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sensore €Sense
Nella tabella 1, di seguito riportata, si elencano le attività previste da Coach; in questo contesto ci
concentreremo sull’analisi approfondita di tre attività: 1. Quanto rumore, 2. Racconta una storia sul suono,
3. Rendere visibile il suono. Si propone inoltre una quarta attività aggiuntiva a quelle previste dal software:
l’esplorazione della diversa sensibilità del nostro orecchio a suoni di uguale intensità ma altezza diversa.
1.Quanto rumore
Attraverso questa attività si può valutare l’intensità di diverse forme di rumore (sospiro, sveglia, grida, ecc.),
e valutare come l’intensità cambia variando la distanza tra la sorgente ed il sensore. A tale scopo serve una
sorgente in grado di produrre un rumore a intensità costante, possibilmente regolabile. Si può inoltre
esplorare la sovrapposizione di diverse perturbazioni sonore, esaminando separatamente l’intensità delle
singole perturbazioni e poi quella della loro sovrapposizione. Come indicato nell’attività, si possono
utilizzare a tale scopo sorgenti che producono un suono/rumore a intensità costante (diverse sveglie).
Fissata una distanza adeguata dal sensore (affinché sia l’intensità dei suoni singoli che della loro
sovrapposizione rientri nel suo intervallo di misurazione) le sorgenti vengono azionate prima in sequenza e
poi insieme. In mancanza d’altro si possono usare dei diapason identici, con l’avvertenza di dare intensità
comparabili al colpo, e confrontare i valori iniziali di picco, perché l’intensità del suono prodottosi attenua
naturalmente.
Al di fuori delle finalità proposte nel software, la sperimentazione può essere usata per mostrare che il
valore in dB dell’intensità prodotta da due suoni di uguale intensità non è il doppio dell’intensità prodotta
singolarmente da ciascun suono. Ciò non corrisponde ad un dato fisico, in quanto l’energia trasportata dalle
due perturbazioni è circa doppia, ma ad un dato psicoacustico: per ragioni adattive il nostro orecchio non la
percepisce così, e la scala usata è strutturata appositamente per descrivere la nostra percezione. Vedi fig. 3.
Per utilizzare il fonometro, vale a dire la scala rappresentata in Fig.3, bisogna cliccare sulla seguente icona
, selezionare il fonometro dal menù a comparsa, premere ok, portarlo con il mouse sull’area del
grafico e premere con il tasto sinistro.
Attraverso questa attività si può introdurre la rappresentazione grafica della correlazione tra due grandezze
fisiche: l’intensità sonora e il tempo. L’esperimento permette infatti di analizzare la variazione nel tempo
dell’intensità sonora e connetterla con la sua rappresentazione grafica. Il software suggerisce di posizionare
la radio a 10 cm dal sensore ed accenderla, avviando la raccolta dati con un click sul pulsante verde di start.
Durante la raccolta dati aumentare lentamente il volume e poi abbassarlo più rapidamente, mostrando agli
studenti il grafico sullo schermo.
Si può ripetere l’esperimento una seconda volta aumentando e diminuendo il volume in modo diverso, e
chiedere agli studenti di tracciare la loro previsione sul quaderno senza mostrare il grafico. Infine
confrontare i disegni con il grafico e discutere con gli studenti su come si può rappresentare una variazione
lenta ed una veloce. In mancanza di una radio, lo stesso esperimento può essere condotto con un brano
registrato in uno stereo o su un pc. La presenza del sensore da un lato e delle casse dall’altro può essere
utile per discutere sulla produzione del suono e sulla sua ricezione: le casse hanno una funzione analoga ad
una bocca parlante, il sensore al nostro orecchio, ed il software sul PC al nostro cervello che analizza
l’informazione sonora.
Oltre alle attività proposte, si possono utilizzare i due diapason per mostrare un particolare fenomeno
fisico: i battimenti. Per quanto prodotti in serie, i diapason infatti non producono suoni puri esattamente
della stessa altezza (cioè di uguale frequenza). Quando due suoni puri di altezze leggermente diverse si
sovrappongono producono dei battimenti, che sono effetti vibratori particolari, caratterizzati da
modulazioni periodiche dell’intensità sonora. Essi vengono utilizzati dai musicisti per accordare strumenti a
corda come la chitarra: quando il battimento rallenta e poi scompare vuol dire che due corde sono state
accordate. In figura si può confrontare la curva intensità-tempo prodotta da un solo diapason:
con quella prodotta da due diapason:
Si suggerisce di produrre il suono con un solo diapason e mostrare la curva ottenuta. Poi ripetere
l’esperimento con due, chiedendo agli studenti di ascoltare e tracciare la curva corrispondente alla loro
percezione. Infine mostrare il grafico dei due diapason. I battimenti infatti non sono sempre facilmente
percepibili e lo studente deve concentrarsi sulla propria percezione per dare una descrizione affidabile del
fenomeno.
Qualora il grafico risultasse asimmetrico rispetto all’asse delle ascisse, è bene tarare il sensore posizionando
il mouse sopra l’immagine del sensore in basso a destra in corrispondenza dell’icona del microfono, e
cliccare con il destro: si aprirà un menù su cui va selezionata la voce “Imposta a zero”. Come si vede dal
grafico, è possibile sia misurare il periodo di un onda (in millisecondi) che la frequenza: a tale scopo basta
contare il numero di picchi (alti o bassi) che si vedono in 10ms, che sono 4 e mezzo (il primo è presente solo
a metà) e moltiplicare per 100. Infatti se ci sono 4 picchi e mezzo in 10 millisecondi, ce ne saranno 450 in
1000ms (cioè in 1s). Per mostrare quale differenza c’è tra un suono di un diapason standard e un suono
puro più alto, si può utilizzare un diapason di altezza diversa, o in mancanza di esso la riproduzione di un
onda sonora pura equivalente. A tale scopo basta andare su google e digitare le parole chiave “sound wave
generator”. Compariranno una serie di link a programmi, scaricabili o utilizzabili online, che consentono di
produrre un onda dell’altezza, intensità, durata e forma d’onda desiderata (“sine wave”).
4. Relazione tra altezza del suono e sua intensità nella percezione dell’orecchio umano
Materiale necessario: la riproduzione (anche mediante le casse del PC) di un onda sonora pura a 200Hz e di
una a 3000Hz.
Lo scopo è la distinzione tra l’intensità del suono come grandezza fisica e la percezione dell’intensità sonora
da parte del nostro orecchio. Mentre l’intensità del suono è direttamente legata all’energia che passa al
secondo attraverso una superficie unitaria, il nostro orecchio è strutturato per percepire con maggiore
chiarezza suoni di un determinato intervallo di frequenze. In particolare l’orecchio risulta molto più
sensibile a suoni attorno ai 3000 Hz che a suoni attorno ai 200 Hz. Nella figura che segue è rappresentata
una curva di uguale intensità acustica percepita alle diverse frequenze.
Si propone alla classe di ascoltare alla classe un suono puro a 200 Hz e un altro suono puro a 3000 Hz della
stessa intensità. Si chiede poi agli studenti di stabilire quali dei due suoni è il più forte. Fatto ciò, si
riproducono nuovamente i due suoni mostrando con il fonometro (vedi attività 1) la loro uguale, o almeno
comparabile intensità. A tale scopo sarebbe utile avere due pc per operare separatamente: uno viene
collegato al sensore e, se lo si ha a disposizione, anche al videoproiettore. L’altro viene usato per riprodurre
i suoni e aggiustare il volume in modo da accertarsi che l’intensità misurata sia effettivamente uguale.
Considerazioni conclusive
Il sensore del suono €Sense può rappresentare un valido supporto nell’esplorazione delle proprietà del
suono come anche del rapporto tra grandezze fisiche e percezione umana. Per sfruttare al massimo le sue
potenzialità educative, se ne suggerisce l’adozione all’interno di un percorso didattico validato sui fenomeni
acustici, come ad esempio “Il suono: una proposta didattica basata su un percorso di esperimenti” di
Marisa Michelini e Adele Toffolo (Forum editore, 2006). Il sensore propone attività ludiche con cui anche gli
studenti della scuola primaria possono esplorare le proprietà fisiche del suono. Da questo punto di vista il
sensore può essere uno strumento utile all’interno di diversi ordini scolastici: dalla scuola primaria a quella
secondaria di secondo grado permette, a diversi livelli, di approfondire le proprietà del suono seguendo un
punto di vista diverso da quello comunemente adottato a scuola tramite l’educazione musicale, ovvero la
prospettiva fisica che caratterizza il suono stesso.