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196
Questo lavoro è stato redatto dagli autori in stretta collaborazione e con unità
concettuale. Purtuttavia sono da attribuire a Flavia Fascia i capitoli 2, 3 e 4 e
a Renato Iovino i capitoli 5, 6 e 7.
Tecnica e tecnologia
Copyright © MMVIII
ARACNE editrice S.r.l.
www.aracneeditrice.it
info@aracneeditrice.it
ISBN 978–88–548–1913–9
a
Franco e Cristina
una cosa che non si deve fare in Architettura
è quella di pensarla senza la struttura
Nicola Pagliara
Ringraziamenti
Flavia Fascia
IV
I capitoli 5, 6 e 7 di questo lavoro, sono il risultato di una intera vita dedicata allo
studio e alla ricerca, ed alle tante riflessioni sui conglomerati cementizi in particolare.
Se oggi ho potuto scrivere su questi argomenti, lo devo ad alcune Persone che
hanno inciso fortemente sulla mia maturazione:
a mia Madre, Cristina, che non mi ha fatto mai mancare il suo amore, pur nella
giusta dose di bonaria severità;
a mio Padre, Francesco Saverio, splendido esempio di uomo e di ingegnere, che per
me ha sempre personificato una vetta, alta e bianca di candore, da scalare;
al mio Professore Pasquale d’Elia, che ha favorito il mio ingresso nel mondo
accademico appoggiando senza alcuna riserva i miei primi passi in questo splendido
universo.
Ma un ringraziamento particolare lo devo al Professore Aldo de Marco, che mi ha
voluto regalare la sua amicizia e il suo affetto.
Aldo de Marco è stato il primo in tanti avvenimenti significativi della mia vita.
Per primo, un giorno mi ha invitato, nell’atrio di quello che per noi giovani appena
laureati era il Politecnico, di rivolgermi al prof. d’Elia per partecipare ad un concorso
nazionale per una borsa di studio ministeriale; per primo, mi ha consegnato un assegno
per una mia collaborazione professionale; per primo, mi ha spinto ad iniziare una
ricerca sui conglomerati cementizi, suggerendomi anche l’argomento; per primo, ha
creduto ostinatamente nelle mie capacità per la soluzione di un algoritmo che, dopo tre
mesi di studio, non riuscivo a trovare … fino a quando, trovata la chiave risolutiva, mi
disse “hai visto? Te lo avevo detto!”; per primo, durante un pranzo a casa sua, insieme
alla sua splendida famiglia, mi disse “chiamami Aldo, basta con professore”.
Grazie Aldo, per me e per tanti miei colleghi sei stato, e sei, uno splendido esempio
di Ingegnere e di Professore,
Renato Iovino
V
Presentazione
È da anni che vado discutendo con gli Autori di questo libro sulla durabilità delle
costruzioni e dei diversi materiali che le compongono. Improvvisamente, ieri, per una
strana associazione d’idee, mi sono ricordato del carme oraziano I 11 (a Leucònoe) del
quale spesso tanti, a proposito e a sproposito, rammentano i versi “Dum loquimur,
fugerit invida aetas/ Carpe diem quam minimum credula postero” 1 , omettendone tutti i
precedenti 2 ai quali questi citati sono in logico collegamento.
Sui concetti espressi in tutta l’ode, secondo me, è il fondamento della filosofia di
Orazio che va letta con attenzione 3 , in profondità, senza fermarsi alla sola ‘versione
letterale’ che può confondere o essere confusa con un gretto opportunismo o con una
dissacrante scuola di pensiero che riconosca nel solo piacere il fine ultimo dell'uomo
(edonismo). Secondo me, con queste parole, Orazio si voleva riferire all'uomo
‘comune’, con tutte le sue debolezze terrene, all’uomo al quale non sarebbe dato di
conoscere il futuro, né tanto meno di essere capace di determinarlo.
Se così non fosse, forse si potrebbe pure fare a meno di riflettere su quanto noi
stavamo discutendo in tema di durabilità che è parte sostanziale di quella cultura del
progetto che consente di operare nel quotidiano, sul nuovo a costruire proiettato verso
il futuro nonché su quel costruito che ci è pervenuto più o meno malconcio, ma per il
quale si intravedono possibilità di restauro o di recupero motivate da esigenze di
conservazione di memorie o di nuovi usi compatibili. Ma lo stesso Orazio nell’ode 30
del Carme III, nota come del “commiato” o del “congedo”, scrisse 4 : Più immortale del
bronzo ho lasciato un ricordo, che s’alza più delle piramidi reali, e non potrà distruggerlo morso di
pioggia, violenza di venti o l’incessante catena degli anni a venire, il dileguarsi del tempo.
1 Spero che Orazio, dall’altro mondo, non pensi di questa mia presentazione quello che scrisse per le
satire di Lucilio: «At magnum fecit, quod verbis graeca latinis miscuit».
2 Carme I 11, A Leuconoe (con modifiche della traduzione), sta in Quinto Orazio Flacco, Odi Epodi,
introduzione, traduzione e note di Mario Ramous, Garzanti editore SpA, VIII ed., marzo 2005.
Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem Non domandarti, non è giusto saperlo, a me, a te
tibi quale sorte abbian dato gli dèi, o Leuconoe e non chiederlo
finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios ai numeri Babilonesi. Sopporta al meglio quel che sarà:
temptaris numeros. Ut melius, quidquid erit, pati, se molti inverni Giove ancor ti conceda
seu plures hiemes, seu tribuit Iuppiter ultimam, o ultimo questo che contro i pomicei fiacca il mare Tirreno.
quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare Sii saggia, filtra il vino, breve è la vita, rinuncia a speranze
Tyrrhenum: sapias, vina liques, et spatio brevi lontane. Mentre stiamo parlando, sta fuggendo il tempo
spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit ‘carogna’: carpe diem, non pensare a domani.
invida
aetas: carpe diem, quam minimum credula
postero
3 Non a caso, sostiene Ugo Enrico Paoli, "nulla [...] appare così difficile come penetrare nell’animo di
Orazio".
4 Carme III 30, del “commiato” (con modifiche della traduzione), sta in Quinto Orazio Flacco, Odi
VI
Qui Orazio, uomo non comune, parlava di un ricordo di sé che stava per lasciare e,
per dare forza al suo discorso, si riferiva materiali eterni ed indistruttibili e non
all’uomo del carpe diem: “No, non sarà la fine, gran parte di me sfuggirà alla morte. E finché sul
Campidoglio salirà con la vergine muta un pontefice, nel futuro sempre più fiorirò di gloria…”
Queste ultime considerazioni e il latino ‘betunium’, ricordato opportunamente e con
discrezione nella parte iniziale di questo libro, mi hanno fatto ritornare a quanto dicevo
innanzi anche perché, nel frattempo, la triade vitruviana - firmitas, utilitas, venustas - mi
era venuta in soccorso e, la triade, non può che escludere il quam minimum credula postero:
nella ‘triade’ vi è tutto il programma per chi costruisce e l’ottimismo de il “commiato”,
e l’entusiasmo di chi studia per progettare, di chi pensa di poter creare qualcosa di utile
per l’uomo non solo nell’immediato, ma anche per chi verrà dopo di lui.
Il betunium, poi, il primo dei tipi di calcestruzzo che merita l’aggettivo ‘storico’,
nacque dall’esigenza di costruire ‘rocce artificiali’ resistenti, secondo necessità, e tali da
poter essere modellate a piacimento.
Dal latino "betunium" che tanto ha resistito nel tempo, come materiale e come
sostantivo, deriva il "beton", termine comunemente usato ancora oggi da francesi,
tedeschi e italiani per quel materiale composito per il quale è necessario studiare e
proporre le “ricette” di cui si tratta in questo libro scritto nel solco tracciato dalla
tradizione della scuola napoletana 5 negli ultimi sessant’anni per la ricostruzione delle
case distrutte nell’ultimo dopoguerra e quelle della successiva ripresa economica: questa
fu fondata proprio sulla cultura della casa, della casa da lasciare in eredità che, in noi
meridionali, è sempre viva. Le “quattro mura”, come idea, in questa terra, non sono
ancora assimilate ad un telefonino o ad un’automobile da rottamare neppure dopo i
disastrosi terremoti che hanno colpito l’Italia tutta. D’altra parte che cosa può e deve
essere più sicuro, utile e bello per l’uomo della sua casa, dei luoghi di incontro e di
svago, della città o del villaggio? O del ponte che ‘unisce’, che ‘lega’ punti ‘lontani’
riducendo tante distanze anche in senso metaforico?
Ho scritto il progettista deve “creare qualcosa di utile per l’uomo…”; ma il progettista
crea? Creare significa fare dal nulla, ma noi non lavoriamo sul nulla, noi lavoriamo sul
concreto esistente! Io, quindi, non creo o, almeno, questo mi dice il mio essere
cristiano pur con le tante imperfezioni e con l’ingombrante carico dei ricorrenti peccati
che mi tormentano e mi fanno sentire talvolta forte e presuntuoso, talaltra, debole
Exegi monumentum aere perennius Più immortale del bronzo ho lasciato un ricordo,
regalique situ pyramidum altius, che s’alza più delle piramidi reali,
quod non imber edax, non Aquilo inpotens e non potrà distruggerlo morso di pioggia,
possit diruere aut innumerabilis violenza di venti o l’incessante catena
annorum series et fuga temporum. degli anni a venire, il dileguarsi del tempo.
Non omnis moriar multaque pars mei No, non sarà la fine: gran parte di me
vitabit Libitinam; usque ego postera sfuggirà alla morte. E finché sul Campidoglio
crescam laude recens, dum Capitolium salirà con la vergine muta un pontefice,
scandet cum tacita virgine pontifex… nel futuro sempre più fiorirò di gloria…
5 Cfr. Pasquale d’Elia, La tecnologia dei conglomerati cementizi, Liguori Editore, Napoli 1968
VII
come, in effetti, sono, ma non fino al punto di rispondere alle sollecitazioni del carpe
diem 6 .
“…per mezzo di Lui tutte le cose sono state create…”.
… per mezzo di Lui, il Creatore…
Soffermiamoci sull’uomo come essere del ‘creato’, alla complessità armonica della
persona, alla carne, allo scheletro, al sistema di circolazione sanguigna con quella
formidabile pompa che è il cuore, al suo cervello… Nessuna di questi elementi può
esistere nell’uomo senza gli altri… Tutto Dio fece e creò dal nulla! Dio generato, non
creato…
Questo accostamento, spero non irriverente, tra sacro e profano, mi è stato
suggerito dal fatto che, in questo libro ho anche trovato un opportuno riferimento, pur
se implicito, alla ‘dimensione umana’ delle costruzioni che l’uomo ‘inventa’ (non ‘crea’)
e ho visto con piacere che le stesse costruzioni sono presentate agli Studenti di
Ingegneria come ideate e fatte non per parti poi da unire con rabberciamenti più o
meno profondi, ma da parti che, tutte, si relazionano già a partire dall’idea, e che si
sostanziano nel concreto in modo da non poter ‘funzionare’ l’una senza l’altra.
Altra cosa è, però, presentare agli stessi Studenti, ai soli fini dell’insegnamento,
l’edificio scomposto in più elementi di fabbrica elementari da approfondire uno per
uno fino ai singoli materiali che li costituiscono. Chiarire quali sono le interrelazioni tra
questi elementi è fondamentale in modo che si possa far capire - come è stato fatto in
questo libro per le strutture in conglomerato cementizio armato analizzate, anche dal
punto di vista storico, in un processo senza fine - quale è il ruolo principale di ciascuno
di essi e il legame che ogni parte, derivata dalla scomposizione, ha con tutte le altre in
ogni edificio che si dovrà progettare, nella concezione unitaria di un sistema complesso
di esigenze umane da soddisfare e di risposte prestazionali adeguate che si
concretizzano proprio nel rapporto tra più elementi di fabbrica.
Aldo de Marco
VIII
INDICE
1. PREMESSE ......................................................................................................... 1
IX
5. LA TECNOLOGIA DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI ....................... 181
5.1 Il confezionamento del calcestruzzo .......................................................182
5.2 Il conglomerato cementizio allo stato fresco ..........................................189
5.2.1 L’omogeneità...................................................................................................189
Il controllo dell’omogeneità............................................................................191
5.2.2 La lavorabilità ..................................................................................................192
La fluidità...........................................................................................................193
La plasticità........................................................................................................193
5.2.3 La consistenza .................................................................................................196
Prova del Cono di Abrams (slump-test) .......................................................196
Prova della Tavola a scosse (flow-test) .........................................................199
Prova VEE-BEE..............................................................................................199
5.3. Le proprietà del calcestruzzo allo stato indurito ...................................201
5.3.1 La resistenza a compressione........................................................................201
Legge del Fèret .................................................................................................201
Valutazione preliminare della resistenza .......................................................213
Controllo di accettazione ................................................................................213
Controllo di accettazione Tipo A ..........................................................214
Controllo di accettazione Tipo B...........................................................214
Prove complementari.......................................................................................215
5.3.2 La resistenza a trazione e a flessione............................................................215
5.3.3 La deformabilità dei calcestruzzi ..................................................................215
Le deformazioni sotto carico..........................................................................215
Le deformazioni termiche...............................................................................218
Ritiro ..................................................................................................................218
Fluage.................................................................................................................223
5.4. I componenti del conglomerato cementizio ..........................................223
5.4.1 Il cemento ........................................................................................................224
Tipo I - Cemento portland .....................................................................224
Tipo II – Cemento portland di miscela ................................................225
Tipo III - Cemento d’altoforno .............................................................225
Tipo IV - Cemento pozzolanico............................................................225
Tipo V - Cemento composito ................................................................226
Processi di idratazione dei cementi................................................................226
La scelta del cemento.......................................................................................227
5.4.2 L’acqua d’impasto ...........................................................................................228
5.4.2.1 La qualità dell’acqua ............................................................................228
5.4.2.2 Il dosaggio dell’acqua ..........................................................................229
L'acqua di presa ........................................................................................229
L'acqua di bagnatura ................................................................................229
L'acqua di lavorabilità ..............................................................................231
5.4.3 Gli inerti ...........................................................................................................233
Pesi specifici..............................................................................................235
5.4.3.1 La natura degli inerti ...........................................................................236
Tenacità, durezza, durevolezza, resistenza meccanica ........................237
Purezza.......................................................................................................237
Limo, argilla e materie organiche ...........................................................238
Cloruri........................................................................................................239
X
Solfati......................................................................................................... 239
Silice reattiva............................................................................................. 239
5.4.3.2 La forma degli inerti............................................................................ 240
5.4.3.3 L’assortimento granulometrico ......................................................... 241
Compattezza e resistenza........................................................................ 241
Effetto di parete....................................................................................... 243
Il diametro massimo dell’aggregato misto............................................ 245
L’analisi granulometrica .......................................................................... 247
Il modulo di finezza................................................................................. 253
Le curve granulometriche continue ideali ............................................ 255
Curve granulometriche del Fuller.................................................. 255
Curva granulometrica del Bolomey............................................... 257
Curava granulometrica del Bolomey per i soli inerti .................. 259
Curva granulometrica Cubica......................................................... 259
Curva granulometrica di Faury ...................................................... 261
Principio di equivalenza delle curve granulometriche ........ 263
L’uso pratico del principio di equivalenza delle curva
granulometriche ....................................................................... 265
La porosità del calcestruzzo ................................................... 267
Modifica degli indici ponderali proposti dal Faury ............. 268
Le curve granulometriche discontinue.................................................. 268
Fusi granulometrici.................................................................................. 269
Preparazione di un misto granulometrico secondo
una curva di riferimento.......................................................................... 271
L’umidità degli inerti................................................................................ 276
5.4.4 Gli additivi ....................................................................................................... 277
Gli additivi acceleranti............................................................................. 278
Gli additivi aeranti ................................................................................... 278
Gli additivi anti-evaporanti..................................................................... 279
Gli additivi antigelo ................................................................................. 279
Gli additivi antiritiro................................................................................ 279
Gli additivi disarmanti............................................................................. 280
Gli additivi fluidificanti ........................................................................... 280
Gli additivi superfluidificanti.................................................................. 280
Gli additivi idrofobizzanti....................................................................... 280
Gli additivi inibitori di corrosione......................................................... 281
Gli additivi plastificanti ........................................................................... 281
Gli additivi ritardanti ............................................................................... 281
5.5. La durabilità del conglomerato cementizio........................................... 282
5.5.1 Le classi di esposizione ambientale.............................................................. 282
La classe XO..................................................................................................... 287
La classe XC ..................................................................................................... 287
La carbonatazione.................................................................................... 288
La classe XD..................................................................................................... 289
La corrosione indotta dai cloruri non provenienti
da acqua di mare ...................................................................................... 289
La classe XS ...................................................................................................... 290
La corrosione indotta dai cloruri provenienti da acqua di mare ....... 290
XI
La classe XF ......................................................................................................290
L’azione degradante per cicli di gelo e disgelo.....................................291
La classe XA......................................................................................................291
Attacco solfatico.......................................................................................292
L’attacco solfatico esterno ......................................................................292
L’attacco solfatico interno ......................................................................292
L’attacco degli ioni NH4+ e Mg++......................................................292
5.5.2 Le prescrizioni per le classi di esposizione ambientale..............................293
Classe di esposizione XC ................................................................................293
Classe di esposizione XD................................................................................293
Classe di esposizione XS .................................................................................294
Classe di esposizione XF.................................................................................294
Classe di esposizione XA ................................................................................294
XII
A.9 Le strutture sismo resistenti in cemento armato .................................. 361
A.10 La fondazione ....................................................................................... 362
A.11 Requisiti delle strutture in cemento armato ......................................... 363
A.12 Azioni sulle strutture............................................................................. 364
A.13 L’azione sismica ................................................................................... 366
A.14 Azione del vento.................................................................................... 374
A.15 Azione della neve .................................................................................. 380
A.16 Azioni della temperatura ...................................................................... 384
A.17 I solai..................................................................................................... 386
XIII
TERMINI, DEFINIZIONI, UNITÀ DI MISURA
XIV
Azioni sismiche E Azioni derivanti dai terremoti.
Raccolta di acqua sulla superficie del getto del
Bleeding
calcestruzzo.
Boiacca * Miscela fluida di cemento ed acqua.
Neutralizzazione dell’idrossido di calcio presente
Carbonatazione * nel calcestruzzo indurito per effetto dell’anidride
carbonica presente nell’atmosfera.
Le NTC fissano cinque classi di consistenza (S1, S2,
Classe di Consistenza Si mm S3, S4, S5) valutate con la prova del Cono di Abrams
(slump test).
Insieme di inerti compresi nell’intervallo
Classe di inerti
dimensionale di – di+1.
Prodotto di base dei cementi, ottenuto della cottura
Clinker di portland
della miscela calcare-argilla.
Proprietà del calcestruzzo fresco di resistere alla
Coesività *
segregazione.
Azione dinamica applicata al calcestruzzo nel corso
Compattazione * della messa in opera, finalizzata a minimizzare il
contenuto d’aria intrappolata.
Rapporto tra il volume assoluto ed il volume
Compattezza c
apparente di un miscuglio solido informe.
Attitudine del calcestruzzo allo stato fresco a
Consistenza
conservare la forma che gli viene conferita.
Nel calcestruzzo armato è la distanza minima tra la
Copriferro * superficie del ferro di armatura e la superficie
esterna del calcestruzzo.
Azione od agente esterno utilizzato per proteggere
Curing *
il calcestruzzo durante la maturazione.
Rappresentazione grafica, in un diagramma
Curva granulometrica cartesiano, della legge di variazione della
percentuale delle classi di inerti in un miscuglio.
Rappresentazione grafica, in un diagramma
Curva granulometrica cartesiano, della legge di variazione della
continua percentuale delle classi di inerti in un miscuglio
contenente tutte le classi nell’intervallo 0 - dmax
Rappresentazione grafica, in un diagramma
Curva granulometrica cartesiano, della legge di variazione della
discontinua percentuale delle classi di inerti in un miscuglio non
contenente tutte le classi nell’intervallo 0 - dmax
Rapporto tra la variazione dimensionale ƅL e la
Deformazione ƥ
dimensione iniziale L: ƥ = ƅL/L.
Deformazione di un materiale per effetto di
Deformazione termica
variazioni termiche.
Dimensione massima degli inerti che formano
Diametro massimo dmax mm
l’assortimento granulometrico.
Olio od agente che, applicato al manto della
Disarmante * cassaforma, agevola il distacco tra cassaforma e
calcestruzzo dopo l’indurimento.
Chilogrammi di cemento per metro cubo di
Dosaggio di cemento C Kg/m3
impasto.
Azione di rimozione delle casseforme dopo che il
Disarmo *
calcestruzzo ha raggiunto la resistenza prevista.
XV
Capacità del calcestruzzo di conservare, per un
Durabilità * prefissato periodo di tempo, le sue caratteristiche
nelle condizioni ambientali di esposizione.
Durezza Resistenza all'usura per attrito degli inerti
Capacità di un corpo di deformarsi sotto carico
Duttilità
prima di giungere a rottura.
Processo o reazione chimica accompagnata da
Esotermico *
sviluppo di calore.
Affioramento sulla superficie del calcestruzzo
fresco di acqua di impasto o boiacca, dovuto ad un
Essudazione (o bleeding) *
eccesso di acqua o a carenza di particelle fini nella
miscela.
Finitura (delle superfici) * Aspetto della superficie del calcestruzzo.
Deformazione lenta del calcestruzzo sotto carico
Fluage
costante.
Attitudine del calcestruzzo ad essere trasportato,
Fluidità dalla centrale di betonaggio al luogo di getto, senza
perdere la sua omogeneità iniziale.
Ripresa di getto senza aderenza, evidenziata da
Giunto freddo *
fessura o cavillatura.
Processo durante il quale il conglomerato, dopo la
Indurimento del calcestruzzo
presa, acquisisce gradatamente la resistenza
*
meccanica finale.
Materiale solido informe di origine fluviale o
Inerte naturale
lacustre.
Materiale solido informe proveniente da
Inerte artificiale
frantumazione.
Distanza minima tra le superfici esterne di due ferri
Interferro *
inglobati in una struttura di calcestruzzo.
Attitudine del calcestruzzo ad essere trasportato,
dalla centrale di betonaggio al luogo di getto, e ad
Lavorabilità
essere gettato nelle casseforme senza perdere la sua
omogeneità iniziale.
Massa volumica * Massa dell’unità di volume.
Tempo, processo e condizioni che regolano
Maturazione *
l’indurimento del calcestruzzo.
Modulo Elastico o Modulo Coefficiente di proporzionalità tra deformazione ƥ
E N/mm2
di Young e sollecitazione Ƴ: Ƴ = E x ƥ
Capacità di getti successivi di aderire ed integrarsi
Monoliticità *
tra loro formando un insieme omogeneo.
Porzione di getto in cui gli aggregati grossi si
Nido di ghiaia *
presentano sciolti e/o con presenza di cavità.
Attitudine del calcestruzzo di presentare la stessa
Omogeneità
composizione in ogni zona dell’impasto.
Insieme delle strutture componenti un corpo di
Organismo strutturale *
fabbrica.
Permeabilità (del Proprietà connessa con la penetrazione di acqua o
calcestruzzo) * gas attraverso il calcestruzzo indurito.
Esprime il peso di un campione di inerti rapportato
Peso specifico apparente Sapp Kg/m3
al suo volume apparente.
Esprime il peso di un campione di inerti rapportato
Peso specifico assoluto Sass Kg/m3
al suo volume assoluto.
XVI
Attitudine del calcestruzzo di subire, in misura
minore o maggiore, deformazioni o spostamenti
Plasticità
senza perdere la sua coesione e senza dar luogo a
segregazione tra gli elementi che lo compongono.
Rapporto tra il (volume apparente - volume
Porosità p
assoluto) e il volume apparente.
Azione di estrazione di un campione di
Prelievo * calcestruzzo (fresco od indurito) su cui eseguire
prove e/o determinazioni.
Rapprendimento dell’impasto conseguente alle
Presa del calcestruzzo reazioni di idratazione degli alluminati presenti nel
cemento.
Caratteristica oggetto di specifica richiesta (es.:
Prestazione * consistenza, diametro massimo dell’aggregato,
resistenza caratteristica).
Esprime il rapporto tra il dosaggio dell’acqua
Rapporto Acqua/Cemento A/C litri/kg d’impasto (litri/m3) e il dosaggio di cemento
(Kg/m3) per ogni metro cubo di calcestruzzo.
Studia lo scorrimento di materiali fluidi o a loro
assimilabili e le relazioni che intercorrono tra sforzi,
Reologia * deformazioni e tempo. Nel calcestruzzo fresco le
caratteristiche reologiche sono valutate in termini di
consistenza.
Resistenza a compressione, valutata a 28 giorni di
stagionatura e su provini cubici, al di sotto della
Rck N/mm2
quale ci si può attendere di trovare il 15% della
Resistenza caratteristica del popolazione di tutte le misure di resistenza.
calcestruzzo Resistenza a compressione, valutata a 28 giorni di
stagionatura e su provini cilindrici, al di sotto della
fck N/mm2
quale ci si può attendere di trovare il 15% della
popolazione di tutte le misure di resistenza.
Resistenza di calcolo a
Resistenza a compressione del calcestruzzo da
compressione del fcd N/mm2
assumere nelle verifiche agli Stati Limite.
calcestruzzo
Resistenza di calcolo a
compressione del Resistenza a compressione del calcestruzzo da
calcestruzzo secondo la Vcd N/mm2
assumere nelle verifiche alle tensioni ammissibili.
Norma 1996
Resistenza di calcolo a Resistenza a trazione del calcestruzzo da assumere
fctd N/mm2
trazione del calcestruzzo nelle verifiche agli Stati Limite.
Resistenza caratteristica a Resistenza a trazione del calcestruzzo a 28 giorni di
fctk N/mm2
trazione del calcestruzzo stagionatura.
Resistenza di calcolo Resistenza dell’acciaio da assumere nelle verifiche
fyd N/mm2
dell’acciaio agli Stati Limite.
Resistenza di calcolo
Resistenza dell’acciaio da assumere nelle verifiche
dell’acciaio secondo la Vyd N/mm2
alle tensioni ammissibili.
Norma 1996
Prosecuzione delle operazioni di messa in opera del
Ripresa di getto * calcestruzzo a contatto con una parte che può
essere anche indurita.
Riduzione dimensionale dei calcestruzzi durante la
Ritiro
presa e l’indurimento.
XVII
Contrazione del calcestruzzo nel corso del primo
Ritiro plastico * periodo di indurimento provocata dalla perdita
anche parziale dell’acqua di impasto.
Calcestruzzo che si compatta, anche in casseforme
SCC (calcestruzzo complesse, per effetto del solo peso proprio senza
autocompattante) * apporto di energia esterna (vibrazione),
caratterizzato da elevata coesività.
Scorrevolezza (del Caratteristica del calcestruzzo che riguarda la
calcestruzzo) * capacità di fluire all’interno delle casseforme.
Sedimentazione (del Separazione dei solidi sospesi entro lo spessore di
calcestruzzo) * un getto.
Segregazione Insieme del bleeding e della sedimentazione.
Deposito sul fondo del getto degli elementi solidi e
Sedimentazione
più pesanti.
Separazione dei componenti il calcestruzzo nel
Segregazione *
corso della movimentazione o messa in opera.
Insieme delle azioni attivate al fine di consentire la
Stagionatura
corretta maturazione del calcestruzzo.
Esprime una misura dell'energia che un provino
Tenacità
può assorbire prima di rompersi.
Tensione caratteristica di È la tensione sperimentale dello snervamento
fyk N/mm2
snervamento dell’acciaio.
Tensione tangenziale di Resistenza tangenziale di aderenza acciaio -
aderenza acciaio - fyb N/mm2 calcestruzzo da assumere nelle verifiche agli Stati
calcestruzzo Limite.
Esprime la resistenza a compressione di un
Titolo del cemento Rc N/mm2 cemento valutata su un provino di malta
normalizzata confezionata con quel cemento.
Vibrazione * vedi compattazione
Esprime il volume occupato da un miscuglio di
Volume apparente Vp m3 materiale solido così come si trova in natura (e
quindi compresi i vuoti).
Esprime il volume occupato da un miscuglio di
Volume assoluto Va m3
materiale solido supposto finemente suddiviso.
* Definizioni delle “Linee guida per la messa in opera del calcestruzzo strutturale e per la valutazione
delle caratteristiche meccaniche del calcestruzzo indurito mediante prove non distruttive”,
predisposte dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, Servizio Tecnico Centrale, nel febbraio 2008.
Nella tabella che segue sono elencate le unità di misura che si incontrano nella trattazione e
le conversioni con le tradizionali unità di misura.
1 N 0,1 kg 1 kN 100 kg
1 Nm 0,1 kgm 1 kNm 100 kgm
1 N/m 0,1 kg/m 1 kN/m 100 kg/m
1 N/mm2 10 kg/cm2 1 kN/mm2 104 kg/cm2
1 N/ m2 0,1 kg/m2 1 kN/ m2 100 kg/m2
1 N/ m2 1 Pa 1 kN/ m2 103 Pa
XVIII
Premesse
1. PREMESSE
“L’architettura non è fatta di immagini dipinte sulla carta. Questa convinzione esiste
nella fantasia di architetti che non saranno mai veri architetti, ma architetti che sce-
glieranno di disegnare l’architettura anziché farla.
Le strutture sono il mezzo con il quale sostenere lo spazio.
Ad un certo punto della mia vita mi sono chiesto se è mai possibile che tutto que-
sto, tutte le difficoltà spaventose per far stare su una struttura, debbano servire solo
per fare stare su una architettura, debbano servire solo per far stare in piedi le fun-
zioni.
È mai possibile che tanto lavoro, tanto impegno, tante analisi e calcoli debbano ser-
vire solo a questo?
Non è possibile, mi sono detto, perché sarebbe una vera riduzione dell’ingegno u-
mano. L’uomo non ha scopi così settoriali, così limitati, e non fa mai qualcosa che
serva esclusivamente ad un soggetto“ 2 .
1
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Una serie di indagini condotte nel decennio 1980-1990 su 142 strutture realizzate in
Italia 3 , ha evidenziato che circa il 70% di queste strutture presenta condizioni di degra-
do avanzato che potrebbe essere attribuito alle seguenti cause:
In effetti gran parte delle strutture in cemento armato, realizzate a partire dagli anni
settanta, sono state interessate da un consistente degrado per una serie di cause che
possono essere così sintetizzate:
E proprio per tutti questi motivi il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici nel di-
cembre del 1996 emanava le Linee guida sul Calcestruzzo Strutturale nelle quali, tra
l’altro, veniva affermato il principio che per ottenere una vita utile di esercizio della
struttura, in linea con quella prevista in progetto, occorre un corretto studio della mi-
scela e adeguate procedure di posa in opera e di stagionatura.
Anche le nuove Norme Tecniche per le Costruzioni (nel seguito indicate con ‘NTC
2008’), emanate con Decreto Ministeriale del 14 gennaio 2008, dedicano molta atten-
zione alla qualità delle strutture in cemento armato. In particolare, considerato che alla
2
Premesse
In particolare, nei §§ 2.4.1 e 2.4.2, le NTC 2008 indicano la Vita Nominale delle strut-
ture, intesa come il numero di anni durante i quali la struttura deve poter essere utiliz-
zata per lo scopo progettato.
La Vita Nominale VN, da precisare nei documenti di progetto, varia in relazione al
tipo di costruzione, così come indicato nella Tabella 1.1.
Nel § 2.4.2 delle NTC 2008 viene poi definita la suddivisione delle costruzioni, in
presenza di azioni sismiche, in quattro Classi d’Uso, CU (Tabella 1.2), in funzione delle
quali si calcolerà il periodo di riferimento dell’azione sismica VR con la relazione:
VR VN u CU
nella quale:
VN è la Vita Nominale
CU è il Coefficiente d’uso di cui alla Tabella 1.3
6 Definita come conservazione delle caratteristiche fisiche e meccaniche dei materiali e delle strutture
per l’intera vita di servizio dell’opera.
7 Le NTC 2008 disciplinano l’impiego sia del calcestruzzo prodotto in fabbrica che del calcestruzzo
prodotto in cantiere. I Produttori di calcestruzzo sono sottoposti al “Controllo del Processo di Produ-
zione in Fabbrica” che deve essere certificato da un Organismo di controllo esterno e indipendente.
Per il calcestruzzo prodotto in cantiere l’Appaltatore ne deve garantire la qualità attraverso prove pre-
liminari certificate da Laboratori, riconosciuti ai sensi dell’art. 59 del DPR n. 380/2001.
3
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Tab. 1.1 - Vita Nominale VN per diversi tipi di opere (tab. 2.4.1 delle NTC 2008)
Classe II Costruzioni il cui uso preveda normali affollamenti, senza contenuti perico-
losi per l’ambiente e senza funzioni pubbliche e sociali essenziali. Industrie
con attività non pericolose per l’ambiente. Ponti, opere infrastrutturali, reti
viarie non ricadenti in Classe d’Uso III o in Classe d’Uso IV, reti ferroviarie
la cui interruzione non provochi situazioni di emergenza. Dighe il cui col-
lasso non provochi conseguenze rilevanti.
Classe III Costruzioni il cui uso preveda affollamenti significativi. Industrie con attivi-
tà pericolose per l’ambiente. Reti viarie extraurbane non ricadenti in Classe
d’Uso IV. Ponti e reti ferroviarie la cui interruzione provochi situazioni di
emergenza. Dighe rilevanti per le conseguenze di un loro eventuale collas-
so.
Classe IV Costruzioni con funzioni pubbliche o strategiche importanti, anche con ri-
ferimento alla gestione della protezione civile in caso di calamità. Industrie
con attività particolarmente pericolose per l’ambiente. Reti viarie di tipo A
o B, di cui al D.M. 5 novembre 2001, n. 6792, “Norme funzionali e geome-
triche per la costruzione delle strade”, e di tipo C quando appartenenti ad
itinerari di collegamento tra capoluoghi di provincia non altresì serviti da
strade di tipo A o B. Ponti e reti ferroviarie di importanza critica per il man-
tenimento delle vie di comunicazione, particolarmente dopo un evento si-
smico. Dighe connesse al funzionamento di acquedotti e a impianti di pro-
duzione di energia elettrica.
Tab. 1.2 - Classi d’uso delle costruzioni (§ 2.4.2 delle NTC 2008)
4
Premesse
Dal 2008, quindi, le nuove norme impongono che le scelte progettuali devono tener
conto dei temi della sicurezza, della manutenzione e del monitoraggio delle caratteristi-
che meccaniche delle strutture, oltre che della durabilità.
La documentazione necessaria alla realizzazione di un’opera in calcestruzzo, come
stabiliscono le Linee guida per la messa in opera del calcestruzzo strutturale e per la valutazione
delle caratteristiche meccaniche del calcestruzzo indurito mediante prove non distruttive8 , nella gene-
ralità dei casi deve comprendere:
- la relazione di calcolo relativa alle singole parti della struttura (elementi, vincoli,
ecc.) e all’intero organismo strutturale;
- la documentazione di progetto costituita da:
a) la Relazione Tecnica che contenga una dettagliata descrizione delle opere, accom-
pagnata dai relativi elaborati grafici in cui siano esplicitate le informazioni riguardanti
la geometria dell’organismo strutturale e delle sue parti, la quantità e la posizione
delle armature, eventuali fori ed inserti, le tolleranze e le prescrizioni relative alle su-
perfici, e, per gli elementi prefabbricati, i dispositivi di stoccaggio, trasporto e mo-
vimentazione, nonché i magisteri di impiego in opera (modalità di montaggio, arma-
ture di unione con getti successivi, ecc.);
b) la descrizione dei materiali e/o componenti con le relative specifiche, i controlli,
la loro frequenza e le rispettive norme di riferimento; queste informazioni devono
essere riportate in forma sintetica negli elaborati grafici (di cui al punto a) e in forma
dettagliata ed esaustiva nel Capitolato tecnico (di cui al punto c);
c) la descrizione delle opere contenente: tutte le indicazioni necessarie alla messa in
opera e all’esecuzione, con particolare riferimento a materiali e/o componenti di
impiego inusuale o innovativi; le procedure e le sequenze per le lavorazioni successi-
ve, nonché le istruzioni per il collaudo in corso d’opera. La redazione di prescrizioni
di capitolato tecnico dettagliate, la loro applicazione e relativa sorveglianza, hanno una
forte incidenza sulla riuscita di opere affidabili e durevoli.
8Le Linee guida sono state emanate nel Febbraio 2008 dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici,
Servizio Tecnico Centrale, e si applicano prevalentemente al calcestruzzo per usi strutturali, armato e
non, ordinario e precompresso, usualmente impiegato nelle costruzioni.
5
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Forse, per evitare che l’approccio con il cemento armato sia lo stesso di quello che era
ancora in uso a Mogadiscio negli anni settanta, occorre ri-visitare le prescrizioni dettate
dal R.D. 16 novembre 1939, n. 2227 - Norme per l’esecuzione delle opere in conglo-
merato cementizio semplice od armato.
6
Premesse
In questo volume viene esaminata l’evoluzione storica dei leganti idraulici che ha
portato al passaggio dal calcestruzzo romano al cemento armato dei nostri giorni.
Attraverso immagini commentate viene posto in evidenza come le proprietà del
cemento armato hanno consentito di realizzare nel XX secolo significative opere, tutte
impregnate di grande valore formale e funzionale, quali i ponti e i viadotti di Morandi,
gli hangar di Nervi, la Casa di rue Franklin a Parigi di August Perret, il Guggenheim
Musium a New York di Frank Lloyd Wright, il Politecnico di Otaniemi di Alvar Aalto.
Nei Capitoli successivi, vengono esaminati i tipi, l’organizzazione, le caratteristiche e
le procedure realizzative delle strutture in architettura; nonché i tipi e le linee guida per
la progettazione delle strutture intelaiate ed a pannelli in cemento armato.
Alcune immagini commentate vogliono evidenziare le problematiche specifiche delle
varie fasi che concorrono alla costruzione di una struttura intelaiata e di una struttura a
grandi pannelli, in cemento armato.
Successivamente, vengono esaminati i componenti dei conglomerati cementizi e le
qualità che questi devono possedere per garantire la richiesta resistenza meccanica,
l’opportuna deformabilità e la prescritta durabilità alle opere in cemento armato.
La resistenza meccanica è strettamente legata alla composizione della miscela; la du-
rabilità è strettamente legata alle condizioni dell’ambiente in cui la miscela verrà utiliz-
zata. Ma sia la resistenza meccanica che la durabilità del calcestruzzo sono influenzati
anche dalle procedure di getto e di stagionatura che, se non corrette, possono determi-
nare nella massa del calcestruzzo fenomeni di segregazione dei componenti, formazio-
ne di cavità alveolari, una precoce esposizione della miscela fresca agli agenti atmosferici.
Completa lo studio della tecnologia dei calcestruzzi, l’esame dei metodi frequente-
mente utilizzati per il progetto della composizione dei conglomerati cementizi.
Nell’ultimo Capitolo, vengono esaminate le procedure per il predimensionamento
delle strutture intelaiate in cemento armato; predimensionamento necessario per poter
concepire la struttura contemporaneamente alla ideazione dello spazio architettonico.
Completa il lavoro l’Appendice che riporta alcune delle prescrizioni delle Norme
Tecniche per le Costruzioni del 2008.
Questo lavoro costituisce il primo di una serie di volumi dedicati alle tematiche pro-
prie dell’Architettura Tecnica.
Gli autori si sono posti l’ambizioso obiettivo di far seguire a La struttura in cemento
armato per l’architettura altri tre volumi:
- L’involucro per l’architettura,
- Le opere complementari per l’architettura,
- Gli elementi di collegamento verticale per l’architettura.
Questi quattro volumi potranno essere una guida sia per gli allievi dei corsi di laurea,
triennali e magistrali, delle aree dell’ingegneria edile e dell’architettura sia per i giovani
laureati che iniziano a cimentarsi nell’affascinante mondo dell’architettura.
7
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Le Vele in cemento armato della chiesa di Dio Padre Misericordioso di Richard Meier a Roma
8
Dal betunium al cemento armato
1 La chiesa di Santa Chiara, situata nel Centro storico di Napoli, nei pressi della piazza del Gesù Nuo-
vo, fa parte di una cittadella francescana che comprende il Museo dell’Opera, l’Area Archeologica, il
Chiostro Maiolicato e la Sala del Presepe del Settecento.
La chiesa, con forme gotico-provenzali, fu eretta tra il 1310 ed il 1328 per la munificenza di Sancia di
Maiorca, sposa di Roberto d’Angiò, su progetto, probabilmente, di Gagliardo Primario.
La chiesa, intitolata in origine al Santo Corpo di Cristo, ovvero all’Ostia Consacrata per ricordare il mi-
racolo di Bolsena, soltanto successivamente acquistò il nome di Santa Chiara in onore dell’ordine mo-
nastico. Santa Chiara fin dall’origine fu dichiarata chiesa reale ed ospitò sia le più importanti adunanze
sia le cerimonie più solenni del regno.
Domina sulla facciata il bellissimo rosone in marmo traforato, leggermente strombato, che è definito al
contorno da due cornici circolari concentriche. Tutto l’insieme, poi, è circoscritto da una stella ad otto
punte con i lati formati da archi di cerchio tangenti, nel punto mediano, alla cornice del rosone. Supe-
riormente al rosone si apre un occhio di illuminazione che si contrappone a quello posto sulla parete
dell’abside. Il Chiostro del Monastero di Santa Chiara, infine, si caratterizza per le particolarissime de-
corazioni in maiolica.
La maestosità del complesso di Santa Chiara ha consentito anche alla pietra di tufo, tagliata in conci
squadrati e posta in opera con malta di calcina e pozzolana, insieme alla pietra da taglio piperno, di en-
trare nella storia dell’architettura.
9
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
10
Dal betunium al cemento armato
In un ambiente dell’Hotel de Londres quattro colonne in ghisa sostengono il solaio di copertura formato da tra-
vi a doppio T con voltine in spaccatelle di tufo. Le colonne in ghisa poggiano su un basamento in pietra e, at-
traverso una piastra metallica, portano in testa un dado in mattoni pieni, fasciato con ferri piatti, sul quale
poggiano le travi a doppio T del tipo Normal Profilo.
La colonna è formata da tre parti: il corpo centrale, il piede e la testa. Per ottenere una buona capacità portante
della colonna, lo spessore doveva essere uguale per ciascuna delle tre parti in modo da evitare la nascita di ten-
sioni a seguito del raffreddamento della colata.
11
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
12
Dal betunium al cemento armato
Sul retro degli scaffali del primo livello sono ricavati degli studiali la cui copertura costituisce ballatoio per il se-
condo livello di scaffali.
Gli studioli sono illuminati da piccole finestre; il salone da grandi finestre ad arco.
L’edificio, a pianta rettangolare, è organizzato su due livelli: al piano terra troviamo l’ingresso, il deposito dei
libri e sala lettura dei libri rari; al primo piano è organizzata la grande sala lettura.
Sulla facciata della biblioteca sono incisi i nomi dei principali autori delle opere contenute.
La biblioteca, come una moderna Colonna di Traiano, rappresenta essa stessa un libro che illustra l’attività
dell’intelletto umano.
Le facciate sono scandite da tre ordini di aperture: finestre ad arco al 1° ordine, piccole finestre rettangolari al
2° ordine, grandi aperture arcuate al 3° ordine.
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La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Fig. 2.6 - Edificio per l’Esposizione Universale di Londra del 1851 – ‘Crystal Palace’
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Dal betunium al cemento armato
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La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Tre ordini di colonne in ghisa sostengono i ballatoi esterni a servizio dei magazzini del porto. La ghisa viene
impiegata riproponendo l’organizzazione stilistica delle colonne dei classici edifici in muratura. Ogni ordine,
infatti, è formato da tre parti: il basamento, il fusto e il capitello. Il fusto è a sezione costante ed il capitello ri-
propone il disegno corinzio. Le colonne risultano proporzionate in funzione dell’entità dei carichi che sono chia-
mati a portare: dalla colonna a sezione maggiore del primo ordine si passa alla colonna del terzo ordine a se-
zione più esile. La snellezza delle colonne esaltano la capacità portante della ghisa.
16
Dal betunium al cemento armato
Le colonne in ghisa portano la struttura dei ballatoi costituita da una doppia orditura di travi in ferro.
L’orditura principale definisce, insieme alle colonne, un telaio piano; l’orditura secondaria è chiamata a portare
le voltine a getto dei ballatoi.
Sul fronte opposto del magazzino troviamo, invece, due ordini di colonne in ghisa che sostengono i ballatoi ester-
ni a servizio del magazzino. Anche in questo caso la ghisa viene impiegata riproponendo l’organizzazione stili-
stica delle colonne dei classici edifici in muratura.
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La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
La Torre Eiffel, che oggi gode di un favorevole giudizio estetico, al tempo della sua costruzione fu oggetto di a-
spre critiche.
Bruno Zevi la pone fra le più significative realizzazioni dell’era della tecnica e riconosce la sua importanza
nell’architettura moderna. Wachsmann, invece, giudica Eiffel un mago delle moderne costruzioni in acciaio e
trova sorprendente come la torre, sebbene ottenuta attraverso la geometria bidimensionale delle singole parti, rie-
sca a realizzare un sistema spaziale.
Nella Torre Eiffel è superata la strutturazione per mezzo dei pieni, e si realizzano all’interno le promenade
architettoniche tanto care a Le Corbusier.
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Dal betunium al cemento armato
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La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
20
Dal betunium al cemento armato
Questa ardita opera di ingegneria, grande ed elegante porta di accesso alla baia di San Francisco, è caratteriz-
zata sia da soluzioni tecniche innovative per l’epoca sia da grande valenza formale.
A due piloni in acciaio, di sostegno e di controventature, si collega la struttura reticolare di acciaio sulla quale
scarica l’impalcato in calcestruzzo leggero.
E’ l’acciaio che rende questa struttura un’opera di architettura. Il materiale consente di ottenere un armonico
rapporto peso-luce a tutto vantaggio della leggerezza e della snellezza del ponte e del suo armonico inserimento
nell’ambiente naturale.
21
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Marc Treib, in Aalto e la natura (Peter Reed, a cura di, Alvar Aalto 1898-1976, Electa, Milano 1998) in
merito al rapporto del maestro finlandese con l’ambiente naturale, afferma:
Nel corso della sua lunga carriera, Aalto mantenne in tema di edificazione nel contesto naturale un atteggiamento
straordinariamente costante, cercando ispirazione sia nei tratti fisici, sia nella dimensione mitica del paesaggio, in
patria e altrove. Quando le particolarità di un luogo sembravano imprimere un indirizzo preciso all’architettura,
egli era solito dare risalto alla morfologia del sito; se il luogo possedeva doti limitate, creava egli stesso il paesaggio:
fuori, dentro, o dentro e fuori la costruzione.
22
Dal betunium al cemento armato
2 Attitudine del calcestruzzo ad assumere la forma, predefinita, al momento della posa in opera.
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La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Fig. 2.20 - Volta a crociera di S. Fig. 2.21 - Copertura a guscio della Opera
Domenico Maggiore a Napoli House di Sidney
Fig. 2.22 - Volte a crociera di una Fig. 2.23 - Scala circolare rampante dello
scala, aperta sulla corte, di un palazzo Stadio di Firenze
napoletano
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Dal betunium al cemento armato
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La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Due archi in cemento armato sostengono, attraverso tiranti, l’impalcato del ponte. Il cemento armato del ponte, sebbe-
ne realizzato durante il periodo delle sanzioni applicate dalla comunità internazione all’Italia, e quindi con barre di
armatura di scarsa qualità, si conserva ancora oggi in discrete condizioni, evidenziando l’ottima compattezza del calce-
struzzo e quindi buona durabilità.
26
Dal betunium al cemento armato
Grazie agli studi teorici sulla statica del cemento armato condotti da grandi ricerca-
tori come il Guidi, il Canevazzi, il Colonnetti, ed altri, che hanno permesso a grandi
progettisti, quali Riccardo Morandi, Pier Luigi Nervi e Musmeci, di realizzare architet-
ture in cemento armato ammirate ancora oggi da tutti, quali il Ponte sulla Basentana di
Riccardo Morandi (Figg. 2.26, 2.27, 2.28), il Palazzetto dello Sport a Roma di Pier Luigi
Nervi (Fig. 2.29), il Ponte sul Basento a Potenza di Sergio Musmeci (Figg. 2.30, 2.31) e,
ancora, il ponte Platano sulla Basentana di Riccardo Morandi (Figg. 2.32, 2.33 e 2.43).
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La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
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Dal betunium al cemento armato
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La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
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Dal betunium al cemento armato
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La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Fig. 2.34 –Il ponte Platano sulla Basentana e il ponte ad arco degli anni trenta
La via dell’alta velocità testimonia le grandi capacità progettuali del suo Autore e la grande perizia delle mae-
stranze che l’hanno costruita; il ponte ad arco degli anni trenta, oggetto di un recente restauro, con l’armonico
disegno dell’organizzazione strutturale, certamente regge il confronto con il Ponte Platano.
Entrambe le strutture per utilitas, firmitas e venustas costituiscono significative testimonianze degli anni in cui
sono state progettate e costruite. Entrambe le strutture sono un ‘bene culturale’ per la nostra società e come tali
vanno conservate e salvaguardate.
Ma in questo piccolo angolo d’Italia le sorprese non finiscono qui. Alle due strutture per la mobilità su ruota si
affianca una terza via: una ferrovia, ad un solo binario, che corre in una galleria artificiale.
Nell’immagine di sinistra si intravede l’imbocco della galleria artificiale costruita a protezione della linea ferra-
ta.
È affascinante sognare che per un istante sulle tre vie si trovino a passare contemporaneamente una velocissima
Ferrari, una veloce Bugatti e una romantica locomotiva a vapore.
34
Dal betunium al cemento armato
3 Riccardo Morandi (Roma, 1 settembre 1902 – Roma, 25 dicembre 1989) si laurea in ingegneria nel
1927, e subito inizia la sua attività professionale progettando alcuni edifici per abitazione ed alcuni ci-
nematografi, tra cui il Cinema Maestoso, l’Augustus e il Giulio Cesare di Roma.
Si dedica alla ricerca scientifica sulle strutture di cemento armato precompresso e nel 1948 brevetta un
sistema di precompressione che porta il suo nome. Morandi realizza varie opere in cemento armato
precompresso, quali ponti, costruzioni industriali, e centrali termoelettriche.
Insegnò Tecnologia dei materiali e Tecnica delle costruzioni presso l’Università degli Studi di Roma;
tenne corsi presso la Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze e nel 1971 divenne
Research Professor presso l’Università di Stato della Florida. Tra le tante opere progettate da Morandi
si ricordano il Ponte Vespucci a Firenze, il Viadotto Fausto Bisantis a Catanzaro e il Viadotto sul tor-
rente Polcevera dell’Autostrada Genova-Ventimiglia.
Riccardo Morandi è stato, insieme a PierLuigi Nervi, la figura di punta tra gli ingegneri italiani del No-
vecento. Ha contribuito allo sviluppo tecnico delle costruzioni in cemento armato ed ha creato struttu-
re che, attraverso il calcolo statico, rappresentano potenti composizioni spaziali. Con Morandi le men-
sole e gli sbalzi, le travi appoggiate, gli archi a tre cerniere, gli stralli e i telai diventano complesse figure
statiche che sono croce e delizia degli studenti di ingegneria e architettura. Alla luce dei metodi costrut-
tivi tradizionali, le strutture in cemento armato di Morandi sembrano irrealizzabili e proprio per questo
risultano efficienti, logiche ed economiche.
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La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Pier Luigi Nervi 4 definisce le sue architetture attraverso una attenta interpretazione
dei principi che la statica gli offre. Le testimonianze più autentiche della sua filosofia
progettuale sono le opere più recenti, quali i grattacieli di Montreal e di Sydney, la Car-
tiera di Burgo (Fig. 2.37), la Sala delle Udienza in Vaticano, e il Palazzetto dello Sport
di Roma 5 . Pier Luigi Nervi, attraverso la sperimentazione e la ricerca, supera i vincoli
imposti dalle leggi fisiche e realizza forme e strutture che si ispirano chiaramente alla
natura.
4 Pier Luigi Nervi (Sondrio, 21 giugno 1891 – Roma, 9 gennaio 1979) si laurea in ingegneria presso
l’Università degli Studi di Bologna nel 1913.
La sua prima struttura è quella del cinema teatro Augusteo di Napoli, ma il primo lavoro che lo farà
conoscere a livello internazionale è lo stadio Berta di Firenze, l’attuale Stadio Artemio Franchi. Tra il
1935 e il 1943 Pier Luigi Nervi progetta aviorimesse per l’Aeronautica italiana, a Castel Viscardo e ad
Orbetello, realizzando ampie volte di copertura in cemento armato, che lo rendono protagonista
dell’evoluzionismo in architettura in un continuum tra il grande passato artistico dell’Italia e il Nove-
cento. Nel 1961 Pier Luigi Nervi realizza il Palazzo delle Esposizioni "Italia ‘61" a Torino, forse la sua
opera più significativa, e nel 1964 la nuova aula per le udienze pontificie in Vaticano, nota come “Aula
Nervi”. Nel merito delle linee guida della produzione progettuale, Pier Luigi Nervi afferma: "Come
sempre in tutta la mia opera progettistica ho constatato che i suggerimenti statici interpretati e definiti
con paziente opera di ricerca e di proporzionamento sono le più efficaci fonti di ispirazione architetto-
nica. Per me questa regola è assoluta e senza eccezioni".
5 Il Palazzetto dello Sport di Roma è stato progettato da Pier Luigi Nervi in collaborazione con Anni-
bale Vitellozzi.
36
Dal betunium al cemento armato
Fig. 2.36 - Riccardo Morandi. Schema statico e foto del ponte Wadi El Kuf Al Beida – Libia
37
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
“(…..) Il faraone dette quest’ordine agli ispettori del popolo e ai suoi sorveglianti:
voi non darete più, come prima, la paglia al popolo per fare i mattoni; vadano essi a
raccogliersi della paglia! E imponete loro la stessa quantità di mattoni di prima, sen-
za diminuzione alcuna”
Anche se nell’immaginario collettivo gli antichi schiavi egizi trainavano grossi bloc-
chi di pietra per costruire le piramidi, una moderna ricerca condotta da una equipe di
scienziati franco–statunitensi confermerebbe la teoria, avanzata intorno al 1970, dal ri-
cercatore francese Joseph Davidovits, secondo la quale gli Egiziani utilizzavano una
sorta di calcestruzzo per riempire i blocchi di pietra che venivano scavati all’interno,
prima di essere portati in cima alla costruzione. Era così possibile alleggerire i possenti
e maestosi blocchi di pietra.
I ricercatori, attraverso le analisi svolte su alcuni blocchi lapidei delle grandi piramidi
egiziane risalenti al 3000-1800 a.C., hanno accertato che questi sembrano essere forma-
ti da una pietra riagglomerata, ossia da una pietra formata da calcare, carbonato di so-
dio, silicati idrati ed infine da fibre organiche, come peli o capelli, che consentivano di
conferire una certa resistenza a trazione riducendo il comportamento fragile del mate-
riale. Nei blocchi è stata riscontrata, inoltre, la presenza di frammenti di intonaco colo-
rato in rosso.
Ci troviamo forse di fronte al primo esempio di riciclo dei materiali (i frammenti di
intonaco rosso) provenienti da demolizioni e, quindi, di costruzione sostenibile.
Secondo i professori Gilles Hug, dell’Agenzia di ricerca aerospaziale francese, e Mi-
chel Barsoum, dell’Università di Philadelphia, non tutte le pietre presentavano questo
riempimento. In particolare, il calcestruzzo di riempimento risulta utilizzato principal-
mente per i blocchi lapidei destinati ai livelli più alti, come nel caso delle piramidi di
Giza (Fig. 2.38), mentre la rimanente parte doveva essere formata da rocce calcaree na-
turali.
Da questo studio, che ha visto l’impiego di raggi X, di lampade al plasma e di microscopi
6 Il termine calcestruzzo deriva dal latino calcis structio, che significa struttura a base di calce.
38
Dal betunium al cemento armato
Fig. 2.38 - La Sfinge con la Piramide di Chephren, una delle piramidi della Valle di Giza
39
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
sulla stele potessero essere alla base della ri-costruzione geopolimerica 7 delle rocce cal-
caree delle piramidi. Dal punto di vista geochimico il 90% dei blocchi della Grande Pi-
ramide è costituito da materiale di tipo calcareo mentre il restante 10% è costituito dal
materiale cementante. Secondo Davidovits ci potremmo trovare davanti ad ottime imi-
tazioni di rocce, costruite con una tecnologia di non difficile ripetibilità per gli antichi
egiziani. Davidovits è riuscito a riprodurre fedelmente rocce calcaree partendo dai loro
costituenti base. Osservando, poi, le proprietà disgreganti degli acidi facilmente reperi-
bili anche presso le antiche dinastie egiziane, Davidovits ha proposto un modello chi-
mico che ha ottenuto ampio successo nel mondo della ricerca e della chimica. Alcuni
acidi, quali il formico e l’acetico, sono in grado di disciogliere letteralmente una pietra
fino a farla diventare una sostanza fangosa.
Questa sostanza, se ri-arricchita con sabbia di granito, insieme ad alcuni estratti ve-
getali, riassume, solidificandosi, l’aspetto di un blocco di granito naturale (Fig. 2.40).
Fig. 2.39 - La Stele della Carestia Fig. 2.40 - Costruzione piramidale di Davidovits con la
metodologia desunta dalla Stele della Carestia
Secondo Davidovits, quindi, gli enormi blocchi delle piramidi, alti dai 2 ai 3 m e pe-
santi fino a 500 tonnellate, sarebbero stati costruiti in loco e dovevano essere composti
per un 90-95% da materiale di tipo calcareo e per un 5-10% da leganti geologici natura-
li. I costruttori egiziani avrebbero utilizzato una tecnologia simile a quella del nostro
calcestruzzo, utilizzando la soda caustica, ottenuta dal carbonato di sodio (che si trova
in Egitto allo stato naturale) e i silicati idrati (che gli Egiziani estraevano dalle miniere
del Sinai), in sostituzione del nostro cemento d’alto forno. Secondo la teoria di Davi-
dovits, che molti ritengono tutt’altro che astorica o inverosimile, invece di 100.000
uomini che avrebbero lavorato ogni giorno per quarant’anni per costruire una pirami-
de, sarebbero bastati 1400 operai e vent’anni di lavoro.
Nel merito dell’unione di più materiali, sappiamo che sia i greci che i romani associa-
40
Dal betunium al cemento armato
rono soprattutto il ferro alla pietra realizzando cuciture degli elementi lapidei che ga-
rantivano una resistenza a trazione. Questa tecnologia dei rinforzi metallici doveva es-
sere molto nota ai costruttori romani come testimoniano le grappe che collegano i
blocchi di travertino del Colosseo (Fig. 2.41), che hanno richiesto l’impiego addirittura
di oltre 300 tonnellate di ferro dolce.
Durante il medioevo, però, il Colosseo è stato oggetto di occupazione da parte dei
calcinatori i quali realizzarono nel monumento le proprie abitazioni e le proprie officine,
tanto che la zona fu denominata Calcarium 8 . I calcinatori ottenevano la calce cuocendo i
blocchi di marmo e di travertino che provenivano dalle parti crollate del monumento e
praticavano nei blocchi di travertino i famosi buchi per estrarre le grappe di piombo, a
forma di doppia coda di rondine (Fig. 2.42), che univano i blocchi.
Anche se il cemento viene prodotto per la prima volta nell’Ottocento, i costruttori
romani già utilizzavano l’opus caementicium, ordinario e leggero. L’impiego del calce-
struzzo si trova documentato a Roma già intorno al III secolo a.C., come ad esempio
nell’acquedotto Appio, e da allora i costruttori romani hanno fatto un largo uso del cal-
cestruzzo, ossia della miscela di pozzolana, ghiaia, calce e acqua, con capacità di svilup-
pare resistenze meccaniche anche in ambiente umido.
Vitruvio, per primo, utilizza il termine calcestruzzo per definire un composto, molto
simile al conglomerato cementizio che impieghiamo oggi, che chiama opus caementicium,
formato da pietre, o rottami di mattone, mescolati con calce, sabbia ed acqua.
Fig. 2.41 - Il Colosseo Fig. 2.42 - Il grappaggio con piombo di blocchi lapidei
8 Il Colosseo per molti secoli è stato una vera risorsa edilizia. Anche se i romani medioevali fecero
grossi danni al Colosseo, ben più gravi sono stati i danni causati dai pontefici del Rinascimento. In età
rinascimentale i conci lapidei del Colosseo furono utilizzati per realizzare la tribuna di S. Giovanni in
Laterano (1439), la Basilica di San Pietro (1451), il Palazzo San Marco (metà del XV sec.) e il Ponte
Emilio (1574). Ma anche in età barocca il Colosseo fu vittima di energiche spoliazioni soprattutto da
parte di Papa Urbano VI che utilizzò i blocchi per la costruzione del Palazzo Barberini e, dopo il ter-
remoto del 1703, per la costruzione del Porto di Ripetta.
41
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
In merito alla qualità della calce Vitruvio, nel Libro Settimo del De Architectura al
capo II 9 , scriveva:
In merito alla qualità della sabbia, inoltre, Vitruvio nel Libro Secondo al capo IV del
suo Trattato, scriveva:
Vitruvio insegnava che per le opere idrauliche, e per quelle esposte all’azione
dell’acqua piovana, la sabbia doveva essere sostituita, tutta o in parte, con la pozzolana,
detta pulvis puteolana, oppure con il coccio pesto. Il rottame di pietra, da usare per
9 Marco Vitruvio Pollione, De Architectura – Traduzione di Luciano Migotto - Edizioni Studio Tesi,
Pordenone 1990
10 Per macerazione deve intendersi lo spegnimento della calce.
11 Traduzione di Luciano Migotto. “Cum autem abita erit ratio macerationis et id curiosius operi prae-
paratum erit, sumatur ascia et, quemadmodum materia dolatur, sic calx in lacu macerata ascientur. Si ad
eam offenderint calculi, non erit temperata; cumque siccum et purum ferrum educentur, indicabit eam
evanidam et siticulosam; cum vero pinguis fuerit et recte macerata, circa id ferramentum uti glutinum
haerens omni ratione probabit se esse temperatam.” - Marco Vitruvio Pollione, De Architectura, Colle-
zione Biblioteca, Edizioni Studio Tesi, Pordenone 1991
12 Traduzione di Luciano Migotto. “In caementiciis aute structuris primis est de harena quaerendum, ut
ea sit idonea ad materiem miscendam neque habeant terram commixtam. Genera autem harenae fossi-
ciae sunt haec: nigra, cana, rubra, carbunculus. Ex his quae in manu confricata fecerit stridorem, erit
optima; quae autem terrosa fuerit, non habebit asperitatem. Item si in vestimentum candidum ea co-
niecta fuerit, postea escussa vel icta id non inquinarti neque ibi terra subsiderit, erit idonea. Sin autem
non erunt arenaria, unde fodiatur, tum de fluminibus aut e glarea erit excernenda, non minus etiam de
litore marino. Sed ea in structuris haec habet vitia: difficulter siccescit, neque onerari se continenter pa-
ries patitur, nisi intermissionibus requiescat (…).” - Marco Vitruvio Pollione, De Architectura, Collezione
Biblioteca, Edizioni Studio Tesi, Pordenone 1991
42
Dal betunium al cemento armato
confezionare il calcestruzzo, doveva essere non più grosso di una mano ed era chiamato
caementum, dal latino caedo che significa tagliare in pezzi.
In particolare, nel Libro Quinto al capo XII del già citato Trattato, Vitruvio parla
della sabbia vulcanica di Cuma, ovvero della pozzolana, per la costruzione dei porti:
“La struttura del molo destinata a rimanere sott’acqua deve essere fabbricata con
polvere pozzolana importata da quella regione che si estende da Cuma fino al pro-
montorio di Minerva, mescolata con calce nel rapporto di due a uno. Quindi occor-
rerà calare in acqua, nella zona prestabilita, dei cassoni senza fondo che verranno
saldamente serrati con pali di quercia e ancorati per mezzo di catene, poi si procede-
rà a livellare e a ripulire la parte di fondale tra loro compresa, provvedendo a fare
una gettata di malta e calcestruzzo come s’è detto sopra, fino a che la struttura mu-
raria non avrà completamente riempito il vuoto dei cassoni.” 13
“La calce ... una volta raffreddata la si mescola con sabbia nel rapporto di uno a tre
se questa è di cava, di uno a due se invece è di fiume; così si ottiene un dosaggio ben
equilibrato. Ma il risultato sarà ancora migliore se alla sabbia di fiume o di mare si
aggiungerà la terza parte di frammenti di coccio pestato e setacciato.”14
fossicia, tres harenae et una calcis infundatur; si autem fluviatica aut marina, duo harenae, una calcis
coiciatur. Ita enim erit iusta ratio mixtiones temperaturae. Etiam in fluviatica aut marina si qui testam
tunsam et succretam ex termia parte adiecerit, efficiet materiae temperaturam ad usum meliorem” -
Marco Vitruvio Pollione, De Architectura, Collezione Biblioteca, Edizioni Studio Tesi, Pordenone 1991
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La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
anche se più piccolo, era simile a quello che sorgeva in Egitto e che nel centro aveva un
peristilio con un’alta colonna costruita tutta in conglomerato di calce e pezzi di marmo
e non in blocchi monolitici.
In un primo momento il calcestruzzo, formato da frammenti di laterizio miscelati
con il pietrisco, venne utilizzato nelle opere di fondazione, quali le platee; successiva-
mente anche per la costruzione di grandi edifici come la Basilica di Massenzio (Fig.
2.43), le Terme di Caracalla (Fig. 2.44) e la celeberrima cupola del Pantheon, la cui luce
di oltre 43 m è rimasta insuperata fino ai primi anni del ‘900 (Fig. 2.45).
Nel Pantheon è possibile leggere una originale organizzazione costruttiva che testi-
monia la grande maestria cantieristica dei costruttori romani. Le fondazioni sono costi-
tuite da un grande anello di calcestruzzo mentre i muri perimetrali presentano i para-
menti esterni in mattoni e un riempimento interno di calcestruzzo.
Per la cupola il getto avveniva per strati circolari su una maestosa centina (Fig. 2.46).
Grazie a questa procedura costruttiva ed al materiale impiegato, la cupola non si com-
porta come una volta che sfrutta l’effetto cuneo, ma come un unico elemento struttura-
le che riduce le spinte sui muri.
Cinque ordini di cassettoni (Fig. 2.47) alleggeriscono l’immagine interna della cupola
conferendole un maggiore slancio verso l’alto. In particolare, la cupola ha il raggio di
curvatura uguale a quello del corpo cilindrico per cui la forma del tempio è quella di
una mezza sfera sovrapposta a un cilindro di pari altezza e di pari raggio.
La sezione del Pantheon (Fig. 2.48) evidenzia l’intelligente soluzione che applicaro-
no i romani nella costruzione: l’impasto di calcestruzzo veniva alleggerito procedendo
verso l’alto, per la presenza non solo della calce ma anche degli inerti di pomice, di vo-
lume più piccolo.
Lo spessore della cupola, inoltre, gradualmente si riduce a partire dai sette metri
dell’imposta fino alla misura di circa un metro in corrispondenza dell’occhio di chiave.
44
Dal betunium al cemento armato
Ritornando alla centina, si può ipotizzare che essa doveva essere sostenuta da pilastri
in muratura in quanto la grande luce della cupola avrebbe richiesto la costruzione di
una impalcatura da sviluppare per l’intera superficie di base. L’impalcatura sarebbe stata
molto costosa per la grande quantità di legno richiesta, sia per coprire i 43 metri di
diametro della pianta sia per garantire adeguata stabilità sotto il gran peso del getto di
calcestruzzo.
L’idea di realizzare una serie di pilastri in muratura capaci di portare, a circa venti
metri dal suolo, la struttura della centina in legno e la massa di calcestruzzo della cupola
è stata poi riproposta, nei secoli successivi, nella costruzione di altre cupole.
Per la cupola i costruttori romani utilizzarono calcestruzzo impastato con scaglie di
tufo e mattoni, per la parte dell’imposta, e calcestruzzo di calce molto denso, misto a
ghiaino e pomice, per la parte superiore. Il calcestruzzo veniva posto in opera per strati
successivi, opportunamente compattati attraverso la battitura con mazze. I costruttori
aspettavano che il calcestruzzo avesse fatto presa prima di stendere gli strati successivi,
con conseguente lunghezza dei tempi di esecuzione dei vari strati.
Fig. 2.46 - Centina in legno per la cupola del Fig. 2.47 - Il cassettonato all’intradosso della cupola del
Pantheon Pantheon
45
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
46
Dal betunium al cemento armato
Anche in questo caso i costruttori romani, con grande intuito statico, utilizzano i
materiali in funzione delle sollecitazioni indotte dai carichi applicati: per la parte
basamentale della cupola, dove le sollecitazioni sono maggiori, utilizzano il calcestruzzo
ordinario; per la parte alta, meno sollecitata, utilizzano il calcestruzzo leggero.
Prima dell’affermazione del calcestruzzo tutte le grandi costruzioni richiedevano
molti anni per la loro realizzazione, a causa delle difficoltà che i costruttori
incontravano per movimentare le enormi pietre utilizzate. Ad esempio, per realizzare il
Tempio di Apollo a Didima 16 , tra l’altro incompiuto, con la tecnica della costruzione in
16Didima era una tra le più importanti città della Ionia Antica. Infatti, gli scavi condotti negli ultimi an-
ni hanno dimostrato che la città era interessata da una intensa attività di insediamento. Il Tempio di
Apollo era un’area sacra e centro di oracolo strettamente dipendente da Mileto. Gli scavi che sono stati
eseguiti sulla ‘Via Sacra’, la via che collegava Mileto con Didima, hanno portato alla scoperta di una se-
de cultuale dedicata ad Artemide, che giustificherebbe il nome del tempio Didymaion che significa, ap-
punto, Tempio dei Gemelli.
47
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
“Si appendano alle travi per mezzo di uncini delle asticelle di ferro ad arco il più fitte
possibili così da potervi far poggiare delle tegole senz’orlo; si otterranno delle volte
poggianti interamente su di una struttura in ferro.
Le commettiture superiori delle volte saranno cosparse e levigate ad argilla mista a
17 La trass è una pozzolana naturale che ha trovato grande impiego in Olanda. Estratta ad Andernach, a
Bockenheim, ed a Francoforte sul Meno, la trass veniva trasportata, in quantità notevole, sul Reno in
Olanda. Qui veniva macinata e preparata per le miscele con la calce blu argillosa che proveniva dalle
rive del fiume Scheldt. Un primo strato di questa malta, con spessore di circa 30 cm, veniva steso sul
terreno, poi veniva spruzzato con acqua ed infine veniva coperto con un secondo strato di trass dello
stesso spessore. Dopo due o tre giorni i due strati venivano mescolati insieme e ben battuti per poi farli
riposare altri due giorni prima dell’uso. Il cemento così ottenuto, la cosiddetta tarras olandese, veniva
usata in Olanda per costruire le dighe e le costruzioni marittime.
48
Dal betunium al cemento armato
pelo, mentre la parte inferiore, che guarda verso il pavimento, deve essere prima rin-
forzata con coccio pesto e calce, quindi intonacata e levigata.” 18
Con la caduta dell’Impero Romano si riscontra un declino della qualità delle costru-
zioni in calcestruzzo, causato principalmente dal mancato rispetto delle regole vitruvia-
ne: le fornaci per la produzione della calce, in età romana molto curate nei particolari
costruttivi, furono sostituite da forni di campagna; le materie di base furono scelte con
sempre più scarsa attenzione; la sabbia sporca ed argillosa venne usata sempre più fre-
quentemente; l’uso della pozzolana e del coccio pesto fu abbandonato; gli impasti fu-
rono confezionati sempre più spesso con elevato contenuto d’acqua e messi in opera
senza alcuna pistonatura.
Nel tardo Medioevo la parola cemento venne usata, in principio, per indicare il rotta-
me di pietra, poi per indicare il calcestruzzo, sinonimo di conglomerato, e soltanto nel
diciottesimo secolo indicò il legante idraulico per eccellenza.
Purtuttavia, a partire dal Medioevo e fino all’Ottocento, il calcestruzzo non scom-
parve del tutto dall’arte del costruire. Il calcestruzzo, infatti, anche se di modesta qualità
in quanto composto da calce, sabbia, ghiaino e frammenti di materiali lapidei, fu rego-
larmente utilizzato per il riempimento dei muri a sacco, per il livellamento del terreno
di fondazione, per la realizzazione dei basamenti dei piani terreni.
In età Umanistica si ha la riscoperta dei trattati di Vitruvio che, nel 1511, furono tra-
dotti in italiano e pubblicati in una versione illustrata da Giovanni Monsignori, noto
come fra’ Giocondo. A questa prima pubblicazione ne seguirono molte altre, special-
mente in Francia, dove nel Settecento, furono addirittura condotti studi sperimentali
sui leganti utilizzati per confezionare i calcestruzzi romani.
Nel Cinquecento Philibert Delorme, anche noto come Philibert De L’Orme 19 , fu uno
dei principali sostenitori dell’impiego del calcestruzzo di calce per la costruzione delle
fondazioni.
Bisogna aspettare però il 1750 circa, quando, ad opera dell’inglese John Smeaton, si
ebbe la rivoluzionaria scoperta della calce idraulica che permise di abbandonare le mi-
scele a base di calce e pozzolana.
18 Traduzione di Luciano Migotto. “regulae ferreae aut arcus fiant, eaeque uncinis ferreis ad contigna-
tionem suspendantur quam creberrimis; eaeque regular sive arcus ita disponantur, uti tegulae sine mar-
ginibus sedere in duabus invehique possint, et ita totae concamerationes in ferro nitentes sint perfectae.
Earumque camararum superiora coagmenta ex argilla cum capillo subasta liniantur; inferior autem pars,
quae ad pavimentum spectat, primum testa cum calce trullizetur, deinde opere al bario sive tectoria
poliatur.” - Marco Vitruvio Pollione, De Architectura, Collezione Biblioteca, Edizioni Studio Tesi, Por-
denone 1991
19 Philibert Delorme, architetto e trattatista francese del XVI secolo, con le sue opere favorì la diffu-
49
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Ma prima dell’invenzione del cemento portland da parte del muratore inglese Joseph
Aspidin, intorno al 1750 un altro personaggio eclettico, l’inglese John Smeaton, aveva
fatto la rivoluzionaria scoperta della calce idraulica.
John Smeaton, dopo essere stato in Olanda ed in Belgio per studiare le strutture ma-
rine realizzate con la tarras olandese, fece una serie di esperimenti, utilizzando diversi
tipi di calce, e alla fine scoprì che dal calcare marnoso, ricco di argilla, estratto dalle ca-
ve di Blue Lias nel Galles meridionale, si riusciva ad avere un legante che induriva no-
tevolmente a seguito della cottura a temperatura elevata.
Da questi esperimenti egli capì che per avere un buon legante si doveva sottoporre a
cottura una miscela di calcare ed argilla. John Smeaton continuò la sua ricerca e fece al-
tri esperimenti utilizzando anche la pozzolana di Civitavecchia.
Gli studi di Smeaton trovarono una concreta applicazione nella ricostruzione del Fa-
50
Dal betunium al cemento armato
ro di Eddystone (Fig. 2.51), uno dei più antichi e famosi fari inglesi. Il Faro era situato
nell’Atlantico, a Sud di Plymouth, e fu costruito su uno scoglio che era stato interessato
da un notevole numero di naufragi.
La prima costruzione del faro era avvenuta nel 1696, con la conduzione di Henry
Winstanley, un famoso inventore inglese 20 , e terminò alla fine del 1698 21 . Il Faro pre-
sentava una struttura in legno che si innalzava su un basamento in muratura. Nel no-
vembre del 1703, però, durante una spaventosa tempesta il Faro fu ingoiato dal mare
insieme al suo costruttore, che vi si era recato per un controllo della struttura.
Intorno al 1708 John Rudyerd, un commerciante in seta, fu incaricato della ricostru-
zione del Faro. La struttura in legno, ispirata alla carpenteria navale, resse per 47 anni
fino a quando, nel 1755, un incendio provocato dalle candele che alimentavano la lan-
terna lo distrusse 22 .
Considerato, però, che il Faro di Eddystone era indispensabile per la sicurezza della
navigazione, la sua ricostruzione fu affidata a John Smeaton che decise di ricostruirlo
utilizzando un legante ottenuto da una miscela di pozzolana di Civitavecchia e di calce
ricavata dalla calcinazione dei calcari di Aberthaw. La nuova torre (Figg. 2.52 e 2.53) fu
inaugurata nell’ottobre del 1759 e restò in uso per 120 anni, fino a quando, nel 1870, la
presenza di alcune crepe nella roccia su cui poggiava, portarono alla decisione di demo-
lirlo.
Il Faro fu ricostruito sulla terraferma a Plymouth Hoe, per volontà degli abitanti di
quella città, e lì si trova ancora oggi in ricordo del suo costruttore.
Dopo le sperimentazioni di John Smeaton, nel 1796 l’inglese James Parker brevettò
il processo di produzione di un nuovo legante idraulico, il cosiddetto “cemento roma-
no”, ottenuto dalla cottura della marna, miscela naturale di calcare e argilla, la cui prin-
cipale caratteristica era la rapidità di presa.
Parker aveva scoperto che era possibile produrre il legante idraulico facendo calcina-
re i noduli di calcare argilloso, chiamati septaria, o noddles, che provenivano dai giaci-
menti di argilla situati lungo il litorale dell’estuario del Tamigi, nelle vicinanze della co-
sta dell’isola di Sheppey.
La più antica costruzione con il cemento di Parker, realizzata tra il 1796 ed il 1801,
fu il canale dell’acquedotto Chirk, lungo 210 m e largo 6,6 m, che superava con dieci
arcate il fiume Cerioy.
20 Henry Winstanley ideò un sofisticato sistema idraulico, applicato a un vaso igienico, che rilasciava un
flusso d’acqua.
21 Durante i lavori sullo scoglio per la costruzione del faro Henry Winstanley fu rapito, insieme alle ma-
estranze, da un corsaro francese e fu portato prigioniero in Francia. Ma arrivato in Francia Luigi XIV
fece rinchiudere il pirata nella Bastiglia e ordinò di lasciare libero Winstanley con il messaggio: "Noi
siamo in guerra con l'Inghilterra, non con l'umanità". Rientrato in Inghilterra, Henry Winstanley ritornò sullo
scoglio e riprese il lavoro di costruzione del Faro.
22 Il guardiano del faro Henry Hall, di 94 anni, con due aiutanti tentò inutilmente di spegnere l’incendio
lanciando secchiate d’acqua, ma il piombo fuso che colava dalla cupola gli finì in gola portandolo alla
morte. Il faro continuò a bruciare ancora per cinque giorni e cinque notti.
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La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Circa venti anni dopo, nel 1818, Luigi Giuseppe Vicat formulò una teoria per spie-
gare il fenomeno della idraulicità, cioè della capacità del legante di far presa anche in
assenza di aria, grazie all’argilla aggiunta al calcare. A lui si deve l’invenzione del noto
‘Ago del Vicat’, ancora oggi utilizzato per la misura del tempo di presa della pasta ce-
mentizia.
Le sperimentazioni sulla cottura di calcari ed impasti a base di calce idraulica porta-
rono, in pochi anni, all’invenzione del cemento portland, segnando definitivamente la
fine del calcestruzzo antico e la nascita di quello moderno.
L’era moderna del cemento ha inizio ufficialmente il 21 ottobre 1824 quando in In-
ghilterra il muratore Joseph Aspdin, con la cottura ad alta temperatura della pietra cal-
care miscelata con argilla (Fig. 2.54), inventa il primo legante idraulico artificiale, il ce-
mento portland, che per la somiglianza ai colori delle rocce di Portland, isola della con-
tea di Dorset, ne prese il nome.
Il vero sviluppo industriale del cemento portland, però, non avvenne con Aspdin, il
cui cemento veniva prodotto con un processo solo sperimentale, ma si ebbe più tardi
nel 1844 con le scoperte di Isaac, di Charles e di Johnson che capirono che la cottura
doveva essere portata fino alla clinkerizzazione della marna (Figg. 2.55, 2.56 e 2.57), e
52
Dal betunium al cemento armato
con gli studi di Le Chatelier e Michaelis, che permisero di fissare la composizione chi-
mica del cemento portland in modo da poterlo fabbricare artificialmente utilizzando e
dosando materie prime anche di diversa origine.
Il primo uso documentato del cemento portland si ha nel 1850, quando fu impiega-
to per la riparazione dei nuovi Docks portuali di Londra.
Il nuovo materiale anche se presentava una serie di ottime qualità, quali la facilità di
confezionamento, la capacità di assumere qualsiasi forma, la buona resistenza a com-
pressione e i ridotti tempi di posa in opera, raggiunse il vero successo nel campo delle
costruzioni solo quando l’inserimento di barre d’acciaio nelle zone tese della struttura
consentì di compensare la bassa resistenza a trazione del cemento.
Il connubio tra i due materiali diede origine ad un materiale da costruzione, il ce-
mento armato, che, nel bene e nel male, ha caratterizzato la nostra epoca tecnologica.
La prima opera in cemento armato viene considerata la piccola imbarcazione realiz-
zata da Lambot nel 1850 (Fig. 2.58).
Dopo la barca del Lambot, presentata nella Esposizione Universale di Parigi del
1855, l’ingegnere Francois Coignet progettò, a partire dal 1861, travi, volte, tubi, ed al-
tri elementi in cemento armato, pubblicati nel suo volume Bèton agglomerès appliquès à
l’art de costruire; successivamente Joseph Monier, giardiniere francese, progettò vasi da
fiori (Fig. 2.59) in cemento armato, che brevettò nel 1867.
Monier, ricercando un materiale capace di resistere al gelo per proteggere i tubi
dell’acqua, aveva collegato la miscela di cemento liquido con il ferro ottenendo un in-
timo legame tra due materiali così diversi.
Subito dopo, nel 1868 Joseph Monier brevettò tubi, piastre e serbatoi che testimo-
niano che le armature metalliche erano disposte, in relazione al sistema di forze agenti,
secondo principi empirici. Successivamente Monier sviluppò il sistema in tutti i campi
delle costruzioni depositando una serie di brevetti che riguardavano i solettoni, nel
1869, i ponti nel 1873, le scale e le volte nel 1875.
53
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Fig. 2.56 - Trasporto della marna con carretti Fig. 2.57 - Trasporto di marna con teleferica
Fig. 2.59 - Disegno per la fabbricazione di oggetti diversi, presentato da Monier all’Ufficio brevetti nel 1880
54
Dal betunium al cemento armato
L’invenzione di Joseph Monier divenne nota con le esposizioni del 1884 a Treviri,
dove l’imprenditore Conrad Freytag ebbe l’occasione di conoscere il nuovo sistema co-
struttivo. Nel 1884 i brevetti Monier si diffusero in Germania e sia l’ingegnere Gustav
Adolf Wayss che gli ingegneri della ditta Freytag, cominciarono ad interessarsi attiva-
mente del nuovo materiale.
Nel 1887 Wayss, dopo aver perfezionato i brevetti di Monier, pubblicò Das system
Monier, Einsengerippe mit Zementumhüllung nel quale, per la prima volta, vengono affermati
i principi che l’armatura in ferro deve essere disposta nelle zone tese della sezione in
calcestruzzo e che il cemento armato costituisce un unico sistema statico per l’aderenza
del ferro con il conglomerato cementizio.
La nuova tecnologia si diffuse in tutta l’Europa centrale e fu oggetto di molti studi:
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La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
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Dal betunium al cemento armato
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La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
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Dal betunium al cemento armato
Fig. 2.63 - Edificio della Pescheria Centrale a Trieste prima dell’intervento di recupero
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La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Fig. 2.64 - Solaio in ferro tipo Siegwart, Hotel Excelsior - Via Partenope, 48
Fig. 2.65 - Solaio in ferro tipo Siegwart, Hotel Excelsior - Via Partenope, 48
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Dal betunium al cemento armato
A Napoli, così come a Salerno, sarà Camillo Guerra 23 a sperimentare in modo con-
tinuo l’impiego del cemento armato in architettura. Nel 1923 progetta il Palazzo dei
Telefoni di via Depretis (Fig. 2.66) ed adotta una soluzione costruttiva particolare: la
muratura di tufo dell’involucro esterno svolge la duplice funzione di elemento di sepa-
razione dello spazio architettonico dall’ambiente esterno e cassaforma per il getto dei
pilastri in cemento armato. Per questo edificio, nel 1946, progetterà il recupero e la ri-
costruzione della facciata (Fig. 2.67), gravemente danneggiata dalle truppe tedesche du-
rante la loro ritirata dalla città. Ancora negli anni venti progetta un altro Palazzo dei Te-
lefoni, quello di Porta Nolana, dove la struttura è costituita da una intelaiatura comple-
tamente in cemento armato, anche se le facciate sono rifinite con classiche cornici e
stucchi (Fig. 2.68).
Nel 1937 progetta a Salerno la Casa del Mutilato (Fig. 2.69), dove la struttura in ce-
mento armato è in vista e qualifica l’architettura.
Nel 1938 progetta a Napoli la Casa del Mutilato, dove impiega, per la prima volta
nella città, pali in calcestruzzo per la fondazione. Sempre a Napoli, nel 1957, progetta
La Casa dell’Ordine dei Medici (Fig. 2.70) che presenta una caratteristica organizzazio-
ne strutturale: muratura portante lungo il perimetro dell’edificio e struttura in cemento
armato all’interno dello spazio architettonico. Questa soluzione tecnica è stata impiega-
ta nel napoletano per lungo tempo per edifici a uno o due piani, fino a quando (negli
anni ottanta) anche la provincia di Napoli è stata dichiarata zona sismica.
23 Camillo Guerra nasce a Napoli nel 1889; il padre, Alfonso, è ingegnere ed architetto; il nonno,
Camillo, è pittore della gloriosa scuola napoletana. Camillo Guerra eredita dal padre la passione per
l’architettura e, ancora studente della Scuola di Ingegneria, assisteva agli impegni di progettazione e di
direzione di Alfonso in molteplici opere, quali il Padiglione della Campania per l’Esposizione Etnogra-
fica del 1911 di Roma, il Palazzo della Borsa ed il Mausoleo di Posillipo. Si laurea nel 1912 in ingegne-
ria civile, presso la Scuola Politecnica di Napoli, elaborando la tesi sul progetto di un grande teatro
sormontato da una ardita cupola in ferro. Subito dopo la laurea, dopo aver vinto un concorso naziona-
le, classificandosi al primo posto nella graduatoria di merito su centoventicinque concorrenti, viene as-
sunto in servizio nel Genio Civile di Caserta e nel 1914 viene trasferito all’Ufficio del Genio Civile di
Napoli. Nel 1915 viene inviato nella zona terremotata di Sora, dove collabora all’elaborazione del nuo-
vo Piano Regolatore; dirige svariati lavori del grande ‘Baraccamento’; elabora molti progetti di opere
speciali: il palazzotto del Regio Commissario di Sora, realizzato in legno con rivestimenti a stucco; la
Chiesa centrale del Baraccamento, eseguita in legno; il nuovo Ingresso del Cimitero. Nel 1920 Camillo
Guerra assume la direzione della 5a Sezione del Genio Civile di Napoli e si dedica alla progettazione
della Centrale Telefonica del Rione Amedeo e delle nuove Sale del Museo di S. Martino. È in questo
periodo che il Guerra si dedica a quelle opere che, ancora oggi, testimoniano il segno inconfondibile
della sua passione per l’architettura. Tra i numerosi progetti elaborati possiamo ricordare: l’Asilo Regi-
na Margherita all’Arco Mirelli; il Palazzo dei Telefoni in via Depretis; il Palazzo S.E.T. a Piazza Nolana;
il restauro statico del Palazzo Gravina; la via di collegamento tra la zona orientale e quella occidentale
di Napoli, con l’apertura del Tunnel della Vittoria. Nel 1928 vince il concorso per Ingegnere Capo del
Comune di Salerno, dove progetta importanti opere: il nuovo Piano Regolatore, la Via Panoramica di
circumvallazione, la Via Litoranea, il Palazzo di Giustizia, l’Ingresso monumentale del Cimitero, il Pa-
diglione per la Colonia Marina, il Campo Sportivo, il Villaggio Sanatoriale, il Palazzo di Città, il nuovo
Macello, il complesso delle Case Popolari. Fra le tante architetture realizzate da Camillo Guerra a Na-
poli nel periodo immediatamente precedente alla guerra, meritano una particolare citazione: il Palazzo
dei Mutilati in Via Diaz, l’Istituto Nazionale dei Motori a Fuorigrotta, oggi demolito, il completamento
dell’Ospedale Cardarelli.
61
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Fig. 2.66 - Camillo Guerra – Palazzo dei Telefoni di via De Pretis, primo progetto
Fig. 2.67 - Camillo Guerra – Palazzo dei Telefoni di via De Pretis, secondo progetto
62
Dal betunium al cemento armato
Fig. 2.68 - Camillo Guerra – Palazzo dei Telefoni di Porta Nolana, una facciata classica su una intelaia-
tura in cemento armato
Nel frattempo, sotto la spinta dei progressi scientifici in altre discipline, quale
l’analisi matematica, la tecnica costruttiva è interessata da ulteriori evoluzioni che porte-
ranno prima alla prefabbricazione di elementi in cemento armato e dopo alla tecnica
del precompresso.
La nascita del cemento armato precompresso si fa risalire al 1888 quando Döring
propose un procedimento per mettere in tensione le armature per indurre stati di pre-
compressione nel calcestruzzo. Döring, però, affrontò lo studio solo dal punto di vista
teorico e, comunque, non avrebbe ottenuto nella pratica risultati soddisfacenti per
l’elevata caduta di precompressione conseguente al rilassamento cui erano soggetti gli
acciai dell’epoca.
Le prime applicazioni sperimentali sulla precompressione furono condotte nel 1907
da Könen che applicò all’acciaio pretensioni dell’ordine di 100 MPa; queste esperienze,
però, diedero risultati negativi perché il ritiro ed il fluage del calcestruzzo annullarono
quasi completamente lo stato di coazione. Solo nel 1928 importanti studi teorico-
sperimentali sono compiuti da Freyssinet, che mise a punto molteplici dispositivi per la
realizzazione pratica della precompressione 24 .
24Tra i dispositivi ideati da Freyssinet ricordiamo i “cunei Freyssinet”, per ancorare le testate dei cavi di
precompressione, che ancora oggi costituiscono il sistema più diffuso di blocco delle testate dei tiranti
anche in ambito geotecnico.
63
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
c) l’ingresso
Fig. 2.69 - Camillo Guerra - Casa del Mutilato di Salerno
64
Dal betunium al cemento armato
b) sezioni
c) prospettiva
Fig. 2.70 - Camillo Guerra – Progetto della Casa dell’Ordine dei Medici nella Villa Comunale di Napoli
65
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
armatura di
tensione
66
Dal betunium al cemento armato
“Il più bel sistema costruttivo che l’umanità abbia saputo trovare fino ad oggi. Il fat-
to di poter creare pietre fuse, di qualunque forma, superiori alle naturali, poiché ca-
paci di resistere a tensioni, ha in se qualche cosa di magico.”
“I grandi edifici della nostra epoca comportano un’ossatura, una struttura in c.a. o in
acciaio. L’ossatura sta all’edificio come lo scheletro sta all’animale; come lo scheletro
25 Augusto Perret nacque a Ixelles in Belgio, dove suo padre aveva trovato rifugio per sfuggire alla rivo-
luzione francese, perché condannato a morte. Studiò presso la Scuola Nazionale Superiore di Belle Arti
di Parigi, sotto la guida di Julien Guadet, che fu uno dei grandi teorici dell'architettura dell'epoca. Perret
imparò tutti i metodi per costruire e formò un’impresa prima con i fratelli Claude e Gustavo e poi da
solo. Gustavo Perret fu uno dei primi ad impiegare il cemento armato nelle costruzioni, dopo
un’attenta riflessione sulle possibilità tecniche e formali che questo materiale poteva offrire. Con il cal-
cestruzzo ottenne forme e proporzioni che si ispiravano al mondo greco e al classicismo francese. Su-
bito dopo la guerra, Gustavo Perret ebbe l’incarico della ricostruzione della città di Le Havre, per la
quale elaborò un piano urbanistico. Nel mese di luglio del 2005, l’UNESCO ha registrato nell’elenco
del patrimonio Mondiale dell’Umanità questo bellissimo complesso ricostruito da Augusto Perret,
l’autentico architetto innovatore definito "poeta del cemento”. Per il Perret il cemento armato è un ma-
teriale che si lascia scalpellare, si lascia tingere, si lascia curare nei dettagli.
67
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
dell’animale, ritmato, equilibrato, simmetrico, contiene e sostiene gli organi più vari
e più variamente situati, così la struttura dell’edificio deve essere composta, ritmata,
equilibrata, simmetrica.”
“La vera importanza non consiste nella novità, quanto nel fatto che l’elemento strut-
turale ha subito la volontà formatrice di uno spirito architettonico, il quale gli ha
conferito una espressione, un ritmo, un ordinamento: l’architettura non è nella ma-
teria ma è nell’ordine.”
68
Dal betunium al cemento armato
Fig. 2.74 - Dettaglio del rivestimento della Fig. 2.75 - Pianta piano tipo
facciata
69
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
70
Dal betunium al cemento armato
con pannelli di finestra arretrati, ripropone il classico fronte triarticolato. Nella chiesa
di Notre Dame, inoltre, la facciata si caratterizza per l’articolazione e per la presenza
dell’ingresso basilicale di chiara ispirazione classica.
Fig. 2.77 - August Perret: la chiesa di Notre Dame a Le Raincy, facciata laterale
71
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
72
Dal betunium al cemento armato
2.3.3 La casa sulla cascata di Kaufmann a Bear Run e Frank Lloyd Wright
(1936)
Anche in America, soprattutto a partire dai primi anni del 1900, l’uso del cemento
armato incomincia a diffondersi nonostante la forte inclinazione dei progettisti ameri-
cani verso le strutture in ferro. Ma è proprio il cemento armato che consente a Frank
Lloyd Wright 26 di realizzare la casa Kaufmann che rappresenta una lirica composizione
di spazio artificiale e naturale (Figg. 2.83, 2.84, 2.85).
Mentre con Le Corbousier i pilotis in cemento armato della Villa Savoye
consentono alla natura di penetrare timidamente nello spazio architettonico, con
Wright gli sbalzi in cemento armato della casa Kaufmann permettono allo spazio
architettonico di legarsi audacemente con la natura.
Frank Lloyd Wright, uno dei massimi maestri del Movimento Moderno, dopo
essersi laureato in ingegneria nel 1887 lavorò nello studio di Adler e Sullivan. Nel 1894,
insieme a Winslow House, iniziò la costruzione nell’Illinois delle Prairie houses, le case
organizzate intorno al camino centrale e caratterizzate da ampi tetti e da finestre a
nastro.
La Casa sulla Cascata, realizzata in Pensylvania tra il 1935 ed il 1939 per il facoltoso
commerciante Edgard J. Kaufmann, si presenta come un insieme di volumi regolari
chiusi, composti e sovrapposti liberamente. I parapetti dei terrazzi sono in cemento
armato e costituiscono travi a sbalzo che sostengono gli orizzontamenti dei terrazzi.
26 Frank Lloyd Wright, nacque nel 1867 a Richland Center, nel Wisconsin. Sullo sviluppo della sua per-
sonalità ebbero un gran peso i suoi genitori. Il padre, William Russell Cary Wright era laureato in legge,
la madre Anne Lloyd Jones apparteneva a una famiglia gallese emigrata negli USA. Il padre fece molti
lavori ma aveva continui problemi con il denaro. La famiglia Wright fu costretta a trasferirsi per ben tre
volte ancor prima che l’architetto compisse gli undici anni. Il rapporto che Frank Lloyd Wright nutrì
per il padre fu di amore-odio; amore per la passione che gli aveva tramandato per la musica, e odio per
i suoi modi autoritari.
Nel 1876 la madre, alla esposizione internazionale celebrativa del centenario di Philadelphia, acquistò i
giochi Fröbeliani, cartoni con varie forme geometriche e cubi di legno, dipinti con colori primari. Se-
condo il pedagogo Fröbel, questi giochi potevano guidare i bambini alla conoscenza della natura, della
composizione, della scomposizione di volumi principali in secondari e delle relazioni tra forme diverse.
Anna Lloyd Jones obbligò il piccolo Frank a giocarci, costringendolo a comporre e scomporre ‘bene’.
Molti anni dopo Wright, ormai affermato architetto, dirà: “I lisci triangoli di cartone e i levigati bloc-
chetti di acero restarono impressi nella mia memoria infantile e costituirono una esperienza indimenti-
cabile”.
La formazione scolastica fu scarsa e frequentò per soli due semestri, come studente esterno,
l’università. In questo periodo lesse due libri che lo colpirono molto: “The stone of Venice” di Ruskin
e il Dizionario di architettura di Viollet le Duc. Nel 1885, con il divorzio dei genitori, trovò impiego
nello studio di Allen D. Conover. La separazione dei genitori, quando era appena diciottenne, lo portò
a considerare in ogni sua casa il tema della “unità della famiglia”, dello “stare insieme”. Frank Lloyd
Wright per molto tempo sperò che il padre tornasse, ma questi non diede più notizie di sè. Purtuttavia
Wright fu sempre riconoscente al padre per l’amore per la musica che gli aveva trasmesso, e accostò
sempre i parallelismi con le rapsodie di Beethoven, la simmetria geometrica con quella musicale di
Bach. In comune con il padre, Wright ebbe un difficile rapporto con il denaro, una continua insoddi-
sfazione per il proprio lavoro e una scarsa attenzione agli obblighi familiari.
73
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
La casa si innalza su grandi massi, corrosi per millenni dal precipitare dell’acqua della
cascata. Sebbene la natura penetri fin dentro la casa, con i rami degli alberi e con
l’acqua che scorre sulle fondazioni, è la villa che squarcia la foresta e domina l’ambiente
naturale.
Questa splendida scultura inserita in un bosco è la prima opera in cui l’architetto uti-
lizzò il materiale cemento armato: sono in cemento armato gli orizzontamenti, sono in
cemento armato i pilastri si affiancano alle murature in pietra naturale, con finitura ru-
stica. La composizione dei piani della casa si articola intorno alla torre centrale in pietra
naturale ed al gruppo del camino (Fig. 2.86, 2.87).
L’architettura di Frank Lloyd Wright costituisce la risposta organica e romantica al
razionalismo formale di Le Corbusier ed al razionalismo metodologico di Gropius.
Con Wright, in particolare, il razionalismo diventa architettura organica intesa come
forma che guarda alla natura come luogo di vita.
74
Dal betunium al cemento armato
Fig. 2.84 - Frank Lloyd Wright: Casa Kaufmann Fig. 2.85 - F. L. Wright: Casa Kaufmann
75
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
27 Nato in Svizzera, il 6 ottobre 1887, a 14 anni il giovane Charles-Edouard si iscrive alla locale scuola
d'arte, acquisendo capacità di pittore, scultore e cesellatore. Il suo maestro, tuttavia, lo spinge ad orien-
tarsi verso l'architettura e in questo senso rimangono fondamentali i suoi lunghi viaggi compiuti in Eu-
ropa: in Italia, dove studia le architetture rinascimentali e sei-settecentesche; a Budapest e a Vienna,
dove entra in contatto con l'ambiente della Secessione viennese; a Berlino dove conosce Gropius e
Mies Van der Rohe.
Nel 1917 si stabilisce definitivamente a Parigi, dove lavora prima nello studio di Auguste Perret e poi,
nel 1922, apre al numero 35 di Rue de Sèvres un atelier di architettura insieme al cugino Pierre Jeanne-
ret. È all'inizio del suo periodo parigino che il trentenne Charles-Edouard acquisisce lo pseudonimo,
che lo renderà noto in tutto il mondo, adattando il nome del nonno materno (Lecorbesier). In pochis-
simi anni raggiungerà un enorme successo. Dopo la guerra, nel 1946, lascia l'atelier per trasferirsi a
New York, ormai celebre e stimato. Muore nel 1965 durante una vacanza in Costa Azzurra.
76
Dal betunium al cemento armato
77
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Fig. 2.90 - Una delle torri captatori di luce Fig. 2. 91 - Le finestre strombate
La sagoma bianca della chiesa si contrappone alle verdi colline del sito e la rende ben visibile anche da lontano.
Le forme scultoree della chiesa, orientate verso i quattro punti cardinali, presentano lievi curvature che accolgono
i pellegrini all’esterno della chiesa in occasione delle grandi cerimonie.
78
Dal betunium al cemento armato
battersi, inaspettatamente, con Paris through the window di Marc Chagall (Fig. 2.98) re-
stando senza fiato per l’emozione.
L’invaso centrale, illuminato dall’alto da un grande lucernario, si caratterizza per i
percorsi ampi e ben illuminati: nelle zone di esposizione delle opere d’arte la luce è ca-
librata e non si hanno né zone d’ombra né di penombra. Si ha una saggia sovrapposi-
zione della luce naturale proveniente dal lucernario e della luce artificiale proveniente
dai corpi illuminanti.
Con Wright il Movimento Moderno diventa Architettura Organica intesa come
forma che guarda alla natura come luogo di vita (Fig. 2.99).
79
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Il corpo a cerchi crescenti verso l’alto è organizzato, all’interno, con un percorso a spirale che, partendo dall’alto,
termina in un grande atrio al piano terra.
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Dal betunium al cemento armato
Fig. 2.96 - Frank Lloyd Wright: il Guggenheim Mu- Fig. 2.97 - Frank Lloyd Wright: il Guggenheim
seum, l’interno Museum, la hall
81
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Fig. 2.98 - Paris through the window di Marc Chagall Fig. 2.99 - Frank Lloyd Wright: il Guggenheim
Museum, interno
28 Alvar Aalto, figlio di un ingegnere finlandese, Johan Henrik Aalto, e di una postina svedese, Selma
Matilda Aalto, iniziò la sua attività nello studio del padre. Si diplomò alla Scuola Politecnica di Helsinki
nel 1921, ma, ancora studente, costruì per i genitori, ad Alajarvi, la sua prima casa. Esordì nella profes-
sione con L’Esposizione Industriale di Tampere. Nel 1924 sposò Aino Marsio, sua compagna di Poli-
tecnico. Ebbe così inizio una collaborazione tanto intensa, che per venticinque anni, finché Aino visse,
tutti i progetti portarono le loro firme congiunte, benché Aino continuasse a ripetere: Io non creo. La cre-
azione è soltanto di Alvar.
Nel 1935 fonda, insieme alla moglie Aino Marsio e Marie Gullischen la ditta Artek, produttrice di arre-
di, soprattutto in legno. Nel 1935 e nel 1939 cura i padiglioni finlandesi per le esposizioni universali e
nel 1936 crea il famoso vaso Savoy.
Nel 1938 andò per la prima volta in America, dove tenne conferenze all’Università di Yale. Successi-
vamente, nel 1940, fu invitato ad insegnare architettura nel prestigioso Massachusetts Institute of Te-
chnology. Nel 1949 muore la moglie Aino e nel 1952 si risposa con Elissa Makiniemi.
Negli anni Cinquanta e Sessanta realizzò il municipio di Säynätsalo, in Finlandia; il centro culturale di
Wolfsburg e l’Opera di Essen, in Germania; il centro culturale di Siena e la chiesa di Riola di Vergara,
vicino a Bologna. Il suo ultimo progetto fu quello per l'area universitaria di Reykjavík.
82
Dal betunium al cemento armato
“La silhouette triangolare di questa struttura, emergendo sui rettangoli che la circon-
dano, ha il vigore di una sentenza; di notte, scintilla e, durante il giorno, riflette. Il
programma del politecnico non esigeva un intervento figurativo straordinario, ma
Aalto ha saputo farlo con la sua fantasia, trovando un saggio equilibrio tra i valori for-
mali dell’architettura e l’informalità delle attività studentesche.”
Per l’Aula Magna, Alvar Aalto sembra aver tagliato con un piano inclinato il volume
83
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
“Proprio quando ero insegnante, negli Stati Uniti, avrei dovuto parlare e scrivere. I
miei studenti erano animati dal desiderio di sapere, e possibilmente tutto. Ad esem-
pio mi chiesero come si facesse della buona arte. Risposi: Non lo so. Le conseguen-
ze furono disastrose.
Un bel giorno arrivarono in udienza dal professore i genitori di uno studente. Veni-
vano da lontano, dalle parti di Vancouver, se ben ricordo. Iniziarono così la loro fi-
lippica: noi paghiamo per l’istruzione di nostro figlio, che è intelligente, 700 dollari
per trimestre e il professore ci viene a dire: Non lo so.
Ciò ha significato probabilmente la fine della mia pur breve attività pedagogica.”
Fig. 2.100 - Alvar Aalto: l’Aula Magna del Poli- Fig. 2.101 - Alvar Aalto: il complesso del Politecnico
tecnico di Otaniemi di Otaniemi
31 In vece di un articolo, Arkkitehti, 1958. Citato in Idee di Architettura. Scritti scelti 1921-1968, Zanichel-
li Editore, Bologna 1987
84
Dal betunium al cemento armato
“Evidentemente, io non potevo creare i miei edifici senza conoscere ed amare i la-
vori di Le Corbusier. Le Corbusier ha esercitato una grande influenza sul mio modo
di creare lo spazio.”
32 Richard Meier si laurea nel 1957 alla Cornell University e subito dopo inizia un viaggio in Europa. In
Francia incontra Le Corbusier, sempre ammirato da Meier, tanto che insieme agli architetti Eisenman,
Heiduk, Graves e Gwathmey, fonda il gruppo Five Architects, che voleva portare avanti proprio l’idea
di architettura di Le Corbusier.
Tra il 1958 e il 1963 Meier lavora in affermati studi di architettura, tra i quali lo studio di Skidmore,
Owings & Merrill e lo studio di Marcel Breuer.
Nel 1963 progetta il suo primo edificio, una residenza per i genitori a Essex Fells nel New Jersey e su-
bito dopo progetta la Smith House a Darien in Connecticut, l’edificio che comincerà a dargli fama in-
ternazionale.
Gli anni ottanta segnano l’affermazione della sua fama internazionale e riceve riconoscimenti impor-
tanti come il Pritzker Prize.
85
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Le tre vele sono formate da 256 conci prefabbricati in cemento armato. Ogni con-
cio, del peso di 12 tonnellate, misura 2,00 m di larghezza per 3,00 m di altezza e 79 cm
di spessore.
Per il calcestruzzo dei conci sono stati impiegati 2600 tonnellate di inerti di marmo
di Carrara e 600 tonnellate di cemento bianco. Si tratta di un nuovo tipo di cemento, il
Bianco TX Millenium, autopulente e capace di conservare il colore delle superfici nel
tempo. I conci sono solidarizzati tra loro, per formare le tre vele, attraverso la post-
tensione di un sistema di barre di acciaio disposte in direzione verticale e di cavi in ac-
ciaio disposti in direzione orizzontale. Complessivamente sono stati impiegati 7,5 km
di barre e 8 km di cavi.
Per il riempimento delle guaine che ospitano le barre e i cavi pos-tesi, e per la chiu-
sura dei giunti strutturali, sono state iniettate circa 550 tonnellate di malte speciali, anti-
ritiro.
Le tre vele sono collegate tra loro in copertura da una struttura trasparente.
La copertura della chiesa, in acciaio, alluminio e vetro, ci consente di affermare che
mentre nelle cattedrali gotiche si è sentito il bisogno di avvicinare l’uomo a Dio attra-
verso le vertiginosi altezze delle volte, con Meier è la trasparenza che unisce l’uomo a
Dio.
All’interno, caratterizzato da un’atmosfera di sobrio e asimmetrico rigore, lo sguardo
dei fedeli viene catturato dalla luce e dalle nuvole intraviste attraverso i tetti di vetro,
dal bianco smagliante delle pareti nude, dagli anomali scorci alle spalle della pietra o-
voidale dell’altare fuori asse, dal grande ma povero crocefisso di cartapesta, ottenuto in
dono da un’altra chiesa di periferia. Il Crocifisso, simbolo della cristianità, viene inserito
in un cono ottico definito da una struttura strombata. Al tramonto i raggi del sole, pe-
netrando attraverso il cono strombato, inondano il Crocifisso in un surreale bagliore
rossastro (Figg. 2.105, 2.106).
Fig. 2.102 - La chiesa di Dio Padre Misericordioso a Tor Tre Teste di Richard Meier
86
Dal betunium al cemento armato
Fig. 2.103 - Richard Meier: Dio Padre Misericordio- Fig. 2.104 - Richard Meier:Dio Padre Misericordio-
so, dettaglio della facciata so, l’ingresso
Fig. 2.105 - Richard Meier: Dio Padre Misericordio- Fig. 2.106 - Richard Meier: Dio Padre Misericordio-
so, il Crocifisso so, l’interno
87
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
“chi entra deve alzare lo sguardo verso l’alto, spiare il mistero del cielo e della tra-
scendenza”.
Se la cattedrale gotica con le sue vertiginose altezze innalza l’uomo al Signore, la cat-
tedrale di Meier avvicina l’uomo al Signore con il bagliore della sua luce.
Come afferma la Falzetti, le forme geometriche diventano metafora e dalla loro intersezione sca-
turiscono spazi significativi, poeticamente risolti e silenziosamente si contornano le espressioni della reli-
giosità (Figg. 2.107 y 2.112).
In quest’opera sembrano trovare conferma le parole di Frank O. Gehry, che nella
relazione di accompagnamento del suo progetto, presentato per il concorso per la co-
struzione della chiesa di Dio Padre Misericordioso, scriveva:
“credo nella capacità dell’architettura di elevare lo spirito umano. Creare uno spa-
zio santificato per la fede è una grande sfida.
La chiesa … diventa una ricerca dell’essenziale, della chiarezza e della semplicità.”
Fig. 2.107 - Richard Meier: la chiesa di Dio Padre Fig. 2.108 - Richard Meier: la chiesa di Dio Padre
Misericordioso, scorcio del sagrato con l’ingresso Misericordioso, scorcio della copertura in ferro e vetro
88
Dal betunium al cemento armato
Fig. 2.109 - Richard Meier: Dio Padre Misericordio- Fig. 2.110 - Richard Meier: Dio Padre Misericordio-
so, l’interno so, l’interno
Fig. 2.111 - Richard Meier: la chiesa di Dio Padre Fig. 2.112 - Richard Meier: la chiesa di Dio Padre
Misericordioso, scorcio dell’interno con l’organo Misericordioso, scorcio dell’interno
89
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Sorprende la complessità e la snellezza di questa struttura prefabbricata: esempio delle grandi possibilità offerte
dal calcestruzzo se usato correttamente e non per soli scopi speculativi.
90
Verso gli ‘elementi di fabbrica’ per l’architettura
Nella generalità dei casi una ‘costruzione’, qualunque sia il suo uso, costituisce un si-
stema complesso per la molteplicità di prestazioni che è chiamata ad assolvere. Questo
sistema è formato da uno o più elementi di fabbrica i quali, costituiscono sub-sistemi, a
loro volta, complessi, con elementi costruttivi diversi. Questi ultimi possono essere an-
cora scomposti in parti elementari che comprendono uno o più componenti.
I componenti, infine, sono formati da uno o più materiali di base.
Pertanto, invece di affrontare lo studio della costruzione nell’intera sua globalità e
complessità si è soliti analizzare i singoli elementi che concorrono a definirla non dimen-
ticando, però, l’influenza delle reciproche relazioni. Lo studio, quindi, viene condotto gene-
ralmente secondo una scomposizione in elementi che, da un punto di vista pratico,
corrisponde nella generalità dei casi, alle fasi costruttive che si succedono e che concor-
rono a creare la ‘complessità’ dell’opera (Tabella 3.1).
EDIFICIO
SISTEMA COMPLESSO FORMATO DA UNO O PIÙ ELEMENTI DI FABBRICA
ELEMENTI DI FABBRICA
SUB-SISTEMA COMPLESSO FORMATO DA UNO O PIÙ ELEMENTI
COSTRUTTIVI
ELEMENTI COSTRUTTIVI
SUB-SISTEMA FORMATO DA UNO O PIÙ COMPONENTI
COMPONENTI
SUB-SISTEMA FORMATO DA UNO O PIÙ MATERIALI DI BASE
MATERIALI DI BASE
Tab. 3.1 - Approccio allo studio dell’edificio:
scomposizione del sistema complesso edificio in sub-sistemi specialistici
In particolare per gli edifici civili, gli elementi di fabbrica devono essere progettati in
modo che lo spazio architettonico possa garantire prestazioni adeguate, in un dato
momento storico, alle esigenze di funzionalità, di sicurezza, di abitabilità e di economia,
formulate dalla committenza:
91
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
La complessità delle esigenze alle quali ciascun elemento di fabbrica in opera deve
rispondere, per migliorare la qualità edilizia nel suo complesso, giustifica la schematiz-
zazione della suddivisione degli stessi elementi di fabbrica in elementi costruttivi, in
componenti e, infine, in materiali di base.
In alcuni casi, come ad esempio per i calcestruzzi, il materiale di base è formato da
più materie prime usate in edilizia. Nel caso specifico le materie prime sono gli inerti, il
cemento e l’acqua che, insieme alle armature metalliche, caratterizzano elemento di
fabbrica Struttura in c.a.
Nel caso più generale, gli elementi di fabbrica che concorrono a definire il sistema
edificio si possono così classificare:
x elemento di fabbrica copertura, chiamato a separare, in direzione verticale, lo spazio
artificiale progettato dall’uomo dallo spazio naturale;
x elemento di fabbrica di collegamento verticale, chiamato a collegare tra loro i vari piani in
cui lo spazio architettonico si articola; in questo sub-sistema rientrano, natural-
mente, non soltanto le scale, ma anche gli ascensori, i montacarichi, ecc;
x elemento di fabbrica struttura, chiamato a garantire la stabilità dell’edificio ed a ripor-
tare tutti i carichi al terreno di fondazione; in generale, si distingue l’elemento di
fabbrica struttura in elevazione e l’elemento di fabbrica struttura di fondazione; il
primo, oltre a garantire la stabilità è chiamato a riportare i carichi alla fondazione;
il secondo, oltre a garantire la stabilità dell’edificio, è chiamato a diffondere sul
terreno di posa i carichi trasmessi dalla struttura in elevazione;
x elemento di fabbrica di appoggio intermedio, chiamato a ripartire lo spazio architettoni-
co, in direzione verticale, su più livelli; in questo modo sarà possibile articolare
l’intero spazio architettonico in più piani funzionali;
x elemento di fabbrica di chiusura d’ambito, chiamato ad isolare, in direzione orizzontale,
lo spazio interno dallo spazio esterno; naturalmente l’elemento oltre a garantire
condizioni di sicurezza e di comfort ambientale termo-igrometrico ed acustico,
dovrà anche garantire opportune condizioni di comfort di illuminazione e di
ventilazione;
x elemento di fabbrica di partizione, chiamato a ripartire, nell’ambito di ciascun piano,
lo spazio in ambienti con specifiche destinazioni d’uso;
x elemento di fabbrica di primo calpestio, chiamato ad isolare l’edificio dal terreno e, allo
stesso tempo, a soprelevare, in relazione all’impostazione progettuale, il piano
del primo calpestio dal piano di campagna;
x elemento di fabbrica impianti, chiamato a garantire condizioni di abitabilità e di igiene
allo spazio architettonico; rientrano in questo elemento gli impianti di riscalda-
mento e condizionamento, di ventilazione, di smaltimento dei liquami e delle ac-
que meteoriche, di alimentazione idraulica, ecc.
92
Verso gli ‘elementi di fabbrica’ per l’architettura
In alcuni edifici, come ad esempio nella Cattedrale di Nôtre Dame di Parigi (Fig.
3.1), sono presenti solo alcuni degli elementi di fabbrica innanzi indicati, in quanto uno
o più elementi garantiscono più prestazioni.
Nella Cattedrale di Nôtre Dame 1 , infatti, possiamo distinguere:
Dopo questa breve sintesi sull’organizzazione del Sistema edificio, si passa ad esamina-
re le caratteristiche di un particolare e articolato elemento di fabbrica, la Struttura.
Per l’elemento di fabbrica struttura è possibile fare alcune classificazioni, con riferi-
mento ai procedimenti produttivi, ai materiali e alla morfologia.
1 La cattedrale di Notre-Dame e la Tour Eiffel, oggi costituiscono i simboli più significativi di Parigi.
La fama di questa cattedrale è andata man mano crescendo fin da quando Victor Hugo scrisse il ro-
manzo Notre-Dame de Paris. Notre-Dame fu edificata per volere del vescovo di Parigi che, verso l’ini-
zio del XII secolo decise di costruire una immensa cattedrale esattamente nel centro di Parigi.
La Cattedrale di Nôtre Dame rappresenta un significativo esempio di architettura gotica, ovvero di
quelle architetture realizzate in Europa dall’XI al XIV secolo. La Cattedrale, realizzata tra il 1163 ed il
1250 (la costruzione è stata ultimata compiutamente nel 1345), costituisce la più famosa cattedrale del
gotico francese e, sebbene sia stata interessata da numerosi restauri effettuati nell’Ottocento, presenta
un aspetto sostanzialmente unitario e congruente con gli originali stilemi gotici. La Cattedrale, allungata
come un grande ed elegante vascello sulla riva destra della Senna, presenta una meravigliosa facciata
arricchita da due torri campanarie, da tre portali ogivali strombati e da un superbo rosone lavorato a
traforo. Sulla facciata prospiciente la Senna, oltre all’intricato sistema di archi e contrafforti, possiamo
ammirare un altro bellissimo rosone in marmo in corrispondenza del transetto, i cui bracci aggettano in
misura ridotta rispetto alla larghezza della navata.
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La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
94
Verso gli ‘elementi di fabbrica’ per l’architettura
"Il vero giardino della casa non sarà sul suolo, ma al di sopra di esso a tre metri e
cinquanta: questo sarà il giardino sospeso dove il suolo è secco e salubre, dal quale si
vedrà tutto il paesaggio, assai meglio che non dal basso".
Durante l’estate, l’apertura delle pareti scorrevoli del soggiorno consente di realizza-
re un unico grande spazio interno-esterno. Dal giardino pensile del primo piano parte
una rampa, la promenade architettonica, che collega l’abitazione con il solarium e con il
piano terra. La promenade architettonica, formata da piani inclinati che si sviluppano
per l’intera altezza della villa, al piano primo diventa esterna per raggiungere il tetto-
solarium. Sul solarium domina la parete curva a protezione della privacy della casa.
L’organizzazione della struttura di Villa Savoye richiama immediatamente quella del-
le Case Domino che Le Corbusier aveva concepito quindici anni prima. Anche nella
Villa Savoye, infatti, l’ossatura portante, costituita da pilastri e travi in cemento armato,
resta completamente indipendente dalle funzioni della casa.
2 Le Corbusier nella Villa Savoye, una macchina per abitare, esprime tutta la sua vocazione alla sincerità
formale. In quest’opera troviamo un giusto equilibrio tra l’ambiente intimo della casa e il paesaggio e-
sterno, libero ed immenso.
3 Cfr. nota 26 del § 2.3.4
4 Le Corbusier, oltre che architetto, urbanista e pittore, fu anche un teorico dell’architettura.
Nella Villa Savoye troviamo concretizzati i cinque punti regolatori della progettazione, propugnati dal
nostro Architetto:
1. i pilotis, la casa è un volume che libra su pilastri, in modo che la città, con i suoi negozi, le sue stra-
de, entri nel blocco della costruzione;il tetto giardino, il giardino sul tetto consente alla natura di en-
trare nella casa;
3. la pianta libera, dai vincoli dei muri in modo che ogni piano può essere organizzato liberamente;
4. la finestra a nastro, la facciata libera dagli elementi strutturali consente alle finestre di svilupparsi da
un bordo all’altro;
5. la facciata libera, il solaio prosegue a sbalzo verso la facciata che diventa una membrana leggera.
95
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Fig. 3.2 - Esempio di struttura realizzata in opera: Le Corbusier, Villa Savoye a Poissy
Il volume del primo piano, sollevato da terra dagli snelli pilastri circolari, è tripartito in direzione verticale dal-
la fascia delle finestre che si sviluppano lungo l’intero fronte. Proprio la struttura puntuale, arretrata rispetto al
perimetro esterno, consente di realizzare le finestre a nastro.
Fig. 3.3 – Esempio di struttura realizzata in opera : Le Corbusier, Villa Savoye a Poissy
Intorno al terrazzo del primo piano, organizzato con un giardino pensile, sono articolate le camere
dell’appartamento. Il terrazzo costituisce fonte di illuminazione e di soleggiamento per i vani interni. È ben vi-
sibile la promenade architettonica che porta al solarium.
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Verso gli ‘elementi di fabbrica’ per l’architettura
Fig. 3.4 – Esempio di struttura realizzata in opera con parti prefabbricate a piè d’opera: le Torri ENEL del
Centro Direzionale di Napoli
Le due foto evidenziano le fasi costruttive delle torri: completata la costruzione del grande portale in cemento ar-
mato, si procede alla prefabbricazione a piè d’opera, su una struttura di servizio in acciaio, della struttura degli
orizzontamenti; completata la prefabbricazione, la struttura provvisoria viene sollevata fino alla quota d’imposta e
la piastra del solaio viene sospesa, mediante tiranti, alla trave ad U del portale.
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La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
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Verso gli ‘elementi di fabbrica’ per l’architettura
Le tavole progettuali evidenziano la grande trave di copertura alla quale sono sospesi i piani sottostanti e il
piano terra libero da elementi strutturali verticali.
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La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Fig. 3.7 - Esempio di struttura prefabbricata: Monteruscello (Pozzuoli), edificio a grandi pannelli
Fig. 3.8 - Esempio di struttura prefabbricata: Monteruscello (Pozzuoli), gli elementi strutturali
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Verso gli ‘elementi di fabbrica’ per l’architettura
I trefoli, scorrevoli all’interno di tubi zigrinati in acciaio, sono bloccati alla base in
apposite asole, predisposte in corrispondenza delle travi di fondazione, e tesati dall’alto
in copertura. I trefoli vengono tesati in funzione delle sollecitazioni che i giunti tra i
pannelli sono chiamati ad assorbire per le azioni indotte dal sisma.
Nel § 3.3 il sistema in esame verrà illustrato nel dettaglio.
Fig. 3.9 - Esempio di struttura prefabbricata: Monteruscello (Pozzuoli), i trefoli della postcompressione
Nella fotografia sono ben visibile le boccole, auto-serranti, che bloccano i trefoli della post-compressione e la pia-
stra di acciaio che distribuisce sulla trave di fondazione le tensioni indotte dalla post-tensione dei trefoli.
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La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Fig. 3.10 - Esempio di struttura realizzata parte in opera e parte in stabilimento: Edificio della BMW a
Monaco di Baviera
Nell’edificio della BMW il nucleo centrale di ciascuno dei quattro cilindri assolve al compito di resistere alle
azioni indotte dal vento o dal sisma, mentre i montanti in acciaio delle facciate assolvono al solo compito di por-
tare i carichi gravitazionali.
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Verso gli ‘elementi di fabbrica’ per l’architettura
La struttura in muratura
Nella storia dell’architettura esistono certamente moltissime strutture in muratura di
grande valenza formale ma, forse, la più splendida è quella del Partenone 5 (Figg. 3.11,
3.12, 3.13).
La struttura è formata da armoniche colonne doriche, ciascuna delle quali impregna-
ta dell’entasis per trasmettere all’osservatore la sensazione dello sforzo a cui è sottopo-
sta, dalle murature portanti delle stanze e dalle trabeazioni, sormontate dai fregi ricca-
mente decorati con triglifi e metope, che erano chiamate a portare la copertura in legno
del tempio.
I rocchi cilindrici, realizzati in marmo Pentelico, sovrapposti l’uno all’altro formano
il fusto della colonna. Tutti gli elementi lapidei erano uniti tra loro con grappe di bron-
zo e di ferro di varie forme.
Il Partenone è l’unico tempio greco costruito completamente in marmo ed è anche
l’unico tempio dorico che presenta tutte le 92 metope decorate da rilievi.
Durante la guerra di indipendenza greca del 1833, i soldati turchi asserragliati
sull’Acropoli rimuovevano le grappe metalliche, provocando gravi danni alle strutture,
per ricavare munizioni per le loro armi da fuoco. I greci, per salvare i loro grandi mo-
numenti, offrirono essi stessi le munizioni ai nemici assediati, facendo, a prezzo della
loro vita, un grande dono all’umanità tutta.
5 Il Partenone, tempio di ordine dorico dedicato alla dea Atena, deve il suo nome alla monumentale
statua crisoelefantina, raffigurante Athena Parthenos. La statua, scolpita da Fidia, era ubicata nella stan-
za orientale della costruzione. Il Tempio, la migliore realizzazione dell’architettura ellenica, presentava
decorazioni che, a ragione, vengono considerate i più grandi elementi dell’arte greca.
Nel XIX secolo, Lord Elgin rimosse alcune delle sculture sopravvissute ai danneggiamenti della storia e
le portò in Inghilterra. Le sculture oggi sono in mostra al British Museum e il governo greco, insieme a
gran parte della comunità internazionale, ne richiedono da molti anni la restituzione.
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La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Tra i più grandi monumenti del mondo, il Partenone rappresenta il vero emblema delle origini della cultura del
mondo occidentale. Il tempio costituisce anche uno di quei casi eccezionali in cui la struttura è architettura.
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Verso gli ‘elementi di fabbrica’ per l’architettura
“dato che l’architettura coinvolge tutti gli aspetti della vita umana, un’architettura ve-
ramente funzionale deve essere funzionale dal punto di vista umano. Se osserviamo
con più attenzione il processo della vita, ci accorgiamo che la tecnica è solo un ele-
mento ausiliario, non un fenomeno definito e indipendente.”
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La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Fig. 3.14 -Esempio di struttura intelaiata in cemento armato: Alvar Aalto, Palazzo per uffici della società
Enso Gutzeit di Helsinki
L’edificio da un lato costituisce un elemento di tramite tra la città ed il mare, dall’altro si inserisce armonica-
mente nel tessuto urbano circostante.
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Verso gli ‘elementi di fabbrica’ per l’architettura
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La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Fig. 3.17 - Esempio di struttura mista in acciaio e cemento armato: Antoni Gaudi, Casa Batlló a Barcellona
Nessuna linea retta ma solo curve e spirali che disegnano ogni particolare della costruzione, dalle finestre del
primo piano ai balconi dei piani soprastanti.
8 Frank Owen Goldenberg (diventato poi Gehry), l’architetto che ha firmato le strutture più dirompen-
ti e discusse degli ultimi decenni, nasce a Toronto in Canada, nel 1929 in una famiglia ebrea e, già da
bambino, esprime la sua creatività costruendo ‘piccole città’ con legnetti e vari materiali di recupero.
Nel 1947 la famiglia di Gehry si trasferisce a Los Angeles ed è proprio in questa città che Frank nel
1954 si laurea e, ancora studente di architettura, lavora come tirocinante nello studio Victor Gruen As-
sociates. Nel 1961, Frank Gehry si trasferisce a Parigi dove rimane per un anno lavorando nello studio
di André Rémondet e studiando i lavori di Le Corbusier, Balthasar Neumann, e dei grandi architetti
europei. Ritornato in America nel 1962, apre il suo studio professionale in proprio a Santa Monica, do-
ve firma i suoi primi lavori, apprezzati per le originali soluzioni, ma senza uscire dagli schemi ‘classici’.
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Verso gli ‘elementi di fabbrica’ per l’architettura
Dall’intricato intreccio di strade del centro storico di una delle città medioevali più
affascinanti d’Europa, attraverso due ponti più a sud del Ponte Carlo, si può procede
per il lungofiume della Moldava per arrivare a Rostov Namestì dove si trova la sede
della National Nederlanden, il palazzo ‘Ginger e Fred’ o ‘Casa Danzante’ di Ghery.
Le linee fuori piombo della Dancing House affascinano il visitatore, in una città già
vivace come Praga, ricca di particolari, di linguaggi e di storie diverse.
Costruito tra il 1992 ed il 1995, la Dancing House si estende su una superficie di
5.400 mq ed è stato realizzato in acciaio, vetro e calcestruzzo.
È la struttura intelaiata in acciaio e cemento armato che consente a Ginger e Fred di abbracciarsi in un passo
di danza.
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La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
La tipologia lineare
La tipologia lineare consente di progettare l’organizzazione in pianta dell’edificio
vincolata solo per punti da elementi monodimensionali verticali (pilastri o colonne). La
grande libertà di pianta permette possibili interventi di variazione della destinazione
d’uso durante la vita dell’edificio.
È opportuno che l’organizzazione strutturale presenti in pianta una griglia modulare
con i pilastri posizionati nei nodi. Nello spazio, invece, sarà opportuno realizzare una
griglia tridimensionale per ottimizzare sia l’organizzazione distributiva di travi e pilastri,
sia l’organizzazione degli spazi funzionali dell’edificio.
Inoltre, considerato che i terremoti possono provocare movimenti complessi e di-
namici del terreno su cui si trova l’edificio e che da un punto di vista statico lo sposta-
mento più importante da valutare è quello orizzontale, quando si progetta l’edificio in
zona sismica è sempre opportuno utilizzare forme geometriche semplici conferendo al
volume dell’edificio, alla distribuzione dei carichi ed agli elementi stabilizzatori laterali,
una disposizione simmetrica.
Tra gli elementi strutturali lineari di base oltre ai pilastri (o colonne) si hanno anche
le travi. Le travi e i pilastri formano, nel loro insieme, un sistema strutturale del tipo a
scheletro. L’inserimento di elementi diagonali (croci di Sant’Andrea), o di pannelli mu-
rari, consente di migliorare la resistenza a taglio della struttura. Le travi e i pilastri del
sistema vengono solidarizzati con le strutture degli orizzontamenti, a sviluppo bidire-
zionale.
La tipologia piana
La tipologia piana, anche se consente una minore libertà di pianta, permette di proget-
tare un’organizzazione planimetrica dell’edificio vincolata solo per linee (lo sviluppo dei
setti portanti). L’organizzazione strutturale si caratterizza per un sistema di assi paralle-
li, disposti ad interasse uguale o variabile, in corrispondenza dei quali troviamo i setti
portanti.
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Verso gli ‘elementi di fabbrica’ per l’architettura
La tipologia tridimensionale
La tipologia tridimensionale si ottiene dalla unione di lastre verticali e solette orizzontali
(Figg. 3.20, 3.21).
Questa tipologia presenta, ovviamente, limitata libertà progettuale, riduzione della
flessibilità funzionale, ma, anche, riduzione dei costi e dei tempi di costruzione.
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La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Fig. 3.23 - Vista dall’alto del plastico di una delle Vele grandi
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Verso gli ‘elementi di fabbrica’ per l’architettura
Fig. 3.24 - Vista sul lato corto del plastico di una delle Vele grandi
Nelle ipotesi progettuali i due corpi contrapposti sono sufficientemente distanziati per garantire aerazione e il-
luminamento dei fronti interni dell’edificio. Le scale interne in acciaio sono sufficientemente trasparenti per con-
sentire alla luce di diffondersi in questo spazio che costituisce una riproposizione del ‘vicoli’ di Napoli.
113
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Le modifiche apportate al progetto in fase costruttiva hanno reso praticamente impossibile alla luce di penetra-
re tra i due corpi di fabbrica.
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Verso gli ‘elementi di fabbrica’ per l’architettura
9 La finitura superficiale è composta da più strati che garantiscono l’abitabilità attraverso la coibenza,
l’impermeabilità, l’isolamento acustico, ecc.
10 La finitura intradossale è composta da uno o più strati (intonaco, controsoffittature, ecc.) che garan-
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La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
solaio
solaio
muratura portante
pilastri in c.a.
cordolo in cemento armato
trave in cemento armato
Fig. 3.27 - Solaio su muratura portante Fig. 3.28 - Solaio su struttura in c.a.
Una caratteristica importante del solaio è il rendimento statico Rs. In particolare, indica-
to con:
x P la somma del peso proprio del solaio e dei carichi variabili che il solaio deve
sostenere
x G il solo peso proprio del solaio,
si definisce rendimento statico il rapporto: Rs = P/G
Il solaio deve essere caratterizzato da un valore del rendimento statico elevato, cioè i
carichi che il solaio è chiamato a portare devono essere almeno il doppio del solo peso
proprio.
Anche se i solai oggi in uso sono molteplici, i più rappresentativi, dal punto di vista
tipologico, sono:
x i solai latero-cementizi
x i solai in acciaio
x i solai in acciaio e laterizi
x i solai in legno e laterizi
x i solai misti in polistirolo
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Verso gli ‘elementi di fabbrica’ per l’architettura
I solai latero-cementizi realizzati in opera sono (Figura 3.29) formato da filari di laterizi,
disposti secondo allineamenti paralleli; da travetti in cemento armato gettati in opera;
da una soletta, anch’essa in cemento armato e gettata in opera.
I blocchi (Fig. 3.30) vengono posizionati su di un tavolato di sostegno provvisorio,
che viene smontato solo quando il conglomerato ha raggiunto una sufficiente resisten-
za meccanica.
Dopo aver posizionato i blocchi in laterizio, si procede alla sistemazione delle barre
di armatura, ricorrendo all’uso di distanziatori in modo da assicurare che, nella succes-
siva fase di getto, le barre metalliche mantengano la corretta disposizione e un adegua-
to copriferro.
La tessitura del solaio, che indica la direzione dei travetti rispetto alla geometria del
vano, può essere a semplice orditura (parallela in generale al lato minore dell’ambiente
da costruire), oppure a nervature incrociate (Figg. 3.31 e 3.32).
Fig. 3.29 - Solaio latero-cementizio gettato in opera Fig. 3.30 - Solaio latero-cementizio in fase costruttiva
117
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
La tessitura a travetti incrociati consente di coprire luci di grandi dimensioni, ovvero di portare carichi più ele-
vati di quelli ordinari.
Il solaio a pannelli presenta i vantaggi, rispetto a quelli tradizionali, di una più veloce
posa in opera e della possibilità di realizzare manufatti autoportanti che richiedono una
puntellatura leggera durante la fase di getto del calcestruzzo di completamento. Richie-
dono, però, adeguati mezzi di sollevamento delle lastre e maestranze specializzate per
la loro movimentazione.
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Verso gli ‘elementi di fabbrica’ per l’architettura
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La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Fig. 3.37 - Solaio a travetti prefabbricati e precompressi con laterizi rinforzati e biblocco
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Verso gli ‘elementi di fabbrica’ per l’architettura
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La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Un tipo moderno di solaio in acciaio è quello con travi di acciaio e lamiera grecata.
La lamiera grecata (Fig. 3.39) viene solidarizzata alle travi in acciaio mediante con-
nettori, o viti autofilettanti, in corrispondenza delle onde inferiori; completano la strut-
tura la rete elettrosaldata di armatura e la soletta in calcestruzzo.
Dopo la posa ed il fissaggio della lamiera grecata alle travi, si effettua il getto di
completamento in calcestruzzo; in questa prima fase la lamiera costituisce un cassero
per il calcestruzzo ed è chiamata a portare, oltre al peso proprio, i pesi del getto in cal-
cestruzzo, dei mezzi d’opera e degli addetti.
Nella prima fase, quando il calcestruzzo è fresco, la freccia di inflessione della lamie-
ra non deve superare il valore L/240, essendo ‘L’ la luce della lamiera stessa. Quando il
calcestruzzo ha raggiunto adeguata capacità resistente nasce la collaborazione statica tra
la soletta e la trave. La collaborazione è assicurata dalla presenza dei connettori che im-
pediscono lo scorrimento relativo tra calcestruzzo indurito, lamiera e trave.
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Verso gli ‘elemento di fabbrica’ per l’architettura
a b c d h i l
11 Nelle intercapedini, ove esistenti, possono essere alloggiati canali, tubazioni, ecc.
123
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Nei solai in acciaio-laterizio e cemento armato, le travi possono essere con sezione a
doppia T, a C, reticolari o ad anima traforata, in lamiera saldata ed altro, e devono essere
dimensionate sia in termini di resistenza che di deformazione. La freccia, in generale,
non deve essere superiore ad 1/500 - 1/600 della luce, al fine di avere elementi inflessi
compatibili con la deformabilità degli elementi in laterizio.
124
Verso gli ‘elemento di fabbrica’ per l’architettura
Nella Figura 3.43 abbiamo un esempio di solaio misto in legno, calcestruzzo e pianelle di la-
terizio, completo di connettori di collegamento della trave in legno con il getto di calce-
struzzo e di rete di armatura della soletta.
Nel caso in esame le pianelle di laterizio svolgono una funzione di cassaforma per il
getto di calcestruzzo.
Il solaio misto in legno, calcestruzzo e tavolato in legno (Fig. 3.44) si caratterizza per il
tavolato in legno che svolge una funzione di cassaforma per il getto di calcestruzzo,
collegato alle travi in legno mediante connettori; per la rete di armatura della soletta.
In generale è opportuno proteggere il tavolato in legno con un elemento di separa-
zione impedisce il contatto legno-calcestruzzo fresco.
125
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
12 Aldo de Marco è professore ordinario di Architettura Tecnica nell’Università degli Studi di Salerno.
Dopo aver maturato la sua formazione di docente e ricercatore nella Facoltà di Ingegneria
dell’Università di Napoli (Renato Iovino è stato suo allievo), raggiunto l’ordinariato, ha insegnato prima
nella Facoltà di Ingegneria delle Università di Udine e di Trieste, e poi è stato ‘chiamato’ dall’Università
di Salerno. Intere generazioni di ingegneri ‘napoletani’, ‘udinesi’, ‘triestini’ e ‘salernitani’ hanno avuto la
fortuna di formarsi anche grazie ai suoi insegnamenti.
126
Verso gli ‘elemento di fabbrica’ per l’architettura
viti
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La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
13Il polistirolo, resina termoplastica ottenuta dalla polimerizzazione dello stirolo, è stato isolato, per la
prima volta, nel 1831 da Benastre, che, riscaldando lo stirolo a 200°K, riuscì a creare il polimero polisti-
rolo. Il polistirolo espanso si ottiene, a sua volta, per espansione del polistirolo mediante agenti espan-
denti.
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Verso gli ‘elemento di fabbrica’ per l’architettura
lamierini inglobati nel pannello. Il pannello in polistirolo espanso (Fig. 3.48), in genere,
presenta una parte strutturale, di spessore S1, ed una parte di coibentazione, di spessore S2.
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La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
L’ingresso dell’Acquario
130
La struttura in cemento armato
131
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
In linea generale e riassumendo, il piano di posa della fondazione deve essere scelto
in relazione alle caratteristiche fisico-meccaniche degli strati sottostanti, allo spessore
degli stessi, all’organizzazione volumetrica dell’edificio (entro e fuori terra), alle azioni
trasmesse dalla fondazione al terreno, al tipo di fondazione; inoltre la struttura e il ter-
reno di fondazione devono essere esenti da rischi di dissesto che possano portare al
crollo dell’edificio ed gli eventuali cedimenti, durante la vita dell’edificio, devono essere
tali da non danneggiare la struttura e da non comprometterne la funzione.
Il progetto della struttura di fondazione, inoltre, deve essere condotto secondo step
operativi che possono così sintetizzarsi:
x analisi del terreno con indagini geologiche e geotecniche per determinare le
caratteristiche fisiche e meccaniche degli strati sottostanti la costruzione da
realizzare;
x scelta del sistema strutturale di fondazione in funzione delle caratteristiche fi-
siche e meccaniche del terreno, dalla sismicità della zona, delle caratteristiche
della struttura in elevazione;
x analisi delle possibili interrelazioni fondazione-terreno;
x verifica della stabilità dell’opera in relazione alle caratteristiche geomorfologi-
che del terreno e delle caratteristiche geometriche e fisiche del sistema fonda-
le;
x calcolo dei cedimenti, ossia della deformazione del piano di posa della fonda-
zione per effetto delle azioni trasmesse dalla struttura.
Dal punto di vista tipologico, la struttura di fondazione può essere classificata nei
seguenti tipi:
x diretta, se diffonde le azioni dell’edificio direttamente sul piano di posa (Fig.
4.1);
x indiretta, se diffonde le azioni dell’edificio negli strati profondi del terreno at-
traverso particolari elementi costruttivi (palificate) (Fig. 4.2).
Dal punto di vista topologico, invece, la struttura di fondazione può essere classifi-
cata nei tipi:
x superficiale, se H < = L
x intermedia, se H > L
x profonda, se H >> L
dove, con riferimento alla Figura 4.3, H ed L sono, rispettivamente, la profondità e la
larghezza dello scavo di fondazione.
In relazione ai tipi costruttivi, la struttura di fondazione può essere formata da:
x plinti isolati
x plinti con travi di collegamento
x travi rovesce
x platee
I plinti (Fig. 4.4) sono fondazioni di tipo discontinuo e per la loro realizzazione si e-
seguono scavi a pozzo che a volte richiedono l’armatura provvisoria delle pareti dello
scavo; in alcuni casi i plinti sono uniti tra loro da travi, dette travi di collegamento: si ha
così il sistema fondale a plinti con travi di collegamento.
132
La struttura in cemento armato
Fig. 4.3 - Scavo di fondazione
Le travi rovesce (Figg. 4.5, 4.6), invece, sono fondazioni di tipo continuo che hanno
una dimensione prevalente sulle altre due. Per la loro realizzazione si eseguono scavi a
trincea (scavi detti anche a sezione obbligata) che a volte richiedono l’armatura provviso-
ria delle pareti dello scavo.
Le platee (Fig. 4.7), infine, sono fondazioni di tipo continuo con due dimensioni pre-
valenti sulla terza. Per la loro realizzazione si eseguono scavi di splateamento e di sban-
camento a sezione aperta che interessano una superficie anche maggiore di quella di se-
dime dell’edificio.
La fondazione a platea può essere costituita da un solettone armato, di opportuno
spessore, oppure da un solettone armato irrigidito con nervature in c.a. Questo ultimo
caso costituisce il connubio di una fondazione di travi rovesce con una fondazione a
platea.
Tutte le suddette tipologie possono essere sia dirette che su pali.
133
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
134
La struttura in cemento armato
Per strutture da realizzare in zona sismica la fondazione deve essere di tipo continuo
e quindi deve essere formata da plinti con travi di collegamento disposte secondo due
direzioni ortogonali, ovvero da un reticolo di travi rovesce disposte secondo due dire-
zioni ortogonali, o da una platea, in genere nervata secondo due direzioni ortogonali.
Un sistema di fondazione organizzato con elementi disposti secondo due direzioni
ortogonali, X e Y, sarà in grado di resistere agli effetti indotti da un’azione sismica E
qualunque sia la sua direzione di propagazione.
Infatti, se gli elementi della struttura di fondazione che si sviluppano in direzione X,
per esempio le travi rovesce disposte lungo l’asse X, sono stati progettati per resistere
agli effetti dell’azione sismica E che si propaga in direzione X, e se gli elementi della
struttura di fondazione che si sviluppano in direzione Y, per esempio le travi rovesce
disposte lungo l’asse Y, sono stati progettati per resistere agli effetti dell’azione sismica
E che si propaga in direzione Y, allora la fondazione nel suo insieme sarà idonea a resi-
stere agli effetti dell’azione sismica E per qualsiasi direzione di propagazione.
In questo caso, infatti, gli elementi della struttura di fondazione che si sviluppano in
direzione X assorbiranno la componente secondo X dell’azione sismica, Ex, mentre gli
elementi della struttura di fondazione che si sviluppano in direzione Y assorbiranno la
componente secondo Y dell’azione sismica, Ey.
In questo caso, infatti, gli elementi della struttura di fondazione che si sviluppano in
direzione X assorbiranno la componente secondo X dell’azione sismica, Ex<E mentre
gli elementi della struttura di fondazione che si sviluppano in direzione Y assorbiranno
la componente secondo Y dell’azione sismica Ey<E.
135
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Nelle Figure 4.8, 4.9, 4.10, 4.11, 4.12, 4.13, 4.14 e 4.15 sono riportate alcune sequen-
ze di immagini che illustrano le fasi costruttive di una fondazione su pali.
In a) è visibile una trivella autocingolata che provvederà ad effettuare la trivellazione dei cavi dei pali di fonda-
zione. L’esecuzione del cavo con trivella comporta l’asportazione del terreno.
In b) è visibile una camicia in acciaio per l’armatura del cavo necessaria, attesa la natura del terreno in esame,
per evitare che le pareti del cavo possano franare. La camicia autoaffonda man mano che procede
l’avanzamento dello scavo. Per terreni con adeguata consistenza le pareti del cavo possono essere stabilizzate
mediante i fanghi bentonitici; se le qualità del terreno lo consentono il cavo può anche essere libero.
Le immagini evidenziano la presenza di automezzi pesanti sul ciglio di una scarpata. Il Re-
sponsabile della sicurezza dovrà disporre la verifica della stabilità della scarpata e ordinare
l’attuazione di tutte le misure necessarie per la sicurezza delle maestranze e degli operatori.
136
La struttura in cemento armato
In a) è visibile la fase di ultimazione della trivellazione del cavo; la trivella è stata estratta e la camicia ha
raggiunto il fondo del cavo. In b) e c) sono visibili le gabbie di armatura dei pali, premontate in officina e tra-
sportate sul cantiere. Le gabbie sono formate da barre diritte, tenute in posizione da anelli e da una spirale,
metallici.
137
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
c) Posa in opera delle gabbie di armatura dei pali d) Getto del calcestruzzo con canaletta metallica
In a) è visibile la fase di calo nel cavo della gabbia di armatura del palo; l’argano montato in cima alla mac-
china trivellatrice provvede alle operazioni di sollevamento e posa in opera della gabbia di armatura.
Nel caso in esame, trattandosi di una struttura da realizzare in zona dichiarata sismica, la gabbia di arma-
tura interessa l’intera altezza del palo.
Questa operazione andrà condotta con molta attenzione per evitare che la gabbia metallica possa provocare il
cedimento delle pareti del cavo.
In b) è visibile la fase di getto del calcestruzzo mediante scivolo metallico; nel caso in esame, essendo modesta
l’altezza del palo, e quindi l’altezza di caduta del calcestruzzo, non è stato ritenuto necessario l’impiego di un
tubo-getto.
E’ però opportuno, in ogni caso, utilizzare un tubo con bicchiere terminale per evitare che il calcestruzzo du-
rante la caduta urti la gabbia metallica con conseguente segregazione degli inerti.
138
La struttura in cemento armato
Fig. 4.11 - Fasi costruttive di una struttura di fondazione su pali: armatura di ancoraggio dei pali con i
plinti
Nella fotografia si vedono alcuni pali ultimati con le armature che fuoriescono per collegare i pali con i plinti
di fondazione.
Fig. 4.12 - Fasi costruttive di una struttura di fondazione su pali: strato di calcestruzzo magro per i plinti
Nella fotografia si ha una vista del cantiere con il magrone già realizzato; il magrone, realizzato con un calce-
struzzo a basso dosaggio di cemento, consente sia di avere una superficie pulita sulla quale montare le arma-
ture dei plinti sia di isolare il calcestruzzo dei plinti dal terreno.
139
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
In a) si legge una fase di lavorazione delle barre metalliche destinate a formare le gabbie di armatura dei plin-
ti; sul banco le barre vengono tagliate e sagomate secondo le indicazioni progettuali.
In b) si può leggere una fase di montaggio della gabbia di armatura di un plinto su tre pali. Il plinto, in
quanto su tre pali, ha la classica forma di un parallelepipedo con base triangolare, con i vertici smussati.
140
La struttura in cemento armato
b) Vista dell’area di cantiere con le gabbie di armatura dei c) Montaggio delle armature delle travi di
plinti ultimate collegamento
In a) è ben visibile che la gabbia di armatura del plinto è formata da ferri diritti, da sagomati e da staffoni.
In b) è visibile l’area di cantiere con tutte le gabbie di armatura dei plinti completate; per rendere pulita l’area
del cantiere nelle zone non interessate dal magrone è stato steso uno strato di misto granulometrico.
In c), infine, l’immagina mostra la fase di montaggio delle armature metalliche delle travi di collegamento dei
plinti; nel caso specifico abbiamo ferri diritti superiori ed inferiori, ferri di parete e staffe.
Trattandosi di edificio in zona sismica, i plinti non possono essere isolati, ma devono essere opportunamente
collegati tra loro.
141
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
a) Montaggio delle casseforme della fondazione b) Getto del calcestruzzo con pompa
Fig. 4.15 - Fasi costruttive di una struttura di fondazione su pali
In a) l’immagine mostra le casseforme dei plinti e delle travi di collegamento. Nell’immagine sono ben visibili
le armature di attesa per il collegamento con le armature dei pilastri.
In b), invece, abbiamo una fase del getto del calcestruzzo mediante pompa autocarrata.
Betoniera sul ciglio della scarpata: PERICOLO!
7 In questo caso il pilastro non presenta al di sotto contiuità con altro elemento verticale portante, ma
142
La struttura in cemento armato
x le prestazione di sicurezza statica, cioè la struttura deve resistere alle azioni che pos-
sono agire su di essa;
x le prestazione di sicurezza deformazionale, cioè la struttura sotto carico deve defor-
marsi in modo da non provocare danni alle opere di completamento (tramezzi,
impianti, ecc) ed inoltre non deve determinare condizioni di grave disagio per i
fruitori dell’edificio;
x le prestazione di resistenza al fuoco, cioè la struttura sotto l’azione del fuoco non deve
perdere la capacità portante per il tempo necessario agli utenti per abbandonare
l’edificio ed a consentire l’intervento dei vigili del fuoco in condizioni di sicurez-
za.
La struttura, quindi, non deve solo sostenere durabilmente lo spazio costruito per
l’uomo, ma deve essere progettata per generare e qualificare l’Architettura.
In generale, come accennato nel Capitolo 3, le strutture intelaiate possono essere re-
alizzate:
x in cemento armato;
x in acciaio;
x miste acciaio-cemento armato.
Nel caso più generale, secondo una classica definizione ormai obsoleta, la struttura
intelaiata in cemento armato è formata da elementi lineari verticali, denominati pilastri e
da elementi lineari orizzontali, travi.
Si possono avere travi a spessore, se l’altezza della trave è contenuta nello spessore del
solaio; travi emergenti, se l’altezza della trave è maggiore dello spessore del solaio e la
maggiore altezza fuoriesce rispetto all’intradosso del solaio; travi estradossate, se l’altezza del-
la trave è maggiore dello spessore del solaio e la maggiore altezza fuoriesce rispetto
all’estradosso del solaio.
Le NTC 2008, nel § 7.4.6, nel merito dei dettagli costruttivi, da applicare sia alle
strutture in c.a. gettate in opera che alle strutture in c.a. prefabbricate, stabiliscono che
la larghezza ‘b’ della trave deve essere 20 cm e, per le travi a spessore, deve essere non
maggiore della larghezza bc (ortogonale all’asse della trave) del pilastro, aumentata da
ogni lato della metà dello spessore della trave stessa.
Comunque la larghezza della trave non deve essere maggiore di due volte bc. Per tut-
te le travi, il rapporto b/h tra larghezza e altezza della trave deve essere 0,25.
Inoltre, la Norma stabilisce che non deve esserci eccentricità tra l’asse delle travi che
sostengono pilastri in falso e l’asse dei pilastri che le sostengono. Esse devono avere
almeno due supporti, costituiti da pilastri o pareti.
Le pareti portanti non possono appoggiarsi in falso su travi o solette.
Per i pilastri, invece, la NTC 2008 prescrive che sono da evitare, per quanto possibi-
le, eccentricità tra l’asse della trave e l’asse del pilastro concorrenti in un nodo. Nel caso
che tale eccentricità superi 1/4 della larghezza del pilastro la trasmissione degli sforzi
deve essere assicurata da armature adeguatamente dimensionate allo scopo.
143
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Nelle Figure 4.16, 4.17, 4.18, 4.19, 4.20 e 4.21 sono riportate alcune sequenze di
immagini che illustrano le principali fasi costruttive di una struttura in elevazione inte-
laiata, in cemento armato.
In a) l’immagine mostra la fase di montaggio delle gabbie di armatura dei pilastri del primo ordine della
struttura.
La gabbia è formata da barre diritte verticali e da staffe che garantiscono, tra l’altro, che le barre verticali sot-
to carico di compressione non si deformino per instabilità laterale.
In b), invece, l’immagine testimonia il montaggio delle casseforme dei pilastri.
E’ visibile un telaio quadrangolare orizzontale in legno, ‘base’, necessaria per montare correttamente le quat-
tro facce della cassaforma dei pilastri.
144
La struttura in cemento armato
a) Getto del calcestruzzo con pompa per i pilastri b) Vista della struttura con i pilastri del primo ordine
del primo ordine completati
Fig. 4.17 - Fasi costruttive di una struttura in elevazione intelaiata
In a) l’immagine mostra la fase di getto del calcestruzzo, operato con l’ausilio di una pompa autocarrata.
Nell’immagine sono ben visibili le ‘cravatte’ in legno montate sulle casseforme dei pilastri per il contenimento
della spinta del calcestruzzo allo stato fresco. In b), infine, c’è una vista della struttura con i pilastri completati.
Nell’immagine sono visibili le guide in legno, chiodate al calcestruzzo ancora fresco, necessarie per montare a
livello la cassaforma del primo impalcato.
145
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
b) Fase di montaggio dei travetti prefabbricati in cemento armato precompresso per il solaio
Fig. 4.19 - Fasi costruttive di una struttura in elevazione intelaiata
In a) si ha una vista del primo impalcato con il montaggio delle casseforme completato con gli ‘sbadacchi’ in-
clinati per il contenimento della spinta del conglomerato fresco, spinta che attinge valori molto elevati durante
l’eventuale la vibrazione del getto. Sono ben visibili anche gli elementi in legno disposti in direzione ortogonale
alle orditure delle campate del solaio, che svolgeranno il compito di sostenere i travetti prefabbricati del solaio du-
rante la posa in opera dei filari di laterizio e il getto del calcestruzzo fresco. Si fa notare che il getto di calce-
struzzo di ogni impalcato inizia con il riempimento delle travi emergenti. Nella stessa fotografia sono anche visi-
bili gli elementi verticali, a forma di croce, a sostegno dei ‘casseri’ dell’impalcato.
In b), infine, si ha una fase di montaggio dei travetti dei solai. Nel caso specifico si tratta di travetti prefabbrica-
ti in cemento armato precompresso. L’uso dei travetti precompressi ha consentito di non realizzare il tavolato
continuo (‘tavolato chiuso’) che sarebbe stato necessario se il solaio fosse stato realizzato completamente in
opera. Inoltre l’impiego dei travetti precompressi ha consentito di contenere lo spessore del solaio nel trentesimo
della luce (H=1/30L).
La realizzazione del tavolato chiuso può garantire una maggiore sicurezza alle maestranze e agli
operatori tecnici. Il progetto e la verifica della sicurezza sul luogo del lavoro è compito fonda-
mentale del tecnico specificamente preposto.
146
La struttura in cemento armato
b) Armatura in legno degli sbalzi del primo impalcato c) Armatura in legno di una scala circolare
In a) si può rilevare la complessità di un nodo trave-pilastro per il notevole numero di barre metalliche che vi
convergono. Occorre sempre verificare in fase progettuale che il numero di barre metalliche convergenti nel nodo
non sia tale da impedire l’assestamento del calcestruzzo nella cassaforma.
In b) sono visibili le casseforme per gli sbalzi dell’impalcato con la sponda esterna a sviluppo circolare.
In c) si ha il particolare del montaggio della cassaforma per una rampa di scala a sviluppo circolare.
In d) Il montaggio dell’armatura di una trave a spessore eseguito prima dell’emanazione delle NTC 2008.
147
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
c) Vista del primo impalcato completo prima del getto del calcestruzzo
Fig. 4.21 -Fasi costruttive di una struttura in elevazione intelaiata
In a) sono visibili le gabbie di armatura delle travi emergenti, formate da barre diritte, barre di parete e staffe.
In b) sono visibili i filari di laterizio con la sovrastante rete elettrosaldata di armatura della soletta. I laterizi
sono montati senza tavolato chiuso in quanto poggiano direttamente sulle ali dei travetti. La rete elettrosalda-
ta, oltre a svolgere il compito di collaborare con la soletta alla ripartizione dei carichi, migliora l’uniformità di
rigidezza dell’impalcato nel piano orizzontale in tutte le direzioni. In c) una vista dell’intero impalcato.
148
La struttura in cemento armato
9 L’intero complesso è stato progettato nel rispetto del D.M.I. “Approvazione della regola tecnica di
prevenzione incendi per la costruzione e l’esercizio delle attività ricettive turistico-alberghiere” del 9
aprile 1994, del D.P.R. “Regolamento recante norme per l’eliminazione delle barriere architettoniche
negli edifici, spazi e servizi pubblici” del 24 luglio 1996 n. 503, del D.P.C.M. “Atto di indirizzo e coor-
dinamento recante requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi minimi per i centri residenziali di
cure palliative” del 20 gennaio 2000.
10 Una scala è a prova di fumo se il vano che la ospita è un compartimento antincendio e se l’accesso
149
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
150
La struttura in cemento armato
+14.00
+10.50
+7.00
+3.50
+0.00
-4.00
Dalla sezione si evince che trattasi di un edificio di cinque piani, di cui uno seminterrato, con un’altezza fuori
terra di 14,00 m; il piano seminterrato, a quota -4,00 m, presenta un’altezza lorda di 4,00 m, mentre tutti
gli altri piani hanno un’altezza interpiano di 3,50 m.
151
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
malta
C.A.
Fig. 4.25 - Giunto per pavimento in zona sismica Fig. 4.26 - Giunto di dilatazione per facciate, pareti e
soffitti
Il coprigiunto interno presenta il profilo centrale forma- Il coprigiunto esterno presenta un profilo portante in
to da uno scatolare in alluminio, ad alta resistenza, alluminio e una guarnizione elastica resistente agli a-
idoneo ad assorbire cedimenti e movimenti; il collega- genti atmosferici; il profilo in alluminio, inoltre, pre-
mento dei profili è assicurato da spinotti in acciaio al- senta un sottostrato in neoprene per compensare even-
loggiati in appositi fori. tuali irregolarità del piano di appoggio.
I giunti dovranno consentire la libera deformazione delle due strutture dell’edificio, sia per gli spostamenti indot-
ti dalle azioni termiche che per quelli determinati da eventuali azioni sismiche. Dovranno, in definitiva, impedi-
re il ‘martellamento’ tra le due strutture.
152
La struttura in cemento armato
10Le travi a spessore si utilizzeranno per particolari esigenze formali e funzionali e nei limiti delle NTC
2008 (Cfr. § 4.2)
153
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
A B
C D
E F
Farmacia Personale
G H
Spogliatoio Spogliatoio
personale personale
I L
M N
O P
Fig. 4.29 - Studio per la definizione della carpenteria: i possibili allineamenti dei telai piani
A 1 2 3 4 5 6 B
C 7 8 9 10 11 12 D
E 13 14 15 16 17 18 F
G 19 20 21 22 23 24 H
I 25 26 27 28 29 30 L
M 31 32 33 34 35 36 N
O P
37 38 39 40 41 42
Fig. 4.30 - Studio per la definizione della carpenteria: le possibili posizioni dei pilastri
154
La struttura in cemento armato
1 2 3 4 5 6
30x60 30x60 30x60 30x60 30x60
30x60
40x60
40x60
7 8 9 10 11 12
40x80 40x80 40x80 40x80 40x80
30x60
40x60
13 14 15 16 17 18
40x80 40x80 40x80 40x80 40x80
30x60
19 20 21 22 23 24
40x80 40x80 40x80 40x80 40x80
30x60
25 26 27 28 29 30
40x80 40x80 40x80 40x80 40x80
40x60
30x60
40x60
40x60
37 38 39 40 41 42
Fig. 4.31 – Schema di carpenteria del piano tipo, per zona non sismica
Nella Figura 4.32 è riportata, infine, la carpenteria del piano tipo dell’edificio oggetto
di studio nella quale si evidenzia l’organizzazione dei pilastri, delle travi e dei solai.
In carpenteria sono indicati, come si evince dalla tavola di dettaglio (Fig. 4.33), i filari
di laterizio, le zone di fascia piena e semi piena, i fili fissi dei pilastri.
Nel merito si può osservare che:
x i filari di laterizi devono essere sempre un multiplo intero della dimensione trasver-
sale del laterizio (in genere 25 cm);
x i fili fissi dei pilastri indicano la posizione dell’allineamento verticale rispetto al qua-
le viene operata la risega dei pilastri, se necessaria, quando si passa da un ordine a
quello successivo;
x la fascia piena e semipiena viene prevista, ove occorra, in corrispondenza delle travi
155
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
1 30x60
2 30x60
3 30x60
4 30x60
5 30x60
6
30x60
40x60
40x60
7 8 9 10 11 12
40x80 40x80 40x80 40x80 40x80
30x60
40x60
13 14 15 16 17 18
40x80 40x80 40x80 40x80 40x80
14
30x60
19 20 21 22 23 24
40x80 40x80 40x80
30x60
25 26 27 28 29 30
40x80 40x80 40x80 40x80 40x80
40x60
30x60
32 33 34 35 36
31 40x80 40x80 40x80 40x80 40x80
30x60
40x60
40x60
156
La struttura in cemento armato
filo fisso
1 30x60
2 30x60
3
30x60
7 8 9
fascia piena 40x80 40x80
30x60
fascia 13 14 15
semipiena 40x80 40x80
Fig. 4.33 - Dettaglio della carpenteria piano tipo
157
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
giunto strutturale
158
La struttura in cemento armato
giunto strutturale
giunto strutturale
La realizzazione di tre giunti consente, in questo caso, di ottenere quattro strutture indipendenti il cui svilup-
po planimetrico si avvicina a quello del quadrato. Ciascuna struttura, quindi, presenta un migliore compor-
tamento nei riguardi delle azioni indotte dall’evento sismico.
159
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
vano scala
vano scala
160
La struttura in cemento armato
zona b)
zona a)
possibili zone di
danneggiamento locale
L’orizzontamento, a causa della disuniformità della rigidezza dei singoli elementi sismo-resistenti, può essere
interessato da danni locali. In particolare, si potranno avere fessurazioni nelle zone di cui in figura. I danneg-
giamenti si avranno nella zona a) per l’azione sismica in direzione x-x, nella zona b) per l’azione sismica in
direzione y-y.
Con riferimento alla Casa Albergo (Figg. 4.22 - 4.28) si esaminano ora le possibili
organizzazioni della struttura in zona sismica.
Come stabiliscono le NTC 2008, la struttura dell’edificio deve essere idonea ad as-
sorbire le componenti orizzontali dell’azione sismica, per qualsiasi direzione di propa-
gazione dell’evento sismico. La struttura, pertanto, dovrà assorbire l’azione sismica ‘E’
(Fig. 4.39) sia se agisce in direzione longitudinale rispetto al fronte dell’edificio (dire-
zione x-x), sia se agisce in direzione trasversale rispetto al fronte dell’edificio (direzione
y-y).
Occorrerà, pertanto, prevedere elementi resistenti disposti in direzione longitudinale
x-x e in direzione trasversale y-y, ovvero disporre telai in direzione x-x e telai in dire-
zione ortogonale y-y in modo da realizzare complessivamente un telaio spaziale a maglie
ortogonali.
Così operando la struttura dell’edificio sarà idonea ad assorbire l’azione sismica ‘E’
per qualsiasi direzione di propagazione.
Per quanto indicato nel § 3.3.1, la Casa Albergo in esame ha un giunto in direzione
y-y che divide l’organismo edilizio in due strutture indipendenti, ma determina anche la
centrifugazione degli elementi di collegamento verticale in ciascuna delle due strutture.
161
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Ey
La struttura deve essere formata da elementi resistenti disposti secondo due direzioni ortogonali. Nel caso delle
strutture intelaiate occorrerà prevedere telai disposti in direzione x-x e telai disposti in direzione y-y. La dop-
pia orditura di telai formerà un telaio spaziale.
162
La struttura in cemento armato
Bm=Bw
Bw Bm Bm Bw
e e
Ey Ey
Nel primo caso, edificio senza giunto, anche nell’ipotesi che il baricentro delle masse Bm coincida con quello
delle rigidezze Bw, insorgerà un’azione torcente di piano se l’energia propagata dal sisma non investe in modo
uniforme l’intero fronte delle edificio.
Nel secondo caso, edificio giuntato, anche se ciascuna struttura ha una forma regolare che si avvicina al qua-
drato, la centrifugazione delle scale determina lo spostamento di Bw e quindi l’insorgere di un’azione torcente
di piano.
In ogni caso gli strumenti della Scienza e della Tecnica delle Costruzioni consentono di “calcolare” corretta-
mente e compiutamente la struttura.
163
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
1 2 3 4 5 6
30x60 30x60 30x60 30x60 30x60
30x60
30x60
30x60
30x60
40x60
40x60
7 8 9 10 11 12
40x80 40x80 40x80 40x80 40x80
30x60
30x60
30x60
30x60
30x60
40x60
13 14 15 16 17 18
40x80 40x80 40x80 40x80 40x80
30x60
30x60
30x60
30x60
19 20 21 22 23 24
40x80 40x80 40x80 40x80 40x80
30x60
30x60
30x60
30x60
25 26 27 28 29 30
40x80 40x80 40x80 40x80 40x80
40x60
30x60
30x60
30x60
30x60
30x60
40x80
3240x80 33 40x80 3440x80 35 40x80
36
31
30x60
30x60
30x60
30x60
40x60
40x60
37 38 39 40 41 42
164
La struttura in cemento armato
1 30x60
2 30x60
3 30x60
4 30x60
5 30x60
6
30x60
30x60
30x60
30x60
40x60
40x60
7 8 9 10 11 12
40x80 40x80 40x80 40x80 40x80
30x60
30x60
30x60
30x60
30x60
40x60
13 14 15 16 17 18
40x80 40x80 40x80 40x80 40x80
30x60
30x60
30x60
30x60
19 20 21 22 23 24
40x80 40x80 40x80
30x60
30x60
30x60
30x60
25 26 27 28 29 30
40x80 40x80 40x80 40x80 40x80
40x60
30x60
30x60
30x60
30x60
30x60
32 33 34 35 36
31 40x80 40x80 40x80 40x80 40x80
30x60
30x60
30x60
30x60
40x60
40x60
La carpenteria, sezione orizzontale vista dal basso verso l’alto, eseguita quando è stata disegnata la sola
struttura, deve:
x riportare la posizione dei pilastri con le relative dimensioni e con i fili fissi
x essere quotata con riferimento ai fili fissi dei pilastri
x riportare la disposizione delle travi con le relative dimensioni
x indicare l’orditura dei solai
x indicare l’organizzazione delle fasce piene e semipiene
x indicare la posizione delle forature con l’organizzazione del telaio di piano se necessario
x indicare la posizione del corpo scala e degli ascensori
x indicare la posizione e le dimensioni dei travetti di ripartizione.
La numerazione dei pilastri deve essere regolare, per evitare errori nella fase costruttiva, scegliendo un qualsia-
si criterio: per allineamenti orizzontali, per allineamenti verticali, in senso orario o antiorario, ecc.
165
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Quello che non si deve fare: Fondazione con reticolo di travi rovesce sul ciglio di un dirupo
Danneggiare l’ambiente ......
166
La struttura in cemento armato
trave di fondazione
167
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Fig. 4.45 - Esecuzione del cavo mediante trivella- Fig. 4.46 - Il bicchiere della trivella, una volta riempito
zione di terreno, viene estratto per essere svuotato
Mediante un bicchiere, mosso da un’asta dotata di moto rotatorio e verticale, viene trivellato il foro dove verrà
realizzato il palo in calcestruzzo armato.
168
La struttura in cemento armato
Fig. 4.47 - La gabbia viene sollevata mediante Fig. 4.48 - La gabbia di armatura viene calata nel
l’argano montato sulla trivella cavo
La gabbia metallica deve essere infissa nel cavo, precedentemente trivellato, evitando di far franare le pareti del
cavo stesso.
169
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
170
La struttura in cemento armato
Fig. 4.50 - Realizzazione della zavorra Fig. 4.51 - Esecuzione della prova
171
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Sul tavolo vibrante, prima del getto, vengono posizionate le canalizzazioni dove pas-
seranno i trefoli per la solidarizzazione dei pannelli, tra loro e con la fondazione, non-
ché le armature metalliche di calcolo e tutte le canalizzazioni degli impianti elettrici.
I pannelli con entrambe le facce finite vengono realizzati con casseforme verticali
(Fig. 4.60). Sulla cassaforma fissa vengono montate le armature, le canalizzazioni
dell’impianto elettrico, le sagome dei vani porta.
Fig. 4.54 - Il getto di calcestruzzo mediante pompa 4.55 - Le travi con i fori per l’alloggiamento degli ap-
parecchi di tenuta dei trefoli di post tensione
172
La struttura in cemento armato
Prima del getto vengono posizionate anche le armature necessarie per il sollevamen-
to del pannello nonché le sagome per le bocchette dell’impianto ad aria di riscaldamen-
to.
Completato il montaggio di armature e impianti, prima del getto, sulla controfaccia
della cassaforma viene steso uno strato di additivo (disarmante o ritardante) per agevo-
lare il disarmo del pannello gettato. Il getto del calcestruzzo, opportunamente vibrato,
completa la fase costruttiva dei pannelli in cemento armato.
173
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
174
La struttura in cemento armato
Fig. 4.60 - Fase di montaggio delle armature e degli impianti per i pannelli con entrambe le facce finite
175
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Fig. 4.62 - Posizionamento provvisorio dei pannelli con Fig. 4.63 - Regolazione della posizione dei pannelli
aste telescopiche con tacheometro
176
La struttura in cemento armato
Fig. 4.65 - La costruzione della struttura di una delle palazzine in fase avanzata
Fig. 4.66 - La fase di montaggio dei pannelli di so- Fig. 4.67 - Il varo di un pannello di solaio
laio
177
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Fig. 4.69 - Flessimetri applicati all’intradosso del solaio per la lettura delle deformazioni sotto carico
I trefoli di acciaio armonico, introdotti nei canali prealloggiati nei pannelli, andranno
sottoposti alla tensione di trazione di calcolo per solidarizzare tra loro i pannelli, ren-
dendoli idonei a resistere alle azioni orizzontali (vento e sisma) (Fig. 4.70). Dopo aver
sigillato le guaine con malta antiritiro, ciascun trefolo viene fissato con un serrafilo in
acciaio. Una piastra in acciaio distribuisce su una maggiore superficie di calcestruzzo il
carico che verrà applicato al trefolo (Fig. 4.71).
178
La struttura in cemento armato
Con lo stesso sistema vengono fissati i trefoli alla base della costruzione, in corri-
spondenza dei fori predisposti nelle travi di fondazione. Anche in questo caso, una op-
portuna piastra di acciaio distribuirà le sollecitazioni di compressione, indotte dallo
sforzo di trazione applicato ai trefoli, su una maggiore superficie di calcestruzzo della
trave di fondazione (Fig. 3.9, capitolo 3).
Fissati i trefoli, mediante un martinetto viene applicato agli elementi di acciaio ar-
monico lo sforzo di trazione calcolato dal progettista delle strutture. Serrato il martinet-
to sul trefolo, viene applicato lo sforzo opportuno (Fig. 4.72).
Sottoposto a trazione, il trefolo si allunga. Man mano che il trefolo si allunga il serra-
filo ne blocca la deformazione. Quando il martinetto viene rimosso, l’acciaio armonico,
per la sua elasticità, tende a riassumere la lunghezza iniziale. La presenza dei serrafilo,
superiore ed inferiore, ne impedisce l’accorciamento e quindi lo sforzo di trazione ap-
plicato all’inizio diventa sforzo di compressione esercitato sui pannelli prefabbricati.
La compressione esercitata dai trefoli sui pannelli determina la solidarizzazione dei
pannelli stessi lungo la verticale. In questo modo la struttura sarà capace di assorbire
anche le azioni orizzontali da vento o da sisma.Nella Figura 3.7, riportata nel capitolo
3, abbiamo una immagine dell’edificio ultimato.
179
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
180
La tecnologia dei conglomerati cementizi
1 Cfr. § 5.4.4
2 Cfr. § 5.4.4
3 Cfr. § 5.4.4
4 Attesa la buona resistenza a compressione, il conglomerato cementizio trova impiego nella realizza-
zione di opere strutturali e complementari, sia come elemento non armato sia quale componente del
materiale cemento armato.
181
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
lità con le quali questo è stato confezionato, trasportato e posto in opera. Assumono
particolare importanza, pertanto, le caratteristiche del calcestruzzo allo stato fresco in
opera, che si riflettono inevitabilmente su quelle del calcestruzzo indurito.
182
La tecnologia dei conglomerati cementizi
183
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Legenda: 1. Tramogge aggregati; 2. Dosatori; 3. Nastro trasportatore aggregati orizzontale; 4. Nastro convogliatore
aggregati inclinato; 5. Miscelatore; 6. Dosatore cemento; 7. Coclea alimentatrice cemento; 8. Sila cemento; 9. Benna
alimentatrice aggregati
184
La tecnologia dei conglomerati cementizi
Fig. 5.8 – Tramogge per la distribuzione e il dosaggio degli inerti in un impianto di betonaggio
185
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
186
La tecnologia dei conglomerati cementizi
Fig. 5.15 – Attrezzatura per il trasporto e la posa in opera del calcestruzzo in uno stabilimento di prefabbri-
cazione
Una vite a coclea trasferisce il calcestruzzo dal cassone del mezzo al tavolo vibrante del getto.
187
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
L’operazione sarà corretta (A) se il getto viene eseguito attraverso un grosso tubo, con imbuto terminale, che
eviterà che la miscela possa urtare la gabbia metallica di armatura con conseguente segregazione della miscela e
deformazione della gabbia metallica.
In particolare, un getto non corretto può dar luogo alla formazione di macroscopici
vuoti, ‘nidi’ di ghiaia, addensamenti di pasta cementizia e di sabbia. A titolo di esempio,
nelle Figure 5.16 e 5.17 sono illustrate alcune procedure di posa in opera della miscela
con l’indicazione degli errori che bisogna evitare. Per migliorare la compattazione del
getto, per eliminare e/o ridurre i vuoti contenuti nella massa del getto, è opportuno
procedere, a seconda dei casi, alla pistonatura o alla vibrazione della miscela ancora fre-
sca.
Con la compattazione si conferisce all’impasto una energia capace di vincere gli attri-
ti interni in modo che tutti gli inerti abbiano la possibilità di essere ricoperti di pasta di
cemento e che i vuoti presenti tra essi siano riempiti di pasta cementizia.
188
La tecnologia dei conglomerati cementizi
Evidentemente l’energia spesa dovrà essere tanto più intensa quanto più è ‘ferma’ la
miscela, tanto più modesta quanto questa più è ‘fluida’. Nel primo caso sarà necessaria
la vibrazione, che conferisce l’opportuna energia per fare assestare la miscela in tutto il
volume della cassaforma con l’impiego di attrezzature meccaniche; nel secondo caso
sarà sufficiente una pistonatura che con un idoneo utensile, attraverso il lavoro
dell’uomo, conferisce una energia sufficiente ad assestare la miscela.
La vibrazione può avvenire con vibratori ad ago da immersione (Figg. 5.18 e 5.19), o
con vibratori a parete (Figg. 5.20 e 5.21).
Fig. 5.18 – Vibratore ad ago Fig. 5.19 – Impiego del vibratore per immersione
Fig. 5.20 – Vibratore a parete Fig. 5.21 – Impiego del vibratore a parete
5.2.1 L’omogeneità
Durante il confezionamento del calcestruzzo le esigenze essenziali da soddisfare so-
no quelle di ottenere una miscela omogenea e che presenti tutti gli inerti ricoperti di
pasta di cemento.
La massa del calcestruzzo, dopo il confezionamento, s’intenderà omogenea quando
scelti, in zone diverse della massa stessa, elementi di volume convenientemente piccoli
in rapporto alla massima dimensione degli inerti impiegati, la composizione è praticamente
costante in ciascuno dei citati volumi.
L’omogeneità del calcestruzzo non dipende solo dalla composizione della miscela,
ma anche dalle modalità di confezionamento e dai mezzi impiegati. In particolare se si
189
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
x dal rapporto tra il volume della carica ed il volume interno del miscelatore,
x dalla sequenza con cui si introducono i componenti della miscela nel miscelatore,
x dal tempo di mescolamento.
Il valore ottimale del rapporto tra la resa in calcestruzzo ed il volume geometrico del
miscelatore consente il libero movimento dei componenti della miscela
nell’attrezzatura con il conseguente corretto mescolamento.
La resa in calcestruzzo dei miscelatori varia in relazione al tipo.
In generale, indicato con
V1 il volume geometrico del miscelatore
V2 il volume dei materiali sfusi introdotti nel miscelatore
V3 la resa in calcestruzzo
risulta:
V2
0,25 y 0,80 [5.3]
V1
V3
0,15 y 0,50 [5.4]
V1
Ad esempio, un miscelatore con volume geometrico di 1.000 litri, in relazione al ti-
po, avrà una capacità di riempimento variabile tra 250 e 800 litri ed una capacità di resa
in calcestruzzo variabile tra 150 e 500 litri.
Per migliorare il mescolamento dei componenti del miscuglio è opportuno caricare il
miscelatore secondo una specifica sequenza.
Per i miscelatori a bicchiere è preferibile immettere prima gli inerti con una consi-
stente aliquota dell’acqua di impasto e, successivamente, il cemento con la restante par-
te dell’acqua di impasto. In questo modo gli inerti avranno la possibilità di bagnarsi
completamente e sarà favorito il loro ricoprimento con la pasta di cemento.
Per i miscelatori a vasca, invece, si preferisce immettere prima la sabbia e, successi-
vamente, una parte dell’aggregato grosso, il cemento e l’acqua. Alla fine si immette la
restante parte dell’inerte grosso. Con l’immissione finale di una parte dell’inerte grosso
si favorisce la rottura dei noduli di malta che eventualmente si fossero formati.
Anche il tempo di mescolamento influenza l’omogeneità del calcestruzzo.
Occorre tener presente, infatti, che, nota la resa in calcestruzzo del miscelatore, esi-
ste un tempo minimo di miscelazione (Tab. 5.1.), al di sotto del quale la miscela non sa-
rà omogenea.
In particolare, il tempo minimo di miscelazione dipende:
x dal tipo di miscelatore,
x dalla resa in calcestruzzo del miscelatore,
x dal tipo di aggregato (leggero o ordinario),
x dalla consistenza richiesta.
190
La tecnologia dei conglomerati cementizi
I valori riportati sono solo indicativi, e ciò trova conferma anche nelle notevoli differenze tra i tempi consi-
gliati dai due Istituti
Il controllo dell’omogeneità
Per il controllo della omogeneità dell’impasto si procede all’analisi di alcuni campio-
ni della miscela, prelevati ad intervalli regolari durante il confezionamento. Il numero
dei campioni sarà proporzionale alla capacità di produzione del miscelatore, ovvero ai
litri di calcestruzzo prodotti in una singola operazione di miscelazione.
In alcuni paesi europei l’omogeneità dell’impasto viene controllata confrontando tra
loro i diversi campioni per quanto concerne:
x la resistenza a compressione a una prefissata scadenza (ad esempio la resistenza a
7 giorni su 4 cubetti);
x la percentuale in peso dell’aggregato grosso; ovvero la percentuale riferita alla
frazione 40-20 mm per un aggregato misto di diametro massimo 40 mm, alla fra-
zione 30-15 mm per un aggregato misto di diametro massimo 30 mm, alla fra-
zione 15-7 mm per un aggregato misto di diametro massimo 15 mm;
x La percentuale in peso del cemento; ovvero la percentuale della parte finissima
(cemento + finissimo della sabbia) passante ad un vaglio a maglie molto strette.
In particolare vengono assunti come indici di valutazione della omogeneità del cal-
cestruzzo i seguenti parametri:
x la deviazione percentuale massima, cioè il valore assoluto massimo delle varia-
zioni percentuali rispetto alla media;
x la deviazione percentuale media, cioè la media aritmetica dei valori assoluti delle
deviazioni percentuali.
Vi ¦V j / n
Di 100 [5.5]
¦V j /n
191
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Dmed
¦ D i
[5.7]
n
Nella Tabella 5.2 sono riportati i valori limiti delle deviazioni percentuali per calce-
struzzi caratterizzati da una buona omogeneità.
Omogeneità
Tipo di prova Deviazione Percentuale
Massima Media
Resistenza a complessione (N/mm2) 1,0 - 1,5 0,4 - 0,6
Percentuale aggregato grosso 15 - 20 6-8
Percentuale parte finissima 12 - 15 5-8
Tab. 5.2 - Valori delle deviazioni per una buona omogeneità
5.2.2 La lavorabilità
Allo stato fresco la caratteristica primaria che si richiede al calcestruzzo è la lavorabili-
tà ovvero l’attitudine ad essere trasportato nell’ambito del cantiere mantenendo immutata
l’omogeneità raggiunta dopo il confezionamento e ad essere posto in opera in modo da riempire perfet-
tamente le casseforme e penetrare, quando esistono, tra le armature.
La lavorabilità interessa, quindi, i più importanti aspetti legati alla realizzazione delle
opere in conglomerato cementizio e costituisce, perciò, il requisito più interessante e
più complesso da prendere in considerazione per un calcestruzzo fresco.
Occorre intanto immediatamente notare che la lavorabilità è influenzata da molte-
plici parametri. Oltre ai requisiti intrinseci del calcestruzzo, dipendenti dal!e caratteristi-
che e dal dosaggio dell’acqua e del cemento, dalla composizione granulometrica e dalla
natura degli inerti, la lavorabilità è legata anche a numerosi fattori estrinseci quali, ad
esempio, i mezzi per il trasporto e la posa in opera, la forma e la dimensione delle
strutture da realizzare, la disposizione e l’entità delle eventuali armature metalliche, il
tempo intercorrente tra il confezionamento e la posa in opera, le condizioni di tempe-
ratura e umidità ambientale.
Purtuttavia allo stato attuale degli studi non è possibile caratterizzare la lavorabilità
con un parametro numerico ben definito; comunque gli studi già eseguiti, e quelli anco-
ra in corso, consentono di affermare che la via da seguire, per inquadrare e coordinare i
fenomeni connessi alla lavorabilità, è quella della Reologia, della scienza, cioè, che stu-
dia le deformazioni e gli scorrimenti dei corpi allo stato né solido né liquido, quale è,
appunto, il calcestruzzo fresco. Quando si giungerà a risultati più concreti sarà forse
possibile, mediante alcuni parametri fisici e meccanici, quali il coefficiente di attrito in-
terno, coesione, lavoro di rottura, ecc., riuscire a stabilire, in termini precisi, la misura
192
La tecnologia dei conglomerati cementizi
della lavorabilità. Allo stato attuale, dunque, è soltanto possibile chiarire alcuni concetti,
esaminare i fattori che maggiormente influenzano questa proprietà e descrivere alcune
prove che vengono eseguite per la misura della consistenza dei calcestruzzi, legata alla
lavorabilità stessa.
È necessario, innanzitutto, precisare che al fine di ottenere una buona lavorabilità
concorrono, in rilevante misura, due caratteristiche del calcestruzzo allo stato fresco e
cioè la fluidità e la plasticità, caratteristiche che spesso vengono confuse tra loro, ma che,
al contrario, sono ben differenti e possono, o non, coesistere.
La fluidità
La fluidità caratterizza l’attitudine di un calcestruzzo ad essere movimentato, con maggiore o mi-
nore facilità, quando è portato con una canaletta da un punto all’altro del cantiere, o trasportato con
tubazioni in pressione, ovvero quando è distribuito in una cassaforma, affinché questa ne sia riempita.
Un calcestruzzo confezionato con un misto granulometrico nel quale l’inerte grosso
predomina potrebbe essere poco fluido. Purtuttavia l’esperienza mostra che per elimi-
nare, o almeno ridurre, tale inconveniente è sufficiente aggiungere all’impasto una certa
quantità di acqua che, riducendo la coesione del calcestruzzo, ne aumenta la fluidità.
L’aumento dell’acqua, però, può provocare la segregazione dell’inerte grosso e, come si
dirà in seguito, una riduzione della plasticità del calcestruzzo. Si può affermare, in con-
clusione, che un’errata proporzione degli inerti può portare ad un calcestruzzo poco la-
vorabile.
La plasticità
La plasticità caratterizza la capacità del calcestruzzo di subire, in misura minore o maggiore, de-
formazioni o spostamenti senza perdere la sua coesione e senza dar luogo a segregazione tra gli elementi
che lo compongono.
La segregazione della miscela è l’insieme di due fenomeni: il bleeding (o essudazione)
e la sedimentazione.
Il bleeding, dall’inglese “to bleed”, consiste nella formazione di uno strato di acqua
sulla superficie del getto. La sedimentazione invece, consiste nel deposito nella parte bassa
del getto degli elementi della miscela più grossi e più pesanti (Fig. 5.22).
Il bleeding, manifestazione tipica delle superfici apparenti in calcestruzzo molto e-
stese (solette, pavimentazioni, ecc.), comporta alcuni inconvenienti anche nelle riprese
di getto, nell’aderenza acciaio-calcestruzzo, nell’aderenza della matrice cementizia agli
inerti.
Nel caso delle pavimentazioni in calcestruzzo (Figg. 5.23, 5.24), il bleeding determi-
na un aumento locale del rapporto A/C, e quindi una diminuzione di resistenza, pro-
prio negli strati superficiali della pavimentazione che sono maggiormente interessati da
sollecitazioni meccaniche, fisiche e chimiche (abrasioni, urti, pioggia, ghiaccio, ecc.).
Per le pavimentazioni in calcestruzzo, per fare fronte alla riduzione di resistenza
provocata dal bleeding, si è affermata la tecnica dello spolvero, che consiste nello stende-
re sulla superficie ancora fresca uno strato asciutto di cemento e quarzo.
L’apporto di cemento riduce il rapporto A/C e ristabilisce i valori della resistenza ri-
chiesta per lo strato corticale, ma costituisce una spesa aggiuntiva di cui tener conto
193
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
nelle valutazioni globali relative all’opera 5 . Nelle strutture in c.a. la risalita dell’acqua per
bleeding può restare bloccata al di sotto delle armature metalliche provocando la ridu-
zione dell’aderenza di queste con il calcestruzzo. Infatti l’acqua intrappolata al di sotto
delle armature una volta evaporata lascia dei vuoti tra le barre metalliche ed il calce-
struzzo.
Nelle riprese di getto, infine, l’acqua di bleeding riduce l’azione adesiva tra la parte
già eseguita e quella in esecuzione.
Per ridurre il fenomeno del bleeding si possono adottare i seguenti accorgimenti:
x adozione di un assortimento granulometrico ottimale secondo Faury, Bolomey e
altri 6 ,
x impiego di additivi fluidificanti e superfluidificanti 7 per limitare il dosaggio di ac-
qua,
x aumento del dosaggio di cemento.
Per contenere l’inconveniente della sedimentazione, invece, si potranno adottare i
seguenti accorgimenti:
x impiego di un assortimento granulometrico con maggiore incidenza della frazio-
ne fine,
x aumento del dosaggio di cemento.
In linea generale si può affermare che un calcestruzzo con una buona plasticità, se
nel confezionamento è stata raggiunta una buona omogeneità dell’impasto, conserva
tale omogeneità anche durante il trasporto e la posa in opera.
La plasticità richiede, essenzialmente, la presenza di una maggiore quantità di ce-
mento e pertanto, in difetto di acqua, potrà aversi un calcestruzzo plastico di non ade-
guata fluidità. In tal caso qualsiasi spostamento potrà avvenire senza dar luogo a segre-
gazione degli inerti, anche se con difficoltà. Di contro, aggiungendo acqua, il calce-
struzzo può essere spostato più facilmente dando luogo, però, a dannose segregazioni.
Si tratta, cioè, di un calcestruzzo fluido, ma poco plastico.
acqua di bleeding
sabbia e pasta
di cemento
Fig. 5.22 – Segregazione del calcestruzzo, con formazione di acqua di
bleeding e separazione della porzione di inerti grossi e pesanti
inerti
grossi
È opportuno osservare che il cemento, sebbene sia il componente più
pesante, subisce un effetto di filtrazione da parte della sabbia per cui
non è interessato da segregazione.
5 L’aggiunta del quarzo, o di corindone, rende lo strato corticale più resistente all’abrasione ed agli urti.
6 Cfr. § 5.4.3.3
7 Cfr. § 5.4.4
194
La tecnologia dei conglomerati cementizi
Fig. 5.24 – Posa in opera del calcestruzzo per una pavimentazione aeroportuale rigida
195
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
5.2.3 La consistenza
Per consistenza del calcestruzzo allo stato fresco s’intende l’attitudine dell’impasto a con-
servare la forma ad esso conferita.
Come già detto in precedenza, allo stato non esiste ancora la possibilità di valutare,
con metodi scientificamente validi, la lavorabilità di un calcestruzzo; purtuttavia sono
state predisposte particolari prove che, attraverso la valutazione della consistenza, con-
sentono di sopperire, almeno in parte, a tale carenza.
La consistenza, in particolare, può essere misurata con il Cono di Abrams, con la Tavo-
la a scosse, con il Consistometro VEE-BEE. Il Cono di Abrams e la Tavola a scosse ven-
gono impiegati per calcestruzzi umidi e fluidi, il consistometro VEE-BEE per i calce-
struzzi rigidi e semirigidi, come saranno definiti di seguito.
196
La tecnologia dei conglomerati cementizi
cono metallico
In Italia, pur non esistendo una norma ufficiale, l’esecuzione della prova è regola-
mentata dalla UNI 7163-72.
Tale documento, che si occupa della idoneità tecnica del calcestruzzo preconfezio-
nato, in merito allo slump-test, oltre alle dimensioni del cono, prescrive che il riempi-
mento della forma avvenga in tre strati, ciascuno di volume pari ad 1/3 del volume to-
tale, e che il calcestruzzo sia assestato, strato per strato, con 25 colpi di un tondino di
ferro I16 8 , lungo 60 cm. Immediatamente dopo aver completato il costipamento del
calcestruzzo si rasa la superficie superiore eliminando il materiale in eccesso, si sfila il
cono di lamiera e si procederà alla lettura dell’abbassamento Ƥ.
L’intera operazione di riempimento e rimozione dovrà durare circa 90 secondi.
La norma prevede cinque classi di consistenza: umida, plastica, semifluida, fluida e su-
perfluida (Tab. 5.3). Nella Tabella 5.3 sono anche indicate le principali applicazioni
consigliate per ciascuna classe di consistenza.
Dal punto di vista qualitativo può dirsi che nel primo caso il calcestruzzo si presenta
come una terra umida rimossa di fresco, nel secondo caso può stringersene una por-
zione nel pugno senza che esso passi tra le dita semiaperte, nel quarto, infine, è capace
di muoversi, per semplice gravità, in una canaletta non molto scabra, con pendenza di
circa 25°.
8Il diametro dei tondini metallici vengono espressi in mm, come in mm sono espresse le misure nelle
carpenterie metalliche
197
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
È opportuno precisare che non vanno confusi i due termini: calcestruzzi a consi-
stenza plastica e calcestruzzi plastici. Il primo termine fa riferimento ad un calcestruzzo
che possiede un certo grado di consistenza e quindi di fluidità; il secondo, invece, ad un
calcestruzzo dotato di coesione, cioè capace di essere manipolato senza che perda la
sua omogeneità iniziale. Nella Tabella 5.4 sono indicate, per ciascuna classe di consi-
stenza e per il tipo di inerte, l’acqua d’impasto richiesta per vari valori del diametro
massimo, ovvero della massima dimensione dell’aggregato lapideo.
Dalla Tabella 5.4 si rileva immediatamente che, a parità di consistenza richiesta al
calcestruzzo, l’acqua d’impasto è maggiore per gli inerti artificiali rispetto alla quantità
richiesta dagli inerti naturali. Questa circostanza si spiega immediatamente se osservia-
mo che gli inerti artificiali, presentano una superficie scabra e spigoli vivi, che determi-
nano maggiore coesione con la matrice cementizia e, quindi, classe di consistenza mi-
nore.
Naturalmente i valori del dosaggio di acqua indicati in tabella sono soltanto indicati-
vi in quanto non tengono conto dell’assortimento granulometrico dell’aggregato, ma
soltanto del diametro massimo. È evidente infatti che, a parità di dmax, se cambia
l’assortimento granulometrico cambia l’incidenza dell’inerte fino e quindi il dosaggio di
acqua, a parità di consistenza richiesta. Sarà pertanto opportuno condurre, prima
dell’inizio della produzione del calcestruzzo, prove al cono di Abrams per determinare
il dosaggio di acqua specifico della composizione che si intende adottare.
cono di Abrams
198
La tecnologia dei conglomerati cementizi
Dd
u100 [5.8]
d
Con riferimento alle definizioni già date in precedenza, per un calcestruzzo a consi-
stenza umida, plastica o fluida lo spandimento può indicativamente ritenersi, rispetti-
vamente, del 20, 50, e 70%. Questa prova, richiedendo un’attrezzatura più complessa
di quella del cono di Abrams, viene di solito eseguita in laboratorio.
Chiarito il meccanismo di esecuzione delle due prove, entrambe di origine america-
na, è opportuno precisare i limiti delle stesse.
Occorre osservare che le due prove si differenziano nettamente tra loro per le mo-
dalità con cui vengono condotte e per le interpretazioni fisiche che ne derivano. Infatti
la prima prova, per il suo carattere statico, può ritenersi idonea alla misura della plasti-
cità del calcestruzzo, mentre la seconda, per il suo carattere dinamico, sembra più ido-
nea alla misura della fluidità.
Entrambe le prove, dunque, possono essere utili per valutare qualitativamente una
delle due caratteristiche che influenzano la lavorabilità e non la lavorabilità nel suo
complesso.
Prova VEE-BEE
Occorre infine ricordare il metodo VEE-BEE per la misura della consistenza dei
calcestruzzi rigidi e semi-rigidi che possono essere posti in opera soltanto mediante vi-
brazione.
La prova, eseguita con il consistometro VEE-BEE (Fig. 5.27), si articola nelle se-
guenti fasi operative:
199
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
4
9
7
5
1
200
La tecnologia dei conglomerati cementizi
C
[5.10]
A V
nella quale:
C è il peso del cemento
A è il volume dell’acqua d’impasto
V è il volume dei vuoti
contenuti nell’unità di volume di calcestruzzo fresco, in opera.”
Il rapporto C/(A+V) viene definito, fattore di resistenza.
201
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Tale legge è stata accettata universalmente nel 1926, in occasione del Congresso di
Zurigo dell’Associazione Internazionale sui materiali da Costruzione, quando il Féret
dimostrò che tutte le prove che egli aveva analizzato rispettavano la proporzionatà fra
la resistenza ed il fattore di resistenza.
L’espressione analitica che il Féret diede alla sua legge fu la seguente:
2
ª º
« 1 »
R K« » [5.11]
«1 S c A V »
¬ C ¼
nella quale:
R [N/mm2] rappresenta il carico di rottura a compressione dopo un certo periodo di
stagionatura;
K un coefficiente che è funzione del tipo di cemento impiegato (normale, ad alta resi-
stenza, ecc), del tempo e delle modalità di stagionatura (ad esempio sotto sabbia, al so-
le, ecc.);
ưc [Kg/m3] è il peso specifico assoluto del cemento;
A [litri/m3], V [litri/m3] e C [Kg/m3] hanno il significato già noto.
Successivamente vari autori hanno esplicitato la legge del Féret con altre formule:
ªC º
R K « 0,50» Formula del Bolomey [5.12]
¬A ¼
3
§C · 2
R K¨ ¸ Formula di Dutron [5.13]
© A¹
ª 1 º
R K « 1,5 A » Formula di Abrams [5.14]
¬7 C ¼
2
§ A·
R K¨ ¸ Formula di Graf [5.15]
©C ¹
nelle quali K è un coefficiente che è sempre funzione del tipo di cemento impiegato
(normale, ad alta resistenza, ecc), del tempo e delle modalità di stagionatura, ma varia
da formula a formula, mentre C e A hanno gli stessi valori in tutte le formule.
Per i cementi con titolo 32,5 e 42,5 9 , K assume i valori riportati nella Tabella 5.5.
I suddetti valori di K, relativi alla stagionatura di 28 giorni, sono stati ricavati speri-
mentalmente 10 .
Dall’analisi dei risultati sperimentali si rileva che, sia per i cementi 32,5 che 42,5, i va-
lori della resistenza a compressione rilevati su provini di calcestruzzo, con 28 giorni di
stagionatura, presentano scarti, positivi e/o negativi, rispetto ai valori della resistenza
calcolati con le formule di cui innanzi, che non superano il 30%. In particolare per Bo-
9 Per titolo del cemento s’intende la resistenza a compressione valutata su provini di malta normalizza-
ta. Cfr. paragrafo 5.4.1
10 Renato Iovino, Impiego delle formule R = f (A/C) per la determinazione della resistenza dei conglomerati, Qua-
derni di Studio n. 14, Istituto di Architettura Tecnica, Facoltà di Ingegneria, Università degli Studi di
Napoli
202
La tecnologia dei conglomerati cementizi
lomey e Dutron si hanno scarti che non superano il 25%, per Abrams e Graf il 30%.
Tali formule, pur essendo così diverse tra loro nella forma, forniscono valori della
resistenza a compressione, per i quali gli scarti relativi non eccedono il 10%.
Nel progetto della composizione del calcestruzzo, il cosiddetto mix design (alla lette-
ra, progetto della miscela), risulta utile usare la struttura inversa delle formule di resi-
stenza:
A K
Formula inversa di Bolomey [5.16]
C R 0,5K
A 1
Formula inversa di Dutron [5.17]
C §R·
2
3 ¨ ¸
©K¹
A 2 K
log 7 Formula inversa di Abrams [5.18]
C 3 R
A 1
Formula inversa di Graf [5.19]
C R
K
Nelle Tabelle 5.6 ÷ 5.9 sono riportati i valori di R al variare di A/C nell’intervallo
0,40 ÷ 0,76, di cui alle formule di Bolomey, di Dutron, di Abrams e Graf.
Nelle Figure 5.28 ÷ 5.31 sono riportate, invece, le curve rappresentative delle formu-
le di Bolomey, di Dutron, di Abrams e Graf.
Attesi gli scarti riscontrati, le formule di Bolomey, di Dutron, di Abrams e di Graf,
possono essere utilizzate soltanto nella fase di studio preliminare della composizione di
un calcestruzzo e non possono essere sostitutive dei controlli della resistenza.
Gli scarti rilevati sono da addebitare, evidentemente, alla circostanza che le formule
non tengono conto dei vuoti, sempre presenti nei calcestruzzi, né tanto meno delle
condizioni di stagionatura e della granulometria, forma e natura degli inerti che, anche
se in misura minore del rapporto A/C, influenzano la resistenza dei calcestruzzi.
Molto più attendibile risulta l’impiego delle relazioni che legano la resistenza a compres-
sione a scadenze brevi, a 3 e 7 giorni di stagionatura, alla resistenza a compressione a 28
giorni di stagionatura. In una ricerca sperimentale11 sono state rilevate relazioni dirette tra i
carichi di rottura a 3, 7 e 28 giorni di stagionatura che hanno consentito il tracciamento delle
curve riportate nella Figura 5.32 nonché la stesura dell’abaco della Tabella 5.10.
11Aldo de Marco, Renato Iovino, La previsione della resistenza dei conglomerati cementizi, La Prefabbricazio-
ne, n. 6/1979
203
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
FORMULA di BOLOMEY
cemento 32,5 (K=28,7) cemento 42,5 (K=40,0)
A/C C/A C/A - 0,5 R A/C C/A C/A - 0,5 R
N/mmq N/mmq
0,40 2,500 2,000 57 0,40 2,500 2,000 80
0,42 2,381 1,881 54 0,42 2,381 1,881 75
0,44 2,273 1,773 51 0,44 2,273 1,773 71
0,46 2,174 1,674 48 0,46 2,174 1,674 67
0,48 2,083 1,583 45 0,48 2,083 1,583 63
0,50 2,000 1,500 43 0,50 2,000 1,500 60
0,52 1,923 1,423 41 0,52 1,923 1,423 57
0,54 1,852 1,352 39 0,54 1,852 1,352 54
0,56 1,786 1,286 37 0,56 1,786 1,286 51
0,58 1,724 1,224 35 0,58 1,724 1,224 49
0,60 1,667 1,167 33 0,60 1,667 1,167 47
0,62 1,613 1,113 32 0,62 1,613 1,113 45
0,64 1,563 1,063 30 0,64 1,563 1,063 43
0,66 1,515 1,015 29 0,66 1,515 1,015 41
0,68 1,471 0,971 28 0,68 1,471 0,971 39
0,70 1,429 0,929 27 0,70 1,429 0,929 37
0,72 1,389 0,889 26 0,72 1,389 0,889 36
0,74 1,351 0,851 24 0,74 1,351 0,851 34
Tab. 5.6 - Resistenza a compressione secondo Bolomey
FORMULA di DUTRON
cemento 32,5 (K=15,3) cemento 42,5 (K=21,0)
A/C C/A C/A 1,5 R A/C C/A C/A 1,5 R
N/mmq N/mmq
0,40 2,500 3,953 60 0,40 2,500 3,953 83
0,42 2,381 3,674 56 0,42 2,381 3,674 77
0,44 2,273 3,426 52 0,44 2,273 3,426 72
0,46 2,174 3,205 49 0,46 2,174 3,205 67
0,48 2,083 3,007 46 0,48 2,083 3,007 63
0,50 2,000 2,828 43 0,50 2,000 2,828 59
0,52 1,923 2,667 41 0,52 1,923 2,667 56
0,54 1,852 2,520 39 0,54 1,852 2,520 53
0,56 1,786 2,386 37 0,56 1,786 2,386 50
0,58 1,724 2,264 35 0,58 1,724 2,264 48
0,60 1,667 2,152 33 0,60 1,667 2,152 45
0,62 1,613 2,048 31 0,62 1,613 2,048 43
0,64 1,563 1,953 30 0,64 1,563 1,953 41
0,66 1,515 1,865 29 0,66 1,515 1,865 39
0,68 1,471 1,783 27 0,68 1,471 1,783 37
0,70 1,429 1,707 26 0,70 1,429 1,707 36
0,72 1,389 1,637 25 0,72 1,389 1,637 34
0,74 1,351 1,571 24 0,74 1,351 1,571 33
Tab. 5.7 - Resistenza a compressione secondo Dutron
204
La tecnologia dei conglomerati cementizi
FORMULA di ABRAMS
cemento 32,5 (K=193,5) cemento 42,5 (K=270,0)
A/C 1,5(A/C) 7^(1,5A/C) 1/x R a/c 1,5(A/C) 7^(1,5A/C) 1/x R
N/mmq N/mmq
0,40 0,600 3,214 0,311 60 0,40 0,600 3,214 0,311 84
0,42 0,630 3,407 0,293 57 0,42 0,630 3,407 0,293 79
0,44 0,660 3,612 0,277 54 0,44 0,660 3,612 0,277 75
0,46 0,690 3,829 0,261 51 0,46 0,690 3,829 0,261 71
0,48 0,720 4,059 0,246 48 0,48 0,720 4,059 0,246 67
0,50 0,750 4,304 0,232 45 0,50 0,750 4,304 0,232 63
0,52 0,780 4,562 0,219 43 0,52 0,780 4,562 0,219 59
0,54 0,810 4,836 0,207 40 0,54 0,810 4,836 0,207 56
0,56 0,840 5,127 0,195 38 0,56 0,840 5,127 0,195 53
0,58 0,870 5,435 0,184 36 0,58 0,870 5,435 0,184 50
0,60 0,900 5,762 0,174 34 0,60 0,900 5,762 0,174 47
0,62 0,930 6,109 0,164 32 0,62 0,930 6,109 0,164 44
0,64 0,960 6,476 0,154 30 0,64 0,960 6,476 0,154 42
0,66 0,990 6,865 0,146 28 0,66 0,990 6,865 0,146 39
0,68 1,020 7,278 0,137 27 0,68 1,020 7,278 0,137 37
0,70 1,050 7,715 0,130 25 0,70 1,050 7,715 0,130 35
0,72 1,080 8,179 0,122 24 0,72 1,080 8,179 0,122 33
0,74 1,110 8,671 0,115 22 0,74 1,110 8,671 0,115 31
Tab. 5.8 - Resistenza a compressione secondo Abrams
FORMULA di GRAF
cemento 32,5 (K=11,7) cemento 42,5 (K=16,5)
A/C A/C -2 R A/C A/C-2 R
N/mmq N/mmq
0,40 6,250 73 0,40 6,250 103
0,42 5,669 66 0,42 5,669 94
0,44 5,165 60 0,44 5,165 85
0,46 4,726 55 0,46 4,726 78
0,48 4,340 51 0,48 4,340 72
0,50 4,000 47 0,50 4,000 66
0,52 3,698 43 0,52 3,698 61
0,54 3,429 40 0,54 3,429 57
0,56 3,189 37 0,56 3,189 53
0,58 2,973 35 0,58 2,973 49
0,60 2,778 33 0,60 2,778 46
0,62 2,601 30 0,62 2,601 43
0,64 2,441 29 0,64 2,441 40
0,66 2,296 27 0,66 2,296 38
0,68 2,163 25 0,68 2,163 36
0,70 2,041 24 0,70 2,041 34
0,72 1,929 23 0,72 1,929 32
0,74 1,826 21 0,74 1,826 30
Tab. 5.9 - Resistenza a compressione secondo Abrams
205
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
90
80 80
75
70 71
67
63
60 60
57 57
54 54
50 51 51
48 49 cemento 32,5
45 47
R
43 45
41 43 41 cemento 42,5
40 39 37 39 37
35 33
30 32 30
29 28
27
20
10
0
0,40
0,42
0,44
0,46
0,48
0,50
0,52
0,54
0,56
0,58
0,60
0,62
0,64
0,66
0,68
0,70
A/C
90
83
80
77
72
70
67
63
60 60 59
56 56
52 53
50 49 50
46 48 cemento 32,5
45
R
43 43 cemento 42,5
40 41 41 39
39 37 36
37
35 33
30 31 30
29 27
26
20
10
0
0,40
0,42
0,44
0,46
0,48
0,50
0,52
0,54
0,56
0,58
0,60
0,62
0,64
0,66
0,68
0,70
A/C
206
La tecnologia dei conglomerati cementizi
90
84
80 79
75
70 71
67
63
60 60 59
57 56
54 53
50 51 50
48 47 cemento 32,5
45
R
42 44
42 cemento 42,5
40 40 39
38 37
36 35
34
30 32 30
28 27
25
20
10
0
0,40
0,42
0,44
0,46
0,48
0,50
0,52
0,54
0,56
0,58
0,60
0,62
0,64
0,66
0,68
0,70
A/C
120
103
100
94
85
80 78
73 72
66 66
61 cemento 32,5
60 60
R
55 57 cemento 42,5
51 53
47 49
43 46
43 40
40 40 38 36
37 35
33 30 34
29 27
25 24
20
0
0,40
0,44
0,48
0,52
0,56
0,60
0,64
0,68
A/C
207
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
R3
37
39
51
47
49
41
43
45
35
35
33
30
31
29
Curve per la determinazione di
R (28) in funzione di R(3) e R(7)
27
25
25
23
20
21
19
17
15
15
10
5 10 15 20 25 30 35 45 50 R7
Fig. 5.32 - Previsione della resistenza a compressione a 28 giorni in funzione delle resistenze a 3 e 7 gg.
208
5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 R7/R3
5,0 9,6 12,1 14,0 15,6 17,0 18,4 19,7 21,0 5
6,0 10,4 13,0 15,0 16,7 18,2 19,6 20,9 22,2 23,5 6
7,0 11,3 14,0 16,0 17,7 19,3 20,7 22,0 23,4 24,7 26,0 27,2 7
8,0 12,2 14,9 16,9 18,7 20,3 21,8 23,2 24,5 25,8 27,1 28,3 29,5 30,7 8
9,0 13,1 15,7 17,9 19,7 21,3 22,8 24,3 25,6 26,9 28,2 29,4 30,6 31,9 33,1 9
10,0 14,0 16,7 18,8 20,6 22,3 23,8 25,3 26,7 28,0 29,3 30,5 31,8 33,0 34,2 35,4 36,6 37,7 38,9 10
11,0 15,0 17,7 19,6 21,6 23,3 24,9 26,3 27,7 29,0 30,3 31,6 32,9 34,1 35,3 36,5 37,6 38,8 40,0 41,2 11
12,0 15,9 18,6 20,8 22,6 24,3 25,8 27,3 28,7 30,1 31,4 32,7 33,9 35,2 36,4 37,5 38,7 39,9 41,1 12
13,0 16,9 19,6 21,7 23,6 25,3 26,8 28,3 29,7 31,1 32,4 33,7 35,0 36,2 37,4 38,6 39,6 41,0 13
14,0 17,9 20,5 22,7 24,6 26,2 27,8 29,3 30,7 32,1 33,4 34,7 36,0 37,2 38,5 39,7 40,9 14
15,0 18,8 21,4 23,6 25,5 27,2 28,8 30,3 31,7 33,1 34,4 35,8 37,0 38,3 39,5 40,7 15
16,0 19,6 22,5 24,6 26,5 28,2 29,6 31,2 32,7 34,1 35,5 36,8 38,0 39,3 40,5 16
17,0 20,8 23,4 25,6 27,5 29,2 30,8 32,3 33,7 35,1 36,5 37,7 39,1 40,3 17
18,0 21,8 24,4 26,6 28,4 30,1 31,8 33,3 34,7 36,1 37,4 38,8 40,1 18
19,0 22,8 25,4 27,5 29,4 31,1 32,7 34,2 35,7 37,1 38,5 39,6 19
20,0 23,7 26,4 28,5 30,4 32,1 33,7 35,2 36,7 38,1 39,5 20
21,0 24,7 27,3 29,5 31,4 33,1 34,7 36,2 37,7 39,1 21
22,0 25,7 28,3 30,5 32,4 34,1 35,7 37,2 38,7 22
23,0 26,7 29,3 31,5 33,4 35,1 36,7 38,2 23
24,0 27,7 30,3 32,5 34,3 36,1 37,7 24
25,0 28,7 31,3 33,4 35,3 37,0 25
26,0 29,7 32,3 34,4 36,3 26
27,0 30,7 33,2 35,4 27
28,0 31,6 34,3 28
29,0 32,6 29
30,0 30
Tab. 5.10 - Previsione della resistenza a compressione (N/mm2) a 28 giorni in funzione delle resistenze a 3 e 7 gg. – prima parte
10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 R7/R3
10,0 14,0 16,7 18,8 20,6 22,3 23,8 25,3 26,7 28,0 29,3 30,5 31,8 33,0 34,2 35,4 36,6 37,7 38,9 10
11,0 15,0 17,7 19,6 21,6 23,3 24,9 26,3 27,7 29,0 30,3 31,6 32,9 34,1 35,3 36,5 37,6 38,8 40,0 41,2 42,3 11
12,0 15,9 18,6 20,8 22,6 24,3 25,8 27,3 28,7 30,1 31,4 32,7 33,9 35,2 36,4 37,5 38,7 39,9 41,1 42,2 43,4 12
13,0 16,9 19,6 21,7 23,6 25,3 26,8 28,3 29,7 31,1 32,4 33,7 35,0 36,2 37,4 38,6 39,6 41,0 42,1 43,3 44,5 45,6 13
14,0 17,9 20,5 22,7 24,6 26,2 27,8 29,3 30,7 32,1 33,4 34,7 36,0 37,2 38,5 39,7 40,9 42,0 43,2 44,4 45,5 46,7 14
15,0 18,8 21,4 23,6 25,5 27,2 28,8 30,3 31,7 33,1 34,4 35,8 37,0 38,3 39,5 40,7 41,9 43,1 44,3 45,4 46,6 15
16,0 19,6 22,5 24,6 26,5 28,2 29,6 31,2 32,7 34,1 35,5 36,8 38,0 39,3 40,5 41,8 43,0 44,2 45,3 46,6 16
17,0 20,8 23,4 25,6 27,5 29,2 30,8 32,3 33,7 35,1 36,5 37,7 39,1 40,3 41,6 42,8 44,0 45,2 46,4 17
18,0 21,8 24,4 26,6 28,4 30,1 31,8 33,3 34,7 36,1 37,4 38,8 40,1 41,4 42,6 43,8 45,0 46,2 18
19,0 22,8 25,4 27,5 29,4 31,1 32,7 34,2 35,7 37,1 38,5 39,6 41,1 42,4 43,6 44,8 46,0 19
20,0 23,7 26,4 28,5 30,4 32,1 33,7 35,2 36,7 38,1 39,5 40,6 42,1 43,4 44,6 45,8 20
21,0 24,7 27,3 29,5 31,4 33,1 34,7 36,2 37,7 39,1 40,5 41,8 43,1 44,4 45,6 21
22,0 25,7 28,3 30,5 32,4 34,1 35,7 37,2 38,7 40,1 41,5 42,8 44,1 45,4 22
23,0 26,7 29,3 31,5 33,4 35,1 36,7 38,2 39,7 41,1 42,5 43,8 45,1 23
24,0 27,7 30,3 32,5 34,3 36,1 37,7 39,2 40,7 42,1 43,5 44,8 24
25,0 28,7 31,3 33,4 35,3 37,0 38,7 40,2 41,7 43,1 44,5 25
26,0 29,7 32,3 34,4 36,3 38,0 39,6 41,2 42,6 44,1 26
27,0 30,7 33,2 35,4 37,3 39,0 40,6 42,1 43,6 27
28,0 31,6 34,3 36,4 38,3 40,0 41,6 43,1 28
29,0 32,6 35,3 37,4 39,3 41,0 42,6 29
30,0 33,6 36,3 38,4 40,3 42,0 30
31,0 34,6 37,2 39,4 41,2 31
32,0 35,6 38,2 40,3 32
33,0 36,6 39,2 33
34,0 37,6 34
35,0 35
Tab. 5.10 - Previsione della resistenza a compressione (N/mm2) a 28 giorni in funzione delle resistenze a 3 e 7 gg. – seconda parte
15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 R7/R3
15,0 18,8 21,4 23,6 25,5 27,2 28,8 30,3 31,7 33,1 34,4 35,8 37,0 38,3 39,5 40,7 41,9 43,1 44,3 45,4 46,6 47,7 48,9 50,0 15
16,0 19,6 22,5 24,6 26,5 28,2 29,6 31,2 32,7 34,1 35,5 36,8 38,0 39,3 40,5 41,8 43,0 44,2 45,3 46,6 47,6 48,8 49,9 51,1 52,2 16
17,0 20,8 23,4 25,6 27,5 29,2 30,8 32,3 33,7 35,1 36,5 37,7 39,1 40,3 41,6 42,8 44,0 45,2 46,4 47,5 48,7 49,8 51,0 52,1 17
18,0 21,8 24,4 26,6 28,4 30,1 31,8 33,3 34,7 36,1 37,4 38,8 40,1 41,4 42,6 43,8 45,0 46,2 47,4 48,6 49,7 50,9 52,0 18
19,0 22,8 25,4 27,5 29,4 31,1 32,7 34,2 35,7 37,1 38,5 39,6 41,1 42,4 43,6 44,8 46,0 47,2 48,4 49,6 50,8 51,9 19
20,0 23,7 26,4 28,5 30,4 32,1 33,7 35,2 36,7 38,1 39,5 40,6 42,1 43,4 44,6 45,8 47,0 48,2 49,5 50,6 51,8 20
21,0 24,7 27,3 29,5 31,4 33,1 34,7 36,2 37,7 39,1 40,5 41,8 43,1 44,4 45,6 46,8 48,0 49,3 50,4 51,6 21
22,0 25,7 28,3 30,5 32,4 34,1 35,7 37,2 38,7 40,1 41,5 42,8 44,1 45,4 46,6 47,8 49,1 50,2 51,4 22
23,0 26,7 29,3 31,5 33,4 35,1 36,7 38,2 39,7 41,1 42,5 43,8 45,1 46,4 47,6 48,9 50,0 51,2 23
24,0 27,7 30,3 32,5 34,3 36,1 37,7 39,2 40,7 42,1 43,5 44,8 46,1 47,4 48,6 49,8 51,0 24
25,0 28,7 31,3 33,4 35,3 37,0 38,7 40,2 41,7 43,1 44,5 45,8 47,1 48,3 49,6 50,8 25
26,0 29,7 32,3 34,4 36,3 38,0 39,6 41,2 42,6 44,1 45,5 46,8 48,0 49,4 50,6 26
27,0 30,7 33,2 35,4 37,3 39,0 40,6 42,1 43,6 45,1 46,4 47,7 42,1 50,4 27
28,0 31,6 34,3 36,4 38,3 40,0 41,6 43,1 44,7 46,0 47,4 48,8 50,1 28
29,0 32,6 35,3 37,4 39,3 41,0 42,6 44,2 45,6 47,0 48,4 49,6 29
30,0 33,6 36,3 38,4 40,3 42,0 43,6 45,1 46,5 48,0 49,4 30
31,0 34,6 37,2 39,4 41,2 43,0 44,8 46,1 47,8 49,0 31
32,0 35,6 38,2 40,3 42,3 44,0 45,6 47,1 48,6 32
33,0 36,6 39,2 41,4 43,3 45,0 46,6 48,1 33
34,0 37,6 40,2 42,4 44,3 46,0 47,6 34
35,0 38,8 41,2 43,3 45,2 47,0 35
36,0 39,5 42,2 44,3 46,2 36
37,0 40,6 43,2 45,3 37
38,0 41,5 44,2 38
39,0 42,6 39
40,0 40
Tab. 5.10 - Previsione della resistenza a compressione (N/mm2) a 28 giorni in funzione delle resistenze a 3 e 7 gg. – terza parte
25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 R7/R3
25,0 28,7 31,3 33,4 35,3 37,0 38,7 40,2 41,7 43,1 44,5 45,8 47,1 48,3 49,6 50,8 521 53,2 54,5 55,7 56,9 58,0 59,2 60,2 61,4 62,6 25
26,0 29,7 32,3 34,4 36,3 38,0 39,6 41,2 42,6 44,1 45,5 46,8 48,0 49,4 50,6 519 53,0 54,3 56,5 56,7 57,8 59,1 60,1 61,3 62,5 26
27,0 30,7 33,2 35,4 37,3 39,0 40,6 42,1 43,6 45,1 46,4 47,7 42,1 50,4 516 52,8 54,1 56,3 56,6 57,6 58,9 60,0 61,2 62,4 27
28,0 31,6 34,3 36,4 38,3 40,0 41,6 43,1 44,7 46,0 47,4 48,8 50,1 513 52,6 53,9 56,1 56,3 57,4 58,7 59,9 61,0 62,2 28
29,0 32,6 35,3 37,4 39,3 41,0 42,6 44,2 45,6 47,0 48,4 49,6 510 52,4 53,7 54,8 56,1 57,2 58,5 59,7 60,8 62,0 29
30,0 33,6 36,3 38,4 40,3 42,0 43,6 45,1 46,5 48,0 49,4 507 52,1 53,4 54,5 55,9 57,0 58,3 59,5 60,5 61,6 30
31,0 34,6 37,2 39,4 41,2 43,0 44,8 46,1 47,8 49,0 504 51,8 53,1 54,2 55,6 56,8 58,1 59,3 60,4 61,5 31
32,0 35,6 38,2 40,3 42,3 44,0 45,6 47,1 48,6 500 51,4 52,7 53,9 55,3 56,6 57,9 59,1 60,2 61,4 32
33,0 36,6 39,2 41,4 43,3 45,0 46,6 48,1 496 51,0 52,4 53,6 55,0 56,4 57,6 58,9 60,0 61,2 33
34,0 37,6 40,2 42,4 44,3 46,0 47,6 491 50,6 52,0 53,3 54,7 56,1 57,3 58,6 59,5 61,0 34
35,0 38,8 41,2 43,3 45,2 47,0 486 50,1 51,6 53,0 54,4 55,8 57,0 58,3 59,5 60,8 35
36,0 39,5 42,2 44,3 46,2 479 48,6 51,1 52,6 54,0 55,4 56,7 58,0 59,3 60,6 36
37,0 40,6 43,2 45,3 472 48,0 50,5 52,1 53,6 55,0 56,4 57,7 59,0 60,3 37
38,0 41,5 44,2 463 48,2 49,0 51,5 53,1 54,5 56,0 57,4 58,7 60,0 38
39,0 42,6 452 47,3 48,2 50,9 52,6 54,0 55,8 57,0 58,4 59,7 39
40,0 43,8 46,2 48,3 50,1 51,9 53,6 55,1 56,6 58,0 59,4 40
41,0 44,6 47,2 49,3 51,2 52,9 54,5 56,1 57,5 59,0 41
42,0 45,6 48,2 50,3 52,2 53,9 55,6 57,0 58,5 42
43,0 46,8 48,2 51,3 53,2 54,9 56,5 58,0 43
44,0 47,6 50,2 52,3 54,2 56,9 57,5 44
45,0 48,8 51,2 53,3 56,1 56,9 45
46,0 49,8 52,2 54,3 56,2 46
47,0 50,6 53,1 55,3 47
48,0 51,6 54,2 48
49,0 52,6 49
50,0 50
Tab. 5.10 - Previsione della resistenza a compressione (N/mm2) a 28 giorni in funzione delle resistenze a 3 e 7 gg. – quarta parte
La tecnologia dei conglomerati cementizi
Controllo di accettazione
Il controllo di accettazione viene eseguito durante l’esecuzione dell’opera. Il controllo
può essere di Tipo A e di Tipo B. Il controllo di Tipo A è riferito ad un quantitativo di
miscela omogenea non maggiore di 300 m3; il controllo di Tipo B è riferito, invece, ad
un quantitativo di miscela omogenea maggiore o uguale a 1500 m3.
Per entrambi i tipi di controllo le NTC 2008, al § 11.2.5.3, prescrivono le procedure
per il prelievo dei campioni 13 .
213
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Ri1 R12
Ri [5.20]
2
Calcolate le tre resistenze di prelievo R1, R2, R3, ed indicato con Rmin il valore mi-
nimo tra le tre resistenze di prelievo e con Rm la media delle tre resistenze
R1 R2 R3
Rm [5.22]
3
Nelle costruzioni con meno di 100 m3 deve essere eseguito in ogni caso il controllo
di tipo A, su tre prelievi, anche se non è obbligatorio eseguire un prelievo al giorno.
214
La tecnologia dei conglomerati cementizi
s
¦R
ck Ri
2
[5.27]
n 1
Prove complementari
Le prove complementari si eseguono in analogia alla metodologia delle prove di
controllo, al fine di stimare la resistenza del calcestruzzo ad età corrispondenti a
particolari fasi della costruzione (precompressione, messa in opera, ecc), o per
condizioni particolari d’impiego (temperature eccezionali, ecc).
215
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Questa proprietà di ri-assumere la forma primitiva al cessare delle azioni dei carichi,
definita elastica, è posseduta da tutti i corpi anche se in misura diversa. In tal senso,
questi corpi possono definirsi a comportamento elastico e rispettano la legge di Hooke
ut tensio sic vis, ovvero, deformazioni proporzionali alle sollecitazioni fino al limite di
proporzionalità (Fig. 5.33).
La legge di Hooke è espressa con la relazione
Ƴ=Euƥ [5.28]
Ƴ è la sollecitazione di compressione,
ƥ è la deformazione (rapporto tra la riduzione dimensionale ƅL e la lunghezza i-
niziale L),
E è il modulo di elasticità, o modulo di Young.
limite di proporzionalità
arcotg E
Fig. 5.33 - Campo elastico
H del diagramma Ƴ – ƥ
216
La tecnologia dei conglomerati cementizi
comportamento elasto-plastico
V
comportamento elastico
V
E co
m
Ec
Ec 180
Ec 28
Ec 7
7g
217
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Tale formula non è applicabile ai calcestruzzi maturati a vapore. Essa non è da con-
siderarsi vincolante nell’interpretazione dei controlli sperimentali delle strutture.”
Le deformazioni termiche
Le deformazioni termiche del conglomerato cementizio sono strettamente legate ai
coefficienti di dilatazione termica dei componenti del calcestruzzo stesso.
Secondo la normativa vigente, in mancanza di sperimentazione diretta, per i calce-
struzzi non maturati a vapore, può assumersi un valore medio del coefficiente di dilata-
zione termica pari a
Ritiro
Si definisce ritiro la riduzione di volume che il conglomerato subisce dall’inizio della
presa del legante alla fine della maturazione.
Il ritiro del calcestruzzo può essere negativo (ossia rigonfiamento) se la stagionatura
avviene in acqua, mentre è positivo se la stagionatura, come normalmente accade, av-
viene all’aria.
Con riferimento alla stagionatura all’aria, varie esperienze hanno evidenziato che il
ritiro è minimo nelle prime ore, prima cioè che il calcestruzzo abbia completato la sua
presa, e diventa maggiore dal completamento della presa in poi.
Nell’ambito del fenomeno generale si possono distinguere alcuni particolari tipi di
ritiro:
x ritiro plastico
x ritiro idraulico
x ritiro termico.
Il ritiro plastico, che si riscontra prima della presa, avviene a seguito dell’evaporazione
dell’acqua dalla superficie del calcestruzzo verso l’ambiente esterno (umidità relativa
ƶ<95%). Si può dire che esso è minimo nella prima ora ed aumenta quasi linearmente
218
La tecnologia dei conglomerati cementizi
nelle seguenti quattro ore; con l’inizio della presa, il fenomeno continua più lentamente
in quanto si sviluppano resistenze che lo contrastano.
In alcuni casi il ritiro plastico può risultare rilevante; ciò, in particolare, accade quan-
do è rapida l’evaporazione dell’acqua d’impasto in conseguenza di particolari condizio-
ni termo-igrometriche ambientali.
Sul ritiro plastico gioca una grande influenza il fattore di forma, ovvero il rapporto
superficie/volume dell’elemento strutturale.
Gli elementi caratterizzati da un fattore di forma elevato - ad esempio solai, pavi-
mentazioni, pannelli, ecc. - sono soggetti a notevole ritiro plastico con deformazioni,
conseguenti fessurazioni e aumento della porosità nello strato corticale: infatti, mentre
lo strato corticale è interessato da evaporazione dell’acqua e quindi da ritiro, la parte
sub-corticale ne conserva il contenuto e quindi subisce un ritiro minore; la differente
deformazione provoca l’insorgere delle sollecitazioni di trazione. Il fenomeno è rilevan-
te quando la velocità di evaporazione dell’acqua dalla superficie del calcestruzzo supera
il valore di 1 Kg/m2 h.
Dal diagramma della Figura 5.37 si possono trarre indicazioni sulla velocità di eva-
porazione dell’acqua di impasto in funzione della temperatura e dell’umidità ambientali,
della temperatura del calcestruzzo e della velocità dell’aria 15 .
Per contenere il ritiro plastico occorre adottare alcune misure pratiche tutte tese a
conservare il grado di idratazione della struttura:
x bagnare con acqua nebulizzata, per almeno tre - sette giorni dall’inizio della presa
del cemento, la superficie del calcestruzzo;
x mantenere umida la struttura per almeno tre - sette giorni dall’inizio della presa
del cemento, mediante teli impermeabili o sacchi continuamente bagnati;
x iniziare il parziale disarmo (consentito) delle strutture non prima del terzo giorno
dal getto, per mantenere umida la massa del calcestruzzo;
x impiegare additivi anti-evaporanti nell’impasto del calcestruzzo;
x applicare un agente stagionante (curing compound) nebulizzato sulla superficie
della struttura.
Per ritiro idraulico, che si riscontra dopo la presa, s’intende la riduzione di volume
connessa all’idratazione del cemento che, in genere, finisce tra i 90 e i 180 giorni.
15 La velocità di evaporazione è espressa in kg di acqua evaporata per metro quadrato di getto e per o-
ra.
219
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Il ritiro termico, infine, è dovuto al calore che si sviluppa durante l’idratazione del ce-
mento.
Le reazioni di idratazione dei componenti del cemento sono, infatti, reazioni eso-
termiche. In particolare, il calore di idratazione che si sviluppa dipende dal tipo e dal
titolo 16 del cemento.
Nella Tabella 5.11 è riportato il calore di idratazione per alcuni cementi 17 a vari tem-
pi di stagionatura.
Il calore di idratazione provoca il riscaldamento della massa del calcestruzzo e quindi
un innalzamento ƅT della sua temperatura che, nell’ipotesi che non ci sia scambio di
calore con l’ambiente esterno (condizione adiabatica), può essere calcolata con la rela-
zione:
qt u C
'T [5.30]
S c u cs
nella quale:
qt è il calore di idratazione per unità di peso al tempo t (kJ/kg) (cfr. Tabella 5.11)
C è il dosaggio di cemento (kg/m3)
ưc è il peso del volume unitario (mc) del calcestruzzo (2400 kg/m3)
cs è il calore specifico del calcestruzzo (1,1 kJ/kg °C)
220
La tecnologia dei conglomerati cementizi
Quando ƤT3 supera i 20° C, esiste il rischio concreto che si instauri uno stato ten-
sionale nella massa del calcestruzzo con la formazione di fessurazioni. che riducono la
durabilità della struttura se non vengono presi opportuni provvedimenti quali:
Cemento
Tempo
in giorni I II-A/L III-B IV-B V-B
52,5R 42,5R 42,5R 42,5R 32,5R
Tab. 5.11 - Calore di idratazione per alcuni cementi e per vari giorni di stagionatura
221
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
x per le opere massive (dighe, muraglioni, ecc.) le conseguenze del ritiro termi-
co sono più rilevanti rispetto a quelle dei ritiri idraulico e plastico
x nelle strutture in cemento armato le armature metalliche riducono il ritiro.
A B
Fig. 5.37 – Diagramma per la valutazione della quantità di acqua che evapora
Uso del diagramma: si entra con la temperatura dell’aria e si intercetta la curva dell’umidità ambientale nel
punto A; da questo si traccia l’orizzontale fino al punto B sulla curva rappresentativa della temperatura del
calcestruzzo; dal punto B si traccia la verticale fino ad intercettare in C la curva della velocità del vento;
l’ordinata di C rappresenta indicativamente la velocità di evaporazione dell’acqua espressa in kg per m2 e per
ora.
222
La tecnologia dei conglomerati cementizi
curva ritiro
Fluage
Il fluage è il fenomeno fisico da ‘fatica’ 19 che si manifesta con deformazioni lente nel
tempo per l’azione prolungata dei carichi esterni agenti sulle strutture: sotto carico co-
stante, a causa di scorrimenti interni, il calcestruzzo continua a deformarsi nel tempo,
subendo le cosiddette ‘deformazioni viscose’ 20 .
Tenendo costante il carico, la deformazione totale cresce in funzione del tempo e
tende ad un valore asintotico ƅ che è funzione del carico applicato, della composizione
del calcestruzzo e del tempo di maturazione, to, all’applicazione del carico(Fig. 5.38).
Le NTC 2008, al § 11.2.10.7, definiscono la procedura per la valutazione delle de-
formazioni da fluage 21 .
ritiro che al fluage: conoscendo l'entità del ritiro, per differenza, si può risalire al valore del fluage puro.
21 Cfr. Appendice, § A.5
223
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
proprietà dei componenti di base del conglomerato cementizio esercitano sulle caratteristi-
che del calcestruzzo stesso.
In particolare si procederà all’esame delle proprietà del cemento, dell’acqua di impa-
sto, dei materiali lapidei, comunemente definiti inerti, e degli additivi, di quelle sostanze,
cioè, che vengono aggiunte all’impasto fresco allo scopo di migliorare proprietà già pos-
sedute dal conglomerato.
5.4.1 Il cemento
Il cemento è un materiale polverulento che, impastato con acqua - in genere nel
rapporto di 3:1 -, forma la cosiddetta pasta cementizia che, dopo qualche ora, dapprima
si rapprende (fenomeno della presa) e successivamente assume la durezza di una pietra
(fenomeno dell’indurimento) che ha capacità di resistenza meccanica.
La normativa europea classifica 25 diversi tipi di cementi, ciascuno disponibile in 6
diverse classi di resistenza. Complessivamente sono classificati 150 cementi ma non
tutti prodotti in tutti i Paesi europei. In Italia sono prodotti cinque tipi di cemento:
x il cemento Portland (Tipo I)
x il cemento Portland di miscela (Tipo II)
x il cemento d’Altoforno (Tipo III)
x il cemento Pozzolanico (Tipo IV)
x il cemento Composito (Tipo V).
Per ciascuno di questi cinque tipi vengono commercializzati cementi con sei classi
di resistenza: 32,5N; 32,5R; 42,5N; 42,5R; 52,5N e 52,5R.
I numeri 32,5, 42,5 e 52,5 indicano il titolo del cemento, ovvero la resistenza a com-
pressione in N/mm2 a 28 giorni di stagionatura valutata su malta normalizzata 22 .
Le lettere N (Normale) ed R (Rapido), invece, indicano il comportamento del ce-
mento alle stagionature brevi (3 e 7 gg.).
Nella Tabella 5.12 sono riportati i valori della resistenza a compressione a 2, 7 e 28
giorni di stagionatura che devono possedere le sei classi di resistenza dei cementi por-
tland, pozzolanico e d’altoforno di fabbricazione italiana.
22Secondo la normativa italiana, il titolo del cemento si determina su provini cubici, 4x4x16 cm, confe-
zionati con una malta con una parte di cemento, tre parti di sabbia del lago di Massacciuccoli con as-
sortimento granulometrico prefissato, e rapporto A/C=0,5. La norma fissa anche la procedura di sta-
gionatura che deve avvenire a temperatura e umidità relativa costanti e pari, rispettivamente, a 20°C e
95%.
224
La tecnologia dei conglomerati cementizi
23 La ‘loppa’ è un sottoprodotto della riduzione del minerale di ferro in alto forno per la fabbricazione
della ghisa. La loppa contiene ossidi basici (CaO e MgO), per il 50y55%, silice (SiO2), per circa il 35%,
e allumina (Al2O3) per circa il 10y15%.
225
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Le NTC 2008, nel § 11.2.9.1, forniscono alcune prescrizioni nel merito dei leganti 25 .
24 Nei calcestruzzi si impiegano le ceneri volatili, a granuli minutissimi, per migliorarne la lavorabilità e
l’impermeabilità. Queste ceneri, residuate dalla combustione del carbone, sono trattenute per mezzo di
elettrofiltri. Le ceneri volatili contengono silice, allumina e ossidi metallici.
25 Cfr. Appendice, § A.6
26 Nella chimica del cemento vengono normalmente adottate le seguenti formule abbreviate:
C=CaO ossido di calcio; A=Al2O3 allumina; F=Fe2O3 ossido di ferro; S=SiO2 silice; H=H2O acqua.
Pertanto le sigle C3S e C2S stanno per (CaO)3.SiO2 e (CaO)2.SiO2 ; invece le sigle C3A e C4AF stanno
per (CaO)3.Al2O3 e (CaO)3.Al2O3.Fe2O3
27 L’ettringite ha formula chimica C A.3CaSO .H
3 4 32
226
La tecnologia dei conglomerati cementizi
x Opere in c.a. ordinario: in linea generale saranno da preferire i cementi 32,5; purtut-
tavia una scelta diversa potrà essere dettata da condizioni ambientali.
x Manufatti prefabbricati: tutti i cementi possono essere impiegati con buoni risultati.
La scelta sarà condizionata dal ciclo di lavorazione, dalle esigenze di stoccaggio e di
trasporto, dall’impiego.
x Opere con strutture a faccia vista: per queste strutture quando saranno preferiti i
cementi bianchi ai normali cementi scuri, occorre prevedere tutti gli accorgimenti
necessari per contenere gli effetti negativi connessi al titolo 52,5 con cui questi ce-
menti sono prodotti.
x Opere per sbarramenti di ritenuta: poiché queste strutture sono massive è opportu-
no l’impiego di cementi a basso calore d’idratazione poiché in queste opere il calore
di idratazione viene disperso molto lentamente, con conseguente accelerazione
dell’indurimento del cemento e possibile aumento delle fessurazioni.
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La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
x l’acqua di presa Ap
x l’acqua di lavorabilità Al
x l’acqua di bagnatura Ab
L’acqua di presa è quella che entra in combinazione con il cemento dando luogo ai
processi chimico-fisici di presa e indurimento.
L’acqua di lavorabilità agisce come un lubrificante all’interno dell’impasto, riducendo
l’attrito tra i materiali solidi, e facendo crescere la classe di consistenza.
L’acqua di bagnatura, che ricopre la superficie degli inerti di un film liquido, è necessa-
ria poiché durante l’impasto gli inerti si bagnano. Se non fosse stata prevista Ab, la ba-
gnatura degli inerti avverrebbe a scapito delle altre due quantità di acqua Ap e Al e,
quindi, una parte del cemento non potrebbe far presa e l’impasto risulterebbe meno la-
vorabile.
Appare opportuno, pertanto, ricordare che se una regola pratica ammette che
un’acqua potabile può essere ritenuta idonea per il confezionamento dei calcestruzzi, si
sottolinea che le acque sulfuree, sebbene potabili, presentano un alto contenuto di Sali
e, quindi, non sono impiegabili nell’impasto di conglomerati cementizi. Esempi di ac-
que potabili, ma non adoperabili nel confezionamento dei calcestruzzi per
l’abbondanza di idrogeno solforato, sono quelle delle fonti di Telese (BN) e di Chian-
ciano (AR).
In generale può affermarsi che i solfati e i cloruri possono provocare una riduzione
della resistenza meccanica dei conglomerati quando sono contenuti nell’acqua in misu-
ra superiore allo 0,5-:-1%; che lo stesso effetto può derivare anche da materie umiche
in sospensione, quando superano i 2 grammi per litro; che sono da escludere le acque
di rifiuto, e in special modo quelle provenienti da stabilimenti industriali, poiché gli olii,
i grassi, gli zuccheri e le materie organiche possono provocare anomalie nel periodo di
presa e di indurimento del cemento.
228
La tecnologia dei conglomerati cementizi
"Quasi tutte le acque naturali che siano potabili e che non abbiano un particolare
sapore od odore sono adatte come acqua d’impasto nella confezione del calcestruz-
zo.
Un’acqua dalle qualità sconosciute può essere usata per la confezione del calcestruz-
zo se confezionando cubi di malta con essa, le resistenze risultanti a 7 ed a 28 giorni
di stagionatura sono per lo meno uguali al 90% delle resistenze offerte da provini di
paragone (…). In più, dovrebbero essere condotte prove per accertarsi che il tempo
di presa del cemento non viene influenzato in modo negativo per la presenza di im-
purezze nell’acqua d’impasto.
Le impurità di un’acqua d’impasto, se presenti in quantità eccessive, possono in-
fluenzare non soltanto il tempo di presa, la resistenza del calcestruzzo e la costanza
di volume, ma produrre anche efflorescenze oppure corrosione delle armature (…)”.
L'acqua di presa
La quantità di acqua di presa Ap , ovvero la quantità d’acqua stechiometricamente
necessaria per dar luogo alle reazioni di presa e di indurimento del cemento, è funzione
sia del tipo di cemento impiegato, sia del dosaggio C dello stesso cemento nel conglo-
merato cementizio fresco in opera (Cfr. Leggi di Féret, Bolomey, ecc.). In particolare,
può scriversi:
Ap a p u C [5.32]
nella quale:
ap [litri/kg] è l’acqua di presa per kg di cemento
C [kg/m ] 3 è il dosaggio di cemento.
L'acqua di bagnatura
L’acqua di bagnatura Ab, è destinata a bagnare gli inerti ed è indispensabile affinché
non venga a mancare l’acqua occorrente alle reazioni di idratazione del cemento.
Il Ferèt nel 1892 enunciò, insieme alla citata legge (Cfr. [5.10]) di proporzionalità tra
229
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
“la quantità di acqua necessaria per l’impasto è tanto più grande quanto più i grani
dell’inerte sono fini ed è proporzionale alla quantità di inerte”.
Per il calcolo dell’acqua di bagnatura unitaria si può procedere sia con determinazio-
ni dirette, sia con l’ausilio di formule empiriche.
In particolare, per elementi di dimensioni superiori ad 1 mm, con buona approssi-
mazione può usarsi la formula del Bolomey:
0,09
ab [litri/kg] [5.34]
3 d1 d 2
per determinare l’acqua di bagnatura unitaria di una classe di inerti di dimensioni com-
prese tra i valori d1 e d2 [mm].
Per la determinazione diretta dell’acqua di bagnatura si possono seguire diversi metodi.
Per l’inerte fino l’acqua di bagnatura unitaria abs si può ricavare, con sufficiente at-
tendibilità, con il cosiddetto metodo della parabola.
Scelto un campione di 1 kg rappresentativo dell’inerte fino e posto lo stesso su un
piano costituito da materiale non assorbente (vetro), si versa su di esso una piccola
quantità d’acqua, ad esempio 10 cc, e si rimescola accuratamente: si nota che la sabbia
umidificata muta il colore. Si riempie poi, senza costipamento, un recipiente della capa-
cità di mezzo litro e si pesa la quantità di miscuglio inerte-acqua in esso contenuta. Si
svuota il recipiente e si aggiungono altri 10 cc di acqua su tutto il materiale. Le opera-
zioni si ripetono successivamente versando ogni volta 10 cc di acqua e ricavando il pe-
so del nuovo miscuglio inerte-acqua contenuto nel recipiente da mezzo litro. Si nota
che i pesi del miscuglio contenuto nel recipiente andranno man mano diminuendo fino
a raggiungere un minimo, oltre il quale aumenteranno.
L’acqua corrispondente al peso minimo rappresenta l’acqua di bagnatura unitaria abs
[litri/kg] (Fig. 5.39).
La spiegazione del fenomeno è semplice. L’acqua versata man mano sull’inerte fino
230
La tecnologia dei conglomerati cementizi
P
Peso miscuglio sabbia+acqua
a bagnatura acqua
Per l’inerte grosso, invece, può seguirsi un metodo più semplice. Riempito d’inerte
un recipiente di capacità nota e determinato il peso Pp [kg] dell’inerte stesso, si versa
acqua nel recipiente fino al suo riempimento. Svuotato il recipiente si fa scolare l’inerte
e lo si pesa ancora bagnato. Ottenuto il nuovo peso Pl [kg], l’acqua di bagnatura unita-
ria si calcolerà con la relazione 28 :
abp P P / P
1 p p [5.35]
L’acqua di lavorabilità
Come già indicato nei paragrafi precedenti, per lavorabilità s’intende l’insieme delle
condizioni che assicurano al calcestruzzo il trasporto e la posa in opera senza che av-
vengano segregazioni dei componenti del calcestruzzo stesso.
Le condizioni che rendono lavorabile un calcestruzzo sono molteplici e, come illu-
strato, un particolare ruolo è svolto dal dosaggio dell’acqua d’impasto. In particolare la
lavorabilità di un calcestruzzo può essere migliorata aggiungendo all’acqua di presa e di
bagnatura una quantità opportuna di acqua di lavorabilità Al, pur nei limiti imposti dalla
prima legge del Fèret.
In ogni caso, per valutare l’acqua d’impasto occorre sempre tener presente la regola
di Lyse che si basa su due enunciati tra loro complementari:
a) assegnato il diametro massimo dell’assortimento granulometrico, dmax, la quan-
28 Il metodo semplificato per la determinazione dell’acqua di bagnatura dell’inerte grosso non può esse-
re utilizzato anche per le sabbie perché anche una attenta operazione di scolatura non consentirebbe
alla sabbia di liberarsi dell’acqua in eccesso.
231
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Nella Tabella 5.4 (Cfr. § 5.2.3), sono indicati i valori dell’acqua d’impasto al variare
del dmax e della classe di consistenza.
La Tabella 5.4 unitamente alle formule inverse di resistenza, ad esempio alla formula
inversa di Abrams (Tab. 5.8 e Fig. 5.30), consentono di determinare immediatamente i
dosaggi di acqua e di cemento, in funzione della resistenza caratteristica Rck di progetto
e della classe di consistenza richiesta.
Naturalmente il valore del dosaggio di acqua ricavato in funzione della classe di con-
sistenza, andrà confrontato con il valore Ap+Ab che fornisce il valore minimo
dell’acqua di impasto in funzione dell’acqua stechiometricamente necessaria per la idra-
tazione del cemento e per la bagnatura degli inerti.
Si riporta un esempio nel quale è descritta la procedura per valutare l’acqua
d’impasto ed il dosaggio di cemento per un calcestruzzo con:
Dalla Tabella 5.4, si ricava A=210 [litri/m3]; dalla formula di Abrams si attinge che, per
un cemento 32,5 con K=193,5 (Tab. 5.5 ), deve essere A/C = 0,64 e quindi C=328
[kg/m3].
Se invece è richiesta una consistenza S5, a parità di tutti gli altri dati, sarà A=230 [li-
tri/m3] e C=360 [kg/m3].
Pertanto a parità di resistenza richiesta, se cresce la classe di consistenza deve au-
mentare il dosaggio di cemento, e quindi il costo del calcestruzzo.
Proprio per risparmiare sul costo di questo, l’impresa esecutrice dei lavori potrebbe
essere tentata ad ordinare un calcestruzzo con classe di consistenza inferiore a quella
richiesta, per poi aggiungere acqua nella betoniera in cantiere.
Sarà compito della Direzione dei Lavori evitare questa operazione perché questa il-
lecita aggiunta di acqua porterà alla riduzione sia della resistenza caratteristica che della
durabilità.
Infatti, come evidenziato nell’esempio precedente, per portare il calcestruzzo dalla
classe S3 alla classe S5 occorrerà aggiungere in cantiere 20 litri di acqua per metro cubo
di calcestruzzo. L’aggiunta impropria di acqua in cantiere porterà il rapporto A/C al va-
lore 0,70 e la resistenza caratteristica scenderà dal valore Rck = 30 N/mm2, richiesto dal
progettista della struttura, al nuovo valore di 25 N/mm2, con una riduzione del 17%
circa.
232
La tecnologia dei conglomerati cementizi
29 Trasportata a valle del luogo di formazione da acque superficiali: durante il trasporto si verifica
l’usura delle parti superficiali che da spigolose si levigano e si arrotondano.
233
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
x Compattezza c [litri/litri]
il rapporto tra il volume assoluto ed il volume apparente di un miscuglio. Indi-
cato con P [kg] il peso del miscuglio, risulta
x Porosità p [litri/litri]
il rapporto tra la differenza dei. volumi apparente ed assoluto ed il volume ap-
parente stesso di un miscuglio.
Indicato con P [kg] il peso del miscuglio, risulta
234
La tecnologia dei conglomerati cementizi
Pesi specifici
Per la determinazione del peso specifico assoluto ci si serve di un picnometro. In
particolare, s’introduce nella parte (a) del picnometro (Fig. 5.41) un campione di P kg
di inerte, in condizioni di essiccazione a peso costante 30 . Chiusa la parte (a) del picno-
metro con l’imbuto (b) e (c), la si riempie di acqua fino alla tacca di riferimento del tu-
bicino (c). Determinato il peso P1 dell’insieme "picnometro+inerte+acqua" si svuota il
recipiente e si valuta il peso P2 del picnometro riempito con la sola acqua fino alla tacca
di riferimento. Considerato che P2 -( P1 - P) rappresenta proprio il volume assoluto del
campione di inerte 31 , sarà:
P
S ass [kg/litri] [5.39]
P2 P P1
30 Per determinare il peso specifico assoluto occorre che il campione di inerte sia asciutto. Tale condi-
zioni si ottiene mettendo il campione in un forno e controllandone periodicamente il peso. Quando il
peso rimane costante vuol dire che tutta l’acqua è evaporata e l’inerte è essiccato.
31 Nel caso degli inerti per i calcestruzzi, la determinazione del peso specifico assoluto viene condotta, a
differenza delle misurazioni condotte nell’ambito della Fisica, sugli inerti nelle loro dimensioni origina-
rie e, quindi senza frantumarli finemente. Ciò spiega il motivo per il quale gli inerti fini e gli inerti gros-
si, anche se provenienti dalla stessa roccia, presentano pesi specifici differenti, anche se in termini mo-
desti.
32 Cfr. Appendice, § A.7
235
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
236
La tecnologia dei conglomerati cementizi
inerti naturali comporta, per la legge del Fèret, una maggior resistenza meccanica per i
calcestruzzi confezionati con gli inerti naturali rispetto a quelli confezionati con inerti
artificiali anche per la minor quantità di acqua di bagnatura che questi richiedono ri-
spetto a quelli artificiali.
Comunque l’impiego delle moderne attrezzature di cantiere per la posa in opera dei
calcestruzzi e, come vedremo in seguito, l’uso di un idoneo assortimento granulometri-
co dell’aggregato misto consentono di superare facilmente gli inconvenienti connessi
agli inerti di frantoio, facendoli addirittura preferire, in alcuni casi, per motivi economi-
ci.
Purezza
Altro requisito che per gli inerti assume fondamentale importanza, ai fini
dell’impiego nel confezionamento dei calcestruzzi, è la purezza, ovvero l’assenza di ma-
teriali estranei sia sulla loro superficie sia frammisti ad essi. In particolare le impurità
237
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
238
La tecnologia dei conglomerati cementizi
dubbio, deve essere seguito il metodo ufficiale delle Norme italiane, di cui al Decreto
Ministeriale 3.6.1963 per le prove sui cementi.
Il metodo pratico consiste nel versare in una bottiglia di vetro della capacità di
400÷500 cm3, circa 130 cm3 della sabbia da esaminare. Si aggiunge poi una soluzione di
soda caustica al 3%, fino a portare il volume complessivo, sabbia-soluzione, a 200 cm3.
Dopo aver agitato energicamente il preparato lo si lascia in riposo per 24 ore.
La soluzione di soda caustica attaccherà chimicamente le materie organiche ed umi-
che colorandosi, più o meno intensamente. Se la soluzione si presenta incolore, o di un
colore giallo paglierino, la sabbia può ritenersi esente da sostanze organiche; una colo-
razione rosso-bruno sarà indicativa, invece, di un contenuto di sostanze organiche in
quantità non accettabile.
Poiché il lavaggio con acqua non è sufficiente per eliminare le materie organiche e
umiche, se il limite di accettabilità risulta superato, non sarà possibile impiegare la sab-
bia in esame per gli impasti di conglomerati cementizi.
Cloruri
Molto pericolosa è la presenza di cloruri negli inerti perché possono contribuire alla
corrosione delle armature metalliche. Gli inerti inquinati da cloruro sono essenzialmen-
te quelli ricavati dalla sabbia di mare. In teoria la sabbia di mare può anche essere uti-
lizzata nel confezionamento del calcestruzzo a condizione, però, che venga preventi-
vamente trattata in un impianto di lavaggio. In ogni caso il contenuto di cloruro non
deve superare lo 0,05%.
Solfati
Il solfato, sotto forma di gesso, CaSO4. 2H2O, o di anidrite, CaSO4, non deve essere
presente negli inerti in percentuale superiore allo 0,2%. Il solfato, infatti, reagendo con
gli alluminati del cemento provoca la formazione di ettringite, la cosiddetta ettringite secon-
daria. Questa si forma con aumento di volume e quindi determina fessurazioni nel cal-
cestruzzo indurito.
E’ appena il caso di precisare che l’ettringite primaria, che si forma con il gesso regola-
tore di presa, non è dannosa in quanto la sua formazione, e quindi l’azione espansiva,
avviene nelle prime ore dell’impasto e quindi quando il calcestruzzo non è indurito, ma
ancora plastico.
Gli inerti contenenti solfato in percentuale maggiore allo 0,2% devono essere scarta-
ti perché neanche il lavaggio elimina la sostanza inquinante.
Silice reattiva
Altra sostanza pericolosa per il calcestruzzo è la silice amorfa che può reagire con gli
alcali del cemento dando luogo a silicati alcalini idrati che si formano con aumento di
volume e quindi con azione fessurativa per la massa del calcestruzzo indurito. Purtrop-
po la presenza della silice amorfa negli inerti è di difficile determinazione per cui,
quando esiste un ragionevole dubbio sulla sua presenza, l’unico provvedimento utile è
quello di impiegare cementi pozzolanici o d’altoforno che riducono, o addirittura eli-
minano, la reazione alcali-silice.
239
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
w
J [5.40]
Sd 3
6
Gli elementi molto appiattiti, ovvero lunghi e sottili, sono caratterizzati da un valore
di ƣ di appena qualche centesimo, mentre quelli più regolari presentano un valore di ƣ
mediamente compreso tra 0,20 e 0,30.
Il coefficiente di volume di un miscuglio di inerti, invece, è dato, per definizione, dal
rapporto tra la somma dei volumi degli elementi di un campione del miscuglio, e quella
dei volumi delle sfere corrispondenti.
Il coefficiente di volume di un miscuglio, diminuisce, quindi, man mano che nel mi-
scuglio stesso aumenta il contenuto di elementi appiattiti o aghiformi.
Non esistendo in Italia una norma che fissi i valori limiti del coefficiente di volume
dell’aggregato misto, è opportuno fare riferimento alle Norme dell’AFNOR (Associa-
tion Francaise de Normalisation) che stabiliscono i seguenti valori minimi per il coeffi-
ciente di volume dell’inerte grosso:
x 0.25 per inerte di misura massima variabile da 12.5 a 25 mm
x 0.15 per inerte di misura massima variabile da 25 a 50 mm.
240
La tecnologia dei conglomerati cementizi
Per quanto attiene l’influenza esercitata dalla forma dell’inerte sulla qualità del calce-
struzzo, innanzi tutto, occorre osservare che gli elementi di forma assai irregolare, e
quindi caratterizzati da un valore di ƣ molto basso, difficultano il buon assestamento
del calcestruzzo fresco nella cassaforma. Ne consegue, quindi, una diminuzione sia del-
la lavorabilità sia della compattezza del calcestruzzo. Per ovviare a tali inconvenienti sa-
rà quindi necessario aumentare la quantità di inerti fini che comporta, per le leggi del
Fèret, un aumento dell’acqua d’impasto e, conseguentemente, una diminuzione della
resistenza a compressione.
Circa la resistenza meccanica occorre, inoltre, tener presente il particolare meccani-
smo di propagazione degli sforzi nell’interno della massa del calcestruzzo che determi-
na una diminuzione del carico di rottura dei calcestruzzi rispetto a quelli di rottura dei
singoli componenti. La riduzione del carico di rottura, dovuta fondamentalmente alle
diversità delle caratteristiche meccaniche ed elastiche dei vari componenti del calce-
struzzo, risulta accentuata dalla presenza di inerti aghiformi o appiattiti che possono
dar luogo a fortissime azioni di cuneo e, quindi, a concentrazione di tensioni che facili-
tano la formazione di piani di frattura nella massa del calcestruzzo indurito.
Compattezza e resistenza
Molti studiosi, in proposito, hanno condotto studi sull’assortimento granulometrico
ottimale per la compattezza del calcestruzzo atteso il legame che esiste tra la resistenza
e la compattezza stessa. Per illustrare la correlazione esistente tra la compattezza e la
resistenza a compressione del calcestruzzo, occorre far riferimento alla prima legge del
Fèret.
Indicati con vc e vi i volumi assoluti di cemento e di inerti contenuti nell’unità di vo-
lume di calcestruzzo fresco in opera, la compattezza c di tale volume sarà dato da:
c v c vi [5.41]
v c vi A V 1 [5.42]
e quindi:
A V 1 c [5.43]
241
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
La legge di Fèret, che lega il fattore di resistenza alla resistenza meccanica, può,
quindi, porsi sotto la forma:
ª C º ª C º
R f« f« [5.44]
¬ A V »¼ ¬1 c »¼
che evidenzia l’influenza che la compattezza c del calcestruzzo fresco in opera esercita
sulla resistenza a compressione del calcestruzzo indurito.
Occorre purtuttavia osservare che il fattore di resistenza C/(1-c) dipende non sol-
tanto dalla compattezza, ma anche dal dosaggio di cemento C. In particolare, se au-
mentiamo la compattezza, a scapito però del dosaggio di cemento, ne deriverà una di-
minuzione del fattore di resistenza.
Se, infatti, sottraiamo dal calcestruzzo fresco un volume di cemento e la relativa ac-
qua di presa, e lo sostituiamo con un ugual volume di inerte finissimo e la relativa ac-
qua di bagnatura, essendo quest’ultima minore dell’acqua di presa, si avrà un aumento
della compattezza, a scapito, però, del dosaggio di cemento, con una diminuzione del
fattore di resistenza.
Quanto ora detto trova conferma dall’esame dei diagrammi, ricavati da alcune espe-
rienze del Vallette, riportati in Figura 5.43. In particolare, le curve continue 1, 2 e 3 ca-
ratterizzano differenti calcestruzzi; ciascuna curva caratterizza calcestruzzi nei quali re-
sta costante l’assortimento granulometrico degli inerti ma varia il dosaggio di cemento
e, quindi, l’acqua d’impasto. Sull’asse delle ascisse sono riportati i valori della compat-
tezza, sulle ordinate i valori del fattore di resistenza, mentre le curve tratteggiate uni-
scono i punti rappresentativi di calcestruzzi caratterizzati da eguali dosaggi di cemento.
Come si rileva dalla lettura dei diagrammi, ed in particolare delle curve continue 1, 2 e
3, l’aumento di compattezza a scapito del dosaggio di cemento comporta una riduzione
del fattore di resistenza. Di contro l’andamento delle curve tratteggiate evidenzia che
migliorando la compattezza, a dosaggio di cemento costante, e quindi intervenendo
sull’assortimento granulometrico dell’aggregato misto, si ha un aumento del fattore di
resistenza: dunque, sono i calcestruzzi più compatti ad essere i più resistenti solo se a
parità di dosaggio di cemento.
mc
g/
1
0k
mc
40
g/
C=
0k
mc
30
2
g/
C=
0k
fattore di resistenza
25
C=
compattezza
Fig. 5.43 – Esperienze del Vallette
242
La tecnologia dei conglomerati cementizi
Effetto di parete
Il Caquot evidenziò, per primo, nel 1936 che un miscuglio incoerente presenta una dimi-
nuzione di compattezza in prossimità delle pareti del recipiente in cui esso è contenuto. Questa dimi-
nuzione di compattezza si definisce effetto di parete. Su questo ha notevole influenza
l’assortimento granulometrico del miscuglio
In merito all’effetto di parete occorre ancora osservare che l’aggregato misto impie-
gato nel confezionamento dei conglomerati, non è costituito da granuli aventi tutti le
stesse dimensioni medie, ma, invece, da varie classi di inerti.
Pertanto i vuoti esistenti tra gli inerti appartenenti ad una di tali classi possono con-
siderarsi come tanti recipienti che saranno riempiti dagli inerti della classe inferiore. In
tal senso, quindi, anche gli inerti della classe inferiore subiranno un effetto parete nei
confronti delle ‘pareti’ degli inerti della classe superiore. Il fenomeno, dunque, si ripro-
243
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
ªd º
H' f« 2» [5.48]
¬ d1 ¼
d
P1 A1 A4 P4
al crescere di "d"
aumenta 6w e quindi H
'V"
'V'
A2 A3
P2 P3
1 2
3 2
1 2
244
La tecnologia dei conglomerati cementizi
inerte 2
inerte 1
Dall’esame del fenomeno dell’effetto di parete si possono trarre alcune regole per la
composizione granulometrica dell’aggregato misto.
In particolare, si può affermare che:
Tali regole però, trovano alcune limitazioni d’impiego e possono essere rispettate
soltanto in parte. Nella composizione dei calcestruzzi è necessario, infatti, contenere
l’incidenza degli inerti fini considerato che l’acqua di bagnatura aumenta con il diminui-
re delle dimensioni degli inerti con conseguente riduzione della resistenza a compres-
sione.
Se quindi, nel rispetto della prima regola innanzi enunciata, scegliessimo il diametro
medio della classe ad elementi maggiori molto piccolo, giungeremmo, applicando la se-
conda delle regole, a valori piccolissimi del diametro medio dell’ultima classe d’inerti.
Si può concludere, dunque, che la scelta dei diametri medi e del numero delle classi
da impiegare nell’aggregato misto, va eseguita in modo da ottemperare nella migliore
maniera alle varie esigenze e ridurre al minimo l’effetto di parete.
245
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Per le strutture non armate, invece, i fattori che influenzano la scelta di dmax sono:
a) lo spessore della struttura;
b) il raggio medio della cassaforma nelle zone più articolate della stessa.
dmax
h s'
s'
s s
b
Fig. 5.46 – Determinazione di Ʊ
Quindi, con riferimento ad una lunghezza unitaria di trave, il valore di Ʊ sarà dato
dal rapporto tra la superficie (h x b) depurata dell’area dei tondini metallici, ed il peri-
metro (2h+b) aumentato del perimetro dei tondini dell’armatura.
Calcolato Ʊ, il valore di dmax, al fine di contenere l’incidenza negativa dell’effetto di
parete in prossimità delle casseforme e per consentire che l’inerte riesca a passare, con
una certa facilità, tra le maglie dei ferri delle strutture armate, verrà scelto nel rispetto
delle seguenti condizioni:
d max
0,8 1 [5.49]
U
246
La tecnologia dei conglomerati cementizi
A tal punto è opportuno precisare che nella pratica esecutiva occorrerà che la di-
mensione massima dell’aggregato utilizzato sia quanto più possibile prossima al valore
di dmax come innanzi determinato. Se, ad esempio, le dimensioni strutturali e gli intra-
ferri consentono d’impiegare un aggregato con diametro massimo di 30 mm, non sarà
consigliabile, e conveniente, lavorare con un aggregato a diametro massimo di 20 mm.
Infatti, per una preassegnata legge di variazione dell’assortimento granulometrico,
come si dirà in seguito, quanto più piccolo è il diametro massimo scelto, tanto
maggiore sarà l’incidenza del fine con conseguente aumento della superficie specifica
degli inerti. Ne consegue che occorre più pasta di cemento per ricoprire la superficie
dei granuli e saldarli tra loro, con aumento dei costi e del fenomeno del ritiro.
In linea di massima, quindi, si può affermare che occorre assumere per dmax il mino-
re dei valori forniti dalle relazioni innanzi riportate.
L’analisi granulometrica
Per studiare l’assortimento degli inerti di dimensioni diverse contenuti in un
aggregato misto, ovvero per effettuarne l’analisi granulometrica, si procede alla
vagliatura dello stesso che consiste in una selezione dimensionale del materiale eseguita
mediante una serie di vagli a maglia quadra, stacci, e/o di vagli a fori tondi, crivelli.
Lo staccio (Fig. 5.47) è un recipiente, a forma quadrata, il cui fondo è costituito da
una doppia orditura ortogonale di fili, tale da costituire maglie con lati uguali. La misura
netta del lato delle maglie, espressa in mm, caratterizza ciascuno staccio. Il diametro dei
fili della rete (in acciaio, rame, nylon, ecc) è funzione della luce dello staccio, nel senso
che a luci maggiori corrispondono fili di diametro maggiore.
Il crivello è un recipiente, a forma rettangolare o circolare, il cui fondo è costituito
da una lamiera metallica a fori tondi dello stesso diametro. La dimensione del diametro
dei fori, espressa in millimetri, e il connesso spessore della lamiera caratterizzano cia-
scun crivello.
Per la vagliatura ci si serve, in genere, dei vagli unificati UNI 2333/34, per gli inerti
grossi, e dei vagli UNI 2331/32, per gli inerti fini. Molto spesso, però, specialmente per
prove di laboratorio, si adoperano anche alcune delle serie di vagli adottate in altre na-
zioni, come, ad esempio, la serie americana ASTM (American Society for Testing Ma-
terials), la serie francese AFNOR, la serie tedesca DIN 1171, nonché la serie americana
Tyler, da cui derivano quasi tutte le altre serie di vagli (Tabelle 5.14 e 5.15).
Di solito per i conglomerati cementizi la vagliatura dell’aggregato misto, viene ese-
guita con i crivelli I40; I30, I25, I20, I15, I10, I7.1, I5, I3, I1, e gli stacci I0.5 e
I0.2.
crivello staccio
Fig. 5.47 – crivello e staccio
247
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
UNI 2333 AFNOR DIN 1170 ASTM UNI 2331 TYLER ASTM DIN 1171
I mm I mm I mm I mm I mm I mm I mm I mm
40,00 40,00 40,00 1,59 5,613 5,660 6,000
31,50 31,50 32,00 4,699 4,760
30,00 30,00 4,000 3,962 4,000
25,00 25,00 25,00 25,40 3,350 3,327 3,360 25,400
20,00 20,00 20,00 19,00 3,150 3,000
15,00 15,00 2,800 2,794 2,830
12,50 12,5 12,00 12,70 2,500
10,00 10,00 10,00 2,360 2,362 2,380 2,500
7,10 7,00 9,51 2,000 1,981 2,000 2,000
6,30 6,30 1,700 1,561 1,680 1,500
5,00 5,00 5,00 1,600
3,15 3,15 1,400 1,397 1,410
3,00 3,00 1,250
1,180 1,168 1,190 1,200
2,00 2,00 2,00
1,000 0,991 1,000 1,000
1,00 1,00 1,00
0,850 0,833 0,840
0,800
Tab. 5.14 - Serie di vagli per inerti grossi
0,750 0,750
0,710 0,701 0,710
0,630
Nelle Tabelle 5.14 e 5.15 sono riportate le corri- 0,600 0,589 0,590 0,600
spondenze esistenti fra le suddette serie di vagli, 0,540
rispettivamente per inerti grossi e per inerti fini 0,500 0,495 0,500 0,500
Tab. 5.15 - Serie di vagli per inerti fini
Per la vagliatura si dispongono i vagli in cascata, con apertura decrescente dei fori,
dall’alto verso il basso (Fig. 5.48), e si trasmette ad essi, a mezzo di scosse, o moto al-
ternativo, l’energia necessaria affinché tutti gli elementi di dimensione inferiore
all’apertura del vaglio i-esimo possano passare attraverso lo stesso.
L’operazione può essere eseguita con vagliatura manuale o a mezzo di apparecchia-
ture azionate da motori elettrici o a scoppio (vagliatura meccanica). La vagliatura mec-
canica, se eseguita in laboratorio, viene fatta a mezzo di particolari apparecchiature di
cui in Figura 5.49 è riportato un esempio.
Assegnato il diametro massimo del materiale, dmax , compatibile con l’impiego a cui è
destinato il miscuglio, occorre far precedere all’analisi granulometrica, una prima gros-
solana selezione impiegando un unico vaglio di apertura ‘d’ pari proprio a dmax. Dal
mucchio di inerti a disposizione si scarteranno, quindi, tutti gli elementi di dimensione
maggiore di dmax e dal materiale così vagliato si estrarrà un campione che, prima della
successiva selezione in Laboratorio, verrà essiccato fino al peso costante P. L’intero
campione, di peso P, viene poi posto sul primo della serie di vagli in cascata (Fig. 5.50).
Avendo scelto per il primo vaglio la luce dmax, attraverso lo stesso passerà tutto il peso
P di materiale. Questa condizione si esprime scrivendo che il peso R1 di materiale che
resta sul vaglio d1 è uguale a zero.
248
La tecnologia dei conglomerati cementizi
Il peso P di materiale giunge, quindi, tutto sul vaglio di apertura d2 che potrà tratte-
nere, se nel miscuglio sono compresi elementi aventi dimensioni maggiori di d2, una
quantità di materiale R20 e lascerà passare la quantità di materiale (P-R2) che giunge
sul vaglio d3. Questo potrà trattenere una quantità R30 e lascerà passare sul vaglio
successivo la quantità di materiale (P-R2-R3), e così via per tutti i vagli della serie utiliz-
zata.
dn Rn
Pn Fig. 5.50 – Analisi
granulometrica di un
campione di peso P
249
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
In generale possiamo dire che attraverso il generico vaglio i-esimo, di apertura di, la
quantità in peso di materiale passante è pari a:
i
Pi P ¦ Rj [5.53]
j 2
dove la sommatoria esprime il peso totale del materiale trattenuto dai vagli con apertu-
ra da d2 a di, essendo per le ipotesi fatte nullo il peso R1 di materiale che resta sul vaglio
d1.
La percentuale in peso di materiale che passa attraverso il generico vaglio di, vale:
ª i
º
« P ¦ RK »
Pi >%@ « » u100
j 2
[5.54]
« P »
« »
¬ ¼
Il materiale che passa al vaglio di ed è trattenuto sul successivo vaglio di+1 si definisce
di “classe di” e la percentuale in peso con cui è presente nel miscuglio è data da:
Ri 1
Pi >%@ Pi 1 >%@ u 100 [5.55]
P
Su un diagramma cartesiano, che abbia sull'asse delle ascisse i diametri di dei vagli
impiegati e su quello delle ordinate le percentuali in peso del materiale passante attra-
verso il vaglio i-esimo, si riportano (Fig. 5.51) con dl Al, d2 A2,….,di Ai, …,dn An i valori
delle percentuali del passante Pi[%]. Congiungendo i punti Al, A2,...,Ai,….,An si ottiene
la spezzata che rappresenta, in diagramma, l’assortimento granulometrico del miscu-
glio. Il diagramma suddetto si definisce curva granulometrica del materiale esaminato.
P%
An' Ai' A3' A2' A1
100 %
A2
A3
Ai
An
7g
dn di d3 d2 d1 d
250
La tecnologia dei conglomerati cementizi
120,00
100,00 100,00
93,45
85,95
80,00
74,45
P%
60,00 Serie1
55,02
44,97
40,00
36,50
23,62
20,00 18,57
9,0011,17
1,80
0,00 Fig. 5.52 – Curva
10,0
15,0
20,0
25,0
30,0
40,0
0,2
0,5
1,0
3,0
5,0
7,1
granulometrica di un
d campione di misto sab-
bia-pietrisco
I mm kg kg kg
40,0 40,00 100,00
30,0 2,62 37,38 93,45
25,0 3,00 34,38 85,95
20,0 4,60 29,78 74,45
15,0 7,77 22,01 55,02
10,0 4,06 17,95 44,97
7,1 3,35 14,60 36,50
5,0 5,15 9,45 23,62
3,0 2,02 7,43 18,57
1,0 2,96 4,47 11,17
0,5 0,87 3,60 9,00
0,2 2,88 0,72 1,80
Tab. 5.16 - Analisi granulometrica di un campione di aggregato misto
251
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
P%
A1
100 %
curva 1
curva 2
7g
dn di d3 d2 d1 d
Ciò premesso, occorre osservare che i risultati della vagliatura eseguita con una serie
di crivelli non sono rapportabili a quelli ottenuti con la serie di stacci di uguale apertura.
In linea teorica, infatti, il rapporto tra la dimensione di un granulo che passa attraverso
uno staccio di lato unitario e quella di un granulo che passa attraverso un crivello di
diametro anch’esso unitario risulta pari a 1.4 (Fig. 5.54).
Ne consegue immediatamente che, in teoria, un granulo ideale poliedrico con la maggiore
delle tre dimensioni x,y,z pari a 1.4, può passare attraverso le maglie dello staccio con la-
to 1, potendosi disporre secondo la diagonale, mentre potrebbe non passare attraverso
i fori tondi del crivello di diametro 1.
252
La tecnologia dei conglomerati cementizi
Il suddetto rapporto 1.4, però, costituisce un valore limite del tutto teorico, atteso
che un granulo del tipo di quello indicato in Figura 5.54 difficilmente può essere ri-
scontrato nella pratica.
Le esperienze condotte dal Fèret in merito, hanno dimostrato che i risultati della va-
gliatura eseguita con uno staccio di lato ‘L’ si equivalgono a quelli della vagliatura ese-
guita con un crivello di diametro I, se risulta I=1,25 L.
Quindi, se si usano per la vagliatura vagli a maglia quadrata, al posto di vagli a fori
tondi, occorre far rilevare la sostituzione fatta al fine di poter disegnare correttamente
la curva granulometrica tenendo conto del rapporto di equivalenza indicato.
Nella Tabella 5.17 è riportata la correlazione esistente tra i principali crivelli ed i cor-
rispondenti stacci.
Il modulo di finezza
Con riferimento alla curva granulometrica della Figura 5.51, osserviamo che il seg-
mento generico AiAiŷ rappresenta la percentuale in peso del materiale che verrebbe
trattenuto dal vaglio di apertura di se l’operazione di vagliatura fosse eseguita solo con
detto vaglio.
Il segmento AiAiŷ, nell’ipotesi che sia R1=0, risulta pari a:
Ai Ai'
>R1 R2 ... Ri @ u100 [5.56]
P
n
Ai Ai'
Mf ¦1 100 [5.57]
Secondo la norma UNI 7163/72, per la determinazione del Modulo di finezza la se-
rie normalizzata da impiegare è costituita dai nove vagli Ɩ 40, Ɩ 20, Ɩ 10, Ɩ 2.5,
Ɩ 1.25, Ɩ 0.6, Ɩ 0.3, Ɩ 0.15 mm 33 .
Imm
Vaglio 40,000 30,000 25,000 20,000 15,000 10,000 7,000
5,000 2,500 1,000 0,600 0,300 0,150 0,075
Tab. 5.18 - Serie di vagli UNI per la valutazione del Modulo di finezza
33 Nelle prove di laboratorio, invece, si è soliti adoperare la serie di vagli di cui alla Tabella 5.18, amplia-
ta, quando necessario, con i vagli I50, I60 ed anche con altri vagli di diametro maggiore.
253
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Nella Tabella 5.19 sono riportate le analisi granulometriche di due miscugli di mate-
riale solido ed il relativo calcolo dei moduli di finezza. Come si rileva sia dai dati della
tabella che dal confronto delle relative curve granulometriche (Fig. 5.55), il modulo di
finezza cresce con l’aumentare dell’incidenza percentuale dei granuli di dimensione più
grande, presenti nel miscuglio.
120,000
100,000
80,000
aggregato A
P%
60,000
aggregato B
40,000
20,000
0,000
Fig. 5.55 - Curve granulometriche
0,150
10,0
15,0
20,0
25,0
30,0
40,0
0,3
0,6
1,0
2,5
5,0
7,0
254
La tecnologia dei conglomerati cementizi
Il modulo di finezza, quindi, assume grande importanza nello studio della composi-
zione granulometrica degli inerti da impiegare nel confezionamento dei conglomerati
cementizi. Esso, infatti, consente sia di caratterizzare la granulometria del miscuglio
con un solo ‘numero’, sia di operare un rapido confronto tra granulometrie di due o
più aggregati misti.
d
P 100 [5.58]
d max
dove P è la percentuale in peso della frazione di inerte che passa attraverso il vaglio di
apertura ‘d’ e dmax è la dimensione massima degli inerti costituenti il miscuglio in esame.
255
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Nella Tabella 5.21 sono riportati i valori di P forniti dalla parabola del Fuller al varia-
re di dmax da 40 a 10 mm ed i corrispondenti moduli di finezza.
Nella Figura 5.58 è riportata, inoltre, la rappresentazione grafica della legge di varia-
zione del modulo di finezza della parabola del Fuller al variare di dmax.
K Y1
natura inerti
%
inerti di fiume 0,164 33,40
sabbia di fiume
0,150 35,70
pietrisco di frantoio
inerti di frantoio 0,147 36,10
100% 100%
Y1
7%
Kdmax
dmax
dmax
Fig. 5.56 – Curva del Fuller Fig. 5.57 – Parabola del Fuller
CRIVELLI Mf dmax
40 30 25 20 15 10 7 5 2,5 1
100,00 86,60 79,06 70,71 61,24 50,00 41,83 35,36 25,00 15,81 4,34 40
100,00 91,29 81,65 70,71 57,74 48,30 40,82 28,87 18,26 3,62 30
100,00 89,44 77,46 63,25 52,92 44,72 31,62 20,00 3,2 25
100,00 86,60 70,71 59,16 50,00 35,36 22,36 2,76 20
100,00 81,65 68,31 57,74 40,82 25,82 2,25 15
100,00 83,67 70,71 50,00 31,62 1,64 10
256
La tecnologia dei conglomerati cementizi
5
4,5
4,34
4
3,5 3,62
3,2
3
2,76
Mf
2,5
7
1
40
30
25
20
15
10
dmax
Fig. 5.58 - Modulo di finezza della parabola del Fuller al variare di dmax
d
P A 100 A [5.59]
d max
dove P è la percentuale in peso della frazione di materiale solido che passa attraverso il
vaglio di apertura ‘d’; dmax è la massima dimensione del materiale solido; A è la parte
della percentuale dell’aggregato misto passante a tutti i vagli, che dipende dalla natura
degli inerti e dalla consistenza richiesta al calcestruzzo.
I valori di A sono riportati nella Tabella 5.22.
La curva del Bolomey è riferita a tutto il materiale solido costituente il miscuglio e
quindi comprende cemento, sabbia, pietrisco e/o ghiaia.
Nella Tabella 5.23 sono riportati i valori di P della curva di Bolomey al variare di
dmax da 40 a 20 mm e per i diversi valori di A.
Nella Figura 5.59 è riportata la curva del Bolomey, per A=10 e dmax =30 mm.
257
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
100%
10%
dmax=30
Fig. 5.59 – Curva del Bolomey
CRIVELLI A Mf dmax
40 30 25 20 15 10 7 5 2,5 1
100,00 87,94 81,15 73,64 65,11 55,00 47,65 41,82 32,50 24,23 10 3,91
100,00 88,08 81,36 73,93 65,50 55,50 48,23 42,47 33,25 25,07 11 3,87
100,00 88,21 81,57 74,23 65,89 56,00 48,81 43,11 34,00 25,91 12 3,82 40
100,00 88,34 81,78 74,52 66,28 56,50 49,39 43,76 34,75 26,76 13 3,78
100,00 88,48 81,99 74,81 66,66 57,00 49,98 44,41 35,50 27,60 14 3,73
100,00 92,16 83,48 73,64 61,96 53,47 46,74 35,98 26,43 10 3,26
100,00 92,25 83,67 73,93 62,38 53,99 47,33 36,69 27,25 11 3,22
100,00 92,33 83,85 74,23 62,81 54,51 47,93 37,40 28,07 12 3,19 30
100,00 92,42 84,04 74,52 63,23 55,02 48,52 38,11 28,88 13 3,15
100,00 92,51 84,22 74,81 63,65 55,54 49,11 38,83 29,70 14 3,11
100,00 90,50 79,71 66,92 57,62 50,25 38,46 28,00 10 2,88
100,00 90,60 79,94 67,29 58,09 50,80 39,14 28,80 11 2,85
100,00 90,71 80,16 67,66 58,57 51,35 39,83 29,60 12 2,82 25
100,00 90,82 80,39 68,02 59,04 51,91 40,51 30,40 13 2,79
100,00 90,92 80,62 68,39 59,51 52,46 41,20 31,20 14 2,76
100,00 87,94 73,64 63,24 55,00 41,82 30,12 10 2,48
100,00 88,08 73,93 63,65 55,50 42,47 30,90 11 2,45
100,00 88,21 74,23 64,06 56,00 43,11 31,68 12 2,43 20
100,00 88,34 74,52 64,47 56,50 43,76 32,45 13 2,40
100,00 88,48 74,81 64,88 57,00 44,41 33,23 14 2,37
258
La tecnologia dei conglomerati cementizi
v = 1 - 0,05 = 0,95 m3
vi = 0,95 - C/Sc - A
Pi [kg/m3] = Si u vi
e quindi l’espressione matematica della curva granulometrica del Bolomey, per i soli i-
nerti, è data da:
1
§ · 2
A B 100 A¨¨ d ¸¸
P © d max ¹ 100 [5.60]
100 B
nella quale:
C
B 100
C Pi
Curva granulometrica Cubica
Altra curva ideale è quella di equazione cubica:
d
P 1003 [5.61]
d max
dove P, d e dmax assumono gli stessi significati di cui alle formule precedenti.
259
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
120,00
100,00
80,00
Bolomey
60,00 Fuller
Cubica
40,00
20,00
0,00
1 2,5 5 7 10 15 20 25 30 40
Fig. 5.60 – Confronto tra le curve del Bolomey, del Fuller e cubica
CRIVELLI Mf dmax
40 30 25 20 15 10 7 5 2,5 1
100,00 90,86 85,50 79,37 72,11 63,00 55,93 50,00 39,69 29,24 3,34 40
100,00 94,10 87,36 79,37 69,34 61,56 55,03 43,68 32,18 2,77 30
100,00 92,83 84,34 73,68 65,42 58,48 46,42 34,20 2,44 25
100,00 90,86 79,37 70,47 63,00 50,00 36,84 2,09 20
100,00 87,36 77,57 69,34 55,03 40,55 1,70 15
100,00 88,79 79,37 63,00 46,42 1,22 10
Tab. 5.24 - Modulo di finezza della curva cubica
260
La tecnologia dei conglomerati cementizi
P1 ( x = 5 d 0 ; y = 0) [5.62]
d max
P2 (x = 5 ; y = Y1) [5.63]
2
dove do, corrispondente alle dimensioni medie dei granuli del cemento, ha il valore di
0,0065 mm e Y1, percentuale in volume assoluto del passante attraverso il vaglio di a-
pertura dmax/2, ha la seguente espressione:
B
Y1 A 175 d max [5.64]
U
0,75
d max
dove Ʊ è il raggio medio della cassaforma espresso in mm; A è una parte della percen-
tuale del passante a dmax/2 e dipende, come il corrispondente coefficiente A della for-
mula del Bolomey, dalla natura degli inerti e dalla consistenza del calcestruzzo; B, infi-
ne, è un coefficiente che dipende solo dalle modalità di posa in opera. I valori di A e B
sono riportati nella Tabella 5.25.
In particolare, la percentuale in volume assoluto dei componenti il miscuglio fino e
medio deve soddisfare la nota legge:
p D
5
d 5 d0 [5.65]
d max
P2 (x = 5 ; y = Y1) e P3 (x = 5 d max ; y = 100%) [5.66]
2
Il secondo miscuglio sarà assortito secondo una legge che varia linearmente con 5 d .
E’ da rilevare che il Faury non riporta, come invece gli altri autori, le percentuali di
passante al diametro ‘d’ espresse in peso ma in volume assoluto. Questo modo di ope-
rare appare sostanzialmente più corretto per la notevole diversità dei pesi specifici as-
soluti degli inerti (2600÷2700 kg/m3) e del cemento (3100 kg/m3) e per la considera-
zione che gli inerti e il cemento, in relazione del peso, occupano nella cassaforma pre-
cisi volumi che dipendono proprio dai loro pesi specifici assoluti.
261
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Valori di A
consistenza calce-
inerti di fiume sabbia di fiume inerti di frantoio
struzzo
pietrisco di frantoio
S1/S2 - vibrazione
22 - 24 24 - 26 28 - 30
molto energica *
S1/S2 - vibrazione e- valori di A 24 - 26 26 - 28 30 - 32
nergica
S3 y S5 - vibrazione 26 - 28 28 - 30 32 - 34
normale
S3 y S5 - pistonatura 28 - 30 30 - 32 34 - 36
Valori di B
pistonatura 1,5
vibrazione 1,0
* In relazione alla consistenza posseduta dal calcestruzzo deve cambiare, evidentemente, l’energia da fornire per
ottenere lo stesso livello di assestamento del calcestruzzo nella cassaforma. In termini relativi, nel passare dalla
consistenza S1 a quella S5 deve aumentare il tempo di vibrazione; analogamente nel passare dalla consistenza
S3 a quella S5 deve aumentare il tempo di pistonatura.
100%
Y 1%
Per i miscugli di materiali aventi uguale peso specifico assoluto, esprimere le percen-
tuali di passante in peso o in volume assoluto è perfettamente equivalente, nel senso
che le curve granulometriche disegnate nei due casi sono coincidenti.
La curva del Faury tiene conto sia della natura degli inerti che della loro dimensione
massima, sia della consistenza e della modalità di posa in opera del calcestruzzo,.
A differenza delle altre curve granulometriche, quella del Faury tiene conto, inoltre,
dell’influenza sul conglomerato delle caratteristiche della struttura da realizzare, in-
fluenza esplicitata attraverso il valore di Ʊ. Il Faury, infatti, come si dirà in seguito, in
262
La tecnologia dei conglomerati cementizi
quella che definisce curva di riferimento tiene in massimo conto, la compattezza per il suo
rapporto con la lavorabilità del calcestruzzo.
A differenza, quindi, di tutte le altre curve granulometriche ideali, solo quella del
Faury tiene conto contemporaneamente di ben cinque parametri che influenzano le ca-
ratteristiche del conglomerato:
x la natura degli inerti
x il diametro massimo di questi
x la consistenza richiesta al calcestruzzo
x il raggio medio del getto
x le modalità di posa in opera.
Da tutto quanto osservato in precedenza, inoltre, se si riflette sul fatto che il calce-
struzzo è costituito da:
inerti grossi + inerti fini + cemento + acqua d’impasto
ovvero da:
inerti grossi bagnati + inerti fini bagnati + pasta di cemento + acqua di lavorabilità
ovvero da:
inerti grossi bagnati + malta di cemento + acqua di lavorabilità
34 Ciascuna classe di inerti influenza le caratteristiche del calcestruzzo legate alla granulometria, quali la
compattezza, la fluidità e la plasticità, e quindi, la lavorabilità.
35 La classificazione proposta dal Faury è stata adattata alla serie di vagli normalmente impiegata oggi (v.
in seguito).
263
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
classe 1 2 3 4 5 6 7
dimensione < 0,1 0,1 ÷ 0,4 0,4 ÷ 1,6 1,6 ÷ 6,3 6,3 ÷ 12,5 12,5 ÷ 25 25 ÷ 50
mm
Indice pon- 1 0,79 0,69 0,39 0,24 0,16 0,10
derale
Tab. 5.26 - Indice ponderale delle classi di inerti
Secondo Faury, quindi, uguali volumi assoluti d’inerti delle classi ad esempio (2) e
(5), non esercitano la stessa influenza, dal punto di vista granulometrico, sul miscuglio
di cui fanno parte.
Classificate, in funzione dell’indice ponderale, le classi di inerti che concorrono a
formare il miscuglio di materiale solido del calcestruzzo, il Faury definisce Indice pondera-
le di un miscuglio la somma dei prodotti delle percentuali (in volume assoluto) degli ele-
menti delle varie classi del miscuglio per l’indice ponderale della classe a cui si riferisce.
im ¦i v
n
n n [5.67]
nella quale:
im è l’indice ponderale del miscuglio
in è l’indice della classe n-esima
vn è la percentuale in volume assoluto della classe n-esima
Così, ad esempio, un miscuglio composto dal 20% di elementi della classe (1), dal
45% della classe (3) e dal 35% della classe (6), è caratterizzato da un indice ponderale
pari a:
Il Principio di equivalenza delle curve granulometriche del Faury consente, quindi, di utiliz-
zare, indifferentemente, volumi assoluti uguali di miscugli affatto diversi purché carat-
terizzati dallo stesso indice ponderale.
Sarà, così, possibile utilizzare nel confezionamento di un calcestruzzo qualsiasi mi-
scuglio di materiale solido, purché, a parità di volumi assoluti, abbia lo stesso indice
ponderale di quello della curva di riferimento costruita per il calcestruzzo da impiegare
nell’opera da realizzare.
Nella pratica, quindi, non sarà necessario assortire il materiale solido a disposizione
fino a portarne la curva granulometrica reale alla coincidenza con quella di riferimento,
ma sarà sufficiente impiegare un assortimento che abbia lo stesso indice ponderale im della curva di rife-
rimento, a parità di volume assoluto 36 .
36Infatti, non sempre è possibile assortire il materiale a disposizione secondo una curva di riferimento
se non si ha a disposizione una gamma di inerti di dimensioni pressoché continue.
264
La tecnologia dei conglomerati cementizi
Ir = Y1 u i1 + (1 – Y1) u i2 [5.68]
Al fine di semplificare il calcolo di Ir, il Faury compilò due abachi che consentono di
ricavare direttamente i valori di i1 e i2. Il loro impiego è il seguente:
265
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
sulla scala inferiore i punti rappresentativi di dmax/2 e dmax, si legge su quella superiore il
valore dell’indice ponderale i2 in corrispondenza del punto medio del segmento dmax/2-
dmax.
Secondo Faury questo assortimento, come d’altronde quello della curva di riferi-
mento, è caratterizzato da un valore di porosità I che può essere calcolato in funzione
degli stessi cinque parametri.
266
La tecnologia dei conglomerati cementizi
Faury, tra l’altro, consiglia di assumere nello studio della composizione del calce-
struzzo una quantità di acqua di impasto pari al volume della porosità I.
natura inerti
consistenza calcestruzzo inerti di fiume sabbia di fiume inerti di frantoio
pietrisco di frantoio
S4/S5
0,370 0,41 0,45
normale pistonatura *
valori di K1
S3
pistonatura assai accurata o normale 0,350 - 0,370 0,375 - 0,405 0,430 - 0,450
vibrazione
S2
0,330 - 0,350 0,355 - 0,375 0,400 - 0.430
vibrazione energica
S1
0,250 - 0,330 0,330 - 0,355 0,350 - 0,400
vibrazione assai energica
Valori di K2
pistonatura 0,003
vibrazione 0,002
In relazione alla consistenza posseduta dal calcestruzzo, deve cambiare, evidentemente, l’energia da fornire per
ottenere lo stesso grado di assestamento del calcestruzzo nella cassaforma. In termini relativi, nel passare dalla
consistenza S1 a quella S5 deve aumentare il tempo di vibrazione; analogamente nel passare dalla consistenza
S3 a quella S5 deve aumentare il tempo di pistonatura.
267
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
classe 1 2 3 4 5 6 7
dimensione mm < 0,1 0,1 ÷ 0,5 0,5 ÷ 3 3 ÷ 7,1 7,1 ÷ 15 15 ÷ 25 25 ÷ 50
Indice ponderale 1 0,78 0,55 0,37 0,22 0,16 0,10
Tab. 5.28 -Valori degli indici ponderali modificati per le classi di inerti selezionati con le attuali serie
normalizzate di vagli
0.79 0.78
0.20
0.55
0.39
0.37
0.24
0.22
0.16
0.1
3.0
0.1
25.0
0.4
0.5
50.0
7.1
6.3
15.0
1.6
12.5
Fig. 5.64 – Valori degli indici ponderali modificati per le classi di inerti selezionati con le attuali serie
normalizzate di vagli
268
La tecnologia dei conglomerati cementizi
ed assumerà un valore notevolmente più elevato di quello che compete alla compattez-
za di ogni singola classe.
Infatti, se si riempie un recipiente di volume unitario con materiale della classe (1),
caratterizzato da un diametro d1>d2>..>dn, il volume dei vuoti sarà proprio la porosità
P1. Riempiendo il suddetto volume Pl con il materiale della classe (2), il volume dei
vuoti relativo al miscuglio (1)+(2), sarà pari al prodotto (p1 u p2). Procedendo analo-
gamente avremo, alla fine, che il volume dei vuoti, e quindi la porosità teorica del mi-
scuglio (1)+(2)+...+(n), sarà pari a:
Fusi granulometrici
Dalla definizione stessa di modulo di finezza discende una considerazione di caratte-
re del tutto generale: per un preassegnato dosaggio di cemento
- un miscuglio ricco di elementi fini e caratterizzato, quindi, da un basso valore del
modulo di finezza, presenta una certa compattezza;
- un miscuglio ricco di elementi grossi e caratterizzato, quindi, da un alto valore del
modulo di finezza, può presentare, rispetto al precedente, una compattezza minore;
- miscugli con alta percentuale di materiale fino richiedono più acqua d’impasto e quin-
di, per la legge del Fèret, sono caratterizzati da una minore resistenza a parità di dosag-
gio di cemento.
Pertanto, al fine di tener conto nel miglior modo possibile delle considerazioni di cui
innanzi, le normative di varie Nazioni prescrivono dei fusi granulometrici nei cui campi
devono essere contenute le curve granulometriche dei miscugli da impiegare nella con-
fezione dei calcestruzzi, siano esse di tipo continuo o discontinuo.
Secondo le DIN 1045 le curve granulometriche A, B e C della Figura 5.65, delimita-
no i fusi di accettabilità per la sabbia, mentre le curve D, E ed F della Figura 5.66, de-
269
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
limitano i fusi di accettabilità per l’intero miscuglio di inerti da impiegare nei calce-
struzzi.
In particolare, i fusi delimitati dalle curve A e B, per la sabbia, e dalle curve D ed E
per l’intero miscuglio, costituiscono campi granulometrici molto buoni, mentre i fusi
B-C per la sabbia, e D-F per l’intero miscuglio, costituiscono campi granulometrici uti-
lizzabili.
La UNI 7163/72, invece (relativa ai calcestruzzi preconfezionati) prescrive per il mi-
sto sabbia-pietrisco un assortimento la cui curva granulometrica coincide proprio con
P% 100%
70% le
abi
lizz
ut i
B
no
uo
lt ob
40% mo
A
20%
0,2 1 3 d (mm) 7
P% 100%
F 92%
e 82%
80% b il
ollera E
t
70%
o 63%
60% buon
56% l to D
mo
43%
40%
24%
22%
1 3 7 15 d (mm) 30
270
La tecnologia dei conglomerati cementizi
la parabola del Fuller, con una stabilita tolleranza. Ne deriva un fuso nel cui campo de-
ve ricadere la curva granulometrica del miscuglio da impiegare (Fig. 5.67).
Nella Figura 5.68 sono riportati, infine, sia i fusi di cui alla DIN 1045, sia i fusi di cui
alla UNI 7163/72, per il misto sabbia-pietrisco.
Dalla sovrapposizione di questi fusi si rileva che il fuso della UNI è totalmente
compreso in quello della DIN con l’osservazione che le curve limiti inferiori disegnate
per le due norme sono quasi coincidenti. Pertanto i due fusi si differenziano solo per la
curva limite superiore che per la norma DIN risulta, sia pur di poco, spostata verso
l’alto rispetto a quella della UNI.
Inoltre la DIN considera accettabili, anche se non ottimi, quei miscugli il cui assor-
timento granulometrico ricade nel campo del fuso, definito utilizzabile, e compreso tra
le curve E ed F di Figura 5.66. Questi ultimi miscugli, però, sono caratterizzati da un
minor valore del modulo di finezza e quindi dalla presenza di una maggiore percentuale
di elementi fini, rispetto ai miscugli della norma UNI e del fuso D-E della norma DIN.
P% 100%
76%
63%
57%
40%
24%
22%
10%
1 3 7 15 d (mm) 30
271
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
P% 100%
82%
76%
no 63%
b uo
lto
mo
Fuso DIN
40%
Fuso UNI
24%
22%
1 3 7 15 d (mm) 30
Fig. 5.68 - Confronto fusi granulometrici UNI 7163/72 e DIN 1045 per il misto sabbia-pietrisco
Con il metodo pratico la miscela delle varie classi di inerti, che più si avvicina
all’assortimento di riferimento, viene ricercata mediante successivi tentativi. Con un
minimo di esperienza è possibile trovare, abbastanza facilmente, le proporzioni con cui
assortire le singole classi di inerti in modo da ottenere un miscuglio sufficientemente
simile a quello di riferimento.
Ad esempio, avendo a disposizione le quattro classi di inerti i cui assortimenti granu-
lometrici sono riportati nella Tabella 5.29, e volendo determinare una miscela assortita
secondo la parabola del Fuller, dopo qualche tentativo, si ricava (Tab. 5.30) che i mate-
riali devono essere assortiti nelle seguenti proporzioni:
pietrisco n. 3: 20%
pietrisco n. 2: 20%
pietrisco n. 1: 30%
sabbia: 30%
272
La tecnologia dei conglomerati cementizi
273
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Disegnata la retta di riferimento della curva ideale prescelta si riportano sullo stesso grafico
i punti significativi della granulometria di ciascuna classe di materiale a disposizione e si
tracciano le relative rette di compenso (Fig. 5.69).
L’ordinata del punto A, intersezione della retta di riferimento con la congiungente
del punto estremo superiore della retta di compenso della prima classe di inerti con il
punto estremo inferiore della retta di compenso della seconda classe inerti, fornisce la
percentuale della prima classe.
L’ordinata del punto B, intersezione della retta di riferimento con la congiungente
dell’estremo superiore con l’elemento inferiore, rispettivamente, delle rette di compen-
so della seconda e terza classe, fornisce la percentuale totale della prima e seconda clas-
se e quindi, nota l’ordinata di A, la percentuale della sola seconda classe. Procedendo
analogamente per le altre classi presenti è possibile ricavare la proporzione con cui as-
sortire tutte le classi di inerti a disposizione, in modo da ottenere un miscuglio molto
prossimo a quello di riferimento.
% pietrisco2
90
80
% pietrisco1
60
retta di compenso 'pietrisco1'
50
40
100
0
0 0.2 0.5 1 3 5 7 10 15 20 25 30
mm
Ad esempio, avendo a disposizione le tre classi di inerti. di cui alla Tabella 5.31, e
volendo determinare una miscela assortita secondo la parabola del Fuller, si trova (Fig.
5.70) che i materiali devono essere assortiti nelle seguenti proporzioni:
pietrisco n. 2: 17%
pietrisco n. 1: 31%
sabbia: 52%
274
La tecnologia dei conglomerati cementizi
I mm % % % %
25,0 17,00 31,00 52,00 100,00
20,0 7,30 27,40 51,30 86,00
15,0 1,00 12,80 50,40 64,20
10,0 1,40 46,80 48,20
7,1 0,40 42,50 42,90
5,0 40,20 40,20
3,0 35,60 35,60
1,0 23,50 23,50
0,5 19,20 19,20
0,2 1,60 1,60
Tab. 5.32 - Assortimento granulometrico secondo Fuller dei tre misti dei cui alla tabella 5.31
275
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
pietrisco2
100
P%
90
17%
%
80
pietrisco1
70
31%
60 ia
%
bb
50 sa
2
co
1
co
tris
40
ris
p ie
t
pie
30
sabbia
52%
20
%
100
0
0 0.2 0.5 1 3 5 7 10 15 20 25 30
mm
276
La tecnologia dei conglomerati cementizi
u
Psb Ps [5.76]
us
con una quantità di acqua in eccesso:
37 In effetti gli additivi possono soltanto migliorare quelle caratteristiche che il calcestruzzo possiede,
per cui non possono sostituirsi allo studio della corretta composizione, al confezionamento a regola
d’arte, alla sua corretta posa in opera.
38 Mentre le bollicine d’aria inglobate durante l’impasto sono aperte, le bollicine introdotte dalle sostan-
277
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
278
La tecnologia dei conglomerati cementizi
capaci di assorbire le tensioni indotte nel calcestruzzo per le variazioni termiche conse-
guenti a cicli di gelo e disgelo. Gli aeranti oltre a migliorare la resistenza al gelo del cal-
cestruzzo indurito, ne migliorano anche le caratteristiche allo stato fresco. Infatti, le
bolle d’aria, comportandosi come granelli di sabbia deformabili, riducono l’attrito in-
terno tra i componenti solidi del calcestruzzo.
Occorre pur tuttavia osservare che l’aggiunta degli aeranti può provocare un abbas-
samento della resistenza meccanica a parità di rapporto acqua/cemento.
Tenuto conto, però, che gli aeranti migliorano anche la lavorabilità, ciò può consen-
tire una riduzione del rapporto acqua/cemento con conseguente aumento della resi-
stenza. In genere, nei calcestruzzi con normale dosaggio di cemento i due fenomeni si
compensano per cui l’uso degli aeranti è normalmente accettato nelle comuni applica-
zioni. Gli additivi aeranti, di più comune impiego, sono prodotti sotto forma di polve-
re, o di liquido, e si addizionano all’acqua di impasto, ovvero direttamente al cemento,
durante la fabbricazione di questo.
I componenti principali degli aeranti sono la resina di legno lavorata, gli stearati, i
grassi e gli olii minerali e vegetali.
279
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
x a parità di A/C e di A,
migliora la lavorabilità, rendendo più affidabile il grado di compattazione del
calcestruzzo, e fa aumentare la classe di consistenza;
x a parità di classe di consistenza
consente di ridurre A con la conseguente riduzione del rapporto A/C; ne
derivano una minore porosità e permeabilità, una maggiore resistenza mec-
canica e una migliore durabilità;
x a parità di A/C e di classe di consistenza
consente di ridurre il dosaggio di acqua e il quantitativo di cemento senza
modifiche della resistenza meccanica e della classe di consistenza; ne conse-
gue un minor calore di idratazione con minor ritiro, e minor porosità e per-
meabilità con una migliore durabilità.
280
La tecnologia dei conglomerati cementizi
281
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Gli additivi ritardanti trovano particolare impiego quando la posa in opera del calce-
struzzo avviene a notevole distanza dal luogo di confezionamento, nonché per getti da
realizzare nella stagione calda, in modo da far sviluppare più lentamente il calore
d’idratazione. Infine essi possono essere impiegati in tutti quei casi in cui si vogliano
migliorare le condizioni di ripresa dei getti.
In generale, per le strutture in cemento armato, possiamo dire che la durabilità è le-
gata alla capacità del calcestruzzo di proteggere le armature metalliche dai processi di
corrosione provocati dall’attacco degli agenti aggressivi presenti nell’aria, nell’acqua e
nei terreni.
La durabilità, quindi, è strettamente legata all’esposizione ambientale della struttura.
Le NTC 2008, al § 11.2.11, stabiliscono che per garantire la durabilità delle strutture
in calcestruzzo armato ordinario o precompresso, esposte all’azione dell’ambiente, si
devono adottare quei provvedimenti atti a limitare gli effetti di degrado indotti
dall’attacco chimico, fisico e derivante dalla corrosione delle armature e dai cicli di gelo
e disgelo 41 .
La norma UNI-EN 206 e le “Linee guida del Ministero dei Lavori Pubblici sul cal-
cestruzzo strutturale” 42 definiscono sei classi di esposizione rapportandole al rischio di
degrado del calcestruzzo.
Come vedremo nel paragrafo 5.5.2 per ciascuna classe di esposizione la norma fissa
le caratteristiche del calcestruzzo da utilizzare: in particolare il rapporto A/C, il dosag-
gio di acqua A ed il tipo di cemento appropriato.
282
Tab. 5.33 – Classi di esposizione ambientale secondo le Linee Guida
classe di
CARATTERISTICHE DELL’AMBIENTE
esposizione
1. Nessun rischio di corrosione o di attacco chimico
XO Molto secco Edifici con interni a umidità molto bassa XO
2. Corrosione delle armature per carbonatazione del calcestruzzo
Secco Interni di edifici a bassa umidità relativa XC1
Bagnato Parti di strutture di contenimento liquidi; fondazioni XC2
XC Umidità moderata Edifici con interni a umidità relativa da moderata ad alta; calcestruzzo
XC3
esterno riparato dalla pioggia
Superfici soggette a contatto con acqua, non comprese nella classe
Ciclicamente secco e bagnato XC4
XC2
3. Corrosione delle armature indotta dai cloruri
Umidità moderata Superfici esposte a spruzzi diretti di acqua contenente cloruri XD1
XD Bagnato raramente secco Piscine; calcestruzzo esposto ad acque industriali contenenti cloruri XD2
Ciclicamente secco e bagnato Parti di ponti; pavimentazioni; parcheggi per auto XD3
4. Corrosione delle armature indotta dai cloruri dell’acqua del mare
Esposizione ad atmosfera salina ma non a contatto
Strutture sulla costa o in prossimità di essa XS1
diretto con l’acqua del mare
XS
Sommerso Parti di strutture marine XS2
Nelle zone delle maree, nelle zone soggette a spruzzi Parti di strutture marine XS3
5. Attacco da cicli di gelo e disgelo
Grado moderato di saturazione in assenza di sali
XF Superfici verticali esposte alla pioggia ed al gelo XF1
disgelanti
Grado moderato di saturazione in presenza di sali Superfici verticali di strutture stradali esposte a nebbie contenenti
XF2
disgelanti agenti disgelanti
Grado elevato di saturazione in assenza di sali
Superfici orizzontali esposte alla pioggia ed al gelo XF3
disgelanti
Grado elevato di saturazione in presenza di sali Superfici verticali e orizzontali esposte a spruzzi d’acqua contenente
XF4
disgelanti sali disgelanti
6. Attacco chimico
Aggressività debole XA1
XA Aggressività moderata XA2
Aggressività forte XA3
classe di
CARATTERISTICHE DELL’AMBIENTE
esposizione
1. Assenza di rischio di corrosione o attacco
Interno di edifici a umidità relativa molto bassa. Calcestruzzo
Per calcestruzzo privo di armatura o inserti metallici: tutte le
non armato all’interno di edifici. Calcestruzzo non armato
esposizioni eccetto dove c’è gelo e disgelo, o attacco chimico.
XO immerso in suolo non aggressivo o in acqua non aggressiva. XO
Calcestruzzi con armatura o inserti metallici: in ambiente
Calcestruzzo non armato soggetto a cicli di bagnato asciutto ma
molto asciutto.
non soggetto ad abrasione, gelo o attacco chimico
2. Corrosione indotta da carbonatazione
Nota: Le condizioni di umidità si riferiscono a quelle presenti nel copriferro o nel ricoprimento di inserti metallici, ma in molti casi si può
considerare che tali condizioni riflettano quelle dell’ambiente circostante. In questi casi la classificazione dell’ambiente circostante può essere
adeguata. Questo non può essere il caso se c’è una barriera fra il calcestruzzo e il suo ambiente.
Interno di edifici a umidità relativa bassa. Calcestruzzo armato
ordinario o precompresso con superfici all’interno di strutture
XC Asciutto o permanentemente bagnato XC1
con eccezione delle parti esposte a condensa, o immerse in
acqua.
Parti di strutture di contenimento liquidi; fondazioni.
Bagnato, raramente asciutto Calcestruzzo armato ordinario o precompresso XC2
prevalentemente immerso in acqua o terreno non aggressivo.
Calcestruzzo armato ordinario o precompresso in esterni con
Umidità moderata superfici esterne riparate dalla pioggia, o interni con umidità da XC3
moderata ad alta.
Calcestruzzo armato ordinario o precompresso in esterni con
superfici soggette a alternanze di asciutto ed umido.
Ciclicamente asciutto o bagnato XC4
Calcestruzzi a vista in ambienti urbani. Superfici a contatto con
acqua non compresa nella classe XC2.
3. Corrosione indotta da cloruri
Calcestruzzo armato ordinario o precompresso in superfici o in
Umidità moderata parti di ponti e viadotti esposti a spruzzi d’acqua contenenti XD1
cloruri
Calcestruzzo armato ordinario o precompresso in elementi
Bagnato raramente asciutto strutturali totalmente immersi in acqua anche industriale XD2
contenente cloruri (piscine).
XD
Calcestruzzo armato ordinario o precompresso di elementi
strutturali direttamente soggetti agli agenti disgelanti o agli
spruzzi contenenti agenti disgelanti. Calcestruzzo armato
Ciclicamente secco e bagnato XD3
ordinario o precompresso, elementi con una superficie immersa
in acqua contenente cloruri e l’altra esposta all’aria. Parti di
ponti, pavimentazioni e parcheggi per auto.
4. Corrosione indotta dai cloruri dell’acqua di mare
Esposto alla salsedine marina ma non direttamente a contatto Calcestruzzo armato ordinario o precompresso con elementi
XS XS1
con l’acqua di mare strutturali sulle coste o in prossimità.
Calcestruzzo armato ordinario o precompresso di strutture
Permanentemente sommerso XS2
marine completamente immerse in acqua.
Calcestruzzo armato ordinario o precompresso con elementi
Zone esposte agli spruzzi oppure alla marea strutturali esposti alla battigia o alle zone esposte agli spruzzi XS3
ed onde del mare.
5. Attacco da cicli di gelo e disgelo
Superfici verticali di calcestruzzo con facciate e colonne esposte
Moderata saturazione d’acqua, in assenza di agente disgelante alla pioggia ed al gelo. Superfici non verticali e non soggette alla XF1
completa saturazione ma esposte al gelo, alla pioggia o all’acqua.
Elementi come parti di ponti che in altro modo sarebbero
Moderata saturazione d’acqua, in presenza di agente disgelante classificati come XF1 ma che sono esposti direttamente o XF2
indirettamente agli agenti disgelanti.
XF Superfici orizzontali in edifici dove l’acqua può accumularsi e
Elevata saturazione d’acqua, in assenza di agente disgelante che possono essere soggetti ai fenomeni di gelo, elementi XF3
soggetti a frequenti bagnature ed esposti al gelo.
Superfici orizzontali quali strade o pavimentazioni esposte al
gelo ed ai sali disgelanti in modo diretto o indiretto, elementi
Grado elevato di saturazione, in presenza di agente disgelante XF4
esposti al gelo e soggetti a frequenti bagnature in presenza di
agenti disgelanti o di acqua di mare.
6. Attacco chimico
Ambiente chimicamente debolmente aggressivo secondo il Contenitori di fanghi e vasche di decantazione. Contenitori e
XA1
prospetto 2 della UNI 206-1 vasche per acque reflue.
Ambiente chimicamente moderatamente aggressivo secondo
Elementi strutturali o pareti a contatto di terreni aggressivi. XA2
il prospetto 2 della UNI 206-1
XA
Elementi strutturali o pareti a contatto di acque industriali
Ambiente chimicamente fortemente aggressivo secondo il fortemente aggressive. Contenitori di foraggi, mangimi e
XA3
prospetto 2 della UNI 206-1 liquami provenienti dall’allevamento animale. Torri di
raffreddamento di fumi e gas di scarico industriali.
La tecnologia dei conglomerati cementizi
La classe XO
La classe XO è relativa alle condizioni di nessun rischio di corrosione delle armature me-
talliche né di attacco chimico sui calcestruzzi armati. Nella classe in esame rientrano tutte le
strutture realizzate in ambiente molto secco e, quindi, in generale le strutture interne di edifi-
ci con umidità ambientale <45%.
Nella classe XO rientrano anche i calcestruzzi privi di armatura o inserti metallici, in tutte
le condizioni di esposizioni eccetto dove c’è gelo e disgelo, o attacco chimico. Rientrano an-
che i calcestruzzi non armati immersi in suolo o in acque non aggressivi
La classe XC
La classe XC è relativa alle condizioni di rischio di corrosione indotta dalla carbonatazione
del calcestruzzo ed è suddivisa nelle quattro sottoclassi XC1, XC2, XC3 e XC4, in funzione
delle condizioni di umidità dell’ambiente.
La UNI 11104 precisa che le condizioni di umidità si devono riferire a quelle esistenti nel
copriferro o nel ricoprimento di inserti metallici.
Purtuttavia, in molti casi si può ritenere che tali condizioni corrispondano a quelle
dell’ambiente circostante come nel caso di strutture a faccia vista.
Le Linee Guida definiscono quattro classi climatiche caratterizzate da specifici valori
dell’umidità relativa media (Tab. 5.35).
287
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
La carbonatazione
Per carbonatazione del calcestruzzo s’intende la formazione di carbonato di calcio nella
massa di questo. Per effetto della carbonatazione diminuisce il ph del calcestruzzo e si ‘stabi-
liscono’ le condizioni favorevoli alla ossidazione delle armature metalliche delle strutture.
In particolare le sostanze che provocano il fenomeno sono l’anidride carbonica, l’ossigeno
e l’acqua, contenuta sotto forma di vapore nell’aria.
Durante la presa e l’indurimento del calcestruzzo i componenti del cemento, quali i com-
posti C2S e C3S, sono interessati dalle reazioni di idratazione e formano la famiglia dei com-
posti C-H-S (Calcium-Silicate-Hidraded), e l’idrossido di calcio Ca(OH)2
L’idrossido di calcio abbassa l’acidità del calcestruzzo fino a valori del ph maggiori di 13.
La basicità del composto favorisce la passivazione delle armature metalliche, ovvero la
formazione di una pellicola di ossido di ferro, F2O3, che viene a ricoprire l’armatura metalli-
ca. La pellicola, impermeabile e compatta, isola la massa dell’armatura dal contatto con
l’ossigeno e con l’acqua, impedendo l’ossidazione dell’armatura.
Purtuttavia la presenza, nella massa del calcestruzzo, sia dell’idrossido di calcio derivante
dalla idratazione del cemento, sia dell’anidride carbonica, legata alla penetrazione dell’aria,
provoca la formazione di carbonato di calcio
x k t [5.82]
nella quale:
288
La tecnologia dei conglomerati cementizi
La classe XD
La classe XD è relativa alle condizioni di rischio di corrosione indotta dai cloruri non pro-
venienti dall’acqua del mare ed è suddivisa nelle tre sottoclassi XD1, XD2 e XD3, in funzio-
ne delle condizioni di umidità dell’ambiente.
Nella sottoclasse XD1, caratterizzata da ambiente con umidità moderata (65%<ƶ<80%),
rientrano le superfici di strutture esposte a spruzzi di acqua contenente cloruri.
Nella sottoclasse XD2, caratterizzata da ambiente bagnato o raramente asciutto (ƶ>80%),
rientrano le superfici delle strutture per piscine e delle strutture a contatto con acque indu-
striali contenenti cloruri.
Nella sottoclasse XD3, caratterizzata da variazione ciclica di asciutto e bagnato, rientrano
gli elementi strutturali direttamente soggetti agli agenti disgelanti o agli spruzzi contenenti
agenti disgelanti; le strutture con una superficie immersa in acqua contenente cloruri e l’altra
esposta all’aria; parti di ponti, pavimentazioni e parcheggi per auto.
Le pavimentazioni ed i solai in calcestruzzo armato dei parcheggi, sono esposti ciclica-
mente alle condizioni bagnato-asciutto. Infatti durante l’inverno le auto portano nei parcheg-
gi acqua e neve con i cloruri dei disgelanti, mentre durante l’estate le strutture si asciugano.
Questa condizione è molto gravosa per le descritte azioni negative del cloro e dell’ossigeno
in ambiente umido. Una struttura esposta continuamente al cloro, per esempio le pareti in
c.a. di una vasca per il trattamento di acque industriali, sono aggredite in misura minore in
quanto pur in presenza di depassivazione le armature metalliche non subiscono l’azione cor-
rosiva dell’ossigeno dell’aria.
289
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
del copriferro. Lo ione Cl-, infatti, determina la depassivazione delle armature, cioè la perdita
della protezione dovuta alla pellicola di ossido di ferro dello strato passivato.
La classe XS
La classe XS è relativa alle condizioni di rischio di corrosione indotta dai cloruri dell’acqua
del mare ed è suddivisa nelle tre sottoclassi XS1, XS2 e XS3, in funzione delle relazioni con il
mare.
Nella sottoclasse XS1, caratterizzata da esposizione alla salsedine marina senza diretto
contatto con l’acqua di mare, rientrano le superfici di strutture in c.a. o c.a.p. ubicate sulle
coste o in prossimità della costa.
Nella sottoclasse XS2, caratterizzata da condizioni di immersione permanente in acqua di
mare, rientrano le strutture in c.a. o c.a.p. completamente sommerse.
Nella sottoclasse XS3, rientrano le strutture in c.a. o c.a.p. caratterizzate da condizioni di
esposizione agli spruzzi e alle onde del mare, o alle maree.
La classe XF
La classe XF è relativa alle condizioni di rischio di corrosione indotta dai cicli di gelo e di-
sgelo ed è suddivisa nelle quattro sottoclassi XF1, XF2 XF3 e XF4, in relazione al grado di
saturazione del calcestruzzo con acqua e della presenza di sali disgelanti.
Nella sottoclasse XF1, caratterizzata da moderata saturazione d’acqua ed assenza di sali
disgelanti, rientrano le superfici verticali di strutture in c.a. o c.a.p. esposte alla pioggia e al
gelo, nonché le superfici non verticali esposte alla pioggia e al gelo ma non soggette a com-
pleta saturazione.
Nella sottoclasse XF2, caratterizzata da moderata saturazione d’acqua e presenza di sali
disgelanti, rientrano ad esempio le parti di strutture in c.a. o c.a.p. di ponti o viadotti esposti
agli agenti disgelanti.
Nella sottoclasse XF3, caratterizzata da elevata saturazione d’acqua ed assenza di sali di-
sgelanti, rientrano le superfici orizzontali delle strutture dove l’acqua può accumularsi ed es-
sere soggetta al fenomeno di gelo.
Nella sottoclasse XF4, caratterizzata da elevata saturazione d’acqua e presenza di sali di-
290
La tecnologia dei conglomerati cementizi
sgelanti, rientrano le superfici orizzontali delle strutture, quali strade e pavimentazioni espo-
ste al gelo in presenza di sali disgelanti.
La classe XA
La classe XA è relativa alle condizioni di rischio di attacco chimico ed è suddivisa nelle tre
sottoclassi XA1, XA2 e XA3, in relazioni al grado di aggressività delle sostanze chimiche.
Per la valutazione del grado di attacco la UNI esplicitamente richiama il prospetto 2 della
UNI 206-1 (Tab. 5.37).
GRADO DI ATTACCO
Debole Moderato Forte
Agente aggressivo nelle acque espresso in mg/l
pH 6,5 - 5,5 5,5 - 4,5 4,5 - 4,0
CO2 aggressiva 15 - 40 40 - 100 > 100
Ioni ammonio (NH4+) 15 - 30 30 - 60 60 - 100
Ioni magnesio (Mg++) 300 - 1000 1000 - 3000 > 3000
3000 -
Ioni solfato (SO4- -) 200 - 600 600 - 3000
6000
Agente aggressivo nel terreno espresso in mg/kg terreno seccato all’aria
Ioni solfato (SO4- -) 2000 - 6000 6000 - 12000 > 12000
Tab. 5.37 - Grado di attacco di cui al prospetto 2 della UNI 206-2
43 Con un grado di saturazione del 91,7%, a 100 litri di vuoti corrispondono 91,7 litri di acqua. Il passaggio di
stato comporta un aumento di volume pari a 0,09 x 91,7 che sommato ai 91,7 litri di acqua ci danno esatta-
mente 100 litri corrispondente al volume dei vuoti disponibile.
291
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Attacco solfatico
Lo ione solfato SO4--, responsabile dell’attacco ai prodotti presenti nella matrice cementi-
zia, può provenire sia dall’ambiente esterno che dall’interno del calcestruzzo. Nel primo caso
abbiamo l’attacco solfatico esterno, nel secondo l’attacco solfatico interno.
292
La tecnologia dei conglomerati cementizi
x Resistenza caratteristica R ck
x Rapporto A/C
x Contenuto di cemento
i vincoli che devono essere soddisfatti per ottenere un calcestruzzo che consenta di realizzare
strutture durevoli.
L’Eurocodice 2, inoltre, fissa la dimensione minima dello spessore del copriferro mentre
le Linee Guida e la UNI fissano il tipo di cemento più opportuno per resistere agli attacchi
chimici. Nella Tabella 5.38 sono riportate le prescrizioni, fissate sia dalle Linee Guida che
dalla UNI 11104, da adottare per il calcestruzzo in relazione alle classi di esposizione am-
bientale.
Per la classe XO non ci sono prescrizioni particolari nelle Linee Guida mentre la UNI si
limita ad imporre un valore minimo della Rck (15 N/mm2).
Classe di esposizione XC
Per la classe di esposizione XC, riguardante la corrosione delle armature per l’effetto della
carbonatazione del calcestruzzo, l’Eurocodice fissa i seguenti spessori minimi del copriferro
per strutture in c.a. e in c.a.p.:
Le condizioni più gravose sono quelle della classe XC4 per la quale le strutture sono espo-
ste ciclicamente all’asciutto, con penetrazione di aria secca contenente O2 e CO2, ed alla
pioggia, con penetrazione di H2O.
Classe di esposizione XD
Per la classe di esposizione XD, riguardante la corrosione delle armature per l’attacco dei
cloruri di origine non marina, l’Eurocodice fissa i seguenti spessori minimi del copriferro per
strutture in c.a. e in c.a.p.:
Per migliorare la durabilità vengono prescritti calcestruzzi con valori di A/C bassi, e quin-
293
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Classe di esposizione XS
Per la classe di esposizione XS, riguardante la corrosione delle armature per l’attacco dei
cloruri di origine marina, l’Eurocodice fissa i seguenti spessori minimi del copriferro per
strutture in c.a. e in c.a.p.:
Come per la classe XD, per migliorare la durabilità vengono prescritti calcestruzzi con:
x basso rapporto di A/C in modo da ridurre la porosità rendendo più difficile la
penetrazione dei cloruri;
x copriferro di spessore elevato, in modo da allungare il percorso del cloruro per
raggiungere le armature metalliche.
Classe di esposizione XF
Per la classe di esposizione XF, riguardante il degrado del calcestruzzo per l’azione di gelo
e disgelo e per l’attacco dei sali disgelanti, l’Eurocodice fissa i seguenti spessori minimi del
copriferro per strutture in c.a. e in c.a.p.:
Per la classe in esame le Linee Guida fissano anche il minimo volume di aria nel calce-
struzzo, in forma di microbolle, idoneo a contenere gli effetti del gelo. Per tutte le sottoclassi
il volume di aria minimo è il 4% della massa del calcestruzzo.
Classe di esposizione XA
Per la classe di esposizione XA, riguardante il degrado del calcestruzzo per l’attacco chi-
mico, l’Eurocodice fissa i seguenti spessori minimi del copriferro (espressi in mm) per strut-
ture in c.a. e in c.a.p.:
294
La tecnologia dei conglomerati cementizi
Nella fotografia di questo ponte sulla Basentana è ben evidente il degrado che ha interessato il pulvino di una pila:
distacco del copriferro, ossidazione dell’armatura metallica. Il degrado è ascrivibile al dilavamento del calcestruzzo
con acque contenenti sali disgelanti ed all’insufficiente spessore del copriferro.
295
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
In questo caso non si deve solo parlare del degrado del calcestruzzo ma, purtroppo, anche del degrado indotto dal cal-
cestruzzo sull’ambiente. Ma in questo caso il responsabile del degrado ambientale non è il calcestruzzo ma è l’uomo.
La fotografia evidenzia la violenza che qualche amministratore pubblico, qualche progettista, qualche costruttore ha
fatto al ‘ponte della Vecchia’ un bene culturale testimonianza di antiche tecniche costruttive, di antiche capacità di
inserire armonicamente le infrastrutture nell’ambiente, di antiche capacità costruttive di maestranze edili, di grande
capacità di progettazione eco-compatibile.
296
CARATTERISTICHE DELL’AMBIENTE CARATTERISTICHE DELLA MISCELA
Linee Guida UNI 11104
classe di Max Minima Rck Minimo Max Minima Rck Minimo
esposizione rapporto dosaggio C rapporto dosaggio C
2 3 2
A/C N/mm kg/m A/C N/mm kg/m3
1. Assenza di rischio di corrosione o attacco
Per calcestruzzo privo di
armatura o inserti metallici:
tutte le esposizioni eccetto
dove c’è gelo e disgelo, o
XO XO 15,00
attacco chimico. Calcestruzzi
con armatura o inserti
metallici: in ambiente molto
asciutto
2. Corrosione indotta da carbonatazione
Asciutto o permanentemente
XC1
bagnato 0,60 30 280 0,60 30 300
Bagnato, raramente asciutto XC2 0,60 30 280 0,60 30 300
XC
Umidità moderata XC3 0,55 37 300 0,55 35 320
Ciclicamente asciutto o
XC4
bagnato 0,50 37 - 40 320 0,50 40 340
3. Corrosione indotta da cloruri
Umidità moderata XD1 0,55 37 300 0,55 35 320
XD Bagnato raramente asciutto XD2 0,50 37 - 40 320 0,50 40 340
Ciclicamente secco e bagnato XD3 0,45 45 350 0,45 45 360
4. Corrosione indotta dai cloruri dell’acqua di mare
Esposto alla salsedine marina
XS ma non direttamente a XS1 0,50 37 - 40 320 0,50 40 340
contatto con l’acqua di mare
Permanentemente sommerso XS2 0,45 45 350 0,45 45 360
Zone esposte agli spruzzi
XS3 0,40 45 370 0,45 45 360
oppure alla marea
5. Attacco da cicli di gelo e disgelo
Moderata saturazione d’acqua,
XF1 0,55 37 300 0,50 40 320
in assenza di agente disgelante
Moderata saturazione d’acqua,
in presenza di agente XF2 0,50 37 - 40 320 0,50 30 340
disgelante
XF
Elevata saturazione d’acqua,
XF3 0,50 37 - 40 320 0,50 30 340
in assenza di agente disgelante
Grado elevato di saturazione,
in presenza di agente XF4 0,45 45 350 0,45 35 360
disgelante
Attacco chimico
Ambiente chimicamente
debolmente aggressivo
XA1 0,55 37 300* 0,55 35 320
secondo il prospetto 2 della
UNI 206-1
Ambiente chimicamente
moderatamente aggressivo
XA XA2 0,50 37 - 40 320* 0,50 40 340*
secondo il prospetto 2 della
UNI 206-1
Ambiente chimicamente
fortemente aggressivo
XA3 0,40 45 370* 0,45 45 360*
secondo il prospetto 2 della
UNI 206-1
Tab. 5.38 – Prescrizioni di durabilità per classi di esposizione ambientale
* in presenza di solfati occorre impiegare cemento resistente ai solfati
Il progetto del mix-design
299
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
x Verificato che il dosaggio C sia maggiore o uguale al valore fissato dalla classe di
esposizione ambientale si procede con lo studio dell’assortimento granulometri-
co con uno dei metodi di seguito indicati.
U
V 40 u 12 10 u 3.14 3,537 cm
S 40 2 u 12 10 u 6.28
300
Il progetto del mix-design
dalle condizioni
A=225 litri/m3
nell’ipotesi di utilizzare un cemento con titolo 32,5 dalla Tabella 5.5 (Cfr. § 5.3.1) si ri-
cava K=193,5 e dalla formula inversa di Abrams (Cfr. § 5.3.1) si ricava:
A 225
C =352 kg/m3
2 K 2 193,5
log 7 log 7
3 Rck 3 30
A 225
0,64
C 352
Per rientrare nel limite imposto dalle condizioni di durabilità A/C<0,60 possiamo
aumentare il dosaggio di cemento con conseguente aumento della Rck.
Si assume pertanto C=380 kg/m3 a cui corrisponde A/C=0,59 e Rck = 35 N/mm2.
In conclusione si ha:
301
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Per prelevare campioni significativi si può procedere con il metodo della quadriparti-
zione. Prelevato da più punti del cumulo di inerti un campione di peso P, dopo averlo
disteso su un piano pulito lo si rimescola accuratamente. Successivamente disteso uni-
formemente il campione lo si divide in quattro parti uguali con due linee ortogonali tra
loro. Si allontanano due quarti opposti e si mescolano i due quarti rimasti. Si ripete la
procedura di quadripartizione fino ad ottenere il peso di campione significativo prefis-
sato.
ª§ Pi · §C · º
«¨ S i ¸ ¨ S c ¸ A 0,04» 1 [6.1]
¬© as ¹ © as ¹ ¼
nella quale:
Pi S asi è il volume assoluto, in m3, degli inerti da impiegare nel m3 di calcestruz-
zo
C S asc è il volume assoluto, in m3, del cemento da impiegare nel m3 di calce-
struzzo
302
Il progetto del mix-design
Nell’ipotesi di avere in cantiere le tre classi di inerti di cui alla Tabella 6.1, e assu-
mendo come riferimento la parabola del Fuller, si trova che le tre classi devono essere
assortite nelle seguenti proporzioni (Cfr. § 5.4.3.3, Fig. 5.70):
pietrisco n. 2: 17%
pietrisco n. 1: 31%
sabbia: 52%
ª§ Pi
· 380
«¬¨© 2650 ¸¹ 3100
º
225 0,04» 1
¼
da cui si ricava
Pi = 1625 kg/m3
303
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Amin risulta minore di 225 litri/m3 (valore massimo ammissibile per la prefissata classe
di consistenza S4, calcestruzzo fluido).
Tab. 6.1 – Assortimenti granulometrici di tre Tab. 6.2 – Assortimento granulometrico delle tre
classi di inerti classi di inerti secondo Fuller
304
Il progetto del mix-design
si procede al calcolo della Y1 della curva del Faury (Cfr. par. 5.4.3.3.6) con la [6.2] ed al
tracciamento della curva di riferimento:
B
Y1 A 175 d max [6.2]
U
0,75
d max
Ir = Y1 u i1 + (1 – Y1) u i2 [6.3]
Con riferimento al dosaggio di cemento C fissato per garantire la durabilità del cal-
cestruzzo, specifica per la classe di esposizione ambientale, si calcola la percentuale in
volume assoluto del cemento riferito al volume assoluto di un metro cubo di calce-
struzzo. In particolare, calcolata la porosità con la [6.4]:
K1 K2
I [6.4]
5 d max U
0,75
d max
e quindi, fissato in 3100 kg/m3 il peso specifico assoluto del cemento, la percentuale di
cemento ci in volume assoluto, è data da:
C
ci 3100 [6.6]
1 I
305
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Calcolati gli indici ponderali delle classi di inerti presenti in cantiere, pietrisco e sabbia,
si può scrivere che l’indice ponderale del miscuglio componente l’impasto da confezio-
nare è dato da:
Imponendo la condizione:
Im = Ir [6.8]
abbiamo una equazione nelle due incognite si, percentuale in volume assoluto della
sabbia, e pi percentuale in volume assoluto di pietrisco.
La determinazione univoca dei valori di si e pi si ottiene unendo alla [6.8] la relazione
che si ottiene specializzando la differenza (1-I), che rappresenta il volume assoluto dei
componenti solidi contenuti nel metro cubo di conglomerato.
Indicati con vc , vs , e vp i volumi assoluti del cemento, della sabbia e del pietrisco si
può scrivere:
vc + vs + vp = 1 – I [6.9]
e quindi:
vc v vp
s 1 [6.10]
1 I 1 I 1 I
ci + si + pi = 1 [6.11]
Questa relazione, insieme alla relazione [6.8], costituiscono un sistema di due equa-
zioni in due incognite che consente di calcolare si e pi:
ci + si + pi = 1
[6.12]
Y1 u i1 + (1 – Y1) u i2 = (ci u 1) + (si u is) + (pi u ip)
306
Il progetto del mix-design
Supponendo di avere in cantiere le tre classi di inerti di cui alla Tabella 6.1, si proce-
de, preliminarmente, a ridurre le due classi pietrisco n. 1 e pietrisco n. 2 in una sola
classe, pietrisco n. 1-2, mescolando le due classi in ragione del 50% (Tab. 6.3).
Per il miscuglio pietrisco n. 1-2 e per il miscuglio sabbia possiamo determinare gli
indici ponderali dopo aver trasformato le percentuali in peso in percentuali in volume
assoluto.
Considerato però che per ciascuno dei due miscugli i pesi specifici
S ass 2650 [kg/m3] miscuglio sabbia
S as 2600 [kg/m3]
p
miscuglio pietrisco
sono all’incirca uguali per ciascuna classe di vagliatura, si ritiene, con buona approssi-
mazione, che le percentuali in volume assoluto siano uguali a quelle in peso.
Con riferimento ai valori degli indici ponderali modificati delle sette classi di riferi-
mento (Cfr.. § 5.4.3.3)
classe 1 2 3 4 5 6 7
dimensione mm < 0,1 0,1 ÷ 0,5 0,5 ÷ 3 3 ÷ 7,1 7,1 ÷ 15 15 ÷ 25 25 ÷ 50
Indice ponderale 1 0,78 0,55 0,37 0,22 0,16 0,10
307
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
B 1
Y1 A 175 d max = 33 175 25 = 66,87%
U 35,37
0,75 0,75
d max 25
K1 K2 0,45 0,002
I = = 0,2394
5 d max U 5
25 35,37
0,75 0,75
d max 25
Dagli abachi 1 e 2 del Faury possiamo ricavare i valori di i1 e i2 della curva di riferimen-
to:
i1 = 0,615 e i2 = 0,16
e quindi:
Ir = Y1 u i1 + (1 – Y1) u i2 = 0,6687 u 0,615 + (1 - 0,6687) u 0,16 = 0,4643
C 380
ci 3100 = 3100 = 0,1611 m3/m3
1 I 1 0,2394
La risoluzione del sistema
ci + si + pi = 1
308
Il progetto del mix-design
Ps S ass
s
u s i u 1 I 2650 u 0,4070 u 1 0,2394 820 kg/m3 in c.t.
Pp S ass
p
u pi u 1 I 2600 u 0,4319 u 1 0,2394 855 kg/m3 in c.t.
309
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Vaglio Pietrisco n. 1 Pietrisco n. 2 Pietrisco n. 1e2 Sabbia Curva Fuller Curva Faury
materiale disponibile
Imm % % % %
25,0 100,00 100,00 100,00 100,00 100,00 100,00
20,0 88,30 42,80 65,55 98,60 86,00 81,73
15,0 41,40 6,10 23,75 96,90 64,20 59,56
10,0 4,70 2,35 90,00 48,20 45,26
7,0 1,40 0,70 81,80 42,90 40,40
5,0 0,80 0,40 77,40 40,20 38,10
3,0 0,60 0,30 68,50 35,60 33,69
1,0 0,50 0,25 45,20 23,50 22,26
0,5 0,40 0,20 37,00 19,20 18,22
0,2 0,30 0,15 3,00 1,60 1,55
Tab. 6.5 – Curve granulometriche secondo Fuller e secondo Faury
L’assortimento granulometrico del Fuller (Fig. 6.2), determinato con il metodo delle
curve granulometriche, presenta un peso di inerti di 1625 kg contro i 1675 kg
dell’assortimento determinato con il metodo di Faury (Fig. 6.3) con una differenza di
50 kg. L’assortimento di Faury, quindi, presenta una quantità di inerti maggiore di 50
kg rispetto a quello del Fuller (circa il 3%). La differenza può essere attribuita all’ipotesi
fatta, del tutto teorica, che nel metro cubo di calcestruzzo determinato con il metodo
delle curve granulometriche ci sia il 4% di vuoti. Nella ricetta del Faury, invece, trovia-
mo un volume di vuoti di 16 litri, ovvero pari all’1,6% del volume totale di calcestruz-
zo.
Questo volume di aria presente in meno nel calcestruzzo di Faury è funzione della
porosità determinata con la formula [5.71] che tiene conto della natura degli inerti, della
consistenza del calcestruzzo, delle modalità di posa in opera, del dmax e di Ʊ.
L’assortimento granulometrico del Fuller ha un modulo di finezza pari a 5,39 mentre
l’assortimento del Faury ha un modulo di finezza pari a 5,59 (Fig. 6.4). La ricetta forni-
ta dal Faury, quindi, si caratterizza per una minore incidenza di materiale fino in accor-
do con l’ipotesi che il calcestruzzo viene assestato nella cassaforma mediante vibrazio-
ne: la minore lavorabilità è compensata dall’energia trasmessa dalla vibrazione.
Il mix-design fin qui descritto deve essere verificato, per strutture particolari, con la
determinazione del ritiro, del fluage, della resistenza meccanica alla rimozione delle cas-
seforme, della resistenza a trazione, della resistenza a trazione da flessione, del calore di
idratazione, del gradiente termico durante il periodo di idratazione. Il mix-design, infi-
ne, può valutare le correzioni da apportare alla ricetta per l’impiego di additivi, quali i
fluidificanti ed i superfluidificanti.
310
Il progetto del mix-design
120,00
100,00 100,00
86,00
80,00
64,20
60,00 Fuller
48,20
40,00 42,9040,20
35,60
20,00 23,50
19,20
0,00 1,60
7,0
5,0
3,0
1,0
0,5
0,2
25,0
20,0
15,0
10,0
120,00
100,00 100,00
80,00 81,73
0,00 1,55
7,0
5,0
3,0
1,0
0,5
0,2
25,0
20,0
15,0
10,0
120,00
100,00
80,00
Faury
60,00
Fuller
40,00
20,00
0,00
25,0
20,0
15,0
10,0
7,0
5,0
3,0
1,0
0,5
0,2
Fig. 6.4 – Confronto fra gli assortimenti granulometrici determinati con i metodi
delle Curve granulometriche e del Faury
311
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
In molte costruzioni, negli ultimi anni, è stato usato un calcestruzzo con una ricetta
che, indipendentemente dalla natura, dal dmax e dall’assortimento granulometrico degli
inerti, dai mezzi d’opera, dalle condizioni ambientali e dalle caratteristiche dell’opera da
realizzare, è stata ritenuta sempre adatta per avere una resistenza caratteristica di 250
kg/cm2:
È evidente, per tutto quanto innanzi detto, che questo approccio non è corretto: se
si vogliono ottenere strutture con le richieste resistenza e durabilità non si può adottare
una ricetta ‘buona per tutte le stagioni’.
Occorre studiare opportunamente la ricetta specifica per l’opera da realizzare tenen-
do conto della classe di esposizione ambientale e di tutte le altre circostanze dettaglia-
tamente descritte nei capitoli 5 e 6.
312
Il predimensionamento della struttura in c.a. per l’architettura
313
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
In relazione alla risposta strutturale (Tab. 7.2), le azioni vengono classificate in:
In relazione alla variazione della intensità nel tempo (Tab. 7.3), infine, le azioni vengono
classificate in:
a) permanenti (G) azioni che agiscono durante tutta la Vita Nominale della costruzione, la
cui variazione di intensità nel tempo è così piccola e lenta da poterle
considerare costanti:
peso proprio di tutti gli elementi strutturali; peso proprio del
terreno, quando pertinente; forze indotte dal terreno (esclusi
G1 gli effetti di carichi variabili applicati al terreno); forze risul-
tanti dalla pressione dell’acqua (quando si configurino costan-
ti nel tempo)
G2 peso proprio di tutti gli elementi non strutturali
Spostamenti e deformazioni imposti, previsti dal progetto e
realizzati all’atto della costruzione
P Pretensione e precompressione
Ritiro e viscosità
Spostamenti differenziali
b) variabili (Q) Azioni che agiscono sulla struttura con valori istantanei che possono
risultare sensibilmente diversi tra loro nel tempo
Azioni che agiscono con intensità significativa, anche non
lunga
continuamente, per un tempo non trascurabile rispetto alla
durata
vita nominale VN della struttura
breve Azioni che agiscono per un tempo breve rispetto alla vita
durata nominale VN della struttura
c) eccezionali (A) Azioni che si verificano solo eccezionalmente durante la vita nominale
VN della struttura
Incendi
Esplosioni
Urti e impatti
d) sismiche (E) Azioni derivanti dai terremoti
Tabella 7.3 – Classificazione delle azioni in relazione alla variazione della intensità nel tempo
Nel § 2.5.2 delle NTC 2008, inoltre, viene definito il valore caratteristico Qk di
un’azione variabile come il valore corrispondente al frattile del 95% della popolazione
dei massimi, in relazione al periodo di riferimento della stessa azione variabile 4 .
314
Il predimensionamento della struttura in c.a. per l’architettura
315
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
316
Il predimensionamento della struttura in c.a. per l’architettura
Le NTC 2008 stabiliscono che i tramezzi e gli impianti leggeri possono essere con-
siderati come carichi equivalenti distribuiti, a condizione che i solai abbiano adeguata
capacità di ripartizione trasversale.
In particolare, per i tramezzi viene stabilito che il carico equivalente uniformemente
distribuito g2k deve essere valutato in funzione del peso proprio per unità di lunghezza
G2k delle pareti di partizioni, come indicato in Tabella 7.6.
G2 [kN/m] g2 [kN/m2]
Elementi divisori con: G2 d 1,00 0,40
Oltre ai carichi permanenti G, le NTC 2008 fissano anche i valori dei carichi variabi-
li, in funzione della destinazione d’uso dell’opera, da assumere nei calcoli.
In particolare la norma indica che i modelli di tali azioni possono essere:
Nella Tabella 7.7 sono riportati i valori dei carichi di esercizio qk, Qk e Hk per diver-
se categorie di edifici, comprensivi degli effetti dinamici ordinari, purché non vi sia ri-
schio di risonanza delle strutture.
I carichi concentrati Qk devono essere utilizzati per verifiche locali e non vanno so-
vrapposti ai corrispondenti carichi verticali ripartiti qk.
I carichi concentrati Qk devono essere applicati su impronte di carico appropriate
all’utilizzo ed alla forma dell’orizzontamento; in assenza di precise indicazioni può es-
sere considerata una forma dell’impronta di carico quadrata pari a 50x50 mm, salvo che
per le rimesse ed i parcheggi, per i quali i carichi si applicano su due impronte di
200x200 mm, distanti assialmente di 1,80 m.
I carichi orizzontali lineari Hk devono essere utilizzati per verifiche locali e non van-
no sovrapposti ai carichi utilizzati nelle verifiche dell’edificio nel suo insieme. I carichi
orizzontali lineari Hk devono essere applicati a parete (alla quota di 1,20 m dal piano di
calpestio) ed a parapetti o mancorrenti (alla quota del bordo superiore).
317
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Cat. Ambienti qk Qk Hk
[kN/m2] [kN] [kN/m]
Ambienti ad uso residenziale
Sono compresi in questa categoria i locali di abitazio-
A
ne e relativi servizi, gli alberghi (ad esclusione delle a- 2,00 2,00 1,00
ree suscettibili di affollamento)
Uffici
B Cat. B1 Uffici non aperti al pubblico 2,00 2,00 1,00
Cat. B2 Uffici aperti al pubblico 3,00 2,00 1,00
Ambienti suscettibili di affollamento
Cat. C1 Ospedali, ristoranti, caffè, banche, scuole 3,00 2,00 1,00
Cat. C2 Balconi, ballatoi e scale comuni, sale conve-
gni, cinema, teatri, chiese, tribune con posti 4,00 4,00 2,00
fissi
C Cat. C3 Ambienti privi di ostacoli per il libero mo-
vimento delle persone, quali musei, sale per
esposizioni, stazioni ferroviarie, sale da bal-
5,00 5,00 3,00
lo,palestre, tribune libere, edifici per eventi
pubblici, sale da concerto, palazzetti per lo
sport e relative tribune
Ambienti ad uso commerciale
Cat. D1 Negozi 4,00 4,00 2,00
D
Centri commerciali, mercati, grandi magaz-
Cat. D2 5,00 5,00 2,00
zini, librerie…
Biblioteche, archivi, magazzini e ambienti ad uso industriale
Cat. E1 Biblioteche, archivi, magazzini, depositi, la-
6,00 6,00 1,00*
E boratori manifatturieri
Cat. E2 Ambienti ad uso industriale, da valutarsi ca-
--- --- ---
so per caso
Rimesse e parcheggi
Cat. F Rimesse e parcheggi per il transito di auto-
2,50 2x10,00 1,00**
mezzi di peso a pieno carico fino a 30 kN
F-G
Cat. G Rimesse e parcheggi per il transito di auto-
mezzi di peso a pieno carico superiore a 30 --- --- ---
kN: da valutarsi caso per caso
Coperture e sottotetti
Cat. H1 Coperture e sottotetti accessibili per sola
0,50 1,20 1,00
manutenzione
H
Cat. H2 Coperture praticabili Secondo categoria di appartenenza
Cat. H3 Coperture speciali (impianti, eliporti, altri):
--- --- ---
da valutarsi caso per caso
* non comprende le azioni orizzontali eventualmente esercitate dai materiali immagazzinati
**per i soli parapetti o partizioni nelle zone pedonali. Le azioni sulle barriere esercitate dagli
automezzi dovranno essere valutate caso per caso
Tab. 7.7 – Valori dei carichi di esercizio per le diverse categorie di edifici
(tab. 3.1.II delle NTC 2008)
318
Il predimensionamento della struttura in c.a. per l’architettura
Le NTC 2008 stabiliscono, poi, le procedure per la valutazione delle azioni sismiche
di progetto 5 , dell’azione del vento 6 , del carico da neve 7 , delle azioni della temperatura 8
e delle azioni eccezionali Incendio, Esplosioni e Urti.
Rck 15
V cd 6 N/mm2 [7.1]
4
impiegate.
319
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Rck 15
W c0 0,4 N/mm2 [7.4]
75
Rck 15
W c1 1,4 N/mm2 [7.5]
35
stabiliva che:
- se la sollecitazione tagliante massima risulta minore di Wc0, non è richiesta la veri-
fica delle armature a taglio;
- se la sollecitazione tagliante massima risulta compresa tra Wc0 e Wc1 gli sforzi tan-
genziali devono essere assorbiti integralmente da armature metalliche, affidando
alle staffe non meno del 40% dello sforzo globale di scorrimento;
- la sollecitazione tagliante massima non deve superare Wc1.
Dal confronto tra le caratteristiche degli acciai prescritte dalle due Norme si desume
che l’acciaio FeB44K della Norma 1996 corrisponde sostanzialmente all’acciao B450C
delle NTC 2008.
Nella Scheda 7.1 si riporta il confronto tra la tensioni di calcolo dei conglomerati
cementizi valutati con la Norma 1996 e con la NTC 2008. A parità di resistenza carat-
teristica di progetto le NTC 2008 consentono di assumere una tensione di calcolo
maggiore, e ciò si spiega perchè le NTC 2008 richiedono il calcolo agli Stati Limite
mentre la Norma 1996 fa riferimento al calcolo alle Tensioni Ammissibili.
320
Il predimensionamento della struttura in c.a. per l’architettura
Resistenze di calcolo per un calcestruzzo classe C 28/35 per una struttura in cemento
armato.
Nella Scheda 7.4 è riportato, invece, il calcolo dei carichi unitari relativi al solaio, alle
travi e alla cornice di coronamento, per il piano di copertura dell’edificio di riferimento.
Il solaio latero-cementizio (Fig. 7.5) presenta ancora un’altezza H=24 cm ed è pavi-
mentato, in quanto praticabile.
Per il carico variabile è stato assunto 3,0 kN/m2, in quanto di Categoria H2.
La cornice di coronamento (Fig. 7.6), completa di parapetto, è in cemento armato e
richiede l’adozione di un carico variabile di 4,0 kN/m2.
Nella Scheda 7.5, infine, viene riportato il calcolo dei carichi unitari relativi alla scala.
321
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
La scala (Figg. 7.7, 7.8) presenta la struttura formata da solai rampanti, con H=24
cm. I gradini ed i pianerottoli sono rivestiti in marmo.
Per la scala è stato assunto un carico variabile di 4,0 kN/m2, trattandosi di un am-
biente di Categoria C2.
Il solaio presenta un’altezza complessiva di 24 cm, pari alla somma dell’altezza dei laterizi di cm 20 e dello
spessore della soletta di 4 cm; i travetti, gettati in opera, presentano una larghezza di 10 cm e interasse di 50
cm. La soletta concorre con i travetti a definire la sezione resistente alle sollecitazioni indotte dai carichi applica-
ti e, inoltre, svolge il ruolo di ripartire i carichi tra i vari travetti del solaio. Per tale motivo si era soliti armare
la soletta in direzione ortogonale ai travetti con una idonea armatura di ripartizione (3I8 ml y 3I10 ml).
Oggi si preferisce armare la soletta con una rete elettrosaldata (I8 passo 10x10 cm y I10 passo 20x20 cm)
per migliorare la rigidezza della soletta nel piano orizzontale al fine di ottimizzare la funzione dell’impalcato
di ripartizione delle azioni indotte dal sisma sugli elementi sismo-resistenti della struttura.
Nella progettazione della struttura si preferisce, in linea generale, adottare un ristretto numero di sezioni resi-
stenti delle travi sia per una economia di casseforme, sia per ridurre le probabilità di errori in fase di montaggio
e realizzazione dell’impalcato.
322
Il predimensionamento della struttura in c.a. per l’architettura
1 30x60
2 30x60
3 30x60
4 30x60
5 30x60
6
30x60
30x60
30x60
30x60
30x60
30x60
7 8 9 10 11 12
30x60 30x60 30x60 30x60 30x60
30x60
30x60
30x60
30x60
30x60
30x60
13 14 15 16 17 18
30x60 30x60 30x60 40x80 30x60
30x60
30x60
30x60
30x60
30x60
30x60
19 20 21 22 23 24
40x80 30x60 40x80 40x80 30x60
30x60
30x60
30x60
30x60
30x60
30x60
25 26 27 28 29 30
30x60 30x60 30x60 40x80 30x60
30x60
30x60
30x60
30x60
30x60
30x60
32 33 34 35 36
31 30x60 30x60 30x60 30x60 30x60
30x60
30x60
30x60
30x60
30x60
30x60
Nello studio della carpenteria si è applicato il criterio di disporre, nei limiti del possibile, le orditure dei solai
a scacchiera, sia per distribuire il carico gravitazionale in modo più uniforme tra le travi, sia per ottimizzare
la funzione dell’impalcato di ripartizione delle azioni indotte dal sisma sugli elementi sismo-resistenti della
struttura.
323
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
In questo caso, poiché G2 > 5.00 kN/m, occorrerà tener conto della effettiva posizione della
parete.
324
Il predimensionamento della struttura in c.a. per l’architettura
325
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
5 6 7
4
Legenda: 1. Polistirolo a celle chiuse per la coibentazione; 2. Foglio di materiale plastico per separazione; 3.
Masso delle pendenze in calcestruzzo leggero da 4 cm di spessore medio; 4. Strato sottile di malta cementizia
per regolarizzazione superficie massetto; 5. Guaina bituplastica armata da 6 kg/mq; 6. Massetto per pavi-
mentazione; 7. Pavimentazione.
Il manto di copertura, di spessore complessivo 14 cm, è formato da più materiali che garantiscono le presta-
zioni di tenuta all’acqua, di isolamento termico e di calpestio.
9
1 2 3 4 5 6 7
326
Il predimensionamento della struttura in c.a. per l’architettura
327
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
35 36
30x60
0.00
3.50
2.28
1.22
30x60
41 42
Fig. 7.7 - La carpenteria della scala
La struttura della scala è formata da una trave di piano (35 – 36) e da una trave a ginocchio (42 – 41); da
due solai rampanti che collegano le quote 0.00 e 1.22, la prima, le quote 2.28 e 3.50, la seconda; da un so-
laio inclinato che collega la quota 1.22 con la quota 2.28. Quest’ultimo solaio poggia sulla trave a ginocchio
e su una trave a spessore di bordo che diffonde i sui carichi sui travetti dei solai rampanti.
(q. 1.22)
1
41-42
(q. 0.00)
5
4 2 35 - 36
3
Legenda: 1. gradini riportati in muratura; 2. solaio rampante; 3. pedata in marmo da 3 cm; 4. malta allet-
tamento da 2 cm; 5. alzata in marmo da 2 cm.
328
Il predimensionamento della struttura in c.a. per l’architettura
329
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
7.4 Le verifiche
Nel predimensionamento delle strutture si farà riferimento alle sole verifiche a com-
pressione per i pilastri ed a flessione e taglio per le travi ed i solai. È evidente che nella
fase di calcolo agli Stati Limite si terrà conto di tutte le sollecitazioni indotte dalle azio-
ni sulla struttura (compressione, flessione, taglio, torsione ecc.).
Per il predimensionamento dei pilastri, nell’ipotesi di sollecitazioni da sforzo norma-
le centrato di compressione 11 , si applicherà la relazione:
N
V cd N/mm2 [7.6]
Ac
dove:
Ƴcd è la sollecitazione di calcolo di cui alla [7.3]
N è l’azione normale che agisce sul pilastro, espressa in N
Ac è l’area della sezione resistente del pilastro, espressa in millimetri quadrati
Per il predimensionamento delle travi, con sezione rettangolare, per le sollecitazioni
flessionali, si applicherà la relazione:
M
h r [7.7]
B
dove:
h è l’altezza utile della trave, ovvero la distanza del baricentro delle armatu-
re tese dal bordo compresso, espressa in cm
M è il momento flettente che agisce sulla trave, espresso in kNcm
B è la larghezza della sezione resistente, espressa in cm
r è un parametro, che è funzione delle resistenze di calcolo del calcestruz-
zo e dell’acciaio, del coefficiente di omogeneizzazione m e del rapporto
tra l’armatura compressa A’f e l’armatura tesa Af (Fig. 7.9).
Il coefficiente di omogeneizzazione m esprime il rapporto di equivalenza tra l’acciaio
e il calcestruzzo, m = Ac/Af, e si assume pari a 15. I valori di r sono riportati nella Ta-
bella 7.10.
Af '
C
Af T
11 Nelle costruzioni è poco frequente che gli elementi strutturali siano sollecitati da puro sforzo norma-
le; lo sforzo normale è accompagnato quasi sempre da flessione e da taglio, sia perché l’elemento in
oggetto è quasi sempre solidarizzato con altri elementi strutturali, sia perché sull’edificio può agire il
vento o le azioni sismiche.
330
Il predimensionamento della struttura in c.a. per l’architettura
331
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
La relazione [7.7] può essere utilizzata anche per le travi a T se non molto alte e con
una notevole larghezza dell’ala, come nel caso dei solai, perché l’asse neutro certamente
taglierà la soletta o si discosterà di poco dal bordo inferiore di essa.
T
W u10 N/mm2 [7.8]
0,9 u h u B
dove
h è l’altezza utile della trave, espressa in cm
B è la larghezza della trave, espressa in cm
T è la sollecitazione di taglio, espressa in kN
332
Il predimensionamento della struttura in c.a. per l’architettura
o completate in opera non deve essere minore di 1/8 dell’interasse e comunque non
inferiore a 8 cm. Nel caso di produzione di serie in stabilimento di pannelli di solai
completi controllati come previsto al punto 7.1.4.1 il predetto limite minimo potrà
scendere a 5 cm. L’interasse delle nervature non deve in ogni caso essere maggiore
di 15 volte lo spessore medio della soletta. Il blocco interposto deve avere dimen-
sione massima inferiore a 52 cm.”
Con riferimento alla carpenteria del piano tipo (v. Fig. 7.4) della Casa Albergo ogget-
to di studio, individuata la campata di solaio con la massima luce di calcolo, si può veri-
ficare lo spessore preassegnato in funzione del momento flettente massimo per una
trave vincolata agli estremi da due semi-incastri. Nel caso specifico la luce di calcolo
massima è 5,70 m, il carico uniformemente distribuito su una striscia di solaio larga
1,00 m vale 9,45 kN/m (v. Scheda 7.3).
Considerato che la trave di calcolo (Fig. 7.13) può essere considerata vincolata agli
estremi da due semi-incastri, si può assumere un momento massimo, agente nella mez-
zeria, pari a :
1 2 9,45 u 5,70 2
M max pl 30,70 kNm
10 10
333
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
p=9,45 kN/m
semi-incastro Fig. 7.13
334
Il predimensionamento della struttura in c.a. per l’architettura
a. valutazione delle aree di influenza, per ciascun tipo di carico gravitazionale, per la
trave in esame;
b. amplificazione delle aree di influenza in funzione degli effetti flessionali;
c. determinazione dell’azione elementare, per ciascun carico gravitazionale, mediante il
prodotto del carico unitario per l’aria di influenza amplificata;
d. determinazione del carico totale P che agisce sulla trave oggetto di studio, mediante
la sommatoria di tutte le azioni elementari che competono alla trave.
Con riferimento alla carpenteria del piano tipo della Casa Albergo oggetto di studio,
le travi da verificare possono essere la 27-28, di sezione 30x60 e luce di calcolo L=6,00
m, e la trave 21-22, di sezione 40x80 e luce di calcolo L=6,00 m.
La trave 27-28 è caricata da una sola campata di solaio e dal peso proprio; la trave
21-22 è caricata da due campate di solaio e dal peso proprio (Fig. 7.14).
Per la trave 27-28 l’area d’influenza del solaio corrisponde alla superficie definita
dall’asse del solaio 27/28-21/22 e dalla trave stessa (Fig. 7.15).
In questo caso non bisogna amplificare l’area d’influenza in quanto il solaio è a
campata singola e quindi schematizzabile come una trave appoggiata-appoggiata. Nella
Scheda 7.6 è riportato il calcolo del carico da applicare alla trave 27-28.
Per la trave 21-22 l’area d’influenza del solaio corrisponde alla superficie definita
dall’asse di mezzeria del solaio 15/16-21/22 e dall’asse di mezzeria del solaio 21/22-
27/28 (Fig. 7.16). In questo caso occorre amplificare l’area d’influenza in quanto il so-
laio 15/16-21/22-27/28 è una trave continua su tre appoggi e la trave 21-22 costituisce
l’appoggio centrale. Lo schema strutturale di calcolo del solaio in esame, infatti, si con-
figura come una trave continua su tre appoggi, con carico P uniformemente distribuito,
alla quale compete un diagramma del momento flettente il cui andamento è riportato in
Figura 7.17.
335
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
15 16
30x60 30x60
30x60
21 22
40x80
30x60
30x60
27 28
30x60
Fig. 7.14 - Stralcio carpenteria piano
tipo della Casa Albergo a servizio di
un polo ospedaliere
21 22
40x80
30x60
30x60
27 28
Fig. 7.15 - Area d’influenza del solaio
30x60
27/28 - 21/22 sulla trave 27-28
336
Il predimensionamento della struttura in c.a. per l’architettura
Pertanto sull’appoggio centrale c’è un momento flettente M, che tende le fibre supe-
riori della trave.
Volendo determinare le reazioni degli appoggi è possibile sconnettere una singola
campata, ad esempio la campata di destra, a condizione di applicare sull’appoggio di si-
nistra le azioni che la campata di sinistra esercitava su di essa prima della sconnessione.
La campata isolata oltre ad essere caricata dal carico uniformemente distribuito P è ca-
ricata anche dalla coppia M con verso antiorario e, quindi, la reazione dell’appoggio di
sinistra sarà pari a (PLd/2) + (M/Ld) e, pertanto, è maggiore del carico che compete al-
la sola area di influenza.
Pertanto, per tener conto di questo effetto flessionale, l’area d’influenza del solaio
che compete alla trave 21-22 dovrà essere incrementata. In questa fase di predimensio-
namento si può assumere un coefficiente incrementale del 10%.
Nella Scheda 7.7 è riportato il calcolo del carico da applicare alla trave 21-22.
15 16
30x60
30x60
30x60
21 22
40x80
schema di calcolo solaio
30x60
30x60
27 28
30x60
area di influenza
Fig. 7.16 -Area d’influenza del solaio 27/28-15/16 sulla trave 21-22
L’area di solaio che scarica sulla trave 21-22 vale 0,5x(5,60+5,60)x5,70. Quest’area deve essere incremen-
tata per tener conto degli effetti flessionali.
337
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
P
M
21-22 15-16
PxLd/2 PxLd/2
M/Ld M/Ld
Scheda 7.7 -Calcolo del carico che agisce sulla trave 21-22
1 2 31,00 u 6,00 2
M max pl 111,60 kNm
10 10
ed uno sforzo di taglio massimo, agente alle estremità della trave, pari a:
1 31,00 u 6,00
Tmax pl 93,00 kN
2 2
338
Il predimensionamento della struttura in c.a. per l’architettura
30 15
V cd 6 9,75 N/mm2
4
V yd 220 N/mm2.
11160
h 2,42 46,67 cm
30
Considerato che per la trave in esame è stata assunta un’altezza H=60 cm, la verifica
a flessione risulta soddisfatta.
30 15
W c0 0,4 0,60 N/mm2
75
30 15
W c1 1,4 1,83 N/mm2
35
93,00
W max u10 0,60 N/mm2
0,9 u 30 u 57
1 2 66,50 u 6,00 2
M max pl 239,40 kNm
10 10
ed uno sforzo di taglio massimo, agente alle estremità della trave, pari a:
1 66,50 u 6,00
Tmax pl 199,50 kN
2 2
339
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
23940
h 2,42 59,20 cm
40
Considerato che per la trave in esame è stata assunta un’altezza H=80 cm, la verifica
risulta soddisfatta.
Per la verifica a taglio della trave, considerato che Tmax=199,50 kN, risulta:
199,50
W max u10 0,72 N/mm2
0,9 u 40 u 77
Dettagli costruttivi
Nel § 4.1.6, le NTC 2008 forniscono una serie di prescrizioni da applicare nel pro-
getto degli elementi strutturali. In particolare, per l’armatura delle travi, la norma pre-
scrive:
f ctm
As ,min 0,26 u u bt u d
f yk
dove:
bt è la larghezza media della zona tesa (per una trave a T con piattabanda com-
pressa, bt corrisponde alla larghezza dell’anima)
d è l’altezza utile della sezione
fctm è la resistenza media a trazione del calcestruzzo
fyk è la resistenza caratteristica a trazione dell’armatura ordinaria
In ogni caso deve risultare As,min 0,0013 × bt × d
Negli appoggi di estremità, all’intradosso deve essere disposta un’armatura, effica-
cemente ancorata, calcolata per uno sforzo di trazione pari al taglio.
Fatta eccezione per le zone di sovrapposizione delle armature, l’area di armatura tesa
o compressa non deve superare, individualmente, il valore As,max = 0,04 × Ac, dove
Ac è l’area della sezione trasversale di calcestruzzo.
Nelle travi bisogna disporre staffe, con sezione complessiva non minore di Ast =
1,5 mm2/m, con un minimo di tre staffe al metro e, comunque, passo non superiore
a 0,8 volte l’altezza utile della sezione.
Almeno il 50% dell’armatura a taglio deve essere costituita da staffe”
340
Il predimensionamento della struttura in c.a. per l’architettura
15 16 17 18
30x60 40x80 30x60
30x60
30x60
30x60
30x60
21 22 23 24
40x80 40x80 30x60
30x60
30x60
30x60
30x60
27 28 29 30
30x60 40x80 30x60
341
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
15 16 17 18
30x60 40x80 30x60
30x60
30x60
30x60
30x60
21 22 23 24
40x80 40x80 30x60
30x60
30x60
30x60
30x60
27 28 29 30
30x60 40x80 30x60
Predimensionamento pilastro 24
Il primo step operativo è quello di valutare le azioni, relative alla carpenteria della
copertura e alla carpenteria del piano tipo, che agiscono sul pilastro in esame.
Nella Scheda 7.8 è riportato il calcolo del carico che agisce sul pilastro 24 relativa-
mente alla copertura. Nella Scheda 7.9, invece, è riportato il calcolo del carico che agi-
sce sul pilastro in esame relativamente alla carpenteria del piano tipo.
Sia per la copertura che per il piano tipo, le aree di influenza sono state incrementate
per tener conto degli effetti flessionali.
In particolare, sono stati adottati i coefficienti 1,1 per la semplice continuità, 1,2 per
la doppia continuità. Nei casi in cui l’effetto flessionale comportava un decremento del
carico è stato applicato il coefficiente 1,0.
Nella figura 7.20 è riportata la pilastrata 24 con l’indicazione dei carichi indotti da
ciascun impalcato.
Lo step successivo è quello di valutare il carico che agisce nella sezione di base di
ciascun ordine della pilastrata. Si tratta di sommare tutti i carichi indotti dalle carpente-
rie dei livelli sovrastanti e di incrementare la suddetta sommatoria per tener conto del
peso proprio del pilastro.
Nel caso specifico è stato adottato un coefficiente incrementale pari a 1,1.
In funzione dei carichi innanzi calcolati, per ogni ordine si determinerà la sezione re-
sistente, con la [7.6], in funzione della resistenza di calcolo a compressione del calce-
struzzo; la resistenza di calcolo sarà determinata con la [7.3], per tener conto della cir-
342
Il predimensionamento della struttura in c.a. per l’architettura
N
V cd N/mm2
Ac
ª R 15 º
V cd 0,7 «6 ck N/mm2
¬ 4 »¼
Le sezioni di base della pilastrata andranno poi opportunamente corrette nel rispetto
delle seguenti condizioni:
a. adozione di una sezione economicamente conveniente,
b. adozione di una sezione compatibile con la sezione del livello sottostante,
c. adozione di un numero limitato di sezioni.
Nel merito della condizione a) occorre tener conto sia del magistero per realizzare la
cassaforma sia della convenienza di limitare gli sfridi di legname per contenere i costi di
costruzione. Per la condizione b) occorre tener conto della circostanza che le barre di
attesa dell’ordine inferiore devono essere piegate per rientrare nella sezione dell’ordine
superiore, per assicurare la condizione di continuità dell’intera pilastrata. Sarà opportu-
no contenere la risega nell’ordine dei cinque centimetri per ciascun lato della sezione.
In alcuni casi può essere conveniente conservare la stessa sezione per due o tre ordini
del pilastro. Per la condizione c) è opportuno limitare il numero di sezioni per sempli-
ficare il lavoro del carpentiere e per ridurre la probabilità di errori.
343
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Predimensionamento pilastro 22
Per il pilastro in esame è stata seguita la stessa procedura adottata per il pilastro 24.
Nella Scheda 7.10 è riportato il calcolo del carico che agisce sul pilastro 22 relativa-
mente alla copertura. Nella Scheda 7.11, invece, è riportato il calcolo del carico che agi-
sce sul pilastro in esame relativamente alla carpenteria del piano tipo.
Nella figura 7.21 è riportata la pilastrata 22 con l’indicazione dei carichi indotti da
ciascun impalcato.
Fig. 7.20 – Carichi sulla pilastrata 24 Fig. 7.21 – Carichi sulla pilastrata 22
344
Il predimensionamento della struttura in c.a. per l’architettura
Pilastro 24
Sesto ordine 300,00 x 1,10 = 330,00 6,825 483,52 30x30
Quinto ordine 539,00 x 1,10 = 592,90 6,825 868,72 30x30
Quarto ordine 778,00 x 1,10 = 855,80 6,825 1253,92 30x40
Terzo ordine 1017,00 x 1,10 = 1118,70 6,825 1639,12 40x40
Secondo ordine 1256,00 x 1,10 = 1381,60 6,825 2024,32 40x50
Primo ordine 1495,00 x 1,10 = 1644,50 6,825 2409,52 40x60
Tabella 7.11 - Tabella dei Pilastri
I dettagli costruttivi
Nel § 4.1.6 le NTC 2008 forniscono una serie di prescrizioni da applicare nel proget-
to degli elementi strutturali. In particolare, per l’armatura dei pilastri, la norma prescri-
ve:
“Per elementi sottoposti a prevalente sforzo normale, le barre parallele all’asse de-
vono avere I 12 mm e non potranno avere interassi maggiori di 300 mm. Inoltre la
loro area non deve essere inferiore a
As,min = (0,10 NEd / fyd) e comunque non minore di 0,003 Ac
dove:
fyd è la resistenza di calcolo dell’armatura (riferita allo snervamento)
NEd è la forza di compressione assiale di calcolo
Ac è l’area di calcestruzzo.
345
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Le staffe devono essere poste ad interasse non maggiore di 12 volte il diametro delle
barre dell’armatura longitudinale, con un massimo di 250 mm. Il diametro delle staf-
fe non deve essere minore di 6 mm e di 1/4 del diametro massimo delle barre longi-
tudinali.
Fatta eccezione per le zone di sovrapposizione delle armature, l’area di armatura non
deve superare il valore As,max = 0,04 × Ac, dove Ac è l’area della sezione trasversale
di calcestruzzo.”
x Copriferro e interferro
“L’armatura resistente deve essere protetta da un adeguato copriferro. Gli elementi
strutturali devono essere verificati allo stato limite di fessurazione. Per la protezione
delle armature dalla corrosione, il copriferro deve essere dimensionato in funzione
dell’aggressività dell’ambiente e della sensibilità delle armature alla corrosione, te-
nendo conto anche delle tolleranze di posa delle armature. Per consentire un omo-
geneo getto del calcestruzzo, il copriferro e l’interferro delle armature devono essere
rapportati alla dimensione massima degli inerti impiegati.
Il copriferro e l’interferro delle armature devono essere dimensionati anche in fun-
zione del necessario sviluppo delle tensioni di aderenza con il calcestruzzo.”
Per barre con I > 32 mm occorrerà adottare particolari cautele negli ancoraggi e
nelle sovrapposizioni.
346
Il predimensionamento della struttura in c.a. per l’architettura
32
30x60 30x60
31
sbalzo laterale al solaio
30x60
30x60
30x60 30x60
37 38
sbalzo d'angolo sbalzo in prosecuzione di solaio
347
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
32
30x60 30x60
31
sbalzo laterale al solaio
30x60
30x60
30x60 30x60
37 38
sbalzo d'angolo sbalzo in prosecuzione di solaio
Nella verifica dello sbalzo si assumerà B=100 cm in presenza di fascia piena. Trattandosi di uno sbalzo con
le fibre compresse al bordo inferiore, in corrispondenza della fascia semi piena si assumerà B=60 cm, in corri-
spondenza dei travetti B=20cm.
348
Il predimensionamento della struttura in c.a. per l’architettura
11,83 u1,65 2
M 1,40 u1,65 18,41 kNm
2
1841
h 2,42 10,38 cm
100
Sbalzo d’angolo
Una possibile soluzione per lo sbalzo d’angolo è quella di vincolare lo sbalzo ad una
trave di contrappeso realizzata nella campata di solaio. Lo sbalzo viene schematizzato
come una trave-leva con il fulcro costituito dal pilastro d’angolo e con il vincolo inter-
no costituito dalla trave di contrappeso (Fig. 7.25).
Indicato con P* la risultante dei carichi che agiscono sullo sbalzo, per tener conto
anche dell’azione sussultoria del sisma si assumerà l’azione:
P = 1,40 x P*
Concentrato il carico P nel baricentro geometrico dello sbalzo, il momento in corri-
spondenza del fulcro, ossia della mezzeria del pilastro d’angolo, vale:
P u Ls
M kNm
2
dove Ls è la misura della diagonale dello sbalzo.
Pertanto, considerato che P = 42,657 kN (Scheda 7.13), e con riferimento alle luci di
cui alla Figura 7.25, risulta:
42,657 u 2,40
M 51,19 kNm
2
349
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
5119
h 2,42 20,69 cm
70
32
30x60 30x60
31
sbalzo laterale al solaio
30x60
30x60
30x60 30x60
37 38
sbalzo d'angolo sbalzo in prosecuzione di solaio
sbalzo laterale al solaio
prima soluzione:
lo sbalzo viene ancorato
alla trave laterale
seconda soluzione:
lo sbalzo viene ancorato
ai travetti
350
Il predimensionamento della struttura in c.a. per l’architettura
30x60
37 trave-contrappeso
30x60
trave-leva
351
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
21,33 u 4,30
M 22,93 kNm
4
e per r=2,42 e B=50 cm, si ha:
2293
h 2,42 16,38 cm
50
Considerato che la trave di contrappeso ha lo stesso spessore del solaio, H=24cm, la
verifica a flessione è soddisfatta.
30x60
352
Appendice: Norme Tecniche per le Costruzioni
Le NTC 2008, nel capitolo 4, definisce 16 classi di resistenza, per le costruzioni civili e in-
dustriali, contraddistinte dai valori caratteristici delle resistenze valutati su provini cilindrici e
su provini cubici (Tabella A1.1), che variano dal valore minimo C 8/10 al valore massimo
C90/105.
Il prelievo dei provini per il controllo di accettazione va eseguito alla presenza del Direttore
dei Lavori, o di un tecnico di sua fiducia, che deve redigere un apposito verbale di prelievo e
353
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
disporre l’identificazione dei provini mediante sigle, etichettature indelebili, ecc.; la certifica-
zione effettuata dal laboratorio prove materiali dovrà riportare il riferimento a tale verbale.
La domanda di prove al laboratorio deve essere sottoscritta dal Direttore dei Lavori e deve
riportare precise indicazioni sulla parte di opera interessata da ciascun prelievo.
Le prove non richieste dal Direttore dei Lavori non possono fare parte dell’insieme statisti-
co che serve per la determinazione della resistenza caratteristica del materiale.
Le prove a compressione vanno eseguite conformemente alle norme UNI EN 12390-
3:2003.
I certificati di prova emessi dai laboratori devono contenere:
Per gli elementi prefabbricati di serie, realizzati con processo industrializzato, sono valide le
specifiche indicazioni di cui al § 11.8.3.1
L’opera, o la parte di opera, non conforme ai controlli di accettazione non può essere
accettata finché la non conformità non è stata definitivamente rimossa dal costruttore, il quale
deve procedere ad una verifica delle caratteristiche del calcestruzzo messo in opera mediante
l’impiego di altri mezzi d’indagine, secondo quanto prescritto dal Direttore dei Lavori e con-
formemente a quanto indicato nel § 11.2.6. delle NTC 2008.
Qualora gli ulteriori controlli confermino i risultati ottenuti, si dovrà procedere ad un con-
trollo teorico e/o sperimentale della sicurezza della struttura interessata dal quantitativo di cal-
cestruzzo non conforme, sulla base della resistenza ridotta del calcestruzzo.
Ove ciò non fosse possibile, ovvero i risultati di tale indagine non risultassero soddisfacenti,
si può dequalificare l’opera, eseguire lavori di consolidamento ovvero demolire l’opera stessa.
I “controlli di accettazione” sono obbligatori e il collaudatore è tenuto a controllarne la va-
lidità, qualitativa e quantitativa; ove ciò non fosse, il collaudatore è tenuto a far eseguire delle
prove che attestino le caratteristiche del calcestruzzo, seguendo la stessa procedura che si ap-
plica quando non risultino rispettati i limiti fissati dai controlli di accettazione.
Occorre inoltre ricordare che la normativa vigente, al § 11.2.4, precisa che per la prepara-
zione, la forma, le dimensioni e la stagionatura dei provini di calcestruzzo vale quanto indicato
nelle norme UNI EN 12390-1:2002 e UNI EN 12390-2:2002.
Circa il procedimento da seguire per la determinazione della resistenza a compressione dei
provini di calcestruzzo vale quanto indicato nelle norme UNI EN 12390-3:2003 e UNI EN
12390-4:2002, mentre per la determinazione della massa volumica vale quanto indicato nella
norma UNI EN 12390-7:2002.
354
Appendice: Norme Tecniche per le Costruzioni
Per la resistenza dei calcestruzzi la sigla ‘f’ esprime la resistenza valutata su provini cilindrici
con diametro di base 150 mm ed altezza 300 mm; la sigla ‘R’, invece, esprime la resistenza va-
lutata su provini cubici di spigolo 150 mm.
I pedici delle sigle che esprimono le resistenze dei materiali, acciaio e calcestruzzo, hanno il
seguente significato:
k resistenza caratteristica
d resistenza di calcolo
m resistenza media
c calcestruzzo
y acciaio
t trazione
Le NTC 2008, nel § 4.1.2, fissano i criteri per la determinazione delle resistenze del calce-
struzzo e dell’acciaio da utilizzare nelle verifiche agli Stati Limite.
Nel caso di elementi piani (solette, pareti, …) gettati in opera con calcestruzzi ordinari e
con spessori minori di 50 mm, la resistenza di calcolo a trazione va ridotta a 0,80 fctd.
Il coefficiente ƣC può essere ridotto da 1,5 a 1,4 nei casi innanzi specificati.
Le NTC 2008, al § 11.2.10.2, stabiliscono che la resistenza a trazione del calcestruzzo può
essere determinata a mezzo di diretta sperimentazione, condotta su provini appositamente
1Il coefficiente di variazione è il rapporto tra lo scarto quadratico medio e il valor medio delle resisten-
ze.
355
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
nella quale:
ƣS = 1,15 è il coefficiente parziale di sicurezza per tutti i tipi di acciaio,
fyk per le armature ordinarie, è la tensione caratteristica di snervamento
dell’acciaio; per le armature da precompressione, è la tensione convenzionale
caratteristica di snervamento data da fpyk per le barre, fp(0,1)k per i fili, fp(1)k per i
trefoli e le trecce (Cfr. Tabella 11.3.VII delle NTC 2008)
L’acciaio per cemento armato B450C 2 è caratterizzato dai valori nominali delle tensioni ca-
ratteristiche di snervamento e rottura, da utilizzare nei calcoli, riportati nella Tabella A3.1, e
deve possedere i requisiti riportati nella Tabella A3.2.
2 Le NTC 2008 disciplinano anche l’acciaio B450A che, però, può essere utilizzato solo per le barre I8
e I10.
356
Appendice: Norme Tecniche per le Costruzioni
Le NTC 2008, al § 11.2.10.6, nel merito del ritiro stabiliscono che la deformazione assiale
per ritiro del calcestruzzo può essere determinata a mezzo di apposite prove, da eseguirsi se-
condo le norme UNI 6555:1973 e UNI 7086:1972, rispettivamente per calcestruzzi confezio-
nati con inerti aventi dimensioni massime sino a 30 mm, od oltre 30 mm.
In sede di progettazione, e quando non si ricorra ad additivi speciali, il ritiro del calcestruz-
zo può essere valutato sulla base delle indicazioni di seguito fornite.
La deformazione totale da ritiro si può esprimere come:
357
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
può essere valutato mediante i valori riportati nelle Tabelle A4.1 e A4.2, in funzione della resi-
stenza caratteristica a compressione, dell’umidità relativa e del parametro h0:
Per valori intermedi dei parametri indicati si potrà procedere con interpolazione lineare. Lo
sviluppo nel tempo della deformazione ƥcd può essere valutato come:
Le NTC 2008, al § 11.2.10.7, nel merito del fluage, denominato anche viscosità, stabilisco-
no che in sede di progettazione, se lo stato tensionale del calcestruzzo, al tempo t0 = j di messa
358
Appendice: Norme Tecniche per le Costruzioni
in carico, non è superiore a 0,45×fckj, il coefficiente di viscosità Ƹ(, t0), a tempo infinito, a
meno di valutazioni più precise (per es. § 3.1.4 di UNI EN 1992-1-1), può essere dedotto dalle
Tabelle A5.1 e A5.2 dove h0 è la dimensione fittizia definita nel §11.2.10.6 delle NTC 2008:
Nel caso in cui sia richiesta una valutazione in tempi diversi da t = f il coefficiente di vi-
scosità potrà essere valutato secondo modelli tratti da documenti di comprovata validità.
A.6 I leganti
Le NTC 2008, nel § 11.2.9.1, nel merito dei leganti stabiliscono che, per le opere oggetto
delle presenti norme, devono impiegarsi esclusivamente i leganti idraulici previsti dalle disposi-
zioni vigenti in materia, dotati di certificato di conformità - rilasciato da un organismo europeo
notificato - ad una norma armonizzata della serie UNI EN 197 ovvero ad uno specifico Bene-
stare Tecnico Europeo (ETA), purché idonei all’impiego previsto nonchè, per quanto non in
contrasto, conformi alle prescrizioni di cui alla Legge 26/05/1965 n. 595.
È escluso l’impiego di cementi alluminosi.
L’impiego dei cementi richiamati all’art. 1, lettera C della legge 26/5/1965 n. 595, è limitato
ai calcestruzzi per sbarramenti di ritenuta.
Per la realizzazione di dighe ed altre simili opere massive, dove è richiesto un basso calore
di idratazione, devono essere utilizzati i cementi speciali con calore di idratazione molto basso
conformi alla norma europea armonizzata UNI EN 14216, in possesso di un certificato di
conformità rilasciato da un Organismo di Certificazione europeo Notificato.
Qualora il calcestruzzo risulti esposto a condizioni ambientali chimicamente aggressive, si
devono utilizzare cementi per i quali siano prescritte, da norme armonizzate europee e fino al-
la disponibilità di esse, da norme nazionali, adeguate proprietà di resistenza ai solfati o ad altre
azioni aggressive.
359
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Le NTC 2008, al § 11.2.9.2, nel merito degli aggregati, stabiliscono che sono idonei alla
produzione di calcestruzzo per uso strutturale gli aggregati ottenuti dalla lavorazione di mate-
riali naturali, artificiali, ovvero provenienti da processi di riciclo conformi alla norma europea
armonizzata UNI EN 12620 e, per gli aggregati leggeri, alla norma europea armonizzata UNI
EN 13055-1.
Il sistema di attestazione della conformità di tali aggregati, ai sensi del DPR n. 246/93 è in-
dicato nella Tabella A7.1.
È consentito l’uso di aggregati grossi provenienti da riciclo, secondo i limiti di cui alla Ta-
bella A7.2, a condizione che la miscela di calcestruzzo confezionata con aggregati riciclati,
venga preliminarmente qualificata e documentata attraverso idonee prove di laboratorio.
Per tali aggregati, le prove di controllo di produzione in fabbrica di cui ai prospetti H1, H2
ed H3 dell’annesso ZA della norma europea armonizzata UNI EN 12620, per le parti rilevanti,
devono essere effettuate ogni 100 tonnellate di aggregato prodotto e, comunque, negli impian-
ti di riciclo, per ogni giorno di produzione.
Nelle prescrizioni di progetto si potrà fare utile riferimento alle norme UNI 8520-1:2005 e
UNI 8520-2:2005 al fine di individuare i requisiti chimico-fisici, aggiuntivi rispetto a quelli fis-
sati per gli aggregati naturali, che gli aggregati riciclati devono rispettare, in funzione della de-
stinazione finale del calcestruzzo e delle sue proprietà prestazionali (meccaniche, di durabilità e
pericolosità ambientale, ecc.), nonché quantità percentuali massime di impiego per gli aggregati
di riciclo, o classi di resistenza del calcestruzzo, ridotte rispetto a quanto previsto nella tabella
A7.2. Per quanto riguarda gli eventuali controlli di accettazione da effettuarsi a cura del Diret-
tore dei Lavori, questi sono finalizzati almeno alla determinazione delle caratteristiche tecniche
riportate nella Tabella A7.3., utilizzando i metodi di prova indicati nelle Norme Europee Ar-
monizzate citate.
360
Appendice: Norme Tecniche per le Costruzioni
Caratteristiche tecniche
Descrizione petrografica semplificata
Dimensione dell’aggregato (analisi granulometrica e contenuto dei fini)
Indice di appiattimento
Dimensione per il filler
Forma dell’aggregato grosso (per aggregato proveniente da riciclo)
Resistenza alla frammentazione/frantumazione (per calcestruzzo
RckC50/60)
Tab. A7.3 - Controlli di accettazione per aggregati per calcestruzzo strutturale (Tab.
11.2.IV delle NTC 2008)
Il progetto, nelle apposite prescrizioni, potrà fare utile riferimento alle norme UNI 8520-
1:2005 e UNI 8520-2:2005, al fine di individuare i limiti di accettabilità delle caratteristiche
tecniche degli aggregati.
A.8 La durabilità
Le NTC 2008, al § 11.2.11, nel merito della durabilità, stabiliscono che per garantire la du-
rabilità delle strutture in calcestruzzo armato, ordinario o precompresso, esposte all’azione
dell’ambiente, si devono adottare i provvedimenti atti a limitare gli effetti di degrado indotti
dall’attacco chimico, fisico e derivante dalla corrosione delle armature e dai cicli di gelo e
disgelo.
In fase di progetto la prescrizione, valutate opportunamente le condizioni ambientali del si-
to ove sorgerà la costruzione o quelle di impiego, deve fissare le caratteristiche del calcestruzzo
da impiegare (composizione e resistenza meccanica), i valori del copriferro e le regole di matu-
razione.
Per la valutazione della durabilità, nella formulazione delle prescrizioni sul calcestruzzo, si
potranno prescrivere anche prove per la verifica della resistenza alla penetrazione agli agenti
aggressivi, ad esempio si può tener conto del grado di impermeabilità del calcestruzzo. A tal
fine può essere determinato il valore della profondità di penetrazione dell’acqua in pressione in
mm, in base a quanto indicato nella norma UNI EN 12390-8:2002.
Al fine di ottenere la prestazione richiesta in funzione delle condizioni ambientali, nonché
per la definizione della relativa classe, si potrà fare utile riferimento alle indicazioni contenute
nelle Linee Guida sul calcestruzzo strutturale edite dal Servizio Tecnico Centrale del Consiglio
Superiore dei Lavori Pubblici ovvero alle norme UNI EN 206-1:2006 ed UNI 11104:2004.
Le NTC 2008, nel § 7.4.3.1, nel merito delle strutture sismo resistenti in cemento armato
forniscono la seguente classificazione:
- strutture a telaio, nelle quali la resistenza alle azioni sia verticali che orizzontali è affidata
principalmente a telai spaziali, aventi resistenza a taglio alla base 65% della resistenza a taglio
totale;
- strutture a pareti, nelle quali la resistenza alle azioni sia verticali che orizzontali è affidata
principalmente a pareti, singole o accoppiate, aventi resistenza a taglio alla base 65% della
resistenza a taglio totale;
361
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
- strutture miste telaio-pareti, nelle quali la resistenza alle azioni verticali è affidata prevalente-
mente ai telai, la resistenza alle azioni orizzontali è affidata in parte ai telai ed in parte alle pare-
ti, singole o accoppiate; se più del 50% dell’azione orizzontale è assorbita dai telai si parla di
strutture miste equivalenti a telai, altrimenti si parla di strutture miste equivalenti a pareti;
- strutture deformabili torsionalmente, composte da telai e/o pareti, la cui rigidezza torsionale
non soddisfa ad ogni piano la condizione r/ls > 0,8, nella quale:
r2 = rapporto tra rigidezza torsionale e flessionale di piano
ls2 = (L2 + B2)/12 (L e B dimensioni in pianta del piano).
- strutture a pendolo inverso, nelle quali almeno il 50% della massa è nel terzo superiore
dell’altezza della costruzione o nelle quali la dissipazione d’energia avviene alla base di un sin-
golo elemento strutturale (Non appartengono a questa categoria i telai ad un piano con i pila-
stri collegati in sommità lungo entrambe le direzioni principali dell’edificio e per i quali la forza
assiale non eccede il 30% della resistenza a compressione della sola sezione di calcestruzzo.)
A.10 La fondazione
Le NTC 2008, nel § 7.2.5, specificano che le fondazioni superficiali devono essere progetta-
te per rimanere in campo elastico.
Non sono quindi necessarie armature specifiche per ottenere un comportamento duttile. Le
travi di fondazione in cemento armato devono avere armature longitudinali in percentuale non
inferiore allo 0,2%, sia inferiormente che superiormente, per l’intera lunghezza.
I pali in calcestruzzo devono essere armati per tutta la lunghezza, con un’area non inferiore
allo 0,3% di quella del calcestruzzo.
Si deve tenere conto della presenza di spostamenti relativi del terreno di fondazione sul
piano orizzontale, calcolati come specificato nel § 3.2.5.2 delle NTC 2008, e dei possibili effetti
da essi indotti nella sovrastruttura.
362
Appendice: Norme Tecniche per le Costruzioni
dove Nsd è il valore medio delle forze verticali agenti sugli elementi collegati, e amax è
l’accelerazione orizzontale massima attesa al sito.
Le NTC 2008, nel § 2.1, prescrivono che le strutture devono essere progettate per garantire
i seguenti requisiti:
Sicurezza nei confronti di stati limite ultimi (SLU): ovvero capacità di evitare crolli, perdite di e-
quilibrio e dissesti gravi che possano compromettere l’incolumità delle persone o comportare
la perdita di beni, o provocare gravi danni ambientali e sociali, o mettere fuori servizio l’opera;
Sicurezza nei confronti di stati limite di esercizio (SLE): ovvero capacità di garantire le prestazioni
previste per le condizioni di esercizio;
Robustezza nei confronti di azioni eccezionali: ovvero capacità di evitare danni sproporzionati ri-
spetto a cause eccezionali quali l’incendio, le esplosioni, gli urti”
Nel § 2.2.3 delle NTC 2008 viene stabilito, inoltre, che le verifiche di sicurezza delle opere
devono essere contenute nei documenti di progetto, con riferimento alle prescritte caratteristi-
che meccaniche dei materiali e alla caratterizzazione geotecnica del terreno, dedotta in base a
specifiche indagini.
Ed ancora, nel § 2.3 delle NTC 2008 viene prescritto che per la valutazione della sicurezza
si devono adottare criteri semiprobabilistici agli stati limite procedendo al confronto tra la resi-
stenza dei materiali Rki e l’effetto delle azioni Fki, dove:
Rki è il frattile inferiore della resistenza del materiale i-esimo, assunto pari al 5%,
Fki è il frattile, superiore o inferiore, dell’azione i-esima, assunto pari al 5%, che minimizza
la sicurezza.
L’effetto delle azioni Ed verrà valutato (come dettagliatamente specificato nel § 2.5.3 delle
NTC 2008), in base ai valori di progetto delle azioni:
3 Il profilo stratigrafico del sottosuolo è specificato nella Tabella 3.2.II delle NTC 2008
363
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Nel § 2.5.2 delle NTC 2008, relativamente alla caratterizzazione delle azioni elementari,
viene definito il valore caratteristico Qk di un’azione variabile come il valore corrispondente al
frattile del 95% della popolazione dei massimi, in relazione al periodo di riferimento della stes-
sa azione variabile.
In particolare, nella definizione delle combinazioni delle azioni variabili Qkj che possono a-
gire contemporaneamente sulla struttura, Qk1 è l’azione variabile dominante, mentre Qk2,
Qk3… Qkn sono le altre azioni variabili che possono agire contemporaneamente a quella domi-
nante.
Le azioni variabili Qkj andranno combinate con i coefficienti di combinazione Ƹ0j, Ƹ1j e Ƹ2j i
cui valori, per edifici civili e industriali, sono riportati nella Tabella A12.1.
Con riferimento alla durata percentuale dell’azione variabile, le NTC 2008 definiscono:
x valore quasi permanente Ƹ2j × Qkj: la media della distribuzione temporale dell’intensità
dell’azione
x valore frequente Ƹ1j × Qkj: il valore corrispondente al frattile del 95% della distribuzione
temporale dell’intensità e cioè che è superato per una limitata frazione del periodo di
riferimento
x valore raro Ƹ0j × Qkj : il valore di durata breve ma ancora significativa in relazione alla
possibile concomitanza con altre azioni variabili.
364
Appendice: Norme Tecniche per le Costruzioni
Nel § 2.5.3 delle NTC 2008, ai fini delle verifiche agli stati limite, vengono definite sei com-
binazioni delle azioni 4 :
- combinazione fondamentale, generalmente impiegata per gli SLU
J G1 u G1 J G 2 u G2 J P u P J Q1 u Qk1 J Q 2 u\ 02 u Qk 2 J Q 3 u\ 03 u Qk 3 ...
- combinazione caratteristica (rara), generalmente impiegata per gli SLE irreversibili, da uti-
lizzarsi nelle verifiche alle tensioni ammissibili di cui al § 2.7 delle NTC 2008
G1 G2 P Qk 1 \ 02 u Qk 2 \ 03 u Qk 3 ...
- combinazione quasi permanente (SLE), generalmente impiegata per gli effetti a lungo termi-
ne
G1 G2 P Qk 1 \ 02 u Qk 2 \ 03 u Qk 3 ...
- combinazione sismica, impiegata per gli SLU e SLE connessi all’azione sismica E
E G1 G2 P \ 21 u Qk1 \ 22 u Qk 2 ...
- combinazione eccezionale, impiegata per gli SLU connessi alle azioni eccezionali di progetto
Ad di cui al § 3.6 delle NTC 2008
G1 G2 P Ad \ 21 u Qk1 \ 22 u Qk 2 ...
4 Nelle formule delle combinazioni delle azioni il segno + sta per “combinato con”
365
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
La norma prescrive, poi, che nelle combinazioni per gli SLE devono essere omessi i carichi
Qkj che danno un contributo favorevole ai fini delle verifiche e, se del caso, i carichi G2. I valo-
ri dei coefficienti parziali di sicurezza JGi e JQj sono riportati nella Tabella A12.2.
compiutamente definiti si potranno adottare per essi gli stessi coefficienti validi per le azioni per-
manenti.
Tab. A12.2 - Coefficienti parziali per le azioni o per l’effetto delle azioni nelle verifiche SLU (tab. 2.6.I
delle NTC 2008)
Le NTC 2008 stabiliscono che le azioni sismiche di progetto vanno definite a partire dalla
pericolosità sismica di base del sito di costruzione.
La pericolosità sismica di base è definita in termini di accelerazione orizzontale massima ag e di
ordinate dello spettro di risposta elastico in accelerazione Se(T), con riferimento a prefissate probabilità di
superamento PVR del periodo d riferimento VR.
La probabilità PVR di superamento del periodo di riferimento VR sono indicate nella Tabella
A13.1.
366
Appendice: Norme Tecniche per le Costruzioni
Categoria descrizione
A Ammassi rocciosi affioranti o terreni molto rigidi, con Vs,30 > 800 m/s, con eventuale
strato di alterazione in superficie con spessore massimo di 3 m
B Rocce tenere e depositi di terreni a grana grossa molto addensati o terreni a grana fina molto
consistenti, con spessori superiori a 30 m e con valori di Vs,30 compresi tra 300
m/s e 800 m/s (ovvero NSPT,30>50 e cu,30>250 kPa)
C Depositi di terreni a grana grossa mediamente addensati o terreni a grana fina mediamente
consistenti, con spessori superiori a 30 m e con valori di Vs,30 compresi tra 180
m/s e 360 m/s (ovvero 15<NSPT,30<50 e 70<cu,30<250 kPa)
D Depositi di terreni a grana grossa scarsamente addensati o terreni a grana fina scarsamente
consistenti, con spessori superiori a 30 m e con valori di Vs,30 inferiori a 180 m/s
(ovvero NSPT,30<15 e cu,30<70 kPa)
E Terreni dei sottosuoli di tipo C o D per spessore non superiore a 20 m, posti sul substrato
di riferimento (con Vs,30 > 800 m/s)
S1 Depositi di terreni caratterizzati da valori di Vs,30 inferiori a 100 m/s, che includono al-
meno 3 m di torba o di argille altamente organiche
S2 Depositi di terreni suscettibili di liquefazione, di argille sensitive o qualsiasi altra cate-
goria di sottosuolo non classificabile nei tipi precedenti
367
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Vs,30 è la velocità equivalente di propagazione delle onde di taglio entro i primi 30 m di profondità calco-
lata con l’espressione [2.5]. Tale profondità è riferita al piano di imposta per le fondazioni
superficiali, alla testa dei pali per le fondazioni su pali.
Nei casi in cui Vs,30 non sia disponibile, la classificazione può essere effettuata in base ai valo-
ri del numero equivalente di colpi della Standard Penetration Test NSPT,30, calcolata con
l’espressione [2.6], nei terreni a grana grossa; ovvero in base alla resistenza non drenata equivalen-
te Cu,30, calcolata con l’espressione [2.7], nei terreni a grana fina.
Per le categorie S1 e S2 occorre predisporre specifiche analisi per la definizione delle azioni
sismiche.
Tab. A13.2 - Categorie di sottosuolo (Tab. 3.2.II delle NTC 2008)
Le grandezze Vs,30, NSPT,30 e Cu,30, di cui alla Tabella A13.2, si calcolano con:
x velocità equivalente di propagazione delle onde di taglio
30
VS ,30 [m/s] [A13.1]
h
6 i 1, N i
VS ,i
x resistenza penetrometrica dinamica equivalente
6 i 1,M hi
N STP ,30 [A13.2]
hi
6 i 1,M
N SPT ,i
x resistenza non drenata equivalente
6i 1, K hi
Cu ,30 [A13.3]
hi
6i 1, K
Cu ,i
nelle quali:
hi è lo spessore in metri dell’i-esimo strato compreso nei primi 30 m di profondità
VS,i è la velocità delle onde di taglio nell’i-esimo strato
NSPT,i è il numero di colpi NSPT nell’i-esimo strato
Cu,i è la resistenza non drenata nell’i-esimo strato
N è il numero di strati compresi nei primi 30 m di profondità
M è il numero di strati di terreni a grana grossa nei primi 30 m di profondità
K è il numero di strati di terreni a grana fina compresi nei primi 30 m di profondità
Le NTC 2008 definiscono, poi, le condizioni topografiche e stabiliscono che per configura-
zioni superficiali semplici si può adottare la classificazione della Tabella A13.3.
Categoria
Caratteristiche della superficie topografica
topografica
T1 Superficie pianeggiante, pendii e rilievi isolati con inclinazione media i 15°
T2 Pendii con inclinazione media i > 15°
T3 Rilievi con larghezza in cresta molto minore che alla base e inclinazione
media 15° i 30°
T4 Rilievi con larghezza in cresta molto minore che alla base e inclinazione
media i>30°
Tabella A13.3 – Categorie topografiche (Tab. 3.2.IV delle NTC 2008)
368
Appendice: Norme Tecniche per le Costruzioni
K è il fattore che altera lo spettro elastico per coefficienti di smorzamento viscoso con-
venzionale [ diversi dal 5%
K 10
5 [ t 0,55
dove [ (espresso in percentuale) è valutato in funzione del materiale, della tipologia
strutturale e del terreno di fondazione
Fo è il fattore che quantifica l’amplificazione spettrale massima ed ha valore minimo
2,2
369
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Categoria
SS CC
sottosuolo
A 1,00 1,00
ag
B 1,00 d 1,40 0,40 u Fo u
g
d 1,20
1,10 u TC*
0 , 20
ag
C 1,00 d 1,70 0,60 u Fo u
g
d 1,50 1,05 u TC* 0 , 33
ag
D 0,90 d 2,40 1,50 u Fo u
g
d 1,80 1,25 u TC* 0 , 50
ag
E 1,00 d 2,00 1,10 u Fo u
g
d 1,60
1,15 u TC*
0 , 40
Categoria
Ubicazione dell’opera ST
topografica
T1 ---------- 1,0
T2 In corrispondenza della sommità del pendio 1,2
T3 In corrispondenza della cresta del rilievo 1,2
T4 In corrispondenza della cresta del rilievo 1,4
Tab. A13.5 - Valori massimi del coefficiente di amplificazione topografica ST (Tab. 3.2.VI delle NTC
2008)
ªT 1 § T ·º
0T<TB S ve T a g u S uK u Fv u « ¨¨1 ¸¸»
¬ TB K u Fv © TB ¹¼
TBT<TC S ve T a g u S uK u Fv
[A13.5]
§T ·
TCT<TD S ve T a g u S uK u Fv u ¨ C ¸
©T ¹
§ T uT ·
TDT S ve T a g u S uK u Fv u ¨ C 2 D ¸
© T ¹
nelle quali:
T è il periodo di vibrazione
Sve è l’accelerazione spettrale verticale
370
Appendice: Norme Tecniche per le Costruzioni
Le NTC 2008, dopo aver normato lo spettro di risposta elastico in spostamento delle componenti o-
rizzontali, lo spostamento orizzontale e velocità orizzontale del terreno, gli spettri di progetto per gli SLE e
per gli SLU e l’impiego di accelerogrammi, ribadisce che nelle costruzioni civili e industriali la
combinazione delle azioni da adottare è:
E G1 G2 P \ 21 u Qk 1
dove gli effetti dell’azione sismica devono essere valutati tenendo conto delle masse associate
ai carichi gravitazionali:
G1 G2 \ 21 u Qk1
In chiusura del capitolo la norma esamina gli Effetti della variabilità del moto. Per maggiori ap-
profondimenti nel merito si rimanda alle NTC 2008.
VR
TR [A13.6]
ln 1 PVR
371
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
1
§p · § T · ª § T ·º
log p log p1 log¨¨ 2 ¸¸ u log¨¨ R ¸¸ u «log¨¨ R 2 ¸¸» [A13.7]
© p1 ¹ © TR1 ¹ ¬ © TR1 ¹¼
nella quale:
p è il valore del parametro di interesse corrispondente al periodo di ritorno TR
desiderato;
TR1 e TR2 sono i periodi di ritorno più prossimi a TR per i quali si dispone dei valori p1 e p2 del
generico parametro p.
Nei casi in cui il punto di riferimento non ricade nei nodi del reticolo di riferimento, i valori
dei parametri p (ag, Fo, TC*) di interesse possono essere calcolati come media pesata dei valo-
ri corrispondenti ai quattro vertici della maglia elementare del reticolo contenente il punto in
questione, con l’espressione
4
pi
¦ d
p i 41 i [A13.8]
1
¦
i 1 di
nella quale:
Nella Scheda 1 si riporta, a titolo di esempio, il calcolo degli spettri di risposta elastico in
accelerazione delle componenti orizzontali e verticale per un edificio per civili abitazioni.
Dati di progetto
x Classe d’uso Classe II
x Vita Nominale VN = 50 anni
x Coefficiente d’uso CU = 1,0
x Latitudine 40.86
x Longitudine 14.276
x Categoria topografica T1
x Categoria di sottosuolo B
372
Appendice: Norme Tecniche per le Costruzioni
LAT
2 (14.23; 41.993)
3 (14.29; 41.382)
4 (14.28; 40.582)
1 (14.25; 38.032)
LON
373
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Le NTC 2008 stabiliscono che le azioni esercitate dal vento sulle costruzioni, generalmente
orizzontali, variano nel tempo e nello spazio provocando, in generale, effetti dinamici.
Per le costruzioni usuali, comunque, le azioni del vento possono essere ricondotte ad azioni
statiche equivalenti, mentre si dovrà tener conto della dinamicità del sistema per le costruzioni:
- di forma o tipologia inusuale,
- di grande altezza o lunghezza,
- di rilevante snellezza e leggerezza,
- di notevole flessibilità e ridotte capacità dissipativi.
Parametro fondamentale per la valutazione dell’azione del vento è la velocità di riferimento
vb[m/s] pari alla velocità del vento a 10 m dal suolo su un terreno di categoria di esposizione
374
Appendice: Norme Tecniche per le Costruzioni
vb vb ,0 [m/s] per a s d a0
[A14.1]
vb vb ,0 k a as a0 [m/s] per a0 a s d 1500m
nelle quali:
vb,0, a0 e ka sono riportati nella Tabella A14.1 e variano in relazione alla Regione in cui sorge
la costruzione, così come definite nella Fig. A14.1.
as è l’altitudine sul livello del mare, espressa in metri, del sito ove sorge la costru-
zione
Per altitudini superiori a 1500 m sul livello del mare si potrà fare riferimento alle condizioni
locali di clima e di esposizione. In ogni caso i valori utilizzati non dovranno essere minori di
quelli previsti per 1500 m di altitudine.
Le NTC 2008 stabiliscono che le azioni statiche equivalenti del vento sono pressioni, e de-
pressioni, che agiscono normalmente alle superfici, esterne ed interne, della costruzione. Per
costruzioni di grande estensione si dovrà tener conto anche delle azioni tangenti esercitate dal
vento.
Nel caso di edifici particolari, quali le torri a base quadrata o rettangolare, si dovrà conside-
rare anche l’ipotesi di vento spirante secondo una diagonale.
La pressione del vento si calcola con l’espressione:
p qb u ce u c p u cd [N/m2] [A14.2]
nella quale:
qb è la pressione cinetica di riferimento [N/mm2] che si valuta con l’espressione [A14.4]
ce è il coefficiente di esposizione che si valuta con l’espressione [A14.5]
cp è il coefficiente di forma, o coefficiente aerodinamico, funzione della tipologia e delle geo-
metria della costruzione e del suo orientamento rispetto alla direzione del vento; il suo
valore può essere ricavato da opportuna documentazione o da prove in galleria del
vento
cd è il coefficiente dinamico, da assumere pari a 1 per tipologie ricorrenti con altezza sul suolo
non eccedente gli 80 m.
375
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Il coefficiente di esposizione, per altezze sul suolo z [m] non maggiori di 200 m, si calcola con
l’espressione
376
Appendice: Norme Tecniche per le Costruzioni
ª º
ce z k r2 ct ln§¨ z ·¸ «7 ct ln§¨ z ·¸» per z t zmin
z
© 0 ¹¬ z
© 0 ¹¼
[A14.5]
ce z ce z min per z < zmin
nelle quali:
kr, z0 e zmin sono riportati nella Tabella A14.2 in funzione della categoria di esposizione del sito
ct è il coefficiente di topografia, generalmente pari a 1.
Tab. A14.3 - Classi di rugosità del terreno (Tab. 3.3.III delle NTC 2008)
Per la determinazione della categoria di esposizione del sito si farà riferimento alla Fig.
A14.2 ed alla Classe di rugosità del terreno definita nella Tabella A14.3.
Per la definizione del coefficiente di forma cp si può fare riferimento alla Circolare del Mi-
nistero dei Lavori Pubblici del 4 luglio 1996, che al punto C.7.6 stabilisce che in assenza di va-
lutazioni più precise, suffragate da opportuna documentazione o da prove sperimentali in gal-
leria del vento, si assumono i valori riportati ai punti seguenti.
377
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
- per costruzioni che hanno una parete con aperture di superficie non minore di 1/3
di quella totale
cpi = + 0,8 se la parete aperta è sopravento
cpi = - 0,5 se la parete aperta è sottovento o parallela al vento
- per costruzioni che hanno su due pareti opposte, normali alla direzione del vento,
aperture di superficie non minore di 1/3 di quella totale
cpe + cpi = ± 1,2 per elementi normali alla direzione del vento
cpi = ± 0,2 per i rimanenti elementi
A titolo di esempio, nella Scheda 2, si riporta il calcolo dell’azione del vento per un edificio
per civili abitazioni da realizzare in Campania.
Fig. A14.2 - Definizione delle categorie di esposizione (Fig. 3.3.2 delle NTC 2008)
378
Appendice: Norme Tecniche per le Costruzioni
Fig. A14.3
Fig. A14.4
379
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Calcolo azione del vento per un edificio da realizzare in Campania in località con
altitudine 600 m.l.m.
Dati di progetto
¾Coefficiente di esposizione
Assunti
cp = 0,8; cd = 1
risulta
p = 526,00 u 0,80 u 1,00 u 2,44 = in c.t. 1030 N/m2 (cfr. [A14.2])
380
Appendice: Norme Tecniche per le Costruzioni
nella quale:
Il carico neve al suolo qsk, per località a quota as inferiore a 1500 m sul livello del mare, si calco-
la in base alla zonizzazione (Fig. A15.1) con le espressioni di seguito riportate.
Zona I – Alpina
Aosta, Belluno, Bergamo, Biella, Bolzano, Brescia, Como, Cuneo, Lecco, Pordenone, Sondrio,
Torino, Trento, Udine, Verbania, Vercelli, Vicenza
Zona I – Mediterranea
Alessandria, Ancona, Asti, Bologna, Cremona, Forlì – Cesena, Lodi, Milano, Modena, Novara,
Parma, Pavia, Pesaro e Urbino, Piacenza, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini, Travisi, Varese
Zona II
Arezzo, Ascoli Piceno, Bari, Campobasso, Chieti, Ferrara, Firenze, Foggia, Genova, Gorizia,
Imperia, Isernia, La Spezia, Lucca, Macerata, Mantova, Massa Carrara, Padova, Perugia, Pesca-
ra, Pistoia, Prato, Rovigo, Savona, Teramo, Trieste, Venezia, Verona
Zona III
Agrigento, Avellino, Benevento, Brindisi, Cagliari, Caltanisetta, Carbonia – Iglesias, Caserta,
Catania, Catanzaro, Cosenza, Crotone, Enna, Frosinone, Grosseto, L’Aquila, Latina, Lecce,
Livorno, Matera, Medio Campidano, Messina, Napoli, Nuoro, Ogliastra, Olbia Tempio, Ori-
stano, Palermo, Pisa, Potenza, Ragusa, Reggio Calabria, Rieti, Roma, Salerno, Sassari, Siena,
Siracusa, Taranto, Terni, Trapani, Vibo Valentia, Viterbo
381
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Topografia descrizione CE
Battuta dai Aree pianeggianti non ostruite esposte su tutti i lati, senza costru-
0,9
venti zioni o alberi più alti
Area in cui non è presente una significativa rimozione di neve sulla
Normale costruzione prodotta dal vento, a causa del terreno, altre costruzio- 1,0
ni o alberi
Area in cui la costruzione considerata è sensibilmente più bassa del
Riparata 1,1
circostante terreno o circondata da costruzioni o alberi più alti
Tab. A15.1 - Valori di CE per diverse classi di topografia (Tab. 3.4.I delle NTC 2008)
Coefficiente di forma 0° ơ 30° 30° < ơ < 60° ơ 60°
Ƭi 0,8 0,8
60 D 0,0
30
ơ è l’angolo, espresso in gradi sessagesimali, formato dalla falda con l’orizzontale..
Il coefficiente di forma è riferito a coperture ad una o due falde.
Tab. A15.2 - Valori del coefficiente di forma (Tab. 3.4.II delle NTC 2008)
382
Appendice: Norme Tecniche per le Costruzioni
Nella Scheda 3, a titolo di esempio, si riporta il calcolo dell’azione della neve per un edificio
per civili abitazioni da realizzare ad Avellino.
Calcolo dell’azione della neve per una copertura a tetto con due falde non simme-
triche da realizzare ad Avellino su un’area con la costruzione circondata da alberi
più alti.
Dati di progetto
383
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
¾coefficiente di esposizione
CE = 1,1 (cfr. Tab. A15.1)
¾coefficiente termico
CT = 1
¾coefficienti di forma
P1 0,8
60 D 0,8 60 50 0,267 (cfr. Tab. A15.2)
30 30
Ƭ2 = 0,8
¾condizioni di carico
Caso II
0,5 Ƭ1(ơ1) = 0,5 × 0,267 = 0,1335 (cfr. Fig. A15.3)
Ƭ1(ơ2) = 0,8 (cfr. Fig. A15.3)
Caso III
Ƭ1(ơ1) = 0,267 (cfr. Fig. A15.3)
0,5 Ƭ1(ơ2) = 0,5 × 0,267 = 0,1335 (cfr. Fig. A15.3)
¾Carico neve
q s P i u q sk u C E u Ct (cfr. [A15.1])
falda 1
qs1 = 0,1335 u 0,708 u 1,1 u 1,0 = 0,104 [kN/m2]
falda 2
qs2 = 0,8 u 0,708 u 1,1 u 1,0 = 0,623 [kN/m2]
Scheda 3 – Calcolo azione della neve
Le NTC 2008 nel merito delle azioni termiche precisano che la severità delle azioni termi-
che è in generale influenzata da più fattori, quali le condizioni climatiche del sito, l’esposizione,
la massa complessiva della struttura e la eventuale presenza di elementi non strutturali isolanti.
Il campo di temperatura sulla sezione di un elemento strutturale monodimensionale può
essere descritto mediante:
384
Appendice: Norme Tecniche per le Costruzioni
perficie esterna Tsup.est e quella della superficie interna Tsup.int. tenendo conto anche
dell’irraggiamento solare (Tabella A16.1).
Al § 3.5.5, le NTC 2008 precisano che quando la temperatura non costituisca azione fon-
damentale per la sicurezza è consentito tener conto della sola componente 'Tu ricavandola di-
rettamente dalla Tabella A16.2.
Per la valutazione degli effetti delle azioni termiche, ci si riferirà ai coefficienti di dilatazione
termica riportati nella Tabella A16.3.
Incremento di temperatura
stagione Natura superficie Esposizione a sud-
Esposizione a nord-est
ovest od orizzontali
Superficie riflettente 0 °C 18 °C
Estate Superficie chiara 2 °C 30 °C
Superficie scura 4 °C 42 °C
Inverno 0 °C 0 °C
Tab. A16.1 - Contributo dell’irraggiamento solare (Tab. 3.5.I delle NTC 2008)
385
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
A.17 I solai
386
Appendice: Norme Tecniche per le Costruzioni
x Capitolo 3
Figura 3.2 home.worldonline.dk
Figura 3.3 www.architetturaeviaggi.it
Figura 3.16 A. Cooper, The wonders of New York, 1981 New York
x Capitolo 5
Figure 5.1, 5.4, 5.5, 5.6, 5.18, 5.19, 5.20, 5.21
Raffaele Marotta, Il calcestruzzo – la lavorazione, Cementir 1979
Si ringrazia il prof. Aldo de Marco che gentilmente ha concesso le fotografie delle Figure 2.8, 2.9, 2.24,
2.25, 2.26, 2.27, 2.28, 2.30, 2.31, 2,32, 2.33, 2.34, 2.62, 2.63, 2.64, 3.71, 3.72
387
La struttura in cemento armato per l’architettura – tecnica e tecnologia
Bibliografia
388
Finito di stampare nel mese di luglio del
dalla «ERMES. Servizi Editoriali Integrati S.r.l.»
Ariccia (RM) – via Quarto Negroni,
per conto della «Aracne editrice S.r.l.» di Roma