Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Dispensa di studio
1
INDICE
Adattamenti a livello CARDIOVASCOLARE
Adattamento ed aggiustamento
Fattori centrali e fattori periferici
Adattamenti a livello polmonare
Adattamenti a livello cardiaco
Adattamenti sistema circolatorio
Adattamenti del sistema muscolare
Adattamenti metabolici
LA COMPOSIZIONE CORPOREA
Androide
Ginoide
Massa magra e massa grassa
Grasso primario e grasso di deposito
Allenamento e calo ponderale
Il bilancio calorico
2
L'ALLENAMENTO AEROBICO
I principi dell'allenamento aerobico
Carico interno e carico esterno
Principali metodi di allenamento cardiovascolare
IL QUESTIONARIO SPORTIVO
I fattori di rischio
Linee guida ACSM
Caratteristiche del programma di allenamento
IL LAVORO DI FORZA
Benefici del lavoro di forza
Alcune parole importanti
Principi dell'allenamento della forza
Linee guida dell'allenamento della forza
Gli adattamenti del lavoro di forza
Adattamenti in funzione del movimento
Differenti tipi di forza
3
Metodi di intensificazione dell'allenamento
4
ADATTAMENTI A LIVELLO CARDIOVASCOLARE
Nel 1996 il Surgeon General’s Report classifica l’inattività fisica come il maggiore fattore di
rischio per la possibilità di contrarre malattie cardiovascolari. Questa risulta avere un peso
maggiore addirittura del fumo, dell’ipercolesterolemia e dell’ipertensione.
Considerando poi che il colesterolo e la pressione risentono molto favorevolmente della
pratica dell’attività fisica, risulta evidente che questa acquisisce un ruolo estremamente
importante nella vita di tutti. Da qui in avanti l’attività fisica assume un ruolo paragonabile
ad un nuovo, potentissimo farmaco senza effetti collaterali.
Adattamento ed aggiustamento
Nel valutare cosa succede a livello cardiovascolare durante e dopo ad un allenamento
possiamo dividere in due categorie i cambiamenti della funzionalità di un organismo a
seconda che siano più o meno persistenti.
L’Aggiustamento è una modificazione a rapida insorgenza ma temporanea che avviene in
conseguenza di un esercizio. Per esempio, quando si inizia un allenamento la frequenza
cardiaca (FC) incrementa a seconda dell’intensità dallo sforzo, così come la temperatura
corporea e la frequenza respiratoria.
L’Adattamento è una modificazione della funzione o della struttura di uno o più organi
come effetto di una serie di stimoli (allenamenti) ripetuti nel tempo. Per esempio, dopo un
serie di allenamenti aerobici correttamente programmati, la pressione arteriosa si abbassa
come anche la FC minima per effetto di una aumentata gittata sistolica.
Il risultato dell’allenamento ripetuto non è altro che una serie di adattamenti che portano
ad un miglioramento funzionale di un individuo.
5
Fattori centrali: Apparato circolatorio, cuore, polmoni. Sono responsabili del trasporto
dell’ossigeno.
Fattori periferici: Fibre muscolari, rete capillare. Sono responsabili dell’utilizzo
dell’ossigeno
6
Adattamenti metabolici
Durante l’allenamento il metabolismo viene incrementato e conseguentemente aumenta il
consumo calorico. Questo aumento, al contrario di ciò che accade nell’attività anaerobica,
si protrae per poco tempo (2-3 ore) dalla fine dell’esercizio, ma comunque favorisce il
consumo dei depositi adiposi, tende a portare in passivo il bilancio calorico ed evita la
perdita di massa magra nei muscoli interessati dall’attività (in certi casi può addirittura
aumentarla).
L’allenamento porta anche a dei benefici psicologici agendo come “valvola di sfogo” e
diminuendo lo stress e le ansie della vita di tutti i giorni. Migliora inoltre la composizione
corporea gratificando e motivando il soggetto. Stimola la produzione di endorfine note per
il loro effetto “euforizzante”. Migliora la capacità volitiva.
LA COMPOSIZIONE CORPOREA
I test per la valutazione della composizione corporea sono uno strumento indispensabile a
disposizione del tecnico per avere una reale valutazione della quantità di accumulo
adiposo in una persona. Questi non solo possono dirci con sicurezza (al contrario della
semplice bilancia) se una persona è in soprappeso o meno, ma possono anche darci un
riscontro oggettivo che consente di quantificare questo soprappeso, ci permettono di
monitorare con precisione i risultati che stiamo ottenendo e ci danno un’idea più precisa su
alcuni eventuali fattori di rischio.
Occorre anzitutto avere presente le due tipiche forme di accumulo del grasso: quella
androide (anche detta “a mela”) e quella ginoide (detta “a pera”).
Queste sono contraddistinte da importanti differenze.
7
Androide
La zona di accumulo è localizzata a livello della cintura addominale. Questo tipo di
accumulo è correlato, al di sopra di certi valori ad un maggior rischio di patologie
cardiovascolari.
Tipicamente maschile, ma riscontrabile anche sulla donna, in genere non presenta grandi
difficoltà nel trattamento finalizzato al dimagrimento, con la possibilità di raggiungere buoni
risultati con relativa facilità.
Ginoide
In questo caso la zona di accumulo sono i fianchi e la parte prossimale della coscia.
Non ci sono correlazioni statistiche legate a particolari rischi cardiovascolari, se non quelli
normali caratterizzati dal soprappeso.
Questa forma di accumulo è più tipica della donna, anche se in rari casi anche si
manifesta anche negli uomini e si dimostra più resistente ai programmi finalizzati al calo
ponderale.
8
Allenamento e calo ponderale
Questi sono i punti dichiarati dall’ACSM che un programma per il calo ponderale deve
avere per essere efficace.
1. deve fornire un introito calorico non inferiore alle 1200 kcal quotidiane in soggetti
adulti normali in modo tale da conservare una corretta varietà di cibi indispensabile
per le richieste nutritive.
2. fornisca cibi accettabili dal soggetto in questione in termini di abitudini, gusti, costi,
facilità di acquisto, preparazione e di retroterra socio-culturale.
3. determini una negatività nel bilancio calorico non superiore alle 500-1000 kcal al
giorno (rispetto al fabbisogno) e si traduca in una perdita di peso graduale non
superiore ad 1 kg alla settimana.
4. comprenda un programma di esercizi aerobici da eseguirsi minimo 3 volte alla
settimana, della durata minima di 20-30 minuti e di un’intensità pari al 65%della FC
max.
5. comprenda tecniche di modificazione del comportamento finalizzata ad identificare
ed eliminare le abitudini alimentare errate
6. garantisca che le nuove abitudini alimentari vengano conservate per tutta la vita
Recenti studi dimostrano che il soprappeso si manifesta non tanto per un eccesso calorico
quanto per una spesa calorica giornaliera troppo bassa.
Fondamentale quindi il nostro ruolo nel cercare di costruire un programma di allenamento
che non rispecchi solo i requisiti minimi, ma che porti al raggiungimento di un benessere
fisico “totale” lavorando non soltanto la Resistenza ma anche la Forza e la Flessibilità ed
educando il nostro allievo al movimento.
Il bilancio calorico
Anche chiamata bilancia calorica spiega semplicemente come viene ad essere influenzato
il rapporto tra massa magra e massa grassa considerando due variabili fondamentali:
l’introito calorico (quante calorie assumiamo) e la spesa calorica (quante calorie
consumiamo) su base giornaliera.
9
Possiamo semplificare il concetto spiegando che il bilancio calorico è rappresentato dalla
differenza tra le calorie assunte e quelle consumate.
L’esperienza insegna che non è sempre tutto così semplice. Molto dipende dalla fonte
alimentare da cui arrivano le calorie. Infatti, assumere con l’alimentazione 1500 kcal di
carboidrati (o meglio prevalentemente da carboidrati) è decisamente differente che
assumere 1500 kcal di proteine, a parità di spesa calorica (1500 kcal). Questo esempio,
ovviamente, rappresenta due casi-limite, utili solo alla comprensione del concetto. Far
perdere massa grassa ad un soggetto (e non semplicemente peso corporeo) in certi casi
può essere enormemente difficile. Bisogna infatti tener conto anche di altri fattori come:
predisposizione genetica all’accumulo ed al dimagrimento, tipologia della forma di
accumulo e fattori psicologici del soggetto (questi ultimi rappresentano una caratteristica
molto importante e delicata sulla quale non abbiamo alcuna possibilità di influenza).
Bisogna anche considerare che nel caso di diete drastiche o addirittura del digiuno, la
perdita di peso avviene principalmente per la perdita di acque e di tessuto magro. Cosa
che rappresenta un netto pericolo per la salute ed un peggioramento delle capacità
funzionali di un individuo, al contrario di quello che avviene quando il bilancio calorico
viene portato in negativo da una leggera diminuzione dell’introito calorico e in maniera più
importante dall’aumentato consumo giornaliero indotto dalla pratica di attività fisica.
10
I TEST PER LA VALUTAZIONE DELLA COMPOSIZIONE CORPOREA
• Metodica chimica diretta che può essere effettuata solo su cadaveri e consiste nella
separazione anatomica della parte grassa da quella magra o nello scioglimento del
corpo in acidi dai quali poi si risale alle due componenti.
• Metodica indiretta sono tutti i metodi più o meno conosciuti ed attendibili, parte dei
quali verranno elencati di seguito che si basano sulla elaborazione delle misure di
alcune parti del corpo alle quali applicare speciali formule e tabelle comparative.
11
La plicometria
Questo rappresenta uno dei test da campo più utilizzati, con un basso margine di errore
(anche se molto dipende dalla manualità dell’operatore), e dai costi più bassi.
Il plicometro deve essere visto come uno strumento di precisione e deve possedere una
serie di caratteristiche.
•
esercitare una pressione costante (10gr/mm2) su tutto il raggio di apertura;
• essere munito di una vite per il registro della stessa (le molle che esercitano la
compressione con il tempo tendono perdere il loro potere elastico quindi lo
strumento và periodicamente tarato).
• essere munito di un display analogico o digitale per la lettura precisa del dato.
I punti di repere
Come detto l’abilità dell’operatore che effettua il test è di fondamentale importanza.
Spesso accade che due operatori che prendono le pliche al medesimo soggetto abbiano
due risultati differenti. L’importante e che il protocollo che un operatore segue sia sempre
scrupolosamente ripetuto ad ogni test.
La misurazione anatomica dello spessore delle pliche di grasso avviene in precisi punti,
detti punti di repere, che possono cambiare a seconda della formula che si applica per il
calcolo percentuale della massa grassa.
12
I principali punti di repere per l’uomo sono:
pettorale in diagonale, lungo il decorso del muscolo a livello del cavo ascellare
addominale in verticale, tre centimetri lateralmente all’ombelico
quadricipitale in verticale, a metà tra l’origine del retto femorale e l’inserzione sulla
rotula
Sommando il risultato delle pliche e applicando la formula desiderata si può risalire alla
percentuale di massa grassa.
Regole e limiti
• Misurare ogni plica per tre volte e fare la media dei valori ottenuti
13
• Le misure devono essere sempre prese sullo stesso lato del corpo
• Identificare con la massima precisione il punto da misurare
• Contrassegnare il punto da misurare con una matita dermografica
• Sincerarsi di aver preso con le dita tutto il tessuto adiposo escludendo quello
muscolare
Il più grande limite della plicometria è che la sua precisione è inversamente proporzionale
alla massa grassa di un soggetto. Più una persona è in soprappeso e più questo metodo
diventa, oltre che sgradevole, impreciso nel risultato.
Nel caso si debba valutare la composizione corporea di un soggetto in netto soprappeso
consiglio l’attuazione di un altro test.
Formule
Le formule per il calcolo della percentuale di massa grassa sono un centinaio. Quella più
usata in assoluto è stata elaborata da Jackson & Pollock nel 1985 che permette il calcolo
con una minore percentuale di errore per la maggior parte della popolazione.
Ne esiste una da applicare a solo tre pliche ed una a sette pliche.
Tre pliche
Uomo: pettorale, addominale, quadricipitale
Donna: tricipitale, sovrailiaca, quadricipitale
Sette pliche
Uomo e Donna: pettorale, sottoscapolare, ascella media, tricipitale, addominale,
sovrailiaca, quadricipitale
14
Centimetria
Anche questo è un test da campo molto diffuso, economico e dalla facile attuazione.
A differenza della plicometria risulta adatto a persone con un consistente accumulo di
grasso ma risulta piuttosto impreciso nel caso di persone che hanno invece basse
percentuali.
La misurazione delle circonferenze deve avvenire in determinati distretti corporei, con la
muscolatura rilassata, usando un metro da sarto ed avendo cura di non comprimere con il
metro il distretto che si sta misurando.
Anche in questo caso suggerisco di prendere tre rilievi e fare la media dei valori ottenuti.
I valori delle misurazioni si devono convertire con un’apposita tabella e con una semplice
formula si può risalire alla percentuale di massa grassa.
Bioimpedenziometria
L’impedenziometria è un altro metodo abbastanza utilizzato per il calcolo della
composizione corporea. Questo si basa sul principio che la parte magra, essendo più ricca
di liquidi, conduce molto meglio la corrente elettrica, al contrario della parte grassa che
conduce invece poco.
L’impedenziometria rileva la resistenza e la reattanza, grazie a speciali formule risale poi
al livello di idratazione del soggetto, alla sua massa grassa ed alla sua massa magra.
La corrente, a bassa frequenza e ad alta intensità, attraversa tutto il corpo viene emessa
dagli elettrodi di riferimento per poi essere captata dagli elettrodi sensori che ne elaborano
i dati finali.
Il soggetto resta sdraiato senza sentire niente, con gli elettrodi sulle mani e sui piedi.
15
Si tratta di un metodo che per essere attendibile necessita di uno strumento di buona
qualità ed in questo caso abbastanza costoso.
Rimane sempre un certo margine di errore dovuto allo stato di idratazione della persona
testata che può far variare enormemente il risultato (disidratazione = sovrastima il risultato,
iper-idratazione = sottostima il risultato).
La pesata idrostatica
Questo è un metodo attendibile ma molto complesso per il quale necessita un’attrezzatura
di non facile reperibilità.
La pesta idrostatica misura la composizione corporea partendo dalla sua densità (rapporto
tra massa corporea e volume del corpo). Massa magra e massa grassa hanno infatti
differente densità, e queste possono essere collegate alla densità totale del corpo
mediante equazioni matematiche. La massa corporea è data dal rapporto fra peso
corporeo ed accelerazione di gravità. Il volume corporeo si ottiene dalla misura del peso
corporeo immerso in acqua. Infatti, la differenza tra il peso fuori dall’acqua e quello in
acqua equivale alla spinta di Archimede, cioè al peso del liquido spostato dal corpo. Tale
quantità divisa per la densità dell’acqua e per l’accelerazione di gravità fornisce il volume
corporeo. Ricavata la densità totale si calcola la percentuale di grasso mediante altre
equazioni.
16
Body Mass Index o Indice di Massa Corporea
Il BMI non serve a stimare percentualmente la massa magra e quella grassa. Si tratta di
un indice di riferimento dato dal rapporto tra peso ed altezza di un soggetto.
Questo è un metodo che non tiene conto dell’eventuale peso dovuto ad una grande massa
muscolare o ad una struttura ossea molto pesante, quindi non sempre preciso. La sua
utilità sta nel poter molto facilmente e velocemente classificare un soggetto senza
nemmeno dover prendere direttamente delle misure.
IMC/BMI = peso/altezza2
17
Indice di rischio malattie collegate all’obesità
Categorie IMC Uomini < 102
Donne < 88
Sottopeso < 18.5
Normale 18.5-24.9
Soprappeso 25-29.9 Aumentato
Obesità lieve 30-34.9 Alto
Obesità moderata 35-39.9 Molto alto
Obesità grave >40 Estremamente alto
Formula di Lorenz
Non tiene conto né dell’età né della struttura scheletrica, ma risulta quasi sempre
abbastanza attendibile.
Uomo P = (S-100)-[(S-150)/4]
Donna P = (S-100)-[(S-150)/2]
Formula di Broca
Molto semplice ma tendenzialmente portata a sovrastimare il risultato.
Uomo P = S-100
Donna P = S-104
S = altezza in centimetri
18
Peso corporeo ideale in basa alla massa grassa
Per calcolare in maniera attendibile il peso ideale è indispensabile essere risaliti prima
alla percentuale di massa grassa. In questo caso dovremmo prima risalire al peso effettivo
della massa grassa, poi a quello della massa magra ed infine a quello desiderato nel
seguente modo.
Con questa semplice equazione abbiamo modo di risalire al peso della parte grassa, della
parte magra ed quanti chili perdere per arrivare al peso desiderato conoscendo
semplicemente la percentuale di massa grassa.
Facciamo l’esempio di un soggetto di 80 kg, con il 30% di massa grassa. Il suo primo
obbiettivo è di arrivare al 25%.
19
un suo specifico obbiettivo ma è solo legato al suo stare bene. L’altro è un attendibile feed
back che il tecnico riesce ad avere sull’efficacia di un programma di allenamento
(avvicinamento ai risultati = programmazione corretta, nessun miglioramento = necessità
di correggere il programma di allenamento).
20
• Attendibilità si riferisce al grado di precisione con cui vengono effettuate le
misurazioni
• Ripetibilità deve naturalmente essere una prova che possiamo ripetere nel tempo
per monitorare l’andamento del valore testato
Naturalmente noi dovremo esimerci dal praticare test massimali che prevedono l’utilizzo di
apparecchiature mediche. Questi non vanno fatti su persone con problemi cardiaci,
metabolici, polmonari, nel caso di soggetti molto sedentari, o nel caso di qualsiasi
complicanza possa risultare pericolosa.
Di seguito altre importanti caratteristiche che il test deve possedere per essere attendibile
e sicuro.
• Il soggetto non deve aver assunto nelle ore precedenti il test caffeina, cibo, non
deve aver fumato e non deve trovarsi in una condizione di affaticamento.
• L’esercizio oggetto della valutazione deve essere conosciuto ed eseguito
correttamente.
• L’ambiente dove si svolge il test non dovrebbe superare i 22° ed un’umidità
superiore al 60%
• Prima dell’inizio del test il soggetto deve aver praticato 10-15 minuti di
riscaldamento a bassa intensità
• L’intensità dell’esercizio deve essere aumentata gradualmente
• Vanno rispettate le controindicazione all’esecuzione del test
• Non svolgere il test se in dubbio sulla sua pericolosità
• Interrompere il test in caso di sforzo eccessivo, di risposta anomala dei parametri
osservati o nel caso lo richieda il soggetto
• Monitorare costantemente la FC, la percezione dello sforzo (Borg, talk test) e
l’aspetto del soggetto (pallore, cianosi, eccessiva sudorazione, difficoltà nella
coordinazione, respirazione troppo affannata)
• Mantenere sotto controllo il soggetto sottoposto al test almeno per i successivi 5-10
minuti dalla fine della prova, continuando a monitorare la FC e la percezione dello
sforzo
• Il soggetto non deve mai essere lasciato solo durante il test
21
La frequenza cardiaca
Rappresenta il parametro più utilizzato sul campo per avere un’attendibile idea del livello
di intensità al quale stiamo sottoponendo il nostro allievo. Questa ci dà anche la possibilità
di stimare indirettamente il VO2 max.
Agli estremi della frequenza cardiaca abbiamo la bradicardia, ossia soggetti con una FC
min molto bassa e caratterizzati da una “difficoltà” nel far salire i battiti, e la tachicardia,
ovvero soggetti con una FC min alta che sotto sforzo tende ad aumentare
considerevolmente.
Per utilizzare con efficacia questo parametro possiamo avvalerci principalmente di due
formule.
Con questa semplice sottrazione abbiamo una stima empirica della FC max che
tendenzialmente viene ad essere sottostimata. Il difetto più grande è di conservare una
percentuale di errore di circa +/- 10%.
Ottenuto questo dato basta moltiplicarlo per la percentuale di FC a cui si vuole far lavorare
il soggetto.
Percentuale di errore +/- 10% significa che potrebbe essere da 132 bpm a 160 bpm.
Appare evidente che impostare un programma di lavoro esponendosi ad un tale margine
di errore può fare decisamente la differenza sul risultato che vogliamo ottenere. Si
comprende così l’importanza di avere dei dati reali e non calcolati con formule empiriche.
Purtroppo l’unico modo attendibile e sicuro per la stima della reale FC max è un test
massimale ed in questo caso, un test da eseguire seguendo uno specifico protocollo, in un
laboratorio medico, attrezzato con un defibrillatore ed in presenza di un medico.
22
Una formula molto più precisa è quella di Karvonen. Questa stima la cosiddetta frequenza
cardiaca di riserva e tiene conto anche di un altro importante valore: la frequenza cardiaca
minima (o a riposo).
Per risalire a questo ultimo dato si devono prendere le pulsazioni la mattina, appena
svegli, senza essersi ancora alzati da letto (alzarsi provocherebbe anche un aumento di
battiti). Suggerisco anche in questo caso di prendere il valore tre mattine consecutive e di
utilizzare quello più basso.
La FC max verrà stimata nuovamente con la formula 220 – l’età.
Esempio di lavoro: anni 30, lavoro al 75% dell’FC max teorica, FC min 60
FC di allenamento = [(190 – 60) x 0.75) + 60 = 157 bpm
IL VO2 max
Si tratta di un parametro di grande importanza ma dalla non semplice valutazione. Questo
esprime la massima capacità aerobica di un soggetto e può essere assoluto (l/min) o
relativo al peso corporeo (ml/kg/min).
Il massimo consumo d'ossigeno (VO2max) si ha quando in risposta a un aumento della
richiesta energetica non si ha un aumento del consumo d'ossigeno.
I principali fattori che influenzano il metabolismo aerobico sono: fattori centrali (apparato
respiratorio, cuore, sistema circolatorio), responsabili dell’assunzione e del trasporto
dell’ossigeno e fattori periferici (fibre muscolari, capillari), responsabili dell’utilizzo
dell’ossigeno.
Il VO2 max varia a seconda del sesso, dell’età, al livello ed alla tipologia di allenamento.
I miglioramenti della capacità aerobica dopo un adeguato periodo di allenamento sono
compresi tra il 5% ed il 25%. Ci sono comunque casi documentati di incrementi anche del
50%.
Da poco si utilizza anche qui il concetto di riserva di VO2, molto simile a quello della
riserva cardiaca.
23
VO2 di allenamento = (intensità di allenamento) x (VO2 max – VO2 riposo) + VO2 riposo
Esempio: ipotizzando di conoscere il VO2 max (17.5 ml/kg/min) ed il VO2 a riposo (3.5
ml/kg/min) e di voler lavorare al 40% del VO2 max avremo:
Valori di riferimento:
La scala di Borg
Questo supporto, se ben utilizzato, risulta molto utile al tecnico soprattutto con bambini,
donne in stato di gravidanza e soggetti in terapia con determinati farmaci (ad esempio i
betabloccanti). Consiglio il suo utilizzo sempre, anche contemporaneamente all’utilizzo di
un altro sistema di misurazione dello sforzo.
Nel caso avessimo stimato la FC max con il metodo 220 – l’età, la scala di Borg ci può
aiutare a capire se abbiamo stimato correttamente il dato, se l’abbiamo sottostimato (in
caso di FC alta che tende a continuare a salire), o sovrastimato (in caso di una FC troppo
bassa che tende a non salire).
La scala originale prevedeva un valore fino a 20. Attualmente però si utilizza la scala con il
valore massimo a 10.
24
Scala di Borg
0 nullo 6
10 durissimo 19 Durissimo
20
Il talk test
Metodo semplice ed intuitivo, il talk test si basa sul fatto che se si riesce a sostenere una
conversazione durante l’allenamento, probabilmente l’intensità dello sforzo è ancora in
zona aerobica. Nel caso di un sedentario che non si sia mai sottoposto ad attività fisica
che non riesca a parlare sappiamo che probabilmente sta lavorando ad una intensità
troppo elevata.
Ci sono poi dei “segnali” che il nostro allievo sotto eccessivo sforzo ci fornisce. Un buon
tecnico deve interpretarli immediatamente e valutare delle immediate azioni correttive.
Questi sono: pallore, cianosi, eccessiva sudorazione, difficoltà nella coordinazione,
respirazione troppo affannata.
25
Metodi diretti
La massima potenza aerobica (VO2 max) si può misurare grazie all’impiego di costose
apparecchiature che monitorano costantemente il consumo di ossigeno e la produzione di
anidride carbonica. Si applicano poi dei protocolli massimali a carico incrementale che
andranno portati avanti fino al completo esaurimento del soggetto.
Ci sono vari protocolli che si possono utilizzare, questi si differenziano per il carico
utilizzato ad ogni incremento, per gli intervalli di incremento (ad intervalli regolari oppure
continuo, anche detto ramping) e per l’ergometro su cui si svolge il test.
Naturalmente si tratta di test molto impegnativi per il soggetto, che necessitano di un certo
grado di allenamento e soprattutto di un laboratorio attrezzato e di personale medico
specializzato.
Test di Bruce
In genere usato per soggetti normali o a rischio di patologie cardiache. Il protocollo
consiste in incrementi di velocità e pendenza ogni tre minuti (dando tempo alla FC di
stabilizzarsi dall’incremento precedente). Per il calcolo scientifico del VO2 max si deve
utilizzare l’attrezzatura medica per l’emo gas analisi (come uno spirometro). Il test di Bruce
si può avvalere anche di formule per il calcolo indiretto del VO2 max senza l’utilizzo di
queste apparecchiature (come analizzato nei metodi indiretti submassimali).
Protocollo di lavoro
Eseguire 10-15 di riscaldamento a bassa intensità preferibilmente con un leggero
stretching.
Seguire gli incrementi di ogni step aumentando la velocità e la pendenza per il tempo
specificato in tabella.
Il test si interrompe quando il soggetto non riesce più a sopportare ulteriori incrementi.
26
Velocità Pendenza
Step Tempo (min)
km/h (%)
1 0 2.74 10%
2 3 4.02 12%
3 6 5.47 14%
4 9 6.76 16%
5 12 8.05 18%
6 15 8.85 20%
7 18 9.65 22%
8 21 10.46 24%
9 24 11.26 26%
10 27 12.07 28%
Donna
Età Molto scarso Scarso Medio Buono Ottimo Eccellente
13-19 <25.0 25.0-30.9 31.0-34.9 35.0-38.9 39.0-41.9 >41.9
20-29 <23.6 23.6-28.9 29.0-32.9 33.0-36.9 37.0-41.0 >41.0
Uomo
Età Molto scarso Scarso Medio Buono Ottimo Eccellente
13-19 <35.0 35.0-38.3 38.4-45.1 45.2-50.9 51.0-55.9 >55.9
20-29 <33.0 33.0-36.4 36.5-42.4 42.5-46.4 46.5-52.4 >52.4
30-39 <31.5 31.5-35.4 35.5-40.9 41.0-44.9 45.0-49.4 >49.4
40-49 <30.2 30.2-33.5 33.6-38.9 39.0-43.7 43.8-48.0 >48.0
50-59 <26.1 26.1-30.9 31.0-35.7 35.8-40.9 41.0-45.3 >45.3
60+ <20.5 20.5-26.0 26.1-32.2 32.3-36.4 36.5-44.2 >44.2
27
Test di Astrand
Viene utilizzato per soggetti molto allenati. La velocità resta fissa a 8.0 km/h per tutto il
test. Gli incrementi riguardano solo la pendenza e sono di 2.5 % a step.
Protocollo di lavoro
Eseguire 10-15 di riscaldamento a bassa intensità preferibilmente con un leggiero
stretching.
Durante tutto il test la velocità rimane fissa a 8.0 km/h e si modifica solo la pendenza.
Questa inizia da 0%, dal 3° minuto la si porta a 2. 5% e si aumenta poi sempre di 2.5% ad
ogni incremento.
Il test si interrompe quando il soggetto non riesce più a sopportare ulteriori incrementi.
Per risalire al grado di efficienza fisica si possono utilizzare le tabelle a pagina 25.
28
Metodi indiretti
Data la difficoltà nel reperire le condizioni adatte all’esecuzione di test diretti massimali per
il calcolo del VO2 max, sono state sviluppate delle metodiche indirette, attuabili con
maggiore facilità, che si basano essenzialmente sull’unico altro parametro ad esso
fortemente correlato; la gittata cardiaca (quantità di sangue che il cuore pompa nel
sistema circolatorio al minuto).
Il rapporto tra VO2 e gittata cardiaca ha un andamento lineare costante ed essendo questa
il prodotto della gittata sistolica (sangue pompato) per la frequenza cardiaca (frequenza
delle pulsazioni di sangue) si può stabilire la stessa relazione lineare tra VO2 max e
frequenza cardiaca, permettendoci quindi una stima attendibile del parametro.
% VO2 % FC
35 50
48 60
60 70
73 80
86 90
100 100
Abbiamo quindi, valutando la sola FC, la possibilità di risalire indirettamente al VO2 max
con dei test facilmente attuabili e ripetibili.
29
Harvard Step test
Si tratta di un test messo a punto durante la seconda guerra mondiale per la valutazione di
massa di una popolazione e del grado di efficienza fisica. La durata è stata modificata
dagli originali 5 minuti agli attuali 3.
Il soggetto deve salire e scendere da un gradino alto 50 cm.
Il ritmo di salite e discese deve prevedere un’esecuzione ritmica di 24 salite-discese al
minuto con l’accortezza di alternare la gamba di salita sullo step.
La durata del test è di tre minuti.
Subito al termine del terzo minuto si prendono le pulsazioni del soggetto per un intero
minuto per capire il suo livello di efficienza fisica.
Uomo
Età 18-25 26-35 36-45 46-55 56-65 >65
Eccellente <79 <81 <83 <87 <86 <88
Ottimo 79-89 81-89 83-96 87-97 86-97 88-96
Buono 90-99 90-99 97-103 98-105 98-103 97-103
Discreto 100-105 100-107 104-112 106-116 104-112 104-113
Sufficiente 106-116 108-117 113-119 117-122 113-120 114-120
Insufficiente 117-128 118-128 120-130 123-132 121-129 121-130
Scarso >128 >128 >130 >132 >129 >130
Donna
Età 18-25 26-35 36-45 46-55 56-65 >65
Eccellente <85 <88 <90 <94 <95 <90
Ottimo 85-98 88-99 90-102 94-104 95-104 90-102
Buono 99-108 100-111 103-110 105-115 105-112 103-115
Discreto 109-117 112-119 111-118 116-120 113-118 116-122
Sufficiente 118-126 120-126 119-128 121-126 119-128 123-128
Insufficiente 127-140 127-138 129-140 127-135 129-139 129-134
Scarso >140 >138 >140 >135 >139 >134
30
Step test o I.R.I. test
Il test sull‘Indice di Recupero Immediato è una variazione dell’Harvard Step test. Questo
valuta in modo più specifico quanto velocemente, alla fine di uno sforzo, la FC si abbassa
riavvicinandosi ai valori di inizio del test, dando così una valutazione di massima della
capacità di recupero. Purtroppo non tiene conto dell’età e del sesso di chi si esamina,
tuttavia può tornare utile una valutazione come questa strettamente riguardante la
capacità di recupero cardiovascolare.
Il soggetto deve salire e scendere da un gradino alto 50 cm per gli uomini e 40 cm per le
donne e 30 cm per bambini o persone sotto la statura di 160 cm.
Il ritmo di salite e discese deve prevedere un’esecuzione ritmica di 30 salite-discese al
minuto con l’accortezza di alternare la gamba di salita sullo step.
La durata del test è di tre minuti.
Bisogna poi rilevare la FC tra il 60 ed il 90 secondo dalla fine dell’esercizio e confrontare il
valore con la prima tabella per avere il valore di recupero e con la seconda per avere una
valutazione del grado di efficienza fisica.
31
39 83.9 58 56.4 77 42.5
40 81.8 59 55.4 78 41.9
41 79.8 60 54.5 79 41.4
42 77.9 61 53.6 80 40.9
43 76.1 62 52.7
VO2 max = 132,853 – 0.1692 (peso in kg) – 0.3877 (età in anni) + 6.315 (sesso) – 3.2649
(tempo in minuti) - 0.1565 (FC)
32
Test indiretti massimali
Alcuni autori hanno elaborato dei protocolli massimali dai quali, con specifiche formule, si
può risalire al VO2 max. Questi, essendo indiretti, mantengono sempre una minima
percentuale di errore (comunque più bassa dei gli indiretti submassimali). Si basano su
queste due regole:
• Il costo energetico della corsa, indipendentemente dalla velocità, è mediamente
uguale per tutti i soggetti ed è quantificabile in [4Jx(kg x m)-1].
• Il rendimento meccanico del lavoro muscolare, mediamente uguale per tutti i
soggetti, è del 25%
Test di Bruce
Lo stesso identico protocollo utilizzato in precedenza può essere riutilizzato per il calcolo
del VO2 max utilizzando poi le seguenti formule dove T è la durata dell’esercizio (esempio
12’ 30’’ corrisponde a 12.5).
Test di Astrand
Come il test di Bruce anche per questo, mantenendo lo stesso protocollo di esecuzione,
sono state elaborate speciali formule per ricavare, in modo indiretto, il VO2 max.
A differenza del test di Bruce questo però non tiene conto delle differenze tra i due sessi,
se non per la valutazione finale della prestazione.
33
Anche qui il protocollo di lavoro da applicare e le tabelle per la valutazione del grado di
efficienza fisica sono le stesse.
Test di Balke
Simile al test di Bruce si avvale di differenti formule ma la tabella per la valutazione del
grado di efficienza fisica è la stessa.
Di seguito troviamo il protocollo incrementale da attuare. Il test và condotto ad
esaurimento.
Gli step possono, in caso, essere aumentati sempre di un punto % ogni minuto
mantenendo la velocità fissa a 5.3 km/h per gli uomini e di 2.5% ogni tre minuti
mantenendo la velocità fissa a 4.8 km/h per le donne.
Di seguito troviamo la formula.
Uomo
Step Tempo (min) Velocità (km/h) Pendenza (%)
1 1 5.3 0%
2 2 5.3 2%
3 3 5.3 3%
4 4 5.3 4%
5 5 5.3 5%
6 6 5.3 6%
7 7 5.3 7%
8 8 5.3 8%
9 9 5.3 9%
10 10 5.3 10%
11 11 5.3 11%
12 12 5.3 12%
13 13 5.3 13%
14 14 5.3 14%
15 15 5.3 15%
34
Donna
Step Tempo (min) Velocità (km/h) Pendenza (%)
1 1 4.8 0%
2 3 4.8 3%
3 6 4.8 5.5%
4 9 4.8 8%
5 12 4.8 10.5%
6 15 4.8 13%
7 18 4.8 15.5%
8 21 4.8 18%
9 24 4.8 20.5%
10 27 4.8 23%
11 30 4.8 25.5%
L’ALLENAMENTO AEROBICO
Frequenza
Questa per essere ottimale dovrà prevedere 3-5 sedute di allenamento alla settimana.
In soggetti particolarmente decondizionati si sono osservati miglioramenti anche solo con
una seduta settimanale, ma rappresentano un caso limite probabilmente dato da un alto
livello di decondizionamento. Al limite opposto troviamo gli atleti di alto livello che invece si
sottopongono addirittura a più allenamenti giornalieri.
Intensità
La si può misurare in vari modi.
La frequenza cardiaca, data la semplicità e l’attendibilità del dato, è in genere il parametro
più utilizzato.
35
Il VO2 max è il massimo volume di ossigeno consumato per minuto. La sua stima può
avvenire con vari metodi. L’intensità si dovrà convertire poi in METS per individuare il
carico effettivo di lavoro.
Esistono poi dei metodi empirici più semplici che, pur mantenendo una validità relativa alla
soggettività della percezione della sforzo, consiglio di utilizzare sempre (scala di Borg).
Tempo
Strettamente dipendente dal livello di allenamento del soggetto. Si consiglia in genere di
raggiungere minimo i 20 minuti di allenamento aerobico continuo. In soggetti fuori forma
questi possono essere raggiunti in modo non continuo, oppure ad una intensità che sia
alla loro portata (ad esempio una camminata veloce).
Tipo
Per stimolare il sistema cardiovascolare si devono mettere in moto in modo ritmico grosse
masse muscolari. Nel caso di obesi, anziani decondizionati, o persone con problemi
articolari privilegeremo l’attività senza impatto od a basso impatto. Ogni persona, in base
alle sue caratteristiche ed ai suoi obbiettivi, avrà preferenza verso il lavoro con un attrezzo
piuttosto che un altro.
36
Principali metodi di allenamento cardiovascolare
Una classificazione che aiuta a comprendere la vastità dei programmi di allenamento della
resistenza che abbiamo a nostra disposizione è quella fatta da Arcelli e Zanon di seguito
riportata.
37
La durata della seduta allenante è logicamente proporzionale all’intensità raggiunta.
Necessita di tempi di recupero più lunghi e di una buona preparazione di base per essere
praticato con successo.
Alcuni autori ritengono utile questo lavoro alla fine del lavoro senza accumulo di acido
lattico precedentemente descritto.
38
Pause di recupero completo
Conosciuto con il termine di “ripetute”, si utilizza con livelli di intensità anche molto alti.
L’intensità varia naturalmente a seconda della qualità che si sta allenando.
Il tempo di recupero non sarà completo in senso assoluto in quanto dovrebbe essere
troppo lungo per essere tale. In genere si fa riferimento alla FC o al grado di percezione
della fatica espressa dal soggetto.
La possibilità di intervenire sull’intensità della prova e sulla durata del recupero rendono
questo tipo di allenamento facilmente adattabile ad una grande parte di sportivi.
Il Circuit Training
Si tratta di un allenamento a circuito che prevede un numero di stazioni variabili (da 4 a
10) ed intervalli di recupero molto brevi tra le stazioni. Questo metodo si pone l’obbiettivo
di migliorare i fattori centrali (l’apparato cardiovascolare) e quelli periferici (muscolare)
nell’ambito della stessa seduta alternando attrezzi isotonici, cardiovascolari ed esercizi di
altro tipo (pesi liberi, corpo libero..) e coinvolgendo una grande quantità di gruppi
muscolari.
Un altro effetto positivo è quello di rendere l’allenamento molto dinamico (spesso alcuni
utenti lamentano di annoiarsi mentre si allenano) e praticabile in una palestra o in un parco
attrezzato.
39
IL QUESTIONARIO SPORTIVO
• i suoi obbiettivi, quante volte si vuole allenare alla settimana, quanto tempo ha a
disposizione per seduta, per quanto tempo si vuole allenare con continuità
• eventuali paramorfismi vertebrali (o semplici algie da migliorare)
• se assume abitudinalmente dei farmaci
• infortuni ed operazioni chirurgiche subite
• precedenti sportivi (ed il livello praticato) e da quanto non si allena
• stile di vita, tipologia di lavoro praticato, ore di sonno a notte
• informazioni generiche relative alla sua igiene alimentare
• valutazione dei fattori di rischio
• consenso al trattamento dei dati personali
40
Il tecnico dovrà quindi, una volta impostato il programma, eseguire periodicamente
(bisettimanali o mensili) dei test per valutare l’andamento ed esaminare eventuali
alternative che lo correggano.
I fattori di rischio
L’American College of Sport Medicine (ACSM) ha elaborato un elenco di quelli che sono i
principali fattori di rischio nella popolazione.
• Casi di infarto o morte improvvisa nei familiari (padre o fratello prima dei 55 anni,
madre prima dei 65 anni)
• Fumo di sigaretta
• valori elevati di pressione arteriosa (>140/90 mmHg)
• valori elevati di colesterolo totale (>200 mg/dl), HDL <35 mg/dl o rapporto tra i due
>5
• obesità, BMI superiore a 30, circonferenza addominale >102 cm per gli uomini e 88
per le donne
• inattività fisica
• valori di glicemia a riposo >110 ml/dl
41
Questionario PAR-Q (Physical Activity Readiness Questionnarie)
Si basa sull’assunto che se un soggetto risponde positivamente anche solo ad una delle
seguenti domande viene sconsigliata l’esecuzione di qualsiasi prova da sforzo (anche non
massimale) ed l’inizio di allenamenti anche di moderata intensità. In questo caso si
consiglia (ma non si può rendere obbligatoria) una visita medica preliminare.
42
Naturalmente in questo modo andiamo a personalizzare la programmazione “tagliandola e
cucendola” su misura per gli obbiettivi del nostro allievo.
43
CARATTERISTICHE DEI PRINCIPALI ATTREZZI CARDIOVASCOLARI
Basso impatto camminata, vogatore, bike normale. Sono indicati per individui in
soprappeso o ad un basso livello di allenamento.
Alto impatto corsa. Rappresenta l’attività più conosciuta. Potendo svolgerla a varie
intensità và bene dal praticante di fitness all’atleta.
Tappeto
Rappresenta in assoluto l’ergometro più conosciuto ed utilizzato. Grazie alla possibilità di
modulare la velocità e la pendenza può essere utilizzato da una larga fascia di utenza. I
modelli migliori sono dotati di un sistema di ammortizzamento che dovrebbe sgravare
leggermente il carico articolare nella corsa. Anche se semplice ed intuitivo mantiene
sempre un minimo di pericolosità, occorre quindi prestare attenzione alle persone che non
lo hanno mai utilizzato per evitare pericolose cadute.
Bike
Ottima alternativa per chi ha problematiche di vario genere, nelle persone decondizionate
può però portare ad un precoce affaticamento muscolare (ovvero un maggiore carico a
livello periferico). In questi casi è possibile scegliere di privilegiare il tempo a scapito
dell’intensità. Nella sua variante recline permette un lavoro ugualmente efficace
mantenendo il rachide in una posizione più fisiologica.
44
Step
Si tratta di un attrezzo abbastanza faticoso. A seconda dell’ampiezza del passo e se si
lavora con le mani in appoggio o meno e naturalmente del livello di difficoltà cambia
l’intensità del lavoro passando ad essere da molto blanda ed estremamente faticosa.
Armoergometro
Attrezzo poco usato ma molto valido per chi vuole utilizzare gli arti superiori ed i muscoli
del tronco. Permette di lavorare con efficacia sia la catena di trazione che quella di spinta
mantenendo comunque un alto consumo di ossigeno (in esercizi submassimali il consumo
di ossigeno è superiore utilizzando le braccia rispetto alle gambe). Importante insegnare
alle persone ad utilizzarlo sia spingendo che tirando alternatamene le impugnature con le
braccia.
Vogatore
Il vogatore è l’attrezzo “da palestra” che mette in moto il maggior numero di gruppi
muscolari. Lavorano efficacemente le gambe, la parte bassa ed alta della schiena, e le
braccia (catena cinetica di trazione). Il movimento della vogata da cui deriva andrebbe
scomposto in due parti; prima la spinta delle gambe poi, consecutivamente, la trazione
delle braccia. Se si desidera abbassare leggermente il carico a livello lombare i due
movimenti possono essere eseguiti contemporaneamente.
Wave
Si tratta di un attrezzo rivoluzionario di recente invenzione. Il movimento può essere
paragonato a quello di un pattinatore e coinvolge i tre piani di movimento. Il wave può
essere usato con o senza mani in appoggio e in postura eretta o in mezza accosciata. Le
sue caratteristiche rendono il movimento abbastanza impegnativo soprattutto a carico dei
fattori periferici, necessita quindi di un minimo condizionamento di base per essere
utilizzato per un tempo sufficiente.
45
FITNESS SU BASE MUSICALE
Di seguito, per maggiore chiarezza troviamo un elenco che riporta le loro principali
caratteristiche.
Attività di tonificazione
Queste attività mirano a migliorare soprattutto la forza resistente, portando
conseguentemente ad un aumento del tono muscolare. Le lezioni possono essere anche
solo da 30 minuti (ma possono anche arrivare a 60) a seconda di quanti gruppi muscolari
si devono far lavorare.
Tone up
Attività relativamente blanda di tonificazione che si avvale dell’utilizzo di manubri da 1, 2 o
3 kg e di Body Bar (dei bilancieri a carico fisso) che possono arrivare al peso di 7kg. Il
lavoro prevede l’utilizzo alternato di tutti i muscoli del corpo. Dati i carichi si tratta di
un’attività maggiormente apprezzata dal pubblico femminile.
Pump
Simile al Tone Up ne differisce per i carichi che possono essere più modulati (e
generalmente più alti) grazie all’utilizzo di bilancieri e dischi che rendono il carico variabile.
Attività muscolarmente più impegnativa e quindi maggiormente utilizzata dal pubblico
maschile. La musica qui scandisce non solo il tempo ma anche le sequenza preordinata
degli esercizi (si dice quindi precoreografata).
46
La lezione prevede di allenare tutti i principali distretti del corpo, con esercizi
prevalentemente fondamentali, dedicando circa 8 minuti a gruppo. Gli esercizi derivano
da quelli utilizzati per l’attività con sovraccarichi.
G.A.G.
Acronimo di Gambe Addominali e Glutei. Non è altro che una lezione, generalmente più
breve delle altre, che mira alla tonificazione specifica di questi tre distretti del corpo con
esercizi impiedi e a terra e l’ausilio di manubri da 1, 2 e 3 kg.
U.B.S.
Acronimo di Upper Body System è la versione per la parte alta del corpo. Mentre il GAG è
una lezione apprezzata principalmente da un pubblico femminile, questa si rivolge
principalmente a quello maschile.
Attività aerobiche
Le lezioni sono caratterizzate in genere da un lavoro cardiovascolare continuo che,
comprendendo anche riscaldamento e defaticamento, può arrivare a durare 60 minuti.
Step
È una delle attività più conosciute e praticate nel fitness musicale con una grande
componente cardiovascolare e coordinativa. La lezione si basa sull’insegnamento di una
coreografia, più o meno difficile a seconda del livello della classe (livello base o avanzato)
scomponendola in “blocchi” che poi vanno riuniti per un’esecuzione completa. Una
coreografia necessita di circa 20 minuti, quindi, nella lezione difficilmente si riesce a farne
più di due. L’altezza dello step può essere variata a seconda del grado di allenamento
individuale.
Delle evoluzioni di questa disciplina sono rappresentate dall’utilizzo di diversi attrezzi
come lo spring, uno step montato su molle che abbassano il carico articolare, ed il bosu,
una mezza fit ball che oltre ad abbassare ulteriormente l’impatto, vista l’instabilità che lo
caratterizza, stimola positivamente la funzione propriocettiva.
47
Shoot boxe
Lo shoot boxe può essere fatta con l’ausilio del sacco (che si và a colpire dosando la forza
per non subire traumi articolari) o “in ombra” portando i colpi a vuoto (evitando di arrivare
con i colpi a fondo corsa). Possiede anche qualità anaerobiche (a seconda della
progressione della lezione e dell’utilizzo o meno del sacco) che gli danno anche una
valenza per la tonificazione muscolare. La tecnica dei colpi deriva da quelli della boxe e
della kick boxe senza essere però finalizzati al combattimento. Quando si utilizza il sacco
si è soliti lavorare in due o al limite in tre.
Per le sua caratteristiche (calci, pugni, colpi al sacco) può essere pericoloso, soprattutto
se si pratica in una sala troppo affollata o se non si controlla la forza dei colpi al sacco.
Spinning
Nato negli Stati Uniti come la maggior parte di questi moduli questa attività aerobica, a
seconda di come viene insegnata può molto facilmente portare a lavorare al di sopra della
soglia anaerobica.
Il ciclismo stazionario prevede l’utilizzo di speciali cyclette (o bike) dotate di volano in
presa continua (elemento che le rende potenzialmente pericolose) la cui resistenza può
essere modulata da una semplice manovella posta sul telaio.
L’istruttore guida gli allievi attraverso una progressione che può essere incentrata sul
fondo, sulla salita, sul lavoro di forza o di velocità.
Gli allievi hanno la possibilità di amministrare autonomamente la resistenza (quindi lo
sforzo applicato) ma non sempre l’istruttore riesce a farne comprendere bene l’uso. Si
trovano quindi persone che pedalano troppo veloce rispetto la base musicale (troppa poca
resistenza) o troppo lento faticando molto (troppa resistenza).
48
Pilates
Anche se di recente diffusione è un’attività nata nella prima parte del secolo da J.H.
Pilates, poi successivamente sviluppata e migliorata. Si può utilizzare a corpo libero
(Pilates Mar Work) con esercizi in stazione eretta ed a terra e con l’ausilio di piccoli
attrezzi (elastici, cerchi, palline..) o avvalendosi di speciali attrezzi.
Concentrazione: Prestare attenzione ad ogni movimento. Ogni parte del corpo ha la sua
importanza, nulla deve essere trascurato: tutto il corpo deve essere preso in
considerazione durante i movimenti. Bisogna essere consapevoli della propria postura
mantenuta durante l’esecuzione dell’esercizio.
Baricentro (centering): Il centro della forza: l’area compresa tra la parte finale della cassa
toracica e il bacino (retti addominali, traversi e obliqui; gran dorsali, quadrati dei lombi e
glutei). Lo sviluppo di questa area mira al mantenimento di una posizione del bacino
definita neutra.
Fluidità del movimento: Nei movimenti non ci deve essere rigidità o tensione ma, armonia
e grazia. La fluidità deriva dalla forza del baricentro.
Precisione: La precisione permette una corretta sinergia tra le forze dei diversi gruppi
muscolari.
49
Stretching
Lezione basata unicamente sull’allungamento muscolare. Vista la difficoltà di insegnare ad
una classe di parecchie persone metodi avanzati di allungamento si utilizza in genere solo
lo stretching statico.
Fit ball
La Fit Ball è un attrezzo molto versatile che permette di fare esercizi molto diversificati.
Propriocettiva, stretching, tonificazione, mobilizzazione del rachide, forza funzionale sono
le tipologie di lavoro che si possono impostare, il limite quindi è rappresentato dalla
preparazione della classe e dalla bravura dell’istruttore.
Slow fit
Anch’esso molto versatile è molto apprezzato per l’allungamento muscolare ed
utilizzandolo come facilitazione per eseguire esercizi a terra.
Posturale
Si tratta di un’attività incentrata sulla salute del rachide vertebrale. A dispetto del nome
non può pretendere di sostituirsi ad un lavoro specifico sul miglioramento della postura ma
consiste in esercizi che danno comunque maggiore mobilità e flessibilità a muscoli spesso
retratti.
Si possono fare anche posture statiche (ad esempio la posizione del “candeliere”) e un
lavoro di rinforzo dei paravertebrali ed addominali. L’unico limite si ha quando ci sono
persone con specifiche patologie per le quali alcuni esercizi possono risultare addirittura
dannosi. Risulta fondamentale che il tecnico si informi all’inizio della lezione sui suoi allievi
per potergli eventualmente sconsigliare i movimenti che potrebbero risultare dannosi.
Yoga
Insegnato nei fitness club, anche conosciuto come “power yoga” raramente ha qualche
attinenza con la disciplina dal quale prende il nome.
Tutti gli aspetti meditativi ed interiori sono infatti esclusi. Anche il lavoro sulla respirazione,
anche se in parte fatto è molto meno accurato. Rimane il lavoro più fisico, generalmente a
bassa intensità ma che in realtà può essere anche estremamente duro, che migliora
principalmente la forza isometrica (soprattutto della cintura addominale) e la flessibilità
generale.
50
IL LAVORO DI FORZA
Lo sviluppo della forza muscolare effettuato tramite specifici esercizi, con o senza l’ausilio
di attrezzi, riveste una grande importanza nell’allenamento di un individuo che ricerca un
miglioramento complessivo della sua funzionalità.
Il principale modo in cui si estrinseca il lavoro di forza e tramite l’allenamento con i
sovraccarichi. Questi possono essere di varia intensità (espressa generalmente in % di
carico o numero di ripetizioni) e programmati utilizzando differenti metodologie. Nelle
prossime pagine vedremo alcuni elementi che caratterizzano questo tipo di lavoro.
Tuttavia non è detto che sia indispensabile la presenza di un sovraccarico esterno per
sviluppare la forza di un individuo, può infatti essere sufficiente anche il “solo” peso del
suo corpo.
Applicando una progressione didattica al lavoro di forza a corpo libero si potrà poi allenare
la cosiddetta forza funzionale.
Questa si propone di ricreare in allenamento i gesti principalmente eseguiti nella vita di
tutti i giorni, opportunamente modificati e complicati grazie a strumenti che vanno a creare
un’instabilità (tavola di Freeman, palline, fit ball..) che il soggetto deve imparare a gestire
durante l’esecuzione del lavoro di forza stesso.
In questo tipo di lavoro raramente si utilizza un sovraccarico in quanto il mezzo che crea
instabilità può arrivare a complicare notevolmente l’esecuzione dell’esercizio.
Parlare del lavoro di forza mette in campo una complessa serie di variabili di cui il tecnico
deve tenere conto per realizzare un corretto programma di allenamento. Di seguito
vedremo le principali.
51
Aumento metabolismo
Un allenamento di forza per un soggetto che possiede già un minimo di adattamento ai
sovraccarichi può essere molto intenso e l’accelerazione metabolica che ne consegue non
si limita al solo tempo della seduta di allenamento ma dura anche diverse ore dalla fine
dello stesso.
Volume
Il volume è la quantità di lavoro svolto e si esprime in serie e ripetizioni. Quando ci si
allena seguendo una scheda che dà al volume la maggiore importanza si dice “lavoro
estensivo” (o quantitativo).
Intensità
Questa esprime la relazione tra carico utilizzato ed il massimo carico (1 RM) espresso in
percentuale. Quando l’intensità diventa l’obbiettivo (e quindi il volume o quantità saranno
più bassi) si dice che si svolge un “lavoro intensivo”.
52
Densità
Per densità si intende il rapporto tra il tempo di lavoro ed il tempo di recupero all’interno
della seduta di allenamento. Si tratta di un parametro poco utilizzato ma che è bene
considerare quando si crea un programma di allenamento specifico.
Massimale o 1 RM
Ovvero una singola ripetizione neuromuscolare effettuata con il massimo carico assoluto
gestibile da un atleta senza aiuti esterni e nel rispetto della tecnica esecutiva.
Esaurimento e Affaticamento
Un lavoro portato ad esaurimento è un lavoro che è stato protratto al limite delle possibilità
muscolari di un atleta quindi senza che riesca più ad effettuare più nessuna ripetizione
autonoma. Questo tipo di lavoro denota un’alta intensità che un sedentario può
raggiungere solo dopo un precedente condizionamento.
Un lavoro ad affaticamento è un lavoro che non viene portato al limite sopra descritto
permettendo di arrivare all’ultima ripetizione e finire la serie, con un margine di sicurezza
di 2 o 3 ripetizioni. Questo tipo di lavoro si presta bene per persone sedentarie che si
vogliono rimettere in forma prima di passare al lavoro ad esaurimento.
Recupero
Si intende il recupero tra le serie in un allenamento. Questo a seconda della sua durata
indirizza il lavoro, insieme ad altri fattori, verso lo sviluppo della qualità che si ricerca.
Questo può essere:
Recupero incompleto > 1’ - 1.30’’
Recupero intermedio 1.30’’ e 2.30’’
Recupero completo 3’ - 7’
Specificità
Si verificano gli adattamenti funzionali e metabolici sul gesto specifico praticato in
allenamento, sulle fibre reclutate e sulla velocità di esecuzione del gesto. Data questa
53
caratteristica viene ad essere evidente la necessità di allenare principalmente i muscoli
che si utilizzano nella vita quotidiana o nello sport che si pratica, nel modo più simile
possibile al movimento da ricreare.
Reversibilità
Secondo questo principio i benefici degli allenamenti sono transitori e reversibili. Quindi
ogni adattamento portato dall’allenamento e destinato a svanire se lo stimolo allenante
che lo ha indotto viene a cessare. Nell’allenamento aerobico per esempio si stima che
dopo 20 giorni di sedentarietà si perda circa il 25% del VO2 max e circa il 20% di densità
della rete capillare.
Sovraccarico
Per stimolare un adattamento si deve raggiungere una determinata percentuale di carico.
Un allenamento fatto al 30% non riuscirà a stimolare i processi biologici che portano a
migliorare la performance. Il carico che si alza non và quindi visto come un fine ma come
un mezzo per raggiungere un obbiettivo e dovrà essere attentamente valutato dal tecnico.
Periodizzazione
La programmazione dell’allenamento deve seguire un criterio di periodizzazione a breve,
medio o lungo termine. Il tecnico dovrà programmare e periodizzare correttamente gli
allenamenti a seconda dell’obbiettivo tenendo conto degli effetti positivi della
supercompensazione per stabilire con che cadenza ripetere gli allenamenti, ed
eventualmente di quelli negativi del sovrallenamento per modificare la programmazione.
54
Linee guida per l’allenamento della forza
Ipertrofia
Si tratta di uno degli adattamenti più appariscenti dell’allenamento con i sovraccarichi.
Questo consiste nell’aumento del diametro trasverso del muscolo e può essere ricercato
con determinate metodologie di allenamento per enfatizzarlo al massimo.
Alcuni autori sostengono che, nonostante il numero delle fibre e la loro qualità siano
geneticamente prestabiliti, con allenamenti di forza effettuati con carichi pesanti si abbia
anche un aumento del numero delle fibre stesse. Questo fenomeno ancora controverso
prende il nome di Iperplasia.
L’ipertrofia può essere di breve termine o cronica.
L’ipertrofia a breve termine si manifesta come un gonfiore e si verifica solo per poche ore
come conseguenza di un allenamento. Questa è dovuta in parte ad un aumento della
vascolarizzazione del muscolo allenato e soprattutto da una maggiore concentrazione di
acqua all’interno del muscolo.
L’ipertrofia cronica si verifica a livello strutturale con un aumento delle dimensioni o della
quantità (iperplasia) delle fibre muscolari. Gli effetti di questa sono più duraturi di quella a
breve termine ma, al cessare degli stimoli allenanti tendono a svanire (principio della
reversibilità)
55
L’adattamento anatomico
Molto importante per un efficace e sicuro allenamento della forza risulta essere
l’adattamento della struttura tendinea. Al contrario della struttura muscolare la parte
tendinea, che comunque subisce sollecitazioni gravose durante l’allenamento, ha dei
tempi di adattamento più lunghi. Ne consegue che per lavorare in sicurezza, la forza
generata da un muscolo non debba mai superare il grado di adattamento dei tendini.
56
Accorciamento parziale allungamento completo
Il lavoro viene effettuato in modo incompleto nella sua parte concentrica ed in modo
completo nella sua parte eccentrica. In questo modo il muscolo a riposo risulterà essere
leggermente allungato.
Forza massima
Si tratta di un lavoro caratterizzato da un’alta percentuale di carico e da recuperi altrettanto
elevati. Data l’alta percentuale di carico la velocità di esecuzione non potrà che essere
bassa. Il fine che si pone e l’aumento del massimale neuromuscolare.
Forza esplosiva
Sviluppa una buona capacità di forza con una esecuzione generalmente concentrica
esplosiva ed eccentrica più controllata. Il carico che si riesce ad utilizzare nel lavoro
esplosivo è compreso tra il 65 e l’80% di 1 RM. I recuperi sono sempre completi.
57
Forza veloce
Il lavoro viene indirizzato sullo sviluppo della massima velocità. I carichi dovranno
necessariamente essere bassi, quindi, difficilmente si verificherà un aumento del
massimale. Il recupero è sempre completo.
58
LA VALUTAZIONE DELLA FORZA
Come visto precedentemente nel capitolo relativo alla valutazione della massima capacità
aerobica anche la valutazione della forza deve rispettare le caratteristiche di un test e può
essere effettuata in forma diretta, indiretta, massimale o submassimale.
Abbiamo poi la possibilità di valutare sia la forza massima che l’endurance di un
determinato gruppo muscolare.
Ogni test descritto di seguito dovrà essere preceduto da un adeguato riscaldamento
generale e specifico dei gruppi muscolari oggetto del test. Durante il test si dovrà avere la
massima cura nella tecnica di esecuzione. La velocità dovrà essere lineare e costante, la
respirazione possibilmente priva di fasi di apnea (manovra di Valsalva) che varierebbero il
risultato, ed il ROM sempre completo. Alla fine del test è consigliato un defaticamento con
un leggero allungamento dei muscoli interessati.
Il recupero tra le serie deve sempre essere completo per non portare il soggetto ad un
precoce affaticamento che invaliderebbe il test. Il lavoro non deve essere mai portato ad
esaurimento, fatta eccezione, naturalmente, dell’ultimo incremento di carico che il soggetto
riesce ad alzare in autonomia.
59
Metodo indiretto submassimale
Conosciuto anche come test delle massime ripetute, si tratta di un metodo che, essendo
indiretto, presta il fianco ad una percentuale di errore. Questo ricerca il carico massimale
tramite un carico submassimale con un lavoro portato ad esaurimento. Risulta molto utile
per stimare il massimale in persone che non hanno ancora gli adattamenti necessari per
eseguire il test massimale diretto ma comunque possono raggiungere in sicurezza il
completo esaurimento in una serie (pur essendo submassimale è comunque un lavoro di
una certa intensità).
Effettuato il riscaldamento si richiede al soggetto di eseguire il massimo numero di
ripetizioni con un carico precedentemente stabilito dal tecnico. Maggiore sarà il numero di
ripetizioni eseguito, maggiore sarà la percentuale di errore della formula. Si consiglia
pertanto di impostare un carico che permetta di eseguire, se il soggetto è sufficientemente
condizionato, tra 8 e massimo 15 ripetizioni.
Formula di Brzycki
1RM = carico / 1.0278 – (0.0278 x ripetizioni)
Ripetizioni Giudizio
>30 Eccellente
25-30 Buono
21-24 Medio
17-20 Sufficiente
<17 Insufficiente
60
PROGRESSIONE E PERIODIZZAZZIONE DELL’ALLENAMENTO DI FORZA
Possiamo distinguere principalmente tre fasi che il tecnico deve utilizzare quando si trova
ad iniziare una programmazione, sia questa sportiva o di fitness, con una persona che non
si allena da tempo. La periodizzazione degli stimoli allenanti consiste nella ricerca del
miglior rendimento di un soggetto sottoponendolo a carichi dosati con incrementi ciclici,
alternati a periodi di minor impegno muscolare definiti di scarico.
Il meccanismo fisiologico che permette il raggiungimento di nuovi livelli di performance o
semplicemente di una migliore funzionalità generale prende il nome di
supercompensazione. Questa consiste in una reazione che l’organismo mette in atto a
seguito di uno stimolo allenante (sforzo) che ha come effetto quello di predisporre
l’organismo stesso ad affrontare un analogo sforzo con una maggiore economia
energetica od una maggiore resa prestativa.
La supercompensazione deve essere ricercata costruendo efficaci programmi di
allenamento (stimoli allenanti) e la periodizzazione permette di ripetere gli stimoli allenanti
con la giusta cadenza proprio nel momento in cui questa è al suo apice per migliorare
nuovamente la performance.
Durata
Per atleti non è necessario prolungare questa fase oltre le 3 settimane. Persone
completamente sedentarie possono necessitare anche di un periodo di 8 settimane.
Serie e ripetizioni
Si dovranno eseguire 3-4 serie da 15 ripetizioni per l’uomo e 20 per la donna
considerando un solo esercizio per gruppo muscolare. Si dovrà prediligere il lavoro ad
61
affaticamento mantenendo i recuperi incompleti. La frequenza settimanale di allenamento
con i sovraccarichi dovrebbe essere di 2-3 sedute.
Metodo
Un metodo che si presta molto bene è il Circuit Training. Questo risulta essere dinamico e
poco noioso, portando ad uno sviluppo anche dei fattori centrali e somministrando uno
stimolo allenante con un’intensità relativamente blanda.
Obbiettivi
Questa fase si pone come obbiettivo di iniziare un adattamento muscolo tendineo
migliorando la forza resistente (utilizzo fibre 1 e 2A). Miglioreremo anche la
vascolarizzazione e le capacita coordinative del soggetto.
Fase 2 –Ipertrofia-
In questa fase si verifica un aumento del carico che porterà ad allenamenti più intensi ed a
migliori risultati anche sotto il profilo estetico. Lo sviluppo dell’ipertrofia viene visto come
un anello che congiunge la fase 1 alla fase 3 di sviluppo della forza massima.
Durata
La durata di questa fase dovrebbe essere di 4-8 settimane.
Serie e ripetizioni
Si dovranno eseguire 3-4 serie da 6-12 ripetizioni per due esercizi per gruppo muscolare
(preferibilmente uno fondamentale ed uno di complementare). Il lavoro dovrà essere
portato ad esaurimento, i recuperi dovranno essere incompleti o intermedi. La frequenza
settimanale dovrà prevedere 2-4 sedute di allenamento con i sovraccarichi.
Metodo
In questa fase non si consiglia l’uso di metodi particolari quali quelli di intensificazione
dell’allenamento. Dato l’aumento sia del volume che dell’intensità si crea quasi sempre la
necessità di frazionare la scheda (split routine).
62
Obbiettivi
L’aumento dell’ipertrofia continua il processo di adattamento di muscoli e tendini. Inoltre
porta ad un miglioramento metabolico con un leggero aumento del metabolismo basale. In
questo periodo utilizzo fibre di tipo 1 - 2A ed in parte le 2B.
Durata
La durata di questa fase dovrebbe essere di 4-8 settimane.
Serie e ripetizioni
Si dovranno eseguire 3-4 serie da 1-5 ripetizioni per due esercizi per gruppo muscolare (in
questa fase si consigliano esercizi fondamentali). I recuperi dovranno essere sempre
completi. La frequenza settimanale dovrà prevedere 2-4 sedute di allenamento con i
sovraccarichi.
Metodo
Anche in questa fase si sconsigliano metodi di intensificazione. Il nuovo aumento
dell’intensità rende obbligatorio il frazionamento della scheda.
Obbiettivi
La fase di sviluppo della forza massima rappresenta un primo punto di arrivo nella
programmazione. Da qui in avanti la direzione che prenderanno i successivi programmi di
allenamento sarà dettata dagli obbiettivi specifici dell’atleta o del praticante fitness. Finita
questa fase (avendo quindi un buon adattamento muscolo tendineo) potremo iniziare
l’utilizzo dei programmi di intensificazione dell’allenamento. In questo periodo utilizzo fibre
di tipo 1, 2A e 2B migliorando in modo consistente l’attivazione neuromuscolare.
63
La tabella di seguito indica il rapporto tra percentuale di carico e numero di ripetizioni
secondo quattro diversi autori. In genere per soggetti con un basso grado di
specializzazione del gesto sportivo si utilizzano Sinclair e Poliquin.
Riscaldamento
Lo scopo del riscaldamento è mettere in condizione un soggetto di sottoporsi in sicurezza
e con la massima resa all’allenamento che seguirà. Il riscaldamento aumenta la
temperatura corporea e stimola l’attività del Sistema Nervoso Centrale migliorando le
reazioni motorie e la coordinazione. L’aumento della temperatura riguarda tutto il corpo
compresi muscoli, tendini, legamenti ed articolazioni.
64
Possiamo dividere il riscaldamento in due fasi:
Il riscaldamento generale (10-20 minuti) che consiste in un’attività aerobica leggera per
aumentare la circolazione del sangue ed attivare i fattori centrali. Questo riscaldamento
riguarda anche la struttura muscolo-tendinea e capsulo-legamentosa.
Il riscaldamento specifico (3-5 minuti) consiste nell’eseguire un paio di serie con carichi
leggeri intervallate da un leggero stretching per preparare al meglio i distretti muscolari al
successivo lavoro allenante.
Defaticamento o raffreddamento
Questo agisce in maniera opposta al riscaldamento aiutando l’organismo a tornare dallo
stato di allenamento a quello biologico normale. Alla fine dell’allenamento probabilmente
sono ancora da smaltire accumuli di acido lattico ed i muscoli affaticati appaiono più tesi e
rigidi. Un buon defaticamento aiuta il recupero dalla fatica e lo smaltimento dell’acido
lattico, migliorando anche la flessibilità dei muscoli interessati. Il defaticamento può durare
10-20 minuti ed essere effettuato sotto forma di una leggera attività aerobica seguita da un
blando stretching.
Tipologie di esercizi
Nella scelta della sequenza e degli esercizi da inserire in un programma di allenamento
dobbiamo considerare che ogni esercizio o macchina può essere fondamentalmente di
due differenti tipologie.
Fondamentale o di base
Conosciuti anche come “a catena cinetica chiusa”, questi esercizi sono multiarticolari,
mettono cioè in movimento durante l’esecuzione più di una articolazione.
Questi permettono un lavoro di più gruppi muscolari contenendo il carico articolare.
Mettendo in moto anche gruppi muscolari grossi avremo la possibilità di far eseguire un
numero di serie tra le 6 e le 15 (preferibilmente eseguendo due differenti esercizi per
gruppo muscolare).
65
Complementari o di isolamento
Anche detti “a catena cinetica aperta” hanno la particolarità, essendo monoarticolari, di
concentrare il lavoro principalmente su un solo gruppo muscolare .Il carico articolare e
muscolare che ne consegue sarà più alto di quelli di base, quindi, sarà necessario un
minore numero di serie per effettuare un lavoro intenso. Generalmente sono sufficienti 6,
massimo 10 serie.
Carico naturale
Fanno parte di questi tutti gli esercizi eseguiti senza un sovraccarico esterno. Il carico
viene rappresentato esclusivamente dal peso corporeo del soggetto. Il fatto che non ci sia
un sovraccarico non significa però che sia un lavoro poco intenso. Si possono invece
utilizzare strumenti quali tavolette di Freeman, palloni, fit ball o altro per creare un
elemento di instabilità che aumenta la difficoltà esecutiva stimolando positivamente anche
la propriocettiva e le capacità coordinative in genere.
Sovraccarico
Anche allenarsi utilizzando un sovraccarico non significa necessariamente fare un lavoro
ad alta intensità. La possibilità di modulare il carico infatti aiuta molto anche le persone
decondizionate che devono lavorare con intensità basse. Inoltre abbiamo la possibilità di
includere una grande serie di movimenti che non sono possibili a corpo libero.
In questa categoria emergono altre due sottocategorie:
Attrezzi isotonici
Possono essere molto differenti a seconda dell’azienda che le produce ma generalmente
sono frutto di accurati studi biomeccanici. Queste Offrono il vantaggio di essere molto
sicure impedendo in parte movimenti scorretti che si possono fare durante l’esecuzione e
ripartendo il lavoro muscolare in un modo più utile grazie all’ausilio delle camme. Il
movimento viene ad essere completamente guidato escludendo quasi completamente
l’attivazione delle capacità coordinative.
66
Pesi liberi
Sono costituiti da manubri e bilancieri. In questo caso è il soggetto a muovere
autonomamente il carico nello spazio facendo un lavoro più impegnativo sotto il profilo
coordinativo ma anche più utile sotto il profilo funzionale. Alcuni di questi esercizi vanno
eseguiti con una serie di accortezze per evitare situazioni pericolose.
Attrezzi a cavo
Il carico si muove tramite carrucole che possono essere semplici o doppie. Con questi
attrezzi si possono eseguire una grande parte di esercizi nei quali, in modo simile ai pesi
liberi, il soggetto gestisce completamente la tecnica di esecuzione.
Vari
In questa categoria possiamo inserite tutti gli esercizi differenti dalle precedenti categorie.
Dagli elastici alla palla medica, passando per attrezzi come il TRX o le Kettlebell, abbiamo
un’enorme serie di strumenti da utilizzare per rendere un allenamento vario e completo.
I dolori muscolari
I dolori muscolari o DOMS possono essere interpretati dal tecnico per valutare se
l’intensità dell’allenamento cui si è sottoposto il nostro allievo era corretta o meno. Molto
semplicemente se non si lamentano minimamente dolori muscolari nei giorni successivi
una seduta di allenamento è verosimile che l’allenamento stesso sia stato svolto ad una
intensità troppo bassa. Viceversa se i dolori appaiono e non regrediscono fino a
scomparire dopo 5-7 giorni è evidente che l’intensità della seduta è stata troppo alta per le
condizioni di adattamento del nostro allievo.
Si crede che i DOMS siano effetto dell’accumulo degli ioni di calcio nella cellula muscolare
a seguito del trauma indotto con l’allenamento. Il tempo di insorgenza dei DOMS varia tra
le 24 e le 48 ore dalla fine dell’allenamento, tempo necessario a far accumulare queste
sostanze nelle cellule muscolari danneggiate.
67
Di seguito alcuni consigli per il trattamento dei DOMS. Alcuni sono di nostra competenza,
altri vengono riportati solo per completezza.
Di seguito vediamo una rassegna dei metodi più comunemente usati per aumentare
l’intensità di una seduta di allenamento. L’utilizzo di questi metodi è riservato a persone
che possiedono tutti gli adattamenti del lavoro con i sovraccarichi e non devono essere
utilizzati per nessun motivo su persone sedentarie o decondizionate. Reputo importante
che il soggetto che si allena con questi metodi abbia anche una certa predisposizione
psicologica al lavoro ad alta intensità (motivazione, sopportazione della fatica..).
68
Serie negative
Forza Massima
Enfatizzazione della sola fase eccentrica finalizzata ad un miglioramento della Forza
Massima limitando la fase concentrica (aiuto di un assistente) gestendo il carico in
eccentrico in percentuali del 110-120-130% di 1RM.
Questo tipo di lavoro è caratterizzato da recuperi completi, lunghi recuperi tra le sedute e
DOMS consistenti e duraturi.
Pre o post-stancaggio
Ipertrofia
Si alterna senza recupero un esercizio di isolamento ad uno di base sullo stesso gruppo
muscolare. Se lavoriamo prima in isolamento e poi di base sarà pre-stancaggio. Se
lavoriamo prima con un esercizio di base e poi di isolamento sarà post-stancaggio.
I tempi di recupero saranno intermedi o incompleti.
3 - 4 serie per esercizio
2 esercizi per gruppo muscolare
8-12 ripetizioni per serie
Super serie
Ipertrofia
Si tratta di un metodo analogo ma differente dal precedente. Si eseguono
consecutivamente due esercizi senza pausa di recupero. Possono essere esercizi su
gruppi agonisti o su gruppi antagonisti. Il tempo di recupero è sempre intermedio o
incompleto.
3 - 4 serie per esercizio
2 esercizi per gruppo muscolare
8-12 ripetizioni per serie
69
Metodo delle contrazioni isometriche
Forza Massima
Il regime isometrico permette di sviluppare il 10-15% di forza in più. Lo sviluppo della forza
è angolo dipendente, sarà quindi necessario allenarsi su più angoli articolari per avere uno
sviluppo omogeneo lungo tutto il ROM.
Di seguito vediamo il rapporto che esiste tra l’intensità della contrazione isometrica ed il
tempo di contrazione del muscolo.
Metodo piramidale
Forza, Ipertrofia, resistenza
Il carico varia tra una serie e l’altra. Questo metodo permette di allenare più qualità
muscolari nella stessa seduta. Molto utile anche quando si vuole effettuare un richiamo di
una qualità allenata nella programmazione precedente.
A seconda dell’andamento del carico il piramidale può essere:
Ascendente
Discendente
Ascendente-discendente
Tronco
70
Metodo bulgaro o del contrasto dei carichi
Forza Veloce
Permette una rapida trasformazione nella seduta della Forza in Forza veloce. Al termine
della serie di forza si effettua un’altra serie con un carico molto più basso ricercando la
massima velocità esecutiva. In genere si alternano carichi dal 60% della prima serie al
30% della seconda o dal 70% al 35%. Il tempo di recupero finita la seconda serie deve
essere completo.
Serie forzate
Ipertrofia
Una volta raggiunto l’esaurimento un assistente aiuta l’esecuzione concentrica per altre 2
o 3 ripetizioni che verranno gestite dal soggetto controllando la parte eccentrica.
Recuperi intermedi
3-4 serie per esercizio
2 esercizi per gruppo muscolare
8-12 ripetizioni per serie
Di seguito riporto per conoscenza altri due metodi il cui utilizzo non è sempre consigliato
Cheating
Ipertrofia
Arrivati all’esaurimento permette di proseguire una serie con altre 2-4 ripetizioni
sbagliando volontariamente la tecnica di esecuzione per coinvolgere muscoli sinergici che
“aiutano” a continuare il movimento.
71
LINEE GUIDA PER L’ATTIVITA’ FISICA
Condizionamento cardiovascolare
L’attività aerobica deve privilegiare attrezzi che coinvolgono grandi masse muscolari per
elevare il consumo calorico. Il soggetto dovrà poi essere messo in condizione di
sopportare il lavoro per un periodo sufficientemente prolungato (almeno 30-40 minuti).
Attrezzi come la bike (preferibilmente recline), l’ergometro a movimento ellittico ed il
tappeto (solo camminando) risultano essere molto adatti a questo tipo di persone.
Gli approcci possibili sono essenzialmente due. In passato si tendeva a far lavorare i
soggetti a una FC bassa per restare in zona aerobica e stimolare maggiormente la
mobilizzazione dei grassi. Più recentemente invece si è diffuso il pensiero che la prima
72
cosa da ricercare nell’allenamento sia il massimo dispendio calorico per seduta,
incrementando così l’intensità di lavoro, sempre con la necessaria gradualità, in base al
grado di allenamento del soggetto e portandolo a raggiungere il massimo consumo
calorico per ogni seduta di allenamento.
La frequenza deve essere di almeno 3 volte alla settimana ed il dispendio calorico da
ricercare tra le 300 e le 500 kcal a seduta.
Condizionamento muscolare
Contrariamente a quello che si può pensare l’attività con i sovraccarichi non è secondaria
a quella aerobica. Si deve portare progressivamente il soggetto a lavorare con carichi
anche medio alti ed a sviluppare delle abilità coordinative che gli consentano l’uso non
solo delle macchine isotoniche ma anche dei pesi liberi interessando i tutti i piani di lavoro.
Una volta raggiunto il necessario condizionamento si possono utilizzare, con le dovute
cautele, anche metodi di intensificazione dell’allenamento con sovraccarichi.
La frequenza può essere limitata a 2 sedute settimanali.
I tempi di recupero dipendono dal metodo applicato ma restano tendenzialmente bassi.
Molto utili sono gli allenamenti a circuito nei quali il tempo di recupero viene ad essere
quasi annullato.
Stretching
Deve essere compreso in ogni seduta, soprattutto a carico dei gruppi muscolari che si
valutano più deficitari.
73
L’attività fisica nell’anziano
Si tratta di una fascia di popolazione generalmente restia ad entrare nelle palestre. Gli
over 60 anno bisogno di un approccio completamente differente dagli altri frequentatori.
Un sessantenne può essere sedentario ed inattivo come sportivo e fisicamente più che
efficiente o ancora pensionato e solo oppure lavorare ed avere una vita sociale intensa.
In base a questo riveste una notevole importanza personalizzare non solo l’allenamento
ma anche la comunicazione.
Condizionamento cardiovascolare
Importante privilegiare l’attività a basso impatto. Può essere consigliata a seconda dei casi
anche quella ad impatto zero. In genere l’attività aerobica che meglio si presta è la
camminata, volendo con pendenza per aumentare l’intensità di lavoro. Questa è a basso
impatto ma comunque contro gravità, quindi porta ad un lavoro sicuro mantenendo anche
un buon consumo calorico orario.
Condizionamento muscolare
Sono da privilegiare per la loro semplicità e sicurezza gli attrezzi isotonici, tuttavia si può
anche ricorrere al lavoro con i pesi liberi, a patto che ci siano sufficienti capacità
coordinative.
Importante mantenere una velocità di esecuzione piuttosto bassa, controllando in
particolar modo la fase eccentrica.
Gli esercizi a catena cinetica chiusa, essendo meno stressanti per le strutture articolari,
restano decisamente più adatti.
L’allenamento dei muscoli posturali deve avere la necessaria attenzione.
Importante eseguire gli esercizi a ROM completo per non limitare la mobilità articolare.
Molto adatto, visti i bassi carichi ed il lavoro funzionale, risulta il lavoro di propriocettiva.
I carichi restano mediamente bassi, circa al 75% di 1RM (naturalmente stimato con il
metodo delle massime ripetute), con aumenti di carico sempre molto graduali.
74
I recuperi possono essere variati in funzione dell’allenamento. Molto valido il lavoro a
circuito che permette all’utente di non annoiarsi e di allenare anche i fattori centrali.
Importante evitare il lavoro in apnea per non provocare un eccessivo aumento della
pressione arteriosa (non usare carichi massimali e la manovra di Valsalva).
In genere due serie per gruppo muscolare rappresentano un volume sufficiente.
Gli allenamenti possono essere 2 o 3 alla settimana.
Importante spiegare come alzare correttamente i carichi nella vita di tutti i giorni per evitare
infortuni.
In generale possono essere utili esercizi isometrici per il pavimento pelvico per migliorare
la continenza.
Stretching
Generalmente poco sviluppate, flessibilità e mobilità articolare sono molto importanti per il
miglioramento generale. Oltre a portare evidenti miglioramenti funzionali aiutano anche
nella prevenzione di eventuali infortuni.
Possibilmente andrebbe praticato tutti i giorni.
75
L’attività fisica nell’Osteoporosi
L’Osteoporosi consiste nella progressiva diminuzione della concentrazione di minerali
nelle ossa. Questo porta come conseguenza ad una maggiore fragilità delle ossa con un
aumentato rischio di fratture. L’osteoporosi è una patologia che colpisce prevalentemente
le donne dopo la menopausa ed ha come fattori facilitanti la sua insorgenza il fumo, l’alcol,
la sedentarietà ed una alimentazione povera di calcio.
Proprio questi sono i fattori su cui si deve cercare di intervenire in maniera efficace.
Prima di iniziare il programma di allenamento è consigliata una visita medica specifica e
poi necessaria una collaborazione tra medico ed istruttore.
Condizionamento cardiovascolare
L’elemento che più aiuta a rallentare il processo di osteoporosi è la forza di gravità. La
trabeccola ossea infatti si adatta al carico che le viene applicato, quindi, risulteranno
particolarmente utili tutte le attività contro gravità. Il carico della struttura ossea deve
essere ricercato senza però utilizzare sollecitazioni meccaniche troppo intense (soprattutto
su persone sedentarie) e tenendo sempre presente che i tempi di adattamento della
struttura osteo-articolare sono i più lunghi di quella muscolo-tendinea.
L’allenamento aerobico dovrà durare 20-40’, avere un’intensità del 40-60% della FC max
ed essere ripetuto 4-5 volte alla settimana.
Condizionamento muscolare
L’attività con i sovraccarichi è un ottimo strumento che abbiamo a disposizione per
rinforzare la struttura ossea.
In persone decondizionate sarà da prediligere l’utilizzo delle macchine isotoniche,
scegliendo comunque sempre preferibilmente esercizi a catena cinetica chiusa.
L’allenamento dovrà prevedere 1-2 serie da 8-12 ripetizioni ( 75% di 1RM) e dovrà essere
ripetuto 2-3 volte alla settimana.
Nella scelta degli esercizi si dovrà considerare che i punti maggiormente interessati da
fratture possono essere: il braccio a livello dell’articolazione scapolo-omerale,
l’avambraccio a livello del polso, il femore in corrispondenza dell’anca e la colonna
vertebrale.
76
Stretching
Dovranno essere praticati in tutte le sedute per portare ad un aumento generale della
flessibilità e dovranno riguardare tutto il corpo.
77