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A CURA DI EDOARDO PIVA  

IL DOLLARO NEL
CONTESTO GLOBALE

La correzione ABC è cominciata o appena finita ?

Nuovi prestiti, nuovo rischio in Cina

Il Dollaro nel contesto globale: No place to Hide

Minimo di metà ciclo sull’oro

Dov’è finito il rischio ?

Sintesi e Conclusioni

LUGLIO 2011 www.reversoobserver.it 1


IL DOLLARO NEL CONTESTO GLOBALE  

La correzione ABC è cominciata o appena finita ?


La sequenza è iniziata con il minimo di luglio 2010, estendendosi fino ai massimi di Aprile
2011. Secondo la teoria di Elliott, una crescita lungo 5 onde viene seguita da una
correzione o da un reversal nel trend principale; il che potrebbe suggerire un opposto
declino in 5 onde impulso.

Nel grafico si nota l’S&P500


con una sequenza di onde a
segnare un ulteriore declino.
La sequenza crescente di 5
onde è contrassegnata con i
numeri da 1 a 5, mentre la
sequenza di onde di livello
superiore sono indicate da I a
V.

In base a questo conteggio,


l’S&P500 ha tracciato un’ampia
crescita lungo 5 onde, da
marzo 2009 ad aprile 2011.

Il presente grafico smussa i movimenti di prezzo con la media mobile esponenziale a 5


giorni del S&P500. Inoltre, l’S&P500 mostra d’aver segnato i suoi massimi, lungo la
classica fifth (5) of the fifth (V) in aprile. Una simile struttura di massimi suggerisce come
minimo una correzione che potrebbe realizzarsi tramite un movimento ABC, ritracciando
una parte della precedente crescita in 5 onde (1-5).

Il secondo grafico si concentra sulla crescita da luglio 2010 a maggio 2011, utilizzando
una base giornaliera. E’ visibile una chiara sequenza a 5 onde, con l’onda 3 più estesa.

Infatti l’onda 3 sembra una


sorta d’onda estesa a causa
della sua insolita lunghezza.
Inoltre si può anche notare
come l’onda 1 e l’onda 5 siano
circa uguali. Normalmente
questo è il caso nel quale
l’onda 3 è la maggiore delle 5.

Con il completamento di una


crescita in 5 onde, è possibile
una correzione ABC. Simili
patterns si formano con
sequenze 5-3-5. L’onda A
ribassista è una 5 onde, l’onda
B rialzista è una 3 onde e
l’onda C ribassista è una 5
onde.

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IL DOLLARO NEL CONTESTO GLOBALE  
Il primo passo consiste nel valutare il declino lungo l’onda A. L’onda A è scomponibile in 5
onde, e noi dovremmo già trovarci nell’onda B.

Una volta terminate l’onda B, dovremmo aspettarci l’onda C. Con un onda C che spesso è
uguale all’onda A, il target ribassista dovrebbe stare nell’intorno dei 1.200. Anche il
ritracciamento del 50-62% dell’intera crescita in 5 onde dovrebbe attestarsi intorno a
questi livelli.

La correzione ABC è cominciata o appena finita ? Normalmente vi sono letture alternative


quando si ha a che fare con le Onde di Elliott. Non c’è nulla di male nelle alternative.

E’ sempre bene esser preparati all’inaspettato. Conteggi diversi portano a considerare


scenari diversi. Il terzo grafico rappresenta uno scenario bear di lungo periodo.

Il declino da ottobre 2007 a


marzo 2009, evidenzia una
struttura a 5 onde, che
segna l’inizio di una onda I
di livello superiore.

L’avanzamento da marzo
2009 ad Aprile 2011 traccia
una correzione ABC, che
forma l’onda II.

Notare come l’onda A e


l’onda C sono suddivise in 5
onde e l’onda B in 3. Le
onde A e C sono onde
impulso, il che significa che
devono formare una
sequenza a 5 onde.

Le onde che si muovo nella stessa direzione d’un’onda di livello superiore, sono onde-
impulso. Quelle che vanno contro, sono correttive. L’onda B si muove contro l’onda II, il
che significa che dovrebbe formare una sequenza correttiva (ABC, flat, etc…).

Basandosi su questo scenario, l’S&P500 starebbe ora iniziando l’onda III ribassista. La
terza onda tende ad esser la più lunga e violenta. Ciò implicherebbe un target inferiore
al minimo di marzo 2009.

Va però detto che alcuni indici chiave non hanno confermato i massimi ribassisti
nell’S&P500. Il Russell 2000, S&P 500 Equal Weight Index ed il Nasdaq, hanno raggiunto
i massimi del 2007 quest’anno. Il Nasdaq 100 e l’S&P MidCap 400 li hanno superati. I soli
indici che hanno mancato i massimi del 2007 sono stati il Dow Industrials, il NY Composite
e l’S&P 500. Se vogliamo trovare un colpevole per queste sotto performance, dobbiamo
rivolgerci alla finanza.

Ma se il conteggio giusto fosse quello ribassista, allora l’S&P 500 starebbe iniziando
l’onda 1 dell’onda III, che sarebbe un’onda impulso ribassista. Questo porrebbe le basi
per un declino in 5 onde piuttosto intenso.

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IL DOLLARO NEL CONTESTO GLOBALE  
 
Nuovi prestiti, nuovo rischio in Cina
In Cina, i nuovi prestiti bancari hanno segnato una diminuzione da Aprile a Maggio, anche
se la diminuzione indica solo una stretta marginale sul credito. Pechino sta tentando di
contenere la espansione del credito, ma tagliando troppo improvvisamente potrebbe
rallentare l'economia. Trovare una via di mezzo sui prestiti è solo una sfida che Pechino
affronta nel tentativo di ridurre le tensioni sociali, smorzando l’inflazione senza
danneggiare la crescita.

In Maggio, il settore
bancario perlopiù di
derivazione bancaria, ha
messo in circolazione circa
551,6 miliardi di Juan, o
circa 85 miliardi di dollari in
nuovi prestiti denominati in
yuan, una riduzione rispetto
ai 739,6 miliardi di Aprile.

Ma il calo di nuovi prestiti


suggerisce una stretta
marginale piuttosto che
significativa sul credito. E
anche se la Cina considera
d’alzare ulteriormente i
tassi d’interesse ed
implementare ulteriori
misure per contenere il
credito, stanno emergendo
nuovi rischi per la crescita
che andranno a sfidare il
partito nella lotta contro
l'inflazione.

Osservare i nuovi prestiti mensili in Cina, ha senso perché la crescita economica Cinese è
estremamente dipendente dall’espansione del credito. Nel 2011 il governo ha affrontato
sfide importanti con i suoi tentativi di limitare l'espansione del credito dopo aver visto gli
inflazionistici effetti collaterali dei crediti non rimborsati e delle politica monetaria emanata
per evitare la recessione nel 2008-2009. In Cina, piuttosto che il prezzo, è il volume dei
prestiti che conta, perché il governo autorizza il prestito in base alla quantità più che alla
qualità del credito e rende disponibili finanziamenti a tasso agevolato per le aziende.
Anche dopo un anno di crescenti restrizioni alla riserva obbligatoria delle banche ed
aumenti dei tassi di interesse, i Cinesi si devono confrontare con tassi reali negativi sui
loro depositi, mentre le società godono ancora di bassi tassi di interesse sui prestiti che
ricevono. Mentre il governo continua a mostrare segni di rafforzato controllo sulla crescita
monetaria – dovendosi confrontare con un imminente, e politicamente sensibile inflazione
che potrebbe superare 5,3% in maggio ed anche forare il 6% nel mese di giugno - non ha
mostrato altrettanta forza nel serrare il volume di nuovo credito .

In particolare, i numeri dei nuovi prestiti di maggio sono inferiori a quelli relativi allo stesso
periodo del 2009 e del 2010, ma sono sostanzialmente in linea con quelli di diversi mesi
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IL DOLLARO NEL CONTESTO GLOBALE  
nella seconda metà del 2010. Pertanto, non rivelano alcuna nuova determinazione da
parte del governo a rallentare l’intensità dei prestiti.
In base ai dati dei primi 5 mesi dell’anno, il credito bancario Cinese è ancora impostato a
vedere una forte crescita nel corso del 2011 – è cresciuto del 17,6% nel primo trimestre, e
se il ritmo dei primi 5 mesi continua, raggiungerà quasi i 9 miliardi di yuan in nuovi prestiti
entro la fine dell’anno. Ancora più importante, mentre il governo ha tentato di rallentare
l’aumento di nuovi prestiti, le banche e le imprese hanno trovato nuovi modi per
espandere il credito attraverso acquisti d’obbligazioni ed altri strumenti finanziari. Nel
primo trimestre del 2011, i prestiti bancari hanno costituito solamente il 57% circa della
totale espansione creditizia.

L’inflazione resta il primo problema politico delle autorità Cinesi. In particolar modo, gli alti
prezzi del cibo, del carburante e delle abitazioni, stanno stritolando l’ampia base sociale
che guadagna poco, aggiungendosi ad altri fattori sociali che potrebbero innescare nuove
agitazioni.

Il problema è che la Cina non può limitare troppo duramente il credito, per paura di un
rallentamento nell’economia. Negli ultimi mesi, sono emerse nuove minacce alla crescita,
principalmente sotto forma di prezzi elevati sulle materie prime, scarsità energetiche
interne, cattivo tempo e debole domanda estera. Questi fattori hanno contribuito a porre
nuove sfide, sia alle industri pesanti che si fondano sull’importazione di materie prime, che
agli esportatori medio - piccoli che han visto aumentare fortemente i propri costi.

Le rivolte dei lavoratori iniziate il 6 Giugno nelle province dello Chaozhou, e del
Guangdong, hanno richiamato l’attenzione sui salari non pagati, un problema già diffuso,
quando la domanda estera era caduta alla fine del 2008. L’incidente dello Chaozhou,
potrebbe riflettere le difficoltà crescenti dei piccoli produttori, messi sotto pressione dai
crescenti salari, o anche dagli ordini esteri in caduta, dei quali sembrerebbe esserci
testimonianze nelle ultime settimane.

Purtroppo queste aziende sono esattamente quelle che soffrono un inasprimento anche
marginale delle condizioni di credito, non avendo buone entrature politiche per accedere ai
finanziamenti quando la disponibilità degli stessi si fa ridotta.

Se il rischi di fallimenti e la disoccupazione aumentassero nelle regioni produttive, i leader


politici potrebbero tirarsi indietro anche da tentativi di contenimento moderati.

Al di là della locomotiva Cinese, non si può dire che quanto stia succedendo a livello
globale - debiti sovrani, rallentamenti, rialzi dei tassi nei paesi emergenti con curve
rovesciate (la scuola degli economisti austriaci la chiama la “curva killer”, c’era anche in
Europa e negli USA nel 2008 e da sempre precede brusche frenate economiche), la leva
finanziaria che in Aprile era arrivata ai livelli 2000 e 2007 – non imponga una grandissima
prudenza, compresi i mercati obbligazionari che, nelle parti lunghe delle curve dei debiti
non toccati dalla crisi, sono ritornati a indicare una affannosa ricerca di cedola e quindi a
stringere gli spread col breve.

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IL DOLLARO NEL CONTESTO GLOBALE  

Il Dollaro nel contesto globale: No place to Hide


La forza di una moneta si basa sulla forza della nazione, cominciamo quindi riflettendo sul
quadro della situazione economica Statunitense a partire dai livelli di deficit spending
senza precedenti.

Nel trattare pubblicamente le posizioni relative alla correzione del disavanzo, i Democratici
parlano d’aumentare le tasse ed i repubblicani di tagli dei programmi sociali, ma entrambi
mancano un fondamentale cruciale: senza una significativa ripresa dei posti di lavoro,
creatori di benessere, il deficit persisterà.

Nel Casey Report del mese scorso, Bud Conrad ha presentato diversi grafici che
mostrano quanto il disavanzo pubblico degli Stati Uniti diventerà grave quando i costi dei
pensionamenti dei baby boomer si combineranno con quelli associati alle guerre ed ai
tassi d’interesse.

Considerata come parte di un quadro più ampio, la situazione non ha soluzioni


politicamente accettabili e, pertanto, continuerà fino a che non può continuare più.
Il seguente grafico mostra il debito totale del governo che è ora a $ 14 trilioni, e le quattro
maggiori componenti di quel debito. Se il governo continuerà a tirare il deficit a 1.500
miliardi di dollari per i prossimi quattro anni, come si prevede farà, ci saranno 20.000
miliardi dollari di debito pubblico.

Il che pone la domanda:


chi comprerà il quel
debito pubblico in futuro?
Guardando il grafico, si
può solo concludere che,
anche se la Federal
Reserve ha dichiarato di
voler smettere di creare
nuovi fondi per comprare
buoni del tesoro entro la
fine di questo mese, in
ultima analisi dovrà
tornare sul mercato dei
Treasury nel prossimo
futuro come creditore.

E mentre ogni proiezione futura deve esser presa cum grano salis, penso che queste
proiezioni siano conservative, considerati i bassi tassi d’interesse ora pagati dal governo
su tutti i suoi debiti.
In caso di tassi di interesse risaliti al 5%, vi è una sola certezza, l'interesse sul debito salirà
a 1.000 miliardi di dollari all'anno. Significativo punto di riferimento è che il governo
federale ha raccolto in tasse circa 2,5 triliardi di dollari nel 2010.

Se il tasso di interesse sul debito salisse al 12%, il che è ben all’interno del range di
possibilità, il costo degli interesse assorbirebbe completamente le tasse – sempre che il
sistema finanziario non fosse crollato prima d’arrivare a quel punto.

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IL DOLLARO NEL CONTESTO GLOBALE  
Anche se il governo federale e la Fed dichiarano d’essere al lavoro per evitare un tale
risultato, questa è l’attuale tendenza.

Quando si aggiungono i costi della questione dei Veterani, l’Homeland Security, vari
interessi ed operazioni non ufficiali, l’attuale costo delle forze armate statunitensi supera i
1.000 miliardi dollari l'anno. Questo è un quarto della spesa totale del governo degli Stati
Uniti, pari a circa il 40% del complessivo gettito fiscale. Anche se le guerre degli Stati Uniti
sono impopolari, le promesse di Obama di contenere gli impegni militari sono state
ignorate, e vi sono state nuove incursioni in Libia e Pakistan.

Ma anche se il governo
mantenesse I suoi impegni
domani e cominciasse a
portare le spese militari a livelli
più ragionevoli, il costo di
smobilitazione continuerà a
pesare sulla cassa nazionale
per gli anni a venire.
Le implicazioni per gli
investimenti consistono nel
fatto che queste spese fanno
gli Stati Uniti meno competitivi,
dal momento che devono
sostenere una spesa militare
molto più alta di qualsiasi altro
paese del mondo. La tabella
seguente mostra un confronto
tra le spese militari come
percentuale del PIL.

PIL statunitense è cresciuto di 400 miliardi dollari a 14500 miliardi dollari nel 2010,
portando alcuni politici e membri del Fed ad auto-congratularsi. E, tecnicamente, hanno
giocato un ruolo importante nel determinare quel miglioramento.

Ma qualsiasi vanto si tramuta in un fiasco se si considera che il costo di tale crescita è


coinciso con un deficit spending pari a $ 1,5 trilioni all’annuo, un multiplo del
miglioramento. In altre parole, il governo, in collaborazione con l'accomodante Fed, ha
acquistato una modesta ripresa - e potenziato il mercato azionario - ma ad un costo in
ripida crescita. Per incentivare programmi di governo veramente estremi, molti dei quali
avevano come scopo il salvataggio proprio di quelle banche e società finanziarie che
hanno giocato un ruolo così importante nel determinare la crisi, in primo luogo,
il governo ha creato una nuova serie di problemi altrettanto irrisolvibili.

Pensando a dove si sarebbe oggi se il governo fosse sostanzialmente rimasto fuori dai
giochi, probabilmente la botta, anche se doloroso, sarebbe passata. Invece, il giorno della
resa dei conti è stato solo ritardato ed aggravato.

Sì, il mercato azionario americano è raddoppiato dal baratro conseguente all'incidente, ma


ne l'occupazione ne gli alloggi hanno partecipato alla ripresa, il che continuerà a rendere
gli Stati Uniti molto vulnerabili in futuro. Per esempio, l'enorme debito delle banche
statunitensi, in gran parte debito ipotecario di scarsa qualità, è ancora nei loro libri. E la

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IL DOLLARO NEL CONTESTO GLOBALE  
speranza che il settore immobiliare si riprendesse in modo da consentire la copertura dei
prestiti ha dimostrato di essere una falsa speranza: il 30 maggio 2011, l'ultimo Case-
Shiller Index mostra un calo nei prezzi delle case a nuovi minimi.

La globalizzazione ha
incoraggiato le imprese a
sfruttare il basso costo del
lavoro in Asia per la produzione
di gran parte dei beni di
consumo mondiali. I minori
costi possono anche avere
incrementato i profitti per gli
azionisti e permesso ottimi
redditi per il top management,
ma il quadro di lavoro per la
classe media ha subito
notevolmente deterioramento.
Naturalmente, le persone senza
lavoro hanno difficoltà a tenere
il passo con i pagamenti dei
mutui, il che è parte del ciclo,
mantenendo sotto pressione i
portafogli prestiti delle banche.

Il grafico sottostante mostra la percentuale della forza lavoro nel settore manifatturiero
USA, che dal 1970 è passata dal 15% al 5%. Questo è un cambiamento strutturale, e
questi posti di lavoro non accennano a ritornare. Città industriali come Detroit
saremmo una piaga sulla crescita della nostra economia a lungo nel futuro. Il risultato è
che non vedremo il tipo di recupero nei posti di lavoro che i politici tanto promettono. La
classe media è in declino, per gli alloggi non saranno supportati.

Queste sono solo alcune delle


sfide che attendono l'economia
americana. Considerati in
modo isolato, questi problemi
spingono per un mantenimento
del deficit spending da parte
dei politici costretti ad
assecondare il voto. Ciò indica
chiaramente un ulteriore calo
nel dollaro.

D’altro canto, la lettura non è


così chiara quando si
confronta il dollaro con le
valute con le quali compete sui
mercati dei cambi. Il che
sposta l’attenzione sulle tre
maggiori valute concorrenti:
l’euro, lo yen ed il renminbi.

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IL DOLLARO NEL CONTESTO GLOBALE  
L’euro, lo yen
Giapponese e nel lungo
periodo il renminbi, sono
le uniche valute
sufficientemente
voluminose per
competere seriamente
con il dollaro. Il grafico
illustra il trend
(discendente) della forza
relativa del dollaro, il che
indica un rafforzamento
nelle valute in
competizione. Anche il
trade-weighted index
delle principali valute
combinate è incluso
quale misura.

Le valute possono essere lette sia come il rapporto di una valuta estera con il dollaro
come nel primo grafico, o il contrario. Ecco l'altro punto di vista: dollari per valuta estera:

Euro
L’euro è esposto a rischi da parte dei PIIGS, il cui debito è troppo grande per esser
coperto.
I tassi d’interesse in
impennata per rischi sui
debiti di queste nazioni
confermano una perdita
di confidenza.
Certamente, tassi
d’interesse più alti
renderebbero
praticamente impossibile
per queste nazioni
ripagare interamente i
debiti, il che costituisce
una sorta di profezia
auto - avverantesi. Il
punto è importante è che
i mastodontici programmi
di salvataggio europei e
le misure d’austerità, non
hanno tranquillizzato il
mercato.
I tassi sono ancora alti, ed il pagamento degli interessi non sono cumulabili. Ulteriori
ristrutturazioni, con perdite disseminate per tutta Europa, sono inevitabili.

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IL DOLLARO NEL CONTESTO GLOBALE  
Questo grafico compara la bilancia dei pagamenti delle economie avanzate.

Una volta si sarebbe andati corti sulle valute deboli e lunghi su quelle forti, ma nel caso
dell’Europa la cosa non è possibile, e l’euro e protetto dalle nazioni forti del Nord. Il
problema per le nazioni indebitate, è che in questo modo, non è possibile svalutare il
debito. Allo stesso modo, non poter svalutare significa non esser in grado di rendere più
competitiva la propria forza lavoro, a supporto della bilancia dei pagamenti.

Ad ogni modo, le nazioni indebitate potrebbero costituire un reale appesantimento sulla


traiettoria della moneta unica, ma finché l’euro si mantiene in forza, i singoli debiti esteri
non possono che esser messi sotto pressione, dal momento che la nazione è obbligata a
scelte d’austerità che indeboliscono ulteriormente la crescita economica.

Il che lascia le nazioni indebitate esposte al rischio di dovere vendere a sconto i propri
assets, per poter coprire le proprie obbligazioni.

La difficoltà sta nel fatto che, mentre la moneta è unica e controllata da una sola Banca
Centrale, non vi è un’unica autorità fiscale. Tale asimmetria risulta esacerbata quando si
ricercano soluzioni all’indebitamento cross-border.

A prima vista i 440 miliardi di euro messi a disposizione dalla BCE erano impressionanti,
ma ad un’osservazione più attenta non sono sufficienti.
La seguente tabella illustra i contributi attesi al European Financil Stbility Facility (EFSF).
Purtroppo alcuni dei potenziali contributori, stanno slittando tra gli utilizzatori.

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IL DOLLARO NEL CONTESTO GLOBALE  

A titolo esemplificativo, il solo debito estero di Gracia, Portogallo, Irlanda e Spagna,


ammonta circa a 1200 miliardi di euro. Con un write - down solo del 30%, il fondo
verrebbe prosciugato. Al 50%, verrebbero utilizzate le risorse rese disponibili dal IMF e
dalla BCE.
Se l’Italia s’aggiungesse alle richieste d’aiuto, il sistema collasserebbe sicuramente.
Le tensioni già manifestatesi in Grecia e Spagna, possono tranquillamente allargarsi
portando alla ribalta il tema dell’uscita dall’euro delle nazioni meridionali.
Nel frattempo, mentre s’attende per un euro ricostituito, la moneta unica resta a rischio,
qualora le nazioni forti nel nord dovessero impegnarsi in nuovi salvataggi.

Yen
La situazione Giapponese continuerà a peggiorare con l’aumento dei costi connessi alla
ricostruzione post - tsunami. Recenti stime parlano di oltre 300 miliardi di dollari e oltre
100.000 nuove abitazioni.
Agricoltura e pesca sono seriamente compromesse e le esportazioni sono rallentate da
carenze energetiche. Le importazioni sono aumentate con la ricostruzione.
La conseguenza è che il tradizionale surplus commerciale Giapponese e diventato un
deficit, e ciò impatterà sullo yen. I livelli di debito/PIL sono insostenibili.
Come se non bastasse, la popolazione, mediamente anziana, è in contrazione, e ciò
renderà ancor più difficile sostenere il debito futuro.
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IL DOLLARO NEL CONTESTO GLOBALE  
Vista la situazione, sembra incredibile che lo yen continui a rafforzarsi sul dollaro. Qualora
lo yen cadesse, i tassi d’interesse estremamente bassi, sarebbero spinti a rialzo. Non un
problema da poco agli attuali livelli d’indebitamento.

Renminbi
Grazie al serrato controllo del Governo, in Cina sono stati rilasciati stimoli in misura
estrema, dopo il collasso del 2008. In due anni la massa monetaria è stata ampliata del
58%. In questo modo il governo è tornato al 8% di crescita del PIL, contenendo gli effetti di
breve periodo della crisi.
Sfortunatamente, si è creata una bolla immobiliare che è anche maggiore di quella
scoppiata in Giappone nel 1990 – e questo è rilevante.
Malgrado la mancanza di condomini, i cinesi hanno costruito città vuote di costosi
condomini. La situazione non è certamente sostenibile ed i prezzi stanno già scendendo.
Inoltre la nazione sta sperimentando la peggiore siccità degli ultimi 50 anni, il che affligge
le produzioni agricole. Un effetto collaterale è che l’energia idroelettrica è limitata, creando
abbassamenti di tensione. Una riduzione produttiva nel manifatturiero ha già cominciato a
manifestarsi.
Confrontandosi con la crescente inflazione, i cinesi hanno iniziato ad aumentare le riserve
bancarie e ad alzare i tassi d’interesse.
La bolla immobiliare e la sovrapproduzione manifatturiera, offuscano il futuro di breve
termine.

Dollaro
Dal 2008, la Fed ha condotto con successo i tassi a 0 e ce li ha mantenuti, stampando
nuova moneta e comprando Tresaury.
Il seguente grafico sintetizza l’operato della Fed, attraverso la serie di programmi portati
avanti e gli assets iscritti in bilancio.

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IL DOLLARO NEL CONTESTO GLOBALE  
La linea verde descrive la dinamica del Trade Weighted Exchange Index del dollaro, che
comprensibilmente picchia verso il baso ad ogni annuncio dei QE, quando lo stock di
moneta esistente viene diluito con nova carta stampata.

Il punto chiave stà nel fatto che i bilanci della Fed siano letteralmente esplosi con il QE1
del 2008, quando sono stati acquistati 1500 miliardi di MBO e successivamente con il
QE2, quando sono stati acquistati almeno 600 miliardi di Tresaury a partire da Novembre
2010. La massa di liquidità generata con il QE2 è sufficiente ad assorbire tutte le nuove
emissioni fino a Novembre 2011, mantenendo così gli interessi bassi.

Questo porta a domandarsi quali impatti avrà la politica della Fed sui tassi di cambio del
dollaro.

Il dollaro ha toccato i minimi quando la Fed ha annunciato che avrebbe cambiato strategia
e concluso il QE2 in giugno, suggerendo, senza però ammettere che fosse stata la
debolezza del dollaro a spingere per un simile cambio di programma.

Con la Fed che ha spento le stampanti (per il momento), il dollaro è destinato ad un


rafforzamento. All’inizio della crisi, il mondo era corso al dollaro naturalmente, ma con
l’annuncio del QE1, s’era innescato lo scivolone.

Se la presa di forza non dovesse avere la natura del rally, sarebbe perché la gente crede
che un QE3 non sia evitabile.

Minimo di metà ciclo sull’oro

La fase rialzista dell’oro è certamente viva e i prezzi hanno già fatto nuovi massimi se
misurati in euro. Ma ogni tendenza ad un certo punto finisce, e così guardando al futuro
appare molto probabile che l’oro si prepari per una correzione estiva.

Il primo grafico osserva un ciclo primario molto importante di 13,5 mesi. Di fatto evidenzia
un minimo ogni ricorrenza, vi è inoltre un ulteriore (e meno importante) minimo di medio
ciclo che dovrebbe arrivare.

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IL DOLLARO NEL CONTESTO GLOBALE  
Uno degli aspetti fondamentali del minimo di medio ciclo, è che non è particolarmente
puntuale nella sua venuta, e può presentarsi in anticipo o in ritardo rispetto all’ideale
momento. Quindi non ha molto senso darsi dei target temporali, salvo tener ben presente
che deve arrivare.
Il secondo grafico suggerisce che un ribasso potrebbe partire a breve. Si tratta di un
confronto tra il profilo seguito dai prezzi sui massimi del 1979 e l’andamento attuale.

Sia la magnitudine che il tempo necessario allo sviluppo della formazione di Top sono
diversi, ma ad ogni modo vi è un’interessante correlazione.
Un simile correlazione può esser osservata anche sul prezzo dell’argento.

Ad ogni modo non c’è da aspettarsi un declino come quello del 1980, e il punto non è
l’intensità del declino stesso. Sono la direzione dei il timing ad esser rilevanti.

L’ultimo Grafico dimostra come stia andando in pressione il Gold Lease Market. In rosso è
indicato lo spread tra il LIBOR 1-mese ed il tasso di prestito dell’Oro ad 1 mese. Quando
tale spread è positivo, ciò tende ad esser molto rialzista per l’Oro. Uno sperad
profondamente negativo è ribassista. Non siamo ancora al livelli di pressione eccessiva,
ma ci si potrebbe arrivare in fretta.

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IL DOLLARO NEL CONTESTO GLOBALE  

Dov’è finito il rischio ?

Parafrasando dal sempre illuminante Francesco Caruso, dal suo pezzo “L’Orso
Silenzioso” del 26/6.

Un’altra nota su cui assolutamente bisogna riflettere è che il nervosismo è alto, ma la


volatilità è ancora bassa, anzi direi TROPPO BASSA in rapporto allo stato di emozionalità
del mercato. Acquistare opzioni costa relativamente poco e questo è davvero strano.
NECESSARIA MA NON SUFFICIENTE per credere a una probabile reazione: quello che
in effetti a me di questo mercato non piace è che manca volatilità (cioè PANICO) e che
sono ancora molti di piu’ quelli che si schierano con il “buy on dips” che quelli che stanno
seriamente liquidando. Devo anche dire che il panico che manca sugli indici c’è a livello di
alcuni settori e titoli, vedi i bancari italiani, che sono stati letteralmente massacrati e sono
in condizioni di pervenuto acutissimo, ma ancora senza segnali di minimo: a occhio, mi
sembra comunque difficile che supporti cosi’ importanti come quelli citati sopra per gli
indici possano essere attaccati senza che vi sia una “relief reaction” su questi titoli i quali,
comunque, restano l’anello debole della catena alimentare dei mercati…

Nel febbraio 2010, Tom McClellan ha introdotto un ragionamento sul 7-day Rate of
Change (ROC) per il VIX. Si tratta di guardare la volatilità sotto un’ottica leggermente
diversa dalla semplice osservazione dell’andamento del valore.
La matematica è molto semplice: Si confronta il VIX di oggi con il VIX di 7 giorni (di borsa)
fa, e se ne calcola la differenza percentuale tra i due numeri. Ignora tutti i valori compresi
nel intervallo temporale, il che potrebbe far pensare che stiano inutilmente ignorando dati
importanti. Ma il risultato fa un paio di cose magiche che lo rendono degno di nota.
La prima indicazione è che qualsiasi lettura sopra il +20% circa è un buon segnale di un
minimo da ipervenduto per i prezzi delle azioni (che sono pronte per un rimbalzo). Non
sembra funzionare allo stesso modo quando guardiamo letture negative estreme. Il VIX è

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IL DOLLARO NEL CONTESTO GLOBALE  
l’indicatore della paura, e così l'improvviso sviluppo della paura che produce un valore
massimo sul 7ROC non è lo stesso fenomeno di una scomparsa della paura.
Letture profondamente negative si vedono solitamente al calcio d'inizio di forte movimento
rialzista, e non alla fine.

L'altra magica intuizione che ci dà questo indicatore, si verifica quando attraversa lo zero,
passando verso l’alto. Un passaggio verso l'alto attraverso lo zero spesso (ma non
sempre) segna un importante top per i prezzi delle azioni. Questi segnali sembrano essere
migliori quando il passaggio per lo zero si verifica dopo un lungo periodo sotto lo zero. Le
linee rosse verticali evidenziano alcuni buoni esempi di questo tipo di indicazione.
Il selloff del mercato azionario nei mesi di maggio e giugno 2011 s’dispiegato senza grandi
picchi verso l'alto del VIX, il che è stato fonte di confusione per un sacco di gente. Se il
mercato era in un trend al ribasso (si chiedevano), perché il VIX è rimasto così in basso?
Ora abbiamo la risposta, con il salto improvviso verso l'alto l'indicatore 7ROC ad un
massimo del 25,8% il 16 giugno.

La paura raggiunge il culmine alla fine di un declino, non nel mezzo di uno
 

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Sintesi e Conclusioni
Sempre da Caruso:
In prospettiva, le letture dei modelli ciclici, quelli del “BREADTH INDICATOR” e un’altra,
lunghissima serie di valutazioni tecniche e non (rimando al post con lo studio macro
“Modello economico integrato www.francescocaruso.ch/modello-economico-integrato-
metodologia-analisi-conclusioni/ gettano ombre lunghe sui prossimi trimestri dei mercati
finanziari e, oserei dire, su tutta una serie di paradigmi che hanno retto per decenni
sia i comportamenti degli investitori privati che istituzionali che lo stesso mondo del
risparmio gestito.

Panta rei, tutto scorre. In questo contesto non vi sono certezze, ma solo probabilità un po’
meno improbabili delle altre. In questo senso, lo scenario MENO INCONGRUO è quello di
una reazione che parta tra questa settimana e la prossima e che duri (come tempo, si badi
bene) un paio di mesi circa. Se cosi’ sarà, in base a tempi, modi, struttura, natura e altro
della reazione si potrà gettare una luce chiara sugli sviluppi successivi.

Fonti: John Murphy, Arthur Hill, Bud Conrad, Tom McClellan, Francesco Caruso  
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