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CAPITOLO 1

INTRODUZIONE
Il diritto commerciale è quella branca del diritto privato che ha per oggetto e regola l’attività e gli
atti d’impresa. Riguarda non solo “ commercio e commercianti”, ma TUTTE LE IMPRESE. Ha due
caratteristiche:
1) È un DIRITTO SPECIALE , perché è costituito da norme diverse da quelle che valgono per la
generalità dei consociati.
2) È un DIRITTO tendente ALL’UNIFORMITA’ INTERNAZIONALE, in quanto molto simile in tutti
quei paesi a ECONOMIA DI MERCATO: modello che presuppone:
a) Libertà dei privati di dedicarsi all’attività d’impresa
b) Libertà di competizione economica per il massimo guadagno

VOLUME 1. DIRITTO DELL’IMPRESA: L’IMPRENDITORE


L’IMPRENDITORE
Il codice civile distingue diversi tipi di imprenditori, in base a tre criteri di selezione:
1) OGGETTO dell’impresa: distingue imprenditore commerciale e agricolo
2) DIMENSIONI dell’impresa: Piccolo o Medio-Grande imprenditore
3) NATURA del soggetto che esercita l’impresa: Impresa Individuale, Società (impresa privata),
Impresa Pubblica, Impresa collettiva.
Tutti gli imprenditori sono assoggettati ad una disciplina base comune tramite lo STATUTO
GENERALE DELL’IMPRENDITORE. Complesso di norme che il legislatore stesso prevede per e che
devono essere rispettate altrimenti il mancato rispetto prevede conseguenze di carattere giuridico.
Consiste nell’applicazione di una serie di norme previste in maniera contrattuale. Comprende norme
relative alla disciplina dell’azienda (art.2555-2562), segni distintivi (art.2563-2574),disciplina della
concorrenza e dei consorzi (art.2595-2620). Statuto generale dell’imprenditore si fa riferimento alle norme
che si applicano a tutti gli imprenditori indipendentemente dalle categorie o dalla specie di cui
l’imprenditore fa parte. Non si può essere imprenditori commerciali se l’attività svolta non risponde ai
requisiti fissati nella nozione generale di imprenditore (art.2082).
Chi è imprenditore commerciale non piccolo è assoggettato anche ad un ulteriore e specifico statuto,
integrativo di quello generale. Rientrano nello statuto tipico dell’imprenditore commerciale:
- L’iscrizione nel R.I. con effetti di pubblicità legale(ART. 2188-2202)
- La disciplina della rappresentanza commerciale (ART.2203
- Le scritture contabili (ART.2214-2220)
- Il fallimento, le altre procedure concorsuali disciplinante dalla legge fallimentare e
l’amministrazione straordinaria delle grandi imprese insolventi.
L’imprenditore piccolo è sottratto alla disciplina dell’imprenditore commerciale ( es: non fallisce)
anche se esercita attività commerciale. L’iscrizione nel R.I. è obbligatoria per I. commerciale,
agricolo e piccolo pur se con rilievo diverso per gli ultimi due.
ART. 2082: “E’ imprenditore commerciale chi esercita professionalmente un’attività economica
organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni e servizi.”
Si deve distinguere l’impresa:
a) In SENSO ECONOMICO: che contempla la funzione intermediaria tra offerta e domanda di
beni e servizi, cioè l’imprenditore è colui che organizza e dirige il processo produttivo
secondo le proprie scelte ( funzione organizzativa) ed assume il rischio d’impresa che i costi
sostenuti non siano coperti dai ricavi conseguiti.
b) In SENSO GIURIDICO: L’art. 2082 individua I REQUISITI NECESSARI per qualificare
l’imprenditore e per parlare di IMPRESA:
1) ATTIVITA’: è la serie incondizionata di atti coordinati e finalizzati alla produzione o allo
scambio di beni e servizi (ATTIVITA’ PRODUTTIVA) Non rientra nell’attività d’impresa il
mero godimento dei beni ma rientra solo se si mettono a disposizione di altri soggetti ( adibire il
proprio locale ad albergo in questo caso ci sarà l’erogazione di servizi come pulizia locali,
cambio biancheria). Attività destinata all’autoconsumo non può essere considerata attività
d’impresa poiché mancano i requisiti.
2) ORGANIZZAZIONE: si deve trattare di una serie di atti finalizzati alla produzione e allo
scambio di beni e servizi, ma essi devono essere tutti programmati dall’imprenditore in
maniera COORDINATA. L’attività economica deve essere svolta mediante
un’organizzazione di fattori produttivi ( capitale, lavoro, materie prime= azienda)
sempre presente nell’Impresa, anche se in minima parte ( ma mai ASSENTE). È possibile
avere organizzazione anche in presenza di un solo fattore produttivo, non per forza una
pluralità. Parliamo di AUTOORGANIZZAZIONE che rappresenta il livello minimo
esistente di organizzazione (lavoratore autonomo), ETEROORGANIZZAZIONE determina
e consente di individuare un’attività come un’attività d’impresa ( organizzazione di lavoro altrui
o di capitale).
3) ECONOMICITA’ DELL’ATTIVITA’: si riferisce alle specifiche modalità con cui si è svolta
l’attività, cioè tali da consentire la remunerazione dei fattori produttivi adottati, ossia in
modo che i RICAVI consentano almeno la copertura dei COSTI, garantendo
l’autosufficienza economica( non è imprenditore chi eroga beni e servizi per
beneficenza o a prezzo simbolico). Ad essa è connessa la FINALITA’ dell’imprenditore :
produzione di beni e servizi e di conseguenza il LUCRO (requisito naturale , non
essenziale).
4) PROFESSIONALITA’: l’attività è qualificata come professionale quando viene svolta con
carattere dell’abitualità ( non saltuaria) e della continuità ( senza interruzioni). Sono
professionali anche le attività periodiche o stagionali( stabilimenti balneari). Non è
necessario che l’attività sia esclusiva, in quanto si possono esercitare
contemporaneamente anche più attività. Nel caso di svolgimento di unico affare
(costruzione o vendita di un edificio) si può avere impresa se questo comporta il
compimento di operazioni molteplici e utilizzo di un apparato produttivo complessivo e
la professionalità dipende dalla rilevanza economica dell’operazione.
Altri requisiti necessari ma non menzionati nell’art. 2082 c.c. sono:
- Lo SCOPO DI LUCRO : è un elemento naturale ma non essenziale dell’Impresa ( es: le
imprese pubbliche non hanno fini lucrativi). Si ha quando l’imprenditore vuole
realizzare il maggior profitto grazie alla sua attività. Il lucro può essere:
a) OGGETTIVO: RICAVI > COSTI
b) SOGGETTIVO: tale eccesso va diviso tra i soci in presenza di un contratto di società
- DESTINAZIONE AL MERCATO DI BENI E SERVIZI PRODOTTI: poiché l’imprenditore è
considerato intermediario tra chi possiede i fattori produttivi e chi consuma, sarebbe
impossibile parlare di esso in assenza di un rapporto con terzi ( si avrebbe un
imprenditore per conto proprio)
- LICEITA’ DELL’ATTIVITA’ SVOLTA: sappiamo che l’impresa illecita è quella esercente
un’attività in contrasto con norme imperative, buon costume e ordine pubblico. La
liceità non è in alcun modo requisito dell’impresa, perché essa esiste anche se ha
attività illecita.
- I PROFESSIONISTI INTELLETTUALI: il legislatore prevede un singolo caso in cui, anche se
sussistono tutti i requisiti del 2082 non si può parlare di Imprenditore. È il caso dei
professionisti intellettuali (avvocati, notai, commercialisti) non sono considerati
imprenditori. L’art. 2238 stabilisce infatti che le disposizioni in tema di impresa si
applicano alle professioni intellettuali solo se l’esercizio della professione costituisce
elemento di una attività, organizzata in forma di impresa. Quando si è in presenza di
due distinte attività intellettuale e di impresa troveranno applicazione nei confronti
dello stesso soggetto sia la disciplina dettata per la professione intellettuale (necessità
di iscriversi in albi professionali) e sia la disciplina dell’impresa es: medico che gestisce
una clinica privata nella quale opera. Il professionista che si limita a svolgere la propria
attività non diventerà mai imprenditore.

CAPITOLO 2
IMPRENDITORE AGRICOLO E IMPRENDITORE COMMERCIALE
Lo statuto dell’imprenditore agricolo: è uno statuto speciale, cioè è soggetto all’iscrizione in una
sezione speciale del Registro delle Imprese che conferisce efficacia di PUBBLICITA’ DICHIARATIVA,
al pari dell’iscrizione nella Sezione Ordinaria. Egli è esonerato dalla tenuta delle scritture contabili.
Non è assoggettabile a fallimento e alle procedure concorsuali.
L’IMPRENDITORE AGRICOLO (ART.2135 C.C.)
Definito nella Riforma dell’art. 2135 introdotta dal D.Lgs. 18/5/2001 n°228:
COMMA 1: E’ imprenditore agricolo chi esercita una delle seguenti attività:
- Coltivazione del fondo
- Selvicoltura
- Allevamento di animali
- Attività connesse
COMMA 2: Per coltivazione del fondo, selvicoltura, allevamento di animali si intendono le attività
dirette alla cura e allo sviluppo di un ciclo biologico o di una fase necessaria del ciclo stesso, di
carattere vegetale o animale, che utilizzano o possono utilizzare il fondo, il bosco, le acque dolci,
salmastre o marine.( Rientra anche l’imprenditore ittico, colui che si dedica alla raccolta e cura di
animali acquatici)
Il legislatore del 2001 ha modificato la nozione codicistica di imprenditore agricolo definita nel
2135 c.c., ampliando le due categorie di attività agricole:
1) ATTIVITA’ AGRICOLE ESSENZIALI:
- Coltivazione fondo diretto allo sfruttamento della terra
- Selvicoltura utilizzo del bosco per produrre legname
- Allevamento di animali per ottenere prodotti agricoli oppure anche per finalità non
agricole (cavalli da corsa)
2) ATTIVITA’ AGRICOLE PER CONNESSIONE
COMMA3: Si ha attività connessa quando la manipolazione, conservazione, trasformazione,
commercializzazione, valorizzazione abbia ad oggetto prodotti provenienti prevalentemente dal
fondo o se si tratti di attività dirette alla fornitura di beni e di servizi che siano svolti
prevalentemente con attrezzature o risorse dell’azienda, normalmente impiegate nell’attività
agricola esercitata, ivi comprese le attività di valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale e
forestale.
Per parlare di attività agricola per connessione, essa deve essere SOGGETTIVA E OGGETTIVA, se
svolta singolarmente si parla di Imprenditore commerciale.
- SOGGETTIVA: lo stesso imprenditore agricolo produce e trasforma
- OGGETTIVA: si deve trattare di attività aventi per oggetto prodotti ottenuti
prevalentemente dall’esercizio dell’attività agricola essenziale.
È sufficiente che le attività connesse non prevalgono per rilievo economico sull’ attività agricola
essenziale.
L’IMPRENDITORE COMMERCIALE (ART.2195 C.C.): qualunque soggetto imprenditore dell’art
2082 e che non sia imprenditore agricolo.
È imprenditore commerciale colui che esercita una o più delle seguenti categorie di attività:
1) Attività industriale diretta alla produzione di beni o servizi ( imprese industriali)
2) Attività intermediaria nella circolazione dei beni ( imprese commerciali)
3) Attività di trasporto per terra per acqua o per aria sia di persone che di cose
4) Attività bancaria o assicurativa
5) Altre attività ausiliarie alle precedenti ( attività strumentali a quelle sinora indicate agenzia
di mediazione ,deposito, commissione, spedizione, pubblicità)
La legge del Codice C. del 1942 prevedeva l’obbligo di iscrizione nel Registro delle imprese solo per
imprenditori commerciali. Mentre con la legge 580/93 fu istituito l’obbligo di iscrizione
generalizzato nel R.I. per tutti gli imprenditori, sia nella sezione ordinaria che speciale.
- SEZIONE ORDINARIA: sono scritti tutti gli Imprenditori commerciali (medi e grandi), le
società( Tranne S.S.), le cooperative anche se non esercenti attività commerciali, i
consorzi ed enti pubblici.
- SEZIONE SPECIALE: sono iscritti i piccoli imprenditori, le società semplici, imprenditori
individuali e agricoli.
L’iscrizione nella sezione ordinaria produce pubblicità dichiarativa.
Art.2193 : i fatti dei quali la legge prescrive l’iscrizione, se non sono stati iscritti, non possono
essere opposti ai terzi, a meno che il soggetto non provi che i terzi ne abbiano avuto conoscenza
(efficacia negativa). I terzi non possono opporre eccezioni dal momento che il soggetto obbligato
ha iscritto il fatto nel Registro delle Imprese ( efficacia positiva)
Art.2194 : Chi non segue termini e modi previsti è punito con una sanzione amministrativa

EFFICACIA COSTITUTIVA: la costituzione delle Società e le variazioni dell’atto costitutivo sono


subordinate all’iscrizione nel R.I.

L’iscrizione nella SEZIONE SPECIALE ha funzione di PUBBLICITA’ NOTIZIA ( rende conoscibili i dati)
e di CERTIFICAZIONE ANAGRAFICA ( documentazione e individui delle Imprese) con stessi effetti
della sezione ordinaria per gli imprenditori agricoli.

L’impresa civile per la dottrina non esiste. Il legislatore ha utilizzato l’aggettivo INDUSTRIALE per
identificare tutte quelle attività NON AGRICOLE, così come ha utilizzato la definizione di attività
intermediaria come equivalente di ”attività di scambio”.

PICCOLO IMPRENDITORE-IMPRESA FAMILIARE ( In base al criterio dimensionale)

Art. 2083 C.C.: Sono piccoli imprenditori i coltivatori diretti del fondo, gli artigiani, i piccoli
commercianti e coloro che esercitano un attività professionale organizzata prevalentemente con il
lavoro proprio e dei componenti della famiglia.

Ma secondo una concezione sintetica e sistematica : E’ piccolo imprenditore solo chi esplica
attività lavorativa nell’impresa in maniera tale che il lavoro proprio ( e familiare) prevalga sul
complesso dei beni e dei servizi organizzati ( lavoro altrui, k investito, mezzi tecnici).
Il piccolo imprenditore è sottoposto allo statuto generale dell’imprenditore.
La legge n°580 del 29/12/93 stabilisce che il piccolo imprenditore è iscritto in una SEZIONE
SPECIALE del R.I. , con finalità di certificazione anagrafica e di pubblicità notizia e legale.
ART.2214 -3°COMMA: il piccolo imprenditore anche se esercita attività commerciale, è esonerato
dalla tenuta delle scritture contabili (in ambito CIVLISTICO è esonerato in quello TRIBUTARIO no).
ART.2221: non è soggetto in caso di insolvenza al fallimento e altre procedure concorsuali.
IL PICCOLO IMPRENDITORE NELLA LEGGE FALLIMENTARE
Oltre alla definizione dell’art.2083 c.c., un'altra nozione di piccolo imprenditore è contenuta nella
legge fallimentare( art.1-comma 2): “ Sono considerati piccoli imprenditori quelli esercenti un
attività commerciale, i quali sono stati riconosciuti, in sede di accertamento ai fini dell’imposta di
ricchezza mobile, titolari di un reddito inferiore al minimo imponibile. Quando tale accertamento
manca, sono considerati piccoli imprenditori quelli esercenti un attività commerciale nelle cui
azienda è stato investito un capitale non superiore a lire 900.000”.
Oggi il nuovo testo della legge fallimentare: D.LGS. 169/2007 dispone che non sono soggetti al
fallimento gli imprenditori che dimostrano il possesso congiunto di 3 requisiti:
1) Aver avuto, nei 3 esercizi antecedenti la data di deposito dell’istanza di fallimento o
dall’inizio dell’attività se di durata inferiore, un ATTIVO PATRIMONIALE di ammontare
complessivo annuo < 300.000 euro.
2) Aver realizzato, nei 3 esercizi antecedenti la data di deposito dell’istanza di fallimento o
dall’inizio dell’attività de di durata inferiore, RICAVI LORDI di ammontare complessivo
annuo < 200.000 euro.
3) Avere un ammontare di DEBITI, anche se non scaduti, < 500.000 euro.
Il superamento dei limiti sopra citati espone al fallimento e l’onere della prova ( dei 3 requisiti
congiunti) grava sul debitore. Anche se le società commerciali, un tempo escluse dall’applicazione
di tale disciplina, possono ottenere oggi l’esonero dal fallimento se rispettano i limiti sopra citati.
L’IMPRESA ARTIGIANA
Legge sull’artigianato del 1956 n°860: l’imprenditore rispondente ai requisiti fondamentali nella
stessa fissati è da ritenersi artigiano A TUTTI GLI EFFETTI DI LEGGE (ART1- COMMA1) e pertanto
anche in materia civilistica e fallimentare.
Sostituita dalla legge 443/85 che comprende i seguenti articoli:
-ART.2: è imprenditore artigiano colui che esercita professionalmente, personalmente e in qualità
di titolare, l’impresa artigiana assumendone la piena responsabilità con tutti gli oneri e i rischi
inerenti e svolgendo in misura prevalente il proprio lavoro, anche manuale nel processo
produttivo.
- ART.3:è artigiana l’impresa che, esercita dall’artigiano nei limiti dimensionali previsti , abbia per
scopo prevalente lo svolgimento di un attività di produzione di beni o prestazione di servizi,
escluse le attività agricole e le prestazioni di servizi commerciali, salvo che siano solamente
strumentali e accessori all’esercizio d’impresa.

L’impresa artigiana può avvalersi di dipendenti nei limiti fissati e sotto la direzione personale
dell’artigiano. Con le modifiche del 1997 e 2001, si possono costituire società SAS e SRL purché i
soci che svolgono lavoro personale siano in maggioranza.
L’IMPRESA FAMILIARE (ART.230 BIS- 230 TER)
È definita impresa familiare quella in cui collaborano in modo continuativo il coniuge, i parenti
entro il 3° grado(fino ai nipoti) e gli affini entro il 2° grado (fino ai cognati) dell’imprenditore: detta
famiglia nucleare.

Si può pero avere che la piccola impresa non sia impresa familiare, perché l’imprenditore non ha
familiari o non si avvale della loro collaborazione.
- È una fattispecie associativa ad esclusiva rilevanza interna costituita dal rapporto
associativo del nucleo familiare.
- È un istituto Residuale, cioè si configura solo quando l’attività svolta non può
configurarsi con nessun altro tipo di rapporto ( es: no società)
- È un istituto distinto dall’azienda coniugale
I membri del NUCLEO FAMILIARE sono tutelati giuridicamente da:
- DIRITTI PATRIMONIALI: diritto al mantenimento, di partecipazione agli utili e sui beni
acquistati con gli utili, di prelazione in caso di divisione ereditaria o trasferimento
dell’azienda stessa.
- DIRITTI AMMINISTRATIVI: ogni familiare ha diritto di voto nelle decisioni dell’assemblea
straordinaria, e le decisioni vengono prese a maggioranza dei membri familiari.
È un impresa individuale la cui gestione è affidata la titolare. I beni sono di proprietà
dell’imprenditore ed egli ne risponde in caso di insolvenza con il suo patrimonio personale. In caso
di insolvenza è esposto al fallimento.
LEGGE N° 76/2016 MONICA CIRINNA’. ART.1 COMMA 46. ART 230 TER
Al convivente di fatto che presti stabilmente la propria opera all'interno dell'impresa dell'altro
convivente spetta una partecipazione agli utili dell'impresa familiare ed ai beni acquistati con essi
nonché agli incrementi dell'azienda, anche in ordine all'avviamento, commisurata al lavoro
prestato. Il diritto di partecipazione non spetta qualora tra i conviventi esista un rapporto di
società o di lavoro subordinato.
IMPRESA COLLETTIVA- IMPRESA PUBBLICA
L’IMPRESA SOCIETARIA
È la forma associativa tipica prevista dall’ordinamento per l’esercizio collettivo di attività
d’impresa. Distinguiamo :
- Società semplice: utilizzabile solo per l’esercizio di attività non commerciali
- Altre società: definite SOCIETA’ COMMERCIALI divise in SOCIETA’ con oggetto agricolo (
allevamento bestiame) e SOCIETA’ con oggetto COMMERCIALE (fabbricazione utensili).
Le società commerciali con oggetto commerciale hanno statuto speciale, iscrizione R.I. e obbligo di
tenuta delle scritture contabili. Si applicano le norme sul fallimento e sulle procedure concorsuali.
Le società commerciali con oggetto agricolo invece sono esonerate dal fallimento e altre
procedure concorsuali.
LE IMPRESE PUBBLICHE. Distinguiamo:
- LE IMPRESE ORGANO: sono lo STATO o altri enti territoriali che svolgono attività
d’impresa direttamente. (attività secondaria e accessoria a quella istituzionale). (acqua,
gas; trasporti urbani).
ART. 2093 C.C.: agli ENTI titolari di imprese organo si applica la disciplina generale
dell’Impresa e dell’Imprenditore commerciale, salvo diverse disposizioni della legge.
Sono esonerati dall’iscrizione nel R.I e dalle procedure concorsuali
- ENTI PUBBLICI ECONOMICI: sono enti di diritto pubblico istituiti con il fine esclusivo e
principale di fare attività d’impresa. C’è l’assoggettamento allo STATUTO GENERALE
DELL’IMPRENDITORE e a quello SPECIALE dell’imprenditore commerciale nella sola
ipotesi di attività commerciale, con un eccezione : non sono soggetti a fallimento e alle
procedure concorsuali, ma a liquidazione coatta amministrativa e a altre procedure
previste in leggi SPECIALI.
- SOCIETA’ A PARTECIPAZIONE PUBBLICA: sono società appositamente costituite per
l’esercizio di attività d’impresa, in cui lo Stato o altri enti pubblici hanno partecipazioni
di maggioranza, minoranza o totalitarie. C’è l’assoggettamento allo STATUTO SPECIALE
DELL’IMPRENDITORE COMMERCIALE nei casi detti per le imprese societarie.
ATTIVITA’ COMMERCIALE (ASSOCIAZIONI E FONDAZIONI)
Associazioni, fondazioni ed enti privati (enti religiosi) possono svolgere attività commerciale
qualificabile come attività d’impresa, se l’attività produttiva viene svolta con metodo economico.
L’esercizio di attività commerciale può essere oggetto esclusivo e principale. Si applica la disciplina
dello Statuto dell’imprenditore commerciale.

L’IMPRESA SOCIALE: ( art.1,1° comma,D.lgs. 155/2006)


È quella particolare organizzazione privata che esercita professionalmente un’attività economica,
organizzata e finalizzata alla produzione di beni e servizi di UTILITA’ SOCIALE. Non è un nuovo tipo
di ente, ma è una qualifica che gli enti di diritto privato (associazioni, società) possono avere se
rispettano determinati criteri:
- OGGETTO PARTICOLARE (produzione/ scambio di beni/servizi di UTILITA’ SOCIALE)
- ASSENZA DELLO SCOPO DI LUCRO, ciò nonostante però può essere che i RICAVI >COSTI
(cioè è vietata solo l’AUTODESTINAZIONE dei RISULTATI DI GESTIONE).
- Ha un privilegio civilistico notevole, ossia quello di poter adottare qualsiasi tipo
societario, sempre senza lucro.
- Altro privilegio riguarda la possibilità di poter LIMITARE la responsabilità patrimoniale
dei partecipanti ( anche se il modello societario scelto prevede la responsabilità
illimitata dei soggetti)
- Indipendentemente dalla natura agricola o commerciale, deve iscriversi in un apposita
sezione del R.I e redigere le scritture contabili.
- È sempre soggetta, in caso di insolvenza a liquidazione coatta amministrativa e NON al
fallimento
- Si costituisce per atto pubblico osservando le disposizioni contenute nell’atto
costitutivo.
- È inoltre soggetta a : controllo contabile ( da parte di uno o più revisori iscritti nel
registro tenuto dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti). Controllo di legalità
della gestione e del rispetto dei principi di corretta amministrazione (da parte dei
sindaci che possono fare ispezione). Controllo esterno del Ministero del Lavoro (che
può disporre la perdita della qualifica di Impresa Sociale, con conseguente
cancellazione dal R.I.)

CAPITOLO 3: L’ACQUISTO DELLA QUALITA’ DI IMPRENDITORE

L’IMPUTAZIONE DELL’ATTIVITA’ D’IMPRESA

ESERCIZIO DIRETTO DELL’ATTIVITA’ D’IMPRESA


La spendita del nome è il principio in base al quale gli effetti degli atti giuridici ricadono solo sul
soggetto il cui nome è stato validamente speso nel traffico giuridico. Si ricava dalla disciplina del
mandato:
- MANDATO SENZA RAPPRESENTANZA: il mandatario agisce nell’interesse di un altro
soggetto e porre in essere i relativi atti giuridici spendendo il proprio nome, acquista i
diritti e assume gli obblighi derivanti dagli atti compiuti con terzi anche se questi hanno
avuto conoscenza del mandato.
- MANDATO CON RAPPRESENTANZA: il mandatario agisce nell’interesse di un altro
soggetto e porre in essere i relativi atti giuridici spendendo il nome del mandante
(imprenditore), gli effetti giuridici degli atti si rivalgono sul mandante
ESERCIZIO INDIRETTO DELL’ATTIVITA’ D’IMPRESA. L’IMPRENDITORE OCCULTO
Avviene tramite persona interposta. Distinguiamo :
- IMPRENDITORE PALESE O PRESTANOME: è il soggetto che spende il proprio nome nel
traffico giuridico pur non gestendo l’impresa (atti d’impresa).
- IMPRENDITORE INDIRETTO O OCCULTO: è colui che gestisce realmente l’impresa senza
apparire come imprenditore di fronte a terzi (DOMINUS)i; fornisce all’imprenditore
palese i mezzi finanziari necessari a compiere gli atti d’impresa, dirige l’impresa e fa
propri tutti i guadagni.
Secondo il principio della spendita del nome è l’imprenditore a dover fallire, quindi il prestanome,
e non il DOMINUS.
TEORIA DELL’IMPRENDITORE OCCULTO: chi esercita il potere di direzione di un’impresa se ne
assume anche il rischio e risponde alle relative obbligazioni con la conseguenza che, quando
l’attività d’impresa è esercitata tramite prestanome, responsabile verso i creditori sono sia il
prestanome sia il reale imprenditore dell’impresa (imprenditore occulto o DOMINUS). Quindi
fallisce anche l’imprenditore occulto nel caso fallisca il prestanome.
Distinguiamo anche:
- SOCIO OCCULTO DI SOCIETA’ PALESE (la società esiste ma è stata scoperta solo dopo la
partecipazione dell’imprenditore occulto)
- SOCIO OCCULTO DI SOCIETA’ OCCULTA
IMPRESA FIANCHEGGIATRICE: il non seguire i poteri sociali riconosciuti dalla legge possono dar
vita ad un’autonoma attività d’impresa: un’impresa di finanziamento o di gestione diversa e
distinta dall’attività d’impresa della società o delle società dominate. Il socio che ha abusato
risponderà come titolare di un’autonoma impresa commerciale individuale per le obbligazioni da
lui contratte nello svolgimento dell’attività fiancheggiatrice della società di capitali e potrà fallire se
si accerta l’insolvenza della sua impresa.
B) INIZIO E FINE DELL’IMPRESA
L’INIZIO DELL’IMPRESA
La qualità di imprenditore si acquista con l’effettivo inizio dell’esercizio dell’attività di impresa da
parte del soggetto interessato. La SOLA INTENZIONE e GLI ATTI PREPARATORI non sono sufficienti
a parlare di Imprenditore, ma c’è bisogno dell’esercizio vero e proprio (principio effettività
ART.2082). Questo vale sia per l’IMPREND. INDIVIDUALE che per le SOCIETA’.
LA FINE DELL’IMPRESA
Per l’imprenditore individuale la qualità di imprenditore si perdeva con la cessazione effettiva
dell’attività d’impresa. La cessazione è sempre preceduta dalla liquidazione più o meno lunga,
durante la quale l’imprenditore completa i cicli produttivi iniziati, vende le giacenze di magazzino e
i beni strumentali, licenzia i dipendenti, definisce i rapporti pendenti. Con la chiusura della
liquidazione e la completa disgregazione del complesso aziendale, si ha la cessazione dell’attività
d’impresa.
Prima della legge fallimentare ART.10:
- per l’imprenditore individuale continuava ad applicarsi il principio di effettività
- per le società occorreva la cancellazione dal R.I, che a sua volta presupponeva la
disgregazione dal complesso aziendale e l’integrale pagamento delle passività da parte
dei liquidatori.
Il nuovo testo dell’ART. 10: gli imprenditori individuali e collettivi possono essere dichiarati falliti
entro 1 anno dalla cancellazione dal R.I, se l’insolvenza si è manifestata anteriormente alla
medesima o entro l’anno successivo (1° Comma). È però fatta salva la facoltà per il creditore o per
il pubblico ministero di dimostrare il momento dell’effettiva cessazione dell’attività da cui decorre
il termine del primo comma (2° comma).
Commento: la cancellazione dal registro delle imprese è condizione NECESSARIA , affinché
imprenditore individuale e collettivo benefici del termine annuale per la dichiarazione di
fallimento. Non è però da sola sufficiente si deve accompagnare anche all’effettiva cessazione
dell’attività d’impresa, mediante la disgregazione del complesso aziendale. Altrimenti il termine
annuale non decorre.
C) CAPACITA’ E IMPRESA
INCAPACITA’ E INCOMPATIBILITA’
La capacità all’esercizio di attività d’impresa si acquista con la piena capacità di agire, a sua volta
conseguita con il compimento del 18° anno di età. Si perde con l’interdizione o l’inabilitazione. Il
minore o l’incapace che esercita attività d’impresa non acquista la qualità di imprenditore. Il
minore che con raggiri ha nascosto la sua minore età non diventa imprenditore anche se i contratti
conclusi non sono annullabili. I divieti di esercizio di impresa posti a carico di coloro che esercitano
determinate professioni ( es: impiegati pubblici) rappresentano un’incompatibilità. Chi svolge tali
professioni è incompatibile con lo svolgere attività d’impresa.
L’IMPRESA COMMERCIALE DEGLI INCAPACI
Nel nostro ordinamento è consentito l’esercizio di attività d’impresa per conto e nell’interesse
dell’incapace (minore e interdetto) da parte dei rispettivi rappresentanti legali, o del limitatamente
capace (inabilitato, minore emancipato e beneficiario di amministrazione di sostegno) purché
vengano rispettate le norme previste per l’attività commerciale. Mentre per quella agricola si
applicano le norme del diritto comune per il compimento di atti giuridici da parte di tali soggetti.
Gli incapaci sono sostituiti completamente da un rappresentante legale, i limitatamente capaci
sono affiancati da un curatore, che li assiste. Il legislatore stabilisce che in nessun caso è
consentito l’inizio dell’attività di una nuova impresa commerciale in nome e nell’interesse del
minore, dell’interdetto e dell’inabilitato. Salvo che per il minore emancipato è consentita solo la
continuazione dell’esercizio di una impresa commerciale già esistente purché sia autorizzata dal
tribunale.
- MINORE e INTERDETTO: intervenuta l’autorizzazione del tribunale alla continuazione
dell’esercizio d’impresa, chi ha la rappresentanza legale del minore o dell’interdetto
(genitori o tutore) può compiere tutti gli atti di ordinaria e straordinaria
amministrazione. (può solo continuare esercizio d’impresa ma non iniziarlo)
- INABILITATO: intervenuta l’autorizzazione per la continuazione, potrà esercitare
personalmente l’impresa, sia pure con l’assistenza del curatore. (può solo continuare
esercizio d’impresa ma non iniziarlo)
- MINORE EMANCIPATO: Può essere autorizzato dal tribunale anche ad iniziare una
nuova impresa. Con l’autorizzazione acquista la piena capacità d’agire. Può esercitare
senza l’assistenza del curatore e può compiere da solo gli atti che eccedono l’ordinaria
amministrazione anche se estranei all’attività d’impresa.
- BENEFICIARIO DELL’AMMINISTRAZIONE DI SOSTEGNO: ha capacità d’agire per tutti gli
atti che non richiedono la rappresentanza esclusiva o l’assistenza dell’amministratore di
sostegno. Può iniziare o proseguire attività d’impresa senza assistenza, salvo che il
giudice tutelare disponga diversamente.

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