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• data una funzione f definita in un insieme A, esiste una funzione g definita in A, tale che
g 0 (x) = f (x), ∀x ∈ A ?
y 0 = f (x), ∀x ∈ A.
g 0 (x) = f (x), ∀x ∈ A.
Problema 2. Una funzione puó avere due primitive che non differiscono per una costante?
La risposta a questa domanda è fornita, nel caso particolare in cui A sia un intervallo, dal
Corollario 3 del Teorema di Lagrange. Infatti da tale corollario segue immediatamente
Analisi Matematica 2 2
In conclusione:
Problemi aperti:
Per quanto riguarda il problema 1, osserviamo che se f è una funzione per cui si sanno calcolare
le primitive, allora la loro esistenza è assicurata.
Il problema si presenta allora nel caso in cui non si sanno calcolare le primitive.
Esempi.
2. Se f (x) = x1 , è immediato osservare che, sia in (−∞, 0) che in (0, +∞), le funzioni g(x) =
ln |x| + K sono le primitive di f (x).
2
3. Se f (x) = e−x , non si sanno calcolare in modo esplicito le primitive; allora ci si chiede se
esistono oppure no.
Vedremo che in effetti le primitive esistono, ma non si possono esprimere esplicitamente
in termini delle funzioni elementari.
Proveremo (come conseguenza del teorema fondamentale del calcolo integrale) che
Per quanto riguarda il problema 2, è interessante osservare che, se la funzione che consideriamo
è una derivata, allora le sue primitive sono la funzione stessa e tutte le sue traslate verticali.
Pertanto la tabella che elenca la derivata delle funzioni elementari (nella colonna a sinistra sono
elencate le funzioni elementari e nella colonna a destra sono elencate le derivate corrispondenti)
fornisce una tabella di primitive (nella colonna a sinistra si trovano - a meno di una costante -
le primitive delle funzioni della colonna a destra).
Analisi Matematica 2 3
e quindi
(αF + βG)0 (x) = αF 0 (x) + βG0 (x) = αf (x) + βg(x);
ció significa che (αF + βG)(x) è una primitiva di αf (x) + βg(x), da cui segue la tesi, per
definizione di integrale indefinito.
Se le funzioni a primo e secondo membro sono uguali, hanno anche uguale integrale indefinito,
cioè Z Z
f 0 (x) g(x) dx = ((f g)0 (x) − f (x) g 0 (x)) dx.
(La costante K non compare esplicitamente perchè è “inglobata” in quella dell’ integrale!)
Il metodo di integrazione per parti si usa quando la funzione integranda si presenta come il
prodotto di due funzioni, di cui una si qualifica come la derivata di una funzione nota.
Naturalmente il metodo è utile solo nel caso in cui l’ integrale a secondo membro è piú facile da
calcolare ( o almeno non piú difficile) di quello a primo membro.
1. xex dx,
R R n x
x e dx, n = 2, 3 . . . ;
R R n
2. x sin x dx, x sin x dx, n = 2, 3 . . . ;
R R n
3. x cos x dx, x cos x dx, n = 2, 3 . . . ;
R x R x
4. e cos x dx, e sin x dx.
Analisi Matematica 2 5
pertanto si ha Z
xex dx = xex − x + K.
pertanto si ha Z Z
x x
e sin x dx = e cos x − ex cos x dx;
se applica nuovamente il metodo per parti all’ integrale a secondo membro, ponendo ancora
si ottiene Z Z
ex sin x dx = ex cos x − ex sin x − ex sin x dx,
e quindi
ex cos x − ex sin x
Z
ex sin x dx = + K.
2
Sia f (x) una funzione (continua) e poniamo x = φ(t), con φ(t) derivabile (con derivata continua).
Se G(x) è una primitiva di f (x) : G0 (x) = f (x), e consideriamo la funzione composta G(φ(t)),
dalla formula di derivazione delle funzioni composte segue che
d
G(φ(t)) = G0 (φ(t)) φ0 (t) = f (φ(t)) φ0 (t).
dt
Questo significa che la funzione composta G(φ(t)) è una primitiva della funzione a secondo
membro f (φ(t)) φ0 (t).
Viceversa, se G(φ(t)) è una primitiva di f (φ(t)) φ0 (t), allora G(x) è una primitiva di f (x).
Dunque, se si tiene conto della definizione di integrale indefinito, si ha la formula seguente
Z Z
0
f (φ(t)) φ (t) dt = f (x) dx ,
x=φ(t)
• da destra a sinistra.
Precisamente
• se si deve calcolare un integrale che si presenta nella forma
Z
f (φ(t)) φ0 (t) dt,
allora
– si pone x = φ(t), e quindi dx = φ0 (t) dt,
R
– si calcola l’ integrale f (x) dx cosı́ ottenuto (si suppone facile da calcolare);
– dopo aver effettuato il calcolo, si sostituisce x con φ(t).
La funzione cosı́ ottenuta (a meno della costante) fornisce l’ integrare desiderato.
• Se invece si deve calcolare un integrale
Z
f (x) dx,
– dopo aver effettuato il calcolo, si deve esprimere la funzione ottenuta nella variabile
x; per fare ció occorre sostituire t con la funzione inversa (che deve esistere!) φ−1 (x).
La funzione cosı́ ottenuta (a meno della costante) fornisce l’ integrale desiderato.
Esempi.
1. cos x sin3 x dx = y 3 dy, se y = sin x e quindi dy = cos x dx.
R R
R x R t+1
3. (x−1) 3 dx = t3
dt, se si pone x = t + 1 e quindi dx = dt.
1+tan2 (x/2) 2 2t
Poiché dt = 2 dx, si ha dx = 1+t 2 dt; inoltre sin x = t2 +1 ; allora si ha
Z Z
1 1 2
dx = 2t dt.
sin x + 1 t2 +1
+ 1 1 + t2
R√
5. Per calcolare 1 − x2 dx, si opera la sostituzione x = sin t, con t ∈ [−π/2, π/2].
√
Poiché dx = cos t dt e 1 − x2 = cos t, l’ integrale diventa
Z p Z Z
1 + cos(4t)
1 − x2 dx = cos2 t dt = dt.
2
1 x
R
6. Per calcolare ex +e −x dx, si opera la sostituzione t = e , cioè x = ln t.
1
Poiché dx = t dt, l’ integrale diventa
Z Z
1 t 1
x −x
dx = 2
dt.
e +e t +1 t
Analisi Matematica 2 7
P (x)
.
Q(x)
In questa sezione elaboriamo un metodo per calcolare l’ integrale indefinito di una tale funzione.
Per prima cosa osserviamo che se n ≥ m, si puó dividere P (x) per Q(x) e scrivere
Analizziamo alcuni casi particolari e mostriamo che il caso generale puó essere sempre ricondotto
a questi casi particolari.
(a) x2 + cx + d = (x − α1 )(x − α2 ).
In questo caso esistono A1 e A2 tali che
ax + b A1 A2
= +
x2 + cx + d x − α1 x − α2
(A1 e A2 si determinano calcolando la somma a secondo membro e uguagliando i
numeratori a primo e secondo membro).
Allora si ha
Z Z Z Z Z
ax + b A1 A2 1 1
2
dx = dx + dx = A1 dx + A2 dx
x + cx + d x − α1 x − α2 x − α1 x − α2
= A1 ln |x − α1 | + A2 ln |x − α2 | + K.
Analisi Matematica 2 8
(b) x2 + cx + d = (x − α)2 .
In questo caso esistono A1 e A2 tali che
ax + b A1 A2
= +
x2 + cx + d x − α (x − α)2
(A1 e A2 si determinano calcolando la somma a secondo membro e uguagliando i
numeratori a primo e secondo membro).
Allora si ha
Z Z Z Z Z
ax + b A1 A2 1 1
2
dx = dx + 2
dx = A 1 dx + A 2 dx
x + cx + d x−α (x − α) x−α (x − α)2
1
= A1 ln |x − α| − A2 + K.
x−α
(c) x2 + cx + d non ha radici reali.
• Se x2 + cx + d = x2 + 1, allora
ax + b x 1
=a 2 +b 2 ,
x2 + 1 x +1 x +1
e quindi Z Z Z
ax + b x 1
2
dx = a 2
dx + b 2
dx
x +1 x +1 x +1
a
= ln(x2 + 1) + b arctan x + K.
2
• Se x2 + cx + d = x2 + h2 , allora
ax + b 1 ax + b
2 2
= 2 x 2 .
x +h h (h) + 1
Se si pone t = hx , cioè x = ht, e quindi dx = h dt, ci si riduce al caso precedente.
• Nel caso generale, si puó scrivere x2 + cx + d = (x + γ)2 + h2 e quindi
ax + b 1 ax + b
= 2 x+γ 2 .
x2 + cx + d h ( h ) +1
Se si pone t = x+γ
h , cioè x = ht − γ, e quindi dx = h dt, ci si riduce nuovamente
al primo caso particolare.
3. Il grado del denominatore è m = 3.
Distinguiamo quattro casi.
(x2 + cx + d)m , m ≥ 2.
Questa formula, se applicata piú volte consente di ridurre il calcolo al caso in cui m = 1.
1
R
[La formula precedente si ottiene integrando per parti (u2 +a2 )m−1
du.]
Si pone
x = a sin t, t ∈ [−π/2, π/2], e dx = a cos t dt
e si ottiene una funzione razionale di sin t e cos t.
Si pone
x = a sinh t, e dx = a cosh t dt
e si ottiene una funzione razionale di sinh t e cosh t.
Se si tiene conto poi della definizione di seno e coseno iperbolico, la sostituzione u = et ,
cioè t = ln u, dt = du/u, si otterrá una funzione razionale di u.
Per ritornare alla variabile x sará necessario usare le funzioni iperboliche inverse.
Si pone
x = a cosh t, e dx = a sinh t dt
e si ottiene una funzione razionale di sinh t e cosh t.
Se si tiene conto poi della definizione di seno e coseno iperbolico, la sostituzione u = et ,
cioè t = ln u, dt = du/u, si otterrá una funzione razionale di u.
Anche ora, per ritornare alla variabile x sará necessario usare le funzioni iperboliche inverse.