fenomeni sociali, intendendo con questo termine:
- rapporti tra persone;
- gruppi sociali e istituzioni; AZIONE→INFORMAZIONE←COMPRENSIONE
- azioni;
- cultura.
Essa analizza origine, funzionamento ed evoluzione della società. A titolo di esempio, distingue tra
comportamenti e azioni: mentre i primi sono gesti per lo più istintivi, i secondi sono gesti dettati
dalla consapevolezza. Se le azioni si riferiscono ai singoli individui, istituzioni e gruppi alludono
alla collettività. Un’altra notevole differenza è quella tra comunicazione e azione, in quanto la
prima è volta a permettere la comprensione dell’azione, la quale è fonte di ogni informazione. Il
singolo non può creare informazione da solo, poiché l’azione, affinché la comunicazione vada a
buon fine, necessita di essere compresa. Il problema della comunicazione è il grado di condivisione
da parte degli individui, partendo dal presupposto che nulla di tutto ciò sia oggettivo. Gli
interrogativi riguardanti lo scopo di azioni e informazioni rimangono però spesso senza risposta. La
comunicazione può assumere diverse forme: verbale, non verbale, orale o scritta.
La comprensione è importante sia per l’informazione che per capire lo scopo di chi agisce;
l’informazione è infatti prodotta da azione e comprensione. Chi agisce non può sapere se gli
ascoltatori hanno compreso e l’unica verifica è una re-azione visibile, la quale, a sua volta, assieme
ad un’altra comprensione, produce un nuovo tipo di informazione. Da ciò si rileva l’impossibilità di
ottenere una comunicazione isolata, in quanto essa è un processo più o meno lungo. Anche la borsa
funziona sulla base comunicativa della compravendita di titoli e azioni. Risulta dunque impossibile
controllare pensiero e comprensione altrui, e si può solo influenzarli. Ne consegue che i processi
comunicativi non dipendono dagli individui, così come la maggior parte dei fenomeni sociali. Il
fenomeno di auto-produzione della comunicazione si definisce autopoiesi, in contrapposizione ai
processi allopoietici, ossia controllati da fuori; la stessa riproduzione cellulare è autopoietica.

I SISTEMI SOCIALI
Un sistema sociale è composto da comunicazioni ed è autopoietico. La comprensione di un’azione
non si basa su dati biologici, ma culturali e antropologici, a cui si attribuisce portata universale. Dal
‘700 in poi il denaro si è sostituito alla merce per ordine di importanza, poiché lo stesso Marx fa
notare che si è passati dal ciclo M-D-M a quello D-M-D. Questo cambiamento radicale ha
consentito l’avvento al potere del capitalismo, a spese dell’aristocrazia. Ci si può però chiedere da
dove derivino fenomeni culturali e sistemi sociali, nonché da quali condizioni siano generati.
La società è il sistema sociale che include qualsiasi tipo di comunicazione. Ogni società è
culturalmente differenziata e si tende a dividerla in classi sociali, generi sessuali, gruppi etnici, ecc.
In particolare, il denaro fonda le classi sociali, ma non è la causa fondamentale delle loro
distinzioni. La società europea ha infatti sviluppato, negli ultimi tre secoli, una differenziazione
per funzioni, svolte da determinati sistemi sociali di comunicazioni. Uno di questi è l’economia,
tanto necessaria, quanto incontrollabile; altri esempi sono: politica, famiglia, educazione, scienza,
religione, sistema giuridico, sanità, ecc. L’esistenza di questi sistemi è il primo criterio di
differenziazione sociale.
Queste funzioni sono necessarie per la società, ma non è detto che vi partecipino tutti gli individui;
infatti le divisioni per ceti dipendono proprio da esse. Ognuna di queste ha comunicazioni peculiari
e questo fa sì che vi sia un pluralismo culturale. Infatti, esistono culture corrispondenti ad
altrettante funzioni, come si può notare dal seguente schema:
FUNZIONE CULTURA
ECONOMIA CAPITALISMO
POLITICA DEMOCRAZIA
EDUCAZIONE CULTURA EDUCATIVA
SCIENZA SAPERE
SISTEMA GIURIDICO CODICI
FAMIGLIA AFFETTIVITÀ
RELIGIONE CULTURA RELIGIOSA
MASS-MEDIA CULTURA DELL’INFORMAZIONE
SANITÀ CULTURA SANITARIA

Tre aspetti caratterizzano quindi i sistemi sociali:


- autonomia;
- interdipendenza;
- uguale rilevanza.

EFFETTI DELLA SOCIETÀ PER FUNZIONI


Il pluralismo culturale si ritrova all’interno di ogni funzione e questo fatto segna l’impossibilità di
fissare un punto di vista oggettivo e assoluto su qualsivoglia situazione sociale. La scomparsa o il
fallimento di una funzione compromette inoltre l’andamento dell’intero sistema sociale. La società
funziona infatti se crea le condizioni per cui gli individui siano in grado di effettuare continue
scelte. Essa è d’altronde fortemente individualista, in quanto agli individui si chiede di scegliere e
svolgere prestazioni adeguate: la capacità di auto-realizzazione è l’”achievement”, contrapposto
all’”ascription”, filosofia conservatrice a protezionista. Chi non assolve ai propri compiti viene di
conseguenza emarginato, anche se l’individualismo è volto ad accentuare le scelte e i tentativi
personali di realizzazione, instaurando però in tal modo una sorta di “survival of the fittest” sociale.
L’autonomia individuale inizia nella famiglia, che deve dimostrare affettività nei confronti dei
bambini. Il rapporto genitori-figli è molto cambiato nel corso degli anni e l’affettività ha assunto
sempre maggior rilevanza; è proprio quest’ultima il sostegno dell’auto espressione individuale.
L’affettività è dunque fondamentale per l’achievement individuale e da essa deriva l’intero sistema
capitalista e individualista. Un altro fondamento della civiltà è la personalizzazione.
In alcune società retrograde vi sono numerose aspettative normative, in cui la stabilità è la
garanzia del mantenimento dell’ordine sociale; il cambiamento è visto, soprattutto da molte società
arabe, come un pericolo. La società per funzioni ha invece creato aspettative cognitive, per cui il
cambiamento, inteso come modifica di ognuna delle sue funzioni, è fondamentale. È comunque
importante affermare che le norme ci sono, ma che non gli si deve attribuire portata assoluta: questo
fenomeno prende il nome di modernismo. Nella nostra società assumono inoltre grande importanza
le aspettative affettive. L’ultima conseguenza di questa struttura sociale, strettamente connessa alle
aspettative cognitive, è il rischio, come mise in luce Beck. Infatti, cambiamento, prestazioni e
achievement contengono in sé il rischio di incappare nell’errore. Il rischio differisce dal pericolo,
che giunge senza preavviso o possibilità di controllo; il rischio è invece un danno potenziale. Rischi
e aspettative cognitive sono dunque strettamente legati e non vi è nulla di ineluttabile e definitivo.
In sintesi, gli effetti principali prodotti dalla società per funzioni sono:
- individualismo;
- personalizzazione;
- aspettative cognitive;
- aspettative affettive;
- rischio;
- pluralismo culturale.
SISTEMA SANITARIO
Il sistema sanitario svolge una funzione autonoma, anche se è interdipendente con altri sistemi;
anch’esso è un fondamentale sistema di comunicazioni. L’OMS (HWO) ha definito la funzione
del sistema sanitario assicurare la salute, intesa come benessere completo degli individui. Questo
compito fa sì, ad esempio, che si debba assicurare la popolazione contro flagelli come denghe e
malaria. Il benessere completo è d'altronde una condizione problematica da definire, sia dal punto
di vista fisico, che mentale o sociale. Spesso infatti molte scelte entrano in contraddizione con altre
e il benessere di un individuo può creare malcontento in un altro. È qui che entra in gioco il termine
salute, altrettanto difficile da delineare, causa l’assenza di parametri oggettivi di riferimento. Poiché
il sistema sanitario non può che prevenire o curare malattie, l’unico modo per definire lo stato di
salute è l’assenza di patologie. Solitamente questo sistema si occupa del corpo, che si cura anche
grazie alla comunicazione con il paziente; quest’ultima è un’esigenza fondamentale, anche se
raramente è di per sé curativa. Vi sono poi malattie incurabili, le quali costituiscono un limite per il
sistema sanitario; risulta già oltremodo difficile ridurre il margine di errore umano e il lavoro deve
essere svolto proprio al fine di limare al massimo tale percentuale.
Il sistema sanitario non dipende da altri sistemi, ma utilizza una comunicazione autonoma, la cui
codificazione si fonda sulla distinzione salute/malattia. Per l’organizzazione di prevenzioni e cure,
è dunque necessario stabilire cosa serva e cosa sia invece inutile nella comunicazione; spesso infatti
la mancanza di quest’ultima provoca incomprensioni e incurie. Assume quindi sempre maggior
rilevanza la figura del mediatore, ovvero di colui il quale è in grado di valorizzare aspetti di lingue
e culture straniere all’intero della comunicazione. Vi sono così due tipi di ruoli: un esperto (o
tecnico) e un paziente (o cliente). Tra di essi vi è un’asimmetria sia numerica che di competenza,
che genera una gerarchia basata sull’inferiorità e dipendenza del paziente dal medico. Vi è altresì
differenza tra tecnico ed esperto: il primo sa utilizzare metodologie e strumenti adeguati a compiere
determinate azioni, avendo appreso le proprie nozioni in corsi di formazione professionale.
L’esperto è invece un individuo che ha compiuto esperienze particolari ed è il depositario di un
certo tipo di sapere, che da esse deriva; è una sorta di custode di conoscenze. L’esperto è dunque
qualcosa in più rispetto a un tecnico ed è proprio questo valore aggiunto a creare il vero potere.
La tecnica è grosso modo distribuita all’interno della società e la disparità di competenze non crea
particolare sottomissione. Il potere è d’altra parte legato a privilegi e bagagli tecnologico-culturali
personali ed è vincolante per il prossimo. Il potere del medico non deriva quindi prettamente dalla
tecnica, ma dalla facoltà di mettere a disposizione degli altri la propria esperienza, con un’azione
vincolante per il destino del paziente. Ovviamente, la differenziazione delle specializzazioni
diminuisce il potere del singolo medico, il cui ruolo è sempre più standardizzato.
La più importante interdipendenza si verifica tra la medicina e la scienza; la medicina è infatti, da
vent’anni a questa parte, definita scientifica. In passato questo appellativo non era in vigore, poiché
non è da molto che si è verificata la diffusione a macchia d’olio di farmaci e terapie. Il rapporto tra
medicina e scienza è tra due sistemi diversi: la ricerca scientifica non prende in considerazione la
distinzione salute/malattia, ma quella vero/falso. Queste funzioni sono sostanzialmente diverse, ma
possono essere combinate, tramite la collaborazione tra biologi e medici. A tutt’oggi, sempre più
persone preferiscono ricorrere a terapie orientali e alternative (omeopatia e agopuntura), piuttosto
che alla medicina tradizionale; vi è infatti una crescente diffidenza nei confronti della scienza.
Negli Anni ’50 si era arrivati ad un’evoluzione scientifica tale, che si riteneva la medicina in grado
di curare praticamente ogni patologia. I primi consistenti dubbi sorsero negli Anni ’70, con le teorie
del sociologo Ivan Illich, il quale notò che le malattie erano effettivamente aumentate, dimostrando
come, a suo parere, la medicina scientifica si dimostrasse inutile. È vero che si è ridotta la mortalità
infantile e conseguentemente alzata la vita media, merito dovuto in gran parte a Sabin (scopertore
del vaccino anti-polio) e Fleming (inventore della penicillina). Questi successi furono però
controbilanciati dall’aumento di infarti e casi di cancro, oltre all’insorgere di nuovi virus; inoltre, è
da circa vent’anni che non si scopre un vaccino, introducendo al massimo cure iatrogene (che
provocano ricadute e patologie).
La medicina, al giorno d’oggi, si fonda sempre più su risultati scientifici e strumenti tecnologici. La
fiducia spietata nelle aspettative cognitive ha però portato alla crisi della medicina. Quest’ultima
ha sempre cercato il progresso, andando incontro a rischi che omeopatia e agopuntura hanno
limitato, seguendo un impianto di tipo tradizionale.
Si è fin qui analizzata la crisi della figura del medico e della medicina; un terzo problema è quello
relativo alle macchine. Nella nostra società si cerca sempre più di sfuggire alla morte, pensando
egoisticamente a se stessi e alla propria persona. Sono infatti sempre maggiori le cure rivolte al
rispetto personale e alla conservazione dei diritti individuali. Assume di conseguenza sempre
maggior rilevanza la comunicazione tra medico e paziente, la cui mancanza mette a repentaglio la
fiducia del secondo sul primo; è quindi sempre più rilevante il consenso informato. Non si
dimentichi poi la fondamentale importanza delle aspettative affettive in questo rapporto, spesso
necessarie per stabilire l’armonia tra mente e corpo e consentire il buon esito di una cura.
Per quanto riguarda i ruoli, oltre all’asimmetria esperto/paziente, entra in gioco l’orientamento alla
persona. Nel primo caso, l’azione del medico condiziona quella del paziente e il sistema funziona
se è rispettata la suddetta gerarchia. Il secondo approccio è più dialogico del primo (monologico), e
si tiene maggiormente conto del punto di vista del paziente.
È inoltre importante rendere consapevoli i pazienti della possibilità di ricevere danno. Vi sono
infatti dei rischi professionali, affrontati con sempre maggior serietà. Il sistema della cura della
malattia è interdipendente con tutti i sistemi di funzioni (politica sanitaria, finanziamenti economici
per cure e ricerche, istruzione universitaria., ecc.).

PREVENZIONE
Quasi tutti gli ambiti medici, ad eccezione di odontoiatria e altri pochi esempi, aspettano che la
malattia insorga, per poi curarla. Nel corso degli anni si è affermata però sempre più la prevenzione
della malattia; ve ne sono due tipi: primaria e secondaria. La prima evita l’insorgere della malattia;
la seconda, invece, permette che la patologia sia bloccata allo stato attuale. L’odontoiatria esegue
entrambe le modalità di prevenzione; quest’ultima impedisce però di sapere cosa sarebbe successo
se non fosse stata eseguita. La prevenzione è dunque tanto più efficace, quanto più è conosciuto il
decorso della malattia e quanto maggiore è la comunicazione con i clienti. La comunicazione, in
questo caso, non riguarda più la malattia, ma le condizioni precedenti al suo insorgere. È in tal
modo traslato lo scopo della comunicazione, che consiste nel motivare il cliente a rimanere in
salute, compito non facile per l’abitudine di essere inattivi in assenza di pericoli o malattie. In
conclusione, si può sottolineare l’importanza sempre crescente di una buona prevenzione, al fine di
non essere presi in contropiede, ma di poter evitare l’insorgere di quante più patologie possibili.

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