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Il terreiro, città-tempio,
è microcosmo e ombelico del mondo
Il terreiro, chiamato anche ilê axé, roça, Candomblé o casa de Santo, è il tempio in
cui vengono celebrate la maggior parte delle cerimonie di Candomblé. Come sottolinea
Bastide (1958), ogni santuario vuole essere un pezzo di madre terra Africa, non
un’Africa profana, ma una mistica, sacra. In esso sono presenti le case dei diversi
Orixás, sempre strutturati così come lo erano in Africa: quella di Exu è all’entrata, a
guardia di tutto, quella di Oxum è vicino ad un fiume come a Oxogbo, quella di Oxóssi
nella foresta, quella dei kerejebe isolata dagli altri a ricordare che vengono dal Benin e
non dalla Nigeria come gli altri Orixás.
La struttura del terreiro è così costituita: un barracão, che è il salone centrale più
grande dove vengono officiate le feste pubbliche, il roncó, le case dei vari Orixás e dei
morti, la foresta dove si trova, se possibile, un torrente e, infine, le case degli adepti.
4.1 Il barracão
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4. Lo spazio sacro: l’Ilê Axé
Ciò che rende sacro questo locale è l’axé interrato in varie parti del locale. Esso è
costituito da oggetti sacri diversi a seconda della divinità cui è consacrata la casa.
L’unica cosa comune è che in tutti i casi, si scava un buco al suolo e vi si depongono gli
oggetti, con dell’acqua di axé, cioè quel liquido che contiene un po’ di sangue di tutti gli
animali sacrificati a tutti gli Orixás, penne di gallo, monete correnti, giornali del giorno,
acqua benedetta e fiori. Se in Africa l’axé interrato era rappresentativo di una sola
divinità, in Brasile non è più così. Essendo il terreiro un riassunto di tutta l’Africa
mistica, deve contenere l’energia di tutti gli dei. Nei più antichi terreiros di Salvador
questi oggetti sacri furono portati direttamente dall’Africa dai sacerdoti condotti in
schiavitù.
Un'altra struttura fondamentale è l’ixé, il palo centrale posto sopra gli axés.
Sicuramente non ha un ruolo architettonico, men che meno nella casa di Oxumarê, dove
non arriva neppure al soffitto. Questo palo ha una funzione rituale evidente: è intorno ad
esso che si balla nello xirê ed è ai suoi piedi che si depongono le offerte durante la
cerimonia dell’axexê. Il suo simbolismo è altrettanto evidente: è il legame tra orun e
ayé che permette la discesa degli dei. Nel Vodun haitiano, come ricorda Maya Deren
(1953), la funzione del poteau mitan, così è chiamato l’ixé in questa religione,
rappresenta l’asse verticale del cosmo e rappresenta il punto d’ascesa dei Loa dalle
acque abissali.
4.2 Il roncó
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4. Lo spazio sacro: l’Ilê Axé
Come afferma Bastide (ivi) sono le casette dove sono custoditi gli assentamentos
delle divinità, cioè le pietre sacre depositarie dell’axé contenute in appositi recipienti
con i vari oggetti liturgici e sacri, quali l’oxé di Xangô o l’ofá di Oxóssi. Questi sono
posti su degli altari riccamente adornati con fiocchi e oggetti e simboli dell’Orixá.
Vengono chiamati anche peji.
La prima casa che si incontra è quella di Exu all’ingresso. La sua funzione è quella
di guardiano e deve difendere il terreiro dalle influenze negative esterne. C’è inoltre
sempre almeno un altro Exu, situato sulla soglia della casa principale, la cui funzione è
invece di difendere la casa da se stessa, da tutte le energie negative di chi vi penetra. La
casetta di Exu è sempre chiusa, spesso proprio da un lucchetto, per impedire che esca e
combini qualche guaio.
Le case degli altri Orixás, invece, sono
disposte più all’interno del terreiro, alcune
nel mezzo del verde, come quella di xóssi,
altre obbligatoriamente all’interno, come
quella di Oxalá.
È nei peji che viene effettuato l’ossé,
quelle offerte settimanali del cibo preferito
del dio fatte nel giorno a lui dedicato. Almeno
una volta all’anno bisognerebbe fare un ossé
più grande, comprendente anche il sacrificio
di animali.
L’unico Orixá ad avere un assentamento
particolare è Iroko. Egli è infatti una divinità
fitomorfa, ed è rappresentata da un albero Peji di Oxalá
sacro, la gameleira branca (Ficus doliaria),
cinto da un ojá, un lungo panno bianco e ai cui piedi si trovano offerte e quartinhas
piene d’acqua.
L’ilê-seim., invece, sono le case dei morti, chiamate anche quartos de balé. Sono
ben separati dal resto degli edifici e sono molto temute. Tale è la paura per gli eguns che
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4. Lo spazio sacro: l’Ilê Axé
queste casette non hanno nemmeno una fessura, se non la porta d’entrata, per paura che
gli spiriti fuggano. Solamente gli uomini possono anche solo avvicinarvisi. Qui sono
assentate le anime di coloro che erano legati al terreiro, dopo sette anni dalla loro
morte.
Questa casa di Candomblé, di cui parlerò più approfonditamente più avanti, si trova
in Italia, ad Arborio (VC). Ho scelto di descrivere questo terreiro perché, nella seconda
parte di questo lavoro, analizzerò proprio la família de Santo di questo Ilê Axé.
La sua strutturazione è in molti aspetti identica a quella dei terreiros brasiliani
descritti da Verger e Bastide. Esso è posizionato in campagna, in mezzo a campi di
granoturco e risaie.
Il tutto è circondato da un muro che ha la funzione sia di delimitare lo spazio sacro
sia di difenderlo dagli sguardi dei curiosi.
All’interno, sulla destra, si trova l’assentamento di Exu e, qualche metro più avanti,
quello di un altro Exu, entrambi posizionati in un giardinetto dove sono coltivate piante
utilizzate per fini liturgici. Sempre sul lato destro si trovano due alberi sacri, ai cui piedi
si trovano offerte varie e grandi recipienti di terracotta contenenti acqua. Nella parte
posteriore troviamo un piccolo prato con altre pianticelle.
L’interno dell’edificio è così costituito: Un barracão di circa 80 mq, al cui ingresso
si trovano due Exu. Il lato dell’entrata è interamente occupato da sedie, così come il lato
opposto. Sulla sinistra, nell’angolo in fondo, si trova un rialzo a forma circolare su cui è
posizionato il trono di Airá, l’Orixá protettore della casa, con i suoi simboli sacri: una
tartaruga di pietra, un’ascia e uno xeré. Di fronte all’entrata, nell’angolo, si trovano i tre
atabaques e, al loro lato, un tavolino. Le pareti sono adornate con diversi quadri che
rappresentano i vari Orixás. Al centro è presente l’ixé, un pilão alto circa 1,2 metri
adornato da un fiocco rosso, al cui interno vengono poste le adjás.
Sulla sinistra del barracão si trovano due porte: una è l’accesso allo studio dove il
Pai de Santo gioca i búzios ed è presente la biblioteca, l’altra porta alla stanzetta degli
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4. Lo spazio sacro: l’Ilê Axé
iaôs, ove si trovano dei materassi per dormire quando si fermano al terreiro per più
giorni e gli armadietti personali.
A destra del barracão c’è una porta che si apre su un corridoio lungo circa 8 metri.
Sul lato sinistro sono presenti l’ilê Oxalá per primo, seguito da una stanza dove
vivono Yemanjá e Oxum e dal roncó. Sul lato destro sono invece presenti il peji di
Ogun e Oxóssi, quello di Airá, Xangô, Iansã e degli Erê e, infine, la cucina.
In fondo al corridoio è presente un piccolo bagno.
All’esterno, sempre accorpati all’edificio principale, si trovano la stanza di Exu e
quella di Omolu e Oxumarê.
Al piano superiore si trova la casa del Pai de Santo e della sua famiglia.
Le differenze con un terreiro brasiliano sono pressoché inesistenti. L’unica cosa
diversa è che alcune case che dovrebbero trovarsi all’esterno, come quella di Ogun e
Oxóssi, sono all’interno, ma ciò è dovuto esclusivamente alle diverse situazioni
climatiche che rendono difficoltoso effettuare determinate cerimonie all’esterno nel
freddo clima invernale.
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4. Lo spazio sacro: l’Ilê Axé
bagno bagno
cucina Ilê Oxumarê
Omolu
ripostiglio alberi sacri
roncó
Ilê Airá Xangô
Oyá
Ilê Yemanjá Erê
Oxum
Ilê Ogun Ilê Exu
Ilê Oxalá Oxóssi
Exu
Exu
atabaques
Exu
ripostiglio
ixé
barracão
pollaio
trono Airá
Exu