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Analisi Matematica 2 1

CORSO DI STUDI IN SMID


CORSO DI ANALISI MATEMATICA 2
CAPITOLO 2
CALCOLO INTEGRALE

1 Primitive e integrali indefiniti


1.1 Definizione di primitiva e di integrale indefinito
Data una funzione f definita in un insieme A, si puó considerare la sua derivata I, f 0 , che è una
nuova funzione definita in un sottoinsieme A0 di I.
Se si conosce f, si conosce anche la funzione f 0 , che è univocamente determinata da f.
Si puó considerare il seguente
Problema inverso:

• data una funzione f definita in un insieme A, esiste una funzione g definita in A, tale che

g 0 (x) = f (x), ∀x ∈ A ?

• In caso affermativo, si puó determinare g(x), conoscendo f (x)?

È immediato osservare che, se esiste, g(x) soddisfa la seguente equazione

y 0 = f (x), ∀x ∈ A.

L’ equazione precedente è il piú semplice esempio di equazione differenziale nell’ incognita y.


Se g(x) è una soluzione di questa equazione, si dice che g è una primitiva di f in A.
Dunque, primitiva di un funzione f in un insieme A è una funzione g derivabile in A tale che

g 0 (x) = f (x), ∀x ∈ A.

Problema 1. Quante primitive puó avere una funzione?


È facile verificare che

• Se g è una primitiva di f in un insieme A, allora, per ogni K ∈ R, la funzione g + K è


ancora una primitiva di f.
Perció se una funzione f ha una primitiva g, ne ha infinite, ottenute aggiungendo a g una
costante arbitraria K.
È immediato osservare che il grafico di tutte queste primitive è ottenuto dal grafico di g
mediante una traslazione verticale.
Questo significa che, se l’ equazione differenziale y 0 = f (x) ha una soluzione g in A, allora
ha infinite soluzioni g(x) + K.
Per determinarne una, è sufficiente assegnare una condizione iniziale y(x0 ) = y0 (con
x0 ∈ A), cioè imporre che la curva y = g(x) + K passi per il punto P0 = (x0 , y0 ).
Per ogni P0 = (x0 , y0 ) esiste un unico valore di K per cui è verificata la condizione iniziale.

Problema 2. Una funzione puó avere due primitive che non differiscono per una costante?
La risposta a questa domanda è fornita, nel caso particolare in cui A sia un intervallo, dal
Corollario 3 del Teorema di Lagrange. Infatti da tale corollario segue immediatamente
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Teorema. Se g1 e g2 sono primitive di una funzione f su un intervallo I, allora esiste una


costante reale K tale che
g2 (x) = g1 (x) + K, ∀x ∈ I.

Dimostrazione Basta osservare che le due funzioni g1 e g2 hanno uguale derivata in I.


Osservazione. Se A non è un intervallo, cioè è non connesso, allora puó accadere che due
primitive di una stessa funzione su A non differiscano per una costante.
Infatti in tale situazione una funzione puó avere derivata nulla, senza essere costante.

In conclusione:

• se una funzione f ha una primitiva g in un intervallo, allora ha infinite primitive che


differiscono da g per una costante additiva arbitraria.

• se un’ equazione differenziale y 0 = f (x) ammette una soluzione y = g(x) in un intervallo,


allora ha infinite soluzioni, che differiscono dalla soluzione precedente per una costante
additiva arbitraria e, per ogni condizione iniziale y(x0 ) = y0 , esiste una unica soluzione
che la soddisfa.

Problemi aperti:

1. Quali funzioni ammettono primitive?

2. Come si determinano le primitive, quando esistono?

Per quanto riguarda il problema 1, osserviamo che se f è una funzione per cui si sanno calcolare
le primitive, allora la loro esistenza è assicurata.
Il problema si presenta allora nel caso in cui non si sanno calcolare le primitive.
Esempi.

1. Se f (x) = ex , è immediato osservare che le funzioni g(x) = ex + K sono le primitive della


funzione f (x).

2. Se f (x) = x1 , è immediato osservare che, sia in (−∞, 0) che in (0, +∞), le funzioni g(x) =
ln |x| + K sono le primitive di f (x).
2
3. Se f (x) = e−x , non si sanno calcolare in modo esplicito le primitive; allora ci si chiede se
esistono oppure no.
Vedremo che in effetti le primitive esistono, ma non si possono esprimere esplicitamente
in termini delle funzioni elementari.

Proveremo (come conseguenza del teorema fondamentale del calcolo integrale) che

• ogni funzione continua ammette primitive.

Per quanto riguarda il problema 2, è interessante osservare che, se la funzione che consideriamo
è una derivata, allora le sue primitive sono la funzione stessa e tutte le sue traslate verticali.
Pertanto la tabella che elenca la derivata delle funzioni elementari (nella colonna a sinistra sono
elencate le funzioni elementari e nella colonna a destra sono elencate le derivate corrispondenti)
fornisce una tabella di primitive (nella colonna a sinistra si trovano - a meno di una costante -
le primitive delle funzioni della colonna a destra).
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La famiglia delle primitive di una funzione f (x) si indica abitualmente


Z
f (x) dx

e si chiama integrale indefinito della funzione f.


La ragione del simbolo e del nome usati per indicare le primitive sta (come vedremo) nel legame
tra le primitive e l’ integrale definito.

Nelle notazioni fissate, è immediato osservare che l’ operazione di derivazione e l’ operazione di


integrazione indefinita sono legate dalle seguenti relazioni:
• Per ogni funzione f derivabile,
Z
f 0 (x) dx = f (x) + K.

• Per ogni funzione che ammette primitive,


Z 
d
f (x) dx = f (x).
dx

1.2 Integrali indefiniti elementari


In questa sezione diamo un elenco di integrali elementari, che si deduce dalla tabella delle derivate
delle funzioni elementari, letta in senso “inverso” (cioè da destra a sinistra.
Nella tabella che segue, f (x) è una funzione e g(x) è una sua primitiva.
Pertanto per scrivere l’ integrale indefinito, come insieme di tutte le primitive (su un intervallo)
occorre aggiungere sempre alla funzione g(x) una costante arbitraria K.
f (x) = 1, g(x) = x;
xα+1
f (x) = xα , α 6= 1, g(x) = ;
α+1
1
f (x) = , g(x) = ln |x|;
x
f (x) = sin x, g(x) = − cos x;
f (x) = cos x, g(x) = sin x;
1
f (x) = = 1 + tan2 x, g(x) = tan x;
cos2 x
1
f (x) = , g(x) = − cot x;
sin2 x
f (x) = ex , g(x) = ex ;
ax
f (x) = ax , a > 0, a 6= 1, g(x) = ;
ln a
1
f (x) = , g(x) = arctan x;
1 + x2
1
f (x) = √ , g(x) = arcsin x;
1 − x2
f (x) = sinh x, g(x) = cosh x;
f (x) = cosh x, g(x) = sinh x;
1
f (x) = , g(x) = tanh x;
cosh2 x
1
f (x) = , g(x) = − coth x.
sinh2 x
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1.3 Linearitá dell’ integrale indefinito


È noto che la derivazione è un’ operazione lineare, nel senso che

(αf + βg)0 (x) = αf 0 (x) + βg 0 (x),

per α, β reali e f, g derivabili.


Come conseguenza si prova che anche l’ operazione di integrazione indefinita è lineare, nel senso
che Z Z Z
(αf (x) + βg(x)) dx = α f (x) dx + β g(x) dx.

Dimostrazione. Se F (x) e G(x) sono primitive di f (x) e di g(x) rispettivamente, allora

F 0 (x) = f (x), G0 (x) = g(x),

e quindi
(αF + βG)0 (x) = αF 0 (x) + βG0 (x) = αf (x) + βg(x);
ció significa che (αF + βG)(x) è una primitiva di αf (x) + βg(x), da cui segue la tesi, per
definizione di integrale indefinito.

1.4 Integrazione per parti


Ricordiamo la regola di derivazione del prodotto:

(f g)0 (x) = f 0 (x) g(x) + f (x) g 0 (x),

se f e g sono funzioni derivabili. Da tale formula segue che

f 0 (x) g(x) = (f g)0 (x) − f (x) g 0 (x).

Se le funzioni a primo e secondo membro sono uguali, hanno anche uguale integrale indefinito,
cioè Z Z
f 0 (x) g(x) dx = ((f g)0 (x) − f (x) g 0 (x)) dx.

Utilizzando la lineritá dell’ integrale e l’ identitá (f g)0 (x) dx = f (x)g(x) + K, si ottiene la


R

seguente formula, nota come formula di integrazione per parti


Z Z
f (x) g(x) dx = f (x)g(x) − f (x) g 0 (x) dx.
0

(La costante K non compare esplicitamente perchè è “inglobata” in quella dell’ integrale!)

Il metodo di integrazione per parti si usa quando la funzione integranda si presenta come il
prodotto di due funzioni, di cui una si qualifica come la derivata di una funzione nota.
Naturalmente il metodo è utile solo nel caso in cui l’ integrale a secondo membro è piú facile da
calcolare ( o almeno non piú difficile) di quello a primo membro.

Esempi. I seguenti integrali si calcolano per parti:

1. xex dx,
R R n x
x e dx, n = 2, 3 . . . ;
R R n
2. x sin x dx, x sin x dx, n = 2, 3 . . . ;
R R n
3. x cos x dx, x cos x dx, n = 2, 3 . . . ;
R x R x
4. e cos x dx, e sin x dx.
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xex dx, si pone


R
Se ad esempio si considera l’ integrale

f 0 (x) = ex , g(x) = x, da cui segue f (x) = ex , g 0 (x) = 1;

pertanto si ha Z
xex dx = xex − x + K.

ex sin x dx, si pone (ma la scelta è in questo caso indifferente!)


R
Se si considera l’ integrale

f 0 (x) = ex , g(x) = sin x, da cui segue f (x) = ex , g 0 (x) = cos x;

pertanto si ha Z Z
x x
e sin x dx = e cos x − ex cos x dx;

se applica nuovamente il metodo per parti all’ integrale a secondo membro, ponendo ancora

f 0 (x) = ex , g(x) = cos x, da cui segue f (x) = ex , g 0 (x) = − sin x,

si ottiene Z Z
ex sin x dx = ex cos x − ex sin x − ex sin x dx,

da cui si ricava che Z


2 ex sin x dx = ex cos x − ex sin x + K

e quindi
ex cos x − ex sin x
Z
ex sin x dx = + K.
2

1.5 Integrazione per sostituzione


Ricordiamo la regola di derivazione di una funzione composta:
d
G(φ(t)) = G0 (φ(t)) φ0 (t).
dt

Sia f (x) una funzione (continua) e poniamo x = φ(t), con φ(t) derivabile (con derivata continua).
Se G(x) è una primitiva di f (x) : G0 (x) = f (x), e consideriamo la funzione composta G(φ(t)),
dalla formula di derivazione delle funzioni composte segue che
d
G(φ(t)) = G0 (φ(t)) φ0 (t) = f (φ(t)) φ0 (t).
dt
Questo significa che la funzione composta G(φ(t)) è una primitiva della funzione a secondo
membro f (φ(t)) φ0 (t).
Viceversa, se G(φ(t)) è una primitiva di f (φ(t)) φ0 (t), allora G(x) è una primitiva di f (x).
Dunque, se si tiene conto della definizione di integrale indefinito, si ha la formula seguente
Z Z 
0
f (φ(t)) φ (t) dt = f (x) dx ,
x=φ(t)

che è nota come formula di integrazione per sostituzione.

La formula precedente puó essere usata in due modi:


• da sinistra a destra;
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• da destra a sinistra.
Precisamente
• se si deve calcolare un integrale che si presenta nella forma
Z
f (φ(t)) φ0 (t) dt,

allora
– si pone x = φ(t), e quindi dx = φ0 (t) dt,
R
– si calcola l’ integrale f (x) dx cosı́ ottenuto (si suppone facile da calcolare);
– dopo aver effettuato il calcolo, si sostituisce x con φ(t).
La funzione cosı́ ottenuta (a meno della costante) fornisce l’ integrare desiderato.
• Se invece si deve calcolare un integrale
Z
f (x) dx,

ma non lo si sa fare direttamente, si puó


– cercare una opportuna funzione φ(t) con cui sostituire x e sostituire dx con φ0 (t) dt;
– calcolare l’ integrale f (φ(t)) φ0 (t) dt, cosı́ ottenuto (si suppone facile da calcolare);
R

– dopo aver effettuato il calcolo, si deve esprimere la funzione ottenuta nella variabile
x; per fare ció occorre sostituire t con la funzione inversa (che deve esistere!) φ−1 (x).
La funzione cosı́ ottenuta (a meno della costante) fornisce l’ integrale desiderato.

Esempi.
1. cos x sin3 x dx = y 3 dy, se y = sin x e quindi dy = cos x dx.
R R

2. x22x+1 = y1 , se y = x2 + 1 e quindi dy = 2x dx.


R R

R x R t+1
3. (x−1) 3 dx = t3
dt, se si pone x = t + 1 e quindi dx = dt.

4. Per calcolare sin 1x+1 dx, si opera la sostituzione t = tan(x/2).


R

1+tan2 (x/2) 2 2t
Poiché dt = 2 dx, si ha dx = 1+t 2 dt; inoltre sin x = t2 +1 ; allora si ha

Z Z
1 1 2
dx = 2t dt.
sin x + 1 t2 +1
+ 1 1 + t2
R√
5. Per calcolare 1 − x2 dx, si opera la sostituzione x = sin t, con t ∈ [−π/2, π/2].

Poiché dx = cos t dt e 1 − x2 = cos t, l’ integrale diventa
Z p Z Z
1 + cos(4t)
1 − x2 dx = cos2 t dt = dt.
2
1 x
R
6. Per calcolare ex +e −x dx, si opera la sostituzione t = e , cioè x = ln t.

1
Poiché dx = t dt, l’ integrale diventa
Z Z
1 t 1
x −x
dx = 2
dt.
e +e t +1 t
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1.6 Integrazione delle funzioni razionali


Una funzione razionale è il rapporto tra due polinomi P (x), di grado n, e Q(x), di grado m :

P (x)
.
Q(x)

In questa sezione elaboriamo un metodo per calcolare l’ integrale indefinito di una tale funzione.
Per prima cosa osserviamo che se n ≥ m, si puó dividere P (x) per Q(x) e scrivere

P (x) = P0 (x) Q(x) + R(x),

essendo R(x) un polinomio di grado k < m.


In tal caso
P (x) R(x)
= P0 (x) + ,
Q(x) Q(x)
e quindi Z Z Z
P (x) R(x)
dx = P0 (x) dx + dx,
Q(x) Q(x)
con k < m.
È dunque sufficiente determinare un metodo per calcolare l’ integrale di una funzione razionale
per cui il numeratore P (x) ha grado n inferiore al grado m del denominatore Q(x).
Possiamo inoltre supporre che il coefficiente del termine di grado massimo di Q(x) sia a0 = 1.

Analizziamo alcuni casi particolari e mostriamo che il caso generale puó essere sempre ricondotto
a questi casi particolari.

1. Il grado del denominatore è m = 1.


P (x) a
In tal caso Q(x) = x−c e
Z
a
dx = a ln |x − c| + K.
x−c
2. Il grado del denominatore è m = 2.
In tal caso
P (x) ax + b
= 2 .
Q(x) x + cx + d
Distinguiamo tre casi

(a) x2 + cx + d = (x − α1 )(x − α2 ).
In questo caso esistono A1 e A2 tali che
ax + b A1 A2
= +
x2 + cx + d x − α1 x − α2
(A1 e A2 si determinano calcolando la somma a secondo membro e uguagliando i
numeratori a primo e secondo membro).
Allora si ha
Z Z Z Z Z
ax + b A1 A2 1 1
2
dx = dx + dx = A1 dx + A2 dx
x + cx + d x − α1 x − α2 x − α1 x − α2
= A1 ln |x − α1 | + A2 ln |x − α2 | + K.
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(b) x2 + cx + d = (x − α)2 .
In questo caso esistono A1 e A2 tali che
ax + b A1 A2
= +
x2 + cx + d x − α (x − α)2
(A1 e A2 si determinano calcolando la somma a secondo membro e uguagliando i
numeratori a primo e secondo membro).
Allora si ha
Z Z Z Z Z
ax + b A1 A2 1 1
2
dx = dx + 2
dx = A 1 dx + A 2 dx
x + cx + d x−α (x − α) x−α (x − α)2
1
= A1 ln |x − α| − A2 + K.
x−α
(c) x2 + cx + d non ha radici reali.
• Se x2 + cx + d = x2 + 1, allora
ax + b x 1
=a 2 +b 2 ,
x2 + 1 x +1 x +1
e quindi Z Z Z
ax + b x 1
2
dx = a 2
dx + b 2
dx
x +1 x +1 x +1
a
= ln(x2 + 1) + b arctan x + K.
2
• Se x2 + cx + d = x2 + h2 , allora
ax + b 1 ax + b
2 2
= 2 x 2 .
x +h h (h) + 1
Se si pone t = hx , cioè x = ht, e quindi dx = h dt, ci si riduce al caso precedente.
• Nel caso generale, si puó scrivere x2 + cx + d = (x + γ)2 + h2 e quindi
ax + b 1 ax + b
= 2 x+γ 2 .
x2 + cx + d h ( h ) +1

Se si pone t = x+γ
h , cioè x = ht − γ, e quindi dx = h dt, ci si riduce nuovamente
al primo caso particolare.
3. Il grado del denominatore è m = 3.
Distinguiamo quattro casi.

(a) Q(x) = (x − α1 )(x − α2 )(x − α3 ).


In questo caso esistono A1 , A2 e A3 tali che
P (x) A1 A2 A3
= + +
Q(x) x − α1 x − α2 x − α3
(A1 , A2 e A3 si determinano calcolando la somma a secondo membro e uguagliando i
numeratori a primo e secondo membro).
Allora si ha
Z Z Z Z
P (x) A1 A2 A3
dx = dx + dx + dx
Q(x) x − α1 x − α2 x − α3
Z Z Z
1 1 1
= A1 dx + A2 dx + A3 dx
x − α1 x − α2 x − α3
= A1 ln |x − α1 | + A2 ln |x − α2 | + A3 ln |x − α3 | + K.
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(b) Q(x) = (x − α1 )(x − α2 )2


In questo caso esistono A1 , A2 e A3 tali che
P (x) A1 A2 A3
= + +
Q(x) x − α1 x − α2 (x − α2 )2
(A1 , A2 e A3 si determinano calcolando la somma a secondo membro e uguagliando i
numeratori a primo e secondo membro).
Allora si ha
Z Z Z Z
P (x) A1 A2 A3
dx = dx + dx + dx
Q(x) x − α1 x − α2 (x − α2 )2
Z Z Z
1 1 1
= A1 dx + A2 dx + A3 dx
x − α1 x − α2 (x − α2 )2
1
= A1 ln |x − α1 | + A2 ln |x − α2 | − A3 + K.
x − α2

(c) Q(x) = (x − α)3


In questo caso esistono A1 , A2 e A3 tali che
P (x) A1 A2 A3
= + 2
+
Q(x) x − α (x − α) (x − α)3
(A1 , A2 e A3 si determinano calcolando la somma a secondo membro e uguagliando i
numeratori a primo e secondo membro).
Allora si ha
Z Z Z Z
P (x) A1 A2 A3
dx = dx + 2
dx + dx
Q(x) x−α (x − α) (x − α)3
Z Z Z
1 1 1
= A1 dx + A2 dx + A3 dx
x − α1 x−α (x − α2 )2
1
= A1 ln |x − α1 | + A2 ln |x − α2 | − A3 + K.
x − α2

(d) Q(x) = (x − α)(x2 + cx + d)


In questo caso esistono A, B e C tali che
P (x) A Bx + C
= + 2
Q(x) x − α x + cx + d
(A, B e C si determinano calcolando la somma a secondo membro e uguagliando i
numeratori a primo e secondo membro).
Allora si ha Z Z Z
P (x) A Bx + C
dx = dx + 2
dx
Q(x) x−α x + cx + d
e i due integrali si calcolano come visto in precedenza.

4. Se iI grado del denominatore è m > 3, si procede in modo analogo.


Osserviamo esplicitamente che si puó presentare il caso in cui Q(x) ha tra i suoi fattori

(x2 + cx + d)m , m ≥ 2.

Se, ad esempio, Q(x) = (x − α) (x2 + cx + d)2 , allora esistono A, B1 , C1 , B2 , C2 per cui si


puó scrivere
Z Z Z Z
P (x) A B 1 x + C1 B 2 x + C2
dx = dx + 2
dx + dx
Q(x) x−α x + cx + d (x + cx + d)2
2
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(A, B1 , C1 , B2 , C2 si determinano calcolando la somma a secondo membro e uguagliando i


numeratori a primo e secondo membro).
I primi due integrali si calcolano come nei casi precedenti; invece il calcolo del terzo inte-
grale richiede qualche considerazione.
Un cambiamento di variabile consente di ridurci al calcolo di
Z Z
u 1
du, du.
(u2 + a2 )2 (u2 + a2 )2
Osserviamo che,mentre il primo integrale si calcola in modo elementare, mediante il metodo
per sostituzione, per il secondo occorre ricordare la seguente formula, valida per ogni
m≥2:
2m − 3
Z Z
1 1 u 1
2 2 m
du = 2 2 2 m−1
+ 2
du.
(u + a ) 2a (m − 1) (u + a ) 2a (m − 1) (u + a2 )m−1
2

Questa formula, se applicata piú volte consente di ridurre il calcolo al caso in cui m = 1.
1
R
[La formula precedente si ottiene integrando per parti (u2 +a2 )m−1
du.]

1.7 Integrazione delle funzioni trigonometriche


In questa sezione trattiamo l’ integrazione indefinita di funzioni trigonometriche, cioè di funzioni
di sin x e cos x.
1. Integrali del tipo
R
• f (sin x) cos x dx; si pone u = sin x, du = cos x dx;
R
• f (cos x) sin x dx; si pone u = cos x, du = − sin x dx;

2. Integrali del tipo


• (sin x)n (cos x)m dx, con almeno uno degli esponenti dispari.
In tal caso, sfruttando la relazione sin2 x + cos2 x = 1, si puó riscrivere la funzione inte-
granda nella forma f (sin x) cos x o f (cos x) sin x.
3. Integrali del tipo
• (sin x)n (cos x)m dx, con entrambi gli esponenti pari.
In tal caso si usano le formule di bisezione per abbassare il grado delle potenze, ottenendo
integrali del tipo precedente, oppure elementari.
4. Integrali del tipo
R
• cos(αx) sin(βx) dx,
R
• cos(αx) cos(βx) dx,
R
• sin(αx) sin(βx) dx;
si usano le formule di prostaferesi che riconducono alla somma di integrali elementari.
5. Integrali di funzioni razionali di sin x e cos x.
Un integrale di questo tipo puó sempre essere ricondotto all’ integrale di una funzione
razionale mediante l’ uso delle formule
( 2
cos x = 1−t
t2 +1
, x
2t
se t = tan .
sin x = t2 +1 , 2
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1.8 Integrazione delle funzioni irrazionali


In questa sezione elenchiamo alcuni metodi di integrazione per funzioni irrazionali.

1. La funzione integranda è una funzione razionale di


p
x, a2 − x2 .

Si pone
x = a sin t, t ∈ [−π/2, π/2], e dx = a cos t dt
e si ottiene una funzione razionale di sin t e cos t.

2. La funzione integranda è una funzione razionale di


p
x, a2 + x2 .

Si pone
x = a sinh t, e dx = a cosh t dt
e si ottiene una funzione razionale di sinh t e cosh t.
Se si tiene conto poi della definizione di seno e coseno iperbolico, la sostituzione u = et ,
cioè t = ln u, dt = du/u, si otterrá una funzione razionale di u.
Per ritornare alla variabile x sará necessario usare le funzioni iperboliche inverse.

3. La funzione integranda è una funzione razionale di


p
x, x2 − a2 .

Si pone
x = a cosh t, e dx = a sinh t dt
e si ottiene una funzione razionale di sinh t e cosh t.
Se si tiene conto poi della definizione di seno e coseno iperbolico, la sostituzione u = et ,
cioè t = ln u, dt = du/u, si otterrá una funzione razionale di u.
Anche ora, per ritornare alla variabile x sará necessario usare le funzioni iperboliche inverse.

4. La funzione integranda è una funzione razionale di

x, xn1 /m1 , . . . , xnk /mk .

Si pone x = tn , se n = m.c.m.{m1 , · · · , mk }. In tal caso dx = n tn−1 e si ottiene una


funzione razionale di t.

1.9 Integrali indefiniti non calcolabili esplicitamente


Osserviamo esplicitamente che ci sono integrali indefiniti di funzioni apparentemente semplici
che peró non sono calcolabili elementarmente (cioè non sono esprimibili in termini di funzioni
elementari).
Alcuni esempi di questi integrali sono i seguenti.
2 R ex R 1
• eax dx,
R
x dx, ln x dx;
R sin x R cos x
• x dx, x dx;

• sin(x2 ) dx, cos(x2 ) dx.


R R

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