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Assumere i migranti è la strada per l'integrazione e la sicurezza

I progetti per inserire nel mercato i richiedenti asilo in Italia sono l'unica alternativa a una
vita altrimenti senza attività e prospettive, a costo dello Stato. Due storie a L43.

Abdou li ha trovati su Internet, cercandosi un impiego come un italiano qualsiasi per non
restare per anni aggrappato alla associazioni di volontariato o con le mani in mano. Tra le
offerte sparse in Rete e i siti di agenzie interinali, su Google sono apparsi infine anche loro,
i tutor che in Lombardia aiutano gli stranieri a entrare nel mercato del lavoro. D'altronde in
Italia chi si occupa degli inserimenti lavorativi delle migliaia di richiedenti asilo, che non siano i
lavori socialmente utili dei Comuni e dalle cooperative convenzionate, si conta sulla punta
delle dita. Non a caso negli ultimi due anni la Robert F. Kennedy Human Right Italia ha scelto
questi progetti tra i migliori per l’inclusione sociale, perché solo con l'autonomia è possibile
integrarsi e contribuire allo sviluppo di una società.

IN ITALIA, SENZA PROSPETTIVE

L'alternativa, per la grande maggioranza dei migranti arrivati in questi anni, è vivere
del budget giornaliero di meno 30 euro per la loro sussistenza (vitto, alloggio, se ci rientrano i
corsi di lingua e formazione) che lo Stato, tra rimborsi e spese, versa loro e alle strutture
incaricate. La prospettiva è poi finire in strada se non si è riconosciuti come rifugiati e non si è
intanto ottenuto un permesso di soggiorno per motivi di lavoro. È un peccato, perché sempre
la maggioranza di stranieri, a questo punto, non viene rimpatriata come vuole far credere il
leader della Lega Matteo Salvini – costa troppo e mancano molti accordi con i Paesi d'origine –
, ma finisce a vivere di illegalità o a ingrossare il lavoro nero, che è il vero motore della
concorrenza al ribasso. Dire genericamente che gli stranieri tolgono lavoro agli italiani è falso,
i contrattualizzati sono pagati meno e non lo fanno.

DUE PROGETTI COSTRUTTIVI

Una ricerca approfondita negli archivi dell'Inps dal 2005 al 2015, pubblicata nel 2018 sulla
rivista Economia italiana, ha dimostrato che con l'ingresso regolare dei migranti nel mercato
del lavoro (+10%) le buste paga degli italiani sono aumentate: di poco (+0,1%), ma certo non
diminuite. Chi arriva Italia deve però essere accompagnato nelle ricerca del
lavoro: Singa e Mygrants, premiati dall'organizzazione internazionale per i diritti umani nel
2018 e nel 2017, sono due esperimenti che, con approcci e finalità diverse, fanno da ponte tra
la richiesta degli stranieri e l'offerta. Funziona, e guarda caso entrambi i progetti non sono stati
concepiti da italiani. Singa è una rete comunitaria nata in Francia che per il tutoraggio riprende
un metodo tedesco. Mygrants è l'idea vincente di un giovane ivoriano cresciuto tra gli Stati
Uniti e l'Europa, e approdato infine in Emilia Romagna.

IL PROFESSIONAL MENTORING

A quasi un anno dal lancio nel marzo 2018, il professional mentoring di Singa Italia ha
coinvolto alcune decine di partecipanti a caccia di un impiego e la metà di loro ha trovato
un tirocinio o un lavoro retribuito. Grazie a tutor non collegati alle aziende, ma che aiutano gli
stranieri a valorizzarsi nei curriculum, parlano e scrivono con loro l'italiano e li correggono, li
danno dritte su come ottenere e sostenere un colloquio e su come muoversi negli ambienti
professionali. È un gioco anche di relazione, per Singa è importante favorire le opportunità
d'impiego in un clima di scambio e di arricchimento culturale reciproco. «L'approccio
paternalistico non ci appartiene» spiega a Lettera43.it il cofondatore del ramo italiano Stefano
Rovelli, «è un incontro tra pari, il movimento si è costituito Oltralpe per sostenere tutti i nuovi
arrivati a inserirsi nella società».

LA COPPIA NUOVO ARRIVATO-MENTORE

Nuovi arrivati vuol dire «anche gli italiani e altri europei», precisa Rovelli. Singa è una «rete
d'appoggio per trovare una casa, un lavoro, degli amici» in un Paese che all'inizio è straniero.
Finora i suoi mentor basati a Milano hanno aiutato soprattutto ragazzi africani e qualche
siriano e sud-americano. E Abdou, 25 anni, togolese, è uno degli ultimi giovani stranieri che
per caso – e per fortuna – si sono imbattuti in Singa. Lo incontriamo in una libreria della nuova
piazza Gae Aulenti con il suo angelo custode,Andrea, che lo segue da qualche settimana
nell'impresa di trovare un lavoro e svincolarsi così pian piano dalla struttura che lo accoglie in
periferia. Ha fatto molto volontariato e diversi corsi di lingua e professionali, da quando nel
2016 è arrivato in Italia dalla Libia, dopo un viaggio attraverso l'Africa che non dimenticherà
mai.

DALLA LIBIA VERSO UN LAVORO A MILANO

Ci confida di cercare lavori generici, per «diventare indipendente e magari costruire una
famiglia». Ma Andrea lo sprona a volere di più perché in Togo si era diplomato da perito
amministrativo e poi aveva iniziato la facoltà di Economia e gestione aziendale all'università,
materie che a Milano vanno per la maggiore. È scappato dall'Africa, dopo essere stato
derubato in Libia. Dove era arrivato per sfuggire ai parenti che lo sfruttavano e lo
maltrattavano, anche per motivi religiosi, dopo la morte di entrambi i genitori. Abdou si sente
comunque fortunato dell'opportunità di una nuova vita in Italia. In lui Andrea, 29 anni,
manager e giovane startupper di un progetto digitale sul benessere, racconta di vedersi
riflesso: è un espatriato a Londra di ritorno, conosce la solitudine di trovarsi straniero a 20 anni
e la difficoltà di ripartire da zero, per affermarsi.

Gli stranieri appena arrivati hanno una motivazione forte e sono pronti a mettersi in gioco in
ogni momento

LA MERITOCRAZIA DI MYGRANTS

Le loro vite sembrano distanti, ma sono state simili e un giorno potrebbero tornare vicine
anche nel lavoro. Attraverso i business lab, Singa stimola l'imprenditorialità dei nuovi arrivati
con workshop, assistenza e facendo rete con varie associazioni impegnate nell'inclusione dei
migranti. Si finanzia con raccolte di fondi, trasferiti anche dalla casa madre, ed è una no
profit perché l'obiettivo del «connettere talenti con il mentoring» resta l’inclusione
sociale. Mygrants è nata invece come come progetto for profite ha l'impostazione americana
di creare business dalla meritocrazia deigiovani stranieri: quanto chiede l'ideatore della app,
che si pone come piattaforma educativa online, Chris Richmond sono 50 centesimi per ogni
ingresso. Poi si entra nel percorso a punti che Richmond e la sua giovane squadra chiamano di
«emancipazione nel gioco».

RICERCHE PER AGENZIE E AZIENDE

Dei quiz, con migliaia di quesiti predisposti da università e istituzioni, sono proposti agli
stranieri registrati, per stabilirne il livello di competenze e gli interessi, e rafforzarne le
conoscenze del sistema italiano. Ai migliori piovono opportunità: Mygrants, che ha sede a
Bologna, è in contatto con i centri per l'impiego e delle agenzie di interinali, anche il Comune
ha messo a disposizione del team il censimenti dei profili ricercati. Il quiz è selettivo ma non
punta a escludere: si può ritentare all'infinito, le domande sono concepite anche per stimolare
e migliorare le abilità secondo il fabbisogno locale e nazionale, e ogni mese la classifica dei
“grants” si rinnova. Richmond, 33 anni e studi di diritto internazionale in Svizzera, racconta
a L43 del «migliaio di tirocini chiusi nel 2018 e della rivoluzione da poco partita».

LA BANCA DATI DI 45 MILA STRANIERI

Il database conta circa 45 mila profili di stranieri in Italia, che Mygrants segue e lavora per
rendere sempre più attrattivi per le aziende. Da un paio di mesi la mappatura viene
monitorata direttamente da queste che, in pochi step, possono interrogare il database della
app per le loro ricerche di personale. Al team arrivano mail ogni giorno dalle imprese, che
iniziano a comprendere il potenziale inespresso dei migranti. «Hanno una motivazione forte e
sono pronti a mettersi in gioco in ogni momento», spiega Richmond, «anche se in tanti non
sono riusciti a completare gli studi e non hanno diplomi o lauree, contano le evidenze. Spesso
parlano più lingue degli italiani e hanno abilità tecniche, in alcuni casi anche informatiche e di
ingegneria. La maggioranza dei lavori richiesti sono ancora generici ma siamo all’opera per
evidenziare gli skills».

L'ALTERNATIVA A UNA VITA SENZA ATTIVITÀ

Con sorpresa delle aziende, alcuni profili ricercati, anche specializzati, sono stati estratti dal
database e piazzati in un paio di settimane: Mygrants si è dimostrato l’interlocutore più veloce
e azzeccato per la selezione. MentreSalvini è concentrato a bloccare in mare poche decine di
migranti, la app offre delle possibilità alla quasi metà dei richiedenti asilo arrivati in Italia che,
senza esperienze né titoli riconosciuti, restano altrimenti tagliati fuori. È possibile farlo con
pochi centesimi dal loro budget (appena tagliato da Salvini) mentre intanto i richiedenti asilo,
ricorda Mygrants, «nei i 257 giorni di media permanenza nei centri di accoglienza non
hanno nessuna crescita personale». «Opportunità nelle avversità» è il motto della app:
quando il sentiero non esiste, li esorta, «si crea». Ma quanto sarebbe facile, al confronto, per
gli italiani uscire dalla logica dell'accumulo.

01 febbraio 2019

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