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Non solo oro

Giorgio Bogni, Viale Ticino 3 – 21018 Sesto Calende (VA)


info@mineraliepietre.com

Da alcuni anni mi sto dedicando, nel tempo libero, quantitativi di materiale, che l’azione del gelo e del
alla ricerca dell’oro alluvionale. Nella zona dove ghiaccio contribuiva a staccare dalle pendici delle
abito ho la possibilità di raggiungere in poco tempo più alte montagne. In questo modo si costituirono
numerose località adatte allo scopo, ma il fiume diffuse e grandi strutture deposizionali definite
lungo le cui sponde vivo è sempre tra le mie mete morene.
preferite.
Il Ticino offre infatti svariate aree per ritrovamenti Le morene terminali del Lago Maggiore iniziano
di oro alluvionale, a pochi chilometri dallo sbocco proprio in prossimità di Varallo Pombia ed è da
nel Lago Maggiore fino all’ingresso nel Po a Pavia. questa zona in poi che nelle sabbie del Ticino
Sono segnalate e documentate importanti possiamo trovare il giallo metallo, meta delle nostre
testimonianze di ricerche aurifere fin dall’antichità, ricerche.
a partire dalle cinture moreniche esterne nel Molti testi spiegano approfonditamente
territorio di Varallo Pombia (NO). l’importanza dell’azione dei ghiacciai nella creazione
Il Lago Maggiore deve la sua principale origine di depositi ed accumuli di materiale pesanti e
all’azione delle grandi glaciazioni quaternarie. I vasti inalterabili, che quando rivestono una certa
ghiacciai, che per milioni di anni hanno occupato le importanza economica vengono definiti placers.
valli alpine, hanno di fatto contribuito in maniera Una cosa che però resta difficile da dimostrare è la
fondamentale a modellare il territorio reale provenienza dei materiali che si trovano
pedemontano tra Lombardia e Piemonte; le valli all’interno di un placers alluvionale. In particolare,
ossolane accoglievano lunghissime lingue di l’oro presente nelle sabbie del Ticino può trarre
ghiaccio che si gettavano nel grande bacino del origine a partire dalle notissime miniere della Valle
ghiacciaio del Lago Maggiore attraverso la valle del Anzasca fino alle meno note miniere di Gondo nella
Toce. In questo grande collettore confluivano vicina Svizzera.
lunghissimi e profondi ghiacciai a partire dal San Un aspetto importante potrebbe essere il
Gottardo fino a tutta la valle Ossola. L’azione ritrovamento di un particolare materiale la cui
modellatrice di questi enormi ghiacciai non era solo origine è estremamente limitata a una ristretta
quella di scavare le tipiche vallate a “U”, ma anche fascia di territorio; quando poi questo materiale
quella di trasportare al suo interno enormi assume anche delle caratteristiche di qualità
gemmologica, ecco che risulta doverosa una
segnalazione di tale ritrovamento.
La ricerca dell’oro alluvionale, per la stragrande
maggioranza di coloro che vi si dedicano, è limitata
alla sola presenza del giallo e prezioso metallo ed in
particolare nelle sabbie del Ticino questa pratica
trae le sue origini a partire dall’età del bronzo con
testimonianze ben visibili nelle aurifodinae della
regione del “Campo dei fiori” nel territorio di
Varallo Pombia .

La frazione “pesante” raccolta nelle operazioni di


lavaggio delle sabbie aurifere dei placers del Ticino
non aveva mai dato particolari sorprese: grandi
quantitativi di granati, a volte lucenti e belli rossi ma
Figura 1: Estensione dei ghiaccai durante l'ultima sempre troppo piccoli per poterne ricavare qualcosa
glaciazione quaternaria. di diverso; magnetite, nera e granulosa, e altri
minerali potenzialmente interessanti che però si particolarmente ricca di granati di grandi
potevano riconoscere solamente al microscopio. dimensioni , molti dalla forma rombo dodecaedrica
Altro discorso è per la frazione al di sotto del ancora ben conservata. Il lavoro si svolgeva tutto a
millimetro, nella quale si possono riconoscere mano, disgaggiare il fondale con il piccone e con la
zirconi, monazite, minerali delle terre rare. pala raccogliere il materiale da porre nel setaccio
per poi passare la frazione inferiore al centimetro al
Il ritrovamento “piatto”; con uno scopino in immersione pulire alla
perfezione il fondo fino a lavare un letto di argilla
Durante l’estate del 2011, approfittando di un fine che segnava il margine inferiore della “punta”
che stavo sfruttando.
La fatica di una
giornata di lavoro era
premiata con una
media di un grammo
di oro ma dalle
significative
dimensioni.
Ma ecco che
qualcosa attirò
finalmente la mia
attenzione nei
ciottoli all’interno del
setaccio: un ciottolo
arrotondato
dall’intenso colore
blu scuro.

Il primo pensiero fu
Figura 2: Approfittando della situazione di "magra" del Ticino

periodo di magra del fiume Ticino e delle


temperature favorevoli, mi sono avventurato alla
ricerca di oro in una fascia di fiume fino ad allora
inesplorata ma potenzialmente interessante.
Parlando con i colleghi e gli amici di ricerca, in molti
avevamo notato la presenza di grossi massi che
affioravano in superficie e concordammo sul fatto
che magari anche lì potesse trovarsi dell’oro. Un
giorno decisi di esplorare quel particolare punto del
Ticino e grande fu la soddisfazione di trovare
velocemente grosse scaglie di oro tra queste grosse
pietre quasi in mezzo al fiume.
L’inizio dello scavo non è stato semplice, non c’era
un posto dove poggiare le attrezzature e la corrente
era costante, si lavorava in acqua con circa 50 cm di
profondità media. Le grosse pietre mi hanno aiutato
a poggiare il setaccio e i vari attrezzi e continuare le
ricerche.
L’oro si è dimostrato subito molto interessante e di
grandi dimensioni, scaglie di oltre 5 mm e piccole
pepitine con ancora residui di quarzo attaccati,
chiaro segno di moderato trasporto subìto ad opera
del fiume. La frazione pesante era poi
rivolto ad un frammento di sodalite, ma cosa ci E non fu il solo, ad una accurata osservazione dei
faceva una sodalite nel Ticino? Ma ecco che appena ciottoli che man mano venivano passati al setaccio
raccolto dal setaccio l’elevatissimo peso di questo potei osservare che molti e diffusi erano cristalli di
ciottolo ne ha svelato la sua vera natura: era uno corindone, per la maggior parte grigiastri o con
zaffiro! colore bronzeo, che li distingueva dagli altri ciottoli
Un corindone blu intenso nella pregiata varietà era una sorta di “seta” data dalla crescita del
zaffiro nei placers alluvionali del fiume Ticino! cristallo stesso e dall’evidente gatteggiamento che
questi ciottoli assumevano alla luce
del sole.
I corindoni divennero oggetto di
ricerca principale di questo terrazzo e
l’aspetto interessante di questo
ritrovamento è il poter determinare
con grande accuratezza l’esatta
provenienza di questi cristalli ora
presenti nelle sabbie del Ticino.

E’ nota la presenza di grossi cristalli


di corindone all’interno del Massiccio
ultrabasico di Finero, segnalati
cristalli decimetrici nei dintorni di
Orasso in valle Cannobina, di fatto
tutti luoghi che distano oltre 100 km
Figura 4: Un corindone con evidente "seta" nel setaccio. da dove li stavo trovando!

Ad ogni
uscita
venivano
raccolti
almeno una
decina di
corindoni, la
maggior
parte di
colore
grigiastro ma
comunque
gatteggianti
ed alcuni di
una intensa
colorazione
blu,
addirittura
uno rosato
che dalle
analisi è
risultato poi
essere quindi
Figura 5: si scava fino al letto argilloso-limoso sottostante.
varietà rubino.
Il vero ed importante ritrovamento è stato
comunque effettuato dagli amici con cui ho
condiviso questa esperienza, Silvio e Vittorio si sono
messi subito ad osservare il materiale setacciato e
la frazione che rimaneva nel piatto alla ricerca fiume Ticino se ne trova una citazione a proposito
dell’agognato corindone. Ed è così che sono stati della componenti identificative del materiale di
trovati i primi due rubini del fiume Ticino. Ad oggi, questi depositi ma al di là di indicare la presenza del
dopo una trentina di giornate di ricerca sul fiume si corindone di più non se ne evince. Qui con questa
arricchisce anche la varietà dei cristalli di interesse intendiamo segnalare sia la presenza della varietà
collezionistico nelle frazioni pesanti delle sabbie blu, lo zaffiro che la varietà rossa del rubino;.
aurifere alluvionali con cristalli di rutilo fin a quasi Quest’ultimo, oltre a mostrare la tipica fluorescenza
un centimetro e curiosi cristalli di andalusite nella agli U.V. ad onda lunga, evidenzia, osservato con
pregiata varietà chiastolite. uno spettroscopio a visione diretta, lo spettro di
I rubini trovati sono ad ora solamente 5 ma il range assorbimento tipico della varietà con una
di colori dei corindoni del Ticino è quasi completo caratteristica banda di emissione nella fascia del
rosso, indizio della presenza di cromo.
Ci siamo comunque posti anche
l’interrogativo dell’origine dei rubini e della
loro evidente minor abbondanza e
dimensioni in confronto alla massa di
corindoni comunque rinvenuti anche in altri
depositi dell’area del fiume Ticino. La
probabile risposta è giunta parlandone con
l’amico collezionista Franco Vanini,
appassionato ricercatore di minerali e
profondo conoscitore della mineralogia
Svizzera. La sua ipotesi è che i cristalli di
rubino che stiamo trovando nei placers del

Figura 6: il raccolto di una giornata di lavoro: diversi piombini, fiume Ticino possano provenire dalle rocce
granati, uno zaffiro e circa un grammo di scagliette di oro. metamorfiche contenenti appunto corindoni
nella varietà rubino della Val Traversagna nel
cantone dei Grigioni. Anche in questo caso si
con cristalli sui toni del verde, alcuni violacei, fino al
tratta di un bacino che può avere contribuito alla
giallastro. Un solo esemplare fin’ora si è rivelato
formazione dei depositi quaternari glaciali del Lago
sufficientemente
trasparente da
permetterne la
sfaccettatura in
compenso diversi si
sono dimostrati ottimi
campioni di qualità
cabochon, con degli
splendidi rubini e dagli
interessanti effetti ottici
dati dal gatteggiamento.
L’elevata durezza, tipica
del corindone, rende
difficile la lavorazione
ma davvero ottimo il
polimento finale con
importanti e lucenti
gemme … italiane!

Rileggendo tutti i testi


che parlano dei depositi
auriferi dell’aera del
Figura 7: gli scavi sono stati effettuati tutti a mano e con l'utilizzo del "piatto".
Descrizione di alcuni
dei minerali rinvenuti
all’interno dei placers
alluvionali del Ticino
tra Varallo Pombia e
Castelnovate.

Chiastolite: diversi ciottoli a


forma di fuso si sono
dimostrati appartenenti a
questa varietà di andalusite
dalla caratteristica
inclusione carboniosa a
forma di croce. I parametri
di densità danno un
minerale più vicino alla
cianite ma la caratteristica
inclusione ed il colore
fanno propendere appunto
Figura 8: Parte del reticolato idrografico del lago Maggiore. Punto 1 Val Traversagna, punto 2 ad una andalusite varietà
Orasso in Valle Cannobina, punto 3 evidenze del ritrovamento dei corindoni. A. Manetta
ridisegnato chiastolite; anche in questo
caso le migliori
Maggiore e conseguentemente dei correlati placers
caratteristiche sono evidenziabili dopo lavorazione.
alluvionali, anche qui con una percorrenza media di
oltre 100 km!
Corindone: I corindoni risultano sufficientemente
diffusi in buona parte delle aree
aurifere del Ticino oggetto di
questa nota, la maggior parte
mostrano una colorazione
grigiastra a volte con una
sfumatura bronzea. I ciottoli sono
spesso arrotondati ma mostrano
sempre delle forme di pseudo
sfaldatura sia lungo il prisma
esagonale che nella direzione
basale. L’osservazione alla luce
diretta del sole mostra benissimo
queste caratteristiche e spesso
evidenzia anche delle sottili linee di
crescita a contorno esagonale che
daranno poi luogo, una volta
lavorati, ad un gradevolissimo
Figura 9: indicate le due aree di ritrovamento dei corindoni, al punto 1 la gatteggiamento.
"punta degli zaffiri", al punto 2 la"punta degli amici"
Figura 10: un cristallo di andalusite nella rara e pregiata varietà chiastolite rinvenuto presso Vizzola Ticino alla "Punta degli amici"
opportunamente sezionato e lucidato, diametro di 9,5 mm

Figura 11: il range di colori dei corindoni rinvenuti alla "Punta degli amici”, il cristallo centrale più rosso misura 10,5 x 7,5 mm
corindoni dalla colorazione blu più o meno Rari
Rari sono i corindoni dalla colorazione blu più o pezzature decisamente diverse, nella parte più alta
meno intensa e rarissimi si sono dimostrati ad ora sono state rinvenute scagliette di quasi un
quelli nella varietà rubino. Si suggerisce di centimetro di sviluppo e numerosi granuli spugnosi,
osservare anche nella frazione attorno al a volte ancora con indizi di cristallinità, altre volte
centimetro di dimensione dove si possono con parziale compresenza di quarzo legato all’oro.
incontrare corindoni di colore giallastro e Nella parte alta quasi assente la frazione finissima e
interessanti frammenti di colore blu intenso o non riconosciute sferette o residui di lavorazioni
violaceo. aurifere del passato. L’oro rinvenuto invece in
Difficile poter fare questo tipo di ricerca con prossimità di Castelnovate si è rivelato più piccolo
l’utilizzo della tipica canaletta ma per chi utilizza il con indizi di maggiore trasporto e selezione, alcune
tradizionale piatto, uno sguardo prima del lavaggio scaglie mostrano una parziale ricopertura
finale potrà ricompensarvi con un interessante superficiale di ossidi di colore nerastro o rugginoso.
ritrovamento. Da segnalare che comunque tutto il Questo aspetto è legato probabilmente alla lunga
materiale riferibile a corindone ha mostrato una permanenza in zone di ossidazione a ridosso di
ottima lavorabilità e la possibilità di raggiungere un materiale ricco di ferro, in questa parte di deposito
ottimo grado di polimento. è abbondante anche la magnetite, molto più scarsa
Oro: l’oro alluvionale che si rinviene nei due siti di nella ricerca di Varallo Pombia.
ritrovamento dei corindoni si presenta con due

Figura 12: il primo zaffiro rinvenuto nel placers di Varallo Pombia, l'esemplare è bagnato per esaltarne la colorazione e
renderlo in condizioni equivalenti al momento del suo rinvenimento, misura 4.9 x 4,0 cm.
Figura 13: una selezione delle migliori scagliette rinvenute alla "punta degli zaffiri", la maggiore misura 6 mm, nell'immagine sono
rappresentati 3 grammi di oro.

Rutilo: è stato interessante


rinvenire cristalli di rutilo dal
colore nerastro e vistosi riflessi
rossi in cristalli spesso tipicamente
geminati. Difficile a occhio
distinguerli tra la componente nera
delle sabbie aurifere, ma la tipica
striatura, il comportamento
diamagnetico e la diversa
lucentezza e colorazione di fondo
rendono questi cristalli
assolutamente unici e offrono un
ulteriore spunto collezionistico al
di là del solo oro alluvionale.

Bibliografia:
- Piccoli, G. C., Maletto, G.,
Bosio, P., Lombardo, B.
(2007). Minerali del Piemonte
e della Valle d'Aosta.
Figura 14: Cristallo di rutilo di 4 mm di dimensione, ben riconoscibili le linee di
Associazione Amici del Museo F. geminazione
Eusebio - Alba, Ed., Alba (Cuneo).
- Pipino G. (2003) – Oro, miniere e
storia. Miscellanea di giacimentologia e storie
mineraria italiana – Museo storico dell’oro
italiano – Ovada
Nota: tutte le foto e gli esemplari sono a cura dell’autore G. Bogni

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