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½PSVIKKMGSVHMIVE In alto: copia Nicolas Lupot, fabbrica francese dell’Ottocento. JSRHS
Sotto: sezione mediana di un violino di fabbrica.
GETSXEWXSMRJIVMSVI FSXXSRI Nella pagina sinistra: un violino di Gabriele Natali, modello Nicolò Amati.
56 Il Violinista

LE CORDE

A parte il piacevole romanzo di Andrea Camilleri che la riporta nel titolo, La


voce del violino potrebbe non essere la qualità che maggiormente incide sul
suo valore agli occhi di un collezionista, ma alle orecchie di un musicista pro-
babilmente è tra le più importanti. Le “corde1 vocali” del violino fanno parte
delle componenti che entrano in gioco nella creazione del suono perché, in-
dubbiamente, è la corda che genera il suono. L’arco dà avvio alla vibrazione
che il ponticello trasmette alla cassa armonica che provvederà ad amplificarla.
Non si dovrebbero quindi scegliere le corde più economiche o le più diffuse,
ma pazientemente ricercare quelle più adatte al nostro strumento. Antica-
mente le corde erano esclusivamente di budello nudo2 con le caratteristiche e
le penalizzazioni che ben conosciamo3. Con il passare del tempo il perfezio-
namento delle tecniche di costruzione e l’evoluzione della tecnologia hanno
reso disponibili diverse qualità di corde. Le più diffuse in Italia sono una
quindicina di marchi con una cinquantina di modelli articolati tra:
– budello nudo;
– budello fasciato4;
– budello sintetico5;
– acciaio6.
I maestri cordai italiani sono da sempre i più apprezzati, ed ho uno slancio
La squadretta per verificare la giusta posizione del ponticello. La verifica va ovviamente di campanilismo nell’annotare che anche le marche estere più blasonate han-
effettuata su entrambi i lati. La corretta posizione del ponte è fondamentale per poter avere
la migliore resa possibile dallo strumento.
no origini italiane: la tedesca Pirastro dal cordaio Pirazzi, la francese Savarez
N.B. questo sistema è valido se il ponticello ha il profilo di trapezio rettangolo (il più dai napoletani Savaresse, l’americana D’Addario dagli omonimi abruzzesi.
utilizzato) e quindi la parte posteriore è ad angolo retto con i piedini. Perfettamente rettificate (anche quelle di budello nudo), calibrate, testate,
sono concepite e realizzate in maniera ottimale così che al raggiungimento di
una determinata tensione possano rendere con la massima efficienza in sono-
rità e ricchezza di armonici. Alle due estremità7 sono ulteriormente rifasciate
con sottili fili colorati, di seta, fibra sintetica, cotone o altro.

1
Singolare corda, dal greco “chordé”, “intestino, budello”.
2
Non fasciato. Le corde “gravi” potevano essere rivestite di rame o “appesantite” con procedimenti chimici.
3
Il cantino in budello durava al massimo un giorno e mezzo (pare).
4
Il rivestimento può essere in acciaio, alluminio, argento, oro, titanio ed altre leghe.
5
Solitamente fibre plastiche come perlon, nylon, tergal, ryon, o combinazioni di queste ed altre mate-
rie tra cui anche la seta. Il rivestimento esterno, la fasciatura, come per le corde di budello.
6
L’anima è in acciaio, il rivestimento può essere anche di altri metalli, come per le corde di budello.
7
La corretta posizione per la guaina del MI: deve scavalcare appena il ponticello. La parte terminale col cappietto (asola) o col pallino, che verrà ancorata alla cordiera e quella che
Il tiracantino nella foto (con il gancio rotondo) è del tipo adatto sia al pallino che all’asola. invece verrà avvolta sul bischero.
102 Il Violinista L’arco 103

In caso di acquisto assicuriamoci quindi di poter disporre anche di un


certificato di autenticità (expertise), corredato di foto ma soprattutto “au-
tografato” da persona competente o possibilmente olografo; un archettaio
solitamente lo fornisce senza necessità di chiederlo. Se dovessi acquistare un
arco antico di un certo valore vorrei che avesse un expertise di Jean-François
Raffin, esperto alla Corte d’Appello di Parigi.

Il lavaggio dei crini


La pece, si sa, è un po’ appiccicosa, specialmente quando si riscalda. Col pas-
sare del tempo lo sporco, la polvere, il sudore della nostra mano impregnano
i crini insieme con la pece. Una pulizia a fondo dei crini può restituire un
po’ di grinta al nostro archetto ma dobbiamo prima di tutto trovare un buon
solvente della pece. Il primo, presente in tutte le case, è l’alcool denaturato,
ma personalmente lo sconsiglio poiché lascia residui, è troppo spesso acquoso
ed asciuga in tempi relativamente lunghi. L’acqua ragia scioglie la pece ma
unge un po’. Il diluente alla nitro è molto efficace anche se pericoloso per la
bacchetta. Lo xilolo è ottimo ma quasi impossibile da trovare. Il più idoneo
sarebbe la trielina: nella maggior parte dei casi è innocua per la vernice della
bacchetta, scioglie benissimo la pece e soprattutto non lascia residui ed eva-
0EZEKKMSHIMGVMRMQIXSHS&SREGGLM-RWIVMVIMPXEQTSRIHMTERRSGEVXEPIKKIVQIRXIMQFIZYXSHM
WSPZIRXIXVEMPGVMRIIPEFEGGLIXXEGLMYHIVIGSRMPTSPPMGIIWGSVVIVI±TM^^MGERHS²PIKKIVQIRXIHM pora velocemente consentendo di suonare di nuovo dopo pochi minuti, ma
UYERHSMRUYERHSGSWvHEEWWSVFMVIPETIGI0IHMXETVSXIKKSRSPEFEGGLIXXE credo non si trovi più in commercio. L’etere è un ottimo solvente ma evapora
troppo rapidamente. Personalmente ho sempre utilizzato, con molta atten-
zione, il diluente alla nitro; l’affermazione potrebbe sconvolgere qualcuno,
ma è la semplice verità. Si prepara un tamponcino con della buona carta da
cucina (quella scadente si sbriciola e lascia residui) piegando un foglio diverse
volte fino ad ottenere un rettangolo di circa 6x5 cm, si inumidisce al centro
con il solvente (che non sgoccioli mi raccomando) e si avvolgono i crini
dell’arco ben teso. Tenendo il tamponcino con tre dita si infilano indice e
medio tra arco e crine (ovviamente c’è anche il panno carta) e si chiude con il
pollice. Si scorre su e giù strizzando un pochino il crine in modo che la pece
venga sciolta ed assorbita dal panno-carta. Si ripete un paio di volte questa
operazione (ogni volta rinnovando il panno-carta) e poi si fanno asciugare i
crini “smazzandoli” delicatamente, ovvero separandoli al centro tirandoli la-
teralmente con il pollice e l’indice in modo che prendano aria ed asciughino.
L’ausilio di un asciugacapelli (non eccessivamente caldo) renderà il processo
di asciugatura molto più rapido. Applicare nuovamente la pece, non troppa,
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e suonare!
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