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Ferdinand de Saussure ➙ comincia a parlare di “semiologia” come scienza

che studia la vita dei segni;

•Filosofico-cognitivo: Charles Sanders Peirce ➙ inaugura una riflessione più filosofica sui

segni e la conoscenza.

Saussure si chiede innanzitutto quale sia l'oggetto della linguistica. Di fronte a una parola si può focalizzare
l'attenzione sui suoi aspetti acustici, sulla corrispondenza tra il suono e l'idea che esso porta con sé, sugli
aspetti individuali o sociali della parola, sugli aspetti più stabili o su quelli che riguardano la sua evoluzione.
La linguistica deve sempre costituire il proprio oggetto.

Saussure si ferma su una dicotomia, che diventa fondamentale per la sua intera teoria: da un lato abbiamo
la parole intesa come realizzazione del segno linguistico, atto individuale; dall'altro abbiamo la langue,
aspetto condiviso, sociale del linguaggio.

Circuito della comunicazione linguistica: parte dal cervello di A, in cui i concetti si trovano associati alle
rappresentazioni delle immagini acustiche che servono alla loro espressione, un fenomeno psichico al quale
ne segue uno fisiologico: il cervello trasmette agli organi fonatori un impulso corrispondente all'immagine;
le onde sonore si propagano dalla bocca di A all'orecchio di B, processo fisico. Il circuito si prolunga in B
nell'ordine inverso, dall'orecchio al cervello, trasmissione fisiologica dell'immagine acustica; nel cervello
associazione psichica dell'immagine con il concetto corrispondente.

1° processo: A pronuncia (B sente) delle sequenze di suoni (fonazioni).

2° processo: A trasmette suoni che stanno per, equivalgono a pensieri, associazioni psichiche
(significazioni).

Immagine acustica o significante: schema, entità astratta, psichica, modello collettivo. Chi parla ha
imparato questo modello, lo ha aggiustato nel tempo, si è esercitato a riprodurlo con la voce e riconoscerlo
con l'udito.

Lo stesso vale per i sensi: essi hanno modelli astratti e collettivi, i concetti o significati.

- Parole

Esecuzione materiale, realizzazione individuale che collega una fonia a un senso, atti linguistici unici,
irripetibili.

Materia della linguistica. Le discipline che studiano l'esecuzione sono la fonetica, la psicolinguistica, la
sociolinguistica.

Dominio della sostanza.

- Langue

Parte sociale, collettiva, condivisa del linguaggio, esterna all'individuo, che da solo non può crearla né
modificarla.
Oggetto che si può studiare separatamente dalla parole (possiamo ad esempio studiare le lingue morte
sebbene non si parlino più).

I significanti, in quanto classi di fonazioni, ed i significati, in quanto classi di sensi, costituiscono il suo
dominio.

E' di natura omogenea, a differenza del linguaggio che complessivamente è eterogeneo.

E' un oggetto di natura concreta, non essendo i segni linguistici delle astrazioni.

Dominio della forma. Oggetto della linguistica.

Linguistica esterna e linguistica interna

Esiste una linguistica della langue (essenziale, ha per oggetto la lingua nella sua essenza sociale ed
indipendente dall'individuo) ed una linguistica della parole (ha per oggetto la parte individuale del
linguaggio, compresa la fonazione, è psicofisica).

Per Saussure la linguistica esterna confina con l'etnologia e studia i rapporti tra la storia di una lingua e
quella di una civiltà, di una razza, la storia politica, i rapporti con le istituzioni, l'estensione geografica delle
lingue, il frazionamento dialettale. E' uno studio importante, ma per Saussure non è indispensabile
conoscere le circostanze entro le quali una lingua si è sviluppata: il fatto che gli scacchi, prima di approdare
in Europa, siano passati dalla Persia, è di ordine esterno, mentre tutto ciò che concerne il sistema e le
regole è interno.

La semiologia

Per Saussure la lingua è un sistema di segni che esprimono idee, e la semiologia è una scienza che studia la
vita dei segni nel quadro della vita sociale. La linguistica è solo una parte della semiologia. Quest'ultima
studia tutti i sistemi, siano essi lingue, riti, costumi, alfabeti...

Il segno linguistico: l'arbitrarietà e la linearità

Il segno linguistico unisce un concetto a un'immagine acustica (questa non è il suono materiale in sé, ma la
rappresentazione psichica che è data dalla testimonianza dei nostri sensi). Possiamo parlare tra noi senza
muovere le labbra, e ciò rende chiaro il carattere psichico delle nostre immagini acustiche.

Il segno linguistico è un'entità psichica a due facce (concetto da un lato, immagine acustica dall'altro) ed è
caratterizzato da due principi primordiali: l'arbitrarietà e la linearità.
“Arbitrario” non vuol dire soggettivo e libero, ma piuttosto “immotivato”, cioè non necessario in rapporto
al significato che viene espresso.

Lineare perché il significante, essendo di natura auditiva, si svolge nel tempo, ne rappresenta
un'estensione, misurabile in una sola dimensione: una linea.

Immutabilità e mutabilità del segno

C'è arbitrarietà nella scelta dei significanti per veicolare i significati, tuttavia i segni sono un sistema
obbligato. Saussure vuole così evidenziare l'immutabilità delle lingue, motivandola così:

- il carattere arbitrario del segno spiega la libertà di scelta, ma è anche un sistema di sicurezza contro
“attacchi” per trasformare le lingue: perché un significante cambi ci deve essere una buona giustificazione;

- la moltitudine dei segni necessari a costituire qualsiasi lingua: i segni linguistici sono innumerevoli ed è
difficile pensare alla sostituzione di un intero sistema linguistico;

- il carattere troppo complesso del sistema;

- la resistenza dell'inerzia collettiva a un'innovazione linguistica: la lingua è usata da tutti, è della massa
sociale, e questo è un fattore di conservazione. Inoltre il sistema linguistico è eredità dell'epoca
precedente.

Ma se da un lato il tempo dà continuità e stabilità, dall'altro determina al contempo la mutabilità. I due fatti
non sono contraddittori: quando si parla di immutabilità infatti non si parla di inalterabilità, ma di
intangibilità.

Sincronia e diacronia

La linguistica deve sempre guardare:

a) l'asse della simultaneità, che esclude l'intervento del tempo;

b) l'asse delle successioni in cui è possibile considerare un elemento alla volta.

A questo proposito Saussure parla di una linguistica sincronica, che si occupa degli aspetti statici, e di una
linguistica diacronica, che si occupa degli aspetti evolutivi delle lingue.

Saussure fa vari esempi, tra cui quello della partita di scacchi: ci poniamo in una dimensione sincronica, nel
senso che osserviamo una fase della partita, e diacronica se analizziamo la partita dall'inizio. La diacronia
riguarda la parole, in cui si trova il germe del cambiamento.

La linguistica sincronica
La linguistica sincronica deve stabilire i fattori costitutivi di una lingua. Quella statica è più difficile di quella
storica, poiché i fatti evolutivi sono più concreti di quelli statici.

L'identità e il valore

Saussure cerca di chiarire il concetto di identità sincronica, affermando che l'identità tra due elementi non è
data dalla materialità degli elementi stessi, ma dalle relazioni che hanno con altri elementi del sistema,
dalle posizioni che ricoprono, dalle differenze che li caratterizzano: l'identità è quindi un valore.

Se durante una partita a scacchi il cavallo viene smarrito, è possibile sostituirlo con un altro, o anche con
un'altra figura alla quale si dia il valore del cavallo, la sua funzione, la capacità di fare certe mosse.

L'identità e il valore confermano che l'aspetto materiale degli elementi è marginale, mentre sono
importanti gli aspetti relazionali, differenziali, oppositivi degli elementi.

Per Saussure la lingua è un sistema di valori, di elementi che hanno relazioni; il contenuto di un significante
è dato dal suo significato e dai rapporti positivi e differenziali che l'intero segno ha con un altra serie di altri
segni. Il significato di “cane” è delimitato da quello di “gatto”, “cavallo”..., così come se distinguiamo il
significante / cane / dal significante / pane / è perché i due elementi fonetici /c/ e /p/ si oppongono e si
differenziano.

Rapporti sintagmatici e rapporti associativi: Infine ultima dicotomia che oppone i rapporti sintagmatici ai
rapporti associativi, cioè da un lato vi sono rapporti basati sul carattere lineare della lingua, in cui gli
elementi si dispongono l'uno dopo l'altro: queste combinazioni sono dette da Saussure sintagmi; possono
essere parole, frasi intere, parti di frasi... riconducibili nel dominio della langue.

Dall'altro gli elementi che hanno qualcosa in comune si associano nella memoria. Ad es. “insegnare” si
collega a “insegnante, insegnamento, didattica...”; il rapporto è associativo.

Per Saussure un'unità linguistica è paragonabile a una parte di un edificio, ad es. una colonna, che si trova
in rapporto sintagmatico con l'architrave che sorregge; se la colonna è dorica, essa evoca un rapporto
associativo con altri ordini (ionico, corinzio...).

Arbitrarietà verticale e arbitrarietà orizzontale

Verticale: non c'è ragione per cui il significato “tavolo” abbia come significante /tavolo/
Orizzontale: sono arbitrari i rapporti tra un significante ed altri significanti (ad es. la distinzione tra vocale
breve o lunga), così come tra un significato e altri significati (es. l'italiano riconosce una distinzione lessicale
tra foglio e foglia che lo spagnolo non riconosce, perché i due significati hanno lo stesso significante, hoja).

Sui limiti dell'arbitrarietà si sofferma Gensini (1999), in ordine ai criteri di “economia cognitiva” (se è vero
che i nomi dei numeri a 0 a 10 sono arbitrari, non lo sono i nomi successivi), e per il fatto che se significanti
e significati sono arbitrari dal punto di vista logico, non lo sono dal punto di vista della comunità parlante:
per un parlante il legame tra le due facce del segno è impresso nella mente, e quindi naturalizzato. Occorre
considerare poi i limiti biologici dei parlanti: l'arbitrarietà viene vincolata da essi. E' necessario precisare,
poi, che l'arbitrarietà non deve essere confusa con la convenzionalità, meccanismo in base al quale una
comunità attribuisce un certo significante a un certo significato, e viceversa: gli accordi convenzionali sono
indipendenti dal fatto che i segni siano arbitrari.

Riepilogo della linguistica secondo De Saussure

La semiologia è una scienza che studia la vita dei segni nel quadro della vita sociale.

La dicotomia di Saussure tra langue e parole distingue la dimensione sociale del linguaggio, con il sistema di
segni condiviso da una comunità, dall'atto linguistico inteso come esecuzione individuale.

Il segno linguistico ha due facce: il concetto o significato, l'immagine acustica o significante. Il legame è
psichico e non investe la manifestazione concreta (cioè la parole).

Un sistema di segni può essere pensato come in due assi: quello della simultaneità (sincronia), che vede il
sistema in un determinato momento, e quello delle successioni (diacronia), che - con gli elementi in ordine
sequenziale - pone l'attenzione sugli aspetti evolutivi dei linguaggi.

Identità e valore: due segni possono essere identici anche se il loro aspetto materiale è diverso, ciò che
conta è il suo valore, cioè le relazioni che esso ha con gli altri segni.

Dicotomia rapporti sintagmatici (i segni linguistici si dispongono l'uno dopo l'altro) e rapporti associativi (i
segni si collegano virtualmente sulla base di analogie acustiche, semantiche).

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