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Dr.

 Roberto Finesi 
 

DISTILLAZIONE SPAGÌRICA 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
Roma ‐ 8 dicembre 2014 
   
 
 
 
 
 
 

DISTILLAZIONE SPAGIRICA 
(raccolta di testi originali, parzialmente traslati nel linguaggio corrente) 
 
 

DEI NOMI E DEFINIZIONE DELLA CHIMICA1 

[…] l’etimologia del nome della Chimica viene dalla parola Greca che significa fondere, da ciò 
deriva l’espressione Filosofia fusoria; o se si vuole dalla parola succo, poiché insegna ad estrarre il 
succo interno dei corpi; viene chiamata anche spagiria dai termini greci separare e assemblare, 
poiché con essa si separano e si riuniscono le sostanze; qualcun altro la chiama Pirotecnica, perché 
le sue operazioni si accompagnano con il fuoco: altri la chiamano arte distillatoria, perché questa 
operazione è quella di cui ci si serve maggiormente. Altri infine la chiamano arte ermetica, perché 
Hermes è uno dei suoi più celebri & più antichi Autori; ci si aggiunge la particella al per dire 
Alchimia, come gli Arabi, i quali se ne servono per esprimere l’eccellenza delle cose; ma senza 
fermarci ai differenti nomi, noi ci limiteremo a quello di Chimica, come essendo il più in uso. E 
comunque sia che gli Autori gli abbiano dato più definizioni, quelli l’hanno assai ben definita 
volendo che la Chimica sia un’arte scientifica, con la quale si apprende a disciogliere i corpi per 
estrarne le diverse sostanze di cui essi sono composti, & a riunirli & a raccoglierli per farne dei 
corpi esaltati. 
 
 

DELLE OPERAZIONI DI ESTRAZIONE2 

Della Soluzione, e Liquefazione 
Dalla definizione della Chimica chiaramente apparisce doversi principiare la dichiarazione dei suoi 
termini, dalla parola Soluzione, la quale è un’operazione, che apre il corpo misto nelli tre suoi 
principi, composto (secondo i Chimici) di Sale3, Solfo4, e Mercurio5. Questa operazione ha facoltà 
di separare le parti Eterogenee, e di unire l’Homogenee. 
Differisce la Soluzione6 dalla Liquefazione7, perché la Soluzione si fa con proporzionato licore, acciò 
si possano separare al fondo, o in spuma le parti inutili. Là dove la Liquefazione si fa senza umore8, 
come avviene nel liquefare Metalli, Cera, Grassi e simili, e questa chiamasi ancora Fusione, e si fa 

1
da “Traitè de la Chymie” di Christophle Glaser, seconda edizione, Parigi, 1668
2
da “Teatro Farmaceutico, Dogmatico e Spagirico”, del Dottor Giuseppe Donzelli, Venezia, 1681
3
il Sale delle piante è ciò che rimane a seguito del loro incenerimento e calcinazione; in questo sale, si
hanno componenti di cui alcuni sono solubili ed altri insolubili in acqua
4
lo Solfo rappresenta gli olii essenziali presenti nelle parti di una pianta
5
il Mercurio è l’alcool (spirito), principalmente etilico, già presente nella pianta oppure ottenuto tramite la sua
fermentazione
6 in pratica, la “soluzione” è un’operazione da eseguire su di un corpo “misto”, ovvero costituito dalle tre

grandi categorie di componenti (rappresentate con: sale, solfo, mercurio), per separare le parti “eterogenee”
da quelle “omogenee”, rispetto alle proprietà del solvente (licore), ovvero di quelle che possono essere
solubilizzate nel solvente in maniera omogenea diversamente da quelle che risultano insolubili e che, quindi,
si portano al fondo o sulla superficie del solvente (NdR)
7
con il significato di fusione, rendere liquido
8
umore: con il significato “con l’uso di un solvente”

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acciò vengano separate le parti fusibili , e liquidabili, dalle fisse; poiché discendendo il fuso, e 
liquido si separano i Metalli dalle loro miniere. E benché il Tartaro9 si solva nelle cantine, senza 
umore, non perciò si chiama Fusione, perché è da sapersi, che non prima si solve detto Tartaro, 
che quando, doppo essere stato calcinato, e posto nei luoghi umidi viene ad insinuarsi in esso 
l’umidità estrinseca dell’ambiente umido, il qual è causa di far risolvere le materie secchè, acciò 
fluiscano. Or questa operazione, che anche dai Latini è chiamata Deliquium, e da Libavio10 
Distillatio per Tabulam, è di due maniere, cioè Vaporosa, & Emphatica, come vuole il medesimo 
Libavio. 
 
Il deliquio Vaporoso è come quello, che si fa dal Tartaro, che calcinato, e polverizzato s’espone, 
come s’è accennato avanti, all’aere umido delle cantine, o grotte, benché detto Tartaro si possa 
anche solvere mettendolo dentro le vessiche di Bue, esponendole poi sopra i vapori dell’acqua 
calda, la quale brevemente lo riduce in licore11. E questa operazione si chiama anche Soluzione 
Emphatica. Si fa questa in due modi con vessica bovina, come si è detto del Tartaro, ovvero 
mettendo il Vaso, dove si contiene la cosa da liquefare, dentro l’acqua, ma in modo, che non possa 
entrare dentro del vaso. E anche in uso la soluzione dentro la concavità dell’ova lessate dure, e 
così si fa l’oglio di Mirra12, oppure dentro Radici escavate come quelle del Rafano, e Rape, 
solvendosi in queste prontamente materie salse. 
 
Del Mestruo 
Chiamano Mestruo comunemente i Chimici quel licore, che adoprano per cavare la parte 
essenziale dei medicamenti; lo chiamano Mestruo, perché il più delle volte nelle operazioni 
Chimiche si tengono infuse in esso le materie, per lo spazio di un mese intero. 
Né si ha da intendere per mestruo quell’ordinario escremento sanguigno, che naturalmente ogni 
mese, le Donne sogliono purgare per le parti naturali. 
Li Mestrui dunque, dei quali intendono i Chimici sono di più, e diverse specie, e ciascheduna di 
esse è accomodata alla natura della cosa, dalla quale si ha da cavare la parte desiderata: Ma 
generalmente due sono le specie più proprie. L’una è l’Acqua vita13, Mestruo efficacissimo per 
l’estrazione di tutti i vegetabili. Nota però, che alcune volte troverai Acqua vita Alcolizzata, & 

9
il deposito di tartaro è provocato dallo stoccaggio del vino a basse temperature. Il tartaro o cremore (di
tartaro) o cremortartaro è un sale acido dell'acido tartarico (bitartrato di potassio). Il cremore viene usato
nelle preparazioni alimentari come correttore di acidità e per le sue proprietà lievitanti
10
Agli inizi del 1600, l'alchimista francese Andrea Libavio (che sembra sia stato tra i primi a seguire
metodologie chimiche) si cimentò nello spiegare alcuni dei disegni più oscuri presentati da suoi colleghi dei
secoli precedenti, al fine di costruire il primo manuale sistematico dei lavori alchimistici
11
il “deliquio Vaporoso” è il carbonato di potassio, altrimenti detto “potassa”, esposto all’umidità. Il termine
potassa è composto dal termine francese pot (= vaso) e dal termine tedesco asche (= cenere), perché un
tempo la potassa si otteneva facendo bollire ed evaporare una miscela di acqua e ceneri di vegetali in vasi
metallici.
La Farmacopea ferrarese di Antonio Campana (seconda edizione – Firenze 1803) riporta questo metodo
per ottenere Carbonato alcalinulo di potassa (Sal di Tartaro off.) “Pesare Tartrito acidulo di potassa impuro
quanto vuoi, pestato e rinvolto in carta a piccole dosi brucialo a strati alternativi col carbone, ed avrai
carbonato di potassa impuro. Lisciviato, e filtrato il liquore, condensalo al fuoco in vaso di vetro, ed avrai
carbonato di potassa fluido, o olio di tartaro; finalmente carbonato di potassa, o sal di tartaro, se lo
evaporerai a secchezza.”
12
la Mirra (Commiphora myrrha var molmol) è un piccolo albero originario del Medio Oriente, Nord Africa e
India settentrionale. L’olio ha un aspetto viscoso e un colore rosso-ambrato. La resina, che trasuda
dall’incisione della corteccia alla base del tronco, ha un aroma forte e amaro con una punta canforacea
13
l’Acqua vita è un prodotto alcolico (alcool etilico) derivante dalla distillazione di un fermentato,
generalmente di origine vegetale. Le due materie prime inizialmente distillate sono il vino e le vinacce
(buccia dell'uva)

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altrove spirito di Vino, intendendosi per questi Acquavita finissima, cioè preparata totalmente 
dalla flemma; e per la parola Alcolizzata s’intende Acquavita impregnata del suo medesimo sale, 
chiamandosi per antonomasia Alchali, qualsivoglia Sale estratto dall’arte Chimica. Il sale per 
alcolizzare l’Acqua vita, si cava dalle feccie del vino, di dove fu estratta l’Acqua vita, come al capo 
dei sali diffusamente si mostrerà. 
Appresso Autori di buona esperienza si trova nominata l’Acquavita Ros lovis Amphibii vegetabilis14,  
l’esposizione la pone Bilichio, e dice che, sia Acquavita, ovvero acqua ardente così detta, perché 
impetuosamente s’accende nel fuoco. Il secondo Mestruo poi generale, il migliore è l’aceto 
distillato15, il quale s’adopera per i Minerali, e Pietre calcinate. L’Acqua forte16 è Mestruo specifico 
per i Minerali crudi, tra quali intendo i Metalli. 
Vi sono poi i Mestrui particolari, come l’Acqua regia17, che solve solamente l’Oro18. E per i Sali, che 
si hanno da cavare dai Vegetabili, si adopra la medesima acqua distillata dalle piante, dalle quali 
vorrai estrarne i Sali. Si adoperano anche altri Mestrui, secondo che ricernano l’infermità, come al 
medicamento capitale il Mestruo capitale: à i medicamenti solutivi li Mestrui similmente solutivi, e 
con l’istessa regola si cammina negli attrattivi, corrigenti, e calcinanti, o corrosivi. 
Alcuni Autori classici chiamano i Mestrui con questa parola Claves, quasi che per mezzo di essi 
s’aprono le vie dei misti, conseguentemente essi misti si rendano facili a dar fuori la loro essenza, 
o sostanza interiore, che come carcerata se ne sta racchiusa nei medesimi misti: Qual operazione 
si deve anche tal volta aiutare co la putrefazione, e col fuoco, come si dirà apertamente nel 
progresso del discorso. 
 
Della Digestione 
La Digestione, è l’operazione fatta dai Chimici, con aiuto di calore, avendo pigliato il modo dalla 
digestione, che si fa naturalmente nel nostro stomaco, che mentre ha dentro di se il cibo, 
concorrendovi l’aiuto del calore naturale, opera la separazione delle parti, rendendosi molle 
qualsivoglia corpo solido. 
Questa operazione è definita così dal Beguino19, Digestio est maturatio simplex, qua in calore 
digestorio res inconcoctae digeruntur20. L’atto pratico della digestione è tale. Poni nel mestruo 
quella cosa, che vuoi digerire, e lasciala in luogo caldo, proporzionato a quel calore naturale, che 
aiuta lo stomaco alla digestione del cibo. Potrai in ciò liberamente valerti del bagno Maria, o 
Marino, cioè dell’acqua calda, o acqua marina: Valgano anche, per questo effetto, il letame 
cavallino, li noccioli d’olive, la calce viva, e finalmente le vinaccie. Per opera di questo magistero si 
viene a concocere l’inconcotto21, seguitandone poi la disunione delle parti, e se ne acquista 
comodamente la penetrazione del mestruo, onde poi facilmente ne può estrarre la tintura, con la 
separazione delle parti feculente22, e terrestri, che essendo gravi scendono al fondo, si come 
all’incontro si veggono separare nella superficie, in forma di spuma, le parti leggiere: & oltre di ciò 
si assottigliano gli umori grossi, e viscosi, conoscendosi le superflue acquosità, si che i sughi, che 

14
TYROCINII CHYMICI, lib. III, cap. I
15
si dà questo nome al prodotto della distillazione dell’aceto, che è costituito dall’acido acetico e da altri
principi volatili che sono presenti nel liquido da cui provengono
16
l’acquaforte (in latino aqua fortis) designava l'acido nitrico, detto anche mordente
17
L'acqua regia (o acido nitroclorico o acido idrocloronitrico o acido nitromuriatico) è una miscela composta
da un volume di acido nitrico e tre volumi di acido cloridrico concentrati
18
da intendersi che è il “solo” mestruo che scioglie l’oro
19
Jean Beguin, Ioannis Beguini
20
TYROCINII CHYMICI, lib. I, cap. IV
21
inconcotto = non digerito
22
feculente, feculento: feccioso, ricco di feccia

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sono torbidi si schiariscono; mitigandosi anche in loro, con la medesima operazione, la parte 
austera. 
 
Della Macerazione 
Alla Digestione è molto consimile la Macerazione: Differiscono nondimeno assai tra di loro, 
impercioche la digestione sempre richiede calore, il che non segue nella Macerazione, la quale si fa 
ponendo li materiali in qualche licore, per alcun tempo, si come Galeno macerava gli occhi del 
Pippo23, & il seme d’Abete per tre mesi nell’oglio; e da Mesue sono macerati per tre giorni i 
Dattili24 nell’aceto, per la confettione dei Dattili; macerando similmente i Tamarindi, e Mirabolanti 
25
nell’acqua del cacio, acciò non offendano lo stomaco. 
 
Della Putrefazione 
La parola Putrefazione al primo incontro pare abominevole al volgo; ma ai veri Filochimici è assai 
grata, perchè quella, della quale intendiamo di parlare qui, qui non è altro, se non una 
separazione, che fa la natura delle materie, da essa medesima per prima venire: facendosi per 
mezzo di questa operazione, principio di nuova generazione , e nuova simmetria , come 
medesimamente vuole Libavio , dicendo. "Putrefactio est mixti resolutio , per putredinem 
naturalem in calido humido; si che per questa parola Putrefàttione , i Chimici non intendono altro, 
che una specie di Macerazione, o Digestione a similitudine di quello, che fanno i Villani, ponendo 
nell'acqua il canape, & il lino, acciò si putrefaccia la scorza , e resti la parte, che è buona a far Tela. 
Circa poi la quantità del tempo, nel quale può seguire la Putrefazione dico, che commodamente si 
può fare in quaranta giorni, & il segno, che sia fatta è aver mutato, le materie, il colore, cioè 
essendo divenute negre. 
 
Della Fermentazione 
La Fermentazione , è simile alla Putrefazione, & il suo effetto è una sobollizione, e motto delli 
spiriti interni del misto. Serve questa non solo ai medicamenti; ma etiandio al vino, & anche al 
Cibo. Si fermenta il pane crudo, acciò acquisti la soavità del sapore, e sia più utile per la sanità. Si 
fermenta similmente il vino, acciò si abbiano a separare le feccie, e si risolva la flemma. L’Effetto 
della Fermentazione è vario, perché talora serve alla composizione dei medicamenti, come nella 
Triaca26, & altri simili composti, e talora alla separazione, servendosene i Chimici, per risolvere 
alcune parti meno requisite, ovvero per separarle, come si usa nella composizione del Tartaro 
Fisso27, dove meschiandosi l’oglio di Tartaro con lo spirito di Vetriolo28, si fa una gran 
fermentazione, per mezzo della quale si risolve gran parte dello spirito acido. Opera finalmente la 
Fermentazione, che si rendano separabili li spiriti delli misti, e così è usata dal Quercetano nelle 
Rose, e frutti, per separarne li spiriti ardenti. 
 

23
forse da intendere per le gemme del pioppo
24
dattero: Frutto della palma dattilifera; Folgóre da San Gimignano (c. 1309) in “Sonetti de' Mesi”: Aranci e
cedri, dattili e lumie / e tutte l'altre frutte savorose / impergolate sien su per le vie
25
Mirabolanto, Mirabolano: varietà di susino
26
la Triaca o Teriaca (il cui nome deriva dal vocabolo greco “therion”, usato per indicare la vipera o gli altri
animali velenosi in genere) è un polifarmaco dotato di virtù magiche e capace di risolvere ogni tipo di male,
prescritto ininterrottamente dai medici per 18 secoli
27
carbonato di potassio
28
l'acido solforico era noto agli alchimisti europei nel medioevo con nomi come olio di vetriolo o spirito di
vetriolo

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Della Circolazione 
Circolando il licore si separano le parti pure dall’impure, restando queste nel fondo del vaso, e 
esaltandosi le pure in grado migliore. Questa operazione si fa nel vaso chiamato Pellicano, come 
particolarmente vuole Berraldo, dicendo “Circulatio est liquoris puri, per solutionem circularem 
ope caloris in vase Hermetis, seu pellicano exaltatio”, e perché questo vaso in molti luoghi è 
difficoltoso ad aversi, in difetto di esso, è buono anche qualsivoglia vaso simile perché basta, che il 
licore vi si possa liberamente circolare, cioè ascendere, e discendere. Chiamano alcuni quella 
circolazione, Pellicanazione, per rispetto del vaso, al quale hanno dato il nome di Pellicano, per 
essere simile al colle del Pellicano Uccello. Il Magistero che si usa nella Circolazione è tale. Il vaso 
contenente quel licore, che s’ha da circolare, si deve seppellire nel letame cavallino fino all’altezza 
del licore, o poco più lasciando l’altra parte del vaso esposto all’aere freddo. Per essere 
attualmente, il fimo29 caldo, scalda il licore, il quale attenuandosi viene a salire alla concavità del 
cappello del vaso, e condensandosi, ritorna di nuovo nel fondo del vaso, e in questa maniera nello 
spazio di un mese, o poco più, rimangono separate dal licore quelle parti feculete intrinseche, che 
prima della circolazione, in esso non apparivano, come specialmente succede nel circolare 
l’Acquavita, la quale, benché vi si metta chiara, e trasparente, lascia nondimeno dopo la 
Circolazione gran Hipostasi30 nel fondo del vaso. 
 
Dell’estrazione e Distillazione 
Per Estrazione propriamente si deve intendere il modo di estrarre li colori dei materiali i quali 
colori estratti sono poi dai Chimici chiamati Tinture, e sono la separazione della sostanza, che 
contiene tale colore, non potendo l’Arte separare una qualità senza il suo soggetto, e materia. 
 
Questa parola Estratto, è presa talora dai Chimici, volendo intendere per essa, alle volte, la 
Distillazione, o Sublimazione; ma strettamente parlando si dice, che l’Estrarre fa unire l’essenza, 
separandone le parti grasse, e inutili, nel che fare si osserva generalmente la seguente forma. 
S’infonde31 la materia, dalla quale si vuole cavare l’Estratto, in sufficiente quantità di Mestruo32 
proporzionato alla medesima materia e si lascia in luogo caldo, finchè il Mestruo sia ben colorato, 
il quale poi si filtra, e la parte chiara si fa esalare a fuoco piacevole, o in Bagno Maria33, finchè 
rimanga a consistenza di spesso mele34, e questo chiamasi propriamente Estratto; e così hanno 
usato il Quercetano, Libavio, e Altri Chimici, che dicono “Nihil aliud est estrabere, quam intus 
latentem nobilem partem educere, & ab ignobili separare”. 
 
La Distillazione si fa generalmente in due modi, o per Ascenso o per Descenso; la Distillazione per 
Ascenso, o è secca, o è umida: se è umida, si dice assolutamente Distillazione, che è elevazione 
delle parti umide in vapore sottile, elevato, mediante il calore, riducendosi in forma d’acqua, nella 
concavità superiore, e poi cadendo a goccia, a goccia35 nella parte inferiore. 
 

29
fimo = fimo equino = sterco di cavallo che è usato per avere un riscaldamento moderato
30
è usato col significato di “sedimento”, “materia condensata”
31
infondere: dal latino “infundere”; versare dentro; versare alcun liquore sopra una qualche sostanza, perché
essa ne attragga le qualità; il participio passato è “infuso” [tratto da: http://www.etimo.it]
32
“Chiamano Mestruo comunemente i Chimici quel licore, che adoprano per cavare la parte essenziale dei
medicamenti; lo chiamano Mestruo, perché il più delle volte nelle operazioni Chimiche si tengono infuse in
esso le materie, per lo spazio di un mese intero”
33
vedi oltre “Del Bagno Maria, e Vaporoso”
34
miele
35
vedi oltre “Dei Vasi che più si costumano dai Chimici”

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    5/55 
Essendo poi secca chiamasi Sublimazione; quest’ancora fa elevazioni di parti sottili alla parte 
superiore, mediante il calore; ma con questa differenza, che eleva semplicemente parti secche in 
forma foliginosa36. 
 
Della distillazione per Inclinazione 
Distillando con il Vaso ritorto, o storta (che così volgarmente si chiama questo vaso) è quel 
magistero di distillazione, ch’è chiamato dai Chimici per Inclinationem, e da altri Descensorium, 
benché impropriamente, o pure si potrà dire così, perché nella distillazione per storta il vapore 
della cosa, che vi si distilla, fa poca elevazione, essendo il vaso suddetto ritorto, cioè molto 
inclinato. Questo modo è necessario, per distillare quelle materie, che non possono così 
facilmente ascendere, per essere composte di parti assai grasse. 
 
Della Cohobazione37 
Il Cohobare è proporzione molto frequentata dai Chimici, e non è altro, che una ripetita, ovvero 
reiterata distillazione, ma non rendere licore distillato alle sue prime feccie38, dopo averle prima 
tritate. Questa operazione si fa a fine di cavare unitamente col licore distillato, maggior quantità 
della parte essenziale, oppure perché, per essa ripetizione si disperdano, o si ritengano al fondo 
quelle parti che sono meno requisite, e a questo modo diviene la cosa fissa volatile, e la volatile 
fissa39. 
 
Della Rettificazione 
La Rettificazione parimenti è una ripetuta distillazione, ma però senza ritornare il licore sopra le 
feccie; e si usa, perché distillandosi un licore, che riesce torbido, ripetendosi la distillazione, 
diviene poi chiaro. Alcuna volta i Chimici fanno questa medesima operazione per mezzo della 
digestione. 
 
Della Distillazione per Descensorio 
Il distillare per descensorio è una separazione di parti risolute in licore, che non ascendono 
facilmente, onde per violenza del calore superiore, si cava per impulso alla regione fredda 
inferiore. 
 
Geber usa questa distillazione per quelli vegetabili pingui, l’essenza dei quali è molto crassa, e 
ponderosa, e per conseguenza, è difficile a farla sublimare40. 
 
Il modo di questa operazione è fra due pignatte, accomodando una piastra di ferro bucata, alla 
bocca di una riempita, sovrapponendovi la vacua, lontando41 bene le commisture col loto di 

36
la fuliggine potrebbe formarsi, per riscaldamento e combustione di una sostanza organica che sublima,
come nel caso di: caffeina, canfora, naftaline, ecc.
37
coobazione: ridistillazione di un liquido sulla stessa miscela da cui è stato distillato una prima volta
38
la feccia è il deposito melmoso che si forma nei vasi vinari per sedimentazione dei vini; in linea generale
può anche essere intesa come la parte più grossa e peggiore di cose liquide o viscose, che rimane in fondo
al vaso. Sedimento o posatura
39
“Col metodo della sublimazione si deve rendere volatile la pietra già fissa e poi fissare di nuovo il volatile e
sciogliere il fisso, facendo ancora una volta volatile la soluzione e ancora una volta fissare il volatile sinchè
(la pietra) diventa fluente e si muta in vera sostanza salifica e lunifica.” [da Summa perfectionis di Gerber in
“L'alchimia” di Johannes Fabricius, Paolo Lucarelli – Edizioni Mediterranee]
40
probabilmente, il termine “sublimare” è usato al posto di “distillare”
41
lontare o lotare = chiudere con mastice le aperture o spiragli di un apparecchio

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    6/55 
sapienza42, come si mostrerà più avanti. Seccato che sarà il loto seppellirai la pignatta vacua 
dentro il terreno coprendo in modo le commessure, che non vi possa entrare aere (che 
causerebbe incendio nelle pignatte). Accendi poi tutto per intorno alla pignatta di sopra il fuoco di 
carbone, con questa proporzione, ch’io ho sperimentato, cioè, che ci vuole tanto peso di buoni 
carboni, quanto è il peso della materia che avrai posto nella pignatta. Consumato, che sia il fuoco, 
l’opera è compita43. 
Questo modo di distillazione usa Mesue44 nell’oglio di legno di Ginepro. 
 
Nei luoghi dove non si hanno comodamente Vasi per distillare, cacciano l’acqua Rosata, e d’altri 
fiori per descensorio in questo modo. Pongono nella bocca d’un mortaro di marmo una tela, che 
sia concava nella parte di dentro nello mortaro: questa si riempie di fiori, coprendo poi il detto 
mortaio con coperchio di ferro, o di tegola, sopra del quale si pone il fuoco di carboni, e in breve 
tempo cala l’acqua nel fondo del mortaro odoratissima, del proprio odore dei medesimi fiori. 
Altri fanno questa simile operazione al sole, con due vasi di vetro, frapponendo nelle bocche una 
tela rara45, riempiono poi il vaso superiore, e ripercotendovi i raggi solari farà distillarne l’acqua 
nel vaso di sotto. 
 
Della Feltrazione 
Il feltrare, e la distillazione per feltro sono una cosa medesima, che Andrea Libavio chiama 
distillatio per lacinias. L’effetto suo, è propriamente di separare le parti chiare dalle fecciose, 
discendendo il licore (tirato dal Feltro) fatto a forma di lingua, cadendo, per la sua gravezza, a 
gocce nel recipiente; ma occorrendo di feltrare licore assai spiritoso, per conseguenza esalabile si 
può comodamente fare detta operazione tra due storte di vetro, mettendone una in luogo più 
eminente dell’altra, e poi accomodando il feltro nella bocca dell’una, (ma che tocchi il licore) e 
l’altra parte penda dentro la storta vacua, avvertendo di chiudere bene le commessure, acciò non 
esalino le parti sottili. 
 
Della Decantazione 
Con l’operazione di decantare, si fa la separazione del licor chiaro dal torbido, con inchinar un 
poco il vaso. Vale questa operazione, non solo per raccogliere la parte superna chiara del licore, 
ma alle volte ancora, per avere le parti, che risiedono al fondo, come scrivono della pietra Lazula46 
Mesue, e Dioscoride nella Cadmia. 
 

42
“loto di sapienza” o “luto di sapienza” = creta con sterco d’asino, ritagli di lana, calce viva in polvere e
bianco d’uovo (usato per saldare vetri, porcellane, ecc.) ; fu anche detto “luto dei filosofi”. Mastice
43
in “Antologia Romana” – tomo decimo ottavo – in Roma, 1792, è riportata una descrizione di un alambicco
similare che è usato nel Bengala (Bangladesh):
« Sia una giara di terra assai ampia in un forno, il quale in sostanza non è, che un foro proporzionato
all’ampiezza della giara scavato in terra. Al collo della giara applicano con luto di terra un coperchio con foro,
che lascia adito al vapore: questo coperchio, e al luogo stesso dell’apertura sta capo volto, e lutato un
recipiente di rame. La distillazione si fa con fiamma continuata ardentissima. »
44
Giovanni Mesue (Mesuè il vecchio; 777-857 ) di cui è noto “De i semplici purgativi et delle medicine
composte, nuovamente tradotti in lingua italiana”, edito da eredi di Baldassare Costantino, nell’anno MDLIX;
da distinguere rispetto a “Mesuè il Giovane” (morto al Cairo nel 1015), che era un medico italiano che aveva
assunto il nome Mesuè
45
probabilmente il termine “rara” è per “sottile”, “poco spessa”
46
“E’ annoverato dagli Autori tra le Gemme oscure il Lapislazolo, o Pietra Lazula” come altri la dicono
(Giacinto Gimma - “Della storia naturale delle gemme, delle pietre, e di tutti i minerali” – MDCCXXX - pag.
416)

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    7/55 
Della Coagulazione 
Geber definisce quest’azione nel seguente modo: Coagulatio est res liquidae ad solidam 
substantiam, per humiditatis, privationem reductio. Chiamasi questa operazione Coagulare, 
dall’azione, che fa il caglio col latte, unendo le parti caseose, e separando le serose. Il Coagulare è 
una delle più principali parti della Chimica, e si fa, come s’è detto, indurando le cose liquide, 
privandole dell’umidità, che contengono, il che s’acquista in tre modi. Il primo è per via di 
esalazione, traspirando la materia Coagulabile. Il secondo è per via della Cozzione47, indurando la 
cosa alla desiderata consistenza. Il terzo poi è per mezzo della Congelazione, con la quale 
restringendosi insieme molte parti eterogenee, vengono a pigliare quasi un’istessa forma; ma 
questo terzo modo propriamente è chiamato Cristallizzare, facendosi con le materie Saligne, & 
Aluminose, e molto meglio il luogo freddo, come vuole Libavio, e similmente il Matthiolo sopra 
l’Alume, e Vitriolo. 
 
Della Calcinazione 
Il Calcinare, o ridur in Calce vien definito parimenti da Geber Quod sit rei per ignem pulverizatio, 
per privationem humiditatis partes consolidantis48. La differenza, che ordinariamente è tra la 
cenere, e la calce procede dalla qualità delle materie dalle quali derivano, perché la parte, che 
resta alli vegetabili calcinati, si chiama propriamente cenere, e quelle delle pietre, Calce. Si viene a 
quest’atto, per ridur in polvere la cosa, col mezzo del fuoco, che è causa di privarne l’humidità; 
qual’è di due modi, cioè essenziale, & accidentale49: Se il fuoco le toglie ambedue, allora si chiama 
propriamente Incinerazione; ma se ne toglie una sola, si dice Calcinazione; si Calcina dai Chimici in 
quattro modi diversi. Fumigando, Amalgamando, Precipitando, e Stratificando, come qui appresso 
siegue. 
 
Della Amalgamazione 
L’Amalgamazione50,51 si fa corrodendo (per mezzo dell’argento vivo) tutti i metalli, ridotti prima in 
sottilissima lamina, o fogli (eccettuatone però il Ferro) meschiandoli con sei parti di essi fogli, otto 
di Argento vivo, che uniti insieme si viene a fare una massa come pasta, la quale facendola 
evaporare poi sopra il fuoco, si parte il Mercurio, restando il semplice metallo ridotto in 
sottilissima calce. 
 
Della Precipitazione 
La precipitazione è di due modi. Il primo si fa ponendo a corrodere il metallo, o simile materia in 
acqua forte52, o in altri spiriti acidi53, e corrosivi, finchè sarà corroso, e risoluto nel licore all’ora con 
fuoco si fa evaporare l’umidità, e rimane nel fondo del vaso la materia calcinata, che chiamasi 

47
cottura
48
Geber, libro I, Summa perfectionis, capitolo 51
49
l’umidità è di tipo “essenziale” e “accidentale” (quest’ultima sembrerebbe che sia in sott’ordine
all’essenziale); in termini attuali, l’essenziale potrebbe riferirsi all’acqua (OH) come la troviamo nella calce
spenta [Ca(OH)2] essenziale al comportamento basico della specie chimica idrossido di calcio, mentre quella
accidentale all’acqua semplicemente legata [NdR]
50
l’amalgama è una lega metallica contenente mercurio (argento vivo)
51
“Le amalgame conosciute fin qui sono quelle di oro, di platino, d’argento, di rame, di stagno, di piombo, di
zinco, d’antimonio, di bismuto, d’arsenico, di tellurio, di sodio, di potassio, di calcio, di bario, di stronzio, di
litio e di magnesio” [da Dizionario delle scienze naturali - vol. II – per V. Batelli e figli - Firenze MDCCCXXXI]
52
“L’acqua forte è l’acido nitrico diluito coll’acqua. L’odore è suo particolare. Il sapore acidissimo.” (da
“Tossicologia ossia dottrina intorno i veleni ed i loro antidoti.” Di G. J. Plenck – Chirurgo Chimico Botanico
ec. - Venezia 1799)
53
si riferisce allo “spirito di vetriolo” [acido solforico] (NdR)

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    8/55 
Precipitato. Il secondo modo si fa senza evaporar l’umidità nel fuoco: ma con effusione54 di acqua 
salsa55, la quale opera, che si precipiti subito nel fondo tutta quella parte del Metallo, o quel che 
sarà soluto nei suddetti licori, e così nel Tirocinio Chimico s’insegna a fare il Precipitato bianco, il 
Magistero delle Perle, e altri simili56. 
 
Della Stratificazione, e Cementazione 
L’Operazione della Stratificazione è propriamente corrosione di Metallo, per mezzo di polvere 
corrodente, in questa forma. Si mette in un tegame, o pignatta, o crocciuolo, una lamina della cosa 
da calcinarsi, e poi si copre della polvere corrosiva, seguitando così finchè si riempie il vaso, 
mettendo una lamina sopra l’altra, e sopra di ciascuna la polvere, e chiamasi Strato sopra Strato. 
Fatto questo si accende, attorno il vaso, fuoco di riverbero, seguitando finchè si calcina il Metallo, 
che sarà quando si renderanno friabili le lamine.  
A questa operazione va congiunta la Cementazione, la quale si fa nell’istesso modo; ma per 
raffinare l’Oro. 
 
Della Fumigazione 
La fumigazione è similmente corrosione, o calcinazione di Metallo, ma questa si fa per mezzo dei 
fumi, o vapori acuti, come si usa nella calcinazione del Piombo con li vapori di aceto fortissimo 
caldo. Questo Piombo così calcinato si chiama Cerusa57: e mettendovi in luogo di Piombo, Argento, 
si fa l’Azuro. 
 

54
versamento, aggiunta
55
l’aggiunta di acqua salata (acqua salsa) provoca una riduzione della solubilità del sale formatosi dall’acido
e, quindi, la sua deposizione (precipitazione) sul fondo del recipiente [NdR]
56
ad esempio, nel Tyrocinii Chymici troviamo la preparazione del
Mercurius Praecipitatus Optimus : Recipe Mercurii purificati uncias 4. olei sulphuris α rectificati uncias 8.
Misce & digere per duos dies in arena; deinde per retortam destilla, cum tribus cohobiis, ultimó igne
vehementi, ut retorta candeat. Massam albam exime, & tere: & aqua destillata calida saepius ablue: donec
praecipitatum videas, versum in pulverem flavissimum: super quem, spiritum vini ter accendas. (NdR)
oppure
De quinta perlarum essentia: Dissolve margaritas in aceto ter destillato: póst filtra: & evapora acetum, ad
siccitatem, saltemqué exacté depura, reiteratis in aceti spiritu dissolutionibus, filtrationibus, &
coagulationibus. Quo facto: separa salem aceti a sale unionum (a), dissolvendo eum in aqua pluviali,
aliquoties destillata: hinc aquam per destillationem repetendo. Póst super hunc salem, ita purificatum &
siccatum, funde bonum vini spiritum, ut ad duos digitos supernatet, & digere in balneo, per octo ad decem
dies: intra quod tempus spiritui vini innatare videbis essentiam perlarum, instar olei spissioris, quod separa:
& super salem, qui restat, recentem spiritum vini affunde, donec quasi totus sit in essentiam redactus;
abiectis fecibus haud multis, quae in fundo vasis manserunt. Tandem circula hanc essentiam, cum spiritu
vini, dies quindecim, & destilla, per reverberium clausum, repetitis cohobationibus, donec omnis essentia per
retortam exeat, quae á vini spiritu separata, custodiri debet, instar thesauri pretiosi: quandoquidem vires
deperditas senibus & reconvalescentibus egregié restaurat.
Dosis est, ab octo ad duodecim guttas.
Tandem ut huic Tyrocinio Beguiniano colophonem imponamus, coronidis loco, praecipitatum (NdR)
57
La Cerusa è biacca di piombo [carbonato basico di piombo; (PbCO3),Pb(OH)2] ottenuta esponendo il
piombo ai vapori caldi di acido acetico (aceto). Mentre il carbonato di piombo [PbCO3] si potrebbe formare
per la presenza dell’anidride carbonica in ambiente acquoso, acido per l’acido acetico dell’aceto, la parte
basica del piombo [Pb(OH)2] si potrebbe formare perché sulla superficie del piombo si forma un piccolo
strato di ossido (PbO) e, quando sia l'ossigeno che l'acqua sono presenti, tale strato è convertito in idrossido
di piombo (Pb(OH)2) secondo la reazione:
2Pb(s)+ O2(g) + 2H2O(l) -> 2 Pb(OH)2(s)

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    9/55 
Della Riverberazione, e suo Forno 
Riverberazione propriamente appresso i Chimici s’intende di quel fuoco, che circola in forno, e 
piglia il nome di Riverbero dal moto circolare del medesimo fuoco, oltre a diversi usi, si fa per 
conseguire una perfetta calcinazione: Ma gli è necessario qui parimente descrivere il Forno 
chiamato (dall’istesso Fuoco) di Riverbero, che si fa nel modo simile a quello, dove si cuoce il pane 
facendovi alcuni spiracoli sopra, acciò si possi nell’aprirli crescere, e portare il fuoco, dove sarà il 
bisogno. Quando si calcina in questo forno si chiama Calcinatio in igne Rota. L’uso di essa si trova 
frequentato appresso il Quercetano, & altri Chimici. 
 
Del Clisso 
Si chiama da gli Spagiri Clisso58 quell’operazione Chimica, che si fa riducendo in un corpo diverse 
parti sottili59, che si cavano dai corpi, e specialmente dai Vegetabili. 
Da Gio: Battista Porta si definisce così: Clyssus est extractio subtilitavis omnium plantae partium in 
unum esse comune coiens. L’altra definizione è di Andrea Lubavio, il quale dice: Clyssus est specie 
composita eiusdem rei speciebus variis seorsim elaboratis. 
Quella del Poterio, è Clysus est unio quaedam omnium virtutum cuiuslibet plantae in tribus primis 
substantijae existentium Sulphure, Sale, Mercurio. 
Circa la forma del Clisso, si deve sapere, che ordinariamente è una materia liquida; non ripugna 
però all’operazione quando si voglia ridurre in altra consistenza; l’esempio di questa Pratica è tale. 
Si hanno da cavare da qualsivoglia parte della Pianta diverse essenze60, come sono oglio61, spirito, 
e sale; per spirito qui si intende un’acqua Mercuriale simile all’Acquavita, come si dirà al capo dei 
spiriti ardenti. Queste parti, separatamente cavate tutte tre così dalle radici, foglie, fiori, frutti, o 
semi, si hanno da unire tutte in una essenza con fuoco conveniente; e questa unione 
ordinariamente si chiama Clisso. 
Ma chi vorrà andare con più riguardo averà da sapere, che nel preparare un perfetto Clisso, si 
debbono cavare le essenze suddette dalle parti delle piante, in tempo, che ciascheduna di esse è 
nel colmo della perfezione. E perciò non può farsi in un medesimo istante: onde si dovrà osservare 
questa regola. Prima si caveranno tutte tre l’essenze suddette dalle radici, quando cominciano a 
spuntare le foglie. Io di più soglio dal licore, che rimane nel fondo del lambicco, doppo cavato 
l’oglio da esse radici per distillazione, cavarne un altro sale volatile, oltre del fisso in questo modo. 
Si feltra quel licore rimasto, e si cuoce a spessezza di sapa62, e poi così cotto si pone in cantina 
dentro un vaso di terra, per alquanti giorni, che così viene a condensare il sale volatile63,64 in forma 
di Lapilli intorno al vaso, e questo è chiamato anche fase essenziale. L’istessa regola si ha da 

58
il Clisso (Clissus-um) è la separazione e purificazione di alcuni componenti di un corpo vegetale e la loro
riunione
59
le “parti sottili” sono i componenti volatili che possono essere separati da un corpo vegetale, tramite la
distillazione
60
nel senso di parti essenziali della pianta, in cui sono contenute le sue qualità fondamentali
61
olii essenziali, od olii volatili sono dei liquidi a temperatura ambiente (in alcuni casi, a temperatura
ambiente, è solido il componente principale, come il mentolo per l’olio essenziale di Menta o dell’anetolo per
l’olio essenziale dell’Anice verde), volatili, di consistenza oleosa, più o meno fluidi, con una densità che
varia, indicativamente, tra 0,8 - 1,2 g/ml
62
dal latino sapa = “mosto cotto”; mosto che, condensato con l’ebollizione, serve a dare sapore alle vivande
o a rafforzare vini deboli
63
vedi - catalogo delle produzioni naturali raccolte fin qui nello Stato Sanese – l’allume come sale volatile
64
qui il Donzelli sembra scambiare la condensazione di un vapore, che viene ad assumere uno stato fisico
liquido, con la cristallizzazione o la precipitazione di una sostanza in una matrice che è stata, dapprima,
concentrata fino a consistenza di “sapa” e, poi, anche raffreddata con il risultato di favorire l’insolubilità della
sostanza in quelle condizioni

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    10/55 
seguitare in cavare dalle foglie l’essenze predette, con il sal volatile, & il tempo opportuno sarà 
cavarle prima, che la pianta si formi un caule65. 
La medesima pratica si ha da osservare nei fiori al tempo della sua perfezione, e specialmente 
avanti, che produchino il seme. Finalmente si terrà l’istess’ordine con li semi, e frutti, al tempo, 
che saranno perfettamente completi. Di tutte queste essenze se ne fa unione perfetta in vaso di 
vetro, il che si conseguisce mediante la cohobazione66, perché in questa maniera si rendono le 
materie fisse volatili, e tale unione poi farà il vero Clisso. 
 
 
 
 

REGOLE NECESSARIE ALLA CHIMICA67 

Regola prima 
Che si habbi conoscenza della materia, sopra la quale si vorrà travagliare, acciò se gli dij il fuoco 
conforme alla sua natura, e la ponghi in un vaso proprio all’operatione, che pretende. 
 
Regola seconda 
Che li vasi da destillare, non siano di stagno, ferro, piombo, e rame, eccettuando il Refrigeratorio, 
per il quale le cose, che ivi si distillano, passano con prestezza, perche i sudetti vasi possono 
imprimere alli liquori odori maligne, e comunicarli virtù diverse da quelle, che si pretende. 
 
Regola terza 
Che li vasi di vetro siano alti, per le cose sottili, e spiritose, che così valerà più una distillatione che 
più rettificationi. Mà nelle cose fisse, & ontuose, come Gomma, Cera, Ogli, e simili, li vasi alti non 
sono proprij. 
 
Regola quarta 
Che distillation si fia, guardarsi di non empir troppo li vasi, e per il più sicuro le cucurbite, ò bozze 
non s’empiranno, che il quarto, e le storte fino a tre quarti, ò poco più, e poi devesi regolare 
conforme la materia sopra la quale si travaglia. 
 
Regola quinta 
Che la distillatione per bagno, è propria delle cose di lieve mistione, nulladimeno guardandosi, di 
non dar calore troppo debile all’herbe calide, come al Rosmarino, Salvia, e simili, perche in loco di 
estraere loro essenza, non si estraesse, che inutil flemma. Mà distillando la Scariola, l’Indivia, 
Latuca, e simili, che hanno loro essenza sottile, basta un moderato calore, e quasi il solo calore del 
Bagno, il quale non imprime alcuno Empireuma, e non dissipa le parti sottili, & aeree, vedendosi 
come s’ingannano quelli, che ponendo le dette herbe dentro il Refrigeratorio, gli danno un fuoco, 
che saria bastante a far bollir ogni gran caldaro, che è causa, che le sudette parti sottili, & aeree, si 
svaniscono, particolarmente ricevendo le dette acque in vasi aperti, per tal causa dirò con giusta 
ragione, che tali acque così preparate non precedono poco, o niente a quelle di fonte, per questo 

65
parte della pianta che collega le radici alle foglie (anche con sinonimo di fusto)
66
distillazione ripetuta
67
da “Nuova guida alla Chimica”, di Carlo Lancillotti, Venezia, 1681

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    11/55 
prego li praticanti a osservar bene il tutto per loro honore, e salute delle sue Anime, e delli loro 
prossimi. 
 
Regola sesta 
Che volendo destillare le erbe fresche, e piene di suco, & estraere da loro un’acqua 
eccellentissima; bisogna pestarle , & estrarne il suco, poi destillarlo al bagno in una cucurbita, & 
alcuni bruciano le feci, e ne estraono il Sale, poi lo mescolano con l’acqua, qual dicono habbi tutta 
la virtù attiva della pianta di dove è estratta. 
 
Regola settima 
Che all’herbe di loro natura secche, come il Rosmarino, Salvia, Isopo, Timo, Saturegia, & altre 
simili; o altre, che sono state conservate, e secche, si devono prima grossamente pistare, triturare, 
poi sopra ogni libra di herbe mettetli trè, ò quattro libre della sua acqua propria, overo della 
Rugiada di Maggio, e Giugno, e non havendo né l’una, ne l’altra, dellacqua commune, e lasciandole 
macerare per alcun tempo destillasi per il Refrigeratorio, adattandoli al becco un recipiente 
capace, per ricevere l’Essenza, e acqua, che uscirà dalle herbe, che dentro vi saranno. 
 
Regola ottava 
Che per avere assai Essenza, e ancor più efficace dalle suddette herbe, cioè Salvia, Rosmarino, 
Timo, Puleggio, Isopo, Saturegia, e altre simili,  bisogna raccoglierle vicino al Solstitio estivale68 cioè 
verso San Giovanni69, e non destillarle prima, che non siano secche all’ombra, e delle dette herbe, 
non si deve pigliare, che li fiori, e foglie, rigettando il fusto come inutile. 
 
Regola nona 
Essendovi alcune cose, che dimandano un fuoco assai grande nel principio, come estrahendo le 
dette Essenze, distillando il Vino, & altre cose simili. Nulladimeno, guardar si deve di non darglielo 
troppo violento, acciò la loro natura non si corompa. 
 
Regola decima 
Che la Distillatione per la storta, estrae non solamente gli spiriti più pesanti delli Minerali, mà 
ancora estrae le Acque, e gl’Ogli, delle cose più sottili, come delli Legni, Radici, Semenze, Gome, 
Rasine70, e simili. 
 
Regola undecima 
Distillando le cose flattuose71, come la Cera, Gome, Ogli, e cose simili, si deve mescolare insieme 
dell’Arena, Cenere, Sale, ò altro tanto per reprimere loro flattuosità, come per separare loro parti 
oleaginose. 
 

68
il Sole raggiunge il punto più alto sulla linea dell’orizzonte tra il 21 e il 22 giugno e questo evento è detto
solstizio estivo.
69
nella notte tra il 23 e 24 giugno si usa bruciare le vecchie erbe. La notte del 24 giugno, festa di San
Giovanni Battista, è chiamata “la notte delle streghe”
70
radice, fittone
71
flatuoso: che genera flati (flato: fiato, vento e quello che si genera negl intestini)

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    12/55 
Regola duodecima 
Che nella distillatione delle cose acide, come del Vitriolo, dell’Aceto, Allume, Sale, & altri la parte 
più ignobile è l’ultima: perciò Retificandoli devesi, separare quello, che destillerà prima, e 
rigettarlo come inutile flemma, conservando il resto.   

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    13/55 
 

DELLA DESTILLATIONE ET LE SUE DIFFERENTIE72 

Destillatione (come scrivono i piu dotti) non distillatione, è cavare cò forza di fuoco l’humore più 
sottile di un sugo. Silvio73 dice destillatione per ascenso si noma, quando gli humori portati all’insu, 
ivi uniti, insieme stillano per acqua. Il medesimo dice, le cose humide al corpo (cosi chiamano quel 
vaso piu largo dal quale si lieva il vapore sopraposto) per forza dal caldo, sono assottigliate in 
vapore, il quale costretto dalla frigidità del capitello o di altra cosa, si riduce in acqua, e scende 
nell’alveo attaccato al margine del capitello, e indi per lo naso del capitello, che al nostro naso per 
ufficio si rassomiglia, stilla in un vaso sottoposto, la natura ha fatto alcune cose simili nelle 
Meteore specialmente humide, e ne i catarri degli huomini, de gli altri animali, che scendono dal 
capo alle parti interiori. Havendo adunque posto un’herba over’altro corpo a destillare la sua parte 
più atta nel essere assottigliata, cioè quella, che è piu sottile, piu leggiera, piu rara, piu liquida, e 
piu nella superficie, quella prima assottigliata dal caldo e levata: dopoi segue un’altra per natura a 
quella propinqua, finalmente quella parte, che è come humido sostantiale, che unisce le parti terre 
grasse e oleose, è separata con maggior forza di fuoco, e levata via intiera, la quale cavata al tutto, 
rimane un corpo fatto in cenere, e disciolto. Adunque da ogni pianta o animale si cava prima da 
tutte le parti un’humore crudo e come pituitose, et con molti escrementi, di poi se ne cava uno 
meglio cotto e assottigliato, segue finalmente l’oleoso che si cava de gli ossi istessi, nò che delle 
altre parti sode, ma certe cose di essentia piu sottile rimettono propriamente tutte le prime forze. 
Et ogni cosa si cava in questo modo col caldo, perche quella che per licio, penicillo, che chiamano 
Feltro, arene vaso di terra crudo et cissibio74, cioè vaso di helera. (Parmi che Plinio scriva il legno 
dell’helera Smilace) manda fuori l’acqua mescolata col vino. Il che (ho conosciuto per esperentia 
esser vero) mandasi fuori l’humore, ma nò si chiamerà destillatione, se non da chi parla 
impropriamente, percioche la detta destillatione si fa col caldo del Sole, ò del fuoco, ò di cosa 
putrefatta. Alcuni coll’industria cavano acqua de fiori col caldo del Sole, che conserva l’odore, e la 
qualità c’haveano essi fiori. Ma dal fuoco, cioè dalla fiamma predetta dell’aria, ò da corpi aerei, ò 
da carbone acceso, che si fa di terra, ò da corpi terrestri, fassi la destillatione senza altra cosa 
overo col mezzo di acqua bogliente, ò col vapore di quelle, intenerisce, e assottiglia le ceneri la 
minuta arena, e la scoria. La fiamma istessa causa gran differentia, come ancora il carbone, non 
solo per esser piu, o meno, ma etiandio per causa de’ legni marzi, di tristo, o buon odore, intieri, 
verdi, o secchi. Aggiugnivi che la grandezza e figura del fornello causa differente caldo. Et il 
carbone di legne suffocate, e meze arse dà un certo tristo odore e qualità aliena da quelle cose, 
che si deveno destillare, o cuocere, overo altramente preparare. Siano adunque i carboni bene 
accesi, e mezzo arsi, si che la maligna qualità sia spinta da quelli, prima che si cominci a destillare, 
specialmente si deve toccare il corpo, perche meno importa avicinando di fuori il caldo. Questo 
dice Silvio. Ascendono de’ la stillatione del vino quattro elementi per ordine, il primo piu leggiero, 
piu sottile, e piu caldo, cioè il fuoco, secondariamente l’aria, terzo l’acqua, e la terra resta nel 
fondo. Ma in cose sode e terrestre, le quali oltre le parti acquose hanno qualche cosa soda, e si 

72
da “Tesauro di Evonomo Filatro de rimedi secreti”, tradotto di latino in volgare per M. Pietro Lauro,
Venezia, 1588 [Evonomo Filatro è lo pseudonimo del naturalista svizzero Conrad Gesner (1516 - 1565)]
73
Dubois, Jacques (nato ad Amiens nel 1478 e morto nel 1555) fu un ottimo conoscitore di latino, greco ed
ebraico, medico e anatomista insigne, professore di chimica al College du Roy; nelle edizioni, è citato con i
nomi di: Iacobus Sylvius; Iacomo Silvio da Parisi; Sylvius; Giacomo Silvio; Iacobo Silvio
74
Cissibio: Cissybium. Vaso di ellera creduto atto a togliere al vino la forza di ubbriacare; e Catone da re.
sust. c 110; assicura che ponendovi il vino adacquato, il vino trasuda pei pori rimanendo nel vaso la sola
acqua [da “Dizionario etimologico di tutti i vocaboli usati nelle scienze, arti e mestieri”, Milano, 1820]

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    14/55 
può ingrossare come lacrime, sughi, gomme, rase, et anco mele. Prima si cava la parte acquosa, 
secondariamente l’aerea, terzo l’ignea, e rimangono nel fondo le parti terree, le quali col gran 
fuoco si arsano: ma ne i metalli, quelle parti risolute in vapore attaccandosi al lambicco, 
s’ingrossano diventando bianche, come argento l’arsenico, e il salnitro. Il fuoco dice Cardano75, 
assottiglia, overo minuendo le cose aride, come riducendo la sabbia in polvere, o liquefacendo 
come i matalli, o separando dalle grosse parti le sottili, come destillando. Aviene che destillando 
alcuna cosa, si assottiglia, e mescola una cosa all’altra destillando con caldo umido, non con fuoco, 
perche col caldo mescola, e con l’humido asottiglia. Questo si fa mettendo il vaso in acqua 
bogliente, e chiamasi Balneum Mariae. A questo è prossimo in bontà il destillare con sterco di 
cavallo, e piu quello, che si fa con cenere, ma si fa ottimo con le feccie delle olive, cavatone l’oglio, 
perche essendo sostanza calda, e humida,puo conservare il caldo per molti mesi: e dura tanto piu 
che quelli de i grani de una quanto la sostantia dell’oliva è piu soda e grassa: ma non si possono 
liquefare i metalli con alcuno di questi modi, anzi vi bisogna il fuoco. Ma si come la destillatione col 
fuoco è ardentissima, cosi giova poco per mescolare, & attenuare, e se le rassomiglia quasi quella, 
che si fa con le ceneri, perche se mescolerai le case destillate col fuoco alle sue fecci, il tutto 
deventerà piu greve e secco, secondo la proportione della sua grandezza. Il fuoco adunque non 
assottiglia veramente, ma essa natura, e cuoce e mescola tutta la sostantia. Cosi per la sottilità, 
tutte le cose concorrono insieme, e la cosa mista, si fa piu soda, ancor che sia composta di parti 
sottilissime. Adunque nel padire naturale, che tiene vigore di fuoco nel liquefare le cose durissime, 
e di piacevole bagno per assottigliare, le parti piu grosse son ridotte in picciole, il che non si puo 
haver dal fuoco. 
Il caldo di primo grado, che è dello sterco cavallino e di Balneo Mariae, si chiama caldo de 
digestione, resolutione, putrefattione, maceratione, o circulatione, delle quai tutte si ragionerà al 
suo loco. 
De modi diversi per distillare con acqua e senza, leggi nell’acqua Rosa per sententia de Bulcasi76. 
Della destillazione generalmente ne ha scritto alcune cose Geber77 Arabo di somma dottrina. 
1.4.50. ove descrive benissimo di molte cose & specialmente della differentia, e di diversi effetti 
nella destillatione fatta per acqua, e per cenere. Et nel cap. 39. insegna perche fu trovata la 
soblimatione, e nel cap. 40 che cosa essa sia, e di tre gradi di fuoco, che si deveno osservare a 
farla, nel cap. 41. de moderarre il fuoco nella soblimatione, e come s’intende. Pongasi lana xilina78 
nel fuoco di sopra dell’aludelo79, e di eleggersi i legni al cap. 43. 
Non si pongono in quantità le cose comuni, che si vogliono destillare, accioche non rimangano 
quelle di sotto aride, et arse essendo ancora intiere quelle di sopra. Et specialmente destillando 
cose odorifere e preciose sia meglio porre spesso di fresche, e cosi farassi piu acqua, come narra 
Brunsuicense. 
Le herbe, i fiori, e altre parti delle piante, che si vogliono destillare, siano raccolte mature, e 
specialmente crescendo la Luna col ciel sereno, et si lascino di giorno all’omra, dipoi siano tagliate, 
o peste, et subito destillate. Il medesimo. 
 

75
Geronimo Cardano (Pavia 24 settembre 1501 – Roma 20 settembre 1576)
76
Abū l-Qāsim Khalaf ibn Abbās al-Zahrāwī (latinizzato in Abulcasis) (Cordova, 936 – 1013) è stato un
medico arabo
77
Giabir ibn Hayyan (nato attorno all’anno 813), latinizzato in Geber è conosciuto come il più grande
alchimista musulmano
78
fustagno
79
piccolo recipiente tronco-conico di argilla, aperto alle estremità, in modo che più recipienti si possono
imboccare l’uno sull’altro formando una colonna, lunga a piacere, usata per condensare i vapori di metalli o
di composti capaci di sublimare

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    15/55 
Forze de i licori stillati in generale. 
Manardo80 nelle epistole .15. e 16. dice Considerando io, che nelle acque volgari cavate per via di 
fuoco dalle piante, non si conferma il medesimo odore, e sapore, anzi che spesso riesce il 
contrario, perche vedeva l’acqua dell’assentio riuscir dolce, et quella del basilico haver piu tosto 
odor tristo, che buono, il che mi faceva manifesto, che l’acqua non habbia l’istessa forza, che tiene 
tutta l’herba, cominciai a pensare ansiosamente, pigliandone ancora il parere da chimici, che sono 
pratichi di queste infusioni, in qual modo si potesse in queste acque conservare l’odore e il sapore, 
che trovava in tutta la pianta. Sarebbe longo a scrivere quai modi ho tenuto per venire a questo, 
ma ne narrarò uno a mio parere migliore, e piu facile, e fassi col vapore di acqua calda in due vasi, 
le cose destillate conservano le forzi delle semplici, delle quali si cavano, eccetto che riescono 
tanto piu sottili, e potenti, quanto piu spesso si destillano. Il che proviamo nell’acqua di vino, e 
raro in altre cose. Silvio. 
Alcuni alterano le forze del licore destillato ungendo il lambicco con qualche cosa, come mele, e 
altre tali cose, overo poste al naso di quello per dargli odore perche il muschio, i garofoli, la 
canfora, e altre cose odorose ligate al foro del vaso, causano, che il licore passando per queste 
materie pigli la soavità dell’odore. 
Dubbio. Se il fuoco scalda e secca tutte le cose, le acque stillate doverebbero esser calde e secche, 
ne perche sia acqua, è cosa impossibile, perche essendo acqua ardente scalda e secca attivamente 
i corpi umani, e per il contrario, tutte le acque sono fredde e humide vivendo la loro sostantia. Ma 
ne questa, ne quella ragione è sempre vera. Anze alcune sono piu simili alle cose, dalle quali sono 
cavate nell’odore, sapore a forza come l’acqua rosa. Un vaso d’acqua di piantagine, ristagna il 
sangue, e non fa questo istesso l’acqua di lattuca, benche sia piu fredda. Uno volendo migliorarsi 
la memoria, tenne la melissa tre giorni infusa nel vino, indi spremendone il vino leggiermente ne 
cavò l’acqua stillata, e parve che bevendone recuperasse la memoria, ma essendo calido de 
fegato, sconciò al tutto la sua sanità. Et chiamano i Filosofi questo modo, figgere81 stelle nel cielo. 
Si ricerca se le acque conservano queste forze proprie parlando dell’uso di medicare, diremmo, le 
forze esser nulla, perche non tengono l’odore ne il sapore, l’acqua di assentio, non tiene l’odore 
dalle herbe, e non è amara, anzi, il che è cosa mirabile, è alquanto dolce. Ma l’acqua ardente (per 
tacere della rosata) mostra, che le acque habbino forza, e se dirai, che sia tale per lo fuoco, onde 
aviene, che niuna delle altre riesce tale ? Questa egregiamente scalda, desecca, penetra, tiene 
odore acuto, e arde. Siche gli è manifesto come le acque hanno forze, ma non tutte ne uguali. Le 
cose di sostantia sottile congionta alla fredda mandano fuori acqua da loro dissimile come le rose. 
Ma quelle, c’hanno sostantia e sottile, e calda, le mandano fuori a se simile, ma ardente come il 
vino, e alcuni metalli. La materia grossa e calda la manda dissimile, e resta come l’assentio, e la 
sostanza grossa e fredda la manda dissimile, ma non fredda, come la zucca. Et in questo modo 
intenderai facilmente le forze delle acque stillate con leggier fuoco. Ma tutte le acque cavate con 
fuoco potente, seccano molto, e le piu volte scaldano. Questo dice Cardano. 
Parmi che in questo sia bisogno di maggior consideratione. Parimente quando dicono l’acqua 
dell’assentio non essere amara, gli è vero, destillando con poca diligentia, e con lambicchi di 
piombo, come usano di fare gli speciali, ma penso che usando Balneum Mariae essa conservi 
l’odore e sapore. Questa e ogni altra pianta c’habbia odore essendo prima seccata per quanti 
giorni, e macerata in vino, dopo stillata nel Balneo Marie, o con cenere lentamente, darà l’uno e 
l’altro all’acqua. Essendovi alcune cose di grande odore, e tanto efficace, che per longo tempo vi 
aspirano, perche quella forza di odore è disposta per tutta la sua sostantia, vi è meraviglia se da 

80
Giovanni Manardo (Iohannes Manardus) (Ferrara, 24 luglio 1462 – Ferrara, 8 marzo 1536) è stato un
medico, botanico e umanista italiano.
81
figgere: conficcare, piantare, fissare

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    16/55 
questa stilla acqua, simile alle sue piante, come si vede dalle cose le quali secondo Teofrasto 
conservano lungo tempo il suo odore: ma quelle c’hanno una qualità nella superficie, danno 
l’acqua dissimile, perche facilmente esalano come l’assentio, il cui odore si consideri come il 
sapore, se è amaro perche li troviamo solamente nella superficie. Et separando la scorza dal 
tronco e da i rami, troverai la parte di dentro insipida o dolce. Perciò vi si deve intendere che dalla 
grossezza o sottilità delle parti venga questa differentia, ancora che questa alquanto vi s’adopra, 
ma piu tosto, perche la sua virtù è distribuita ugualmente per tutto, o piu vicina al centro o alla 
superficie. Io tengo con Raimondo Lullo, che si possa da ogni pianta cavare acqua dell’istessa 
qualità, come da fredde fredda, da calde calda, da secche secca, e da humide humida. Ma non 
concederei che le rimanesse l’istessa forza, non si conservando in quella una similitudine di sapore 
e odore. 
Perche non si conserva nelle acque l’odore d’alcuni fiori come di gelsomino, e di garofolo, leggi 
Cardano de Balneo Mariae. 
Gioverebbe sopra infondere due o tre volte sopra le sue feccie l’acqua un tratto destillata, e 
lasciata purificare, da nuovo destillarla, overo piu tosto l’acqua una volta stillata si infonda non 
sopra le feccie restate, ma sopra herbe dell’istessa specie, e lasciatele marcire, nel lambicco 
distillarle. Brunsuicense, se ben mi ricordo, dice che ad alcuni basta la prima distillatione, come 
alle rose. 
Ho veduto un’alchemista, che non lambicava le herbe, ma il sugo, overo il frutto di quelle, e 
tornava a destillare havendo pistate le fecci sopra un marmo, infondendovi sopra l’acqua stillata. 
Guainerio. 
L’Avena, della quale si fa una bevanda, come ceruosa82 di orzo, scalda e embriaca, come il vino. 
Tartari dicono, che l’acqua stillata di latte embriaca. Ma ogni acqua (non parlo dell’elemento, ma 
di qualche licore, o sugo composto) essendo spesso destillata, può fare tale effetto, perche scalda, 
assottiglia, e piu tosto piglia forza di fuoco, perciò l’acqua di vita spesso stillata viene tanto acuta, 
che non si puo bere. Cardano. Ma quanto sarà piu grosso il licore o altre cose, che si deve stillare, 
pare che pigli piu caldo e fuoco replicando la destillatione. 
Gliè manifesto, dice Cardano, che si può fare acqua, la quale mandata per lo collo della vesica, 
subito lo aprirà, perche bisognando fare due cose, romperà la pietra, e non nuocerà alla vesica. La 
prima faremo col modo del procedere, e con la materia, perche piglieremo gli estremi vapori della 
cenere de scorpioni, o da petroselino83 Macedonico, o dal tecolico, o da pietre de granchi. Et farai 
un’acqua, che romperebbe la pietra porfirite. Et non nuoce quando la materia, della quale si stilla 
l’acqua, non tiene del falso. Si raccolga adunque tale acqua, non da cosa salsa, come alume, o 
chalcanto84, o feccia di vino, ma da alcuna delle sopradette. Ma sempre fa bisogno di esperienza a 
conservare la ragione sottile, perche potiamo ridurre ad uso de gli huomini le cose investigate, 
sottilmente e confermate con l’esperienza. Io so che la feccia di colobo e la parietaria ridotta in 
acqua, puo rompere le durissime pietre della vesica. Ma bisogna dichiarare con esperientia qual 
cosa vaglia a far questo, senza danneggiare. Il sangue di capro, la pelle della lepre, e il vetro 
vagliano assai con ragione. Et forse che niuna di queste cose giova separatamente, ma unita con 
altra cosa di certa misura. L’humore metallico deve esser tale, che sia mutato conforme alla natura 
del metallo. Ho udito che fu trovata per lo passato da un Genovese, ma che poi si perdè con la 
morte di quello, perché non mai la volse manifestare ad alcuno. Ma gli è cosa certa, che si può 

82
una sorte di bevanda
83
petroselino: pianta erbacea della famiglia Ombrellifere, genere Petroselino (Carum petroselinum o
Petroselinum hortense), usata sia come condimento che per le sue proprietà officinali, prezzemolo
84
chalcanto: chalcanthum, antica denominazione del solfato di rame, azzurro

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    17/55 
trovare. Questo dice Cardano. Gioverebbe forse a questo il boraso85 arteficioso, senza asprezza 
pungitiva, come si comenda da gli orefici, perciò alcuni per fare il boraso, usano l’acqua piovana, e 
latte destillato, alcuni anco il mele, le midolla, etc. io poco fa ho udito come uno empirico sanò 
dalle pietre della vesica, alcuni col boraso et acqua di vita mescolato, che sia spessa come il mele, 
e mescolatovi tartaro pistato, overo di una pietra cavata da un’altr’huomo, overo delle fecce, che 
lascia l’orina infondo attaccata all’orinale. Comandava che per quatordeci giorni se ne pigliasse 
spesso un poco nel vino, e cosi nella cena, e nel desinare. Mi ricordo haver letto di alcuni licori, nei 
quali un sasso, overo una pietra felice posta si disfa. Chimisti usano per risolvere i metalli urina e 
aceto destillato. 
Si dissolvono con aceto forte, e specialmente destillato overo con sugo de limoni, le perle, le 
guscie d’uovi, le pietre delle reni, e delle vesiche, e d’amendue i coralli, quai cose dipoi seccate, 
ugualmente si tritano. Silvio 
Non posso tralasciare l’acqua di Epifanio Empirico. R. Antale, Dentale, Boraso, Sarcocola, Coralli 
bianchi, cristallo, gesso, Aneto, oriza, farina di orobo, portulaca, ana mez’onza, e facciasi trochisci, 
con acqua di fava moscata. Le donne l’usano ad imbiancarsi la faccia, la quale prima si perfumano 
con decottione di orzo e di avena. Dopoi liquefatto un trochisco in acqua di fava si unga la faccia 
prima che si vada in letto, e si lavi la mattina con decottione di fave, e di semola, dopoi con acqua 
fredda. Et facendo quei trochisci con acqua di limoni, ornano meglio la faccia: e essi limoni per se 
soli arsi ungendone la faccia la ornano. Bevendo di quest’acqua, e ungendone il pettenecchio86 a 
digiuno, si rompe la pietra, e il legno di questo è, che se la notte vi lasciarai dentro porcellane, il 
sequente giorno le potrai domare con le deta come una cera. Chiamano porcellane certe guscie di 
cape, e alcuni vasi di gran prezzo. Ho narrato di questo a lungo per dar occasione a medici 
industriosi di trovarvi qualche cosa. 
 
L’uso diverso de’ licori destillati, e in medicina, e fuori di quella. 
Io nego l’uso delle acque destillate essere in piu modi, e specialmente a medici, che usano questi 
licori stillati bene trapassati dentro e fuori del corpo, e per se soli, e con altre medicine. Mescolano 
l’acqua di vita, e ogli caldi preparati alla chimica con gli unguenti, per dargli odore, overo per fargli 
piu caldi, accioche penetrino meglio. Pongono pannicelli bagnati in quest’acqua sopra le parti del 
corpo per refrigerarlo, e specialmente sopra lle viscere, la fronte, le tempie, e sopra le gonfiature, 
e infiamaggioni de i bracci. Chirurgi usano a mondare le ferite, cose, che molto disseccano. L’uso 
communissimo gia longo tempo ha ottenuto nella mistura de’ siropi, e col violepo87, e 
specialmente di rose e viole. 
Alcuni fanno diverse sorti di licori, e ogli solamente per l’odore. I vetriari, 
ancora che lavorano alla fornace, usano l’acqua di vita. Hora non è loco che si 
tratti del mutamento de’ metalli per far colori diversi, e veneni per uccidere gli 
animali. Raimondo Lullo dice, l’acqua diluita esser mirabile avanti al fatto 
d’arme, a confermare gli animi de soldati: ma si ragionerà a suo loco de molti 
modi di usare l’acqua di vita. Quando mancasse la buona acqua, da la salsa e 
corrotta destillata, si ridurrebbe atta da bevere. Et in gran pignatta c’habbia 
becco grande si può separare l’acqua salsa dalla dolce. 

85
boraso: pietra o polvere contenente borato di sodio
86
pettinale over pettenecchio, luogo vergognoso dove nascono i peli [da “Dittionario volgare et latino” di
Filippo Venuti da Cortona, Vinegia, 1574]
87
Violepo, Giulebbo, giulebbe. Bevanda composta di zucchero bollito in acqua соmune, o stillata, o di sughi
d’erbe o di pomi, ec. La xe un violepo. È un zucchero di tre cotte [da “Vocabolario Veneziano e Padovano
co’ termini e modi corrispondenti Toscani”, Padova, 1796]

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    18/55 
 
Forma di purgare le acque turbide tolta da Bulcasi 
Empirai una grande olla88 segnata con A. postovi sotto B. fuoco leggiero, 
mettendo due legni C. traversati a forma di croce, che tocchino sopra i 
margini della olla, sopra i quali metterai D. lana ben lavata, e quanto sorbirà 
la lana del vapore ascendente, riporrai facendo cosi, fina che ascenderà 
alcun vapore. Alcuni destillano l’acqua turbida come la rosata. Altri la fanno 
schiarire mettendovi anetho (ma parmi che sia errore) io vorrei che dicesse 
aceto, o amilo89, o farina, perche queste cose descendono, e traheno seco al 
fondo del vaso la grossezza dell’acqua. 
 
Balneum Mariae delle destillationi con vapore di acqua bogliente, o con 
sterco cavallino. 
Le acque boglienti, e il vapore di quelle meno adoperano a destillare alcuna 
cosa, che il fuoco per se stesso, overo per altri mezi secchi sopradetti, perciò 
Galeno nel vaso doppio, nomato da chimisti e speciali Balneum Mariae, 
liquefa, scalda, e cuoce quelle cose, che non vuol esser dalla violenza del 
fuoco consumate, per ciò destillano le cose molti che vogliono conservare 
intiere, mettendole in acqua bogliente, overo col suo vapore. Et quantunque 
si creda, che debbino durar meno, tuttavia meno si mutano della sua natura, 
il che si fa manifesto col suo primo odore. Habbi una gran fornace A. sopra la 
quale metterai un gran vaso B. di metallo pieno di acqua, sopramettendo a 
quel vaso quanti piccioli vasi potrai, a foggia di arco, nel cui fondo siano le 
cose da destillare. Altri fanno la fornace A. a foggia di torre inserendo ne’ suoi lati vasi B. di terra, 
che col largo fonde, tengano le cose da destillare, col quale entri in quella rimanendo fuori la 
bocca coperta, e C. vapore toccando al ventre di quelli causa che dalla bocca stilla lungamente. 
Silvio. 
Per qual ragione l’odore di alcuni fiori non riman nelle acque come del gelsomino, nel garofolo, e 
nel giglio: anzi tale acqua non ha odore alcuno, s’è detto altrove, perche niuna parte grossa si 
unisce a sostantia tanto sottile. Gioverà adunque in questi aggiungendo odore alle foglie di herbe, 
che mancano di odore poste a vicenda con materia piu grossa, ma che vi si 
abbruggi, e poi destillando, e è questa, l’unica speranza di indurvi l’odore, perche 
le cose infuse nelle acque non rimettono l’odore, ma si marciscono. Cardano. 
Vedesi adunque che quelli fiori si debbeno distillare in 
Balneo Mariae, overo col vapore di acqua bogliente in 
vasi di vetro. 
Balneum Mariae comodamente scalda, postovi nel 
mezo un largo canale. A. di rame, nel fondo del quale 
sia la craticola .B. perche cadano giu le ceneri, il volgo le 
chiama pegro Henrico. Ulstadio90 lo chiama forno di 
acedia, se gli mette sopra un coperchio .C. di rame con un picciolo 
canale attraversato, il quale per qualche foro mandi fuori il fumo. Con 
questo modo alcuni scaldano le sedie de bagni. Questo canale .D. è 

88
Olla = vaso con imboccatura minore del diametro del corpo
89
àmilo: dal lat. amylum «amido»
90
Nel 1544 il chirurgo militare Filippo Ulstadio pubblicò un'opera sui farmaci ottenuti mediante la distillazione

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    19/55 
comodo da porvi d’intorno dieci, over quindici vasi .E. insieme per avanzare il tempo, e sparagnare 
la fatica e la spesa. 
Usano alcuni a destillare in Balneo Mariae come zucche di stagno, ò lambichi di vetro, i cui becchi 
se sono corti, ò rotti, slongano con altri e lutano. 
Alcuni pestano prima le herbe, che si devono stillare nel bagno, ò in altro modo, dipoi le tengono 
alquanti giorni prima che le stillino, pensando di cavare piu acqua, e se le tenessero rinchiuse in 
vasi, e in luoco caldo farebbono bene: ma quasi tutti gli speciali, e altri, che guadagnano di questo, 
le lasciano in luochi humidi nelle sporte aperte sin che perdano l’odore, e che siano guaste 
dall’aria humido, e grasso. 
Alcuni mescolano alquanta sabbia nelle acque de Balneo Mariae,per fare il caldo piu vehemente, 
come usa Mattheolo Senese nell’acqua filosofica contra’l morbo catolico, e dice che con tale 
destillatione si possono cavare due licori, uno piu acquoso, l’altro piu rubicondo. 
L’acqua di Balneo Mariae non sia piu calda, di quanto si puo tollerare col deto. Brunsuicense. 
Ulstadio comenda, che si faccia la destillatione di certe acque di vita in Balneo Mariae, in questo 
modo, con lento fuoco, che tu numeri da uno a sette, prima, che cada una goccia. 
Piu cose dicemmo, che s’appartengono all’ordine comune de Balneo Mariae, dove si tratta 
dell’acqua di canfora, e della rosata, pigliando da Bulcasi. 
In Balneo Mariae si destilla a rettificare gli ogli, e cavarne la flemma, perche la sola acqua del 
bagno si puo cavare, rimanendo l’oglio nel fondo. 
Considerando come le acque solite da destillare non fermano l’odore, ne il sapore 
istesso, cominciai a far molte esperientie, accioche tai qualità si conservassero 
nelle acque, perche sarebbe longo narrare quali modi tentai, ne descriverò un 
solo, che mi pare migliore, e piu facile. Cioè che con due vai, come Galeno ordinò, 
che si facessero tutti gli unguenti, si faccia tale operatione di modo, che il fondo 
del vaso .A. nel quale è l’herba .B. non sia toccato dall’acqua .C. che è nel vaso 
maggiore .D. ma si scalda solamente dal vaporoso humore da quella levato, 
perche da quel caldo benigno essalano i vapori da tutta la sostantia dell’herba, i quali si mutano in 
acqua che conserva le forze di tutte le parti dell’herba, come si puo dall’odore, e sapore di quella 
comprendere. Questo dice Manardo. 
Ma le cose destillate in questo modo quantunque conservino le forze e qualità delle piante, perche 
sono piene d’escrementi, non si possono conservare longamente. 
L’uso dello sterco cavallino, overo (come alcuni parlano) il ventre è ottimo, accioche la materia da 
destillare sopraposta a quello sia prenarrata col suo caldo, come diremo largamente trattando 
della purificatione. Si puo nondimeno distillare con quello, se la povertà, ò altra cosa impedisce 
l’uso del fuoco. 
Leggonsi piu cose di questa distillatione, ove si tratta di preparare quella. Brunsuiscense giudica 
che il caldo dello sterco per la calce con quello mescolata, vinca Balneum Mariae un mezzo grado 
di calidità. 
Se vuoi destillare acqua dalle carni di qualunque animale, lo soffogherai di maniera a che non gli 
esca sangue alcuno, e cavatone ogni grasso, tagliarai le carni minutamente, e le destillerai nello 
sterco cavallino, overo a lento fuoco, perche le acque non puzzino, o sappino da brustolato, e è 
meglio che si destillino due volte, secondo Brunsuiscense. 
Le parti de gli animali, overo gli escrementi, come sangue, fegato, polmone, bovi, fiele, sterco di 
bue, si stillano nello sterco cavallino, ma che non siano bene rinchiusi i vasi, e bisogna otturar bene 
il male, e il latte, accioche l’acqua non venga puzzolente, e se puzzarà, sia destillata in Balneo 
Mariae, e specialmente lo sterco di bue, la cui prima acqua di raro viene senza tristo odore, 
Brunsuiscense. 

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    20/55 
Riuscirà meglio, aggiungendovi alquanto sale alle cose che si devono purificare, o destillare nello 
sterco, accioche meno si corrompano. 
 
De vasi, e istromenti, che si usano à distillare 
Dicendo vaso destillatorio intendono il corpo, zuccha bozza, nomata da Alemani (cinsolben). 
Chiamano alcuni corpo o vaso corpolento, un che sia molto largo overo zucca 
quello ove si mette l’acqua per destillare. Silvio. 
Perche questo vaso comparato al labico, come ad un capo, ha forma di petto o 
di ventre. Bulcasi in Arabico lo noma Beten, over Batan, cioè ventre. 
Pare che Athanor significhi bozza appo’l 
medesimo dove insegna a distillare l’aceto. 
Giber nel libro delle fornaci descrive l’Athanor 
over fissatorio. Cucurbita cioè zucca, è detta 
da barbari bozza. I vasi maggiori dell’istessa 
figura vagliano a disporre e purificare, e quando bisogna distillare, 
la materia disposta si comparte in minor vasi. Lambico significa il 
corpo, e il capo,  ma piu tosto il corpo. 
Il capo over  capitello, è il vaso di 
sopra c’ha forma  di capo, e è 
maggiore, et piu  lungo che quello 
disotto. Moderni  chiamano quel vaso campana, et capella, e alcuni 
meta, et in  quello per la espiratione si raccoglie l’humore a goccia 
a goccia. Altri lo  chiamano capello, i nostri celata (ein helm). 
La cana lunga  porta fuori del lambico, et che si piega in giu, nomasi 
naso, becco, et  semplice canale, per la concavità del quale tutte le 
goccie raccolte  insieme nello orlo interiore del lambico stilla nel vaso 
sottoposto nomato recettatorio. Nomasi quel canale, naso o becco, per la similitudine che tiene 
co’l becco de gli uccelli, e col naso de gli animali. Quando si stillano gli ogli de metalliche cose, 
come del ventolo, il naso recipiente, deve essere grande, perche altramente sarà pericolo, che i 
vapori copiosi raccolti nei nasi, escano fuori. Credesi che con grandi e larghi capitelli se faccino le 
acque, e parimenti gli ogli migliori. 
 
Lambico cieco, che non ha naso, ne becco, ne anco l’orlo interno, vale a 
preparare, rettificare, e alla circulatione. Un’altra sorte di questi ha l’orlo, e usasi 
volendo cavar la flemma da acque, overo ogli nel Sole, o in altro luoco, come si 
dirà parlando dell’olio del vitriolo. 
 
I capitelli, che si pongono sopra vasi corpolenti non erti, 
ma giacenti, non hanno l’orlo interiore, e si rassomigliano 
a cadini di terra. Silvio. 
 
Vedi due capitelli, come per lo foro di sotto parte dalla 
materia è portata in quello di sopra, il quale si misse con 
l’inferiore, come chiamato insieme, accioche non si lievi via quel di sotto, che è 
lutato quando bisogna infondere la fresca materia, nel vaso corpulento. Il 
medesimo. 
 

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    21/55 
La forma del capitello tal volta è alta a forma di piramide, acuta e tal hora 
larga nella sommità, accio che pigliando piu vapore, raccolga acqua piu 
copiosa, ma allhora ricade dalla cima nel vaso largo. Silvio. 
 
Molti intendono soblimare per destillare, altri per soblimare 
intendono levare nel lambico per forza di fuoco la materia, 
ch’ivi si deve fermare, si come molte cose metalliche si 
soblimano. 
 
Altri vi applicano vasetti di vetro, o di terra, che chiamano Muse uno dei quali 
lutato, tiene la materia da destillare, l’altro allontanato dal fuoco riceve 
l’humore d’amendue i colli raccolto. Silvio. Questi istromenti dal volgo si 
chiamano ritorti, e da Franzesi cornuti. 
 
Musa cornuta è istromento musico detto da Alemanni 
càna di sacco, e è vaso torto, il quale vale per destillar 
quelle cose, che non si possono levare in alto. 
Il vaso recipiente è per lo piu una ampolla di vetro co’l 
collo lungo, nella cui bocca si pone il naso del làbico, perche stia piu ferma, 
over dove torna piu comodo. 
 
Vasi circolari sono tali, che il vapore a vicenda ascende e dopo mutato in licori descende, come si 
dirà parlando di putrefare. 
Di questi è migliore quel vaso, che l’autore nomina di Hermete per mio 
giudicio, dalla figura del pelicano, perche come è dipinto il pelicano, che co’l 
becco si punga il petto, cosi questo vaso ha due manechi, che sono cannellati, 
cominciati dalla sommità del capo scendeno come un mezzo cerchio 
ripiegandosi quasi nel principio del ventre, la qual figura quantunque con 
difficoltà si può haver da i vitrari: tuttavia è la migliore di tutte, per fare la 
circulatione, ma non si potendo avere, usaremo la bozza co’l làbico cieco senza 
labro,overo un vaso intiero di vetro, che sia stretto nel mezo, e che da 
principio del ventre habbi un brieve canale, per loquale si possa infondervi l’humore, e cavarlo, le 
figure d’amedue trattaremo nel trattato della quinta essentia, e ragioneremo nel scrivere di altri 
vasi, e fornaci in questopera. Le forme de i vasi sono diverse, e quasi infinite molto usate da 
Chimisti. Silvio. Chi vuole intendere i nomi de diversi vasi, legga Brunsuiscense, Riffio, Andrea 
Lonicero, e altri. Ciascuno si potrà fare quei modi che vorrà, dove si lavora in vetri, come si 
veggono tra Svizeri vicino a Scafusia, e non longi da Basilea, e Sedlodoro. Ma si fanno ottimi in 
Venetia di vetro bianco, il che non si puo fare appo noi. Cerca l’Aludele, leggi Gebro della somma 
perfettione 1.4.4.4. e nel libro delle fornaci. Alberto lo chiama Alutel, cioè vaso per le destillationi: 
e cosi dice Bulcasi. Il medesimo comanda, che si soblimi l’arsenico in padella vetriata, la cui forma 
descrive Adhichbardic, nel capo di soblimare. Alutel per th. È lambico usato da Alchimisti nelle 
destillationi. Belluense. 
 

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    22/55 
DEGLI ALAMBICCHI E DELLE LORO DIFFERENTI REALIZZAZIONI91 

L’Alambicco è normalmente un vaso di rame stagnato o di altro materiale, che serve ed è 
essenziale a tutte le operazioni della Distillazione. 
Si contano nove tipi di Alambicchi, che differiscono tutti per il materiale o per la forma. 
L’Alambicco ordinario col refrigerante, l’Alambicco di terra, quello di vetro, l’Alambicco a 
bagnomaria, a bagno di vapore, l’Alambicco con la serpentina, con la caldaia, la storta e il vaso di 
incontro. 
Come ciascuno di essi è costruito differentemente, anche ciascuno è utilizzato per usi diversi. 
L’Alambicco è generalmente composto di due parti principali; una inferiore che è chiamata pera, 
l’altra superiore che è chiamata capitello. 
La parte inferiore è composta di due pezzi; la prima si chiama cucurbita o matraccio; la seconda 
corona. 
 
Il matraccio o la parte inferiore della pera, è una specie di contenitore più o meno grande secondo 
la forma dell’Alambicco, dove normalmente si mette il materiale da distillare. 
 
La corona o parte superiore della pera, è un’altra specie di contenitore, che si congiunge al 
matraccio e da cui non si separa mai: egli termina a forma di imbuto ed alla sua estremità ha un 
piccolo collo o tubo, che si adatta alla parte superiore dell’Alambicco per un altro collo o tubo. Si 
distingue il matraccio dalla corona, perché i materiali che si vogliono distillare, non devono mai 
superare la separazione fra questi due pezzi per le ragioni che si diranno appresso. 
 
La parte superiore dell’Alambicco è chiamata capitello e si compone di sei pezzi92. 
 
1) Il collo che i Distillatori chiamano spiraglio o comignolo, è un lungo canale che si adatta per il 
basso al collo della corona e per la parte alta alla testa di Moro. 
È opportuno fare osservare che più è lungo il comignolo e più perfetta è l’operazione; il motivo è 
che le flemme ricadono, avendo da fare un maggiore sforzo per salire con gli Spiriti. Un lungo 
comignolo equivale, pressappoco, ad una serpentina. 
Ci sono degli Alambicchi il cui collo si unisce all’incoronamento per avvitamento; ma questa 
costruzione è sempre dannosa, perché queste parti non si separano facilmente, nel caso in cui si 
sia dimenticato qualche cosa nella ricetta, o che sopravviene qualche incidente come il fuoco od 
altro. 
 
2) La testa di Moro è la parte più elevata dell’Alambicco: è un coperchio di rame stagnato con la 
forma di un cranio, composta di due parti convesse, l’una in fuori, l’altra in dentro. Quella che è 
superiore serve a fermare gli Spiriti da dove essi ricadono nella parte interna, che si chiama 
serbatoio, che per la sua convessità li trattiene93, e da dove colano attraverso il becco o il tubo [di 
uscita] nel recipiente che vi è attaccato94. 

91
da “Traité raisonné de la distillation” di M. Déjean, Distillateur, Parigi, 1753
92
il numero di “sei pezzi” è riportato nel testo originale, anche se poi ne indica solo quattro
93
in “Della Magia Naturale”, 1558, Giambattista della Porta, descriveva la raccolta delle gocce che si
formano a contatto del vapore con le pareti a più bassa temperatura, nel seguente modo:
« Noi empiremo prima uno gran vase di rame concavo à guisa di una balla, che habbia il collo lungo, nel
quale accomodaremo il cappello, e dandogli il fuoco sotto, faremo risolver l’acqua in vapori, che riempirà tutti
i vacui, e venghi in alto, questa essalatione vaporosa subito che tocca la freddezza del cappello, e tocca il

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    23/55 
 
3) Il recipiente è un vaso ordinario di vetro, di cui l’apertura è stretta, che si sigilla con il becco o il 
tubo per impedire l’evaporazione. Poiché serve a ricevere ciò che distilla, lo si prende di vetro per 
sapere se gli Spiriti sono puri o nebulosi. Egli deve essere del minor volume possibile, per 
rapportarlo alla quantità che si distilla, per evitare le complicazioni. 
 
4) Il refrigerante è un bacino alla sommità dell’Alambicco nel quale è racchiusa la testa di Moro: 
serve a raffreddare, e va riempita d’acqua per [ottenere] questo effetto; successivamente 
parleremo del suo uso e delle sue necessità. 
I grandi Alambicchi come le caldaie si raffreddano differentemente; si fa passare il tubo di uscita 
del capitello attraverso una botte piena d’acqua, e si raffredda la testa di Moro con uno 
strofinaccio o un panno bagnato. 
 
Al refrigerante si mette una fontana95 per fare scolare l’acqua, quando è troppo calda, e per 
sostituirla con dell’altra fresca. 
 
L’Alambicco di terra è un vaso di grès a forma di botte, di cui la sommità termina a punta e su cui si 
adatta un capitello di vetro. Non si usa molto, che per [lavorare] dei materiali con un odore forte, 
e che lasciano delle sensazioni troppo inerenti96. L’uso è pericoloso97 perché è molto difficile a 
raffreddarlo e d’altronde non può servire molto che ad una sola operazione. 
 
L’Alambicco di vetro è assai simile al precedente per tipo di costruzione; ma non se ne può fare 
uso che a bagnomaria. Lo si mette in una bacinella o una vaschetta di rame su un fornello; questa 
bacinella, essendo piena di acqua calda, scalda i materiali da distillare. Questo alambicco ed il 
metodo di distillazione a bagnomaria è eccellente per le quintessenze, le acque semplici e per 
tutte le cose che si distillano poco alla volta. A causa della sua fragilità, non avendo un 
refrigerante, lo si raffredda con dei panni bagnati. 
 
L’Alambicco a bagno di vapore è l’Alambicco ordinario; ma posto su una bacinella riempita a metà 
di acqua che si fa sempre bollire e con il vapore si scalda la cucurbita e i materiali. Questa bacinella 
su cui si mette deve avere delle aperture per rimettere l’acqua a mano a mano che diminuisce per 
evaporazione.  
 
L’operazione avviene prontamente e si può distillare molto con questo metodo: è eccellente per le 
acque odorose, per l’acquavite e per fare lo spirito di vino. 
 

vetro, si congela in ruggiada nelle sue margini; lande scorrendo giù per le volte del cappello, si volge in
acqua, e per un canale aperto, che stia attaccato in quello, se ne vien fuori à gradivi. »
94
altri Autori precisano che la parte convessa in dentro deve avere la funzione di una grondaia ed essere
leggermente inclinata verso l’apertura del becco. Vedi anche “La Distillazione Araba” della Prof.sa Jolanda
Guardi dell’Università di Milano
95
rubinetto di uscita
96
probabilmente si voleva intendere che l’alambicco rimane impregnato, come normalmente avviene,
dell’odore proprio del vegetale aromatico che si lavora
97
forse la pericolosità poteva derivare da una possibile esplosione, dovuta ad ad un eccesso di pressione
interna all’alambicco, per la presenza di vapori che non riuscivano ad uscire dal becco o a condensare sulle
pareti del capitello

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    24/55 
Quello con la serpentina è simile all’Alambicco ordinario, eccetto che alla sommità del capitello si 
mette un lungo tubo tortuoso di stagno sostenuto da due piatti: è il migliore di tutti per purificare 
gli Spiriti. Questo uso serve a rettificare, ma l’operazione è lunga. C’è un’altra serpentina che si 
chiama berretto d’ussaro ma è equivalente a questo e quindi non ne parleremo. Come normale 
questa serpentina non ha un refrigerante, e la si raffredda con uno straccio bagnato. 
 
La caldaia è un grande Alambicco che è sempre messo in una fornace a causa della sua grandezza. 
Poiché non può avere un refrigerante perché sarebbe di un volume troppo grande, lo si raffredda 
facendone passare il becco del suo capitello attraverso una botte riempita d’acqua. 
 
La storta è un Alambicco di costruzione arbitraria, normalmente di ferro battuto o di grès per 
resistere all’azione del fuoco: lo si usa per le distillazioni più violente. 
 
Il vaso di incontro è composto da due matracci applicati98 alla loro apertura e lutati99 esattamente. 
L’uso di questa specie d’Alambicco è per l’estrema rettificazione dei liquidi che si vogliono 
spogliare di tutte le flemme. 
 
Lemeri100, nella sua terza parte del corso di Chimica, pensa che ci si serva del vaso di incontro per 
incorporare gli Spiriti; io penso al contrario che è per rarificarli più a lungo. Il vaso di incontro 
essendo posto su di un fuoco dolce, questo calore fa salire gli Spiriti al secondo matraccio, che per 
la sua freschezza li fa ricadere: in questi differenti movimenti, tutto ciò che può restare delle parti 
grossolane, si attacca alle pareti dei due matracci, ed il liquido si rettifica sempre più. 
 

98
congiunti
99
sigillati
Descrizione della lutazione: “La violenza del fuoco fa spesse volte fondere le Ritorte di Vetro nel Fornello di
Riverbero; e per ciò è meglio di coprirli d’una pasta che, doppo sarà seccata, sia abile per sostenere e
conservare la materia che vi si è posta per distillarla. Questa pasta si chiama Luto, cioè Fango: si farà nel
seguente modo. Piglia della Sabbia, della Spuma di ferro, della Terra pingue ò Argilla pulverizati, di ciascuno
cinque libre, del Fimo di Cavallo tagliato minuto una libra; del Vetro pestato, e del Sal Marino, di ciascuno
oncie quattro, mescola ogni cosa insieme, e fanne una pasta con sufficiente quantità d’acqua, della qual
pasta ò Luto si coprirà d’intorno la Ritorta fino alla metà del collo, poi si metterà à seccar all’ombra. Questo
medesimo Luto può servire per chiudere le gionture del collo della Ritorta con il Recipiente: ma perché nel
seccarsi s’indurisce molto, e diventa difficile da distaccarsi, bisogna inzupparle con pezze bagnate, quando
si vuole separar il Recipiente dalla Ritorta.
Il Luto del quale mi servo ordinariamente in questa occasione, non è composto se non di due parti di Sabbia,
ed una di Terra pingue, impastate insieme con l’acqua.
Per le gionture de Lambicci, si adopra la Colla comune sopra la Carta, ma quando si fa distillare qualche
cosa assai spiritosa, come lo Spirito di Vino, bisogna servirsi della vesica bagnata, che porta seco una colla
facilissima ad attaccarsi, e se questa vesica vien rossicata dalli Spiriti, si ricorrerà alla Colla seguente. Piglia
della farina, e della Calcina bagnata, di ciascheduna una oncia (32 g), del Bolo pulverizato mezzo grosso (2
g), mescola il tutto, e formane una pasta liquida, con una sufficiente quantità di bianchi d’ova bene battute
con un poco d’acqua.
Questa pasta può servir ancora per stroppar le fissure de vasi di vetro; bisogna applicarne tre ordini, l’uno
sopra l’altro, con fascie di carta.
Sigillare Ermeticamente non è altro che chiudere l’imboccatura ò collo d’un vaso di vetro con tanaglie
infocatr. Per far questo si scalda il collo con carboni ardenti, che se li avicinano à poco à poco; si augumenta
e si continua il fuoco finche il vetro sia vicino à fondersi: Si serve di questo modo di stoppar i vasi, quando vi
si è posta dentro qualche materia facile à esaltarsi, che si vuol far circolare.” [dal “Corso di Chimica” di Nicolò
Lemery, tradotto da Nathan Lacy di Londra, Torino 1695]
100
Nicolas Lemery (1645 - 1715) fu tra i principali protagonisti francesi dello sviluppo della chimica (ed in
particolare di quella farmaceutica)

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    25/55 
NOMI DEI VASI101 

 
A. vescica 
B. cucurbita 
C. matraccio 
D. matraccio a fondo stretto 
E. alambicco a becco 
F. alambicco cieco 
G. alambicco cieco 
H. campana o campanello 
I. ritorta o storta 
K. alambicco con becco a triplo stadio 
L. recipiente 
M. e N. cucurbita e alambicco di rincontro (gemelli) 
N. e P. ritorta bocca contro bocca 
Q. lingottiera 
R. pellicano a due ance 
S. aludel a forma di cilindro 
T. e V. crogioli 
 

 
 

101
da “Les elemens de chymie », M. Ian Beguin, Lione, 1665

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    26/55 
LA VARIETÀ DEI VASI CHE SERVONO PER LE OPERAZIONI CHIMICHE102 

Per ben condurre delle operazioni Chimiche, bisogna essere ben muniti degli strumenti & dei vasi 
necessari; ci sono pochi tipi di materie che possono essere preparate a fuoco nudo, si è obbligati a 
metterle in qualche vaso adatto che si posa con destrezza sul fuoco, che si governa direttamente 
seguendo il buonsenso e l’intenzione dell’artista. 
I vasi sono da considerare, o secondo il loro materiale o secondo la loro forma: il materiale deve 
essere scelto ben pulito & rinserrato, che non possa essere penetrato, & che possa cedere 
minimamente le sue qualità al medicamento, come sono principalmente il vetro, terra refrattaria, 
& il grès; il rame & lo stagno  possono servire qualche volta alla distillazione e preparazione dei 
vegetali: tuttavia è necessario stagnare i vasi di rame per impedire che essi cedano rapidamente la 
qualità vetriolica103, nociva ai medicamenti. 
La diversità della forma dei vasi di cui ci si serve nella Chimica è pressoché infinita: noi ne 
parleremo tuttavia di quelli che sono necessari in laboratorio, & lasceremo a ciascuno la libertà 
d’inventare quelli che egli giudicherà propri al suo scopo. 
Ci si serve delle cucurbite fatte con la terra o con il vetro coperte dal loro elmo o alambicco, che si 
pongono nel bagnomaria di cenere o di sabbia per la distillazione per ascensione, come anche 
della vescica o cucurbita di rame stagnato, il cui fondo deve essere riempito d’acqua fresca, che si 
deve rinnovare spesso durante la distillazione. La vescica di rame con la testa di moro & cannuccia 
passante per un barile pieno d’acqua è una condizione necessaria per distillare gli olii aromatici dei 
vegetali che sono pesanti, come quelli della cannella, legno di rose, di gerofles, che scendono sul 
fondo dell’acqua, e altre di questa natura che scendono sul fondo dell’acqua, & difficilmente 
salgono lungo il refrigerante alto. Per distillare le erbe non aromatiche, la cui virtù consiste in un 
sale assai fisso, è necessario che il laboratorio sia fornito di una cucurbita di tipo bassa & larga, che 
può essere di rame, ma il suo alambicco deve essere di stagno, e questo strumento deve essere 
posto sul fornello di sabbia rappresentato nella terza tavola. 
 
Le storte, o ritorte servono alle distillazioni che sono à costé, gli artisti hanno inventato questa 
sorte di vasi per la distillazione di materiali che non inviano facilmente i loro vapori in alto. 
 
Per la distillazione discendente si hanno dei vasi di terra che entrano gli uni negli altri: è necessario 
che quello più in basso sia messo dentro la terra fino all’imboccatura, che ha sul suo collo un 
piccolo coperchio forato in più posti, per impedire che la materia contenuta nel vaso superiore 
non cada nell’inferiore: Questo tipo di distillazione conviene principalmente per i legni, i quali on 
ache & enferme nel vaso superiore, che si pone, l’apertura in basso, sul vaso sottostante, avendo 
come detto, nel suo collo un coperchio forato; & bisogna che l’apertura del vaso superiore entri 
nell’apertura del vaso inferiore, che in seguito è da lutare (sigillare), per poi mettere dolcemente il 
fuoco attorno al vaso che è fuori terra, per poi aumentarlo fino a che il vaso divenga rosso; così 
che il fuoco agisca sui legni facendo fondere i principi liquefabili dello stesso & li faccia colare per i 
fori del coperchio; che è ciò che chiamiamo distillazione per discensorio. 

102
da “Traitè de la Chymie” di Christophle Glaser, seconda edizione, Parigi, 1668
103
il Vetriolo è il nome comune di alcune sostanze cristallizzate, di aspetto vetroso. Dal punto di vista chimico i vetrioli
sono dei solfati: il vetriolo azzurro è solfato di rame (CuSO4), il vetriolo verde è solfato di ferro (FeSO4) e il vetriolo bianco
è solfato di zinco (ZnSO4)

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    27/55 
Bisogna avere dei grandi recipienti o palloni capaci di contenere gli spiriti che escono da certi 
materiali in abbondanza, & con impetuosità. Ciò perché essi devono essere fortemente grandi per 
meglio contenere tali spiriti. 
 
I Matracci sono anche adatti per digerire, & estrarre. 
Si chiamano vasi di incontro due Matracci con il collo dell’uno nell’altro, servendo quello inferiore 
a contenere il materiale, & il superiore a ricevere gli spiriti, & a rinviarli in basso per meglio aprire 
(separare) e digerire la materia: questo vaso serve a delle operazioni sort belles, & per delle cose 
ben sottili:  c’è ancora un altro tipo di vaso di incontro, che è una cucurbita coperta con un 
capitello cieco o senza becco, che può servire per materie meno penetranti: l’uno e l’altro devono 
essere esattamente lutati (sigillati) nelle loro giunture. 
 
Il pellicano è un altro tipo necessario per gli spiriti che si vuole corporificare104, o per i corpi che si 
vogliono volatilizzare con la circolazione. 
Non si potrebbe fare a meno degli aludels105, & vasi sublimatori di diversi pezzi, posti e sboccati 
l’uno sull’altro: il materiale che si vuole sublimare è contenuto nell’ aludel, i vasi che sono sotto 
devono essere lutati nelle giunture; ma perforare a giorno per dare passaggio ai fiori che si 
elevano per mezzo del fuoco, alla riserva del più alto che serve da capitello chiuso, all’interno del 
quale come degli altri i fiori si attaccano, che si raccolgono, dopo aver deflutato delicatamente i 
vasi, & tanto più il vaso è elevato, tanto più puri ne sono i fiori, e quelli che si trovano nel capitello 
più alto sono sempre i migliori, & così abbassandosi, & diminuendo. 
 
Si deve essere provvisti di crogioli, & recipienti di terra coperti, per calcinare, cementare, 
coppellare, fondere, & altro, come così dei piccoli culottes de terre, per sostenere & riprendere i 
crogioli dal fuoco; il laboratorio non deve essere sprovvisto di un cono di ferro per gettare le 
regole d’antimonio106, & altri materiali minerali: perché la separazione è molto accurata in questo 
tipo di strumento, in cui le regules cadono al fondo delle scorie, e si ammassano in culote 
appuntite, molto facile a separarle dalle loro immondizie: oltre a ciò si risparmiano molti crogioli 
versando le regule fuse nel cono; perché senza questo strumento si dovrebbe lasciare raffreddare 
la massa nel crogiolo, poi romperlo, per estrarre & separare la materia con pena & perdita; che si 
può evitare en vuidant le creuset dans le cornet; E in questo modo uno stesso crogiolo può servire 
a più scopi. 
 
Si deve essere provvisti di escuelles, terrine, & bacinelle, per fare evaporare, cristallizzare, 
liquefare per deffaillance, & per molte altre operazioni, imbuti di vetro, delle bottiglie adatte per 
portare tali imbuti, & ricevere i liquidi che si vogliono filtrare, o passare per tali imbuti, & d’una 
infinità di bottiglie e vasi di vetro, & di maiolica, di tutte le grandezze, & maniere, per conservare le 
preparazioni. 
 
Qui non specificherei una infinità d’altri strumenti, come mortai di ghisa, di ferro, di marmo, & di 
vetro, vasi di rame o di terra per il bagnomaria & altri, spatole, bilance, anelli di ferro per portare 
dei filtri a colare, cucchiai di ferro, pinzette, grandi tenaglie & altro, di cui un laboratorio deve 
essere ben fornito: non parlerò proprio di una infinità di vasi che gli artisti inventano tutti i giorni, 

104
corporificare: dare corpo a chi non ne ha
105
aludel : nome chimico di certi vasi senza fondo , che si pongono l’uno sopra l’altro in forma di tubo per le operazioni
che si fanno con il fuoco
106
frammenti di antimonio metallico

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    28/55 
per delle operazioni particolari, che sarebbero impossibili da descrivere per elencazione, è 
sufficiente la descrizione fatta dei più adatti per venire a capo di tutte le operazioni della Chimica. 

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    29/55 
Spiegazione delle figure dei vasi 
 
 
 

A. Grande matraccio, contenente le materie che 
servono per la rettifica degli spiriti e la 
sublimazione dei sali volatili. 
 
B. Alambicco o capitello col suo becco, avente 
l’imboccatura stretta e proporzionato al 
matraccio che lo porta, e adattato per ricevere 
gli spiriti ed i sali volatili che salgono dal di sotto.
 

 
 
 
 
 
 
 
C. Pellicano o vaso circolatorio fatto di un sol 
pezzo. 
 

 
 
 

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    30/55 
D. Corpo o vescica, col refrigerante di rame 
stagnato internamente per ricevere i vapori che 
salgono, contenente le materie che si vogliono 
distillare. 

E. Capitello del refrigerante, di rame stagnato 
internamente per ricevere i vapori che salgono, 
contenendo separatamente dell'acqua fredda, 
per trasformare in liquido i vapori che salgono. 
 
F. Piccolo recipiente, per ricevere i liquidi 
distillati, posto su di uno sgabello, dove tra i due 
c’è una ciambella rotonda di paglia per fermare 
il fondo del recipiente. 

 
 
 
G. Grande recipiente o pallone, per raccogliere 
gli spiriti che si volatilizzano con il fornello di 
riverbero.   
 

 
 
 
 
H. Piccolo matraccio per usi diversi. 
 

 
 
 

I. Alambicco o Capitello di vetro, col suo becco, 
per le distillazioni. 
 
K. Cucurbita o zucca, che può essere di vetro, 
terra, o stagno, o di rame stagnato, che contiene 
 
le materie. 
 
 

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    31/55 
 
L. Alambicco cieco o capitello senza becco. 

 
 
 
M. Storta o ritorta. 
 

 
 
 

N. Corpo dell'aludel, contenente le materie che 
si vogliono distillare dai fiori secchi, avente in 
alto da un lato una piccola porta, col suo tappo 
per l'introduzione delle materie. 

O. O.O. Tre vasi aperti sopra e sotto, posti uno 
sull'altro sull’aludel, e lutato alle giunture. 
 
P. Capitello lutato alle giunture, da mettere sui 
vasi, posti uno sull'altro, dell’aludel, 
 

 
 

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    32/55 
 
 

Q. Vescica di rame, stagnata internamente, che 
contiene “l'acqua di vita” che si vuole rettificare.

RRR. Testa di rame stagnato internamente che è 
posata sulla vescica, sulla quale è saldato un 
canale a forma di serpente, adatto a convogliare 
gli spiriti verso l’alto e che ha al di sotto un 
imbuto, anche lui saldato, su cui si adatta un 
alambicco di vetro. 

S. Alambicco di vetro proporzionato all'imbuto, 
per ricevere lo spirito e condensarlo in liquido 
per mezzo dell'aria fredda. 

T. Recipiente [di raccolta] per lo spirito che 
distilla. 
 
 
 
 
 
 
 
 
U. Imbuto di vetro. 
 

 
 
 
 
 

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    33/55 
DEI VANTAGGI DI CIASCUNA DISTILLATIONE IN PARTICOLARE 107 

 […] abbiamo parlato in generale delle differenti specie di distillazioni: andiamo ora a parlare in 
particolare dei vantaggi di ciascuna, e in quale circostanza ci si serve dell’una o delle altre. 
 
Per distillare, bisogna riempire l’alambicco delle ricette da distillare, e metterlo sul fuoco o nelle 
materie adatte a produrre questo effetto; ciò lo andremo a spiegare più ampiamente. 
 
Come si distilla all'alambicco ordinario col refrigerante 
Questo modo di distillare è il più comune e il più pronto, ed uno dei più proficui, perché è quello 
che costa di meno a prepararlo e richiede meno tempo. 
 
Per distillare con l'alambicco ordinario, bisogna cominciare con lo sciacquare bene la pera, per 
togliere ogni odore o gusto che potrebbero averci lasciato le ricette precedenti, ed asciugare bene. 
Si fa così, si riempie la cucurbita con la ricetta che si vuole distillare, avendo attenzione che non 
superi l'altezza della cucurbita stessa, ovvero la metà della pera intera, affinché le ricette abbiano 
abbastanza gioco nel ribollire, per non intasare il collo o l’apertura dell'alambicco. Si avrà la stessa 
attenzione per il capitello, che bisogna sopratutto asciugare bene, a causa di alcune gocce di olio 
essenziale che si attaccano lungo il collo del capitello, poichè capita spesso, che quando resta 
dell’umidità nel serbatoio, all’inizio della distillazione si forma una nebbia, che se si vuole separarla 
dal resto, si perde una parte del profumo, e del più squisito. Se si cambia ricetta, verificare che il 
vostro alambicco non contenga dell’olio essenziale che non mancherebbe di cedere il suo gusto 
alla vostra nuova ricetta, allora si riempie semplicemente l’alambicco con l'acqua, e si distilla; così 
si trascinano le parti oleose, e si mette il vostro alambicco in condizione di fare l’operazione che si 
vuole. Ciò si chiama purgare l’alambicco. 
 
Fatto ciò, si luterà con molta cura le due parti dell'alambicco con della buona carta grigia che si 
incollerà bene, e la si metterà ben presto sul fuoco, per paura che una troppo lunga infusione non 
faccia perdere qualche cosa della sua qualità al liquido che si distilla. 
 
Siccome questo alambicco distilla a fuoco nudo, l'operazione è [quella] più rapida fra tutte le altre. 
Bisogna fare bene attenzione al grado di fuoco, perché ogni ricetta richiede una condotta 
differente. Bisogna cambiare l'acqua al refrigerante che si scalda ogni tanto, e rinfrescare l’intero 
alambicco, se il caso l'esige, e su tutto il becco, perché il raffreddamento dona della qualità agli 
spiriti. 
 
Il raffreddamento abbatte la flemma, e gli spiriti ne sono più puri: il recipiente è in sicurezza, senza 
temere l'evaporazione degli spiriti attraverso la sigillatura [l’attacco] del becco col recipiente. 
 
Come si distilla sulla sabbia, ed in quali casi bisogna servirsene 
Sulla sabbia si distilla in due modi; per primo, coprendo il fuoco con la sabbia, o con della cenere, 
nelle ricette che richiedono questa precauzione. Questo metodo è essenziale per la Digestione; è 
di un grande uso per la perfetta rettifica degli spiriti col vaso di incontro. La sabbia è 

107
da “Traité raisonné de la distillation” di M. Déjean, Distillateur (pseudonimo di Antoine Hornot), 1753
[traduzione dell’Autore]

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    34/55 
assolutamente necessaria per moderare l'azione del fuoco quando è troppo violento, e quando la 
materia si rapprende [concentra] affinché le ricette non brucino in fondo all'alambicco. 
 
Il secondo modo di distillare sulla sabbia, e che è necessario in parecchie circostanze, è di 
prendere della sabbia di fontana più fine che si può trovare; dopo averla lavata bene, la si mette in 
fondo all'alambicco, per un’altezza di circa tre dita, si riempie poi la cucurbita con la ricetta che si 
vuole distillare. In questo modo, in certi casi si evita di mettere dell'acqua, oppure di non metterla 
proprio, come per distillare le acque aromatiche, dei fiori, ecc. La sabbia messa in luogo impedisce 
di bruciarli: parimenti per il grano che si vorrebbe distillare per fare l'acquavite. 
 
Quando l'operazione sarà completata, bisogna lavare bene e pulire questa sabbia, per paura che il 
gusto o l'odore che avrà contratto non si comunichi ad un'altra ricetta che non avrebbe niente in 
comune con la precedente. 
 
Come si distilla a bagno Maria: vantaggio di questo modo di distillare 
L'uso di distillare a bagno Maria è, in parecchi casi, uno dei modi migliori. L'operazione ne è la più 
perfetta, e non è soggetta a quasi nessuno degli incidenti che arrivano così frequentemente 
quando si distilla a fuoco nudo. 
 
Per distillare delle acque aromatiche, dei fiori, dei frutti con la scorsa, delle piante aromatiche, e di 
altre cose di questa specie, senza mettere nell'alambicco né acqua né acquavite, è assolutamente 
necessario servirsi del bagno Maria; perché in tutte le altre distillazioni a fuoco nudo, le ricette 
brucerebbero.. 
 
Per distillare a bagno Maria, ci si serve abitualmente di un alambicco di vetro che si pone in un 
catino di airin; questo catino deve essere almeno dell'altezza della metà della pera: in fondo a 
questo catino si mette di solito una piccola corona o cavalletto su cui l'alambicco poggia, affinché 
non tocchi il fondo del catino, perché facendo bollire l'acqua si scosterebbe sui lati, lasciando il 
fondo a secco, esponendo le ricette a bruciare. 
 
L'uso del bagno Maria è molto eccellente per le cose che si vuole distillare con poca acquavite; ma 
se ci si serve di un alambicco di rame, sarà bene guarnire il fondo di sabbia, affinché il liquore 
distillato non prenda di cattivo gusto. È anche buono per la rettifica degli spiriti, a causa del 
pericolo di questa operazione a fuoco nudo. 
 
Se la distillazione si può fare anche a fuoco nudo, ci si potrà servire solamente di quella, 
considerando il vantaggio considerevole che ha di ovviare a tutti gli incidenti, e di contribuire a 
perfezionare il prodotto. 
 
In quali casi ci si deve servire degli alambicchi di terra e di vetro: vantaggi ed inconvenienti del 
loro uso. 
Al capitolo abbiamo parlato degli incidenti e degli inconvenienti dell'alambicco di terra: ciò che ci 
resta da dire, è che questo deve servire solamente per le materie con odori forti o cattivi, e che ce 
se ne serva soltanto una sola volta, a meno che non siano [da usarsi] per le ricette dello stesso 
tipo. 
 

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    35/55 
Siccome questo alambicco è molto difficile da condurre, se ne consiglia l'uso solo nel caso di cui 
sopra. 
 
Siccome con questo alambicco si distilla quasi sempre a fuoco nudo, bisogna avere per ciò un 
fornello dove si possa mettere a poco a poco del fuoco, a causa degli inconvenienti ai quali è così 
soggetto. 
 
L'alambicco di questo [tipo] è di una condotta molto più agevole, dato che è sempre posto in un 
bagno Maria. L'uso ne è per le acque di fiori e le quintessenze; egli sarà il migliore di tutti, se 
l'operazione non è un poco lunga. 
 
Come questo tipo di alambicco difficilmente si può usare un refrigerante, [quindi] occorre mettere 
sul capitello un pezzo di stoffa bagnata, da cambiarsi spesso per raffreddarlo. 
 
Bisogna osservare ancora di non mettere un recipiente molto grande a questo alambicco, a causa 
della fragilità del becco. 
 
Vantaggi della distillazione con il serpentino. 
È pressappoco lo stesso che quella dell'alambicco ordinario, se non fosse che questa fa 
l'operazione infinitamente più perfetta; tiene conto anche della rettifica. La costruzione che ne 
abbiamo dato, basta per informare i nostri lettori dell'effetto che produce a questo riguardo; 
perché quando questa distillazione è ben condotta, e che si ha cura di raffreddare il serpentino, la 
freschezza, oltre le sinuosità di questo strumento, rende impossibile l'ascensione delle flemme, e 
di conseguenza gli spiriti che si tirano salgono estremamente puri e rettificati. 
 
Questo alambicco è più in uso tra i curiosi e i dilettanti della distillazione che da parte dei 
distillatori, a causa dell'eccessiva lunghezza di questa operazione; ed io non consiglio di servirsene 
che per i liquidi estremamente fini, o per la rettifica degli spiriti. 
 
Vantaggi con la distillazione a bagno di vapore. 
È pressappoco lo stesso che quella del bagno Maria, e la si adopera pressappoco nelle stesse 
circostanze; ma ha sul bagno Maria il vantaggio di fare più prontamente l'operazione. Lémery, 
nella prima parte del suo corso di chimica, assicura che con il bagno di vapori l'operazione è 
ancora  più perfetta. 
 
Comunque sia, l'uso non è meno buono di quello del bagno Maria; quando si distilleranno delle 
acque aromatiche o fiori, bisognerà mettere della sabbia al fondo, per impedire che il liquore non 
contragga il gusto del rame. 
 
Dei casi in cui ci si deve servire del letame, della vinaccia e della calce. 
Ci si serve abitualmente di tali materie per mettere la ricetta in digestione; non sono in grande uso 
per i distillatori che per questo effetto si servono delle ceneri calde, o di un fuoco ben coperto. 
 
Se ci si serve del letame, bisogna prendere quello più caldo, vale a dire, quello di cavallo o di 
pecora, e proporzionare il mucchio al caldo che si vuole dare. La calce deve essere viva; e se il 
caldo deve essere più moderato, ci si serve di calce polverizzata ed esposta all'aria per qualche 
tempo, così per la vinaccia; ma ciò che bisogna osservare, è che, qualunque modo ci si serva dei 

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    36/55 
tre che abbiamo appena detto, bisogna osservare che questa digestione si faccia in un luogo ben 
chiuso e ben coperto. 
 
Ecco sulla distillazione i differenti modi di distillare; ciò che abbiamo creduto di dovere dire, per 
non lasciare nulla di ignorato ai nostri lettori, e metterli in condizione di scegliere, o per la 
preparazione, o per l'operazione stessa, ciò che giudicheranno più adatto alle circostanze in cui si 
troveranno. 
 
 
   

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    37/55 
DE FORNELLI E DE VASI PROPRIJ PER OPERARE NELLA CHIMICA108 

Il mio intento non è di raccontar qui con estezza tutte le specie de Vasi e de Fornelli che gli Artisti 
hanno inventato per lavorar in Chimica. Ve ne sarebbero à bastanza per fare un gran volume: Io 
descriverò solamente quelli con li quali si può arrivare à far tutte le operationi, rimettendo i 
Curiosi, che ne vorrebbero più minutamente essere instruiti, alli Laboratorij, dove apprenderanno 
più sopra questa materia che non farebbero nel consultare tutti i Libri. Eccone dunque i principali. 
Il Fornello che è più in uso appresso i Chimici è quello che si chiama di Riverbero. Dev’esser egli à 
bastanza grande per poter mettere in esso una gran Ritorta che serve alla destillatione de Spiriti 
Acidi, e di molte altre cose: Questo Fornello dev’esser fisso: si comporrà di mattoni, che si 
congiongeranno assieme con il lutto fatto d’una parte d’Argilla, e l’altro tanto di simo di Cavallo, e 
di due parti di sabbia, il tutto imbevuto nell’acqua: Li mattoni sarranno posti in ordine duplicato, à 
questo fine che il Fornello essendo assai denso, il calore vi sia ritenuto più longo tempo; il Cineritio 
sarà alto un piede, e la porta rivolta, se si può, verso quella parte dalla quale vien l’aria, accioche 
nell’aprirla il fuoco si accenda ò s’aumenti facilmente: il focolare non sarà totalmente così alto: si 
metteranno di sopra due verghe di ferro della grossezza d’un pollice, le quali serviranno per 
sostentar la Ritorta, e s’inalzarà ancora il Fornello all’altezza d’un piede incirca, di modo che possa 
coprir la Ritorta. Si adattarà una cuppola ò coperchio di sopra, che havrà un buco nel mezzo, col 
suo epistomio109 o stoppatore, & un piccolo camino alto un piede, per metter sopra à questo 
bucco, quando egl’è aperto, e quando si vuole eccitare un gran calore: perche la fiamma, 
conservandosi per mezo di questo piccolo camino, si reverbera tanto più sopra la Ritorta. 
Questa cuppola sarà composta della stessa mistura che descriveremo parlando de Fornelli 
portatili. E necessario d’haver molti Fornelli della forma sopradeta: ma bisogna farli di varie 
capacità, per lavorar commodamente, conforme le grandezze del Vase che se li vuol collocar 
dentro; perche accioche il fuoco operi bene sopra una Retorta, bisogna che habbia solamente un 
dito di spatio d’intorno fra essa & il Fornello. Questi Fornelli possono servir ancora à destillare per 
il Refrigeratorio, à Bagni Maria, di Vapore, e di Sabbia, perche si può collocare l’Alembico di rame 
sopra le verghe di ferro, quando si vuol destillare per il Refrigeratorio. E facile di far il medesimo 
col Bagno Maria. Per quello della Sabbia bisogna collocare una Lastra di ferro, ò di Terra sopra le 
verghe, e mettervi dentro della Sabbia, accioche se ne possa intornare la parte di sotto, e i lati del 
Vase che si vuol scaldare. 
Si può ancora far un Fornello che contenga molte Ritorte, che si farà lavorare con un medesimo 
fuoco: Questo Fornello sarà composto come li precedenti; ma sarà grande di modo che le Ritorte 
vi possano essere collocate commodamente, e che il fuoco che si metterà per una sola porta nel 
focolare possa operare sopra tutti i Vasi. 
Per le fusioni, bisogna fabricar un Fornello della medesima materia e forma delli precedenti, 
eccetto che non bisogna metter le due verghe di ferro, che erano poste negl’altri per sostentar il 
Vase. 
Li fornelli portatili saranno composti d’una mistura fatta con tre parti di pignatte spezzate, ridotte 
in polvere, e due parti di terra pingue; il tutto imbevuto nell’acqua. La loro struttura sarà simile à 
quella de Fornelli di Riverbero. Si potrà ancora far de bucchi, per li quali possano introdursi verghe 
di ferro che sostenghino la Ritorta, accioche si possano esse levare facilmente, quando si vorrà 
adoprare questo Fornello, per mettervi à fondere qualche materia. Un Fornello di questa struttura, 

108
da “Corso di Chimica”, di Nicolas Lemery, tradotto da Nathan Lacy di Londra, Torino, 1695
109
epistomio: coperchio. Letteralmente:”oggetto che si mette sopra la bocca”

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    38/55 
che sia fisso ò portatile, è chiamato Fornello Polichresto110, perche egli può servire a tutte le sorti 
d’operationi. 
E utile ancora d’havere per le fusioni, un Fornello Portatile della medesima materia degl’altri: 
questo sarà tondo e collocato sopra un treppiede: havrà una sola graticola nel fondo, e sei registri, 
overo bucchi da lati, per dar maggior aria al fuoco: si farà una cuppola della medesima materia per 
mettervi di sopra, ed una spetie di piccolo camino di terra, da collocarsi sopra il bucco della 
cuppula, accioche la forza del fuoco si conservi più longo tempo. Vedine la Figura nella seconda 
Tavola. 
Si deve sempre far entrare la sabbia, ò le pignate spezzate, ò qualca altra cosa simile, nella mistura 
che serve alla struttura de Fornelli, tanto fissi quanto portatili, per impedire che non si faccino 
fissure nel seccarsi, perche queste materie rendono l’Argilla ò terra grassa più porosa, l’umidità 
ritrova assai più di facilità per uscirne. 
Si potrebbe ancora per la struttura de Fornelli fissi adoperare la calcina stemperata con la Sabbia, 
e mettervi delle Pietre in luogo de mattoni; ma perche è necessario nelle operationi d’aumentare 
ò diminuire la capacità del Fornello, per proportionarlo à i Vasi che si vogliono collocarvi dentro, la 
descrittione che habbiamo dato è la più commoda, perche si può facilmente rompere e rifare i 
Fornelli senza l’aiuto del muratore. 
Un piccolo fornello di ferro, con la sua Pignatta, ed un coperchio del medesimo metallo, è 
commodo per molte operationi: questa Pignatta può servire di Bagno Maria, e di Bagno di Vapore, 
quando non ve n’è altro: se ne può ancor servire per distillare per Alembico, à fuoghi, ò bagni, di 
sabbia, di cenere, ò di limatura di ferro. Vedine la figura nella prima tavola. 
Bisogna ancora havere un gran Fornello di ferro, sopra il quale si porrà un Bagno Maria di rame, 
per distillare à quattro Cucurbite in un’istesso tempo. Vi sarà nel mezo di questo Bagno Maria una 
pippa, la parte superiore della quale sarà fatta in maniera di Bevinello111, per mettervi dell’acqua 
calda in luogo di quella che si consumerà. Vedine la Figura nella Tavola terza. 
Quanto à Vasi bisogna elegerli, quanto si può, di Terra ò di Vetro, perche v’è pericolo che quelli 
che sono fatti di Metallo communichino la loro impressione à liquori che vi si mettono dentro: ma 
perche qualche volta si ha molta quantità di materia, che deve essere distillata in poco tempo, si 
adopra la Cucurbita di rame stagnato, perche lo Stagno è meno dissolubile del rame, e non ha si 
cattiva qualità. Sopra questa Cucurbita si adatta un Capitello fatto in modo di Testa, intorno del 
quale v’è una specie di Bacile, per contener l’acqua, che serve a raffreddare & à risolvere i vapori, 
che si sollevano quando la materia contenuta nell’Alembicco è riscaldata. Vedine la Figura nella 
Tavola seconda. 
Si può haver ancora una Pippa di rame stagnato di dentro, che si farà passare declinando à 
traverso d’una Botte piena d’acqua: e quando si vorrà destillar dell’Essenze, si adatterà l’estremità 
superiore al bucco del Capitello, e l’estremità inferiore al recipiente: ma bisogna haver cura di 
ligerire e di vuotar la Botte dell’acqua di mano in mano che si scalda, per raffreddare il liquore che 
si distillarà; e per quest’effetto si sarà fatto un bucco nella parte bassa della Botte che sarà 
stoppato con un pezzo di legno che si possa levare e rimettere ogni volta che si vorrà far uscir 
l’acqua. Quando si distilla per questa Pippa non v’è bisogno di metter l’acqua nel Bacile del 
Capitello che si chiama refrigerante. Così il capo di Moro sarà tanto à proposito per questa 
operatione quanto il refrigerante. 
Il Capo di Moro è un capitello di rame, stagnato di dentro, fatto in forma di Testa. Vedine la figura 
nella prima Tavola. 

110
policresto: “che serve a molti usi”
111
imbuto

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    39/55 
Molte Ritorte di varie grandezze sono necessarie in un Laboratorio: Quelle che sono di Terra grigia 
sono assai commode per distillar li Spiriti Acidi, perche resistono esse alla maggior violenza del 
fuoco, e non si fondono come il Vetro. I Vasi fatti di questa Terra hanno i pori tanto stretti quanto 
il vetro, e conservano li spiriti come esso. Quelli che non hanno Vasi de Terra devono coprire 
d’intorno le Ritorte di vetro con il lutto del quale parleremo doppo, quando vogliono distillare i 
loro Spiriti Acidi, à questo fine che in caso si fonda il vetro, il luto ritenga la materia. 
I matrazzi grandi e piccoli essendo adattati al becco degl’Alembici sono chiamati Recipienti: 
Qualche volta si mettono dentro materie che si vogliono porre in digestione. Sono ancora 
commodi per far molte sublimationi, e quando il collo d’un Matrazzo entra nel collo d’un altro, egli 
si chiama Vase di Rincontro, il quale s’adopra quando si vogliono far circulare qualche Spirito, e 
all’hora si lutano esattamente le gionture. 
Bisogna haver ancora Palloni di vetro che servino di Recipienti per molti Spiriti che si fanno 
destillare per la Ritorta: la loro capacità dev’esser ampia, accioche li Spiriti si possino circulare più 
facilmente. 
Le Cucurbite di Terra e di Vetro servono à molte operationi. Bisogna haver de Capitelli di vetro che 
habbino bocche di differente grandezza; perche bisogna proportionarli à i colli delle Cucurbite, e à 
quelli de Matrazzi. 
Li Canaletti per gettarvi dentro Metalli Fusi che si vogliono far congelare112, sono forme di ferro di 
diverse figure. Quella che serve alla Pietra infernale113 dev’esser composta di due pezzi che si 
congiungono con due piccoli Anelli di Ferro, e si getta la materia fora per la parte superiore fatta in 
figura di piccolo Bevinello. Vedi nelle figure nella Tavola seconda. 
Le Copelle114 sono Vasi porosi fatti in forma di piccola scutella, della quale si serve per purificare, e 
far prova dell’Oro, e dell’Argento: Si compongono con cenere ben lavata, overo con Ossi calcinati. 
Vedine la figura nella Tavola seconda. 
Si adoperano le Ceneri spogliate de loro Sali, più tosto che l’altre, per far questi Vasi, à fine di 
renderli più porosi. 
Non bisogna scordarsi de Bevinelli di Vetro; il Collo de quali sia longo come quello d’un Matrazzo, 
de piccoli Bevinelli, delle grandi e piccole Fiale, delle Pignate di Vetro e di Terra, di differenti figure; 
delli Croccioli, de Vasi di Terra, de Mortari di Vetro, ò di Pietra, ò di Marmo, d’uno Lavezzo, d’un 
Mortaro di Ferro, e degl’Aludelli, che sono pignate senza fondo congionte insieme, che si adattano 
sopra una Pignatta sbuccata nel mezo della sua altezza: Questi saranno per sublimare. 
 

112
raffreddare
113
nitrato d’argento
114
La coppellazione é l’operazione di dissoluzione della lega preziosa nel piombo fuso, su un crogiolo
chiamato coppella; tale coppella ha la proprietà di assorbire, durante la fusione, solo il piombo ed i metalli
non preziosi, concentrando i metalli preziosi in una pallina.

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    40/55 
Tavola prima 
 
  Fornello Grande di Riverbero 
   
  A. il Cineritio 
  B. il Focolare 
  C. la Ritorta sostenuta da due verghe di ferro 
D. la Cuppola 
E. il Pallone ò Recipiente 
F. Piccolo camino 
G. Cuppola separata dal Fornello 
H. Ritorta 
I. Piccolo Fornetto di Riverbero Fornito 
K. Piccolo fornello di fusione fisso 
L. Cassella per tenere la Sabbia 
M. il Focolare 
N. il Cineritio 
O. Fornello per mettervi dentro una Cucurbita grande di 
Rame 
P. Cucurbita di Rame stagnata da dentro appoggiata 
sopra due verghe di ferro 
Q. Testa di Moro 
R. Pippa di Rame stagnata da dentro, che passa di 
traverso d’una Botta piena d’acqua 
S. Recipiente di Vetro 
  T. Piccolo Fornello di ferro 
V. Pignatta di ferro 
X. Suo Coperchio 
Y. Spinazzo per lasciar uscir l’acqua dalla botte à mesura 
che si scalda 
Z. Matrazzo 
 
 
   

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    41/55 
Tavola seconda 
 
   
  AA’. Fornello portatile di fusione 
  B. registri ò bucci per dar dell’Aria al fuoco 
  C. Cuppola separata in due pezzi 
  D. Piccolo camino e la fiamma che ci passa 
  E. Trepiede 
F. Mortaio di Vetro col suo pistone 
G. Olla di Terra col cornetto di Carta sopra, per li Fiori 
di Bengionino 
IKL. Matrazzo col suo Capitello cieco per le sublimationi 
MN. Gran Vase di terra con una piccola scutella 
parimente di terra rinversa di dentro, Crocciolo 
ripieno di Solfo acceso, Gran Bevinello di Vetro, per 
tirar lo Spirito di Solfo 
O. Canaletto ordinario 
P. Cucurbita di Rame 
Q. Suo refrigeratorio 
R. Recipiente 
S. Vase di rincontro 
T. Pignatta sbuccata nel mezzo della sua altezza, e suo 
Stoppaccio a basso 
V. Tre Aludeli 
X. Capitelli di vetro 
Y. Forma per far bolle di Regolo d’Antimonio, che si 
 
chiamano Pillole perpetue 

Z. Canaletto per la Pietra infernale 
AA. Piccolo fornello e una Cassella , con sabbia & un’olla 
di terra nel mezzo piena di liquore per far evaporare 
BB. Copella 
CC. Piccola Copella per far prove 
 
 
 

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    42/55 
Tavola terza 
 
   
  Fornello portatile per distillar su fuoco di Sabbia 
   
  A. Cineritio 
  B. Focolare 
C. La Cucurbita 
D. La Sabbia 
E. Il Capitello 
F. Il Recipiente 
G. Fornello vuoto 
H. Cucurbita 
I. Capitello rinverso 
K. Vetro per far l’Oglio di Garofoli 
L. Bagno Maria di Rame per distillar con quattro 
Alembici 
MN. Condutto per far entrar l’acqua calda nel Bagno 
Maria, à mesura che si consumerà 
O. Recipienti 
P. Bagno Maria per distillar con Alembico solo 
Q. Mola per far le Tazze di Regolo d’Antimonio 
R. Crociolo d’Italia 
S. Crociolo d’Alemagna 
 
  
   
 
 
 
   

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    43/55 
 

APPENDICE 
 
 
   

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    44/55 
RICHIAMI SULLA DISTILLAZIONE SCIENTIFICA 

La distillazione è un’operazione tecnica per ottenere la separazione dei liquidi, di una miscela 
omogenea, basandosi sulla differenza del punto di ebollizione dei suoi componenti. 
  
La distillazione può essere fatta a: 
pressione ordinaria (distillazione semplice) con cui si separano due o più liquidi miscibili, le cui 
temperature di ebollizione, a pressione atmosferica, differiscano di almeno o più di 25 °C e che 
siano uguali o inferiori a 150 °C;  
pressione ridotta con cui si separano due o più liquidi miscibili, le cui temperature di ebollizione, a 
pressione atmosferica, differiscano di meno di 25 °C e che siano superiori a 150 °C. 
 
La distillazione semplice si esegue in apparecchiature chiamate “distillatori” che sono costituiti da: 
‐ una caldaia in cui si pone il liquido da evaporare; 
‐ un refrigerante in cui il vapore formatosi nella caldaia viene riportato allo stato di liquido 
(distillato); 
‐ un recipiente di raccolta che riceve il liquido distillato. 
In tali distillatori, il liquido viene riscaldato e portato a bollire a temperature sempre crescenti; in 
tal modo il distillato, che all’inizio è ricco delle sostanze che bollono alle basse temperature 
(componenti più volatili), si arricchisce sempre più dei componenti che bollono a temperature 
maggiori (componenti meno volatili), fino a poter arrivare alla stessa composizione della miscela 
liquida iniziale. 
 
Nella figura sottostante è mostrato lo schema di una moderna apparecchiatura per distillare. 
 

 
 
 
Pressione di vapore e temperatura di ebollizione 
La pressione di vapore o tensione di vapore di una sostanza è la pressione del suo vapore saturo, 
ovvero in equilibrio dinamico con il liquido che lo ha prodotto ad una determinata temperatura. 
  
In un liquido che viene riscaldato a pressione ambiente, l'evaporazione avviene al livello della sua 
superficie, fino a che la tensione di vapore del liquido è minore della pressione ambiente. 
  

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    45/55 
Quando invece la tensione di vapore eguaglia la pressione ambiente, l'evaporazione può avvenire 
in qualsiasi punto della massa liquida con formazione di bolle di vapore che salgono tumultuose in 
superficie: in tal caso si ha il fenomeno dell'ebollizione. 
La temperatura alla quale la pressione di vapore di un liquido coincide con quella atmosferica è la 
temperatura di ebollizione. 
 
Legge di Raoult 
La legge di Raoult (formulata nel 1886 da François‐Marie Raoult) stabilisce che, ad una 
determinata temperatura T, la pressione parziale pi di un componente in una soluzione ad n 
componenti è funzione lineare della sua pressione di vapore Pi, alla temperatura T, e della frazione 
molare xi del componente liquido secondo l'equazione: pi = Pi ∙ xi. 
 
Legge di Dalton 
La legge delle pressioni parziali di John Dalton (che la formulò nel 1801) afferma che la pressione 
totale, esercitata da una miscela ideale di gas ideali, è uguale alla somma delle pressioni parziali 
che sarebbero esercitate dai gas se fossero presenti da soli in un eguale volume:  
P = p1 + p2 + … + pn 
  
dove p1, p2, pn rappresentano la pressione parziale di ogni componente. 
 
Utilizzando la legge dei gas ideali nella legge di Dalton, ne deriva che la pressione parziale di 
ciascun componente è uguale alla pressione totale per la propria frazione molare: 
  
pi = P ∙ yi   
  
dove: 
pi = pressione parziale del componente iesimo 
P = pressione totale 
yi = frazione molare in fase vapore del componente iesimo. 
 
La distillazione, oltre che sotto il suo aspetto matematico, deve essere soprattutto vista come 
tecnica per ottenere la separazione di una o più sostanze dalla matrice che le contiene.  
Inoltre, la distinzione tra evaporazione e distillazione è presentata in maniera piuttosto artificiosa, 
mentre l’una deve essere considerata, specialmente nella pratica, come un aspetto dell’altra. 
 
 
 
 
   

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    46/55 
I GRADI DI FUOCO  

In mancanza di una scala termometrica, convenzionalmente accettata, l’indicazione del grado di 
riscaldamento a cui poteva essere sottoposto un alambicco, veniva indicato con indicazioni 
sommarie che, normalmente, venivano indicate come “gradi di fuoco”. 
 
G.Donzelli considera i seguenti quattro gradi di fuoco: 
 
« I gradi del fuoco sono assolutamente necessari da sapersi, perché in ciò consiste tutta l’arte, 
dovendosi perciò stare in questo molto avvertito, per poter applicare il fuoco conveniente alla 
natura della materia, che si ha da distillare, perché violentandosi, si corrompe tutta la forza della 
cosa distillata.  
 
Il primo grado di fuoco dunque, come più picciolo, e mite, sarà il Bagno Maria tanto caldo, che non 
vi si possa tenere la mano dentro. 
Il secondo sarà il Bagno bollente. 
Il terzo il Bagno bollente chiamato vaporoso, nel quale si accomoda il vaso in modo che non sia 
toccato dall’acqua, come prima si è detto. 
Il quarto fuoco è vaso di cul scoperto; così dicono i Chimici, quando il fuoco percuote 
immediatamente il fondo del vaso ». 
 
mentre Nicolò Lemery115 ne distingue i gradi e i tipi di fuoco: 
 
« Per far un fuoco di primo grado, sono necessarij due o tre piccoli carboni accesi, che siano capaci 
di mantenere un piccolissimo calore. 
Per il fuoco del secondo grado, sono necessarij trè o quattro carboni, che somministrino un calore 
capace di scaldare sensibilmente il vaso; di modo che però la mano lo possa soffrire qualche 
tempo. 
Per il fuoco del terzo grado, è necessario un calore sufficiente per far bollire una Pignatta piena di 
cinque o sei pinte d’acqua. 
Per il quarto grado, bisogna servirsi dei carboni di legno che eccitino un’estrema violenza di fuoco. 
Li fuochi di sabbia, di limatura di ferro, e di cenere, si fanno quando il vaso che contiene la materia 
che si vuol scaldare, è coperto, di sotto e dai lati, di sabbia, o di limatura di ferro, o di cenere: 
Questo si pratica accioche il vase si scaldi dolcemente. 
Questi fuochi hanno tutti i loro gradi: ma quello delle ceneri è il più dolce, perche le ceneri non 
ritengono un calore si grande come le altre materie. 
Il fuoco di Riverbero si fa in un Fornello coperto con una Cuppola, accioche il calore, o la fiamma, 
che cerca sempre d’uscir in alto per di sopra riverberi sopra il Vase che sia posto ignudo sopra due 
verghe di ferro: questo fuoco ha ancora i sui gradi, ma si può spingere con maggior violenza di tutti 
gli altri. 
Il fuoco di Rota, o di fusione, si fa quando un Crucciolo che contiene la materia che si vuol fondere, 
si circonda con Carboni accesi. 
Il Bagno Maria si fa quando il Lambicco, che contiene la materia che si vuol scaldare, è collocato in 
un Vaso pieno d’acqua; sotto il quale si mette il fuoco, acciocche l’acqua scaldandosi, scaldi ancora 
la materia che è nel Lambicco. 

115
“Corso di Chimica” di Nicolò Lemery, tradotto da Nathan Lacy di Londra, Torino 1695

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    47/55 
Il Bagno di Vapore si fa quando un Vase di Vetro che contiene qualche materia, si scalda per mezzo 
del Vapore dell’acqua calda ». 
   

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    48/55 
Il TERMOMETRO DI RÉAUMUR 

La conoscenza degli effetti del calorico, ed ancor prima del “flogisto”, richiedeva l’uso di uno 
strumento che potesse misurare la temperatura di un corpo. 
 
Il Magalotti, nel 1667, definiva il termometro come lo strumento che serve “per conoscer le 
mutazioni del caldo, e del freddo dell’aria” e ne descrive anche il modo per costruirlo: 
 
« Egli è tutto di cristallo finissimo lavorato per opera di quegli artefici i quali, servendosi delle 
proprie gote per mantice, tramandano il fiato per un organo di cristallo alla fiamma d’una lucerna; 
e quella, o intera o in varie linguette divisa, di mano in mano dove richiede il bisogno di lor lavoro 
spirando, vengono a formar opere di cristallo delicatissime e maravigliose. Noi un tal artefice 
chiamiamo il Gonfia. A lui dunque s’apparterrà di formar la palla dello strumento d’una tal 
capacità e grandezza, e d’attaccarvi un cannello in tal misura di vano, che riempiendolo fin a un 
certo segno del suo collo con acquarzente, il semplice freddo della neve e del ghiaccio non basti a 
condensarla sotto i 20 gradi del cannellino; come per lo contrario, la massima attività de’ raggi 
solari eziandio nel cuor della state non abbia forza di rarefarla sopra gli 80 gradi. Il modo 
d’empierlo sarà con arroventar la palla, e poi subito tuffar la bocca del cannellino aperta 
nell’acquarzente, si che vada a poco a poco succiandola. Ma perché è difficile, se non affatto 
impossibile, di cavar tutta l’aria per via di rarefazione, e per ogni poca che ve ne resti la palla 
rimane scema, si potrà finir d’empiere con un imbuto di cristallo che abbia il collo ridotto ad 
un’estrema sottigliezza. Ciò s’otterrà quando la pasta del cristallo è rovente, poiché allora si tira in 
fila sottilissime dentro accanalate e vote, com’è manifesto a chi di lavorare il cristallo ha notizia. 
Con un simile imbuto adunque si potrà finir d’empiere il Termometro, introducendo nel cannellino 
il suo sottilissimo collo, e spingendovi dentro colla forza del fiato il liquore, o risucciandone se 
fosse troppo. È ancora da avvertire che i gradi sopra ’l cannello vengano segnati giusti; e però 
bisogna scompartirlo tutto colle seste diligentemente in dieci parti uguali, segnando le divisioni 
con un bottoncino di smalto bianco. Poi si segneranno gli altri gradi di mezzo con bottoncini di 
vetro o di smalto nero; e questo scompartimento si potrà fare a occhio, essendoché l’esercizio, 
studio e industria dell’arte insegna da per sé stessa a ragguagliare gli spazi, e a ben aggiustare la 
divisione; e chi v’ha fatto la pratica suole sbagliar di poco. Come queste cose son fatte, e col 
cimento del Sole e del ghiaccio s’è aggiustata la dose dell’acquarzente, allora si serra la bocca del 
cannello col sigillo detto volgarmente d’Ermete, cioè con la fiamma, ed è fatto il Termometro. » 
 
Questa modalità di definire i gradi di temperatura, non poteva fornire alcuna certezza sul 
confronto dei valori di due termometri costruiti secondo gli stessi principi. 
 
La scala termometrica fu definita, con maggiore precisione e certezza, solamente alcuni anni dopo,  
così come la ritroviamo nella descrizione dell’Abate Don Giacinto Amati (1830) unitamente alla 
modalità di come venivano costruiti i termometri: 
 
« I termometri liquidi vengono costrutti con molte sostanze, ma sono preferibili quelli a mercurio, 
perchè questo avanti di bollire sopporta una temperatura molto più alta che tutti gli altri liquidi, e 
perchè è anche più sensibile all'azione del calore a motivo della sua conducibilità e per la sua 
capacità pel calorico. 
 

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    49/55 
Prima però di esporre la teoria moderna onde costruire colla maggiore perfezione i termometri, 
credo prezzo dell'opera di non ommettere quanto per l'addietro venne eseguito per migliorare 
questo strumento, e stabilirne con diversi metodi la relativa scala. 
Daniele Fahrenheit (ndr: 1686 ‐ 1736), nativo di Danzica, pose per termine fisso al suo termometro 
a mercurio il grado di congelazione formato coll'idroclorato ammoniacale messo sopra la neve, e 
quello che precisamente corrisponde all'acqua bollente. Stabilì adunque il termine inferiore 
immergendo lo strumento in un miscuglio di ghiaccio e di muriato ammoniacale(ndr: cloruro di 
ammonio) in parti eguali: allorché vide il mercurio fermato in mezzo al freddo di questo miscuglio, 
segnò zero ; e portato poi lo strumento al calorico dell'acqua bollente, stabilì il termine superiore, 
e trovò in questi due estremi la divisione di 212 parti. La temperatura del ghiaccio che si fonde era 
di 32 al disotto dello zero, che viene a coincidere collo zero dei nostri termometri; portò ancora 
altrettanti gradi ai disopra del suo zero. Il calorico del mercurio bollente si trovò a 600 gradi di tale 
scala. Questa divisione era appoggiata alla teoria che il volume del mercurio, il quale trovasi a 
zero, si divide in 11,124 parti, dilatandosi sino al punto di congelazione naturale di 32, fino al 
termine dell’acqua bollente di 212, e fino al termine del mercurio bollente di gradi 600. Si avverta 
poi, che il grado 32 del termometro di Fahrenheit coincide collo zero dei moderni termometri, 
cosicché 9 gradi di quel termometro corrispondono a 4 gradi del termometro diviso in 80 parti, o 
sia 5 gradi del termometro centigrado. 
 
Quasi contemporaneamente il celebre Reaumur (ndr: 1683 ‐ 1757) migliorò non poco il suo 
termometro, di modo che venne quasi generalmente adottato, ed in pari tempo dimenticati gli 
altri, massime coll'assunta comune denominazione di termometro di Reaumur applicata anche ai 
termometri non costrutti coi di lui metodi.  
 
Coll’immersione del suo strumento nell’acqua che incomincia a gelare Reaumur stabilì il termine 
inferiore. Quando l'alcool, di cui erano piene la bolla ed una parte del tubo, si fermò, stando 
immersa nell'acqua che gela, Reaumur divise in 80 parti tutta la distanza fra questo punto e quello 
dell'acqua bollente, e per conseguenza formò la sua scala in gradi 80, e tutto ciò mediante 
l'osservazione da lui fatta, che il volume dell'alcool al termine dell'acqua che sta per gelare era di 
1000, ed a quello della bollente trovavasi uno spazio di 1800.  
 
Si credette in progresso di tempo di servirsi del mercurio a luogo dello spirito di vino, conservando 
però sempre la scala di 80 gradi, come ora i termometri detti di Reaumur a mercurio seguono 
questa divisione: ma egli è d' uopo avere assai riguardo nella costruzione delle scale 
termometriche alla differenza che passa tra l’alcool ed il mercurio, dilatandosi i medesimi in ben 
dissimili proporzioni, e non seguendo in essi lo stesso grado ad eguale temperatura. 
 
In Italia ed in Ispagna si usa tuttora la scala di Reaumur: in Francia si è osservata per regola fissa la 
medesima sino verso l’anno 1790, dopo il qual tempo si è introdotta e messa in pratica quella di 
Celsius (ndr: 1701 ‐ 1744), già usata in Isvezia, la quale è divisa in 100 parti tra il termine della 
congelazione e dell'acqua bollente. La Germania e l'Inghilterra seguono la teoria di Fahrenheit: la 
Russia invece divise la distanza fra i due termini in 150 parti eguali. 
 
Non pochi altri fisici, ma particolarmente i signori Gouber e Gay‐Lussac, hanno proposto i più bei 
metodi per costruire non solo, ma perfezionare ben anco i termometri tanto a mercurio che a 
spirito di vino, coll'aggiunte dimostrazioni onde far servire ad uso di termometro gli stessi 
barometri. 

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    50/55 
 
Non riuscirà però discaro agli amatori di questi apparecchi, ch' io qui proponga un facile metodo 
onde preparare un termometro, il quale serva con precisione allo scopo a cui viene destinato. 
La prima cosa importante per costruire un termometro liquido è di scegliere un tubo capillare, o di 
piccolissimo diametro. Questo tubo dev' essere cilindrico più che sia possibile, affinchè, 
dividendolo in parti eguali, ogni divisione abbia la stessa capacità: ciò eseguito, si fa ben asciugare 
a fuoco e si adatta l'una delle estremità al collo di una bottiglia di gomma elastica, e si mette l'altra 
apertura alla fiamma della lampada sino a che il vetro si rammollisca ; allora si riduce a bottone la 
parte rammollata col mezzo di una piccola spranga di ferro o di rame, si continua a riscaldarla sino 
al color rosso bianco, aggirando dolcemente il tubo che in seguito si ritira dalla fiamma ; indi si 
tiene verticalmente, in modo che la parte riscaldata sia in alto; poscia premendo la bottiglia di 
gomma elastica, l’estremità del tubo si gonfia in una bolla. 
Ciò fatto, si riscalda questa palla per iscacciare una parte dell’aria che contiene, si mette in seguito 
l'estremità del tubo nel mercurio puro, secco e caldo: tutto ad un tratto il mercurio si innalza, 
arriva a poco a poco sino alla bolla, e la riempe in parte a misura che si raffredda. Si ripete questa 
operazione due o tre volte, ma portando sempre il mercurio sino all’ebullizione, e ciò sino a che 
siasi riempita la bolla e tutto il tubo. A questo punto si fa escire dal tubo, per mezzo di un 
conveniente calore, tanto mercurio che non occupi all’ordinaria temperatura se non circa due terzi 
dell’altezza del tubo: si fa fondere l’estremità del tubo alla lampada, si assottiglia e si chiude 
ermeticamente, quando però il mercurio interno, mediante il riscaldamento, abbia occupata tutta 
la capacità del tubo medesimo. 
In varj modi si gradua il tubo del termometro: noi parleremo del centigrado, perchè questo è 
conosciuto agevole a graduare gli altri. Si mette la bolla del tubo preparato nel ghiaccio fondentesi 
sino a che il mercurio sta fisso senza più abbassarsi: si segna questo punto, si porta in seguito il 
tubo nel vapore dell'acqua bollente, però in recipiente quasi del tutto chiuso; e si osservi che il 
barometro sia a 76 centimetri: il mercurio circondato dai vapori acquosi si innalza nel tubo sino ad 
un certo punto, al quale sta fisso, e che pure si segna. Ottenuti questi due punti fissi, si divide il 
tutto in 100 parti eguali, comprese tra gli indicati due punti fissi. Ciascuna parte prende il nome di 
grado ; il punto corrispondente al ghiaccio che si fonde è lo 0° del termometro, e l'altro 
corrispondente al punto dell’acqua bollente è il 100°. I gradi che sono al disotto dello zero si 
esprimono col segno —, e quelli che sono al disopra col segno +. 
Il termometro di Reaumur ha gli stessi punti fissi del centigrado, val a dire il ghiaccio e l'acqua 
bollente: ma si divide in 80° l'intervallo compreso tra questi due punti fissi, come abbiamo anche 
più sopra accennato: lo 0 corrisponde al ghiaccio fondentesi. Il termometro di Fahrenheit ha per 
punti fissi l'acqua bollente ed il freddo prodotto dal miscuglio di sal marino e di neve. L'intervallo 
compreso tra questi due punti è diviso in 212 gradi. Lo zero corrisponde al punto dato col freddo, 
ed il suo 32° allo zero del termometro centigrado e di Reaumur. 
 
I termometri ad aria si costruiscono prendendo due tubi di un diametro un poco più grande di 
quello dei termometri ordinarj. Si soffia all’estremità di ciascuno una bolla di 10 a 12 millimetri di 
diametro: s’introduce in un tubo una certa quantità d’acido solforico colorato in rosso o in 
carminio, e poi si saldano i due tubi con la fiamma di una lampada. Si ricurvano in seguito questi 
due tubi che non ne formino più che uno, in modo che prendano la forma della U, e si fissa sopra 
un sostegno. 
Se si mettono le due bolle alla stessa temperatura, il liquido essendo egualmente compresso da 
una parte e dall’altra, resterà stazionario; ma se si riscalda una sola bolla, il liquido monterà nella 
parte opposta, e così viceversa. La graduazione in conseguenza è molto semplice: si pongono le 

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    51/55 
due bolle del termometro alla stessa temperatura, e si segna il punto nel quale sta fisso il liquido, 
che è lo zero del termometro, poscia si mette una delle bolle al calore di 10°, p.e. ciò che si fa 
mettendo l’istrumento in una camera a 10°, e si circonda l’altra bolla di neve, in questo modo si 
segna il punto al quale si è portato il liquido come il primo col numero 100; poscia si divide in 100 
parti lo spazio compreso tra questo punto e lo zero. 
L’andamento di questo termometro è facile a concepirsi. Allorchè il liquido è a zero, l’aria delle 
due bolle è alla stessa temperatura; la sua ascensione al disopra di 0° indica il contrario: 10° di 
questo termometro equivalgono ad un grado del termometro centigrado. » 
 
Nota sulla misura metrica della temperatura (ripreso da Internet). 
Per definire la misura della temperatura è necessario introdurre una operazione metrica; partiamo 
dal fatto che il volume del fluido termometrico dipende dalla temperatura secondo la seguente 
equazione: V = V(t). 
Per piccole variazioni di temperatura possiamo porre con buona approssimazione che: V =V0 + K(t 
– t0) con K = (ϑV/ϑt)t=t0. 
 
Ponendo α = K/V0, si ha che V = V0(1 + α(t – t0)), che può essere riscritta come: V ‐ V0 = V0 α(t – t0). 
 
Questo significa che la misura di V‐V0, espressa dalle gradazioni della colonna termometrica, ci dà 
una misura della temperatura. Un termometro così costruito è un termometro empirico. 
 
Scala termometrica Celsius 
Per definire il valore di α si scelgono due temperature che l’esperienza mostra costanti, come le 
temperature corrispondenti a cambiamenti di stato dell’acqua distillata. 
Si immerge il termometro in ghiaccio fondente e si segna il livello raggiunto dal fluido 
termometrico nel capillare: questo è il punto 0°; si immerge il termometro in acqua bollente e si 
segna il nuovo livello: questo è il punto 100°. L’intervallo tra i punti fissi 100° e 0° viene diviso sulla 
colonna termometrica in 100 parti uguali. 
Si ha così un termometro tarato in gradi Celsius, in cui il parametro α risulta: α = [(V100 – 
V0)/V0][1/(t100 – t0)] 
 
Nella scala Réaumur si ha: t(°R) = 0,8 ∙ t(°C) 
Nella scala Fahrenheit si ha: t(°F) = 1,8 ∙ t(°C) + 32 
 
  
   

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    52/55 
MANICA D’IPPOCRATE 

« La manica d’ Ippocrate è un arnese conosciuto specialmente nelle farmacie. Consiste in un filtro 
fatto di panno lano fisso, il quale ha la figura di un cappuccio ossia di un lungo cono. La base si 
cuce o si attacca mediante dei gancetti a un cerchio di ferro, e così si sospende in mezzo a una 
stanza sottoponendovi un vaso ove si raccoglie il liquido filtrato. 
Nelle campagne fiorentine questo arnese è volgarmente chiamato calsa116; serve per chiarire il 
vermout, e differisce dalla manica d’ Ippocrate specialmente nella qualità del panno, giacché 
quello della calsa è di panno lino fittissimo, invece che l’ altro è di lana ». [“Giornale agrario 
toscano”, Raffaele Lambruschini, Lapo De Ricci, Cosimo Ridolfi, vol. II, Firenze, 1828] 
 
 
« Gli antichi facevano di lana un sacco acuminato a foggia d’ un cappuccio da frate cappuccino, e 
nominavanlo poi collo specioso nome di Manica d’ Ippocrate. Il nome è ridicolo, perché 
certamente Ippocrate non ha mai portate simili maniche, ma quel che è peggio si è che inutile 
trovasi questa specie di filtro per essere di un uso incomodissimo. Nella mia pratica farmaceutica 
non ho mai avuto bisogno di questo stromento, e credo anzi che ben pochi ora lo usino ». [““La 
farmacia descritta secondo i moderni principj di Lavoisier”, trad. Paolo Sangiorgio, vol. II, Milano, 
1804] 
 
 
 
   

116
 calza 

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    53/55 
Sommario
DEI NOMI E DEFINIZIONE DELLA CHIMICA ................................................................................................................ 1 

DELLE OPERAZIONI DI ESTRAZIONE .......................................................................................................................... 1 
Della Soluzione, e Liquefazione ...................................................................................................................................... 1 
Del Mestruo.................................................................................................................................................................... 2 
Della Digestione ............................................................................................................................................................. 3 
Della Macerazione ......................................................................................................................................................... 4 
Della Putrefazione .......................................................................................................................................................... 4 
Della Fermentazione ...................................................................................................................................................... 4 
Della Circolazione ........................................................................................................................................................... 5 
Dell’estrazione e Distillazione ........................................................................................................................................ 5 
Della distillazione per Inclinazione ................................................................................................................................. 6 
Della Cohobazione ......................................................................................................................................................... 6 
Della Rettificazione ........................................................................................................................................................ 6 
Della Distillazione per Descensorio ................................................................................................................................ 6 
Della Feltrazione ............................................................................................................................................................ 7 
Della Decantazione ........................................................................................................................................................ 7 
Della Coagulazione ......................................................................................................................................................... 8 
Della Calcinazione .......................................................................................................................................................... 8 
Della Amalgamazione .................................................................................................................................................... 8 
Della Precipitazione........................................................................................................................................................ 8 
Della Stratificazione, e Cementazione ............................................................................................................................ 9 
Della Fumigazione .......................................................................................................................................................... 9 
Della Riverberazione, e suo Forno ................................................................................................................................ 10 
Del Clisso ...................................................................................................................................................................... 10 

REGOLE NECESSARIE ALLA CHIMICA ....................................................................................................................... 11 
Regola prima ................................................................................................................................................................ 11 
Regola seconda ............................................................................................................................................................ 11 
Regola terza ................................................................................................................................................................. 11 
Regola quarta .............................................................................................................................................................. 11 
Regola quinta ............................................................................................................................................................... 11 
Regola sesta ................................................................................................................................................................. 12 
Regola settima ............................................................................................................................................................. 12 
Regola ottava ............................................................................................................................................................... 12 
Regola nona ................................................................................................................................................................. 12 
Regola decima .............................................................................................................................................................. 12 
Regola undecima.......................................................................................................................................................... 12 

Dr. Roberto Finesi – “Distillazione spagirica”    54/55 
Regola duodecima ....................................................................................................................................................... 13 

DELLA DESTILLATIONE ET LE SUE DIFFERENTIE ........................................................................................................ 14 
Forze de i licori stillati in generale. ............................................................................................................................... 16 
L’uso diverso de’ licori destillati, e in medicina, e fuori di quella. ................................................................................ 18 
Forma di purgare le acque turbide tolta da Bulcasi ..................................................................................................... 19 
Balneum Mariae delle destillationi con vapore di acqua bogliente, o con sterco cavallino. ........................................ 19 
De vasi, e istromenti, che si usano à distillare ............................................................................................................. 21 

DEGLI ALAMBICCHI E DELLE LORO DIFFERENTI REALIZZAZIONI ............................................................................... 23 

NOMI DEI VASI ...................................................................................................................................................... 26 

LA VARIETÀ DEI VASI CHE SERVONO PER LE OPERAZIONI CHIMICHE ....................................................................... 27 
Spiegazione delle figure dei vasi ............................................................................................................................. 30 

DEI VANTAGGI DI CIASCUNA DISTILLATIONE IN PARTICOLARE ................................................................................ 34 
Come si distilla all'alambicco ordinario col refrigerante .............................................................................................. 34 
Come si distilla sulla sabbia, ed in quali casi bisogna servirsene ................................................................................. 34 
Come si distilla a bagno Maria: vantaggio di questo modo di distillare ...................................................................... 35 
In quali casi ci si deve servire degli alambicchi di terra e di vetro: vantaggi ed inconvenienti del loro uso. ................ 35 
Vantaggi della distillazione con il serpentino. .............................................................................................................. 36 
Vantaggi con la distillazione a bagno di vapore. ......................................................................................................... 36 
Dei casi in cui ci si deve servire del letame, della vinaccia e della calce. ...................................................................... 36 

DE FORNELLI E DE VASI PROPRIJ PER OPERARE NELLA CHIMICA ............................................................................. 38 
Tavola prima ............................................................................................................................................................ 41 
Tavola seconda ........................................................................................................................................................ 42 
Tavola terza ............................................................................................................................................................. 43 

APPENDICE 

RICHIAMI SULLA DISTILLAZIONE SCIENTIFICA ......................................................................................................... 45 
Pressione di vapore e temperatura di ebollizione ........................................................................................................ 45 
Legge di Raoult ............................................................................................................................................................ 46 
Legge di Dalton ............................................................................................................................................................ 46 

I GRADI DI FUOCO ................................................................................................................................................. 47 

Il TERMOMETRO DI RÉAUMUR .............................................................................................................................. 49 
Nota sulla misura metrica della temperatura (ripreso da Internet). ............................................................................ 52 

MANICA D’IPPOCRATE ........................................................................................................................................... 53 

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