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Stesura provvisoria di materiale didattico per il corso di trasmissione numerica ottenuta dalla rielaborazione delle

dispense del Prof. G. Mamola

Capitolo III

LA MODULAZIONE NUMERICA
III.1- Generalità.
Quando un segnale numerico deve essere trasmesso su canali di tipo passa banda (come
ad es. nel caso di collegamenti wireless, comunicazioni su fibre ottiche o su guide d’onda,
etc.) è necessario ricorrere al processo di modulazione. Nella sua forma più generale il segna-
le modulato è un segnale passa-banda del tipo:
(III.1.1) {
v(t ) = Re vˆ(t )e j 2 πf0t }
in cui vˆ(t ) e f0 rappresentano rispettivamente l’inviluppo complesso del segnale modu-

lato e la frequenza della portante.


Il segnale modulato, come già visto per la trasmissione in banda base, è un segnale costi-
tuito da una sequenza di forme di segnalazione del tipo:

(III.1.2) v (t ) = ∑ s (t − nT )
j
n =−∞

dove le forme di segnalazione s j ( t ) sono di tipo passa-banda e scelte in un insieme {s j (t )}


K −1

j =0

di K elementi.
Nel caso di segnalazioni prive di memorie, a cui si fa riferimento in questo capitolo,
l’insieme delle forme di segnalazione {sm (t )}m = 0 è costituito da M = 2k dove k ≥ 1 è il numero
M −1

di bit che costituiscono le parole trasmesse. Le forme di segnalazione, essendo di tipo passa-
banda, si possono anche esprimere mediante il loro inviluppo complesso come:
(III.1.3) sm (t ) = Re sˆm (t )e j 2 πf0 t { }
Sostituendo la (III.1.3) nella (III.1.2) si ha:
∞ ∞
   
(III.1.4) v(t ) = ∑ Re {sˆm (t − nT )e j 2πf (t −nT ) } = Re 
0


∑ sˆm (t − nT )e j 2πf nT  e j 2πf t 
0 0

n =−∞   n =−∞  
dalla quale, confrontata con la (III.1.1), si deduce l’espressione dell’inviluppo complesso del
segnale modulato:

(III.1.5) vˆ(t ) = ∑ sˆm (t − nT )e j 2πf nT 0

n =−∞

Nelle normali applicazioni la frequenza della portante è molto maggiore rispetto a R = 1 T ,

per cui l’analisi delle modulazioni numeriche è condotta assumendo la condizione:


(III.1.6) f 0T >> 1

Per semplicità e senza perdere di generalità, in quel che segue, si suppone anche che il
prodotto f0 T sia un numero intero positivo, cosicché la (III.1.6) diventa:
(III.1.7) f 0T = k ≫ 1

In queste condizioni la (III.1.5) si semplifica in:



(III.1.8) vˆ(t ) = ∑ sˆm (t − nT )
n =−∞
- 32 - Stesura provvisoria delle dispense rielaborate del Prof. G. Mamola

Nel seguito di questo capitolo sono presentate le caratteristiche delle modulazioni nume-
riche più comunemente adoperate che sono quelle denominate con le sigle ASK, PSK, FSK e
QAM.

III.2 – Sistemi di modulazione binari.


In questo paragrafo sono presi in esame i sistemi di modulazione binari in cui cioè
l’informazione da trasmettere è costituita da una sequenza di bit {d n } , supposti equiprobabi-
li, indipendenti ed emessi con velocità pari a R = 1 T [ bit/sec] .
III.2.1 – Modulazione ASK binaria.
Nella modulazione ASK (Amplitude Shift Keying) le forme di segnalazione sono definite
come:
(III.2.1) sm (t ) = V0 am cos(2πf 0 t + ϕ0 )Π ( t −T 2
T ) m = 0,1

dove la quantità ϕ si suppone una costante indipendente dalla sequenza di bit {d n } e la cor-
rispondenza tra i simboli am e i bit d m obbedisce alla regola:
d = 0 ⇒ a = −1
(III.2.2)
d =1 ⇒ a =1

In questo tipo di modulazione la portante è invertita tutte le volte che è presente il bit
d = 0 mentre resta invariata quando è presente il bit d = 1 .
Dalla (III.2.1) si deduce che le l’inviluppo complesso delle forme di segnalazione risulta:
(III.2.3) sˆm (t ) = V0 am e jϕ0 Π t −T 2 m = 0,1 ( T )
e sostituendo la (III.2.3) nella (III.1.8) si ottiene l’espressione dell’inviluppo complesso:

(III.2.4) vˆ(t ) = V0 e jϕ0 ∑ an Π ( t −T T2−nT )
n =−∞

alla quale, per la (III.1.1), corrisponde la seguente forma del segnale modulato ASK:
  ∞    ∞ 
(III.2.5) v(t ) = Re V0 e jϕ0  ∑ ( )
an Π t −T T2 − nT  e j 2 πf0t  = V0  ( )
an Π t −T T2 − nT  cos ( 2πf 0t + ϕ0 )

  n =−∞    n =−∞ 

II.2.2 - Modulazione OOK binaria.


Nella modulazione OOK (On Off Keying) le forme di segnalazione sono le stesse della mo-
dulazione ASK binaria ma la corrispondenza fra i simboli am e i bit d m è data dalla:
d =0 ⇒ a=0
(III.2.6)
d =1 ⇒ a =1

In questo tipo di modulazione la portante è trasmessa tutte le volte che è presente il bit
d = 1 mentre non è trasmessa quando è presente il bit d = 0 .
III.2.3 - Modulazione PSK binaria.
Nella modulazione PSK (Phase Shift Keying) le forme di segnalazione sono definite come:
(III.2.7) sm (t ) = V0 cos(2πf 0 t + ϑm + ϕ0 )Π ( t −T 2
T ) m = 0,1

dove la quantità ϕ si suppone una costante indipendente dalla sequenza di bit {d n } e la cor-
rispondenza tra le fasi ϑm e i bit d m obbedisce alla regola:
d =0 ⇒ ϑ=π
(III.2.8)
d =1 ⇒ ϑ = 0
In questo tipo di modulazione la portante è sfasata di π , ossia invertita, tutte le volte che
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è presente il bit d = 0 e resta invariata quando è presente il bit d = 1 . Di conseguenza, le mo-


dulazioni ASK e PSK binarie sono indistinguibili, dato che danno luogo allo stesso segnale
modulato.
Dalla (III.2.7) si deduce che le l’inviluppo complesso delle forme di segnalazione risulta:
(III.2.9) ( )
sˆm (t ) = V0 e jϑm e jϕ0 Π t −T 2 = V0 cm e jϕ0 Π t −T 2 m = 0,1
T ( T )
dove si è posto cm = e jϑm che per la (III.2.8) seguono la regola:
d = 0 ⇒ c = −1
(III.2.10)
d =1⇒ c =1
Sostituendo la (III.2.9) nella (III.1.8) si ottiene l’espressione dell’inviluppo complesso del
segnale modulato PSK:
∞ ∞
(III.2.11) vˆ(t ) = V0 e jϕ0 ∑ e jϑ Π ( t −T T2−nT ) = V0e jϕ ∑ cn Π ( t −T T2−nT )
n 0

n =−∞ n =−∞

alla quale per la (III.1.1) corrisponde le seguenti forme del segnale modulato PSK:

{ )}
  ∞ jϑ  

v(t ) = Re V0 e jϕ0 

∑ ( )
e n Π t −T T2 − nT  e j 2 πf0t  = V0

Re e ( 0 n 0 ) Π t −T T2 − nT
j 2 πf t +ϑ +ϕ
∑ (
(III.2.12)   n =−∞   n =−∞

= V0 ∑ Π ( t −T T2−nT ) cos ( 2πf0t + ϑn + ϕ0 )
n =−∞

e
  ∞    ∞ 
(III.2.13) v(t ) = Re V0 e jϕ0  ∑
 n =−∞
cn Π ( t −T 2 − nT
T ) e j 2 πf 0 t 
 = V0  ∑
 n =−∞
cn Π ( t −T 2 − nT
T ) cos ( 2πf t + ϕ )
0 0
   

III.2.4 - Modulazione FSK binaria.


Nella modulazione FSK (Frequency Shift Keying) le forme di segnalazione sono definite
come:
(III.2.14) sm (t ) = V0 cos[2π( f 0 + am ∆f )t + ϕ0 ]Π ( t −T 2
T ) m = 0,1

dove la quantità ϕ si suppone una costante indipendente dalla sequenza di bit {d n } e la cor-
rispondenza fra i simboli am e i bit d m obbedisce alla regola:
d = 0 ⇒ a = −1
(III.2.15)
d =1⇒ a =1
In questo tipo di modulazione la frequenza della portante è aumentata di ∆f tutte le volte
che è presente il bit d = 1 e diminuita di ∆f quando è presente il bit d = 0 .

Dalla (III.2.7) si deduce che le l’inviluppo complesso delle forme di segnalazione risulta:
(III.2.16) sˆm (t ) = V0 e j 2 πam ∆ft e jϕ0 Π t −TT 2 m = 0,1 ( )
e sostituendo la (III.2.16) nella (III.1.8) si ottiene l’espressione dell’inviluppo complesso del
segnale modulato FSK:

(III.2.17) vˆ(t ) = V0 e jϕ0 ∑ e j 2πa ∆f (t − nT )Π ( t −T T2− nT )
n

n =−∞

alla quale, per la (III.1.1), corrisponde la seguente forma del segnale modulato FSK:
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  ∞ j 2 πan ∆f ( t − nT )  
v(t ) = Re V0 e jϕ0  ∑
 n =−∞
e Π ( t −T 2 − nT
T ) e j 2 πf 0t

  

∑ Re {e ( )}

(III.2.18) = V0
j 2 πf 0t + 2 πan ∆f ( t − nT ) +ϕ0 )
Π ( t −T 2 − nT
T
n =−∞

= V0 ∑ Π ( t −T T2−nT ) cos  2πf0t + 2πan ∆f ( t − nT ) + ϕ0 
n =−∞

Assumendo che il prodotto ∆fT sia un numero intero positivo la (III.2.17) e la (III.2.18) si

semplificano rispettivamente in:



(III.2.19) vˆ(t ) = V0 e jϕ0 ∑ e j 2πa ∆ft Π ( t −T T2−nT )
n

n =−∞

e

(III.2.20) v(t ) = V0 ∑ Π ( t −T T2−nT ) cos  2π ( f0 + an ∆f ) t + ϕ0 
n =−∞

III.2.5 – Caratteristiche temporali delle modulazione binarie.


In Fig III.1 sono rappresentati gli andamenti del segnale modulato v(t ) per modulazioni

ASK, PSK, OOK e FSK binaria. Nella stessa figura è riportato anche l’andamento del segnale

in banda base ∑ an rect ( t −T T2−nT ) con an ∈ {−1,1} per la modulazione ASK(PSK).
n =−∞

d 1 1 0 1 1 0 1

ASK
binario
t PSK

OOK binario
t

FSK binario
t

Fig. III.1 – Rappresentazione dei segnali ASK, PSK, OOK e FSK binari.

Da questa figura si rileva facilmente che il segnale modulato può presentare delle discon-
tinuità negli istanti tn = nT commutazione, ossia laddove la sequenza dati presenta una tran-
sizione 0 → 1 o 1 → 0 . Per le modulazioni ASK(PSK) e OOK binarie l’entità di tali discontinui-
tà vale:
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∆ = v(tn+ ) − v(tn− ) = V0 an cos(2πnf 0T + ϕ0 ) − an −1 cos(2πnf 0T + ϕ0 )


(III.2.21)
= V0 an − an −1 ⋅ cos(2πnf 0T + ϕ0 ) = 2V0 cos(2πnf 0T + ϕ0 )
che, essendo f 0T intero, può essere eliminata se si pone:
(III.2.22) ϕ=π 2

Mentre per quanto riguarda la modulazione FSK binaria, con riferimento alla (III.2.18), il
segnale modulato presenta negli istanti tn = nT commutazione delle discontinuità di ampiez-
za pari a:
∆ = v(tn+ ) − v(tn− ) = V0 cos [ 2πnf 0T + ϕ0 ] − cos [ 2πnf 0T + 2πan −1∆fT + v ]
(III.2.23)
= 2V0 sin(2πnf 0T + πan −1T ∆f + ϕ0 ) ⋅ sin(πan −1T ∆f )

che si può annullare quando è verificata la condizione:


(III.2.24) T ∆f = k k ∈ℕ

Questa condizione garantisce la continuità del ϑ(t)


segnale modulato FSK binario negli istanti di 2π
commutazione, ma non quella della sua deviazio-
T∆f
ne istantanea di fase (traiettoria di fase): FSK

(III.2.25) ϑ(t ) = ∑ 2πa ∆f (t − nT )Π (
n =−∞
n
t −T 2 − nT
T ) t

riportata in Fig III.2 (normalizzata rispetto alla −T∆f


quantità 2π ) in corrispondenza ad un’assegnata
ϑ(t)
sequenza dati {d n } da trasmettere. Infatti, da tale

figura si evince che la traiettoria di fase ϑ(t ) pre-
2T∆f
senta in tutti gli istanti tn = nT delle discontinuità
di ampiezza pari a: T∆f CPFSK
(III.2.26) ∆ ϑ = 0 − 2πan −1T ∆f = 2πT ∆f

Un tipo di modulazione direttamente connessa


t
con la FSK è la cosiddetta modulazione FSK a fa- Fig. III.2- Traiettorie di fase per segnali FSK e
CPFSK.
se continua CPFSK (Continuous Phase Frequency
Shift Keying) in cui la deviazione di fase istantanea ϑ(t ) è ottenuta per integrazione della de-

viazione di frequenza istantanea (vedi Fig. III.2):



ϑɺ (t )
(III.2.27) =
2π n =−∞
an ∆f Π ∑ ( t −T T2−nT )
Poiché la fase del segnale modulato per costruzione è continua, nella modulazione CPFSK
non si presentano delle discontinuità nel segnale modulato negli istanti tn = nT anche quan-
do la condizione (III.2.24) non è soddisfatta. Pertanto lo spettro di v(t ) è alquanto più con-
centrato attorno alla frequenza f0 della portante che quello del segnale FSK non continuo.
Di contro, la continuità della fase è ottenuta introducendo una memoria nel processo di mo-
dulazione in quanto tiene conto dei simboli precedentemente trasmessi; Quindi, la struttura
del ricevitore CPFSK binario risulta più complessa rispetto a quello FSK.

III.3 - Sistemi di modulazione M -ari.


- 36 - Stesura provvisoria delle dispense rielaborate del Prof. G. Mamola

In questo paragrafo sono presi in esame i sistemi di modulazione M -ari con riferimento
alle rappresentazione geometrica delle loro forme di segnalazione rispetto ad un sistema di
riferimento ortonormale individuato nel loro sottospazio di appartenenza. Tale rappresenta-
zione è detta costellazione dell’insieme delle forme di segnalazione o della modulazione e
ogni singola forma di segnalazione rappresenta un punto della costellazione. A tal propo-
sito, si ricorda che le forme di segnalazione di una modulazione M -aria senza memoria ap-
partengono ad un insieme di {sm (t )}m = 0 costituito da M = 2k segnali a energia finita distinti e
M −1

pertanto appartengono ad un sottospazio S N di dimensione 1 ≤ N ≤ M . Una base ortonorma-


{un (t )}n = 0
N −1
le di segnali del sottospazio S N individua in esso un sistema di riferimento orto-
normale ( u0 , u1 ,… , uN −1 ) dove {un }n = 0 è l’insieme dei versori corrispondenti ai segnali {un (t )}n = 0 .
N −1 N −1

Rispetto al sistema di coordinate ( u0 , u1 ,… , uN −1 ) individuato i punti di costellazione sono dati


dai vettori { sm }m = 0 :
M −1

N −1
(III.3.1) sm = ∑ sm , un un
n =0

o in modo equivalente dalle loro coordinate:


(III.3.2) sm = ( sm , u0 , sm , u1 ,… , sm , uN −1 )
Chiaramente, la dimensione N di S N individua la dimensione della costellazione ed è

anche detta dimensione dello schema di modulazione. La modulazione è detta isoener-


getica se le forme di segnalazione hanno tutte la stessa energia, quindi se tutti i punti della
costellazione hanno stessa distanza dall’origine. Infine, si definisce baricentro della costella-
zione il vettore b di S N :
N −1  M −1 
(III.3.3) b= ∑  ∑ Pm sm , un  un
n =0  m = 0 
o in modo equivalente il punto definito dalle sue coordinate:
 M −1 M −1 M −1 
(III.3.4) b=
 ∑
Pm sm , u0 , ∑
Pm sm , u1 ,… , Pm sm , uN −1 ∑ 
 m=0 m=0 m =0 
Costellazioni aventi il baricentro nell’origine del sistema di riferimento rispetto al quale è
rappresentato il sottospazio S N sono dette a energia minima.

III.3.1 - Modulazione ASK M-aria.


Nel caso della modulazione ASK M -aria, le forme di segnalazione sono definite dalle:
(III.3.5) sm (t ) = V0 am cos(2πf 0 t + ϕ0 )Π ( t −T 2
T ) m = 0,1,… , M − 1

dove la quantità ϕ si suppone una costante indipendente dalla sequenza di bit {d n } e:


(III.3.6) am = 2m − ( M − 1) m = 0,1,… , M − 1

Dalla (III.3.5) si deduce che le l’inviluppo complesso delle forme di segnalazione risulta:
(III.3.7) ( )
sˆm (t ) = V0 am e jϕ0 Π t −TT 2 m = 0,1,… , M − 1

Chiaramente dalle (III.3.5) e (III.3.7) si deduce che la modulazione ASK M -aria è lineare.
L’insieme delle forme di segnalazione può essere rappresentato per mezzo di un’unica fun-
zione di base u (t ) ottenuta normalizzando il segnale:
(III.3.8) f ( t ) = cos(2πf 0 t + ϕ0 )Π ( t TT )
− 2
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Quindi rispetto alla funzione di base u (t ) = f ( t ) E f la (III.3.5) si può scrivere come:


(III.3.9) sm (t ) = V0 am E f u (t ) m = 0,1,… , M − 1
e visto che l’energia specifica di f (t ) , tenendo conto che è f 0T = k , vale:

∫ [1 + cos(4πf0t + 2ϕ0 )] dt = T
T 1 T
Ef = ∫ f (t ) dt = ∫ cos 2 (2πf 0t + ϕ0 )dt =
2
(III.3.10) 2
−∞ 0 2 0

sostituendo nella (III.3.9) si ottiene:


T
(III.3.11) sm (t ) = V0 am u (t ) m = 0,1,… , M − 1
2
Per quanto detto la modulazione ASK M -aria è monodimensionale e la costellazione gia-
ce su una retta:
T
(III.3.12) sm = V0 am u m = 0,1,… , M − 1
2
in cui sm e u denotano i vettori rappresentativi dei segnali sm (t ) e u (t ) rispettivamente.

0
0 1
M =2 u
T T
−V0 +V0
2 2

00 01
0 11 10
M =4 u
T T T T
−3V0 −V0 +V0 +3V0
2 2 2 2

000 001 011 010


0 110 111 101 100
M =8 u
T T T T T T T T
−7V0 −5V0 −3V0 −V0 +V0 +3V0 +5V0 +7V0
2 2 2 2 2 2 2 2

Fig. III.3 – Costellazione ASK M -arie ( M = 2 , M = 4 e M = 8 ).

In Fig. III.7 è riportata la costellazione ASK M -aria per diversi valori di M e sono anche
indicati le configurazioni dei simboli binari da associare alle forme di segnalazione
nell’ipotesi che si adotti il codice di Gray. Da questa figura si deduce che la modulazione
ASK M -aria è isoenergetica solo per M = 2 ossia ASK binaria.
Si deduce inoltre facilmente che l’energia Em associata alla generica forma di segnalazio-
ne segnale sm (t) vale:
V02T 2
(III.3.13) Em = am
2
e dipende dal simbolo trasmesso. Di conseguenza, se i simboli am si suppongono equiproba-
bili, il valore medio di Em è:
M 2 −1
(III.3.14) E = E { Em } =
V02T
2
{ }
E am2 = V02T
6
Per la (III.3.3) il baricentro della costellazione ASK è dato dal vettore b del sottospazio S1 :
 M −1 T  T
(III.3.15) b= ∑
PmV0 am  u = V0 E {am } u
 m =0 2  2

o in modo equivalente dal punto:


T
(III.3.16) b = V0 E {am }
2
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che coincide con l’origine della retta se i simboli sono equiprobabili. Pertanto la modulazione
ASK è a energia minima se i simboli sono equiprobabili.
III.3.2 - Modulazione PSK M-aria.
Nel caso della modulazione PSK M -aria, le forme di segnalazione sono definite dalle:
(III.3.17) sm (t ) = V0 cos(2πf 0 t + ϑm + ϕ0 )Π ( t −T 2
T ) m = 0,1,… , M − 1

dove la quantità ϕ si suppone una costante indipendente dalla sequenza di bit {d n } e:



(III.3.18) ϑm = m m = 0,1,… , M − 1
M
e si possono anche scrivere come:
(III.3.19) sm (t ) = V0 [ cos(ϑm ) cos(2πf 0 t + ϕ0 ) − sin(ϑm ) sin(2πf 0t + ϕ0 )] Π ( t TT )
− 2
m = 0,1,… , M − 1

Dalle (III.3.17) e (III.3.19) si deduce che le l’inviluppo complesso delle forme di segnalazio-
ne risulta:
(III.3.20) sˆm (t ) = V0 e jϑm e jϕ0 Π ( t TT ) = V cm e j Π ( t TT )
− 2
0
ϕ0 − 2
m = 0,1,… , M − 1
dove si è posto cm = e jϑm = cos ( ϑm ) + j sin ( ϑm ) .

Dalle (III.3.20) e (III.3.19) si deduce rispettivamente che la modulazione PSK M -aria è li-
neare e che l’insieme delle forme di segnalazione può essere rappresentato per mezzo delle
funzione di base ortonormali u0 (t ) e u1 (t ) ottenute ortonormalizzando i segnali:
 f 0 ( t ) = cos(2πf 0 t + ϕ0 )Π
 ( )t −T 2
T
(III.3.21) 
 f1 ( t ) = sin(2πf 0 t + ϕ0 )Π ( ) t −T 2
T

È utile osservare che le due funzioni di base u0 (t ) e u1 (t ) sono ortogonali. Infatti il loro

prodotto scalare:
∞ T
(u0 , u1 ) = ∫−∞ u0 (t )u1 (t )dt = T ∫0 cos(2πf0t + ϕ0 ) sin(2πf0t + ϕ0 )dt
2

(III.3.22)
T
=T ∫0 sin(4πf0t + 2ϕ0 )dt = 0
1

è nullo essendo f 0T intero.


Quindi rispetto alle funzioni di base u0 (t ) = f 0 ( t ) E f0 e u1 (t ) = f1 ( t ) E f1 la (III.3.19) si

può scrivere come:


(III.3.23) sm (t ) = V0 cos(ϑm ) E f 0 u0 (t ) − V0 sin(ϑm ) E f1 u1 (t ) m = 0,1,… , M − 1

Siccome l’energia specifica di f 0 (t ) e f1 (t ) , tenendo conto che è f 0T = k , vale:



∫ [1 + cos(4πf0t + 2ϕ0 )] dt = T
T 1 T
E f0 = ∫ f 0 (t ) dt = ∫ cos 2 (2πf 0 t + ϕ0 )dt =
2
2
−∞ 0 2 0
(III.3.24)

∫ [1 − cos(4πf0t + 2ϕ0 )] dt = T
T 1 T
E f1 = ∫ f1 (t ) dt = ∫ sin 2 (2πf 0t + ϕ0 )dt =
2
2
−∞ 0 2 0

sostituendo nella (III.3.23) si ottiene:


T T
(III.3.25) sm (t ) = V0 cos(ϑm )u0 (t ) − V0 sin(ϑm )u1 (t ) m = 0,1,… , M − 1
2 2
Per quanto detto la modulazione PSK M -aria con M > 2 è bidimensionale e la costella-
zione giace su un piano, mentre la PSK binaria, essendo ϑm ∈ {0, π} è monodimensionale in
quanto giace sull’asse individuato dal versore u0 :
T T
(III.3.26) sm = V0 cos(ϑm )u0 − V0 sin(ϑm )u1 m = 0,1,… , M − 1
2 2
in cui sm , u0 e u1 denotano i vettori rappresentativi dei segnali sm (t ) , u0 (t ) e u1 (t ) rispetti-
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vamente.
L’energia specifica associata alla generica forma di segnalazione sm (t ) , per la (III.3.26) va-
le:
V02T V 2T
(III.3.27) Em = cos 2 ( ϑm ) + sin 2 ( ϑm )  = 0
2   2
ed è indipendente dall’indice m . Pertanto la modulazione PSK M -aria è isoenergetica e di
conseguenza il valore medio di Em coincide con l’energia di una qualsiasi delle sue forme di
segnalazione indipendentemente dalla distribuzione di probabilità dei simboli:
M −1
V 2T V 2T  M −1  V02T
(III.3.28) E = E { Em } = Pm 0 = 0  ∑
Pm  = ∑
m=0 2 2  m=0  2

Per quanto detto la costellazione dei segnali PSK con M > 2 giace su una circonferenza di
raggio V0 T 2 e i punti di costellazione sono uniformemente distribuiti su di essa come mo-

strato in Fig. III.4. dove sono anche rappresentate le configurazioni dei simboli binari da as-
sociare ai vari valori della fase ϑ m nell’ipotesi che si adotti il codice di Gray.

u2 u2
M= 2 M=4 01 M=8 010
011
001

0 1
u
11 00 u1 110 000 u1
111 100
10 101

Fig. III.4 - Costellazioni PSK M -arie ( M = 2 , M = 4 e M = 8 ).

Infine, per le (III.3.3) e (III.3.4) il baricentro della costellazione PSK con M > 2 è dato dal
vettore b del sottospazio S 2 :
 T M −1   T M −1 
(III.3.29) b = V0 Pm cos ( ϑm )  u0 − V0
∑ Pm sin ( ϑm )  u1 ∑
 2 m=0   2 m=0 
o in modo equivalente dal punto:
 T M −1 T M −1 
(III.3.30) b =  V0 Pm cos ( ϑm ), −V0 ∑ Pm sin ( ϑm )  ∑
 2 m =0 2 m =0 
 
che se i simboli sono equiprobabili diventa:
 V T M −1 V T M −1 
(III.3.31) b= 0 cos ( ϑm ), − 0 ∑ ∑ sin ( ϑm ) 
M 2 M 2 m=0 
 m =0 
e coincide con l’origine di S 2 .

Infatti:
M −1  M −1 jϑm  M −1  M −1 jϑm 
(III.3.32) ∑ cos ( ϑ m ) = Re  ∑ e , ∑ sin ( ϑm ) = Im ∑ e 
m =0  m = 0  m =0  m = 0 

e
M −1 M −1 j 2 π m M −1  2 π m
j 1 − e j 2π
(III.3.33) ∑ e j ϑm
= ∑ e M = ∑ e

M 

= 2π
=0
m =0 m =0 m=0   j
1− e M

Pertanto la modulazione PSK è a energia minima se i simboli sono equiprobabili.


- 40 - Stesura provvisoria delle dispense rielaborate del Prof. G. Mamola

III.3.3 - Modulazione FSK M-aria.


Nel caso della modulazione FSK M -aria, le forme di segnalazione sono definite dalle:
(III.3.34) sm (t ) = V0 cos[2π( f 0 + am ∆f )t + ϕ0 ]Π ( t −T 2
T ) m = 0,1,… , M − 1

dove la quantità ϕ si suppone una costante indipendente dalla sequenza di bit {d n } e:


(III.3.35) am = 2m − ( M − 1) m = 0,1,… , M − 1

Dalla (III.3.34) si deduce che le l’inviluppo complesso delle forme di segnalazione risulta:
(III.3.36) ( )
sˆm (t ) = V0 e jϕ0 e j 2 πam ∆ft Π t −T 2 m = 0,1,… , M − 1
T

Dalle (III.3.34) e (III.3.36) si deduce che la modulazione FSK M -aria non è lineare. In ef-
fetti la FSK binaria è lineare come mostrato di seguito. Infatti, la (III.3.36) per M = 2 si può
scrivere come:
(III.3.37) sˆm (t ) = V0 e jϕ0 cos ( 2πam ∆ft ) + j sin ( 2πam ∆ft )  Π ( t TT )
− 2
m = 0,1
che essendo am ∈ {−1,1} corrisponde alle:
sˆ0 (t ) = V0 e jϕ0 cos ( −2π∆ft ) + j sin ( −2π∆ft )  Π ( t TT ) − 2

(III.3.38) = V0 e jϕ0 cos ( 2π∆ft ) − j sin ( 2π∆ft )  Π ( t TT ) − 2

sˆ1 (t ) = V0 e jϕ0 cos ( 2π∆ft ) + j sin ( 2π∆ft )  Π ( t TT ) − 2

che si possono riscrivere in funzione di am ∈ {−1,1} come:


(III.3.39) sˆm (t ) = V0 e jϕ0 cos ( 2π∆ft ) + jam sin ( 2π∆ft )  Π ( t TT )
− 2
m = 0,1

da cui si evince la dipendenza lineare dell’inviluppo complesso delle forme di segnalazione


dai simboli. Pertanto la modulazione FSK con M > 2 non è lineare, mentre la FSK binaria è
lineare.
È evidente dalla (III.3.34) che l’insieme delle forme di segnalazione può essere rappresen-
tato per mezzo dell’insieme di funzioni ortonormali di base {um (t )}m = 0 ottenuto ortonormaliz-
M −1

zando i segnali:
(III.3.40) f m (t ) = cos[2π( f 0 + am ∆f )t + ϕ0 ]Π ( t TT )
− 2
m = 0,1,… , M − 1

Siccome il prodotto scalare fra due qualsiasi delle funzioni definite nella (III.3.40) vale:
T
fn , fm = ∫0 cos[2π( f0 + an ∆f )t + ϕ]cos[2π( f0 + am ∆f )t + ϕ0 ]dt =
1 T
=
2 ∫0 cos[2π(an − am )∆ft ] + cos[2π(2 f0 + (an + am )∆f )t + 2ϕ0 ]dt =
(III.3.41) 1  sin [ 2π(an − am )∆fT ] sin[2π(2 f 0 + (an + am )∆f )T + 2ϕ] − sin ( 2ϕ0 ) 
=  + 
2  2π(an − am )∆f 2π(2 f 0 + (an + am )∆f ) 
T sin[2π(2 f 0 + (an + am )∆f )T + 2ϕ] − sin ( 2ϕ0 )
= sin c [ 2(an − am )∆fT ] +
2 4π(2 f 0 + (an + am )∆f )
che, se è f 0T è un intero, si riduce alla:
T sin[2π(an + am )∆fT + 2ϕ0 ] − sin ( 2ϕ0 )
(III.3.42) fn , fm = sin c [ 2(an − am )∆fT ] +
2 4π(2 f 0 + (an + am )∆f )
Dalla questa è evidente che le funzioni f m (t ) non costituiscono, in generale, un insieme di
funzioni ortogonali; tuttavia se ∆f si sceglie in modo tale che risulti:
(III.3.43) T ∆f = k k ∈ℕ

essendo per la (III.3.35):


Stesura provvisoria delle dispense rielaborate del Prof. G. Mamola - 41 -

 an − am = 2 ( n − m )
(III.3.44) 
 an + am = 2 ( n + m ) − 2( M − 1)

numeri interi la (III.3.42) diventa:


T T 2 n = m
(III.3.45) fn , fm = sin c  4 ( n − m ) ∆fT  = 
2  0 altrove

{u }
M −1
Quindi rispetto alle funzioni di base m (t ) = fm (t ) E fm la (III.3.34) si può scrivere
m =0

come:
(III.3.46) sm (t ) = V0 E f m um (t ) m = 0,1,… , M − 1

e dal momento che per la (III.3.45) l’energia specifica della generica funzione f m (t ) vale
E f m = T 2 sostituendo nella (III.3.46) si ottiene:
T
(III.3.47) sm (t ) = V0 um (t ) m = 0,1,… , M − 1
2
Per quanto detto la modulazione FSK è M-dimensionale e, nell’ipotesi che sia soddisfatta
la (III.3.43), anche ortogonale. La costellazione della FSK ortogonale giace sugli assi di un
iperspazio di dimensione M e tutti i punti della costellazione distano in ugual modo
dall’origine:
T
(III.3.48) sm = V0 um m = 0,1,… , M − 1
2
in cui { sm }m = 0 e {um }m =0 denotano i vettori rappresentativi dei segnali {sm ( t )}m =0 e {um ( t )}m = 0
M −1 M −1 M −1 M −1

rispettivamente.
L’energia specifica associata alla generica forma di segnalazione sm (t ) , per la (III.3.48) va-
le:
V02T
(III.3.49) Em =
2
ed è indipendente dall’indice m . Pertanto la modulazione FSK M -aria è isoenergetica e di
conseguenza il valore medio di Em coincide con l’energia di una qualsiasi delle sue forme di
segnalazione indipendentemente dalla distribuzione di probabilità dei simboli:
M −1
V 2T V 2T  M −1  V02T
(III.3.50) E = E { Em } = ∑
Pm 0 = 0  Pm  = ∑
m=0 2 2  m=0  2

Infine, per le (III.3.3) e (III.3.4) il baricentro della costellazione FSK è dato dal vettore b
del sottospazio S M :
M −1  M −1  M −1 
T
(III.3.51) b= ∑ ∑  Pm sm , un  un = ∑
 PnV0  un
2
n = 0  m =0  n =0 

o in modo equivalente dal punto:


 T T T
(III.3.52) b =  P0V0 , PV ,… , PM −1V0 
 2
1 0
2 2 

Pertanto la modulazione FSK non è a energia minima in quanto non esiste una distri-
buzione di probabilità di emissione dei simboli che faccia coincidere il baricentro con
l’origine del sistema di riferimento. Si noti che se i simboli sono equiprobabili il baricentro ha
coordinate tutte uguali:
- 42 - Stesura provvisoria delle dispense rielaborate del Prof. G. Mamola

V T V0 T V T 
(III.3.53) b= 0 , ,… , 0 
M 2 M 2 M 2
 

III.3.4 - Sistemi di modulazione QAM.


Una generalizzazione dei sistemi ASK M -ari si ottiene quando la costellazione dei segnali
è composta da un insieme di punti disposti lungo un graticcio rettangolare o quadrato. Un
sistema di modulazione di questo tipo prende il nome di modulazione QAM (Quadrature Am-
plitude Modulation) rettangolare o quadrata ed è realizzata utilizzando due modulazioni ASK
indipendenti e in quadratura.Le forme di segnalazione di una generica QAM M -aria in gene-
rale rettangolare sono definite dalle:
n = 0,1,… , M 1 − 1
(III.3.54) snm (t ) = V0 [ an cos(2πf 0 t + ϕ0 ) − bm sin(2πf 0 t + ϕ0 ) ] Π ( t −TT 2 ) m = 0,1,… , M 2 − 1
dove M = M 1M 2 , la quantità ϕ si suppone una costante indipendente dalla sequenza di bit
{d n } e i simboli delle due ASK:
an = 2n − ( M1 − 1) n = 0,1,… , M1 − 1
(III.3.55)
bm = 2m − ( M 2 − 1) m = 0,1,… , M 2 − 1

si suppongono statisticamente indipendenti.


Dalla (III.3.54) si deduce che le l’inviluppo complesso delle forme di segnalazione risulta:
n = 0,1,… , M1 − 1
(III.3.56) sˆnm (t ) = V0 ( an + jbm ) Π t −TT 2 (
m = 0,1,… , M 2 − 1
)
Dalle (III.3.54) e (III.3.56) si deduce che la modulazione QAM M -aria rettangolare è linea-
re. È evidente dalla (III.3.54) che l’insieme delle forme di segnalazione può essere rappresen-
tato per mezzo delle funzioni di base ortonormali:

(III.3.57)
u0 (t ) = 2
T ( )
cos(2πf 0 t + ϕ0 )Π
t −T 2
T

sin(2πf t + ϕ )Π ( ) t −T 2
u1 (t ) = 2
T 0 0 T

e rispetto a queste la (III.3.54) si può scrivere come:


T T n = 0,1,… , M 1 − 1
(III.3.58) snm (t ) = V0 an u0 ( t ) − V0 bm u1 ( t )
2 2 m = 0,1,… , M 2 − 1

Per quanto detto la costellazione QAM M -aria rettangolare è bidimensionale ed è costi-


tuita dal prodotto cartesiano di due costellazioni ASK in quadratura:
T T n = 0,1,… , M1 − 1
(III.3.59) snm = V0 an u0 − V0 bm u1
2 2 m = 0,1,… , M 2 − 1
con M = M 1M 2 in cui {snm }nM,m−=1,0M
1 2 −1
, u0 e u1 denotano i vettori rappresentativi dei segnali

{snm ( t )}n,m=0
M1 −1, M 2 −1
, u0 ( t ) e u1 ( t ) rispettivamente.

Si deduce inoltre facilmente che l’energia Enm associata alla generica forma di segnalazio-
ne segnale snm (t ) vale:

(III.3.60) Enm =
V02T 2
2
(
an + bm2 )
e dipende dal simbolo trasmesso. Di conseguenza il valore medio di Enm è:

(III.3.61) E = E { Enm } =
V02T 
2 
{ } { }
E an2 + E bm2 

Stesura provvisoria delle dispense rielaborate del Prof. G. Mamola - 43 -

e se i simboli an e bm si suppongono equiprobabili risulta:

(III.3.62) E=
V02T
6
( V 2T
M 12 − 1 + 0
6
) (
M 22 − 1 )
Per la (III.3.3) il baricentro della costellazione ASK è dato dal vettore b del sottospazio S 2 :
 M1 −1 M 2 −1   M1 −1 M 2 −1 
b =  ∑ ∑ Pn Pm snm , u0  u0 +  ∑ ∑ Pn Pm snm , u1  u1
 n = 0 m =0   n = 0 m = 0 
 M1 −1 M 2 −1 T   M1 −1 M 2 −1 T 
=  ∑ ∑ Pn PmV0 an  u0 +  ∑ ∑ Pn PmV0 bm  u1
 n = 0 m =0 2   n =0 m =0 2 
(III.3.63)
 M −1  M 2 −1    T  M1 −1  M 2 −1 
T 1
= V0  ∑ Pn an  ∑ Pm   u0 +   ∑ Pn  ∑ Pm bm   u1
 2  n =0 
 m =0

   2  n =0 

m =0

 
 T   T 
= V0 E {an } u0 +  E {bm } u1
 2   2 
o in modo equivalente dal punto:
 T T 
(III.3.64) b =  V0 E {an } , V0 E {bm } 
 2 2 
 
che coincide con l’origine della retta se i simboli an e bm sono entrambi equiprobabili. Per-

tanto la modulazione QAM è a energia minima se le due ASK componenti sono a energia
minima.
Per la modulazione QAM M -aria qua-
u2
drata con M = 2 k le parole devono essere
0010 0110 1110 1010

u2 costituite da un numero k pari di bit e

10 00
0011 0111 1111 1011 si pone:
(III.3.65) M1 = M 2 = M = 2k 2

01 11 u1 0001 0101 1101 1001 u1


come si evince dalla Fig.III.5 dove sono

0000 0100 1100 1000


mostrati degli esempi di questo tipo di
costellazione.
M =4 M = 16
L’energia media per simbolo di una
Fig. III.5 - Costellazioni QAM quadrate ( M = 4 e M = 16 ).
QAM M -aria quadrata si ottiene sosti-
tuendo la (III.3.65) nella (III.3.62) e risulta:
V 2T
(III.3.66) E = 0 ( M − 1)
3
La modulazione QAM quadrata può essere realizzata nel seguente modo: la sequenza di
parole { Dn } che costituiscono la sequenza d’ingresso subiscono una codifica M -aria a M li-

velli e i simboli così ottenuti sono distribuiti alternativamente sui due canali in uscita da un
convertitore serie-parallelo e modulati con segnali ASK in quadratura. Accanto alle costella-
zioni QAM rettangolari o quadrate fin qui esaminate possono esistere costellazioni di diversa
struttura. In Fig. III.6 ne sono presentate alcune particolarmente significative.
- 44 - Stesura provvisoria delle dispense rielaborate del Prof. G. Mamola

u1 u1

u0 u0

M =8 M = 16

Fig.III.6 – Costellazioni QAM non rettangolari a 8 e a 16 punti.

III.5 - Densità spettrale del segnale modulato.


La densità spettrale del segnale modulato v(t ) , definito dalla (III.1.1), può essere facil-

mente determinata solo se ci si limita al caso di modulazioni lineari prive di memoria con in-
viluppo complesso vˆ(t ) definito dalla (III.1.8). In queste condizioni la densità spettrale del se-
gnale modulato Wv ( f ) si può ricavare in funzione di quella Wv̂ ( f ) del suo inviluppo com-

plesso come:
1
(III.4.1) Wv ( f ) = Wvˆ ( f − f 0 ) + Wvˆ ( − f − f 0 ) 
4
III.5.1 - Modulazione ASK.
Nel caso della modulazione ASK M -aria l’inviluppo complesso, sostituendo la (III.3.7) nel-
la (III.1.8), risulta:
∞ ∞
(III.4.2) vˆ(t ) = ∑ V0 an e jϕ Π ( t −T T2−nT ) = ∑ α n p ( t − nT )
0

n =−∞ n =−∞

dove si è posto α n = V0 an e j ϕ0
∈ ℂ e p (t ) = Π ( t −T 2
T ).
Dalla (III.4.2) si deduce che la densità spettrale dell’inviluppo complesso si può ricavare
mediante la seguente formula ricavata nel Capitolo I:
P( f )
2

(III.4.3) Wvˆ ( f ) = Wα ( f ) = T sin c 2 ( fT )Wα ( f )


T
dove:

(III.4.4) Wα ( f ) = ∑ Rα ( r ) e− j 2πfrT
r =−∞

con

(III.4.5) Rα ( r ) = E { α∗n α n + r } 
=
{ }
E α 2 r=0

 mα 2 altrove

essendo i simboli complessi stazionari e incorrelati.
Poiché risulta:

{ }
2 2
= E V0 an e jϕ0 = V0 e jϕ0 E {an } = V02 ma2
2

{ } = E {V a e }
(III.4.6)
E α
2
0 n
j ϕ0 2
{ } { }
= E V02 an2 = V02 E a 2

sostituendo nella (III.4.5) si ottiene:


Stesura provvisoria delle dispense rielaborate del Prof. G. Mamola - 45 -

(III.4.7)

Rα ( r ) = V02 
{ }
E a2 r=0
 ma2 altrove
dalla quale si deduce che i simboli complessi α n ammettono a meno di un fattore costante
pari a V02 la stessa autocorrelazione della codifica PAM multilivello.

Quindi, se i simboli sono equiprobabili, è facile verificare che la (III.4.4) risulta pari a:
M 2 −1
(III.4.8) Wα ( f ) = V02
3
M 2 −1
essendo E a 2 = { } 3
e ma = 0 .

Infine, sostituendo la (III.4.8) nella (III.4.3) si trova:


M 2 −1
(III.4.9) Wvˆ ( f ) = V02T sin c 2 ( fT )
3
e per la (III.4.1) si ottiene:
M 2 −1
(III.4.10) Wv ( f ) = V02T sin c 2 ( ( f − f 0 ) T ) + sin c 2 ( ( f + f 0 ) T ) 
12  
L’ampiezza della banda è pari all’ampiezza del lobo principale della funzione sinc( fT ) che

vale:
2 2 2B 2 B2
(III.4.11) BM = = = 2 =
T kT0 k log 2 M

ossia, come era lecito aspettarsi, il doppio della PAM in banda base con la stessa dipendenza
dal numero di livelli M o dal numero k di bit che costituiscono le parole. Inoltre, anche la
potenza media del segnale modulato ASK cresce come quella del segnale PAM in banda base
con il numero dei livelli:
∞ M 2 −1
Pv = ∫−∞ Wv ( f ) df = V0
2
(III.4.12)
6
III.5.2 - Modulazione OOK.
La densità spettrale di potenza del segnale modulato OOK binario ha la stessa espressio-
ne di quello ASK binario dove la funzione di autocorrelazione (III.4.7) dei simboli
{
α n ∈ 0,V0 e jϕ0 } a meno di un fattore costante pari a V02 coincide con l’autocorrelazione della

codifica unipolare. Quindi, se i simboli sono equiprobabili la (III.4.7) diventa:


1 2 r = 0
(III.4.13) Rα ( r ) = V02 
1 4 altrove
ed è facile verificare che la densità spettrale dell’inviluppo complesso risulta:
V 2T V2
(III.4.14) Wvˆ ( f ) = 0 sin c 2 ( fT ) + 0 δ ( f )
4 4
e per la (III.4.1) si ottiene:
V 2T V2
(III.4.15) Wv ( f ) = 0 sin c 2 ( ( f − f 0 ) T ) + sin c 2 ( ( f + f 0 ) T )  + 0  δ ( f − f 0 ) + δ ( f + f 0 ) 
16 16
che, come era lecito aspettarsi, presenta due delte di Dirac centrate nelle frequenze f = f 0 e
f = − f0 .

III.5.3 - Modulazione PSK.


Nel caso della modulazione PSK M -aria l’inviluppo complesso, sostituendo la (III.3.20)
nella (III.1.8), risulta:
- 46 - Stesura provvisoria delle dispense rielaborate del Prof. G. Mamola

∞ ∞
(III.4.16) vˆ(t ) = ∑ V0e jϑ e jϕ Π ( t −T T2−nT ) = ∑ α n p ( t − nT )
n 0

n =−∞ n =−∞

dove si è posto α n = V0 e j ϑn
e j ϕ0
∈ ℂ e p (t ) = Π ( t −T 2
T ).
Procedendo in modo analogo a quanto fatto per la modulazione ASK M -aria valgono le
(III.4.3), (III.4.4) e (III.4.5):
Poiché risulta:

{ } { } { }
2 2 2
= E V0 e jϑn e jϕ0 = V0 e jϕ0 E e jϑn = V02 E e jϑn
2

{ } = E {V e } = E {V } = V
(III.4.17) 2
j ϑn
e jϕ0
2
E α 0 0
2
0
2

Quindi, se i simboli sono equiprobabili essendo per la (III.3.33):


1 M −1 jϑm
(III.4.18) E e j ϑn =
M m =0
e =0 { } ∑
è facile verificare che la (III.4.4) risulta pari a:
(III.4.19) Wα ( f ) = V02

Infine, sostituendo la (III.4.19) nella (III.4.3) si trova:


(III.4.20) Wvˆ ( f ) = V02T sin c 2 ( fT )

e per la (III.4.1) si ottiene:


V02T
(III.4.21) Wv ( f ) = sin c 2 ( ( f − f 0 ) T ) + sin c 2 ( ( f + f 0 ) T ) 
4  

L’occupazione spettrale della PSK M -aria è uguale a quella della ASK M -aria in quanto
l’ampiezza di banda vale:
2 2 2B 2 B2
(III.4.22) BM = = = 2 =
T kT0 k log 2 M

ma a differenza della ASK M -aria la potenza non dipende dal numero di livelli M :
∞ V2
(III.4.23) Pv = Wv ( f ) df = 0 ∫
−∞ 2
III.5.4 - Modulazione FSK binaria.
Nel caso della modulazione FSK, relativamente solo allo schema binario in quanto come si
è visto è lineare, l’inviluppo complesso sostituendo la (III.3.39) nella (III.1.8) risulta:

vˆ(t ) = ∑ V0 e jϕ 0  cos ( 2π∆f ( t − nT ) ) + jan sin ( 2π∆f ( t − nT ) )  Π ( t −T 2 − nT
T )
n =−∞
(III.4.24)
∞ ∞
= ∑ αn p f (t − nT ) + j ∑ βn pq ( t − nT )
n =−∞ n =−∞

dove si è posto:
α n = V0 e jϕ0 p f ( t ) = cos ( 2π∆ft ) Π ( t −T 2
T )
(III.4.25)
βn = anV0 e jϕ0 pq ( t ) = sin ( 2π∆ft ) Π ( t −T 2
T )
Dalla (III.4.24) si deduce che la densità spettrale dell’inviluppo complesso si può ricavare
mediante la seguente formula, che è una generalizzazione di quella ricavata nel Capitolo I:
Stesura provvisoria delle dispense rielaborate del Prof. G. Mamola - 47 -

Pf ( f ) Pq ( f )
2 2

Wvˆ ( f ) = Wα ( f ) + Wβ ( f ) +
T T
(III.4.26)
 Pf ( f ) Pq∗ ( f ) Pq ( f ) Pf∗ ( f ) 
j Wαβ ( f ) − Wβα ( f ) 
 T T 

dove:
∞ ∞
Wα ( f ) = ∑ Rα ( r ) e− j 2πfrT Wβ ( f ) = ∑ Rβ ( r ) e− j 2πfrT
r =−∞ r =−∞
(III.4.27)
∞ ∞
Wαβ ( f ) = ∑ Rαβ ( r ) e− j 2πfrT Wβα ( f ) = ∑ Rβα ( r ) e− j 2πfrT
r =−∞ r =−∞

con

E α
2
{ } r =0 { }
E β 2 r =0
Rα ( r ) = E { α∗n α n + r } = , Rβ ( r ) = E {β∗n βn + r } =

2
,
 mα 2 altrove  mβ altrove
(III.4.28)  
 ∗
 E α nβn { } r=0  {∗
 E βn α n }r =0
{
Rαβ ( r ) = E α∗n βn + r =  } {
, Rβα ( r ) = E β∗n α n + r } = ,
 mα∗ mβ altrove  mβ∗ mα altrove

essendo i simboli complessi α n e βn stazionari, incorrelati e statisticamente indipendenti tra

loro.
Poiché risulta:
{ }
2
mα = E V0 e jϕ0 = V0 e jϕ0 = V0 e jϕ0
2
⇒ mα = V02

{ } = E {V e
E α
2
0
j ϕ0 2
} { }
= E V02 = V02

{ }
2
mβ = E V0 an e jϕ0 = V0 e jϕ0 E {an } = V0 e jϕ0 ma
2
(III.4.29) ⇒ mβ = V0 e jϕ0 ma = V02 ma2

{ } = E {V a e
E β
2
0 n
jϕ0 2
} { }
= E V02 an2 = V02 E a 2 { }
{ } { } { }

E α∗nβn + r =  E β∗n α n + r  = E V0 e − jϕ0 an + rV0 e jϕ0 = V02 E {an + r } = V02 ma
 
sostituendo nella (III.4.28) si ottiene:

Rα ( r ) = V02 ,
E a2

Rβ ( r ) = V02 
{ } r=0
,
(III.4.30)  ma2 altrove
Rαβ ( r ) = V02 ma , Rβα ( r ) = V02 ma ,

Quindi, se i simboli sono equiprobabili, è facile verificare che la (III.4.27) risulta pari a:

V2 ∞
Wα ( f ) = V02 e j 2 πfrT = 0 δ ( f − r T ) Wβ ( f ) = V02
∑ ∑
(III.4.31) r =−∞ T r =−∞
Wαβ ( f ) = 0 Wβα ( f ) = 0
dove si è fatto uso della formula di Poisson ed essendo E a 2 = 1 e ma = 0 . { }
Infine, sostituendo la (III.4.31) nella (III.4.26) si trova:

V2 V2
Wvˆ ( f ) = 02 Pf ( f ) δ ( f − r T ) + 0 Pq ( f ) ∑
2 2

T r =−∞ T
(III.4.32)
2 ∞
V V2
Pf ( r T ) δ ( f − r T ) + 0 Pq ( f )

2 2
= 02
T r =−∞ T
Trasformando secondo Fourier le espressioni che assumono le funzioni p f (t ) e pq (t ) nella
- 48 - Stesura provvisoria delle dispense rielaborate del Prof. G. Mamola

(III.4.25), si ottiene:
{
Pf ( f ) = T e − j π( f −∆f )T sinc ( f − ∆f ) T  + e− jπ( f +∆f )T sinc ( f + ∆f ) T 
2 }
(III.4.33) T
2 {
= e− j πfT e j π∆fT sinc ( f − ∆f ) T  + e − j π∆fT sinc ( f + ∆f ) T  }
{
= T ( −1) e− jπfT sinc ( f − ∆f ) T  + sinc ( f + ∆f ) T 
2
k
}
e
{
Pq ( f ) = T e − j π( f −∆f )T sinc ( f − ∆f ) T  − e− j π( f +∆f )T sinc ( f + ∆f ) T 
2j }
(III.4.34) {
= T e − j πfT e j π∆fT sinc ( f − ∆f ) T  − e − j π∆fT sinc ( f + ∆f ) T 
2j }
{
= T ( −1) e − j πfT sinc ( f − ∆f ) T  − sinc ( f + ∆f ) T 
2j
k
}
( )
k
dove, facendo uso di ∆fT = k con k ∈ ℕ , si è scritto e ± j π∆fT = e ± j πk = e± jπ = ( −1) .
k

Per le (III.4.33) e (III.4.34), sempre nell’ipotesi che ∆fT = k con k ∈ ℕ , si ottiene:

{ }
2
Pf ( f ) = T sinc ( f − ∆f ) T  + sinc ( f + ∆f ) T 
2 2

(III.4.35) 4
2
sinc ( fT − k ) + sinc ( fT + k ) 
T 2
=
4 
e di conseguenza:
2
Pf ( r T ) = T sinc ( r − k ) + sinc ( r + k ) 
2 2
(III.4.36)
4
e

{ }
2 2
Pq ( f ) = T sinc ( f − ∆f ) T  − sinc ( f + ∆f ) T  = T sinc ( fT − k ) − sinc ( fT + k ) 
2 2 2
4 4
 sin ( πfT − k π ) sin ( πfT + k π )  T 2 ( −1)k sin ( πfT ) − ( −1)k sin ( πfT ) 
2 2
2
=T  −  =  
4  π ( fT − k ) π ( fT + k )  4  π ( fT − k ) π ( fT + k ) 
2
(III.4.37) 2  
2
 −2k 
= 2 sin ( πfT ) 
1 1 T2
 = 2 sin ( πfT ) 
T 2
− 2

4π  ( fT + k ) ( fT − k )  4π  ( fT )2 − k 2 
2 k2
= T 2 sin 2 ( πfT )
π ( fT )2 − k 2 
2

 
che sostituite nella (III.4.32) forniscono:

V02  2 2
Wvˆ ( f ) = 2 ∑ T4 sinc ( r − k ) + sinc ( r + k )   δ ( f − r T ) +
T r =−∞ 
V02T 2 sin 2 ( πfT ) k2
(III.4.38) +
T π2 ( fT )2 − k 2 
2

 
V02 V 2T k2
= δ ( f − k T ) + δ ( f + k T )  + 0 2 sin 2 ( πfT )
4 π ( fT )2 − k 2 
2

 
Nel caso particolare in cui è ∆f = 1 T , ossia k = 1 (scostamento minimo di frequenze che

garantisce sia la continuità di fase del segnale modulato che l’ortogonalità delle forme di se-
gnalazione), si ottiene:
V 2T sin ( πfT )
2
V02
(III.4.39) Wvˆ ( f ) = δ ( f − 1 T ) + δ ( f + 1 T )  + 0 2
π  fT 2 − 1 2
4

( ) 
dalla quale, per la (III.4.1), può dedursi la densità spettrale del segnale modulato:
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 
V02T  sin ( π ( f − f 0 ) T ) sin 2 ( π ( f + f 0 ) T ) 
2
Wv ( f ) =  + +
4π2   2 2

 ( (
f − f0 ) T ) − 1
( (
  f + f0 ) T ) − 1  
2 2
(III.4.40)   
V02
+ δ ( f − ( f 0 + 1 T ) ) + δ ( f − ( f 0 − 1 T ) ) + δ ( f + ( f 0 − 1 T ) ) + δ ( f + ( f 0 + 1 T ) ) 
16  

L’ampiezza di banda dell’inviluppo complesso del segnale modulato può essere scelta in
base al criterio null to null. Quindi, l’ampiezza di banda unilatera è determinata dal primo
annullamento (passaggio per lo zero per frequenze positive) della (III.4.39) e di conseguenza
la l’ampiezza di banda del segnale modulato FSK binario con ∆f = 1 T vale:
2 4
(III.4.41) B2 = 2   =
T  T
che risulta essere il doppio dell’ampiezza di banda della ASK(PSK) binaria.
Inoltre, la (III.4.40) si annulla f = ± f 0 e presenta quattro delte di Dirac centrate nelle
frequenze f = f 0 ± 1 T e f = − f 0 ± 1 T .

La potenza media del segnale modulato FSK binario può essere anche facilmente valutata
come:
∞ E V02
(III.4.42) Pv = ∫−∞ Wv ( f ) df = T =
2
dove si è fatto uso della (III.3.50).
III.5.5 - Modulazione QAM.
Nel caso della modulazione QAM M -aria l’inviluppo complesso, sostituendo la (III.3.56)
nella (III.1.8), risulta:
∞ ∞
(III.4.43) vˆ(t ) = ∑ V0 ( an + jbm ) e jϕ Π ( t −T T2−nT ) = ∑ α n p ( t − nT )
0

n =−∞ n =−∞

dove si è posto α n = V0 ( an + jbm ) e j ϕ0


∈ ℂ e p (t ) = Π ( t −T 2
T ).
Procedendo in modo analogo a quanto fatto per la modulazione ASK M -aria valgono le
(III.4.3), (III.4.4) e (III.4.5):
Poiché risulta:

{ }
2 2
= E V0 ( an + jbm ) e jϕ0 = V0 e jϕ0 E {an + jbm } = V02 ma + jmb = V02  ma2 + mb2 
2 2

{ } = E {V ( a }
(III.4.44)
{ ( )} = V { } { }
2
+ jbm ) e jϕ0  E an2 + E bm2 
2
E α = E V02 an2 + bm2 2
0 n 0  

e se i simboli sono equiprobabili è facile verificare che la (III.4.4) risulta pari a:

(III.4.45)
V2
Wα ( f ) = 0  M 12 − 1 + M 22 − 1 
3   ( ) ( )
M 12 − 1 M 2 −1
essendo E a 2 = { } 3
{ }
, E b2 = 2
3
e ma = mb = 0 .

Infine, sostituendo la (III.4.45) nella (III.4.3) si trova:

(III.4.46)
V 2T
(
Wvˆ ( f ) = 0  M 12 − 1 + M 22 − 1  sin c 2 ( fT )
3   ) ( )
e per la (III.4.1) si ottiene:

(III.4.47)
V 2T
( ) ( )
Wv ( f ) = 0  M 12 − 1 + M 22 − 1  sin c 2 ( ( f − f 0 ) T ) + sin c 2 ( ( f + f 0 ) T ) 
12  
- 50 - Stesura provvisoria delle dispense rielaborate del Prof. G. Mamola

Nel caso di modulazione QAM M -aria quadrata sostituendo la (III.3.65) nelle (III.4.46) e
(III.4.47) si ottiene:
2
(III.4.48) Wvˆ ( f ) = V02T ( M − 1) sin c 2 ( fT )
3
e per la (III.4.1) si ottiene:
V02T
(III.4.49) Wv ( f ) = ( M − 1) sin c 2 ( ( f − f0 ) T ) + sin c 2 ( ( f + f0 ) T )
4

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