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ALFRED KUBIN

BIOGRAFIA E POETICA
Alfred Kubin nacque nel 1877 a Leitermitz città della Repubblica Ceca La madre,
Johanna Kletzl, era una pianista e il padre, Friedrich Franz Kubin, era un geometra
statale, che per tale motivo era spesso assente da casa e il quale fu spesso molto
severo nei confronti del figlio. Nel libro “Demoni e visioni notturne” lui stesso ci
parla dei rapporti con i padre e la madre. Quest’ultima morì di tisi quando Kubin
aveva solo dieci anni di questa esperienza lui scriverà “Questa agonia si impresse
profondamente nel mio cuore e vi lasciò una traccia indelebile ma ancor più mi
scosse la selvaggia disperazione di mio padre…egli corse per tutta la casa piangendo
e come implorando aiuto”. Dopo un anno circa suo padre si risposò con la sorella di
sua madre. Kubin sin da piccolo leggeva libri di fiabe e storia naturale dedicava il suo
tempo a catturare pesci e uccellini, faceva molti disegni e già sin dalla più tenera età
come lui stesso scrive aveva una tendenza per tutto ciò che era stravagante e
fantastico a proposito di ciò queste sono le sue parole “ preferivo senz’altro la vacca
con quattro corna a quelle con due sole che allora si potevano vedere a ogni angolo”
i disegni infantili erano pieni di stregoni, di animali grotteschi o paurosi,
rappresentavano personaggi in fiamme, “tutto il futuro Kubin vi era già contenuto in
germe”. Kubin aveva un rapporto particolare con il padre lo temeva ma anche lo
ammirava ed in fondo come scriverà in “demoni e visioni notturne” il suo affetto per
il padre è sincero e profondo. Inizialmente successe che lui andò al ginnasio a
Salisburgo ma non andò bene nelle materie a parte religione storia e scienze
naturali. Successe che allora lui torna a casa senza terminare il corso di studi e nel
mentre sua matrigna morì. Di questa fase della sua vita scrive così “allora per la
prima volta passai un vero periodo d’inferno” i rapporti con suo padre peggiorarono
non aveva più confidenza con lui ed ogni volta lo puniva con schiaffi e bastonate ma
questo periodo fu molto fecondo per la sua fantasia perché inizia ad abbandonarsi
in fantastiche visioni di esplosioni e cataclismi che gli davano una sensazione di gioia
e brivido. Lo iniziano ad ispirare i cadaveri, e si vocifera che gli piacesse guardare le
salme che venivano ritrovate nel fiume, gli incendi i torrenti straripati le risse, i
mercati di bestiame, lo attraeva la forza soggiogata dalla grandezza possente.
Passato un periodo di tempo il padre manda Kubin a frequentare la scuola d’arte e
mestieri tra 1898 e 1901 a Monaco qui cominciò a trovare la propria. Trasse una
grande ispirazione visitando un giorno la Vecchia Pinacoteca, rimanendone
estasiato. In questi anni scoprì e studiò diversi pittori che influenzarono
particolarmente le sue opere, tra i quali Max Klinger, Goya, de Groux, Rops, Munch
(che incontrò personalmente), Ensor e Redon. Strinse anche amicizia con Paul Klee e
Hans von Weber, editore tedesco e mecenate delle arti, il quale è considerato lo
scopritore di Kubin per eccellenza: egli infatti lo supportò fin dal principio,
acquistando diverse sue opere e aiutandolo a farsi un nome nel mondo dell'arte. Ad
esempio, nel 1903 stampò una cartella di quindici riproduzioni dei suoi disegni,
rendendo noto il suo nome in un ambiente molto più vasto. Von Weber apparve
anche nel romanzo "L'altra parte" (1909). Produsse un esiguo numero di pitture ad
olio negli anni tra il 1902 e il 1910, ma in seguito la sua produzione consistette di
acquerelli, disegni a inchiostro e, sempre più frequenti, litografie, preferiva il bianco
e nero al posto dei colori. Nel mentre il padre si risposò per la terza volta e gli offrì la
possibilità di lavorare come apprendista tipografo a Klagenfurt presso uno zio
(fratello della nuova matrigna) un fotografo di paesaggi. Questo periodo fu
anch’esso fondamentale per Kubin perché passò quattro anni in mezzo a migliaia di
vedute e panorami che hanno rafforzato la sua sensibilità per il paesaggio e
sicuramente l’hanno influenzato. Per il resto Kubin si disinteressò sempre di più
verso il proprio lavoro, provocando il malcontento del suo capo, e si ritrovò sempre
più spesso, a causa dei suoi frequenti problemi di nervi fragili ereditati dalla madre
(problemi di cui soffrì per tutta la vita), ad avere scatti d'ira feroci (accompagnati a
volte da convulsioni) e a litigare con i colleghi. Fu proprio al culmine di uno di questi
litigi che a diciannove anni, durante il quarto anno del suo apprendistato, Kubin
scappò dal negozio per andare da Klagenfurt a Zell Am See, con un vecchio revolver,
con l'intenzione di suicidarsi sulla tomba della madre. Qualcosa però nel
meccanismo della pistola si inceppò e il proiettile non partì. Non trovò mai più la
forza morale di compiere un atto del genere. Saputo dell'ennesimo litigio al negozio
venne licenziato. Avendo così fallito in ogni tentativo di ricevere un'educazione sia
scolastica che lavorativa, Kubin si arruolò volontario nell'esercito ma lo accettarono
con esitazione per via della sua costituzione fragile. Ebbe infatti un gravissimo crollo
nervoso al funerale di un comandante di divisione, cosa che lo costrinse a letto in
ospedale per quattro mesi, anche se gli ci volle un anno intero per riprendersi del
tutto. Al termine della sua convalescenza, suo padre venne a prenderlo,
dimostrandosi sinceramente felice di vederlo, e lo riportò alla casa di Zell Am See,
dove tutti iniziarono a trattarlo bene, padre compreso, e Alfred cominciò a sentirsi
amato cominciando a legare col genitore. La rivelazione del suo mondo gli si impose
una sera mentre assisteva a uno spettacolo, qui lui ebbe come un illuminazione che
gli rivelò la sua arte ciò avrà un forte impatto sui suoi disegni che cambieranno stile
e diverranno ciò che farà di Kubin un grande artista. Un altro grande momento della
sua vita un evento decisivo per lui fu un incontro con se stesso che avvenne durante
i dieci giorni di ascesi buddista in cui si rifugiò dopo la morte del suo amico e grande
artista Franz Marc morte avvenuta sul fronte di Verdun In seguito ebbe una crisi
durata qualche giorno dove iniziava a vedere forme di mostri e incubi in ogni cosa in
tutte le forme soprattutto al buio, tronchi di alberi e letame si trasformavano in cose
orribili. Nel 1912, divenne membro del gruppo dell'area espressionista "Der Blaue
Raiter", grazie al quale strinse amicizia con artisti quali Kandinsky, Marc e Klee con
cui condivide le aspirazioni, anche se le sue opere sono già collocabili nell'ambito
simbolista e precorrono in molti spunti il Surrealismo. E’ stato invitato a casa di
Munch e lo descrive come un tipo silenzioso e riservato che si apriva al dialogo solo
quando beveva, tra loro tuttavia vi era una certa affinità forse perché entrambi si
esprimevano in modo conciso e diretto con una tecnica veloce, questo particolare
sicuramente li accumunava e li rendeva più vicini. Conobbe anche Paul Klee
anch’esso descritto come un tipo silenzioso, quindi ebbe contatti con gli artisti del
suo tempo, lui vive in un periodo in cui l’arte si liberava da molte convenzioni e
regole e diventava un espressione sempre più personale si passava da un arte
oggettiva ad un arte sempre più soggettiva, inizialmente le nuove correnti
antiaccademiche non furono accettate ma pia piano si iniziarono a comprendere i
nuovi linguaggi e questa fu una gioia per Kubin dove anche lui in questo nuovo
scenario poté affermarsi. Espressionismo e surrealismo segnano i poli
dell’esperienza artistica in cui egli rientra quando non ne è l’anticipatore. Tra coloro
che maggiormente influenzarono Kubin troneggiano le figure di Bruegel (a cui
dedica qualche pagina nel libro “demoni e visioni notturne”), Redon, Klee, Goya,
Ensor e Munch, mentre, nonostante alcune similitudini, non ha mai fatto parte
integralmente del movimento espressionista. Considerato un importante
rappresentante della pittura del tempo, Alfred Kubin alla pittura ad olio predilige il
disegno ad inchiostro, acquarello e litografie e la maggior parte delle sue opere è
costituita da un denso groviglio di linee da cui emergono immagini fantasiose,
demoniache ed erotiche che appaiono come fantasmi o come allucinazioni. Per
Kubin l’inconscio, il sogno qui è nascosta la parte più profonda dell’individuo che
deve abbandonarsi a se stesso al proprio io senza razionalizzare o usare la ragione
così si trova la nostra soggettività la nostra parte più profonda a proposito di tali
nozioni così disse lui: “vero artista, tuttavia può essere soltanto colui che ha
esperienza di ciò che, a tutti gli effetti è la nostra essenza più profonda” oppure
“L’individuo è soltanto lo spettro di quella persona vera che si trova a un livello più
profondo”. La sua opera, fortemente influenzata dall'immagine della morte, mostra
la sua cupa visione del mondo. Kubin era un tipo molto attento anche nella scelta
della carte e dei suoi materiali. Dopo un'iniziale predilezione per le tempere, l'artista
abbandona i colori per dedicarsi al solo uso dell'inchiostro e del chiaroscuro.
Incisioni e furiose geometrie macchiate di china, usava spesso tratti incrociati e segni
nervosi pieni di energia ecco che le illustrazioni di Kubin acquistano forza e vita,
trascinando lo spettatore in paesaggi d'incubo, in realtà terrorizzanti e davanti a
forme umane deformate, scomposte, trafitte, tese allo stremo. E l'incubo è sempre
dietro l'angolo: emerge dalle acque del mare, languisce nell'ombra proiettata sul
selciato da una casa distorta che si piega verso il passante e sembra quasi volerlo
divorare. Ha illustrato i maggiori maestri di libri fantastici come Dostoevskij, Poe
Wedekind, Godol, Hoffmann, Kafka e molti altri, molti editori gli chiedevano
illustrazioni per libri, e spesso come lui dirà in “disegnatore di sogni” è costretto a
seguire le imposizioni degli editori che fanno delle scelte dietro un velo di ignoranza.
Capitava spesso che lui aveva dei blocchi o non aveva la voglia di disegnare allora in
questi periodi iniziava a leggere molti libri soprattutto di filosofi in particolare
Schopenhauer che amava molto, allora qui iniziavano a nascere nuovi pensieri. Altre
volte invece faceva dei viaggi per andare a visitare dei musei, così il blocco andava
via. Capitò un giorno che tornando da un viaggio aveva tanta voglia di disegnare ed
era avvolto da una sorta di frenesia di creazione ma appena iniziò a fare il primo
disegno non riusciva a rappresentare ciò che voleva, ecco che allora decise di
scrivere un libro e poi illustrare ciò che aveva scritto, questo libro è intitolato “l’altra
parte” venne scritto nell'autunno del 1908 e pubblicato nel 1909 dall'editore George
Müller, con 52 illustrazioni dello stesso Kubin. In questo libro il protagonista, un
disegnatore, viene invitato da un suo amico d'infanzia, il multimilionario Patera, a
trasferirsi con la moglie nella città di Perla, capitale di un impero di sogno da lui
fondato in Asia. Questa città, costantemente immersa in un'atmosfera crepuscolare,
è stata fondata in base a principi bizzarri: ha l'aspetto di una vecchia città europea,
contiene tutte le case più lerce putride e vecchie di tutta l’ Europa queste case sono
state smontate e poi rimontate nel Regno del Sogno vi è permesso portare solo
oggetti usati e vigono anche delle strane regole. L'atmosfera della città è quella di un
sogno e strani sono i sogni che assediano il protagonista. Da un certo punto in poi,
tutto comincia lentamente a dissolversi in un'apocalittica caduta del regno, che
Kubin descrive minuziosamente nell'arco della seconda metà del libro. Temi centrali
del romanzo sono il passaggio senza cesura tra sogno e realtà, come anche il
riconoscimento della dualità del mondo e della natura unitaria degli opposti. Tale
ultimo concetto è reso da Kubin attraverso il finale scontro titanico tra Patera ed il
suo avversario, l’americano Hercules Bell. Nel corso della lotta i due avversari si
mescolano, confondendosi in un'unica massa indifferenziata. Alla fine del romanzo
sta la sentenza: "Il Demiurgo è un ibrido". E’ come se avvenisse una sintesi tra le due
entità opposte, così come esiste un opposizione bene e male, vita e morte
all’interno di un nucleo vitale, questi opposti sono necessari per formare il tutto, il
manifestarsi dell’universo o Dio, in ciò vi è anche una concezione panteista forse
tratta da Spinoza e anche delle tracce buddiste segno che lui si affiancava molto alle
filosofie. Questa identità Perla-Patera ha non poche conseguenze; considerato sul
piano metaforico, infatti, lo scontro Kubin-Patera o, se si vuole, Kubin-Perla non solo
allude, per quanto detto finora, ad un processo nel quale il soggetto entra in
rapporto con il proprio inconscio e con l’inferno che in esso si nasconde e ne esce
tanto turbato da dubitare della propria unitarietà ed integrità. lo scontro Kubin-
Perla, sarebbe allusione di quello che avviene all’interno di ognuno, dove l’Io - la
coscienza diurna sembra perdere la sua unitarietà, trasformato com’è in territorio di
lotta tra tendenze contrastanti; come se il quotidiano si spaccasse e si aprisse, nella
sua massiccia concretezza, una crepa profonda - le stesse crepe delle case di Perla -
o che, improvvisamente, un’invisibile porta si spalancasse, una specie di varco
misterioso, attraverso il quale l’altro-noi-stessi, il nostro “doppio”, il profondo
sepolto tra gli angoli dimenticati del tempo venisse alla luce con tutto quello che ne
consegue. Kubin attraverso le sue opere rappresenta la storia di una generazione
destinata a scontrarsi in un misto di atavico terrore e di inaudita lucidità col caos, i
mostri le rivelazioni informi o sublimi della psiche. Le tappe della sua vita si sono
prodotti tutto sommato nel corso di una vita casalinga e borghese era un uomo che
amava sì la vita mondana ma non disdegnava la tranquillità domestica e alle luci
della ribalta, preferiva un'esistenza quieta, quasi ascetica. Solo nella sua maturità
avanzata Kubin si accorge di aver vissuto nell’età di Freud e abbia imparato a
chiamare onirico il proprio mondo. Lui del mondo onirico ci da delle
rappresentazioni immediate, infatti preferiva usare la penna e l’inchiostro per
esprimere direttamente su carta (senza pensarci troppo) i suoi sentimenti i suoi
pensieri inconsci, voleva che sulla carta si rivelavano le sue impressioni i suoi incubi i
suoi pensieri più latenti, per questo amava molto questa tecnica per la sua
immediatezza, la sua arte non era fatta per essere espressa con una tecnica più
lenta e parsimoniosa, non faceva parte del suo carattere, è lui stesso a scriverlo in
“disegnatore di sogni”. Secondo Kubin la verità di ogni persona risiede nel suo
inconscio che contiene tutti i ricordi rimasti impressi nei suoi disegni lui evoca paure
e desideri rimossi, a volte le sue rappresentazioni erano sogni altre volte forme che
traeva dalla realtà, come ad esempio un albero che nella sua forma rivelava una
strega. La sua produzione consiste in pochissimi dipinti a olio, disegni ad inchiostro,
acquerelli e litografi. Evocatore di visioni inquietanti oniriche e grottesche, “L’altra
parte” (Adelphi 1965) suo unico romanzo è considerato uno dei capolavori della
narrativa novecentesca. La sua opera quella grafica come quella letteraria ha
precorso il surrealismo e continua ad influenzare l’arte contemporanea, poiché lui
era ed è rimasto un visionario artista moderno. Verso la vecchiaia il suo stile cambia
diventa più arioso all’opposto del precedente, uno stile che mette in risalto l’effetto
della luce e dell’aria. Il lavoro di Alfred Kubin è stato premiato più volte e nel 1930,
divenne un membro della Akademie der Künste di Berlino e nel 1937 fu insignito del
titolo di professore. Dal 1906 fino alla sua morte, visse una vita molto riservata, con
la moglie Gründler Edvige, sposata nel 1904, in un castello del dodicesimo secolo a
Zwickledt, nell'Alta Austria. In Italia la sua opera fu presentata per la prima volta in
occasione della Biennale di Venezia del 1951. L'artista morì nel suo eremo di
Zwickledt nel 1959.

UNA PRODUZIONE FECONDA TRA 1916 E 1926: L’ASCESA DELL’ARTISTA


Gli anni 1916-1926 sono i più fecondi. Fece illustrazioni per ‘Il profeta Daniele’, i
‘Nuovi sogni’ di Friedrich Hunch i ‘Critici’, ‘Verso Damasco’ di Strindberg, ‘Storie
mistiche’ di Balzac. Fece anche un album ‘animali feroci (1920) come pure
illustrazioni per la novella metafisica di Mynoa ‘Il creatore’. Per l’editore R. Piper
illustrò la ‘Strana compagnia della notte di Capodanno’ di Jean Paul (1921) nel 1924
questo editore pubblicò le sue ‘venti illustrazioni per la bibbia’ anche in un edizione
colorata a mano. Per altri editori illustrò il ‘Candido’ di Voltaire. 1Il signore del
Maggiorascato’ di Arnim. ‘La più antica cosa del mondo’ di Seidel (1923) ed eseguì la
ricca cartella di litografie 1Paese di sogno’. Inoltre pubblicò libri con testo scritto da
lui come ‘Da diversi piani’ (1923), un album con 50 disegni (1923), una cartella
‘Maschere’. Illustrò anche ‘il faggio degli Ebrei’ di Droste-Hulshoff, ‘Smetse ‘ ‘il
fabbro’ di Hauptmann come anche le tre favole di Andersen per Brno Cassirer che
aveva pubblicato la sua ‘Danza dei morti’. Fu anche pubblicato un libriccino
‘Caleidoscopio (1925) con otto tavole e testi suoi. Questi lavori insieme al ‘Breviario
di Kubin’ dello scrittore Brendt (1922) che ebbe subito notevole diffusione resero
largamente noto il suo nome. Una volta che ebbe sempre più successo i rapporti con
il padre migliorarono ed è qui che lui scopre (come scrive in ‘demoni e visioni
notturne’) che in realtà suo padre lo amava. ‘Notte di brina’ ebbe molto successo lui
racconta di essersi nella notte dell’autunno del 1924 con violenti brividi di freddo e
febbre a 40 gradi. E così nel delirio della febbre si vide circondato da strane figure in
un paesaggio a lui familiare. Così la mattina ancora indebolito dalla febbre fece un
rapido schizzo di quella scena. Ne uscì una striscia di carta lunga cinque metri che
per essere pubblicata fu spezzettata in 13 tavole. Kubin parla di questo periodo
come <<assai migliore dei torbidi e tempestosi anni della mia giovinezza e degli anni
sfrenati della prima virilità>>. Kubin realizza anche un bestiario ricco di mostri, ibridi
e mutanti. Non mi sembra fruttuoso restare impigliati nella decifrazione degli
elementi che compongono questa celebrata zoologia fantastica, né cercare i
significati simbolici delle diverse orribili creature che popolano i disegni in una
“metamorfosi permanente”. Vi scorgo piuttosto una sorta di cupo animismo
universale, di labili confini formali tra le varie creature, in cui l’umano, l’animale, il
vegetale, perfino l’inorganico si mescolano in un magma caotico e incontrollato. Ci
sono dalle rare volte in cui le bestie appaiono normali: ad esempio, ne “La
bancarotta” di Ein Neuer Totentanz, del 1938 in cui un signore seduto alla scrivania
medita di uccidersi (quello era un tempo in cui i fallimenti finanziari si pagavano con
il suicidio) e ai suoi piedi un grazioso cagnolino dorme tranquillo. Oppure in “La
morte del povero”, in cui due topoloni cordiali si arrampicano sul letto del morente.
D’altronde sappiamo che a casa sua albergavano come bestiole domestiche ragni,
topi, serpenti, un corvo, più una collezione di insetti e qualche animaletto
imbalsamato. Scrisse inoltre anche altri libri come il già citato romanzo fantastico
“L’altra parte”. Oppure “Disegnatore di sogni” con gli scritti che in questa raccolta
sono composti tra il 1921 e il 1949 e riguardano la creazione artistica e l'esperienza
onirica, qui parla soprattutto della pratica intima e "povera" del disegno, nel
capitolo ‘L’arte dei matti” descrive molte opere di persone malate e afflitti da
malattie mentali che secondo lui meritano posto nei grandi musei, ma ciò non era
possibile innanzitutto per una mancanza di fondi. Questo libro tratta dei suoi
pensieri sull’arte del disegno, sul fatto che questa deve scaturire dal più profondo
animo solo così potrà essere sincera e di conseguenza i disegni come dice lui stesso
mostrano una certa “potenza” che si manifesta più intensamente. Qui parla anche
del sogno lo esalta, a volte lo sostituisce quasi alla realtà e fa semrbare il sogno
come qualcosa di più sincero più vero e personale. L’immagine della realtà è
deformata dalla nostra soggettività quindi dobbiamo guardare nel nostro inconscio,
dentro di noi qui sta la nostra parte più profonda, la nostra personalità. In questa
raccolta insomma è contenuto il suo pensiero, è una riflessione intima da cui tutti
possono attingere restandone come incantati da un mondo spesso ignorato. Poi
scrive anche “Demoni e visioni notturne” una sorta di autobiografia temperata
anch’essa a tratti da suoi pensieri e considerazioni sull’arte e sugli artisti che
osservava ed a cui si ispirava. Scrisse molti altri libri, ma verso la sua vecchiaia come
scrisse in “disegnatore di sogni” la gioia di illustrare andava scemando e su questo
punto le sue parole sono: “Va bene così, altrimenti ci sarebbero troppi libri di
Kubin”.

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