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Ripartiamo da capo:

Abbiamo definito la condizione di sistema isolato*


Abbiamo definito la possibilità che un sistema isolato all'equilibrio termodinamico
sia caratterizzato da una certa E. Abbiamo definito la possibilità che un sistema
isolato migri SPONTANEAMENTE, al decadere dei suoi vincoli interni, verso una
condizione di equilibrio che per un sistema a 1 sol componente è caratterizzato da
due proprietà di stato U e V (INDIPENDENTI)
Così facendo abbiamo considerato tutti i possibili stati di equilibrio in un piano,
visto che dipendono da due coordinate indipendenti, allorchè come detto il
componente sia soltanto uno!
Ergo ognuno dei punti di quel piano, rappresenta lo stato finale di una transizione
di un sistema isolato che migri spontaneamente lì dopo la rimozione di CERTI
VINCOLI interni.

Tuttavia la distribuzione del dominio dei punti non è casuale, non sono diciamo, da
un punto di vista qualitativo, tutti indifferenti l'uno dall'altro. C'è infatti la
questione per cui ad ognuno corrisponde un certo grado di vincolo rimosso e di
vincolo non rimosso.
Vale a dire, praticamente:
se io sto in un certo piano del dominio p-v, fissata sostanza monocomponente vale a
dire acqua, la prima cosa da vedere è capire quale parte di dominio è
caratterizzata dal fatto che p e v siano effettivamente proprietà tali da
inquadrare lo stato di equilibrio come quello ultimo cui tenderebbe il sistema se
fosse libero di migrarci spontaneamente per mezzo della rimozione di un certo grado
di vincolo. Vale a dire cercare dove le due variabili sono effettivamente
indipendenti rispetto alla relazione di stato (non la chiamerei costitutiva).

A quel punto ognuno di quei punti ha duplice interpretazione: sono sì le proprietà


possedute dall'acqua in quello stato, ma, considerando ch in quello stato l'acqua è
un sottosistema di un sistema isolato, e che l'isolato può evolvere ancora
esclusivamente per rimozione di vincoli interni, mentre il sottosistema è
all'equilibrio, ma non all'equilibrio spontaneo...allora quante interpretazioni ha
questa faccenda? Come introdurre S?
ED IO CREDO DI AVERE LA RISPOSTA.

Intanto enunciamo l'entropia, definita fintanto che possiamo distinguere un sistema


termodinamico per mezzo di proprietà (2 indipendenti, caso a 1 componente) e ciò si
può fare all'equilibrio, e l'equilibrio va sempre visto come potenziale affogo di
una spontanea migrazione di un sistema isolato a seguito di rimozione di certi
suoi vincoli interni.

In particolare, sussiste quanto segue, secondo il Vastola:


"LA ENTROPIA TI DICE CHE QUALITà HANNO I PUNTI DEL PIANO, CIOè TI Dà UNA MISURA
DELL'EQUILIBRIO, CHE È SOLTANTO DESCRITTO DALLE DUE COORDINATE INDIPENDENTI, NON
"MISURATO", SE VOGLIAM"
___________________________
Ci lasciamo con questa perla:In un sistema isolato, in seguito ad una rimozione dei
vincoli interni, i valori assunti dalle proprietà estensive all'equilibrio sono
tale da rendere massima la funzione entropia, massima rispetto ai valori che essa
potrebbe assumere COMPATIBILMENTE COI VINCOLI NON RIMOSSI.

Sta cosa sembra suggerire che potendosi risalire ad una proprietà di stato di 1
componente a partire DA UNA QUALSIASI COPPIA DI PROPRIETà DI STATO DI PARTENZA,
allora tutte le combinazioni possibili sono determinate in modo che all'equilibrio
che segue alla rimozione di un certo grado di vincolo diciamo tendono tutti ad una
direzione.
Come si lega tutto ciò al flusso per sistema aperto? Parlare di equlibrio locale
non basta, non può bastare. Occorre introdurre legami costitutivi.
Se ci pensi sembrano esserci tra EM e termodinamica delle confluenze: ad esempio
quando dico che i flussi di calore e di lavoro determinano insieme, per un sistema
aperto, delle variazioni in seno alle grandezze di stato, allora io sto dicendo che
dei campi rotazionali (calore e lavoro,Sistema è aperto!!) provocano salto in seno
agli irrotazionali.
Un po' come dire che la fem, che è campo irrotazionale, il cui effetto è quello di
unire cariche di stesso segno, creando un accumulo, sommata al campo
elettrostatico mi dà, come disse Quartieri un campo, elettrico, formato da una
parte rotazionale e da una irrotazionale. Se ne vedo solo uno, sarà perchè l'altro
è spento.
Calore e lavoro sono grandezze in transito.
Quelle di stato sono tali che su un percorso chiuso fanno sempre zero.
Che signific quali parallelismi?

È come prendere un conduttore (quando prendo un organo aperto termofluidodinamic)


ed associare una differenza di potenziale per mezzo di batteria (associare una
differenza, seguendo il primo principio ad esempio, di entalpia, per mezzo di una
grandezza rotazionale, vale a dire in transito, che è il calore o il lavoro)

Tal faccenda è, come in EM, vista con più nitidezza se ho solo organo attivo e
passivo, ergo due campi che si interfacciano e basta, secondo Kirchoff.
In generale però io potrei avere anche cazzi in serie, lì il discorso è legato alla
propagazione della sola parte irrotazionale, propagata per mezzo di trasmissione a
partire da rotazionale, del cazz dur.

In generale se ho sistema stazionario vale un analogo di Kirchoff alle tensioni


pure in termodinamica, no?
Ma per farlo, si ha bisogno sia di campi conservativi/irrotazionali, che vengono
dati dal fluido in moto, sostanzialmente e tecnicamente, sia da grandezze in
transito. Insieme ti danno un'unica soluzione, come l'elettrostatico+la sua parte
rotazionale. Che significa questo allora?

E se tutto è da risalire al sistema isolato iniziale ma rimosso il vincolo di massa

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