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Il corso è sostenuto da una serie di termini in opposizione, che forniscono una chiave di lettura utile a mettere in luce

alcuni aspetti emblematici dell’arte a cavallo tra XX e XXI secolo e che fungono da premesse alle principali teorie
artistiche ed estetiche degli ultimi decenni. Le coppie oppositive non sono da intendersi come compartimenti chiusi, ma
sconfinano (talvolta collassano) l’una nell’altra, sovrapponendosi e alimentandosi a vicenda. Parte di esse hanno dunque
a che fare con alcuni aspetti della postmodernità e prendono in considerazione la relazione tra arte e realtà (“ridefinita”
da Duchamp con l’introduzione del readymade), l’idea di organicità e frammentarietà delle narrazioni (cioè tra un’idea
classica di racconto e nuove e diverse forme di narrazione, tipiche dell’epoca postmoderna) e il rapporto tra identità e
alterità (il rapporto cioè tra l’io dell’artista e il pubblico, e tra l’io e il mondo); altre opposizioni (tra centro e margini,
alto e basso, vicino e lontano, dentro e fuori) hanno invece a che fare con lo spazio (lo spazio nell’opera e anche lo
spazio espositivo inteso come racconto; ma anche lo spazio occupato dall’opera rispetto al mondo, o dallo spettatore
rispetto all’opera), altre ancora infine (orizzontale/verticale, inventare /reinventare, fare/rifare, inventare/ripetere,
differenza/ripetizione) con i cambiamenti e i diversi approcci al fare, dal lavoro in studio alle Post-Studio Practices; e
con le evoluzioni legate al concetto di obsolescenza e reinvenzione dei medium.

Il corso non ha seguito un andamento cronologico; al contrario la progressione dei ragionamenti ha preso in
considerazione artisti e autori di epoche differenti, spaziando tra i secoli XIX, XX e XXI (nella stessa lezione posso
aver parlato di Theodore Gericault, David Hockney e Luc Tuymans, o di Gustave Courbet e Jeff Koons e via dicendo).
Alcune lezioni hanno avuto un carattere monografico (Bruce Nauman, Sophie Calle, Tehching Hsieh, Cindy Sherman,
Felix Gonzalez Torres), altre invece erano incentrate sulla necessità di ridefinire le coordinate teoriche degli argomenti e
prendevano in considerazione molte cose.
Seppure i ragionamenti sugli artisti abbiano occupato la maggior parte del tempo a disposizione, il lavoro svolto non è
specificatamente dedicato alle arti visive. È un corso di estetica, appunto, e i lavori degli scrittori (Don DeLillo), dei
registi (Alfred Hitchcock, Pier Paolo Pasolini), dei filosofi e critici d’arte (Rosalind Krauss, Nicolas Bourriad) analizzati
durante le lezioni (ne ho citati solo alcuni, come esempi) hanno la stessa importanza delle opere prese in
considerazione.

La struttura del corso infatti rinvia direttamente al primo capitolo di un celebre romanzo di Don DeLillo (Underworld,
appunto), dove la lunga e minuziosa descrizione di una partita di una partita di baseball e dei microeventi e delle energie
che scorrono sugli spalti di uno stadio, contiene gran parte degli spunti da cui il lavoro nelle classi si è sviluppato.
Per me quel capitolo è come un indice, un potenziale tracciato, il progetto del mio corso.

Per l’esame ogni studentessa/studente è tenuto a ripercorrere la progressione degli argomenti trattati a lezione (sulla
base dei ricordi e degli appunti presi in classe), e a rileggere e sviluppare (non necessariamente in forma di tesina ma
anche in forma orale: come sequenza di immagini, proposta di riflessione, ecc) ciò che è eventualmente risuonato in lui.
Ogni studentessa/studente deve inoltre saper riconoscere e datare “approssimativamente” (dell’entità di questa
approssimazione ne abbiamo già parlato in classe) le immagini consegnate in segreteria. Le immagini costituiscono la
vera ossatura del corso, è attorno ad esse che andrebbe ricostruito il filo dei ragionamenti, attraverso associazioni,
rimandi, ecc. Vanno inoltre letti e conosciuti i testi (anch’essi depositati in segreteria) che costituiscono la bibliografia.

Bibliografia

Don DeLillo, Il trionfo delle morte, da Underworld, ed. Einaudi, pp. 5-59.
Rosalind Krauss, La fotografia come testo: il caso Namuth/Pollock, da Teoria e storia della fotografia, ed. Bruno
Mondadori, pp. 86 – 96.
Julian Barnes, Naufragio, da Una storia del mondo in 10 capitoli e ½, ed. Einaudi, pp. 127 - 157
Andy Warhol, Bellezza, da La filosofia di Andy Warhol, ed. Costa & Nolan, pp. 53 – 65.
Bruce Nauman, Il proprio centro, da Inventa e muori, ed. a+mbookstore, pp. 69 – 77.
Felix Gonzalez-Torres, Un’intervista a cura di Tim Rollins da Trax (www.trax.it).

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