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IMPIANTI ANTICENDIO

Impianti Tecnici
Corso di Laurea in Scienze dell’Architettura

Prof.Gianfranco Cellai
Generalità
La normativa antincendio presenta importanti
condizionamenti dal punto di vista progettuale: l’accessibilità
all’area del progetto, la distanza da attività pericolose, le
caratteristiche dimensionali dell’edificio, le attività che
accoglie, le vie di esodo, ecc. sono tutti aspetti che richiedono
attenzione alle norme in esame. Vi sono studi professionali di
architetti che si sono specializzati nella progettazione degli
aspetti relativi alla prevenzione incendi, che peraltro richiede
un iter amministrativo specifico. Molti architetti hanno
trovato impiego presso le sedi Provinciali VVFF del
Ministero dell’Interno nella attività di controllo ed esame dei
progetti per il rilascio dei Certificati di prevenzione Incendi.
In sintesi c’è una stretta connessione tra progetto e
prevenzione incendi .
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Cos’è la combustione
E’ una reazione chimica di ossidazione, con sviluppo di
fiamme, calore, fumo e gas tossici.
A questo proposito si possono classificare le sostanze in
funzione della veste sotto la quale partecipano alla
combustione:
si definiscono comburenti quelle chimicamente attive, di
cui l'ossigeno è la più diffusa e praticamente l'unica presa
in considerazione nella prevenzione incendi ordinaria.
si definiscono combustibili le sostanze che, nel corso della
reazione, si ossidano, cioè si legano ad uno o più atomi di
ossigeno.
Ulteriori elementi da considerare sono la velocità della
reazione (ad esempio, una reazione di combustione veloce
prende il nome di esplosione), e l’energia necessaria ad
attivare la reazione.
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Il triangolo di incendio
Con un schema grafico conosciuto come triangolo
dell'incendio,
dell'incendio si può ricordare che per una combustione
devono essere presenti tre elementi: combustibile,
combustibile
comburente e l’energia di attivazione o innesco. In termini
chimico-fisici, l’ "energia di attivazione", è l'energia che
deve essere fornita al sistema perché avvenga la
combustione
Lo schema grafico del triangolo indica che le condizioni che
danno luogo all'incendio si trovano solo all'interno della
sua area.

COMBUSTIBILE
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I prodotti della combustione
le molecole di ossigeno (presente nell'aria in percentuale di
circa il 21 %) si combinano con atomi di una sostanza
combustibile, nel caso più comune il carbonio, per dare
luogo a molecole di ossido di carbonio (CO) di anidride
carbonica (CO2) e di composti più complessi e pericolosi per
la vita umana. I prodotti possono essere classificati in tre
gruppi: il calore, i fumi , i gas tossici.
Spesso trascurati, i gas tossici sono la principale causa di
morte delle persone in un incendio.
Altro prodotto della combustione sono i fumi,
fumi che
determinano un pericolo non trascurabile per l'azione di
oscuramento della vista, di irritazione degli occhi e di
disorientamento nelle persone che fuggono da un incendio.

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Definizioni
Prevenzioni incendi
Insieme delle misure dirette ad evitare
l’insorgere dell’incendio

Protezione incendi
Insieme delle misure dirette a limitare la
propagazione dell’incendio, lo sviluppo dei
fumi e gas, ed i danni alle persone e cose.

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Norme di sicurezza

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Misure preventive

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Misure di protezione attiva
Limitare le conseguenze dell’incendio mediante

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Misure di protezione passiva
Limitare le conseguenze dell’incendio con l’adozione di
soluzioni progettuali che tengono conto delle seguenti
caratteristiche costruttive

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La normativa
La normativa in materia di prevenzione e protezione incendi
è assai vasta e articolata. Basti pensare che nel settore in
esame assumono importanza talora superiore alle stesse
leggi le Circolari emanata di volta in volta al fine di fornire
chiarimenti ed interpretazioni della legislazione. L’unica
possibilità di individuare il percorso da seguire al fine di
conoscere le norme e le circolari è di fare riferimento alle
pubblicazioni contenenti per le varie attività la raccolta
delle disposizioni emanate riguardanti le varie attività che
ricadono nella prevenzione incendi : vedasi ad esempio la
raccolta di norme per le attività scolastiche, i locali di
pubblico spettacolo, gli edifici residenziali ecc.ecc.

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La principale normativa per l’edilizia
residenziale
Decreto Ministeriale 01/02/1986 Norme di sicurezza antincendi per
la costruzione e l'esercizio di autorimesse e simili.
Circolare 14/09/1961 n. 91 Norme di sicurezza per la protezione
contro il fuoco dei fabbricati a struttura in acciaio destinati ad uso
civile.
Decreto Ministeriale 12/04/1996 Approvazione della regola tecnica
di prevenzione incendi per la progettazione, la costruzione e
l'esercizio degli impianti termici alimentati da combustibili gassosi.
Decreto Ministeriale 26/06/1984 Classificazione di reazione al fuoco
ed omologazione dei materiali ai fini della prevenzione incendi.
Decreto Ministeriale 16/05/1987 n. 246 Norme di sicurezza
antincendi per gli edifici di civile abitazione.
Decreto Ministeriale 30/11/1983 Termini, definizioni generali e
simboli grafici di prevenzione incendi.

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Principali normative che regolamentano
i procedimenti di Prevenzione Incendi
D.M. 16 febbraio 1982 e successive modificazioni D.M. 27 marzo 1985 e
D.M. 30 ottobre 1986 Determinazione attività soggette a prevenzione incendi.
D.P.R. 29 luglio 1982 n. 577 Regolamento dei servizi di prevenzione e di
vigilanza antincendio.
Legge 7 dicembre 1984 n. 818 Nulla osta provvisorio per le attività soggette a
prevenzione incendi.
D.P.R. 12 gennaio 1998 n. 37 Regolamento recante disciplina dei
provvedimenti relativi alla prevenzione incendi.
D.M. 4 maggio 1998 Disposizioni relative alle modalità di presentazione ed al
contenuto delle domande per l’avvio dei procedimenti di prevenzione incendi, nonché
all’uniformità dei connessi servizi resi dai Comandi provinciali dei Vigili del Fuoco.
Circolare Ministero dell’Interno 5 maggio 1998 n . 9 Chiarimenti
applicativi del D.P.R. 37/98.

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Sintesi della normativa
Il DPR 12.1.1998, n. 37 disciplina il procedimento per il rilascio del Certificato di
Prevenzione Incendi (CPI), di cui al n.14 dell’allegato 1 della legge 15.3.1997, n.59.
Esso ha introdotto procedimenti per semplificare ulteriormente l’azione amministrativa
consentendo ai titolari delle attività pericolose di iniziare le stesse in via provvisoria
senza che sia stato concessa l’autorizzazione. In tal modo si cerca di superare il NOP
che da provvedimento transitorio si è protratto nel tempo dal 1984 fino ad oggi.
L’attuale disciplina dettata dalla legge 26.7.1965, n. 966, e dal DPR 29.7.1982, n.577,
prevede che l’attività di controllo dei Comandi provinciali dei vigili del fuoco sul rispetto
delle condizioni di sicurezza per la prevenzione incendi sia articolata in tre fasi tra loro
coordinate:
- esame dei progetti nuovi impianti e costruzioni o di modifiche di quelli esistenti,
finalizzato al rilascio di un parere di conformità alla normativa di prevenzione
incendi;
incendi
-visita sopralluogo per riscontrare, anche sulla base di idonea documentazione
tecnica, la rispondenza dell’opera realizzata al progetto approvato ed il rispetto delle
vigenti prescrizioni in materia di sicurezza antincendio, al fine del rilascio del CPI.
- autorizzazione provvisoria nel caso che il titolare dell’attività intenda iniziare la
stessa in attesa del sopralluogo

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Parere di conformità sui progetti

Gli enti ed i privati responsabili delle attività elencate nei


decreti ministeriali 16 febbraio 1982, 27 marzo 1985, 30
ottobre 1986, sono tenuti a richiedere al Comando
Provinciale VVFF l'esame dei progetti di nuovi impianti o
costruzioni o modifiche di quelli esistenti usando
unicamente il modello apposito in duplice copia (una in
bollo) completo degli allegati richiesti.

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Rilascio del certificato prevenzione
incendi

Completate le opere previste nel progetto approvato gli


enti ed i privati responsabili delle attività sono tenuti a
presentare al Comando Provinciale VVFF la domanda di
sopralluogo usando unicamente il modello apposito in
duplice copia (una in bollo) completo degli allegati
richiesti.

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Autorizzazione provvisoria

Il certificato di prevenzione incendi costituisce, ai soli fini


antincendi, il nulla osta all'esercizio dell'attività.
Il responsabile dell'attività, in attesa dell'effettuazione del
sopralluogo, può presentare al Comando una dichiarazione, resa
come atto notorio o dichiarazione sostitutiva dell'atto di
notorietà, usando unicamente il modello apposito in duplice copia
(una in bollo) con la quale si attesti che sono state rispettate le
prescrizioni vigenti in materia di sicurezza antincendio e
l'impegno al rispetto degli obblighi di cui all'articolo 5 del D.P.R.
n. 37/98. Il Comando restituirà all'interessato la copia in bollo
della dichiarazione, che costituirà, ai soli fini antincendi,
l'autorizzazione provvisoria all'esercizio dell'attività.

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Organizzazione a livello centrale

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Organizzazione periferica

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Certificato Protezione Incendi
C.P.I. (DPR n°577 del 29/7/82

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Il linguaggio
Decreto Ministeriale 30 novembre 1983
TERMINI, DEFINIZIONI GENERALI E SIMBOLI GRAFICI DI
PREVENZIONE INCENDI

1.1 - Altezza ai fini antincendio degli edifici civili


Altezza massima misurata dal livello inferiore dell’apertura più alta
dell’ultimo piano abitabile e/o agibile, escluse quelle dei vani tecnici, al
livello del piano esterno più basso.
1.2 - Altezza dei piani
Altezza massima tra pavimento e intradosso del soffitto.
1.3 - Carico d’incendio
Potenziale termico della totalità dei materiali combustibili contenuti in uno
spazio, ivi compresi i rivestimenti dei muri, delle pareti provvisorie, dei
pavimenti e dei soffitti. Convenzionalmente è espresso in chilogrammi di
legno equivalente (potere calorifico inferiore 4.400 Kcal/kg).
1.4 - Carico d’incendio specifico
Carico d’incendio riferito alla unità di superficie lorda.

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1.5 - Compartimento antincendio
Parte di edificio delimitata da elementi costruttivi di resistenza al fuoco
predeterminata e organizzato per rispondere alle esigenze della prevenzione
incendi.
1.6 - Comportamento al fuoco
Insieme di trasformazioni fisiche e chimiche di un materiale o di un
elemento da costruzione sottoposto all’azione del fuoco. Il comportamento
al fuoco comprende la resistenza al fuoco delle strutture e la reazione al
fuoco dei materiali.
1.7 - Filtro a prova di fumo
Vano delimitato da strutture con resistenza al fuoco REI predeterminata, e
comunque non inferiore a 60, dotato di due o più porte munite di congegni
di autochiusura con resistenza al fuoco REI predeterminata, e comunque
non inferiore a 60, con camino di ventilazione di sezione adeguata e
comunque non inferiore a 0,10 mq sfociante al di sopra della copertura
dell’edificio, oppure vano con le stesse caratteristiche di resistenza al fuoco
e mantenuto in sovrappressione ad almeno 0,3 mbar, anche in condizioni di
emergenza, oppure aerato direttamente verso l’esterno con aperture libere
di superficie non inferiore a 1 mq con esclusione di condotti.
chiarimento: il filtro a prova di fumo non può essere dotato di aperture di aerazione
normalmente chiuse e la sovrappressione non può essere realizzata dopo la chiusura
delle porte.
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1.8 - Intercapedine antincendi
Vano di distacco con funzione di aerazione e/o scarico di prodotti della
combustione di larghezza trasversale non inferiore a 0,60 m; con
funzione di passaggio di persone di larghezza trasversale non inferiore a
0,90 m. Longitudinalmente è delimitata dai muri perimetrali (con o senza
aperture) appartenenti al fabbricato servito e da terrapieno e/o da muri
di altro fabbricato, aventi pari resistenza al fuoco. Ai soli scopi di
aerazione e scarico dei prodotti della combustione è inferiormente
delimitata da un piano ubicato a quota non inferiore ad 1 m
dall’intradosso del solaio del locale stesso. Per la funzione di passaggio di
persone, la profondità dell’intercapedine deve essere tale da assicurare il
passaggio nei locali serviti attraverso varchi aventi altezza libera di
almeno 2 m. Superiormente è delimitata da “spazio scoperto".
1.9 - Materiale
Il componente (o i componenti variamente associati) che può (o possono)
partecipare alla combustione in dipendenza della propria natura chimica e
delle effettive condizioni di messa in opera per l’utilizzazione.
1.10 - Reazione al fuoco
Grado di partecipazione di un materiale combustibile al fuoco al quale è
sottoposto.

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1.11 - Resistenza al fuoco
Attitudine di un elemento da costruzione (componente o struttura) a conservare,
secondo un programma termico prestabilito e per un tempo determinato, in tutto
o in parte: la stabilità R, la tenuta E, l’isolamento termico I.
1.12 - Spazio scoperto
Spazio a cielo libero o superiormente grigliato avente, anche se delimitato su
tutti i lati, superficie minima in pianta (m²) non inferiore a quella calcolata
moltiplicando per tre l’altezza in metri della parete più bassa che lo delimita.
La distanza fra le strutture verticali che delimitano lo spazio scoperto deve
essere non inferiore a 3,50 m.
Se le pareti delimitanti lo spazio a cielo libero o grigliato hanno strutture che
aggettano o rientrano, detto spazio è considerato «scoperto» se sono rispettate
le condizioni del precedente comma e se il rapporto fra la sporgenza (o
rientranza) e la relativa altezza di impostazione è non superiore ad 1/2.
La superficie minima libera deve risultare al netto delle superfici aggettanti. La
minima distanza di 3,50 m deve essere computata fra le pareti più vicine in caso
di rientranze, fra parete e limite esterno della proiezione dell’aggetto in caso di
sporgenza, fra i limiti esterni delle proiezioni di aggetti prospicienti.
1.13 - Superficie lorda di un compartimento
Superficie in pianta (m²)compresa entro il perimetro interno delle pareti
delimitanti il compartimento.

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Distanze
2.1 - Distanza di sicurezza esterna
Valore minimo, stabilito dalla norma, delle distanze misurate
orizzontalmente tra il perimetro, in pianta di ciascun elemento pericoloso di
un attività e il perimetro del più vicino fabbricato esterno all’attività stessa
o di altre opere pubbliche o private oppure rispetto ai confini di aree
edificabili verso le quali tali distanze devono essere osservate.
2.2 - Distanza di sicurezza interna
Valore minimo, stabilito dalla norma, delle distanze misurate
orizzontalmente tra i rispettivi perimetri in pianta dei vari elementi
pericolosi di un’attività.
2.3 - Distanza di protezione
Valore minimo, stabilito dalla norma, delle distanze misurate
orizzontalmente tra il perimetro in pianta di ciascun elemento pericoloso di
un’attività e la recinzione (ove prescritta) ovvero il confine dell’area su cui
sorge l’attività stessa.

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Affollamento-Esodo
3.1 - Capacità di deflusso o di sfollamento
Numero massimo di persone che, in un sistema di vie d’uscita, si
assume possano defluire attraverso una uscita di “modulo uno". Tale
dato, stabilito dalla norma, tiene conto del tempo occorrente per lo
sfollamento ordinato di un compartimento.
3.2 - Densità di affollamento
Numero massimo di persone assunto per unità di superficie lorda di
pavimento (persone/m²).
3.3 - Larghezza delle uscite di ciascun compartimento
Numero complessivo di moduli di uscita necessari allo sfollamento
totale del compartimento.
3.4 - Luogo sicuro
Spazio scoperto ovvero compartimento antincendio, separato da altri
compartimenti mediante spazio scoperto o filtri a prova di fumo,
avente caratteristiche idonee a ricevere e contenere un
predeterminato numero di persone (luogo sicuro statico), ovvero a
consentirne il movimento ordinato (luogo sicuro dinamico).
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3.5 - Massimo affollamento ipotizzabile
Numero di persone ammesso in un compartimento. È determinato dal
prodotto della densità di affollamento per la superficie lorda del
pavimento.
3.6 - Modulo di uscita
Unità di misura della larghezza delle uscite. Il «modulo uno», che si
assume uguale a 0.60 metri, esprime la larghezza media occupata da una
persona.
3.7 - Scala di sicurezza esterna
Scala totalmente esterna, rispetto al fabbricato servito, munita di
parapetto regolamentare e di altre caratteristiche stabilite dalla norma.
3.8 - Scala a prova di fumo
Scala in vano costituente compartimento antincendio avente accesso per
ogni piano, mediante porte di resistenza al fuoco almeno RE
predeterminata e dotate di congegno di auto-chiusura, da spazio scoperto
o da disimpegno aperto per almeno un lato su spazio scoperto dotato di
parapetto a giorno.

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3.9 - Scala a prova di fumo interna
Sala in vano costituente compatimento antincendio avente accesso, per ogni
piano, da filtro a prova di fumo.
3.10 - Scala protetta
Scala in vano costituente compartimento antincendio avente accesso diretto
da ogni piano, con porte di resistenza al fuoco REI predeterminata e dotate
di congegno di autochiusura.
3.11 - Sistema di vie di uscita
Percorso senza ostacoli al deflusso che consente alle persone che occupano
un edificio o un locale di raggiungere un luogo sicuro. La lunghezza massima
del sistema di vie di uscita è stabilita dalle norme.
3.12 - Uscita
Apertura atta a consentire il deflusso di persone verso un luogo sicuro
avente altezza non inferiore a 2.00 m.

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Mezzi antincendio
4.1 - Attacco di mandata per autopompa
Dispositivo costituito da una valvola di intercettazione ed una di non
ritorno, dotato di uno o più attacchi unificati per tubazioni flessibili
antincendi. Serve come alimentazione idrica sussidiaria.
4.2 - Estintore carrellato
Apparecchio contenente un agente estinguente che può essere
proiettato e diretto su un fuoco sotto l’azione di una pressione interna.
È concepito per essere portato e utilizzato su carrello.
4.3 - Estintore portatile
Definizione, contrassegni distintivi, capacità estinguente e requisiti
sono specificati nel decreto ministeriale 20 dicembre 1982 (Gazzetta
Ufficiale n. 19 del 20 gennaio 1983).
4.4 - Idrante antincendio
Attacco unificato, dotato di valvola di intercettazione ad apertura
manuale, collegato a una rete di alimentazione idrica. Un idrante può
essere a muro, a colonna soprasuolo oppure sottosuolo.

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4.5 - Impianto automatico di rivelazione d'incendio
Insieme di apparecchiature destinate a rivelare, localizzare e segnalare
automaticamente un principio d’incendio.
4.6 - Impianto di allarme
Insieme di apparecchiature ad azionamento manuale utilizzate per
segnalare un principio di incendio.
4.7 - Impianto fisso di estinzione
Insieme di sistemi di alimentazione, di valvole, di condutture e di erogatori
per proiettare o scaricare un idoneo agente estinguente su una zona
d’incendio. La sua attivazione ed il suo funzionamento possono essere
automatici o manuali.
4.8 - Lancia erogatrice
Dispositivo provvisto di un bocchello di sezione opportuna e di un attacco
unificato. Può essere anche dotata di una valvola che permette il getto
pieno, il getto frazionato e la chiusura.
4.9 - Naspo
Attrezzatura antincendio costituita da una bobina mobile su cui è avvolta
una tubazione semirigida collegata ad una estremità, in modo permanente,
con una rete di alimentazione idrica in pressione e terminante all’altra
estremità con una lancia erogatrice munita di valvola regolatrice e di
chiusura del getto.
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4.10 - Rete di idranti
Sistema di tubazioni fisse in pressione per alimentazione idrica sulle quali
sono derivati uno o più idranti antincendio.

4.11 - Riserva di sostanza estinguente


Quantitativo di estinguente, stabilito dall’autorità, destinato
permanentemente all’esigenza di estinzione.

4.12 - Tubazione flessibile


Tubo la cui sezione diventa circolare quando viene messo in pressione e
che è appiattito in condizioni di riposo.

4.13 - Tubazione semirigida


Tubo la cui sezione resta sensibilmente circolare anche se non in
pressione.

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Tolleranze nelle misure
Ai fini delle presenti indicazioni e tenuto conto dei criteri di
tolleranza normalmente in uso per i dati quantitativi facenti
parte delle normative o delle prescrizioni tecniche, si
stabiliscono le tolleranze ammesse per le misure di vario tipo
riportate nei termini e definizioni generali di prevenzione
incendi:

2% per misure maggiori di 2,40 m


misure lineari tolleranza
5% per misure minori di 2,40 m
misure di superficie tolleranza 5%
misure di volume tolleranza 5%
misure di pressione tolleranza 1%

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Simboli grafici

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Sistemi idrici antincendio

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Segnalazioni

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Altezza ai fini antincendio degli edifici civili

Apertura più alta

Altezza
dei piani
Altezza antincendio

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Carico d’incendio
Il carico di incendio è espresso dalla quantità equivalente di legno per m2, che si
ottiene dividendo per 4.400 il potere calorifico inferiore del legno, il numero di
calorie per unità di superficie orizzontale del locale, o del piano considerato, che al
massimo si possono sviluppare per effetto della combustione di tutti i materiali
combustibili presenti:
n

∑g H
i =1
i i
q = --------------- (kglegna/m²)
4.400 . A
Dove:

q è il carico di incendio in kg legna /mq


gi è il peso (in kg) del generico fra gli n combustibili che si prevedono presenti nel
locale o nel piano nelle condizioni più gravose di carico di incendio

Hi è il potere calorifico inferiore (in Cal/kg) del generico fra gli n combustibili di
peso gi

A è la superficie orizzontale (in m2) del locale o del piano del fabbricato
considerato
4.400 è il potere calorifico inferiore del legno (in Cal/kg)

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I poteri calorifici dei materiali
MATERIALE Potere calorifico superiore (Cal/kg)

Tessuti di cotone 4.000


Carta 4.000
Paglia 3.700
Legname secco
- essenze forti 3.700 - 4.000
- essenze deboli 2.800 - 3.000
Carbone fossile (antracite) 7.500 - 8.000
Carbone coke 6.500 - 7.200
Olio da forni 10.200 - 11.000
Nafta da motori 11.000
Benzina 11.300

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Classificazione degli edifici ai fini
antincendio
Il numero indicativo di ogni classe esprime il carico di incendio
virtuale in kg/m2 di legna standard.
Classe 15
Detto numero esprime anche, in minuti primi, la durata minima
Classe 30 di resistenza al fuoco da richiedere alla struttura o all'elemento
costruttivo in esame.
Classe 45
La classe del piano o del locale considerato si determina
Classe 60 pertanto in base alla formula:
Classe 90 C = k .q
Classe 120 in cui:
Classe 180 C è la classe
q è il carico di incendio dichiarato (in kg legna/m2)
k è un coefficiente di riduzione che tiene conto delle condizioni
reali del rischio di incendio del fabbricato o del piano nel
complesso dell'edificio.
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Calcolo del coefficiente di riduzione del carico di incendio k
Il valore del coefficiente k è compreso tra 0,2 e 1,0. Per il calcolo del coefficiente di
riduzione, i singoli fattori di influenza vengono valutati mediante indici numerici che
possono essere negativi o positivi, in quanto si intendono riferiti alle condizioni di un
caso reale medio di incendio.
INDICI DI VALUTAZIONE

Indici di
Fattori
valutazione
1. Altezza dell'edificio e dei piani
1.1. - Altezza totale dell'edificio
- altezza di gronda fino a 7 m 0
- altezza di gronda oltre 7 fino a 14 m +2
- altezza di gronda oltre 14 fino a 24 m +4
- altezza di gronda oltre 24 fino a 30 m +6
- altezza di gronda oltre 30 fino a 45 m + 10
- altezza di gronda oltre 45 m + 20
1.2. - Altezza dei piani in un edificio multipiano
- fino a 4 m. +2
- oltre 4 fino a 8 m +1

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2. Superficie interna, delimitata da muri tagliafuoco, pareti esterne o pareti antincendio suppletive
(schermi, ripari d'acqua, ecc.)
- fino a 200 mq 0
- oltre 200 fino a 500 mq +2
- oltre 500 fino a 1000 mq +4
- oltre 1000 fino a 2000 mq +6
- oltre 2000 mq + 10
3. Utilizzazione dell'edificio e dei locali
3.1. - Materiali infiammabili, come idrogeno, benzina, petrolio,
celluloide e simili + (5 ÷10)

- Materiali facilmente combustibili, come paglia,


0
mobili di legno e simili
- Materiali poco o difficilmente combustibili, come
carta ammassata, oli pesanti da caldaia, carboni - (5 ÷ 15)
minerali e simili
3.2.- Destinazione dei locali
- sale di riunione, locali soggetti ad affollamento, ambulatori e + 10
simili
- ospedali, cliniche, scuole e simili +5
- abitazioni ed uffici 0
3.3. - Uscite di soccorso a distanza superiore ai 20 m + (2 ÷ 4)
(Vanno considerate come uscite dl soccorso anche le uscite normali nel caso
ve ne siano più d'una per piano)

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p p p )
4. Pericolo di propagazione
- distanza dagli edifici circostanti fino a 10 m +3
- distanza dagli edifici circostanti da 10 a 25 m +1
- distanza dagli edifici circostanti oltre 25 m 0
5. Segnalazione, accessibilità e impianti di protezione antincendio
5.1. - Squadra interna di soccorso

- con impianto interno di idranti -25


- con impianto di estintori -15
5.2. - Impianto Sprinkler, secondo la portata e la pressione (indici da ridurre - (15 ÷ 25)

Il valore della somma algebrica degli indici di valutazione, riportato in


ascisse nel diagramma, fornisce direttamente il coefficiente di riduzione,
per cui va moltiplicato il carico di incendio per la determinazione della
classe del piano e del locale nell'ambito dell' edificio considerato.
Qualora il numero indicativo della classe risultante dal carico fosse diverso
dal numero distintivo delle classi previste dalle presenti Norme, si
assegnerà l'edificio o la parte di esso considerata alla classe
immediatamente superiore.
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k Diagramma di K

C = k .q

SOMMA ALGEBRICA DEGLI INDICI DI VALUTAZIONE

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Compartimentazione

COMPARTIMENTO

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Compartimentazione con strutture
REI

pianta sezione
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Filtro a prova di fumo
Areazione diretta all’esterno
di superficie ≥ 1 m²

Condotta per
sovrappressione

Sovrapressione
≥ 0,3 mbar

Porte REI ≥ 60 dotate di


congegno di autochiusura

Strutture REI ≥ 60

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Filtro fumo con camino di
ventilazione
camino

filtro Porte REI ≥ 60 dotate


di congegno di
autochiusura
filtro
Camino di ventilazione
Sezione ≥ 0,1 m²

filtro
Struttura REI ≥ 60

sezione

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Intercapedine antincendi
Intercapedine con funzione di
passaggio persone Larghezza ≥ 90 cm

H≥ 1m H≥ 2m

Intercapedine con sola funzione di ventilazione


Larghezza ≥ 60 cm

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Reazione al fuoco
(DM 26/6/84)
Grado di partecipazione di un materiale combustibile al
fuoco al quale è sottoposto. In relazione a ciò i materiali
sono assegnati (Circolare n. 12 del 17 maggio 1980 del
Ministero dell’interno) alle classi 0, 1, 2, 3, 4, 5 con
l’aumentare della loro partecipazione alla combustione;
quelli di classe 0 sono non combustibili.
A tal fine sono stati istituiti appositi elenchi di materiali
certificati con la rispettiva classificazione.

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Resistenza al fuoco
Sono definiti:
- stabilità R: attitudine di un elemento da
costruzione a conservare la resistenza
meccanica sotto l’azione del fuoco;
- tenuta E: attitudine di un elemento da
costruzione a non lasciar passare né produrre,
se sottoposto all’azione del fuoco su un lato,
fiamme, vapori o gas caldi sul lato non
esposto;
- isolamento termico I: attitudine di un
elemento da costruzione a ridurre, entro un
dato limite, la trasmissione del calore.

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Il simbolo REI
- il simbolo REI identifica un elemento costruttivo che
deve conservare, per un tempo determinato, la
stabilità, la tenuta e l’isolamento termico;
- il simbolo RE identifica un elemento costruttivo che
deve conservare, per un tempo determinato, la stabilità
e la tenuta;
- il simbolo R identifica un elemento costruttivo che
deve conservare, per un tempo determinato, la
stabilità.
In sintesi gli elementi strutturali vengono classificati da
un numero che esprime i minuti primi il requisito
soddisfatto (esempio REI 90, significa che l’elemento
mantiene le suddette caratteristiche per almeno 90
minuti).
Per la classificazione degli elementi non portanti il
criterio R è automaticamente soddisfatto qualora siano
soddisfatti i criteri E ed I.

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Spessori minimi di pareti tagliafuoco in
funzione della classe C
Spessore minimo in cm escluso l'intonaco per le
Tipo di parete seguenti classi di edifici
15 30 45 60 90 120 180
Laterizi pieni con intonaco normale 6 13 13 13 26 26 26
Laterizi pieni con intonaco isolante 6 6 6 13 13 26 26
Laterizi forati con intonaco normale 6 8 14 20 30 30 30
Laterizi forati con intonaco isolante 6 6 6 10 10 14 20
Calcestruzzo normale 8 8 10 10 10 12 16
Calcestruzzo leggero (con isolante
8 8 8 8 8 10 10
tipo pomice, perlite, scorie o simili)

Nota. - Per intonaco isolante s'intende un intonaco a base di gesso,


vermiculite, perlite o simili. Gli spessori di intonaco sono riportati in
apposita tabella.

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Spessore minimo di solai
Spessore minimo comprensivo della cappa del
pavimento non combustibile e del soffitto quando
Tipo di solaio questo è applicato alla soletta, espresso in cm per
le seguenti classi di edifici
15 30 45 60 90 120 180
Soletta in c.a.
- con intonaco normale (1,5 cm) 10 10 12 14 16 20 20
- idem con intonaco isolante (1,5 cm) 10 10 12 14 14 16 16
- idem con soffitto sospeso 8 8 10 12 12 14 14
Solaio in laterizio armato
- con intonaco normale (1,5 cm) 16 16 20 24 24 30 30
- idem con intonaco isolante (1,5 cm) 14 14 18 18 20 24 24
- idem con soffitto sospeso. 12 12 16 16 18 22 22
Elementi in c.a. precompresso
- con intonaco normale (1,5 cm)(*) 16 16 20 24 24 30 30
- idem con intonaco isolante (1,5 cm) 14 14 18 20 2 24 24
- idem con soffitto sospeso 12 12 16 16 18 22 22

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Spazio scoperto

D/H’ ≤ 0,5

H L ≥ 3,5 m
S ≥ 3 · H (m²)
H’
S

D L
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Distanze di sicurezza
Area edificabile

Attività pericolose

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Affollamento

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Vie di esodo

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Luogo sicuro
statico

REI 120

90 cm Luogo sicuro
dinamico strada

REI 120

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Luogo sicuro statico
Porte REI 120
normalmente aperte con
chiusura attivata da
rilevatore d’incendio

passaggio
Filtro fumo
strada
Luogo sicuro
ventilazione statico

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Edifici di civile abitazione
Decreto Ministero dell'Interno 16 maggio 1987, n. 246
Norme di sicurezza antincendi per gli edifici di civile abitazione

Lettera circolare Ministero dell'Interno n. 24648/4122 del 22


dicembre 1987
Art. 4 D.M. 16 maggio 1987 n. 246 - Norme di sicurezza
antincendio per edifici di civile abitazione - Chiarimenti

Lettera circolare Ministero dell’Interno n. 14795/4101 del 26


luglio 1988
Chiarimenti interpretativi su problemi di prevenzione incendi

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Campo di applicazione
Le norme si applicano agli edifici destinati a
civile abitazione, con altezza antincendi uguale o
superiore a 12 m, sia di nuova costruzione che
esistenti in caso di ristrutturazione che
comportino modifiche sostanziali. Si intendono
per modifiche sostanziali lavori che comportino il
rifacimento di oltre il 50% dei solai o il
rifacimento strutturale delle scale o l'aumento di
altezza.

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Classificazione degli edifici: Tabella A

c
d

e
(*) Con un minimo di 2 scale per ogni edificio. Sulla copertura dell'edificio deve essere prevista una
area per l'atterraggio ed il decollo degli elicotteri di soccorso raggiungibile da ogni scala.
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(**) Solo per gli elementi di suddivisione Cellai
tra i compartimenti.
Prescrizioni sul sito
Gli accessi all'area ove sorgono gli edifici oggetto delle presenti norme
devono avere i seguenti requisiti minimi:
larghezza: 3,50 m;
altezza libera: 4,00 m;
raggio di volta: 13,00 m;
pendenza: non superiore al 10%;
resistenza al carico: almeno 20 tonnellate (8 sull'asse anteriore e 12
sull'asse posteriore; passo 4,00 m).

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Accostamento
autoscala
Per gli edifici di tipo a e b deve essere
assicurata la possibilità di accostamento
delle autoscale dei vigili del fuoco, almeno
ad una qualsiasi finestra o balcone di ogni
piano.
Qualora tale requisito non sia soddisfatto
gli edifici del tipo a devono essere dotati
almeno di scale protette e gli edifici di tipo
b almeno di scale a prova di fumo interna.
chiarimento: in presenza di un edificio
con più vani scala, non comunicanti fra
loro, l'accostamento dell'autoscala VV.F.,
deve essere garantito almeno ad una
finestra o un balcone di ogni piano
appartenente alla verticale servita da
ciascun vano scala.

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Compartimentazione
Gli edifici devono essere suddivisi in
compartimenti anche costituiti da più piani, di
superficie non eccedente quella indicata nella
Tabella A.
Gli elementi costruttivi di suddivisione tra i
compartimenti devono soddisfare i requisiti di
resistenza al fuoco indicati in Tabella A.

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da 12 a 24 m
Edifici tipo a

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da 24 a 32 m
Edifici tipo b

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da 32 a 54 m Edifici tipo c

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da 54 a 80 m Edifici tipo d

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oltre 80 m
Edifici tipo e

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Scale protette

Areazione
permanente
S ≥ 1 m²

Il vano scala deve


avere superficie
netta di aerazione
permanente in
sommità non
inferiore ad 1 m2.

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Caratteristiche delle scale
Le caratteristiche di resistenza al fuoco dei vani scala sono quelle
previste nella Tabella A. Negli edifici di tipo «a», di tipo «b», di
tipo «c», la larghezza minima delle scale deve essere di 1.05 m,
negli edifici di tipo «d» e di tipo «e» la larghezza minima delle
scale deve essere di 1.20 m.
Le rampe devono preferibilmente essere rettilinee; sono
ammesse rampe non rettilinee a condizione che vi siano
pianerottoli di riposo e che la pedata del gradino sia almeno 30
cm misurata a 40 cm dal montante centrale o dal parapetto
interno.
Il tipo e il numero delle scale sono stabilite in funzione della
superficie lorda di ogni piano e del tipo di edificio (vedi Tabella
A).
chiarimento: la misura della pedata del gradino deve essere
effettuata secondo la proiezione verticale, considerando quindi la
pedata utile in fase di discesa.
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Schemi delle scale
Edifici tipo a, b,c

Larghezza
minima della
rampa
Dimensioni scale
non rettilinee
Edifici tipo d,e

Larghezza
minima della
rampa

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Particolari delle scale
Alzata ≤ 17 cm
Regola
Pedata ≥ 30 cm
2a + p = 64 - 65 cm n° pedate ≤ 15
a = alzata p = pedata

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Scala esterna

esterno

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Scala con filtro fumo areato esternamente

esterno

esterno esterno

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Scala con filtro fumo areato esternamente

esterno

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Scala a prova di fumo interna

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Vano corsa Ascensori
Il vano corsa dell'ascensore deve avere le stesse caratteristiche REI del vano
scala e superficie netta di aerazione permanente in sommità non inferiore al
3% dell'area della sezione orizzontale del vano stesso, e comunque non
inferiore a 0,20 m2. Tale aerazione può essere ottenuta anche tramite
camini, che possono attraversare il locale macchine, purché realizzati con
elementi di resistenza al fuoco equivalente a quella del vano corsa.
Nel vano corsa non possono essere poste in opera canne fumarie,
condutture o tubazioni che non appartengono all'impianto ascensore.
Quando il numero degli ascensori è superiore a due essi devono essere
disposti in almeno due vani di corsa distinti.
Il filtro a prova di fumo per vano scale e vano corsa dell'ascensore può
essere comune.
chiarimento: gli ascensori esistenti alla data di entrata in vigore del D.M.
n° 246/1987 devono rispettare le misure minime di sicurezza di cui al D.M.
8 marzo 1985; inoltre i Comandi provinciali VV.F., stante quanto disposto
dall’art. 3 del D.P.R. 1497 del 29 maggio 1963, potranno prescrivere
ulteriori misure ritenute necessarie ai fini della sicurezza antincendio,
valutando caso per caso.

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Schema di vano
corsa ascensore
a funi
Muri e solai tagliafuoco

Il locale macchine deve


essere separato dagli altri
ambienti dell'edificio con
strutture di resistenza al
fuoco equivalente a quella
del vano corsa.

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Schema ascensore
idraulico

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Comunicazioni
Per le comunicazioni con le aree a rischio specifico (autorimesse, locali di
esposizione o vendita, depositi di materiali combustibili, ecc.) devono applicarsi
le disposizioni emanate con le relative normative.
Sono consentite le comunicazioni tra scale, ascensori e locali cantinati pertinenti
le abitazioni dell'edificio secondo quanto indicato nella Tabella B

Tipo di edificio Tipo di comunicazione

a Diretta

b Tramite disimpegno con pareti REI 60 e porte REI 60

c Tramite filtro a prova di fumo con pareti REI 60 e porte REI 60

d, e Accesso diretto esclusivamente da spazio scoperto

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Scale, androni e passaggi comuni - Reazione al
fuoco dei materiali

Le scale ed i gradini per gli androni e passaggi comuni


devono essere realizzati con materiali di classe 0.
Sono ammessi materiali di rivestimento di classe 1, per
androni e passaggi comuni e, limitatamente agli edifici di
tipo a e di tipo b, anche per i rivestimenti delle scale e
gradini.
Non sono soggetti a tali prescrizioni le scale e i passaggi
ubicati all'interno della stessa unità immobiliare.

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Impianti di produzione di calore
combustibile
Edificio liquido\solido gas densità < 0,8 gas densità > 0,8
Per gli impianti di
produzione di calore
con potenzialità
maggiore di 35 kW,
devono essere
osservate le norme
vigenti oltre alla
posizione
dell’impianto
indicata nella
Tabella C.

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Impianti elettrici
Devono essere realizzati in conformità della legge 1° marzo
1968, n. 186.
Negli edifici di tipo c, d ed e deve essere installato un sistema
di illuminazione di sicurezza, che deve garantire un'affidabile
illuminazione e la segnalazione delle vie di esodo.
Esso deve avere alimentazione autonoma, centralizzata o
localizzata che, per durata e livello di illuminamento,
consenta un ordinato sfollamento.

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Impianti antincendio
Gli edifici di tipo b,
b c, d ed e devono essere dotati di rete idranti costituita da
almeno una colonna montante in ciascun vano scala dell'edificio; da essa deve
essere derivato ad ogni piano, sia fuori terra che interrato, almeno un idrante
con attacco 45 UNI a disposizione per eventuale collegamento di tubazione
flessibile o attacco per naspo.
Il naspo deve essere installato nel locale filtro, qualora la scala sia a prova di
fumo interna.
Al piede di ogni colonna montante deve essere installato un idoneo attacco di
mandata per autopompa dei VVFF.
L'alimentazione idrica deve essere in grado di assicurare l'erogazione, ai 3
idranti idraulicamente più sfavoriti, di 120 l/min cad., con una pressione residua
al bocchello di bar 1,5 per un tempo di almeno 60 min.
Qualora l'acquedotto non garantisca le condizioni di cui al punto precedente
dovrà essere installata idonea riserva idrica mantenuta sempre piena.

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Tipologia di componenti

Idrante a naspo
Idrante UNI 45

Attacco motopompa

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