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lunedì 24 giugno 2013 EN SAVOIR PLUS OK

LA PORTA MAGICA - I

LA PORTA DI PIAZZA EMANUELE II

In Piazza Vittorio Emanuele II, a Roma, esiste una porta molto particolare, sorvegliata da due misteriose figure e contornata da
strane scritte in latino: è nota come la “PORTA MAGICA”.

La sua posizione originaria era a circa 50 m. verso l'incrocio di via Carlo Alberto con via di San Vito, lungo un muro perimetrale
che fronteggiava la Strada Felice, con villa Palombara situata tra le antiche Strada Felice e Strada Gregoriana (attuale via
Merulana).
La Strada Felice era un rettilineo fatto costruire da papa Sisto V nel 1588, partiva da Trinità dei Monti passava per Santa Maria
Maggiore e proseguiva fino a piazza Santa Croce in Gerusalemme.

Nel 1873 la Porta Magica fu smontata e ricostruita nel 1888 all'interno dei giardini di piazza Vittorio, su un vecchio muro
perimetrale della chiesa di Sant'Eusebio, e accanto furono aggiunte due statue del dio Bes, (Nel mondo romano si ritrovano sue
immagini collegate al culto di Iside) che si trovavano in origine nei giardini del Palazzo del Quirinale.

"Poco distante di là, nella villa Palombara fu trovata una Statua ornata di grottesche che fu quasi intieramente distrutta dai
cavatori. Nella stessa Villa l'anno 1781 fu trovato il celebre Discobolo Vaticano copia di uno di bronzo di Mirone".

LA PORTA ERMETICA

La PORTA ERMETICA O MAGICA è dunque addossata ad un muro dei giardini di Vittorio Emanuele II, facente parte di una
fontana monumentale della Roma antica, detta dei TROFEI DI MARIO. Si compone di un frontone sorretto da un architrave e due
stipiti, alla cui base è posto un gradino, il tutto in pietra marmorea. C’è da precisare che la parola “Vetriolo” (Vitriolum), posto sulla
base dei manufatto, ha una particolare rilevanza nel simbolismo alchemico: è un acrostico, le cui lettere vanno a formare la
seguente frase:
Visita Interiora Terrae, Rectificando Invenies Occuitum Lapidem, Unicam Medicinam
(“Visita l'interno della terra, rettificando troverai una pietra nascosta, unica medicina”). Il “discepolo dell’arte”, per portare a
termine la Grande Opera, dovrà adoperarsi con saggezza e pazienza per raggiungere la conoscenza necessaria ad arrivare al
“vetriolo”.

Le incisioni sul portale di travertino furono volute dal marchese Massimiliano di Palombara, padrone della villa e del portale, a
favore di tutti quelli che, con cuore puro e nobili scopi volessero compiere la Grande Opera, un segreto custodito da secoli dai
Maestri d’Alchimia e d’Ermetismo.

La Porta Alchemica è l'unica sopravvissuta delle cinque porte di villa Palombara, una ricca villa sorta a sua volta sui resti di un
antico monumento romano.

Sull'arco della porta perduta sul lato opposto vi era un'iscrizione che permette di datarla al 1680; inoltre vi erano altre quattro
iscrizioni perdute sui muri della palazzina all'interno della villa.
Il marchese romano pare venne a conoscenza di questi segreti per la sua amicizia con Francesco Giuseppe Borri, un alchimista
che si dice fosse riuscito a scoprire la Pietra Filosofale, proprio nei laboratori sotterranei del Palombara.

FRANCESCO GIUSEPPE BORRI

Nato il 4 maggio 1627 a Milano, Borri frequentò il seminario dei Gesuiti di Roma, da cui fu espulso per troppa “vivacità” (aveva
capeggiato una rivolta di studenti).

Continuò gli studi di medicina e chimica per conto proprio e cinque anni dopo, abbandonata la mondanità e le frivolezze carnali,
iniziò lo studio della teologia e dell’ermetismo.

Pubblicò ad Amsterdam nel 1664 il suo primo testo alchemico: Specimina Quinque
Chymiae Hyppocraticae.

I suoi interessi gli valsero, nel 1661, la condanna del tribunale dell’inquisizione, sempre
ameni questi prelati, che lo costrinse a fuggire all’estero. Medico brillante viaggiò e
fuggì tra le varie corti d'Europa, operando strabilianti guarigioni.

Nel 1665 Borri conobbe, tornato a Roma, Cristina di Svezia, accolto nel suo salotto di
Palazzo Riaro alla Lungara (Palazzo Corsini). Qui la sovrana si era fatta allestire
alcuni laboratori per dedicarsi all’Arte Alchemica.

Qui Borri conobbe Athanasius Kircher ed il poeta ermetico Francesco Maria Santinelli, VITRIOL
ai quali diede prova della sua abilità di Alchimista. A Roma risiedeva anche il marchese
di Palombara, nella residenza del quale Borri si recò un giorno, seguito da alcune guardie dell’inquisizione.

Il marchese, che era appassionato anch’egli di alchimia, chiese al


“mago” di compiere una trasmutazione, che riuscì realmente con
l’utilizzo dell’erba detta “moli”, un’erba conosciuta fin dall’antichità,
se è vero che ne troviamo traccia anche nell’”Odissea” di Omero,
che cresceva abbondante nel giardino della villa del marchese.

Nel 1670 morì il re Federico III, suo protettore, per cui venne
recluso nelle carceri del famigerato sant'Uffizio con l'accusa di
eresia et venificium, e costretto ad abiurare in pubblico nel 1672.

Nel 1678 gli fu concessa la semilibertà sotto raccomandazione


dell'ambasciatore di Francia, che aveva guarito miracolosamente,
e finalmente potè esercitare la sua professione medica.
Venne accolto nelle corti patrizie romane, ufficialmente come
alchimista sotto il falso nome di Giustiniano Bono. Nel 1680 forse
aiutò il marchese Palombara ad edificare la famosa Porta
Alchemica sul colle Esquilino.

Morì il 20 agosto 1695 per febbri malariche in Castel Sant'Angelo.

Borri aveva donato al suo adepto una serie di documenti che


contenevano (leggibili solo dai “puri di cuore e da coloro i quali
avevano nobiltà di scopi”) i segreti della Grande Opera e alcuni
rituali segreti.

Nel 1680, il marchese fece apporre alcune iscrizioni alchemiche


contenute nelle pagine donategli da Borri nel suo laboratorio, ed in
seguito anche sulla porta di Piazza Vittorio Emanuele.

LA LEGGENDA

Secondo la leggenda, fornita nel 1802 dall'erudito Francesco


Girolamo Cancellieri, un tal pellegrino fu ospitato nella villa per una
notte. Il "pellegrino", ovvero l'alchimista Francesco Giuseppe Borri,
in quella notte nei giardini della villa cercò e trovò una misteriosa
erba capace di produrre l'oro. Infatti il mattino dopo fu visto
scomparire per sempre attraverso la porta, ma lasciò dietro alcune
pagliuzze d'oro frutto di una riuscita trasmutazione alchemica, e
una misteriosa carta piena di enigmi e simboli magici che doveva
contenere il segreto della pietra filosofale.
ATANOR
Il marchese fece incidere, sulle cinque porte di villa Palombara, il
contenuto del manoscritto coi simboli e gli enigmi, nella speranza che un giorno qualcuno li decifrasse, oppure per generoso
lascito ai ricercatori alchemici.

Secondo alcuni studiosi la carta potrebbe riferirsi, per concordanze storiche e geografiche e per il passaggio tra le mani di alcuni
appartenenti al circolo alchemico di villa Palombara, al misterioso manoscritto Voynich, della collezione di testi alchemici di
re Rodolfo II di Boemia, donati da Cristina di Svezia, l'intelligentissima e rivoluzionaria regina al suo libraio Isaac Vossius, per
finire nelle mani dell'erudito Athanasius Kircher, uno degli insegnanti del Borri nella scuola gesuitica, a sua volta accanito
alchimista.

Ma il manoscritto Voynich sembra una truffa colossale ottenuta scopiazzando figure solo vagamente alchemiche a piante
inventate con un linguaggio inventato.
LA PIETRA FILOSOFALE

LA PIETRA FILOSOFALE

La pietra filosofale avrebbe tre proprietà straordinarie:


fornire un elisir di lunga vita cioè l'immortalità essendo la panacea universale per qualsiasi malattia;
fornire la conoscenza del passato e del futuro, del bene e del male;
la capacità di trasmutare in oro i metalli vili.
Molte leggende tuttavia, attribuiscono a tale elemento altre proprietà, o ne sottraggono alcune. Per alcuni la pietra non è solida,
per altri è una polvere rossa molto densa, per altri ancora è simile all'ambra.

Poiché si pensava che gli elementi dell'universo fossero formati della stessa sostanza primigenia, identica in tutti ma in
proporzioni diverse, si supponeva che tali proporzioni potessero essere variate da un agente catalizzatore (la pietra filosofale)
capace di riportarli alla loro materia prima. La maggiore o minore presenza di quel composto originario era ciò che determinava
appunto le loro mutazioni.

Per ottenere la pietra filosofale si doveva adoperare un forno speciale denominato athanor. Questo forno per alcuni era tondo
come una testa umana (il che farebbe pensare a un'operazione psichica), per alcuni era di coccio, per altri di vetro (a seconda
che vi si potesse guardare o meno dentro (il che fa pensare a una qualità introspettiva), nel coccio si sarebbero uditi rumori
mentre nel vetro si sarebbero visti colori, e di nuovo fa pensare all'osservazione o meno delle proprie emozioni.

FRANCESCO GIROLAMO CANCELLIERI

Francesco Girolamo Cancellieri (Roma, 10 ottobre 1751 – Roma, 29 dicembre 1826) storico, bibliotecario, bibliografo, autore di
numerose opere di storia, archeologia, liturgia e agiografia, alcune delle quali sono ancora inedite.

Giovanissimo, nel 1768, fu iscritto all'Accademia dell'Arcadia e cominciò a comporre versi che gli diedero fama. Alla morte del
padre fu costretto ad abbandonare gli studi e a cercare una sistemazione economica in vari luoghi.

Tornato a Roma nel 1775 Francesco trovò finalmente una


sistemazione come bibliotecario del cardinale Leonardo Antonelli
avendo a disposizione, per i suoi studi eruditi, una ricca biblioteca.

Innamorato di Roma ne studiò la storia, i costumi, i monumenti, la


liturgia cattolica, la topografia sacra, ecc. scrivendo una quantità
notevole di saggi e volumi.

Le incisioni della porta sono molto importanti per quella che è la


tradizione alchemica. E’ stata individuata una sorta di
complementarietà con quelle che sono presenti nel laboratorio del
marchese, quasi come se volesse “spaccare in due” il segreto
della Grande Opera.

Sulla porta notiamo un riferimento al “Passaggio” dello stadio


Alchemico che va dalla Nigredo, o Opera al Nero, all’Albedo,
ovvero sia Opera al bianco, per poi trovare compimento nell'opera
al Rosso, la Rubedo.

Si fa anche riferimento a Giasone, che nella Teogonia di Esiodo,


partì con una spedizione formata dai maggiori campioni
dell’Ellade, gli “Argonauti”, dal nome della loro nave “Argo”, alla
volta della Colchide per conquistare il “Vello l'Oro” (tra questi
Ercole, Teseo, Giasone, Medea ed i Dioscuri).

Secondo alcuni alchimisti “Argonauta” si può accostare al francese


antico “argot”, da cui “artot”, cioè Arte Gotica, stile dei Templari e
ripreso dai “Maestri Muratori”.

Ma per altri l’Argot è la “lingua degli uccelli”, linguaggio conosciuto


solamente dagli Alchimisti, che, come afferma la tradizione, viene
anche compreso dagli animali.

Ma ambedue queste interpretazioni sembrano deliranti.


L'OPERA ALCHEMICA

Le immagini riprodotte potrebbero essere il punto di partenza per giungere alla “Occultuam Lapidem”, quella “Pietra Nascosta” di
cui parlavano gli Antichi Maestri d’Ermetismo, cioè la Pietra Filosofale, tramite la quale è possibile trasmutare il piombo in oro.

Ma per porle in opera occorre interpretarle, e per interpretarle occorre capirle.

LA STELLA DI SALOMONE

LE INCISIONI

Il frontone è formato da un doppio cerchio, interno al quale si trova inciso:


TRIA SUNT MIRABILIA
DEUS ET HOMO
MATER ET VIRGO
TRINUS ET UNUS
Il che sta a significare: “Tre sono le meraviglie: Dio e Uomo, Madre e Vergine, Trino ed Uno”.

Interno al doppio cerchio si può osservare una specie di “stella di Davide”, la quale però, da un punto di vista Alchemico,
rappresenta l'unione degli elementi “Fuoco”, (il triangolo con il vertice in alto), ed “Acqua” (il triangolo con vertice in basso).

Quest'unione di figure geometriche è a sua volta sormontata dal simbolo della terra (un cerchio sormontato da una croce latina),
dove all'interno del cerchio è possibile leggere:

CENTRUM IN TRIGONO CENTRI Cioè: “Il centro (sta) nel trigono del centro”.

Ancora, all’interno di questo cerchio raffigurante l’emblema della terra è visibile il simbolo del sole (un cerchio semplice con un
punto al centro), il che raffigura anche la simbologia dell’Oro Alchemico. Al centro dell’architrave, invece, si può leggere in lingua
ebraica (l’alfabeto Caldeo- Semitico si legge da destra a sinistra):

RUACH ELOHIM che tradotto significa: “Lo Spirito femminile di Dio”.

Sulla soglia:

EST OPUS OCCULTUM VERI SOPHI APERIRE TERRAM UT GERMINET SALUTEM PRO POPULO
È opera occulta dei veri saggi aprire la terra affinché germogli la salvezza per il popolo.

Delimitata dalla simbologia alchemica degli “Spiriti Planetari” di Saturno (rappresentazione del piombo) e di Giove (stagno),
rispettivamente posti a sinistra e a destra dell’architrave, si trova scritto su due righe:

HORTI MAGICI INGRESSUM HESPERIUS CUSTODIT DRACO ET SINE ALCIDE


COLCHICAS NON GUSTASSET JASON
“Il drago custodisce l’ingresso dell’orto magico delle Esperidi e, senza Ercole, Giasone non avrebbe gustato le delizie
della Colchide”.

Sullo stipite di sinistra, al di sotto dei simbolo di Saturno è scritto:

QUANDO IN TUA DOMO


NIGRI CORVI
PARTURIENT
ALBAS
COLUMBAS
TUNC VOCABERIS
SAPIENS

“Quando nella tua casa i neri corvi partoriranno bianche colombe sarai chiamato sapiente”.

Sempre sullo stipite di sinistra, sotto il simbolo di Marte (ferro) troviamo:

QUI SCIT
COMBURERE AQUA
ET LAVARE IGNE
FACIT DE TERRA
COELUM
ET DE COELO TERRAM
PRETIOSAM

“Chi sa bruciare con l'acqua e lavare con il fuoco fa cielo della terra e del cielo terra preziosa
”.

Ancora più in basso, è possibile decifrare la seguente iscrizione posta al di sotto del simbolo di Mercurio:
AZOT ET IGNIS
DEALBANDO
LATONAM VENIET
SINE VESTE DIANA

“Quando l'azoto ed il fuoco imbiancano Latona, Diana viene senza veste”.

Nello stipite di destra, in relazione al segno di Giove abbiamo invece:

DIAMETER SPHAERAE
THAU CIRCULI
CRUX ORBIS
NON ROBIS PROSUNT

FRONTESPIZIO EUREUM SECULUM


REDIVIVUM

“Il diametro della sfera, il Thau del cerchio, la croce del globo non sono di vantaggio ai ciechi”.

E continuando, sotto il simbolo di Venere abbiamo:


SI FECERIS VOLARE
TERRAM SUPER
CAPUT TUUM
EIUS PENNIS
AQUAS TORRENTUM
CONVERTES IN PETRAM

“Se farai volare la terra sopra il tuo capo, con le sue penne, convertirai le acque dei torrenti in pietra”.

Giunti a questo punto, sempre nello stipite di destra, al di sotto dell'iscrizione dei glifo di Venere, troviamo l'immagine capovolta
dei Mercurio (o Antimonio), con scritto:

FILIUS NOSTER
MORTUUS VIVIT
REX AB IGNE REDIT
ET CONIUGIO
GAUDET OCCULTO

“Nostro figlio morto vive; il re, dal fuoco ritorna e gode di occulta unione”.

Sul gradino abbiamo il simbolo alchemico del “Vetriolo”:

EST OPUS OCCULTUM VERI


SOPHI APERIRE TERRAM
UT GERMINET
SALUTEM PRO POPULO
“E’opera occulta del vero saggio aprire la terra affinché generi salvezza per il popolo”.

I simboli alchemici lungo gli stipiti della porta seguono la sequenza dei pianeti associati ai corrispondenti metalli: Saturno-
piombo, Giove-stagno, Marte-ferro, Venere-rame, Luna-argento, Mercurio-mercurio. Manca il simbolo dell'oro che è il fine ultimo
della trasmutazione e che è legato al Sole. I pianeti sono dunque sette, perchè anticamente anche i due "luminari" il sole e la
luna, erano denominati pianeti.

Ad ogni pianeta viene associato un motto ermetico, seguendo il percorso dal basso in alto a destra, per scendere dall'alto in
basso a sinistra, secondo la direzione indicata dal motto in ebraico Ruach Elohim.
Infine sulla soglia è possibile leggere: SI SEDES NON IS “Se siedi non vai”. Questa frase può anche essere letta al contrario,
cioè da destra verso sinistra: “Se non siedi, vai”.

EPIGRAFI SCOMPARSE DALLA VILLA

VILLAE IANUAM TRANANDO RECLUDENS IÀSON OBTINET LOCUPLES VELLUS MEDEAE. 1680
Oltrepassando la porta di questa villa, lo scopritore Giasone ottiene vello di Medea in gran copia. 1680.

AQUA A QUA HORTI IRRIGANTUR NON EST AQUA A QUA HORTI ALUNTUR

L'acqua con la quale i giardini sono annaffiati non è acqua dalla quale sono alimentati.

CUM SOLO SOPHORUM LAPIS NON SALE ET DATUR SOLE SILE LUPIS

Con la sola pietra dei filosofi non si dà nè il sale nè il sole senza lupi.

QUI POTENTI HODIE PECUNIA NATURAE ARCANA EMITUR SPURIA REVELAT NOBILITAS SED MORTEM NON LEGITIMA
QUAERIT SAPIENTIA

3 versioni:
- Chi compra oggi i potenti arcani della natura col denaro rivela la nobiltà ai bastardi ma la sapienza non legittima
chiede la morte.
- Colui che svela oggi gli arcani della natura al potente cerca da se stesso la morte.
- I potenti che oggi comprano col denaro gli arcani della natura rivelano la nobiltà ai bastardi ma la sapienza non
legittima chiede la morte.

HOC IN RUBE, CAELI RORE, FUSIS AEQUIS, PHYSIS AQUIS,

SOLUM FRACTUM, REDDIT FRUCTUM, DUM CUM SALE NITRI,

AC SOLE, SURGUNT FUMI SPARSI FIMI. ISTUD NEMUS, PARVUS

NUMUS, TENET FORMA SEMPER FIRMA, DUM SUNT ORTAE SINE

ARTE VITES, PYRA, ET POMA PURA. HABENS LACUM, PROPE,

LUCUM, UBI LUPUS NON, SED LUPUS SEPE LUDIT; DUM NON
LAEDIT MITES OVES, ATQUE AVES; CANIS CUSTOS INTER

CASTOS AGNOS FERAS MITTIT FORAS, ET EST AEGRI HUJUS

AGRI AER SOLUS VERA li SALUS, REPLENS HERBIS VIAS URBIS.

SULCI SATI DANT PRO SITI SCYPHOS VINI. [2] INTROVENI,

VIR NON VANUS. EXTRA VENUS. VOBIS, FURES, CLANDO FORES.

LABE LOTUS, BIBAS LAETUS MERI MARE, BACCHI MORE. INTER

UVAS, Sl VIS, OVAS, ET QUOD CUPIS, GRATIS CAPIS. TIBI PARO,

CORDE PURO, QUICQUID PUTAS, A ME PETAS. DANT HIC APES

CLARAS OPES DULCIS MELLIS, SEMPER MOLLIS. HIC IN SILVAE

UMBRA SALVE TU, QUI LUGES, NUNC SI LEGES NOTAS ISTAS,

STANS HIC AESTAS, VERA MISTA; FRONTE MOESTA NUNQUAM

FLERES, INTER FLORES SI MANERES, NEC MANARES INTER FLETUS,

DUM HIC FLATUS AURAE SPIRANT, UNDE SPERANT MESTAE

MENTES INTER MONTES, INTER COLLES, INTER GALLES, ET IN

VALLE HUJUS VILLAE, UBI VALLUS CLAUDIT VELLUS. [3] BONUM

OMEN, SEMPER AMEN ETIAM PETRAE DUM A PUTRE SURGUNT

PATRE, ITA NOTAS, HIC VIX NATUS, IN HAC PORTA, LUTO

PARTA, TEMPUS RIDET, BREVI RODET.

In questa villa dalla rugiada celeste,


dai piani arati e dalle acque correnti,
il suolo dissodato dà frutto;
mentre che, nel salnitro e pel sole,
dallo sparso letame s'alza fumo.
Questo bosco, di poca entità,
conserva sempre identico il suo aspetto;
mentre sono nati spontaneamente i tralci delle viti,
i peri e i meli sinceri.
Vicino al lago v'è un boschetto,
dove spesso scherza non già il lupo, ma la lepre;
scherza senza offendere le miti pecorelle e gli uccelletti.
Il cane custode de' casti agnelli, mette in fuga le fiere;
e la sola aria di questa campagna ridà la salute all'infermo.
Questa tenuta riempie d'erbaggi le vie della città.
I solchi coltivati danno, per la sete, coppe di vino.
Entra, uomo modesto! Che Venere stia lontana!
A voi, ladri, chiudo le porte.
Bevi allegramente, a profusione, vino puro, a mo' di Bacco.
Gioisci tra i vigneti e prendi liberamente ciò che più ti aggrada.
A te preparo schiettamente quanto mi chiedi.
Qui le api producono a dovizia dolce miele, sempre tenero. OPERA COMPIUTA
Salute a te, che piangi all'ombra della selva!
Ora, se tu comprendessi questo,
che qui l'estate è mista alla primavera,
non piangeresti mestamente.
Se tu restassi qui, in mezzo ai fiori, non staresti a piangere,
perché qui spira l'effluvio dell'aria.
Perciò le anime melanconiche sperano tra i monti, tra i colli,
tra i sentieri e nella valle di questa villa,
dove l'ovile recinge le pecore.
Ti faccio buon augurio: che sia sempre così!
Ma tu, appena ti sarai levato, segna qui, su questa soglia,
che il fango ha generata, -
perché le pietre nascono dalla putrefazione,
- che il tempo scherza noncurantemente,
ma che in brev'ora tutto distrugge.

LE DUE VIE ALCHEMICHE

Questa la porta e queste le iscrizioni su cui si sono arrovellati migliaia e migliaia di studiosi, molti pretendendo di aver scoperto il
segreto che in realtà non hanno neppure sfiorato, ma ne hanno scritto per convincere gli altri che loro lo tenessero in pugno,
magari solo per godere di quella fama.

Qualcuno ne ha compreso qualcosa ma non lo ha portato fino in fondo,


per cui ha lasciato solo alcuni messaggi che almeno in parte
corrispondono. Tra questi qualcuno ha parlato dei cosiddetti "soffiatori"
cioè coloro che avevano scambiato il processo per un procedimento
chimico vero, per cui si erano davvero messi ai fornelli soffiando
sull'atanor, il forno alchemico. Da qui il nome di soffiatori.

Questa porta è decisamente alchemica e sull'alchimia sono state distinte


due vie: una maschile e una femminile.

La VIA MASCHILE, cioè quella che devono seguire gli uomini sarebbe
quella diretta, che secca o brucia tutto e va diritta al traguardo, è inoltre
una via attiva, perchè i maschi sono attivi. Fulcanelli nelle "Dimore
Filosofali" informa che qui l'atanor è di coccio (per cui non si vede nulla
dentro) e si odono rumori e fragori. Non ha bisogno di scendere in
miniera perchè mira diritta al sole. E' una via solare, secca e veloce, ed
è chiamata LA VIA REGALE e pure LA VIA DELLA MANO DESTRA.
(vedi il gruppo di UR con Evola Abraxa ecc.)
CONOSCI TE STESSO
La VIA FEMMINILE cioè quella che devono seguire le donne, sarebbe
la via indiretta, è una via umida, lunare, l'atanor è di vetro e dentro vi si vedono molti colori, è più lenta anzi molto più lenta della
via maschile, e ha bisogno di scendere in miniera. E' una via passiva, detta pure la VIA DELLA MANO SINISTRA. (Vedi l'antico
Tantra)

COSA C'E' DI VERO

Molto poco. Non esiste una via maschile e una femminile, queste sono invenzioni mascoline. Siccome in genere i maschi hanno
una gran paura di guardarsi dentro, si sono inventati una via che non passa per l'anima ma solo per la volontà, cioè la mente.

Bruciare tutto significa bruciare i sentimenti e l'istinto, il che è la via


Regia alla rimozione, alla nevrosi e pure alla schizofrenia. Tutta
l'alchimia mascolina ha molto di mentale, infatti gli antichi
avvertivano che la strada era molto rischiosa, potendo portare
all'infarto o alla follia. Un'eventualità che può accadere quando si
usa solo la mente o solo l'anima. Del resto l'anima per conto suo o
la mente per conto suo fanno un mare di danni.

Per una sana via alchemica occorrono tanto il SOLVE quanto il


COAGULA. Scrivevano degli alchimisti che con i solve e coagula
si poteva compiere tutta l'opera. E' vero ma non è affatto facile.

Oggi i moderni psicoterapeuti dovrebbero essere maestri di


alchimia, in quanto capaci di separare la mente dall'anima per poi
riunificarli nel Monstrum perfetto.

Potrebbero ma non avviene quasi mai, perchè i terapeuti quasi


mai hanno fatto la strada fino in fondo e tendono a inserire i
pazienti nel mondo odierno, cioè società e lavoro. Del resto se ne
fregano, perchè non ci sono arrivati nemmeno loro.

Un maestro alchemico dovrebbe aver già conosciuto la strada fino


in fondo, cioè doverebbe aver conosciuto la "morte" e la
"resurrezione" in pratica dovrebbe essere un Iniziato ai SACRI
MISTERI.

L'Alchimia infatti fu una riedizione degli antichi Sacri Misteri, che


funzionarono fintanto che furono guidati e insegnati da donne. Gli
uomini sono bravi nel mondo del "fare" ma nel mondo occulto le
maestre sono le donne.

Pertanto la via alchemica, o iniziatica che è la stessa cosa, Secca,


o Solare, o Maschile, è una bufala inventata dai maschi. Non c'è
esperienza senza consapevolezza e non c'è consapevolezza se
non si uniscono le emozioni con una mente che le osserva e le
comprende.

In quanto al SOLVE e COAGULA, si tratta di lasciarsi andare e di


sentire sentimenti e pulsioni istintuali con il solve, invece di
guardarle e capirle con il coagula.

Siccome non si riesce


mai a fare le due
cose

SOLVE ET COAGULA

UNO IL TUTTO

contemporaneamente, altrimenti saremmo degli iniziati, si comincia col guardare sentimenti e istinti dopo che ci hanno travolti.

Cominciamo cioè ad osservare se stessi. Pertanto per lungo tempo il maschile osserva il femminile, cioè la mente osserva
l'anima, ovvero la parte pensante osserva la parte senziente, o sensibile.

Pertanto il femminile è il Solve e il maschile è il Coagula, come dire che il femminile è mobile acqueo e come l'acqua si agita e si
dilata, mentre il maschile è fisso come il sole, ovvero come il fuoco, e in effetti focalizza, individua e riconosce.

Pertanto il mondo dei sentimenti è Acqua e il mondo della mente é Fuoco. Trattasi però, specificano gli alchimisti, di "un fuoco
che non brucia" e di un'acqua che non bagna le mani". Altresì è detto di un "fuoco che gela" e di un'"acqua che brucia".

Dunque la Via Alchemica è in realtà una via femminile, che può essere percorsa da tutti coloro che lo vogliono, maschi e
femmine, ma la via è uguale per tutti ed è una Via estremamente umida, ma guardata dal fuoco della ragione.

Pertanto:
Femminile = acqua, solve, anima, sentimenti.
Maschile = fuoco, coagula, mente, pensiero.

Ma torneremo ancora sull'argomento.

1 commento:

Anonimo 29 luglio 2013 22:03


Vorrei poter approfondire il concetto di Solve et Coagula, visto al femminile..mi interessa molto. Elena
Rispondi

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