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LA PORTA MAGICA - I
In Piazza Vittorio Emanuele II, a Roma, esiste una porta molto particolare, sorvegliata da due misteriose figure e contornata da
strane scritte in latino: è nota come la “PORTA MAGICA”.
La sua posizione originaria era a circa 50 m. verso l'incrocio di via Carlo Alberto con via di San Vito, lungo un muro perimetrale
che fronteggiava la Strada Felice, con villa Palombara situata tra le antiche Strada Felice e Strada Gregoriana (attuale via
Merulana).
La Strada Felice era un rettilineo fatto costruire da papa Sisto V nel 1588, partiva da Trinità dei Monti passava per Santa Maria
Maggiore e proseguiva fino a piazza Santa Croce in Gerusalemme.
Nel 1873 la Porta Magica fu smontata e ricostruita nel 1888 all'interno dei giardini di piazza Vittorio, su un vecchio muro
perimetrale della chiesa di Sant'Eusebio, e accanto furono aggiunte due statue del dio Bes, (Nel mondo romano si ritrovano sue
immagini collegate al culto di Iside) che si trovavano in origine nei giardini del Palazzo del Quirinale.
"Poco distante di là, nella villa Palombara fu trovata una Statua ornata di grottesche che fu quasi intieramente distrutta dai
cavatori. Nella stessa Villa l'anno 1781 fu trovato il celebre Discobolo Vaticano copia di uno di bronzo di Mirone".
LA PORTA ERMETICA
La PORTA ERMETICA O MAGICA è dunque addossata ad un muro dei giardini di Vittorio Emanuele II, facente parte di una
fontana monumentale della Roma antica, detta dei TROFEI DI MARIO. Si compone di un frontone sorretto da un architrave e due
stipiti, alla cui base è posto un gradino, il tutto in pietra marmorea. C’è da precisare che la parola “Vetriolo” (Vitriolum), posto sulla
base dei manufatto, ha una particolare rilevanza nel simbolismo alchemico: è un acrostico, le cui lettere vanno a formare la
seguente frase:
Visita Interiora Terrae, Rectificando Invenies Occuitum Lapidem, Unicam Medicinam
(“Visita l'interno della terra, rettificando troverai una pietra nascosta, unica medicina”). Il “discepolo dell’arte”, per portare a
termine la Grande Opera, dovrà adoperarsi con saggezza e pazienza per raggiungere la conoscenza necessaria ad arrivare al
“vetriolo”.
Le incisioni sul portale di travertino furono volute dal marchese Massimiliano di Palombara, padrone della villa e del portale, a
favore di tutti quelli che, con cuore puro e nobili scopi volessero compiere la Grande Opera, un segreto custodito da secoli dai
Maestri d’Alchimia e d’Ermetismo.
La Porta Alchemica è l'unica sopravvissuta delle cinque porte di villa Palombara, una ricca villa sorta a sua volta sui resti di un
antico monumento romano.
Sull'arco della porta perduta sul lato opposto vi era un'iscrizione che permette di datarla al 1680; inoltre vi erano altre quattro
iscrizioni perdute sui muri della palazzina all'interno della villa.
Il marchese romano pare venne a conoscenza di questi segreti per la sua amicizia con Francesco Giuseppe Borri, un alchimista
che si dice fosse riuscito a scoprire la Pietra Filosofale, proprio nei laboratori sotterranei del Palombara.
Nato il 4 maggio 1627 a Milano, Borri frequentò il seminario dei Gesuiti di Roma, da cui fu espulso per troppa “vivacità” (aveva
capeggiato una rivolta di studenti).
Continuò gli studi di medicina e chimica per conto proprio e cinque anni dopo, abbandonata la mondanità e le frivolezze carnali,
iniziò lo studio della teologia e dell’ermetismo.
Pubblicò ad Amsterdam nel 1664 il suo primo testo alchemico: Specimina Quinque
Chymiae Hyppocraticae.
I suoi interessi gli valsero, nel 1661, la condanna del tribunale dell’inquisizione, sempre
ameni questi prelati, che lo costrinse a fuggire all’estero. Medico brillante viaggiò e
fuggì tra le varie corti d'Europa, operando strabilianti guarigioni.
Nel 1665 Borri conobbe, tornato a Roma, Cristina di Svezia, accolto nel suo salotto di
Palazzo Riaro alla Lungara (Palazzo Corsini). Qui la sovrana si era fatta allestire
alcuni laboratori per dedicarsi all’Arte Alchemica.
Qui Borri conobbe Athanasius Kircher ed il poeta ermetico Francesco Maria Santinelli, VITRIOL
ai quali diede prova della sua abilità di Alchimista. A Roma risiedeva anche il marchese
di Palombara, nella residenza del quale Borri si recò un giorno, seguito da alcune guardie dell’inquisizione.
Nel 1670 morì il re Federico III, suo protettore, per cui venne
recluso nelle carceri del famigerato sant'Uffizio con l'accusa di
eresia et venificium, e costretto ad abiurare in pubblico nel 1672.
LA LEGGENDA
Secondo alcuni studiosi la carta potrebbe riferirsi, per concordanze storiche e geografiche e per il passaggio tra le mani di alcuni
appartenenti al circolo alchemico di villa Palombara, al misterioso manoscritto Voynich, della collezione di testi alchemici di
re Rodolfo II di Boemia, donati da Cristina di Svezia, l'intelligentissima e rivoluzionaria regina al suo libraio Isaac Vossius, per
finire nelle mani dell'erudito Athanasius Kircher, uno degli insegnanti del Borri nella scuola gesuitica, a sua volta accanito
alchimista.
Ma il manoscritto Voynich sembra una truffa colossale ottenuta scopiazzando figure solo vagamente alchemiche a piante
inventate con un linguaggio inventato.
LA PIETRA FILOSOFALE
LA PIETRA FILOSOFALE
Poiché si pensava che gli elementi dell'universo fossero formati della stessa sostanza primigenia, identica in tutti ma in
proporzioni diverse, si supponeva che tali proporzioni potessero essere variate da un agente catalizzatore (la pietra filosofale)
capace di riportarli alla loro materia prima. La maggiore o minore presenza di quel composto originario era ciò che determinava
appunto le loro mutazioni.
Per ottenere la pietra filosofale si doveva adoperare un forno speciale denominato athanor. Questo forno per alcuni era tondo
come una testa umana (il che farebbe pensare a un'operazione psichica), per alcuni era di coccio, per altri di vetro (a seconda
che vi si potesse guardare o meno dentro (il che fa pensare a una qualità introspettiva), nel coccio si sarebbero uditi rumori
mentre nel vetro si sarebbero visti colori, e di nuovo fa pensare all'osservazione o meno delle proprie emozioni.
Francesco Girolamo Cancellieri (Roma, 10 ottobre 1751 – Roma, 29 dicembre 1826) storico, bibliotecario, bibliografo, autore di
numerose opere di storia, archeologia, liturgia e agiografia, alcune delle quali sono ancora inedite.
Giovanissimo, nel 1768, fu iscritto all'Accademia dell'Arcadia e cominciò a comporre versi che gli diedero fama. Alla morte del
padre fu costretto ad abbandonare gli studi e a cercare una sistemazione economica in vari luoghi.
Le immagini riprodotte potrebbero essere il punto di partenza per giungere alla “Occultuam Lapidem”, quella “Pietra Nascosta” di
cui parlavano gli Antichi Maestri d’Ermetismo, cioè la Pietra Filosofale, tramite la quale è possibile trasmutare il piombo in oro.
LA STELLA DI SALOMONE
LE INCISIONI
Interno al doppio cerchio si può osservare una specie di “stella di Davide”, la quale però, da un punto di vista Alchemico,
rappresenta l'unione degli elementi “Fuoco”, (il triangolo con il vertice in alto), ed “Acqua” (il triangolo con vertice in basso).
Quest'unione di figure geometriche è a sua volta sormontata dal simbolo della terra (un cerchio sormontato da una croce latina),
dove all'interno del cerchio è possibile leggere:
CENTRUM IN TRIGONO CENTRI Cioè: “Il centro (sta) nel trigono del centro”.
Ancora, all’interno di questo cerchio raffigurante l’emblema della terra è visibile il simbolo del sole (un cerchio semplice con un
punto al centro), il che raffigura anche la simbologia dell’Oro Alchemico. Al centro dell’architrave, invece, si può leggere in lingua
ebraica (l’alfabeto Caldeo- Semitico si legge da destra a sinistra):
Sulla soglia:
EST OPUS OCCULTUM VERI SOPHI APERIRE TERRAM UT GERMINET SALUTEM PRO POPULO
È opera occulta dei veri saggi aprire la terra affinché germogli la salvezza per il popolo.
Delimitata dalla simbologia alchemica degli “Spiriti Planetari” di Saturno (rappresentazione del piombo) e di Giove (stagno),
rispettivamente posti a sinistra e a destra dell’architrave, si trova scritto su due righe:
“Quando nella tua casa i neri corvi partoriranno bianche colombe sarai chiamato sapiente”.
QUI SCIT
COMBURERE AQUA
ET LAVARE IGNE
FACIT DE TERRA
COELUM
ET DE COELO TERRAM
PRETIOSAM
“Chi sa bruciare con l'acqua e lavare con il fuoco fa cielo della terra e del cielo terra preziosa
”.
Ancora più in basso, è possibile decifrare la seguente iscrizione posta al di sotto del simbolo di Mercurio:
AZOT ET IGNIS
DEALBANDO
LATONAM VENIET
SINE VESTE DIANA
DIAMETER SPHAERAE
THAU CIRCULI
CRUX ORBIS
NON ROBIS PROSUNT
“Il diametro della sfera, il Thau del cerchio, la croce del globo non sono di vantaggio ai ciechi”.
“Se farai volare la terra sopra il tuo capo, con le sue penne, convertirai le acque dei torrenti in pietra”.
Giunti a questo punto, sempre nello stipite di destra, al di sotto dell'iscrizione dei glifo di Venere, troviamo l'immagine capovolta
dei Mercurio (o Antimonio), con scritto:
FILIUS NOSTER
MORTUUS VIVIT
REX AB IGNE REDIT
ET CONIUGIO
GAUDET OCCULTO
“Nostro figlio morto vive; il re, dal fuoco ritorna e gode di occulta unione”.
I simboli alchemici lungo gli stipiti della porta seguono la sequenza dei pianeti associati ai corrispondenti metalli: Saturno-
piombo, Giove-stagno, Marte-ferro, Venere-rame, Luna-argento, Mercurio-mercurio. Manca il simbolo dell'oro che è il fine ultimo
della trasmutazione e che è legato al Sole. I pianeti sono dunque sette, perchè anticamente anche i due "luminari" il sole e la
luna, erano denominati pianeti.
Ad ogni pianeta viene associato un motto ermetico, seguendo il percorso dal basso in alto a destra, per scendere dall'alto in
basso a sinistra, secondo la direzione indicata dal motto in ebraico Ruach Elohim.
Infine sulla soglia è possibile leggere: SI SEDES NON IS “Se siedi non vai”. Questa frase può anche essere letta al contrario,
cioè da destra verso sinistra: “Se non siedi, vai”.
VILLAE IANUAM TRANANDO RECLUDENS IÀSON OBTINET LOCUPLES VELLUS MEDEAE. 1680
Oltrepassando la porta di questa villa, lo scopritore Giasone ottiene vello di Medea in gran copia. 1680.
AQUA A QUA HORTI IRRIGANTUR NON EST AQUA A QUA HORTI ALUNTUR
L'acqua con la quale i giardini sono annaffiati non è acqua dalla quale sono alimentati.
CUM SOLO SOPHORUM LAPIS NON SALE ET DATUR SOLE SILE LUPIS
Con la sola pietra dei filosofi non si dà nè il sale nè il sole senza lupi.
QUI POTENTI HODIE PECUNIA NATURAE ARCANA EMITUR SPURIA REVELAT NOBILITAS SED MORTEM NON LEGITIMA
QUAERIT SAPIENTIA
3 versioni:
- Chi compra oggi i potenti arcani della natura col denaro rivela la nobiltà ai bastardi ma la sapienza non legittima
chiede la morte.
- Colui che svela oggi gli arcani della natura al potente cerca da se stesso la morte.
- I potenti che oggi comprano col denaro gli arcani della natura rivelano la nobiltà ai bastardi ma la sapienza non
legittima chiede la morte.
LUCUM, UBI LUPUS NON, SED LUPUS SEPE LUDIT; DUM NON
LAEDIT MITES OVES, ATQUE AVES; CANIS CUSTOS INTER
Questa la porta e queste le iscrizioni su cui si sono arrovellati migliaia e migliaia di studiosi, molti pretendendo di aver scoperto il
segreto che in realtà non hanno neppure sfiorato, ma ne hanno scritto per convincere gli altri che loro lo tenessero in pugno,
magari solo per godere di quella fama.
La VIA MASCHILE, cioè quella che devono seguire gli uomini sarebbe
quella diretta, che secca o brucia tutto e va diritta al traguardo, è inoltre
una via attiva, perchè i maschi sono attivi. Fulcanelli nelle "Dimore
Filosofali" informa che qui l'atanor è di coccio (per cui non si vede nulla
dentro) e si odono rumori e fragori. Non ha bisogno di scendere in
miniera perchè mira diritta al sole. E' una via solare, secca e veloce, ed
è chiamata LA VIA REGALE e pure LA VIA DELLA MANO DESTRA.
(vedi il gruppo di UR con Evola Abraxa ecc.)
CONOSCI TE STESSO
La VIA FEMMINILE cioè quella che devono seguire le donne, sarebbe
la via indiretta, è una via umida, lunare, l'atanor è di vetro e dentro vi si vedono molti colori, è più lenta anzi molto più lenta della
via maschile, e ha bisogno di scendere in miniera. E' una via passiva, detta pure la VIA DELLA MANO SINISTRA. (Vedi l'antico
Tantra)
Molto poco. Non esiste una via maschile e una femminile, queste sono invenzioni mascoline. Siccome in genere i maschi hanno
una gran paura di guardarsi dentro, si sono inventati una via che non passa per l'anima ma solo per la volontà, cioè la mente.
SOLVE ET COAGULA
UNO IL TUTTO
contemporaneamente, altrimenti saremmo degli iniziati, si comincia col guardare sentimenti e istinti dopo che ci hanno travolti.
Cominciamo cioè ad osservare se stessi. Pertanto per lungo tempo il maschile osserva il femminile, cioè la mente osserva
l'anima, ovvero la parte pensante osserva la parte senziente, o sensibile.
Pertanto il femminile è il Solve e il maschile è il Coagula, come dire che il femminile è mobile acqueo e come l'acqua si agita e si
dilata, mentre il maschile è fisso come il sole, ovvero come il fuoco, e in effetti focalizza, individua e riconosce.
Pertanto il mondo dei sentimenti è Acqua e il mondo della mente é Fuoco. Trattasi però, specificano gli alchimisti, di "un fuoco
che non brucia" e di un'acqua che non bagna le mani". Altresì è detto di un "fuoco che gela" e di un'"acqua che brucia".
Dunque la Via Alchemica è in realtà una via femminile, che può essere percorsa da tutti coloro che lo vogliono, maschi e
femmine, ma la via è uguale per tutti ed è una Via estremamente umida, ma guardata dal fuoco della ragione.
Pertanto:
Femminile = acqua, solve, anima, sentimenti.
Maschile = fuoco, coagula, mente, pensiero.
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