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Matteo Gallone
26 giugno 2011
1 Il ragionamento di Newton
Per ricavare la legge di gravitazione universale Newton si ispirò alle osservazioni
sperimentali di Keplero. Riporto qui per brevità le tre leggi di Keplero che sono
il riassunto di quanto aveva osservato.
La prima legge di Keplero dice che i pianeti percorrono orbite ellittiche e il
sole occupa uno dei due fuochi di questa ellisse; la seconda legge di Keplero dice
che il raggio vettore (ovvero il vettore distanza tra il Sole e il pianeta) spazza
aree uguali in tempi uguali; la terza legge di Keplero dice che il quadrato del
periodo di rivoluzione è direttamente proporzionale al cubo dell’asse maggiore
dell’ellisse.
Poiché l’orbita è ellittica e l’ellisse è una figura piana allora ciò significa che
i vettori ~v e ~r stanno sullo stesso piano. Il momento angolare, quindi, poichè
è definito come L ~ = ~r × m~v avrà direzione costante perpendicolare al piano
dell’ellisse.
Dalla seconda legge di Keplero invece ricaviamo la costanza del modulo del
momento angolare.
Scritta in maniera “più formale” la seconda legge di Keplero assume la forma
dA
= cost
dt
dove dA è l’area infinitesima spazzata dal vettore ~r e dt è l’intervallo infinitesimo
di tempo. Calcoliamo quindi il valore di dA. Sappiamo dalla geometria che,
dati due vettori ~v e ~u, la norma del loro prodotto vettoriale (che indichiamo
con k~v × ~uk) rappresenta l’area del parallelogramma avente come basi il vettore
~v e come diagonali il vettore ~u. Sempre la geometria ci insegna che l’area del
paralleogrammo è il doppio dell’area del triangolo avente come lati una base del
parallelogramma, un lato obliquo e una delle due diagonali.
Il caso che dobbiamo considerare è il seguente:
1
L’area che dobbiamo considerare è ottimamente approssimabile con un trian-
golo di lati ~r e ~v dt. Per quanto detto sopra quindi abbiamo che
1 1
dA = k~r × ~v dtk = rvdt
2 2
Da sopra si ricava quindi:
dA 1
= rv
dt 2
moltiplicando ambedue i membri per la massa del pianeta m si ha che
dA 1 1
m = rmv = L
dt 2 2
Eguagliando il primo e il terzo membro si è dimostrato che il momento angolare
è costante. Il pianeta si muove quindi nell’orbita subendo una forza centrale.
Semplifichiamo ora il ragionamento e supponiamo che le orbite dei pianeti
~ è costante allora anche v è costante e l’unica
siano circolari. In questo caso se L
forza che agisce sul pianeta di massa m è una forza centripeta
F = mω 2 r
La terza legge di Keplero, poi, ci dice che T 2 = kr3 . L’espressione del modulo
della forza assume quindi la forma:
4π 2 4π 2 m
F = mr =
kr3 k r2
Consideriamo ora il sistema Sole-pianeta. Per il principio di azione e reazione
abbiamo che la forza che il Sole esercita sul pianeta F~SP è uguale in modulo ma
opposta in verso alla forza che il pianeta esercita sul Sole F~P S . Scrivo quindi
l’espressione del modulo di queste due forze:
4π 2 mp 4π 2 ms
FSP = FP S =
kSP r2 kP S r2
Poiché le due forze sono eguali in modulo per il principio di azione e reazione
allora possiamo scrivere:
4π 2 mp 4π 2 ms
=
kSP r2 kP S r 2
Semplifichiamo r2 perchè la distanza tra il sole e il pianeta è uguale alla di-
stanza tra il pianeta il sole; dividiamo ambedue i membri per il termine ms mp .
Otteniamo un termine costante che chiameremo γ:
4π 2 4π 2
γ= =
kSP ms kP S mp
2
Riscrivendo le formule del modulo della forza utilizzando questa nuova costante
(che verrà chiamata costante di gravitazione universale) si ottiene:
mp ms
FSP = FP S = γ
r2
La formula così ottenuta è semplice e simmetrica per i due corpi. Newton
ipotizzò che si trattasse di una legge generale, la legge di gravitazione universale:
due corpi di massa m1 e m2 esercitano tra di loro una forza attrattiva che è
proporzionale al prodotto delle masse e inversamente proporzionale al quadrato
della distanza.
Il primo dei due addendi rappresenta l’accelerazione radiale ~ar mentre il secondo
l’accelerazione normale a quella radiale ~aθ .
Lavoriamo su ~aθ :
d2 θ d2 θ
dr dθ 1 dr dθ 1 d dθ
~aθ = 2 + r 2 ~uθ = 2r + r2 2 ~uθ = r2 ~uθ
dt dt dt r dt dt dt r dt dt
Ma r2 dθ L
dt = rv e rv = m . Inoltre sappiamo dalle deduzioni fatte sopra per la
seconda legge di Keplero che L è costante. Sappiamo poi che la derivata di una
costante è nulla e da ciò segue immediatamente che
~aθ = 0
1 Si d~
uθ d~
ur
ricordi che dt
=~
ur e dt
= −~
uθ .
3
Quindi, il pianeta subisce come accelerazione ~ar . Eliminamo la dipendenza
dal tempo nell’espressione di ~ar . Per farlo dobbiamo innanzitutto calcolare dθ
dt .
Il modo più semplice di farlo è ricavarlo dalla relazione trovata prima per la
r 2 dθ
seconda legge di Keplero per cui dA L 1
dt = 2m = 2 rv = 2 dt . Eguagliando il primo
e il quarto termine si ottiene:
L r2 dθ dθ L
= ⇒ =
2m 2 dt dt mr2
Riscriviamo l’espressione di ~ar :
" 2 #
d2 r dθ
~ar = 2
−r ~ur
dt dt
dr
Dobbiamo quindi calcolare dt in funzione solo di θ:
dr dr dθ L dr L d 1
= = =−
dt dθ dt mr2 dθ m dθ r
2
E calcoliamo allora ddtr in funzione di θ:
d2 r L2 d2 1
d dr d dr dθ d L d 1 L
= = = − = −
dt2 dt dt dθ dt dt dθ m dθ r mr2 m2 r2 dθ2 r
dθ d2 r
Sostituendo ora dt e nell’espressione ~ar :
dt2
" 2 #
L2 d2 1
L
~ar = − 2 2 2 −r ~ur
m r dθ r mr2
4
Con opportune semplificazioni si arriva alla relazione tra scalari:
d2 1
mM 1
γµ 2 = 2 +
L dθ r r
Questa equazione differenziale ha come soluzione generale
1 mM
= A cos(θ) + γµ 2
r L
L’equazione generale di una conica in coordinate polari è
1 1 1
= + cos(θ)
r εd d
con ε eccentricità, e d parametro della conica (che rappresenta la distanza del
fuoco dalla direttrice). Quindi l’orbita è una conica. Il tipo di conica dipende
dall’energia del sistema.
4 Campo Gravitazionale
L’espressione matematica della forza gravitazionale ci permette di scrivere
~ M
F = −γ 2 ~ur m
r
ovvero è pari al prodotto della massa m e di un vettore il cui modulo dipende solo
dalla massa M . Il vettore tra parentesi prende il nome di campo gravitazionale
~ Il campo generato da una massa m vale:
e si indica con la lettera G.
~ = −γ m ~ur
G
r2
5
Flusso del campo gravitazionale. Definiamo ora il flusso del campo gravi-
tazionale. Sia dΣ una superficie infinitesima e sia ~uN il versone normale a tale
superfice. Si definisce il flusso infinitesimo del campo gravitazionale attraverso
la superficie dΣ la quantità scalare:
~ · ~uN dΣ
dΦ = G
~ attraverso
H
Ricordando che Ω dΩ = 4π si ottiene che il flusso del vettore G
qualsiasi superficie chiusa vale:
Φ = 4πγm
6
Ovvero all’esterno della sfera si ha lo stesso campo gravitazionale che si avreb-
be se tutta la massa della sfera fosse concentrata nel suo centro. Calcoliamo
ora quanto vale il campo gravitazionale all’interno della sfera. In questo caso
supponiamo che la densità sia costante. Calcoliamo quindi il valore della massa
contenuta nella superficie sferica di raggio r < R. La massa sarà uguale alla
densità della sfera per il volume contenuto nella sfera, ovvero:
4
m(r) = ρV = ρ πr3
3
M
ovvero, ricordando che ρ = 4 3 , si ottiene:
3 πR
M 4 3 r3
m(r) = 4 3
πr = M 3
3 πR
3 R
r3
Φ = 4πγM
R3
E calcoliamo il flusso attraverso la superficie sferica di raggio r:
Φ = 4πr2 G(r)
r3 M
4πr2 G(r) = 4πγM ⇒ G(r) = γ r
R3 R3
Quindi all’interno di una sfera omogenea il campo gravitazionale aumenta li-
nearmente con la distanza dal centro.