MOLOTOV
Bollettino esteri giacobino
La rivolta dei Sioux
“Non siamo più cittadini degli Stati Uniti.
Siamo il popolo Sioux Lakota siamo
indipendenti”.
“Sono stati firmati più di 150 anni fa ma
adesso non sono altro che parole senza senso su
carta priva di valore”.
Gli indiani Lakota hanno deciso di stracciare i
trattati firmati dai loro antenati con il governo
Usa.
È netta la presa di posizione di una delle tribù
Sioux più leggendarie, che ha dato alla storia
figure come Toro Seduto e Cavallo Pazzo che
hanno avvisato il Dipartimento degli Stati Uniti.
“Troppe violazioni, hanno denunciato, continui
abusi per rubare la nostra cultura, le nostre terre
e la nostra capacità di mantenere il nostro stile
di vita. Per questo quei trattati sono ormai carta
straccia. La nostra lotta è per salvare quel che
resta di un'identità seriamente in pericolo dato
che vediamo alcune tribù che sono diventate
facsimili dei bianchi. Noi non siamo più
cittadini statunitensi e tutti coloro che vivono
nell'area dei cinque Stati del nostro territorio
sono liberi di unirsi a noi" ha dichiarato Russell
Means, uno degli attivisti più famosi,
annunciando tra l'altro che, a coloro che
rinunceranno alla nazionalità statunitense,
saranno consegnati nuovi passaporti
e patenti di guida e, nella nuova entità statale,
non si dovranno più pagare le tasse.
"Abbiamo 33 trattati con gli Stati Uniti che non
sono stati rispettati" ha rincarato la dose Phyllis
Young, colui che aiutò ad organizzare la prima
conferenza sugli indigeni, a Ginevra nel 1977.
È lunga e gloriosa la storia dei Lakota Sioux.
Formidabili combattenti, guidati da Toro Seduto
sconfissero il generale Custer nella battaglia di
Little Big Horn, del 1876. Ma da allora molto
tempo è passato. Oggi la loro storia parla di una
media dei suicidi tra gli adolescenti di 150 volte
superiore a quella statunitense, una mortalità
infantile cinque volte più alta e la
disoccupazione che tocca cifre altissime. (La
Rinascita della Sinistra)
Chávez ha già iniziato l’offensiva
per il 2008
MIGUEL LOZANO
La sinistra venezuelana si sta preparando per
iniziare un’offensiva in vista delle elezioni dei
governatori e dei sindaci di quest’anno, con la
presenza di un nuovo partito al centro di
un’alleanza politica.
Il presidente Hugo Chávez ha annunciato
l’inizio, il prossimo 12 gennaio, del Congresso
di Fondazione del Partito Socialista Unito del
Venezuela - PSUV - per unificare più di 20
organizzazioni.
La proposta di creare questo gruppo è stata fatta
da Chávez, per garantire la coesione, la
continuità e la piattaforma ideologica del
the original
#11
processo di taglio socialista che lui sta guidando
06/01/08
preferenze per tutti gli altri 7 candidati non
dal 1999. superava il 7%.
Il capo dello Stato ha anticipato che si formerà
un Fronte Patriottico per il PSUV assieme ai Il premier russo: “Le pressioni
partiti Comunista e Patria para Todos e le
organizzazioni sociali, per garantire la vittoria USA sulla Bielorussia sono
elettorale. inammissibili”
Alla fine di ottobre o al principio di novembre, da Agenzia “BELTA”
come determinerà il Consiglio Nazionale 26/12/2007
Elettorale, si eleggeranno più di 600 governatori La Russia ritiene che le pressioni economiche
e sindaci. USA sulla Bielorussia siano inammissibili. Lo
Queste elezioni saranno le prime dopo il ha affermato il Primo Ministro della Russia
risultato negativo del referendum del passato 2 Viktor Zubkov dopo una seduta del Consiglio
dicembre che proponeva riforme costituzionali dei Ministri dello Stato dell’Unione.
ed era stato proposto da Chávez, che ha alle Egli ha insistito sul fatto che la Russia crede che
spalle una decina di vittorie dal 1999. le ragioni delle sanzioni economiche
Per recuperare la grande vittoria del 2.006, dell’amministrazione USA contro la Bielorussia
quando ha ottenuto più di sette milioni di voti, siano dettate da motivazioni politiche. “Noi
Hugo Chávez ha ritenuto opportuno iniziare un crediamo che la pressione sulla Bielorussia sia
processo di revisione, rettifica e riattivazione del inammissibile e sosterremo la Bielorussia in
processo e una delle prime azioni è stata la merito a tale questione”, ha detto Zubkov.
ripresa della fondazione del PSUV, rimandata Il Primo Ministro della Bielorussia Seghey
per la campagna del referendum. Sidorsky ha dichiarato ai media che la situazione
Per molti, compreso Chávez, l’assenza di un relativa alle sanzioni USA contro la Bielorussia
partito capace di mobilitare ampi settori è stato è stata discussa durante la seduta del Consiglio
uno dei motivi della sconfitta e che va dei ministri dell’Unione. “Crediamo che le
modificato. misure assunte dagli USA siano discriminatorie
La formazione del PSUV e la rettifica sono e violino il diritto internazionale”, ha
cominciate con una ristrutturazione ministeriale, sottolineato Sidorsky.
il cui primo cambiamento annunciato è stata la
sostituzione del vicepresidente Jorge Rodríguez Serbia: Bruxelles scelga tra
con Ramón Carrizales, sinora ministro di
Vivienda y Hábitat.
Belgrado e Pristina
04.01.2008
Rodríguez, come vicepresidente, ha dimostrato
Andrea Perrone
qualità di politico dinamico, ed è stato ora
L’Unione europea deve scegliere tra Belgrado e
nominato al fronte della Commissione
Pristina. Sono queste le dichiarazioni del primo
Promotrice del PSUV.
La responsabilità implica un compito ministro serbo, il filo-atlantico Vojislav
trascendentale nella storia nazionale, affidando Kostunica, rilevando che l’opzione per l’Ue è
tra “la firma dell’Accordo di stabilizzazione e
ad un partito della sinistra, organizzato e solido,
il processo di cambio del Venezuela, sino ad associazione con la Serbia o l’invio di una
oggi centrati nella figura di Chávez. missione civile in Kosovo”.
Forse la sfida più importane per queste forze “Una esclude l’altra”, ha avvertito Kostunica,
politiche per il 2008 che inizia ora. (Traduzione ribadendo che il Kosovo fa parte della Serbia e
Granma Int.) che la missione Ue non sarebbe la benvenuta per
www.granma.cu Belgrado. L’Ue, sostenuta dagli Usa, pensa a
una missione di 1.800 uomini, tra agenti di
polizia e funzionari amministrativi, per
Alle ore 20 del 5 gennaio, ora sostenere gli occupanti albanesi del Kosovo nei
locale, sono terminate le votazioni primi passi per la creazione di uno Stato
per il nuovo presidente della indipendente dalla madre patria Il nuovo
parlamento illegale di Pristina si riunirà oggi per
Georgia. la prima volta e potrebbe dichiarare
2008-01-06 19:44:17 cri l’indipendenza a breve, subito dopo il 3
Secondo quanto appreso dai media locali, i febbraio, la data fissata per l’eventuale
risultati di un sondaggio di opinione compiuto ballottaggio delle presidenziali serbe del 20
da 4 media, tra cui la Televisione pubblica della gennaio. Secondo Kostunica, la firma
Georgia, dimostrano che alle ore 20 del giorno dell’Accordo rappresenta per la Serbia un passo
5, la percentuale di voti favorevoli a Mikhail importante verso la collaborazione con l’Ue che,
Saakashvili era del 53,8% e quella del candidato però, “deve decidere - ha precisato il primo
dell'opposizione congiunta Levan Gachechilaze ministro - se vuole come partner l’intera Serbia
del 28,3%, mentre la percentuale delle riconosciuta a livello internazionale o se vuole
creare un quasi-Stato sul territorio serbo”.
Intanto, il governo serbo per bocca del capo
della diplomazia di Belgrado, Vuk Jeremic, ha
protestato ieri contro le affermazioni del
cancelliere austriaco, Alfred Gusenberg, che
aveva sostenuto come Vienna sarà il primo Stato
a riconoscere l’indipendenza del Kosovo. “La
Repubblica di Serbia si oppone strenuamente a
queste affermazioni e considera il processo dei
negoziati sul futuro status del Kosovo-Metohija
dovrebbe essere continuato sotto gli auspici del
Consiglio di Sicurezza dell’Onu”, ha dichiarato
il ministro serbo. Il responsabile della
diplomazia di Belgrado ha sottolineato ancora
una volta l’importanza di preservare l’integrità
territoriale della Serbia e ha sottolineato che le
affermazioni di Gusenberg potrebbero
danneggiare notevolmente le relazioni bilaterali
fra Vienna e Belgrado. In un’intervista
all’Agenzia di stampa austriaca Gusenberg ha
dichiarato ieri che l’Unione europea deve
dimostrare come sia in grado di risolvere i suoi
problemi interni, affermando che il Kosovo è
l’ultima grande questione irrisolta del XX
secolo. Intanto, sempre ieri, il capo della
diplomazia di Belgrado ha iniziato la sua visita a
New York dove incontrerà gli ambasciatori del
Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Il ministro
serbo ha continuato a sostenere la prosecuzione
dei negoziati sul futuro del Kosovo.
Jeremic nel corso della sua visita ha incontrato
gli ambasciatori di Croazia, Burkina Faso, Costa
Rica, Libia e Vietnam, che sono divenuti nuovi
membri temporanei del Consiglio di Sicurezza
dal primo gennaio. “Dobbiamo lottare per ogni
voto al Consiglio di Sicurezza poiché ogni voto
ha la sua importanza e peso specifico”, ha
ricordato Jeremic. “Naturalmente - ha proseguito
il capo della diplomazia di Belgrado - i voti più
importanti sono quelli dei membri permanenti
del Consiglio di Sicurezza, cinque di loro, dei
quali due supportano una ripresa dei colloqui,
mentre tre credono che non vi sia più spazio per
i negoziati”. “In questa atmosfera di divisioni,
ogni voto da membri temporanei rappresenta
qualcosa e questo perché mi sto recando a new
York per riprendere la nostra offensiva
diplomatica alle Nazioni Unite”, ha concluso
Jeremic. Nei giorni scorsi, il Parlamento serbo
ha approvato, con 220 voti favorevoli, una
risoluzione che ha rifiutato ogni futuro negoziato
d’adesione all’Unione europea o alla Nato “nel
qual caso l’Occidente riconosca
unilateralmente l’indipendenza o la sovranità
kosovara”. Si tratta di un duro monito che
Belgrado ha inteso indirizzare ai Paesi europei
al fine di ribadire la propria ferma opposizione
alla secessione. Vojislav Kostunica, presidente
filooccidentale del governo della Repubblica
serba, durante il discorso tenuto di fronte al
Parlamento, ha sottolineato che “la lotta serba
per il Kosovo è una lotta per la libertà, perché
né come popolo né come Stato siamo liberi
senza il Kosovo così come è scritto nella
Costituzione. Il futuro del nostro Paese non può
essere una Serbia mutilata”. Belgrado ha voluto
sottolineare così che se il prezzo per entrare in
Europa è la perdita del Kosovo, la Serbia è
pronta a ritardare i negoziati di adesione. Ogni
decisione deve essere in linea con il
mantenimento della sua sovranità e integrità
territoriale.
www.rinascitabalcanica.com
Un Natale di intrighi per gli
ostaggi in Colombia
di Gennaro Carotenuto
su Gennaro Carotenuto.it del 02/01/2008
Per giorni sembrava che tre ostaggi nelle mani
delle FARC in Colombia fossero sul punto di
essere liberati. Sarebbe stato un segnale di
speranza e di dialogo, ma anche un indubbio
successo diplomatico di Hugo Chávez che in
troppi avevano interesse a che fosse boicottato.
Alla chiusura di questo articolo la speranza della
liberazione sembra stare tramontando e ancora
una volta la politica e la guerra contro l’America
latina passa sulla testa delle persone.
I familiari dei 45 sequestrati in Colombia
aspettano ancora. La liberazione di tre di loro
sarebbe il primo concreto segnale di dialogo
lanciato dai guerriglieri delle FARC. I tre
liberandi, secondo l’annuncio delle FARC
stesse, sono l’ex-deputata Consuelo González de
Perdomo, l’ex candidata a vicepresidente Clara
Rojas e suo figlio Emmanuel di quattro anni,
nato in cattività dalla relazione tra Clara e un
guerrigliero.
Dopo ore di speranza già domenica la senatrice
colombiana Piedad Cordoba, ha però comunicato
i suoi timori in pubblico: il governo colombiano
di Álvaro Uribe avrebbe lanciato un’offensiva
militare contro la guerriglia proprio per
impedire il rilascio degli ostaggi. Alle
dichiarazioni di Piedad Cordoba, che fino al 21
novembre era stata insieme a Hugo Chávez
mediatrice per la liberazione degli ostaggi, il
governo colombiano ha apposto una secca
smentita. Ma la sostanza è che i combattimenti
sarebbero in corso e della liberazione degli
ostaggi non si sa più nulla.
Al cinismo della realpolitik fanno però da
contraltare innumerevoli atti d’amore verso i
sequestrati. Non c’è solo Ingrid Betancourt, che
buca lo schermo in un’Europa che nulla sa del
conflitto colombiano ed è ben poco interessata
alla sorte degli altri ostaggi. Dapprima il
maestro Moyano aveva attraversato il paese per
chiedere la liberazione del figlio e dei suoi
compagni di detenzione. Adesso i familiari degli
altri ostaggi hanno inviato attraverso messaggi
radio le loro voci fin nel più profondo della selva tre civili e ferendone altre 30, ha reso noto
amazzonica nella speranza che si sentano
accompagnati in questo Natale. Sono segni di
umanità in una delle guerre più sporche del
mondo.
Migliaia di contadini messicani
bloccano l'ambasciata degli Usa
protestando contro il Tlc
di Gennaro Carotenuto
su Gennaro Carotenuto.it del 05/01/2008
Dal primo gennaio sono entrati in vigore alcuni presidente Mahmud Abbas.
dei capitoli più conflittuali del Trattato di Libero Anche se sta negoziando con Abbas, Israele non
Commercio del Nord America (TLCAN o
NAFTA in inglese) e sono definitivamente
liberalizzati prodotti fondamentali come il frijol, Il presidente Bush ha dichiarato al quotidiano
il mais, la canna da zucchero e il latte in
polvere. E immediatamente numerose
organizzazioni contadine si sono mobilitate, per terrorista a lato della frontiera con Israele".
chiedere la revisione del trattato. “E’ il colpo di (Traduzione Granma Int.)
grazia ai contadini messicani” hanno gridato in www.granma.cu
migliaia bloccando completamente il Paseo de la
Reforma, una delle principali strade di Città del
Messico. Alla protesta si sono uniti deputati di
tutti i partiti meno il PAN del presidente Felipe
Calderón, che parlano di rinegoziazione di tutta
la parte agricola del trattato che in questi anni
dal primo gennaio 1994 ha favorito
enormemente l’agricoltura assistita statunitense
e danneggiato quella messicana pienamente
liberalizzata. “Il Messico –secondo il deputato
del PRI César Horacio Duarte- è alla vigilia di
una vera ribellione per il disprezzo e
l’abbandono al quale sono sottomesse le
campagne messicane”.
E’ molto triste il bilancio del Messico come
paese pioniere nell’accettare un accordo di
libero commercio con gli Stati Uniti. Oramai il
90% del commercio estero del paese è con gli
Stati Uniti e tutta l’economia del paese è
controllata come mai prima nella storia dal
vicino del Nord. Ma l’aspetto più grave è la vera
pulizia etnica agraria che ha caratterizzando
l’adozione del TLC e i piani neoliberali voluti
dai governi messicani in sinergia con il Fondo
Monetario Internazionale e la Banca Mondiale.
Ogni anno dalle campagne messicane sono
espulsi almeno 600.000 lavoratori (una cifra che
nel 2008, con l’entrata in vigore degli ultimi
capitoli si raddoppierà), quasi tutti uomini tra i
15 e i 45 anni, e si avvicinano ai 30 milioni i
messicani che vivono oltre il muro di Tijuana.
Numeri minori ma ugualmente importanti sono
espulsi da categorie come i ferrovieri, tecnici e
lavoratori del settore petrolifero che soffrono da
anni le politiche di liberalizzazione.
Il politologo John Saxe-Fernández –e non è il
solo- individua un vero “disegno demografico”,
una precisa politica con il doppio obbiettivo di
svuotare le campagne messicane, fonte di
conflittualità sociale, e rifornire l’economia
statunitense di milioni di lavoratori disponibili a
lavori sottopagati utili a calmierare il mercato
del lavoro di quel paese.
Carri armati e aerei d’Israele
hanno bombardato la Striscia di
Gaza
L'Avana. 4 Gennaio 2008
Carri armati e aerei d’Israele hanno attaccato
vari obiettivi nella Striscia di Gaza,
ammazzando almeno nove persone tra le quali
l’agenzia AP.
Tra i feriti ci sono cinque bambini e uno di 14
anni è molto grave.
Il massacro provocato da Israele è avvenuto a
pochi giorni dalla visita nella regione del
presidente statunitense George W. Bush.
"Consideriamo quel che è avvenuto come un
cruento messaggio che ci avvisa che Israele si
allontana da qualsiasi impegno, prima
dell’arrivo del presidente Bush nella regione",
ha detto Nabil Abu Rdeneh, portavoce del
ha interrotto i suoi attacchi contro gli obiettivi
nella striscia di Gaza.
Yediot Ahronot, riferendosi alla Palestina "Che
non collaborerà alla creazione di uno Stato