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1.

Introduzione
Art. 230-bis c.c.: concreta, paritaria, rilevanza all’attività di lavoro prestata dai familiari, in modo
continuativo, «nella famiglia o nell’impresa familiare». Tuttavia, L. n. 76/2016: estensione della sua
disciplina alla unione civile tra persone del medesimo sesso e tramite l’introduzione dell’art. 230-ter
cod. civ., alle convivenze di fatto.
Scopo dell'istituto:
• impedire lo sviluppo di situazioni di sfruttamento nella comunità familiare
• superare l’originaria presunzione di gratuità caratterizzante il lavoro familiare, privo spesso
di corrispettivo, in quanto ritenuto fondato sull’affetto vissuto dai famigliari (affectionis vel
benevolentiae causa).
Assicurazione di una posizione partecipativa al famigliare lavoratore, titolare di diritti patrimoniali
e amministrativo-gestorî. Inoltre, attuazione del principio della tutela del lavoro in tutte le sue forme
ed applicazioni, nonché quelli di eguaglianza e solidarietà.
L’ipotesi di lavoro presso l'impresa familiare spesso ricorrente nella pratica.
Nella prassi, gli alberghi a conduzione familiare, gli esercizî di vendita al pubblico, le piccole
attività artigianali e simili imprese per attività di non spiccata rilevanza economica, inscrivibili nella
categoria della piccola impresa (art. 2083 cod. Civ.): comunque, applicabilità dell'art. 230-bis cod.
Civ. indipendentemente dalle dimensioni dell’impresa.
Formazione dell’impresa familiare sulla base di un rapporto nato da fatti concludenti, fondato sullo
status di famigliare; comunque, spesso redazione di un atto diretto a regolare il rapporto e valido
indipendentemente dalla forma adottata, purché in rispetto delle linee-guida dettate dall’art. 230-bis
cod. civ. Non si manca di escludere che, a fondamento dell’impresa familiare, sia ravvisabile un
contratto, seppur concluso per fatti concludenti, dato che la norma si propone di disciplinare le
situazioni in cui si ha lo svolgimento, continuativo, di una prestazione di lavoro, al di fuori di una
preventiva regolamentazione pattizia del relativo rapporto. Si rileva, piuttosto, come la
manifestazione di volontà, a ragione dell’inciso, con il quale esordisce l’art. 230-bis cod. civ., sia
necessaria, unicamente, per escludere la configurabilità di un’impresa familiare.

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