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Progettazione:

presentazione video.
Scaletta:
 citazione Primo Levi,
 biografia prima di Aushwitz,
 video lager,
 dopo Aushwitz,
 chimico in pensione e scrittore,
 citazione sulla scrittura di Levi stesso,
 dilemma della morte,
 “titoli di coda” citazione fonti
Integrare con video interviste, testimonianze varie e
audio di spiegazione e immagini.
Legenda: blu Egle
Rosa Aurora
verde Martina

Organico:
1. Se comprendere è impossibile, conoscere è
necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare,
le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed
oscurate: anche le nostre.
Se questo è un uomo.
2. Primo Levi nasce a Torino il 31 luglio 1919 da una
famiglia ebraica. Con l’introduzione delle leggi razziali
ha difficoltà a proseguire gli studi, ma riesce
comunque a laurearsi in chimica nel 1941. Nel 1943
entra in contatto con un gruppo di partigiani operanti
in Val d'Aosta, e nel dicembre dello stesso anno viene
arrestato dalla milizia fascista e deportato con altri
ebrei prima a Fossoli, vicino Carpi, e poi nel campo di
concentramento di Auschwitz.
3. Video
4. In un’intervista Levi racconta come ha vissuto il
giorno in cui gli è stata restituita la libertà Il giorno
della liberazione non è stato un giorno lieto perché per
noi è avvenuto in mezzo ai cadaveri. Per nostra
fortuna i tedeschi erano scappati senza mitragliarci,
come hanno fatto in altri lager. I sani sono stati ri-
deportati. Da noi sono rimasti solo gli ammalati e io
ero ammalato. Siamo stati abbandonati, per dieci
giorni, a noi stessi, al gelo, abbiamo mangiato solo
quelle poche patate che trovavamo in giro. Eravamo
in ottocento, in quei dieci giorni seicento sono morti di
fame e freddo, quindi, i russi mi hanno trovato vivo in
mezzo a tanti morti. E alla domanda Questa
esperienza ha cambiato la sua visione del mondo
Levi dichiara:
Penso di sì, anche se non ho ben chiara quale sarebbe
stata la mia visione del mondo se non fossi stato
deportato, se non fossi ebreo, se non fossi italiano e
così via. Questa esperienza mi ha insegnato molte
cose, è stata la mia seconda università, quella vera. Il
lager mi ha maturato, non durante ma dopo,
pensando a tutto quello che ho vissuto. Ho capito che
non esiste né la felicità, né l’infelicità perfetta. Ho
imparato che non bisogna mai nascondersi per non
guardare in faccia la realtà e sempre bisogna trovare
la forza per pensare.
5. Primo Levi è tra i pochissimi a far ritorno dai campi di
concentramento e sente il dovere del racconto e della
testimonianza, spinto dalla paura di non essere
creduto.
Essere uno scrittore non rappresenta dunque quella
che per Levi è sempre stata una passione, talvolta in
grado di nobilitare l’uomo, come dimostra il seguente
brano tratto da “il sistema periodico degli elementi,
capitolo ferro”: la nobiltà dell’Uomo, acquisita in cento
secoli di prove e di errori, era consistita nel farsi
signore della materia, e che io mi ero iscritto a Chimica
perché a questa nobiltà mi volevo mantenere fedele.
Che vincere la materia è comprenderla, e comprendere
la materia è necessario per comprendere l’universo e
noi stessi. Nonostante il suo mestiere di chimico si sia
rivelato una salvezza, in quanto lo ha sottratto a molte
sofferenze fisiche imposte agli ebrei deportati, ha
rappresentato una condanna psicologica. Lacerato dalle
strazianti esperienze vissute e dal quel sottile senso di
colpa che talvolta si ingenera negli ebrei scampati
all'Olocausto e cioè di essere "colpevoli" di essere
sopravvissuti, è probabilmente morto suicida l'11 aprile 1987.

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