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FrancescaBardi
1. Premesse
1. Questo filone di studi si incentra sul piano della lingua di ogni giorno, e la analizza
con intenzione fìlosofico-terapeutica. Il problema è quello di 'cosa facciamo quando
parliamo', ossia quali azioni mettiamo in atto al momento del discorso. Si vedano gli
studi di John L. Austin, in particolare Performative Otterances, in Philosophical Papers,
Oxford 19702 (1961), e le lezioni del 1955, pubblicate postume How to Do Things with
Words, Oxford 1962 (tr. it. Comefare cose con le parole, Genova 1987).
2. P. Lain Entralgo, The Therapy ofthe Word in Classical Antiquity, tr. by LJ. Rather and
J.M. Sharp, London 1970 (Madrid 1958).
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82 Francesco,Bardi
3. B. Simon, Mina and Madness in Ancient Greece. The Classiceli Roots of Modern Psychia-
try, Ithaca 1980, in particolare cap. 7, Tragedy and Therapy, pp. 122-154; Ch. Gill, Andent
Psychotherapy, «Journ. Hist. Ideas» 46, 1985, pp. 307-325. Su una linea più strettamente
'psicoanalitica' si muovono i lavori di G. De véreux, The Structure of Tragedy and thè
Structure ofthe Psyche in Aristotle's Poetics, in Psychoanalysis and Philosophy, ed. by C. Ha-
nly and M. Lazerowitz, New York 1970, pp. 46-75, e in particolare The Psychotherapy
Scene in Eunpides' Bacchae, «Journ. Hell. Stud.» 90, 1970, pp. 35-48.
4. C. Diano, La catarsi tragica, in Diano, Saggezza e poetiche degli antichi, Vicenza 1968,
pp. 215-269; id., Anassagora padre dell'umanesimo e la meléte thanatou, «Giorn. It. Filol.» 52,
1973»PP· 162-177. Cf. anche V. Di Benedetto, Pianto e catarsi netta tragedia antica, in Sulle
orme dell'antico. La tragedia greca e la scena contemporanea, Milano 1991, pp. 13-43.
5. Per una panoramica sul tema della lamentazione rituale sul morto, vd. gli studi di
E. de Martino, Morte e pianto rituale. Dal lamento funebre antico al pianto di Maria, Torino
19752 e di M. Alexiou, The Ritual Lament in Greek Tradition, Cambridge 1974. Vd. anche
G. Holst- Warhaft, Dangerous Voices. Women's Laments and Greek Literature, London-New
York 1992.
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Ü dialogoterapeuticoin Eunpide 83
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84 Francesco,Bardi
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Ü dialogoterapeuticoin Eunpide 85
sione il caso di Strepsiade, che in una scena delle Nuvole viene invi-
tato a stendersi su un lettino e a sottoporsi ad un intervento tera-
peutico da parte dello stesso Socrate; anche Strepsiade è infatti
afflitto da una strana malattia, l'incapacità 'patologica* di giudizio e
di ragionevolezza di fronte alla ippenzia del figlio Fidippide9, causa
di un'enorme quantità di debiti:
(Socrate)... Maadessosdraiatiqui -
(Strepsiade)A fare che?
(Soc.) - e tira fuori qualche pensiero () sui casi tuoi.
(Str.) No, li sopra no, ti Se
supplico. proprio è necessario,
lasciami pensare () per terra. [...]
(Coro)Medita () ed esamina ()
e per ogni verso rivoltati: devi concentrarti!
(w. 694-702)10
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86 Bardi
Francesco,
13. L'incantatricetessala capace di tirare giù la luna (così non sarà più possibile pagare
gli interessi) e la pietra che appicca il fuoco (sui registri dei debiti) a distanza (w.
749-756).
14. Cf. in particolareLain Entralgo(sopra,n. 2).
15. Non è un caso che sia lo stesso verbo utilizzato nel passo riportato dallo pseudo-
Plutarco e relativo alla antifontea. In Euripide,lo stesso verbo compare in
Or. 298 e ini. . 1617,col senso positivo di 'confortare'. Non è senza significato, infine,
che il verbo ricorrauna volta anche nella praticamedica - senza successo - testimoniata
da Décent.XVI4.
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Ü dialogoterapeuticoin Euripide 87
16. Gorgia, Hel 14, 80-86. In questa analogia trova espressione la prima teorizzazione a
noi nota della retorica come pratica taumaturgica.
17. Cf. Hel. io: òià , .
Cf. Eur. Hipp. 478 ; Piato, Charm. 157a 4*5· Sulla credenza tra-
dizionale nel potere curativo delle pratiche incantatorie, J. de Romüly, Magic and Rheto-
rìc in ancient Greece, Harvard 1975, p. 14, osserva che «healing by incantations has always
been important in Greece; it was honored even in thè fìlli glory of Hippocratic times.
But more important for our thème is that several traditions connect it with poetry and
with speech. Orpheus, whom we mentioned among the poets, was a master of incanta-
tions and a healer. Nearer to Gorgias, both in time and in place, we find people who
may hâve been to him not only models and examples of sacred healers but also his fore-
runners in Connecting this sacred magie with thè power of speech».
18. «In questo passaggio dal verso alla prosa», osserva Barthes, «il metro e la musica si
perdono. Gorgia vuoi sostituirli con un codice immanente alla prosa (per quanto preso
a prestito dalla poesia): parole di identica consonanza, simmetria delle frasi, rafforza-
mento delle antitesi con assonanze, metafore, allitterazioni» (R. Barthes, L'ancienne rhé-
torique, Paris 1970; tr. it. La retorica antica, Milano 1972, p. 13). Sul potere magico legato
alla musica, si veda L.E. Rossi, Musica e psicologia nel mondo antico e nel mondo moderno. La
teoria etica dell'ethos musicale e la moderna teoria degli affetti, in A.C. Cassio - D. Musti -
L.E. Rossi (curr.), Synaulia. Cultura musicale in Grecia e contatti mediterranei, Napoli 2000,
pp. 57-96.
19. Cf. J. de Romilly, Gorgia et le pouvoir de la poesie, «Journ. Hell. Stud.» 93, 1973, pp. 155-
162; P. Mureddu, La parola che "incanta": note all'Elena di Gorgia, «Sileno» 17, 1991, pp.
249-258; Ch.P. Segai, Gorgias and the Psychology of the Logos, «Harv. Stud. Class. Philol.»
66, 1962, pp. 99-155.
20. Diog. Laert. Vili, 59 (= DK 82 A 3; tr. it. di M. Untersteiner, in Sofisti, Testimonianze
e frammenti, fase. II, Gorgia, Licofrone e Prodico, a cura di M. Untersteiner, Firenze 1949, p.
9): . Per il caso di Gorgia allievo del medico-
filosofo Empedocle, cf. Th. Buchheim, Maler, Sprachbildner: zur Verwandtschaft des Gor-
gias mit Empedokks, «Hermes» 113,1985, pp. 417-429.
21. G. Lanata, Medicina magica e religione popolare in Grecia fino ali età di Ippocrate, Roma
1967.
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88 Francesco,Bardi
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Il dialogoterapeuticoin Eunpide 89
4. La 'cllnica' di Antifonte
ancora mentre era impegnato nella poesia mise a punto un'Arte della sop-
pressione del dolore ( )28, in modo analogo a quella che è per
i malati la cura fatta dai medici. In Corinto poi, organizzò presso la piazza
una stanza, divulgando annunzio che aveva la capacità ài curare,con i di-
scorsi,i sofferentie che, conosciute le cause dell'afflizione, placava i malati
[ ,
29.
Filostrato, nelle sue Vite dei sofisti, riporta una notizia che aggiunge
un altro significativo tassello alla comprensione di questa partico-
lare figura di sofista guaritore:
27. Per queste osservazioni sulla figura di Antifonte, cf. L. Soverini, R sofista e Vagorà.
Sapienti,economiae vita quotidiananellaGreciaclassica,Pisa 1998,pp. 119-123.
28. Antifonte sembra essere stato il primo ad utilizzare il termine , che presenta
anche un valore mistico, implicando l'idea della serenità assoluta, propria dei beati,
mentre in Antifonte deve aver avuto senza dubbio un aspetto più razionale. Poi a par-
tire da Antifonte (anche se non sempre il termine specifico) di fu comune di
tutte le scuole filosofiche, a incominciare da Democrito. La definizione accademica
sarà:[Piato] Defin.412C 5: ' .
29. Ps.-Plut. Vit. orat. , 833e = DK 87 A 6; tr. it. M. Untersteiner, in Sofisti, Testimo-
nianze e frammenti,fase. IV, Antifonte,Crizia, a cura di A. Battegazzore e M. Unterstei-
ner, Firenze 1962.
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90 Francesco,Bardi
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in Eunpide
Il dialogoterapeutico 91
ta34fa supporreche la gamma dei malesserila cura dei quali Anti-
fonte promettevacome risultatodella propriaprestazionefosse al-
quantovasta.
Ma non è secondarionotare che, mentre sottolineail rapportodi
'dipendenza'del corpo e delle sue condizionidi salute di malattia,
il frammentostabilisceanche implicitamenteuna significativarela-
zione di 'parallelismo'tra la sferadel pensieroe quellacorporea35. È
forse alloralecito sospettareche Antifontenon si rivolgessesolo a
malesseridi caratterepsichico, ma coinvolgessenella sua indagine
ancheproblemidi naturafisica36.
Fragli aspettidellatecnicaantifonteasu cui occorresoffermarsial
fine di meglio apprezzarela naturae l'originalitàdelle proposteeu-
ripidee,vanno menzionatiquelli che Diano per primo individuòe
definì come praemeditatio malorum37 e 38. Uno degli
aneddotipiù noti circala vita di Pericleriguardavala forza d'animo
con cui seppe fronteggiarela morte dei suoi figli, morti a causadel-
l'epidemiadi peste a pochi giorni di distanzal'uno dall'altro:«...egli
seppe sopportaresenza farsi travolgeredal dolore. Mantenevain-
fatti la sua serenitàd'animo,che molto gli giovava nella vita quoti-
A questo proposito
dianain fatto di felicità,di assenzadi dolori...»39.
è interessanteosservarel'analogoassuntodel coro deWAlcesti in re-
lazione al dolore per la perditadei proprifigli:«Avevoun parentea
cui morì in casa un figlio, l'unico,ben degno di pianto. Ma tuttavia
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92 Francesco.Bardi
40. Una tradizione che secondo la Dale risale allo stoico Crisippo vuole che l'episodio
si riferisca ad Anassagora, che fu amico di Euripide. In realtà le fonti della biografia
anassagorea si limitano a confermare che informato della morte del figlio Anassagora
avrebbe commentato: «Sapevo di averlo generato mortale» (cf. El. VH 3, 2; Cic. Tusc.3,
14,30; Diog. L. 2, 13).
41. Fr. 964 Nauck2.Per una discussione del frammento, cf. D.F. Sutton, Two lostplays of
Eunpides,New York 1987,pp. 89 ss. Contro il Diano, secondo cui la praemeditatiomaio-
rumfiiturorumche si trova attestata nel fr. 964 sarebbe stata derivata da Anassagora
(Diano 1968,pp. 215ss.), cf. Di Benedetto 1971(sopra, n. 37), pp. 307-308e n. 27. Di Bene-
detto ritiene che anche in AL·.903 non ci sia niente che possa far pensare alla tecnica
suddetta, e che non sia dimostrabile nemmeno in questo caso un'allusione ad Anassa-
gora. In generale, Di Benedetto non crede che si possa dimostrare che la tecnica della
praemeditatiofosse teorizzata praticatada Anassagora:«anche se il detto che gli viene
attribuito in SVF III 482 fosse autentico (ma questo è tutt'altro che dimostrabile, e del
resto in D. L. II 13 = VS 59 A I si attesta che lo stesso detto veniva attribuito anche a So-
lone a Senofonte) ancora non si potrebbe essere sicuri che Anassagora praticasse la
tecnica della praemeditatio futurorummalorum,così come viene descritta nel fr. 964: l'es-
sere consapevole che i propri figli sono mortali non significa ancora 'allenarsi',per così
dire, nel prefigurarsila loro morte».
42. Ricorre due volte: R. XVIII526 ' , e Od. V 364
. L'uso dell'aoristo in entrambi i casi garantisce il senso di pre-
sentire,rendersiconto,non quello di predire.Cf. Solon fr. 13.67:' -
.
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Ü dialogoterapeuticoin Eunpide 93
Macosanon dovrebbetemerel'uomo?
È dominatodallevicissitudinidel caso ( /)
certa(
e di nullahapreveggenza ' )45.
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94 Francesco.Bardi
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IÎdialogoterapeuticoin Eunpide 95
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96 Francesco,Bardi
è dolce e non costa niente cullarela propria mente con parole vane
( ), e questo appunto io intendo
fare.
53. L'uso traslato e metaforico di cui testimonia questo passo euripideo è preceduto
dall'esempio di Aesch. Prom. 380, dove alla formulazione ben presto proverbiale di
Oceano secondo cui «le parole sono i medici dell'anima in collera» (
, 378), Prometeo ribatte che questo è vero «qualora,però, si cerchi di addol-
cire il cuore a tempo opportuno, e non si cerchi di disseccarea forza un animo troppo
gonfio ( 0- 379-8)». In questo caso, il nesso risulta evi-
dente: l'operazione di disseccamento avrebbe come oggetto il cuore di Zeus, «gonfio»
di collera e di rabbianei confronti di Prometeo.
54. Così anche il commento di Willink, p. 134:«...properly'reduce swelling', so at once
'deflate' (as A. PV 380) and 'cure' (with conative force)». Vd. invece Di Benedetto, p. 64,
che si pronunciaper il significatopiù specifico di 'guarire'.
55. Il significato di consigliareè attestato soprattutto in Omero: vd. Ü. IX 417, 684, e XV
45-
56. Vd. IL I 201, etc. Qui però non è epiteto esornativo, ma indica piuttosto la
vanità delle parole:cf. fr. 271. 2 [...] , /. . 57·
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R dialogoterapeuticoin Eunpide 97
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98 Bardi
Francesco,
60. Vd. A. Jori, II medico e il suo rapporto col paziente netta Grecia dei secoli V e IV a.C, «Me-
dicina nei secoli» 9 (2), 1997,pp. 189-221:lo studioso individua due modelli principalidi
rapporto tra medico e paziente, uno di scambio alla pari, l'altro autoritario.Si veda an-
che A. Debru, Médecin et malade dans la médecine hippocratique: interrogatoire ou dialogue,
in Médedne Antique. Cinq études réunies par P. Demoni, Amiens 1991, pp. 35-49. Il contri-
buto propone un'interessante analisi dell'anamnesi medica come scambio dialogico
che riprendemolti elementi dell'interrogatoriogiudiziario.
61. Per la comprensione del passo è utile il confronto con Hum. 9 (V 490, 1). Il signi-
ficato del sostantivo synnoia, attestato solo qui in CH, oscilla tra 'riflessione', 'medita-
zione' e 'preoccupazione ansiosa', il secondo soprattutto nei tragici, cf. Aesch. Prom.
437, e Eur. Or. 632, fino ad essere definito in Pi. Def. 415e:
«preoccupazione, pensiero accompagnato da dolore senza espressione tramite la pa-
rola», ed in Esichio . Vd. D. Manetti - A. Roselli (a cura di), Epidemie.LibroVI,
Firenze 1982,che traducono il termine «stato ansioso» (pp. 174-175).
62. Dali ammalato vengono spontanee informazioni (Progn.XXIV 26 \ -
), conferme (II 6 ), negazioni ( 20
), gli si pongono di conseguenza altriquesiti (II 14 , VII 21idem).
63. A questo proposito, ci. la risposta di Eracle ad Admeto neüAlcesti, . 1128:«II tuo
ospite non è un negromante» ().
ó4. fecondo D. uourevitch, Le tnangle hippocratique dans le mondeureco-romain:le ma-
lade, sa maladieet son médecin,Paris-Rome 1984, la preposizione più il genitivo si-
gnificherebbe bene la posizione 'subalterna'del medico nei confronti della persona del
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R dialogoterapeuticoin Eunpide 99
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ioo Francesco.Bardi
batterà infatti «basta il silenzio per sapere ciò che voglio?», dimo-
strando una ferma e tragicamente ostinata volontà di sapere67.
Analogo si presenta il caso delle Baccanti,in cui la preoccupazione
di Cadmo è quella di stabilire innanzi tutto le condizioni indispensa-
bili per il dialogo, assicurandosi che siano svaniti gli effetti stranianti
delTinvasamento della figlia e che dunque Agave sia in grado di par-
tecipare attivamente al processo terapeutico, rispondendo di volta
in volta alle domande che egli le rivolge.
In maniera simile al medico 'ippocratico', che mette a disposi-
zione del paziente la propria professionalità e la propria scienza, il
personaggio che si propone come compagno nel dolore non pos-
siede particolari doti magiche taumaturgiche, ma mostra di saper
fare sapiente utilizzo del linguaggio. La relazione che vuole stabilire
col personaggio sofferente è basata sulla collaborazione, ed è colla-
borazione che si serve della parola. Una parola però assai diversa da
quella di Gorgia, che si sovrapponeva e quasi si sostituiva alla pratica
medica. Questa parola non è d'incantamento e di suggestione, ma di
comunicazione e di dialogo, non parola che vuole persuadere l'altro
a fare cosa che egli non farebbe, ma parola che lo conduce a ripren-
dere coscienza di se stesso e del proprio dolore.
Un elemento caratteristico del processo di terapia sperimentato
sulla scena euripidea è anche la spiccata capacità di comprensione e
di immedesimazione dimostrata nei confronti del personaggio
preda del dolore; si assiste cioè il più delle volte a un reale sforzo di
adeguamento alle esigenze, e persino alla dimensione concettuale,
del personaggio cui viene offerto aiuto68.Questo sforzo di 'immede-
simazione' rientra a pieno titolo nell'insieme di 'tattiche' che con-
vergono a formare quel delicato mosaico che è il dialogo terapeu-
tico euripideo. Si tratta di un modo sottile e ragionato di assecon-
dare la sofferenza del personaggio, e di preparare quindi la base per
un approccio migliore. Nell'Emde, per es., Teseo imposta il suo
scambio dialogico con Eracle in modo da non provocare un'imme-
diata reazione di rifiuto da parte dell'eroe69, e sperimenta varie fasi
di approccio. Di fronte ai lamenti sull'infelicità del suo destino, Te-
seo decide di assecondarlo, di confermare l'assoluta tragicità della
67. H. F. 1125-1126. Il motivo della volontà di nascondere in parte la verità non è estra-
neo alla tragedia. Cf. i frr. 82-83 dagli Aleadi di Sofoclei fr. 82 Radt
IV ; /[...] ' ., fr. 83 Radt ' -
* .
68. Cf., e.g., Hipp. 258-260:«che un'anima patisca per due - io sto patendo molto per lei
- è un bel peso».
69. Simon (sopra, n. 3), p. 139:«The Greek audience, of course, viewed this dialogue
not as psychotherapybut as a species of rhetoric, the art of persuasion. The Héraclèsillu-
strâtes that if rhetoric is to be therapy, the speaker must hâve a very special caring rela-
tionship to thè person he addresses- without the intense concern of the speaker, rheto-
ricaldevices and even sophistic logic cannot avail».
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Ü dialogoterapeuticoin Eunpide
Così si esprime la protagonista nei tre versi tratti dalla tarda Antiope
e testimoniati da Stobeo IV 35, 24.
Nell'Edito di Sofocle Tiresia pronuncia di fronte ad un ancora
ignaro Edipo una formulazione concettuale molto simile (w. 316-
318): «Ahimè ! Com'è terribile saper, quando il sapere non giova a
chi sa ! E pensare che ne ero ben consapevole; ma l'ho dimenticato:
altrimenti non sarei venuto». Ma se Antiope deduce che nelle di-
sgrazie l'ignoranza è un vantaggio70, e Tiresia si fa anch'egli porta-
voce della negatività del sapere in circostanze determinate, vice-
versa altri personaggi tragici la pensano in modo diverso.
Nell'Eleni la protagonista, rivolta a Menelao, pur ammettendo che
non vi è alcun vantaggio () a sapere come si sia salvato, riba-
disce che «chi ama ha pure il desiderio di sentire raccontare dai suoi
le loro pene» (763-764). Qui non si tratta evidentemente di vera e
propria anamnesi, quanto piuttosto di desiderio di acquisizione di
dati su mali altrui: tuttavia la richiesta è pur sempre quella di riper-
correre a ritroso il passato doloroso dell'interlocutore.
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102 Francesco,Bardi
71. Le Oceanine non fanno che riprenderela richiesta già formulata da Io nei confronti
di Prometeo (630), con la medesima formulazione (cf. in particolare l'uso di ):
«non preoccupartiper me più a lungo, perché mi è gradito»(l'ascolto dei mali futuri).
72. Secondo Freud, l'Oblio' è un meccanismo di difesa volto a proteggere la psiche da
esperienze dolorose passate. Esso consiste in un meccanismo di 'rimozione', che non
comporta la scomparsa il deterioramento delle tracce mnestiche, ma semplicemente
il loro mancato recupero, che l'analisicerca di riattivare.Si veda in particolareS. Freud,
Psicopatologiadettavita quotidiana,in Opere,voi. IV, Torino 1970. Nozione ben diversa è
quella di 'amnesia', che consiste nella riduzione più meno grave della capacità del
soggetto di ricordare,e può avere una causa organica psichica.
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Ü dialogoterapeuticoin Eunpide 103
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Ü dialogoterapeuticoin Eunpide 105
79. De mem.2. Chi rammemora«fissaper illazione che prima ha veduto udito speri-
mentato qualcosa e ciò è, in sostanza, una specie di ricerca;essa spetta solo a coloro che
hanno capacità deliberativa perché anche il deliberare è una forma di illazione» (De
mem.453a).
80. Piato, Men. 81 e 9-d 5. Il motivo della ricercaè fondamentale, e sarà ripreso anche in
seguito; vd., per es., Tommaso d'Aquino: «l'uomo non possiede come gli altri animali
soltanto la memoria, che consiste nell'improvviso ricordo del passato, ma anche la re-
miniscenza che è quasi un sillogizzare cercandoil ricordodel passato»(Summatheol. I, Q
78, 4).
81. Sulla memoria in Piatone, cf. V. Meattini, Anamnesie conoscenzain Pfotone,Pisa
1981.
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io6 Bardi
Francesco,
82. Cf. Piato, Gorg. 456 b (tr. G. Reale, in Piatone, Tutti gli sentii, a cura di G. Reale, Mi-
lano 1993)· Per una discussione delle pratiche terapeutiche in Piatone, si veda lo studio
di J. Thome, Psychotherapeutische Aspekte in der Philosophie Piatons, Zürich-New York
1995·
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Ü dialogoterapeuticoin Eunpide 107
sibili ai profani.Non d'altroinfattisi deve far questionee discorsose non
dei mali che costoro stessi subisconoe soffrono.Per essi - che sono sprov-
veduti- non è certo facilecomprenderei loro proprimali, come sorganoe
cessino e per qualiragionis'accrescano scemino, ma ciò diventaagevole
quando sia un altro a scoprirglieloe a dirglielo;perché ciascuno, ascol-
tando ciò che gli è occorso, nulTaltrofa se non richiamarlo alla memoria.
[ -
].
(VMI,574,3L)
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io8 Francesco,
Bardi
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Ü dialogoterapeuticoin Eunpide 109
bito dei saperi laici di alcuni caratteri di fondo della conoscenza ma ttica». Cf. Eur. fr.
574e 811 .
9i. Devereux 1970(sopra, n. 3), p. 35: «The dinically equally satisfactoryscene in E. HF
1089 ff. is not, strictly speaking, a genuine psychotherapy. Pace Wilamowitz, Herades
thè epileptic [...] cannotbe helped to recalithè deeds he performed during his seizure.
He can only be told of his crime and be helped to live with this terrible hearsaykno-
wledge. Euripideeis, thus, clinically correct in not causing Amphitryon to try to help
Héraclès recalisomething of which he probably has not even a subliminal memory. By
contrast, Cadmus can help Agave rememberher crime». Osserva giustamente Ch. Gill
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no Bardi
Francesco,
(sopra, . 3), p. 315,che «in thè absence of any strong textual support, Devereux is vul-
nérable to thè criticism that he has superimposed on thè scene a significance which it
does not have».
92. Questa è la conclusione di Devereux, che non mi sento di seguire.
93. P. 35 n. 6. Contrario all'interpretazionedi Devereux, vd. anche Simon, (sopra, n. 3),
p. 137e n. 21, secondo cui sia nella scena delle Baccantisia in quella dell'Erode«some-
thing therapeutic,soemthing akin to verbal psychotherapy,ensues».
94. Cf. Soph. O. R. 915-917:il protagonista non è agli occhi di Giocasta proprio
perché «non sembra in grado di interpretare, da uomo assennato,i fatti presenti sulla
base di quelli passati (' / ), ma è in ba-
lìa del primo venuto, purché gli prospetti delle angosce».
95. Fenomeno analogo nelrErade, quando l'eroe riemerge dal suo stato confusionale e
rinsavisce:«vedo l'etere e la terrae questi raggi ardentidel sole» (1089).
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Ü dialogoterapeuticoin Euripide in
6. Conclusioni
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112 Francesco,Bardi
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Ü dialogoterapeuticoin Euripide 113
Università di Losanna
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