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August Strindberg
Personaggi
Harriet
Il vetraio
L’ ufficiale
La madre
Il padre
Lina
La portinaia
L’attacchino
La ballerina
Le escluse
Il corista
L’avvocato
Cristina
Il viveur
Il poeta
Lui
Lei
La brutta edit
La madre di edit
Il maestro
Nils
Lo sposo novello
La sposa novella
Il primo rettore
Il decano di teologia
Il decano di filosofia
Il decano di medicina
Il decano di giurisprudenza
Inzio. Harriet e il vetraio sul davanti, hanno entrambi un orologio senza lancette. Si muovono sulle
voci registrate. Il poeta si stacca lentamente dal fondo per prendere gli orologi. L'attachino,
doppiando il poeta prima del dialogo, toglie il cappello al vetraio. Altri si trovano in scena
occupati in azioni lentissime o in stop, altri ancora fuori scena.
HARRIET Il castello continua a crescere dalla terra: vedi quant’è cresciuto dall’anno scorso?
IL VETRAIO Non ho mai visto prima questo castello. Non ho mai sentito che un castello cresca.
Ma… sì, è cresciuto di due braccia, l’hanno concimato.
IL VETRAIO Nella sporcizia non si sviluppano, per questo salgono quanto più in fretta possono
verso la luce, per fiorire in essa, e morire.
HARRIET Till Paris, till Paris, ska vi rida pa un gris. Sai chi abita nel castello?
IL VETRAIO Entriamo!
Il vetraio porta in groppa al castello crescente Harriet che inizia a parlare con il lontanissimo
ufficiale sulla cima della scala. Il suo doppio si trova incatenato nella costruzione di scale e dà
voce all'altro.
Harriet (Emiliana) e L'Ufficiale (Gianni).
HARRIET Il castello è solido, ha sette muri, ma… riusciremo! Vuoi o non vuoi?
L’UFFICIALE Per essere sincero, non lo so. In un modo o nell’altro, soffrirò lo stesso! Ogni gioia
della vita deve essere pagata con un dolore doppio. Dove sono ora mi è difficile vivere, ma se mi
pago la dolce libertà, soffrirò tre volte di più… Harriet, preferisco andare avanti così, purché possa
vederti!
L’UFFICIALE La Bellezza, che è l’armonia dell’Universo. Ci sono linee nella tua figura, che
ritrovo solo nelle orbite del sistema solare. Sei una figlia del cielo!
HARRIET E tu un figlio.
Il padre staccandosi dalla serva Lina si avvicina alla madre. Intanto l'ufficiale sceso dal castello
crescente procede strisciando verso il centro della scena per trovarsi ai piedi della madre dal lato
della panchina.
LA MADRE Una mantiglia di seta per me, caro! A che serve, devo presto morire!
LA MADRE Anche a quello che lui dice, ma più che altro credo alla voce che parla qui dentro.
LA MADRE E che cosa? Perdonami tu, caro. Ci siamo tormentati: perché? Non potevamo farne a
meno!... Ma ecco la biancheria nuova per i ragazzi… guarda che si cambino due volte la
settimana… Devi uscire?
LA MADRE Ma pensa, comincio a vedere poco… Sì, sta diventando buio… Alfredo, vieni!
La madre alza l'ufficiale facendolo dondolare avanti e indietro quasi come fosse il filo che
precedentemente stava districando. Il padre intrappola Lina utilizzando proprio la matassa di
cotone della madre.
L’UFFICIALE E’ Harriet.
LA MADRE Oh, è questa Harriet? Sai cosa dicono? Che è scesa sulla terra per sapere come stanno
veramente gli uomini… ma non dire niente!
LA MADRE Alfredo mio, presto lascerò te e i tuoi fratelli… vorrei dirti una parola per la vita!
L’UFFICIALE Dimmi!
LA MADRE Pensi ancora alla volta in cui fosti punito ingiustamente per aver rubato una moneta
che poi ritrovammo?
L’UFFICIALE Sì! Quella ingiustizia dette una direzione sbagliata a tutta la mia vita!
L’UFFICIALE E dire che dopo vent’anni quell’armadio sta ancora lì! Abbiamo cambiato casa tante
volte, e mia madre è morta dieci anni fa!
LA MADRE Che vuol dire? Con le tue eterne domande rovini quello che c’é di più bello nella
vita!... Ma ecco Lina!
LINA Snälla frun, jag får tacka så mycket, men jag kan icke gå på kristignen… (Cara signora, la
ringrazio, ma non posso andare al battesimo…)
LINA Nei, kära, det er inte bro! (No signora, non è bene!)
L'ufficiale è seduto in prossimità della madre e si rivolge a lei rimanendo nella stessa posizione.
Il padre si avvicina alla madre, che alla fine della scena alza le braccia per poi cadere come una
marionetta senza fili.
LA MADRE Non dire così… ricordati che ho fatto anch’io la serva… perché devi offendere un
innocente…
IL PADRE Perché devi offendere me… tuo marito…
LA MADRE Questa vita! Quando si fa una buona azione, c’è sempre qualcuno che la giudica
cattiva… se si fa del bene a uno, si fa del male a un altro. Ah, livet!
Cambio atosfera. Harriet intrattiene un piccolo scambio di battute con l'ufficiale, entrambi
mantengono la posizione in cui si trovano.
L’UFFICIALE Trovi?
LA PORTINAIA No bambina; ventisei anni sono nulla, per un lavoro come questo!
LA PORTINAIA No. Ma non era colpa sua. Doveva partire… poveretto. Ormai sono trent’anni!
L’ATTACCHINO Era prima ballerina… ma quando lui partì, fu come se portasse via anche la sua
danza… non le dettero più una parte…
L’ATTACCHINO Io non mi lamento troppo… non adesso, che ho una rete e un paniere per i pesci!
L’ATTACCHINO Sì, tanto felice, tanto… era il sogno della mia giovinezza… ora si è avverato!
Sul fondo si scorgono le ballerine di spalle intente a celebrare una sorta di voto mentre una corda
viene tesa sul davanti. Carrellata di pianti e disperazione.
HARRIET Mi dia il suo scialle, siederò qui e guarderò la gente. Ma lei deve starmi dietro e
spiegare!
LA PORTINAIA Oggi è l’ultimo giorno, il Teatro, dopo, chiude… Adesso vengono a sapere se sono
state scritturate…
LA PORTINAIA Eh, già, Gesù mio che spettacolo… Io mi calo lo scialle sugli occhi…
HARRIET Poverette!
LA PORTINAIA Guardi, ne arriva una!... Non è stata scelta… Guardi come piange…
L'ufficiale salta in piedi con un mazzo di rose e al cominciar della musica improvvisa un balletto
sul centro della scena; alcune aspiranti e sospiranti pretendenti tentano di ballare con lui per
essere scelte. L'ufficiale inevitabilmente le scaccia una ad una essendosi reso conto che nessuna di
loro è la donna che sta cercando.
L’UFFICIALE Vittoria!
HARRIET Mi conosci?
L’UFFICIALE No, conosco una donna sola… Vittoria! Sono sette anni che cammino qui,
aspettandola… Guardi qui, sull’asfalto, le tracce dell’innamorato! Urrà! è mia! Vittoria! (Non
riceve risposta) Si starà vestendo! (All’ATTACCHINO) Ha una rete, vedo. A teatro, tutti hanno una
passione per le reti… o piuttosto per i pesci! Per pesci muti, che non possono cantare… Quanto
costa una roba simile?
L’ATTACCHINO Ganska!
HARRIET Abbastanza!
L’UFFICIALE Vittoria! Adesso si starà pettinando la frangetta… (Ad HARRIET) Signora, mi lasci
andare a prendere la mia sposa!
L’UFFICIALE Sono sette anni che cammino qui! Sette volte trecentosessantacinque fanno
duemilacinquecentocinquantacinque… E questa porta l’ho guardata
duemilacinquecentocinquantacinque volte, senza sapere su cosa si apra. C’è qualcuno là dentro? Ci
abita qualcuno?
L’UFFICIALE Sembra la porta di una dispensa che vidi quando avevo quattro anni. Ho visto tante
cucine in vita mia, ma il Teatro non può avere una dispensa, non ha una cucina! Vittoria!... Senta,
signora, non potrebbe uscire da un’altra parte?
L’UFFICIALE Tra poco dovrebbe essere qui!... Ci sono due colombe azzurre… ma poi arriva
un’ape, ed entra nel fiore… io penso: adesso ti prendo! e stringo il fiore. Ma l’ape mi punse
attraverso i petali, e io piansi… Poi a cena ci dettero fragole di bosco con latte!... Mi pare si faccia
buio… (All’ATTACCHINO) Dove va?
L’UFFICIALE A cena? A quest’ora? Senta!... Posso entrare un momento, per telefonare al «castello
crescente»?
L’UFFICIALE Voglio dire al vetraio che metta vetri doppi. Presto sarà inverno, e ho un freddo da
morire!
HARRIET Ecco la risposta giusta! Quello che è per noi e per gli altri, non gli importa! Lei è solo
quello che è per lui!...
L’UFFICIALE Ma che dice... Verrà di certo! Lei verrà di certo! Ma, giusto, forse farei meglio a
disdire il pranzo!... Ormai è sera… Sì, farò così!
HARRIET No, cara, va pure tranquilla. Farò io il tuo servizio… Voglio conoscere gli uomini e la
vita, per sapere se è dura come dicono.
LA PORTINAIA Sì, se uno è capace, col cordone del campanello legato al braccio… Sul
palcoscenico ci sono guardie notturne che hanno il cambio ogni tre ore…
LA PORTINAIA Lo dice lei, noi siamo contenti di un posto simile, sapesse come sono invidiata…
LA PORTINAIA Già, ma vede, quello che è più pesante della veglia e della fatica, delle correnti
d’aria, del freddo e dell’umidità, è ricevere le confidenze di quei disgraziati lassù… In questa
coperta ci sono trent’anni di dolori miei e altrui!
LA PORTINAIA La porti, visto che la vuole… Ma sia gentile con i miei poveri amici, non si
stanchi di ascoltare i loro lamenti.
HARRIET: Lei parla un linguaggio che davvero non capisco. Amore, gioia, dolore sono parole che
non ho mai sentito.
L'ufficiale uscito da dietro la scala si dirige alla panchina per parlare con Harriet e poi con
l'attacchino.
(le ballerine cadute addormentate simulano il trascorrere del giorno e della notte e l'alternarsi
della luce e del buio muovendo le gambe)
HARRIET Giorno, notte; giorno, notte! Una provvidenza benevola vuole abbreviare la tua attesa!
Per questo i giorni fuggono, inseguendo le notti!
L'ATTACCHINO Ma sì! L'estate è stata calda, e abbastanza lunga... La rete era buona, ma non
come mi ero immaginato...
L'UFFICIALE Niente è come mi ero immaginato, perché l'idea è più della cosa, è più in alto di
tutto... (esaltato)
L'UFFICIALE No, non ancora, ma verrà presto!... Lei sa cosa c'è dietro la porta?
Harriet, sempre seduta sulla panchina nelle vesti della portinaia, dialoga con l'attacchino.
L'ATTACCHINO Cosa mancava? Beh, mancare non mancava nulla... Ma non era come avevo
immaginato, per questo la mia gioia non è stata tanto tanto grande!
HARRIET Lascia che lo dica io... Te l'eri immaginata come non era! Doveva essere verde, ma non
di quel verde!
L'ATTACCHINO Lei signora, lei sa sempre tutto! Per questo tutti vengono da lei con le loro
preoccupazioni... Se una volta volesse ascoltare anche me...
L'uffciale trovandosi vicino alle ballerine chiede informazioni sulla signorina Vittoria.
L’UFFICIALE Non se ne vada, vedrà cosa c’è dietro la porta, ho mandato a chiamare il fabbro!
LA BALLERINA ( Claudia) Sarà molto interessante vedere aprire questa porta. ( Giordana) la
porta e il castello crescente, ( insieme) conosce il castello crescente?
L’UFFICIALE Perché mi ama!... Corista, non se ne vada, prima che il fabbro abbia aperto la porta.
IL CORISTA Oh, aprite la porta! Ma che bello!... Voglio solo chiedere una cosa alla portinaia.
Entra il vetraio con il diamante e tutti si avvicinano abbandonando le proprie azioni e oggetti
dicendo “jag kommen” guidati dall'ufficiale.
L’UFFICIALE è lei il fabbro?
IL VETRAIO No, il fabbro è impegnato da una visita; il vetraio andrà bene lo stesso.
L’UFFICIALE Proprio niente! Al lavoro, allora! Fabbro – o vetraio – faccia il suo dovere! Un
momento come questo non si presenta spesso nella vita di un uomo, quindi, amici miei, vi prego…
di pensarci bene…
La folla accalcatasi prima sul davanti si disperde al tuonare della voce del poliziotto. Tutti si
lamentano sostenendo le parole dell'ufficiale.
LA VOCE DEL POLIZIOTTO ( Martina) In nome della legge, proibisco che si apra questa porta!
L’UFFICIALE Oh Dio, quanto chiasso, quando si vuol fare qualcosa di nuovo e grande!... Ma
faremo causa!... Dall’avvocato! Vedremo se le leggi valgono ancora!...
TUTTI Dall’avvocato!
Tutti di spalle fermi in fondo alla scena dopo un respiro all'unisono si voltano con un salto
imitando nella posizione e nell'espressione L'urlo di Munch.
Il poeta e l'avvocato di spalle sul davanti. Harriet rimane in disparte. Gli altri a coppie (uomo-
donna) sciogliendo le posizioni si fermano in stop.
IL POETA Guarda questi muri, non è come se tutti i peccati avessero insudiciato le carte da parato?
L'AVVOCATO Guarda questi fogli, sui quali scrivo storie sull'ingiustizia: guarda me! Qui non
viene mai nessuno che sorrida; solo sguardi maligni, denti stretti, pugni chiusi...
IL POETA Guarda le mie mani, sono nere e non si possono più pulire!
L'AVVOCATO E sai cos'è peggio di tutti? Separare i coniugi: è come se venissero grida dalla terra
e dal cielo...
IL POETA Una volta... sì, si trattava, mi pare di un'insalata verde, un'altra di una certa parola, per lo
più di niente...
L'AVVOCATO è così!
L'AVVOCATO Si arrampicano sui vetri fino alla morte, e si lasciano dietro i loro debiti!
L'AVVOCATO Sì, ma se quello che nutre gli uccelli volesse scendere sulla terra per vedere come
vivono gli uomini, avrebbe forse compassione...
L’AVVOCATO No, no ancora, può stare tranquillo… Perché tocca il mio armadio?
Tutti dissentono.
Dal fondo la signorina Bosse mentre apre civettuosamente un ombrellino arriva sul davanti
mimando una sorta di passerella. Dopo qualche istante d'attesa l'avvocato inginocchiandosi le
abbraccia le gambe. Il vetraio prende l'ombrello dalle mani della signorina e improvvisa una
girandola dietro di loro.
Sullo stile musical si tiene il dialogo tra i due.
HARRIET Sono lacrime, quando gli uomini piangono… Cosa senti, ancora?
HARRIET Fin qui è arrivato il lamento degli uomini…non oltre. Ma perché questo eterno lamento?
Non c’è niente nella vita, di cui rallegrarsi?
L’AVVOCATO Sì, la cosa più dolce, che è anche la più amara: l’amore! Moglie e casa! La vetta e
l’abisso!
HARRIET Con te! Tu conosci gli scogli, i pericoli, perché li possiamo evitare!
L’AVVOCATO Se ci stancheremo?
Scena Doppia.
Le coppie disposte di profilo una da una parte del palco l'altra di fronte. Cristina entra, gli sposi si
avvicinano a ritmo di musica per poi iniziare le rispettive scene.
Il vetraio intanto solleva formando una croce “ la precedente” Harriet (Emiliana) appoggiandola
sulla panchina. Il vetraio e l'ufficiale si trovano poi sulla scala a seguire lo svolgimento dei litigi.
La scena si districa tra il dialogo verbale poeta e Harriet, rapporto tra portinaia-Harriet, costretta
in un sogno di impedimento, giovane Harriet succube dell' avvocato-poeta.
La giovane Harriet si attiva per uccidere il suo aggressore e scappa sotto la rete con il giovane
poeta (Gianni) mentre l'avvocato e la portinaia iniziano un rapporto dalle connotazioni
diametralmente opposte al precedente.
L’AVVOCATO Niente!
L’AVVOCATO Sei troppo debole per pulire il pavimento, io lo stesso, e Cristina deve incollare;
deve incollare tutta la casa, ogni fessura, sul soffitto, sul pavimento, sulle pareti!
L’AVVOCATO C’è chi sta peggio! Nella pentola c’è ancora da mangiare!
L’AVVOCATO Allora io devo sacrificare i miei per te! I sacrifici debbono essere reciproci.
L’AVVOCATO Vedi quanto è duro!... E il bambino che doveva essere legame e benedizione… sarà
la nostra rovina!
HARRIET Tutto andrebbe bene, se solo potessi avere un po’ di bellezza, in questa casa!
L’AVVOCATO So che vuoi un fiore, un tulipano; ma costa una corona e cinquanta: sono sei litri di
latte oppure quattro chili di patate.
L’AVVOCATO C’è una bellezza che non costa niente, e se manca in una casa, è il peggior
tormento, per un uomo sensibile!
HARRIET Qual è?
L’AVVOCATO Abbiamo fatto il patto… Va tutto bene, Harriet… solo non il tono brusco, duro…
Lo conosci?
HARRIET Non lo sentiremo mai!
(Cambio)
L’AVVOCATO Ecco. Quando entro in una casa, guardo prima come la tenda è sistemata in basso…
Se cade giù come uno straccio, me ne vado subito… Dopo, do un’occhiata alle sedie… Se sono
disposte in ordine, rimango. Poi guardo le candele nei candelieri… Se sono storte, c’è qualcosa di
storto nella casa… Vedi cara, è questa la bellezza che non costa niente!
L’AVVOCATO Accidenti!
L’AVVOCATO Perdonami, Harriet. Ma io ho sofferto tanto del tuo disordine, quanto tu soffri della
sporcizia.
HARRIET E’ così difficile essere sposati… E’ più difficile di tutto! Bisognerebbe essere un angelo,
credo!
L’AVVOCATO Guai a noi, allora!... Cerchiamo di prevenire l’odio! Ti prometto che non farò più
osservazioni sull’ordine… anche se per me è una tortura!
HARRIET Sì! Ma cerchiamo, per l’amor di Dio, di evitare gli scogli, ora che li conosciamo così
bene!
HARRIET Sorridi, e niente voce dura… Col tuo giornale ho acceso il fuoco…
L’AVVOCATO Accidenti!
HARRIET Sorridi!... L’ho bruciato perché oltraggiava ciò che per me è sacro…
L’AVVOCATO Che per me non è sacro! Bah!... Voglio sorridere, voglio sorridere fino a scoprire i
molari… Voglio essere umano e dissimulare le mie opinioni, dire di sì a tutto, fare l’ipocrita! Bene,
tu hai bruciato il mio giornale! Bene! Vedi, adesso sto mettendo in ordine un’altra volta, per farti
arrabbiare… Harriet, questo è semplicemente impossibile!
HARRIET E’ vero!
L’AVVOCATO Eppure dobbiamo tenere duro, non perché ce lo siamo promessi, ma per il bambino!
Santa Lucia. Sul davanti le donne cantano intorno ad un candelabro mentre gli uomini creano
un'orchestra di corpi sul retro. Harriet si trova staccata dagli altri cantando o dirigendo.
Sul finire della musica di Santa Lucia iniziano delle danze. Il poeta e il giovane poeta continuano a
suonare sul fondo. Edit si sistema di fronte alla fila di scarpe, il pianoforte.
LA CAMERIERA Io?
L’UFFICIALE Non domandarglielo, da tre ore sta seduta lì, senza essere invitata…
EDIT Perché non posso offrirmi. Lo so di essere brutta, per questo nessuno vuole ballare con me,
ma non voglio che me lo ricordino!
Tutti incantati dalla musica si avvicinano a Edit seguendo le sue mani con il corpo e la testa.
Irrompe l'ufficiale rivolgendosi ad Harriet. Tutti si alzano, alla fine anche Edit, e iniziano a
prepararsi per andare a Portobello
L’UFFICIALE A Portobello. Là è estate, là splende il sole, là trovi gioventù, bambini e fiori, danze
e canzoni, feste e gioia!
L’UFFICIALE Vieni!
Come su una nave tutti salgono sulle scale con in mano i sacchetti di plastica, agitandoli come
fossero fazzoletti. Primi tra tutti la portinaia-Harriet e il giovane poeta.
Solo l'ufficiale rimane a terra a salutare gli altri e a raccogliere la forcella che cadrà in mare.
LUI Evviva, porto bello dei miei giovani anni, quando sognavo i primi sogni rosa! Signorina Bosse,
vuole avere un figlio con me?
L’AVVOCATO La forcella è la più perfetta delle cose create! Una retta simile a due parallele…
Allo scoppiare del colera tutti si infilano i sacchetti di plastica biodegradabile e respirano
affannosamente.
L'ISPETTORE (Luigi e Andrea) Diventerà bianco! (all'UFFICIALE) Anche le tue rose rosse
diventeranno bianche
L'ISPETTORE DELLA QUARANTENA (Luigi e Andrea) Non occorre aver fatto nulla per essere
colpiti dalle piccole seccature della vita!
TUTTI (c. s.) Così brevi sono la gioia/ La felicità/ Per quanto dobbiamo rimanere qui?
L'attacchino si stacca dagli altri per andarsi a sedere lentamente sulla panchina dove il poeta si
trova girato di spalle.
L’UFFICIALE Sì che lo so, ma dimentico tanto spesso quello che so! Io desidero spesso di poter
dimenticare, soprattutto me stesso; per questo vado a mascherate, feste in costume, spettacoli di
filodrammatici. Se ne parlo, passo per vanitoso, se taccio, mi chiamano ipocrita!
Dopo aver detto la sua battuta l'attacchino si gira specularmente al poeta. I due si ritrovano con le
posizioni scambiate. Il poeta inizia il suo monologo mentre l'attacchino si alza lentamente per
lasciare la scena ad Harriet e il poeta.
Gli altri fermi in stop.
IL POETA Così dicono tutti! E se taci, dicono: parla! Questi irriducibili uomini!
(Legge) «Io ero, quell’inverno, in preda ad astratti furori. Non dirò quali, furori non eroici, non vivi;
furori, in qualche modo, per il genere umano perduto. Da molto tempo questo, ed ero col capo
chino. Vedevo manifesti di giornali squillanti e chinavo il capo; vedevo amici, per un’ora, due ore, e
stavo con loro senza dire una parola, chinavo il capo; e avevo una ragazza o moglie che mi
aspettava ma neanche con lei dicevo una parola, anche con lei chinavo il capo. Pioveva intanto e
passavano i giorni, i mesi, e io avevo le scarpe rotte, l’acqua che mi entrava nelle scarpe, e non vi
era più altro che questo: pioggia, massacri sui manifesti dei giornali, e acqua nelle mie scarpe rotte,
muti amici, la vita in me come un sordo sogno, e non speranza, quiete.
Questo era il terribile: la quiete nella non speranza. »
HARRIET Lontano dal mormorio e dal lamento degli uomini, sulle estreme acque dell’universo.
Ascolta!
HARRIET Non vedi che questa grotta è fatta come una conchiglia? Sì, lo vedi. Non sai che il tuo
orecchio è fatto come una conchiglia? Lo sai, ma non ci hai pensato. Non hai, da bambino, tenuto
una conchiglia contro l’orecchio e sentito… sentito fluire il sangue del tuo cuore, il brusio dei tuoi
pensieri nel cervello, lo strappo di migliaia di piccole fibre logorate nel tessuto del tuo corpo…
Questo senti nella piccola conchiglia, immagina cosa devi sentire nella grande!
Valzer dei relitti. Ogni uomo invita la propria dama a ballare un valzer spostati nei movimenti
come se fossero su una nave in balia delle onde.
Al cambiare della musica tutti, piegandosi gli uni sugli altri, si accasciano al suolo.
Cercando di sollevarsi tendono il corpo e le mani. Harriet e il poeta camminano attraverso i relitti
distesi.
HARRIET Guarda qui… Tutta roba che il mare ha trascinato via, schiacciato.
IL POETA Ecco la nave che partì da Portobello con il figlio del cieco… Affondata! E a bordo c’era
il fidanzato di Alice, l’amore senza speranza di Edit.
HARRIET Il cieco? Portobello? Devo aver sognato! E il fidanzato di Alice, la brutta Edit, l’ufficio
dell’avvocato, il corridoio, la signorina Vittoria, il castello crescente e l’ufficiale… Devo aver
sognato…
*
Scena quotidiana. Harriet dando precedentemente le spalle al pubblico si gira con il tulle rosso
sotto il vestito.
HARRIET Dunque, sono incinta... Non capisco come sia potuto succedere. Ma non hai usato il
preservativo come...
IL POETA Già, appunto... Dopo la prima notte di nozze sei andata a dire a tua sorella che io non
sono uomo... e adesso, eccoti incinta... Questo come lo spieghi?
Durante la scena il vetraio (Alessandro) prende la giovane Harriet (Giordana) e la porta via dal
giovane poeta (Tommaso), inscenando un omicidio. La giovane si libera e corre dal giovane poeta
urlando:
“August!”
HARRIET (Come se si svegliasse) Non capisco... è come se tutto questo l'avessi già vissuto...
HARRIET Non è la realtà, ma più della realtà… Non è un sogno, ma un sognare da svegli…
TUTTI E i figli degli uomini credono che noi giochiamo soltanto… Inventiamo e immaginiamo!
HARRIET Tanto meglio, altrimenti il mondo sarebbe devastato dalla mancanza di stimoli.
IL POETA Come puoi parlare così, tu che per appartieni per metà al mondo di lassù…
HARRIET Hai ragione di rimproverarmi: sono rimasta troppo quaggiù, infangata come te… I miei
pensieri non sanno più volare… fango sulle ali… terra ai piedi… e io affondo, affondo…
L'Ufficiale e l'Ispettore della Quarantena aiutano Harriet ad alzarsi. Harriet diventa una bambola
tenuta sotto le ascelle dall'ufficiale. Cicalone si trova sulla panchina.
L'ISPETTORE DELLA QUARANTENA No, è quello di fronte. Questa è Cala della Vergogna!
L'UFFICIALE No.
LO SPOSO Perché nel cuore della felicità si sviluppa un seme d’infelicità; la felicità consuma se
stessa, come la fiamma… non può ardere eternamente, si deve spegnere. Questo presentimento
della fine distrugge la felicità proprio al suo culmine.
LA PORTINAIA Buonanott'!
Buio.
Nel buio si sentono le voci di bambini che si preparano per andare a scuola. Al cominciare della
musica tutti si sistemano in formazione sulla panchina. Harriet rimane sulla scala. Il maestro
prepara la maestosa entrata rimanendo fuori scena. L'ufficiale arrivato in ritardo si siede su un
piccolo sgabello in prima fila.
L’UFFICIALE …
IL MAESTRO Cerchi delle scappatoie! Lo sai, ma non lo puoi dire. Ti debbo aiutare? (lo tira su per
l’orecchio)
IL MAESTRO Sì, è terribile che un ragazzo così grande non abbia amor proprio…
L’UFFICIALE Un ragazzo grande, sì, sono grande, è vero, molto più grande di questi qui; sono
adulto, ho finito le scuole… Mi sono laureato… Perché sto seduto qui? Non sono laureato?
IL MAESTRO Sicuro, ma vedi, devi sedere qui e maturare. Devi maturare… Non è giusto?
L’UFFICIALE Sì, è giusto, bisogna maturare… Due volte due… fa due, e lo dimostrerò con una
prova analogica, la più valida delle prove! Mi ascolti… Uno per uno fa uno, dunque due volte due
fa due! Perché quello che vale per l’uno, vale anche per l’altro!
IL MAESTRO La prova è perfettamente conforme alle leggi della logica, ma la risposta è sbagliata!
L’UFFICIALE Ciò che è conforme alle leggi della logica non può essere sbagliato! Facciamo la
prova! L’uno nell’uno sta una volta, dunque il due nel due sta due volte!
IL MAESTRO Esattissimo secondo la prova analogica. Ma quanto fa, allora, una volta tre?
L’UFFICIALE Fa tre.
L’UFFICIALE No, non può essere giusto… Non può… oppure… No, non sono ancora maturo!
IL MAESTRO Quanto tempo, qui? Credi che esistano tempo e spazio?... Ammesso che esista il
tempo, dovresti saper dire cos’è, il tempo. Cos’è, il tempo?
L’UFFICIALE Il tempo… Non lo so dire, ma so che cos’è: ergo, posso sapere quanto fa due per
due, senza saperlo dire! Signor Maestro, lei sa dire che cosa è il tempo?
IL MAESTRO Il tempo… Lasciatemi pensare! Mentre noi parliamo, il tempo fugge. Dunque, il
tempo è qualcosa che fugge mentre parlo!
NILS Adesso il maestro parla, e mentre il maestro parla, io fuggo; dunque io sono il tempo!
L’UFFICIALE Ma allora le leggi della logica sono insensate, perché Nils, che è fuggito, non può
essere il tempo!
IL MAESTRO Anche questo è esattissimo secondo le leggi della logica, pure se è insensato!
IL MAESTRO Sembra veramente che sia così! Ma se è insensata la logica, tutto il mondo è
insensato… Mi pigli il diavolo, piuttosto, se rimango qui a insegnarvi assurdità! Se qualcuno offre
un cicchetto, andiamo tutti a fare il bagno!
L’UFFICIALE Questo è un posterus prius, ovvero il mondo alla rovescia, perché prima si usa fare il
bagno, poi prendere il cicchetto! Vecchio bacucco!
L’UFFICIALE Signor Ufficiale, se non le spiace! Sono un ufficiale, e non capisco, perché stia qui,
tra scolaretti, a incassare sgridate…
L'attacchino rimane, dopo che gli altri si sono alzati, sulla panchina disteso e si rivolge ad Harriet.
L’ATTACCHINO Guardi quello che sta arrivando! E’ il più invidiato tra i mortali, qui.
Entra su una sedia a rotelle, accompagnato da due ragazze (Giordana e Claudia), il viveur mentre
una terza (Martina) si accoccola ai suoi piedi.
Sul finire del monologo le due tirano indietro la sedia.
IL VIVEUR / IL CIECO Io non vedo, ma sento!... Mio figlio, il mio unico figlio, partirà per
l’estero, sul mare vasto; potrò accompagnarlo solo coi miei pensieri… Adesso sento che qualcosa
sventola e sbatte, come biancheria stesa su una fune, fazzoletti bagnati, forse… E sento gemiti e
singhiozzi, come di gente che piange… saranno le ragazze sulla spiaggia… le abbandonate… le
inconsolabili…
Il viveur appena finito di parlare si alza togliendosi gli occhiali da sole e, accendendosi una
sigaretta, si unisce al gruppo maschile in semi-stop sul fondo.
Harriet parla con la portinaia, della quale si sente solo la voce falsata; i decani di teologia,
filosofia e medicina entrano in scena tenendosi le gonne per riuscire a frenare lo stimolo della pipì.
HARRIET E i Decani?
LA PORTINAIA No!
HARRIET Sì, perché c’è un dubbio: che la soluzione dell’enigma della vita sia là dentro!... Chiama
il Primo Rettore e i Decani delle quattro Facoltà! E non scordarti del vetraio col diamante,
altrimenti non facciamo niente!
In ritardo si presenta accanto agli altri decani quella di giurisprudenza. Dalla scala sorge il primo
rettore.
PRIMO RETTORE Opinioni? Io non ho opinioni. Sono solo nominato dal governo per badare che
non vi rompiate testa e gambe a vicenda… mentre educate la gioventù. opinioni? No, mi guardo
bene, io, dall’avere opinioni!
HARRIET Signore, vergognatevi! Vi accuso, tutte quante, di seminare dubbio e discordia nelle
anime dei giovani!
I decani rispondo ad Harriet accusandola a loro volta delle medesime colpe. Spazientita dice:
Buio!
Buio. Harriet prende per mano il poeta. Si mettono al centro della scena l'uno di spalle all'altra
mentre tutti con delle torce li illuminano. Il vetraio si posiziona dietro di loro con il diamente.
IL POETA Quale enigma?... Perché non parli più? Loro non significano niente, sono cose che noi
chiamiamo chiacchiere. Hanno chiacchierato.
IL POETA Ed era certo anche loro intenzione… Gli uomini sono fatti così.
Apertura della porta. Tutti si accalcano sul davanti. Il respiro è meno grottesco della prima
apertura. La porta viene aperta, tutti si sporgono.
TUTTI Harriet!
Urlando il nome di Harriet la folla sia apre a metà lasciando un corridoio composto di dita puntate
in fondo al quale si trova Harriet che avanza tra le accuse verso il poeta accovacciato in prima
fila.
IL PRIMO RETTORE Vuole la signorina Harriet Bosse essere così gentile da dirci quali erano le
sue intenzioni con l’apertura di questa porta?
Sul davanti la madre legata con delle corde (da Alessandro) e il padre. Gli altri, ciascuno con uno
specchio, si muovono intorno a loro.
HARRIET Il mio bambino! Ahimé, sono legata alla terra… Ma questo tormento che cos’è?
HARRIET I rimorsi?
L’AVVOCATO Sì! Si presentano dopo ogni dovere trascurato, dopo ogni piacere, anche il più
innocente, ammesso che ci siano piaceri innocenti, dopo ogni dolore che rechiamo al prossimo.
HARRIET Sembri un demonio, mentre pronunci la parola “dovere”. Ma quando, come nel mio
caso, ci sono due doveri da compiere?
HARRIET Prima il più alto… Quindi bada tu al mio bambino, così io compirò il mio dovere…
L’AVVOCATO Il tuo bambino soffre per la tua mancanza… Puoi sopportare che un essere umano
soffra per te?
HARRIET Adesso l’inquietudine mi è entrata nell’anima… e l’anima si è lacerata, la tirano in due
sensi opposti!
Harriet e il poeta giocano tra di loro con una palla. Tutti ritornano alle loro iniziali occupazioni
con molta leggerezza.
HARRIET Mi sembra che abbiamo già detto queste parole, in un altro posto.
HARRIET O il sogno!
IL POETA O la poesia!
*
Ognuno cerca di recuperare con calma gli oggetti da bruciare.
In fila tutti gettano qualcosa nel secchio sul davanti e si siedono sulla panchina.
Harriet è in piedi al lato della scena girata di spalle.
IL POETA Nemo nisi mors! Ho letto che quando la vita si avvicina alla fine, tutto ci passa davanti
in un sol tratto. E’ questa la fine?
HARRIET: Questo mondo dunque non è fatto per me, questa casa non è la mia.