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- Napoli -
FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE
Carmela Cassese
Elementi di puericultura
La puericultura è la branca della medicina che si occupa dell’allevamento del bambino sano, dal
momento del concepimento fino all’età puberale.
È un insieme di norme igieniche, sociali, profilattiche e terapeutiche rivolte a favorire lo sviluppo
psicosomatico del bambino.
Si differenzia dalla pediatria che è una branca della medicina che si interessa della cura e della
prevenzione delle malattie dei soggetti in età evolutiva.
L’attenzione della medicina per la tutela della salute del bambino inizia ad essere rilevante nel
Rinascimento e nel secolo scorso.
Nel 1552 Girolamo Mercuriale pubblicò a Padova un libro che, seppure di solo 16 pagine, fu di
grande importanza per la storia della puericultura: Nomothelasmus seu ratio lactandi infantes.
Fu il primo piccolo, ma vero trattato di puericultura rivolto a tutte le madri con l’intento di
insegnare loro un corretto allattamento del bambino. Da allora in poi fiorirono numerose
pubblicazioni, di autori di diversa estrazione, dedicate all’allevamento del bambino.
La puericultura vede nel Rinascimento il suo atto di nascita, con un successivo e più promettente
sviluppo nel 17° e 18° secolo. Tuttavia la puericultura, come del resto tutte le altre branche della
medicina , solo nel secolo scorso superò la fase empirica per trovare formulazioni scientifiche,
favorita in questo dal diffondersi della cultura, dal miglioramento delle condizioni di vita, dai
progressi della chimica e dalla fisiologia, dal sorgere di nuove scienze, quali l’embriologia e la
genetica.
Il campo d’azione della puericultura riguarda sia il periodo prenatale sia quello postnatale.
Il compito della puericultura inizia con lo studio delle caratteristiche ereditarie, che al bambino
derivano dai genitori, al fine di prevedere l’insorgenza di determinate patologie, ma anche
attraverso la sorveglianza sanitaria e le abitudini igienico-alimentare della gestante che possono
essere determinanti al fine di prevenire eventuali malattie infettive o metaboliche (rosolia,
diabete).
La puericultura postnatale si interessa della prima infanzia, seconda infanzia e terza infanzia.
La prima infanzia è il periodo che va dalla nascita al 2° anno di vita (viene distinta in età neonatale
che va dalla nascita al 28° giorno di vita e età del lattante che va dal 29° giorno di vita all’età dello
svezzamento, coprendo il periodo di esclusiva alimentazione lattea).
La seconda infanzia (da 2 a 6 anni) o età del gioco, che termina con l’età scolare.
La terza infanzia (da 6 anni alla pubertà) o età scolare.
La pubertà è il periodo nel quale avviene lo sviluppo sessuale. Inizia a 11 – 12 anni circa e termina
verso i 15-16 anni con differenze notevoli nei due sessi (più precoce nelle femmine, più tardiva nei
maschi).
L’adolescenza è il periodo della vita che va dalla pubertà fino al momento in cui termina
l’accrescimento staturale (20 – 22 anni nel maschio, 18 – 20 nella femmina).
L’insieme di prima, seconda, terza infanzia, pubertà e adolescenza costituiscono l’età pediatrica o
età evolutiva.
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Il divenire del bambino non significa soltanto crescere fisicamente , ma anche modificare i propri
comportamenti, le proprie necessità.
Il progressivo aumento dell’attenzione che viene dedicato ai bambini è una costante dello sviluppo
di tutta la razza umana. L’equipe medica spende oggi sempre più tempo nel controllare il bambino
sano, nel programmare ed eseguire interventi preventivi, nel mettere in atto strategie educative al
fine di ridurre il numero dei bambini che divengono poi dei malati. In altre parole l’obiettivo è di
mantenere e non solo di ripristinare lo stato di salute. Esistono almeno quattro fattori che
determinano lo stato di salute di un individuo:
• la costituzione genetica: è sicuramente il più importante;
• l’ambiente fisico e sociale: il luogo di vita, l’alimentazione, il contesto sociale e familiare
rendono il bambino più o meno resistente agli insulti patogeni o possono addirittura creare
delle malattie;
• le abitudini di vita degli individui stessi: si comprende quindi l’importanza dello stile di vita
dei genitori (l’importanza del fumo passivo nel determinismo dell’asma o delle infezioni
respiratorie), come pure certe abitudini acquisite nell’infanzia spesso rimangono anche
nell’adulto (per esempio la scelta dei cibi, lo sport, etc.);
• l’assistenza medica: essa riesce ad incidere solo in piccola parte sullo stato di salute del
paziente , a meno che non si ponga l’obiettivo di intervenire anche sull’ambiente e sul
comportamento.
Il peso del neonato alla nascita è di circa 3,250 Kg. Raddoppia al 5° mese di vita e triplica al
compimento del 1° anno. Successivamente aumenta di 1,8/2,7 kg per anno fino all’accelerazione
nella pubertà.
Il neonato alla nascita ha un’altezza di circa 50 cm. L’altezza cresce di circa 25/30 cm nel primo
anno di vita e di circa 10/15 cm nel secondo anno.
La curva di crescita di un organismo è caratterizzata quindi, da una prima fase di rapido
incremento (primi due anni di vita), a cui segue un periodo di lenta crescita fino alla pubertà ed
infine lo scatto puberale.
I fattori di crescita possono essere divisi in tre categorie: genetici, ormonali, ed ambientali.
Per quanto riguarda i fattori genetici, essi sono alla base delle differenze sia razziali, di sesso ed
anche individuali delle dimensioni corporee.
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I fattori ormonali possono essere considerati gli “esecutori” del programma genetico, i principali
sono:
1. l’ormone dell’accrescimento (GH), prodotto dall’ipofisi
2. gli ormoni tiroidei, indispensabili per la crescita non solo fisica, ma anche intellettuale (es.
il grave deficit intellettivo dell’ipotiroideo congenito non curato precocemente)
3. gli ormoni sessuali (testosterone, estrogeni,…) la cui azione consiste nel realizzare le
strutture sessuali, ma che influiscono anche sulla crescita staturale, mediante una
stimolazione del GH.
Infine, i fattori ambientali sono un complesso di elementi relativi all’alimentazione, alla situazione
geografica e socio-economica, agli aspetti psico-affettivi, all’igiene ecc. La loro importanza è
dimostrata dal fatto che un ambiente sfavorevole è in grado di ridurre persino del 40% il
potenziale genetico di accrescimento di un organismo.
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Sviluppo delle capacità motorie, linguistiche e relazionali durante i primi 15 mesi
di vita
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Allevamento del bambino.
Insieme delle cure con cui si nutrono e si assistono i bambini.
Chi si prende cura del bambino deve ricordarsi di lavarsi sempre le mani sia prima di accudirlo sia
dopo l’accudimento.
Igiene del corpo: la pulizia del bambino è fondamentale, soprattutto nei primi mesi di vita, quando
le capacità di difesa sono ancora scarse e l’adattamento del bambino all’ambiente è alle prime
fasi.
L’igiene del bambino non deve essere intesa solo come l’insieme delle cure tese alla pulizia della
cute, del naso, degli occhi, delle orecchie, dei capelli, ma deve essere intesa come l’insieme dei
gesti, degli atti tesi al piacere e al benessere del bambino.
Particolare cura e attenzione nell’igiene perineale: la cute delicata del bambino può irritarsi per
effetto della reazione acida dell’urina e delle feci, occorre quindi mantenere la zona asciutta e
pulita. Il bambino va pulito e lavato spesso anche se il pannolino è soltanto bagnato.
La cute deve essere asciugata tamponando e non sfregando. Per prevenire arrossamenti della
cute è utile applicare creme o paste protettive (ossido di zinco).
Igiene del cavo orale: da quando sono presenti i primi denti, si deve praticare la pulizia dello
smalto con garza asciutta, avendo cura di passarla su tutta la superficie dentale. Tale pratica va
effettuata quotidianamente. Nei bambini dai 2 – 3 anni di vita in poi va incoraggiato l’uso dello
spazzolino dopo ogni pasto.
L’eruzione dei primi denti avviene generalmente tra il 5° e 6° mese di vita e si completa solitamente
entro i due anni e mezzo. La dentizione decidua è composta da 20 denti: 8 incisivi 4 canini, 8
molari.
Vestiario: il bambino deve vestire abiti semplici, pratici, comodi a tutte le età. Deve potersi
muovere liberamente. In dipendenza del clima e della stagione, il buon senso deve guidare la
scelta dell’abbigliamento. A contatto con la pelle sono consigliati indumenti di cotone, in quanto
meno allergizzanti e più idonei alla traspirazione cutanea.
I primi passi e le scarpe: i primi passi del bambino, intorno ai 12 mesi, sono un’esperienza motoria
eccezionale: le scarpe, strumento utile a proteggere il piede del bambino dalle asperità del terreno
e dal freddo, non servono a favorire la deambulazione, né a far camminare meglio il bambino.
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L’ambiente: è quello spazio fisico e sociale dove il bambino vive, cresce, impara a mettersi in
relazione con gli altri. Dal punto di vista strettamente fisico l’ambiente che accoglie un bambino
deve essere salutare e igienico.
Deve avere le seguenti caratteristiche: una temperatura di circa 20 – 22C°; una percentuale di
umidità relativa intorno al 50 – 60%; negli ambienti troppo secchi è utile rendere più umida l’aria
con umidificatori, soprattutto nei mesi invernali; l’aria condizionata è senza dubbio molto utile e
può essere usata tranquillamente.
L’arredamento della stanza di un bambino deve essere facilmente lavabile, sia per quanto
riguarda il pavimento che per il mobilio, è opportuno evitare troppi soprammobili o troppi oggetti
di peluche, che trattengono la polvere e possono essere fonte di allergia per bambini predisposti; i
luoghi affollati vanno evitati, soprattutto nei primi mesi di vita, il rischio di trasmettere infezioni,
specie di tipo respiratorio, è legato proprio agli stretti contatti interpersonali.
Il fumo passivo è molto dannoso per la salute del bambino: è indispensabile evitare in modo
assoluto che si fumi nell’ambiente dove soggiorna un bambino, anche in sua assenza poiché il
fumo e le ceneri rimangono a lungo nel locale; la passeggiata all’aria aperta è una buona regola
che permette al bambino piccolo, di poche settimane, di ricevere stimolazioni visive, sonore,
ambientali diverse.
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Dietologia e alimentazione nella prima infanzia
La dietologia è la branca della medicina che studia la composizione e l’equilibrio degli alimenti per
scopi terapeutici.
La dieta nella prima infanzia rappresenta uno degli aspetti fondamentali dello sviluppo del
bambino: l’impostazione di una corretta alimentazione è determinante per lo stato di benessere e
di salute.
L’alimentazione è, dunque, uno dei fattori che incidono maggiormente sull’accrescimento ,sullo
sviluppo fisico e mentale, sul rendimento individuale.
L’alimentazione rappresenta una necessità vitale: attraverso gli alimenti viene fornita l’energia
indispensabile per il funzionamento del nostro corpo.
L’energia si misura in calorie.
Con il temine “caloria” in campo biologico o nutrizionale (chilocaloria, Cal o Kcal), si esprime l’unità
di misura dell’energia contenuta in un alimento o utilizzata dall’organismo. Viene comunemente
definita come la quantità di calore necessaria ad elevare di 1° C, da 14,5 a 15,5°C, la temperatura
di 1 Kg d’acqua alla pressione di 1 atmosfera.
Le calorie, in sintesi, esprimono il valore energetico che gli alimenti possono avere per il nostro
organismo.
Questa energia viene utilizzata dal nostro corpo in diversi modi:
• per mantenere le funzioni vitali come la respirazione, la temperatura corporea, il battito
cardiaco…
• per l’accrescimento
• per svolgere altre attività volontarie come muoversi, lavorare, fare sport….
È importante pertanto, conoscere sia i nutrienti che devono essere presenti nell’alimentazione,
sia conoscere la quantità di ciascuno di essi che deve essere introdotta in relazione alle diverse età
e alle condizioni fisiologiche (gravidanza, accrescimento, allattamento, etc.).
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E’ evidente quindi, che il fabbisogno energetico individuale dipende da diversi fattori come il
sesso, l’età, la massa corporea, l’attività fisica e da eventuali condizioni particolari come la
gravidanza e l’allattamento. La quantità minima di energia per mantenere le funzioni vitali viene
definita Metabolismo Basale. A partire da questo valore minimo, è possibile calcolare il fabbisogno
calorico(o energetico) giornaliero.
Le calorie, come già detto, misurano l’energia del cibo, ma il nostro corpo ha bisogno anche di una
ben definita quantità e varietà di nutrienti per poter crescere, compiere tutte le attività
metaboliche che gli sono necessarie, per mantenersi in salute.
Ne consegue che una sana e bilanciata dieta alimentare deve necessariamente tener conto sia del
contenuto calorico del cibo che dei nutrienti raccomandati.
In Italia la Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU) ha pubblicato nel 1976 i primi LARN cioè i
livelli di assunzione giornaliera raccomandati di nutrienti e di energia, revisionati nel 1985 e
successivamente nel 1996.
I LARN si riferiscono agli apporti raccomandati di energia e nutrienti in funzione della stima dei
relativi bisogni a livelli di sicurezza, tenendo conto di specifiche condizioni di età, sesso, attività
fisica, ecc.
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In riferimento ai LARN è stato calcolato il fabbisogno calorico giornaliero in relazione all’età e al
peso del bambino.
ETA’ kCal/kg
0-6 mesi 115-110/kCal/kg
6-12 mesi 110-96/kCal/kg
1-2 anni 96/kCal/kg
2-6 anni 90/kCal/kg
Pubertà 75/kCal/kg
NUTRIENTI CALORIE
Proteine 10-15%
Lipidi 30%
Carboidrati 55-60%
L’alimento ideale nei primi mesi di vita del bambino è il latte materno:
contiene tutte le sostanze necessarie per la crescita, è il cibo più digeribile, difende il neonato dalle
infezioni, aiuta a prevenire l’anemia da mancanza di ferro e il rachitismo, aiuta a proteggere il
bambino dalle allergie, ha sempre la giusta temperatura, è economico.
Ciò nonostante c’è da dire che vi è una scarsa promozione dell’allattamento materno,
determinata da: difficoltà degli operatori sanitari a sostenere la donna che allatta, scarsa
considerazione, nelle scuole di formazione, di addestramento pratico sul modo di porsi nei
confronti di una donna che allatta, massiccia promozione di forme alternative di allattamento,
medicalizzazione del periodo perinatale.
Il latte prodotto nei primi giorni dopo il parto si chiama colostro (1°-5° giorno) e costituisce il primo
alimento del neonato: è molto nutriente per il suo alto contenuto di proteine, minerali e anticorpi;
inoltre, ha un’azione lassativa che favorisce l’eliminazione del meconio.
Il colostro ha un colorito giallastro ed è prodotto in quantità piuttosto scarsa, successivamente
avviene la montata lattea (in terza – quarta giornata) , ossia un’abbondante produzione di latte,
che viene definito latte di transizione (sino al 10° giorno) caratterizzato da una graduale
diminuzione del contenuto di proteine e di minerali e da un aumento di carboidrati e di lipidi. Il
latte che si produce successivamente si chiama latte maturo ed è ricco di lattosio.
Per il bambino il contatto con la madre durante l’allattamento non significa solo nutrimento, ma
è anche fonte di grande piacere; è un contatto che lo sazia e gli trasmette sensazioni, emozioni,
affetto.
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Alimentazione “artificiale”
Qualora l’allattamento materno non sia possibile, l’alternativa è rappresentata da latti adattati,
cioè da latti derivati dal latte di mucca ma modificati in maniera tale da renderne la composizione
il più vicino possibile a quella del latte materno.
Il latte vaccino non è adatto per l’alimentazione del bambino nei primi mesi di vita. La sua
composizione, molto diversa da quella del latte di donna, causa disturbi nutrizionali e digestivi.
Infatti il latte vaccino è più ricco di proteine e di minerali, mentre è povero di lattosio e vitamine e i
lipidi sono qualitativamente diversi.
Per il neonato allattato artificialmente, normalmente viene stabilita una frequenza giornaliera di
una poppata ogni 3ore – 3ore e mezzo (6 – 7 poppate al giorno).
A partire dal 2° mese, la frequenza delle poppate è ogni 4 ore, per un totale di 5 poppate.
La sua razione alimentare è valutata in base al fabbisogno calorico che corrisponde a 110 calorie
per ogni kg di peso. Considerando che nel latte umano vi sono 70 calorie/100 ml, il neonato
quindi, dovrebbe assumere 150 ml di latte per ogni kg di peso. In pratica, basta moltiplicare il peso
del bambino per 150: un neonato che pesa 3 Kg dovrà ingerire all’incirca 450 grammi di latte al
giorno(tale valutazione viene effettuata dopo il 7° giorno di vita del neonato).
La cura e l’attenzione di chi prepara il biberon sono norme essenziali: le infezioni del bambino
allattato artificialmente possono essere causate anche dalla scarsa igiene nella preparazione del
latte.
Prima di ogni manipolazione bisogna sempre lavarsi accuratamente le mani.
Le norme igieniche per gli oggetti che servono per l’allattamento artificiale richiedono il lavaggio e
la sterilizzazione (a caldo – mediante bollitura, a freddo – mediante metodo chimico).
Per il latte in forma liquida si versa nel biberon già sterilizzato la quantità di latte necessaria e si
riscalda a bagnomaria, fino alla temperatura di 37°C. È necessario conservare la confezione del
latte in frigo, dopo che è stata aperta e consumare il latte seguendo le indicazioni riportate sulla
confezione (generalmente 24 – 48 ore).
Per il latte in povere la procedura è completamente diversa poiché, il latte in polvere non è un
prodotto sterile.
Vi sono prove inconfutabili di contaminazione intrinseca, cioè avvenuta durante la fabbricazione
del prodotto e prima che la confezione sia aperta, con batteri potenzialmente pericolosi
(Enterobacter Sakazakii). Vi è anche la possibilità di una contaminazione estrinseca durante la
manipolazione e la conservazione del prodotto.
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Sulla base di queste considerazioni, l’OMS ha indicato quattro criteri necessari per una
preparazione sicura del latte in polvere:
Lavare accuratamente le mani prima della preparazione del latte
Utilizzare biberon sterilizzati
Utilizzare l’acqua ad una temperatura superiore o uguale a 70°C
Raffreddare rapidamente il latte ricostituito e somministrarlo immediatamente.
• Per ottenere una temperatura superiore o uguale a 70C° (a questa temperatura vengono
uccisi eventuali batteri presenti nelle polvere) è opportuno portare l’acqua ad ebollizione,
coprire con un coperchio e attendere non più di 30 minuti per utilizzarla.
• Mettere nel biberon sterilizzato la quantità d’acqua necessaria per sciogliere la polvere.
• Aggiungere gli esatti misurini di polvere previsti sulla confezione (in genere 1 misurino in 30
ml d’acqua)
• Agitare bene il contenuto del biberon
• Raffreddare rapidamente il latte mettendo il biberon sotto il getto d’acqua fredda
• Somministrare il latte subito dopo la preparazione
• Il latte preparato e non utilizzato deve essere buttato entro 2 ore
• Le confezioni “aperte” di latte in polvere devono essere ben chiuse e conservate in
frigorifero per il tempo indicato sulla confezione (generalmente 1 mese)
In tal modo potrà essere garantita una sicura preparazione e somministrazione del latte
ricostituito.
DIVEZZAMENTO
Per divezzamento o svezzamento si intende il passaggio da un regime alimentare esclusivamente a
base di latte (materno o artificiale) ad uno misto, in cui vengono somministrati al bambino, oltre al
latte, alimenti solidi o semisolidi.
Il divezzamento rappresenta un momento delicato, di transizione, in cui il bambino sperimenta cibi
con sapore e consistenza diversi dal latte e impara l’uso del cucchiaino; esso è quindi importante
non solo dal punto di vista alimentare, ma anche per lo sviluppo psichico e sensoriale del bambino
Lo svezzamento avviene generalmente intorno al sesto mese di vita per i seguenti motivi:
nutrizionali: il latte (materno o artificiale) non è più adeguato, da solo, a soddisfare l’aumentato
fabbisogno calorico, proteico, di minerali (ferro, etc.) del bambino;
digestivi e funzionali. Infatti in questo periodo si verifica:
• una maturazione della digestione e dell’assorbimento da parte dell’apparato
gastrointestinale;
• un adattamento della funzione del rene ad un aumentato carico di lavoro;
• un perfezionamento del sistema di difesa immunitaria della mucosa intestinale, in grado di
proteggere il lattante verso proteine estranee
psichici e psicomotori: il bambino riesce a mantenere il capo eretto e soprattutto riesce a
deglutire più facilmente anche alimenti densi.
Alimenti per lo svezzamento
Vengono utilizzati: cereali, carne, pesce, frutta verdura, formaggi e yogurt, uovo e olio.
• I cereali (grano o frumento, riso, orzo, avena,etc.) contengono proteine vegetali e amidi
• La carne fornisce proteine, minerali (in particolare ferro) e vitamine del gruppo B
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• Il pesce rappresenta una buona fonte proteica, lipidica e di minerali (calcio e fosforo)
• La frutta e la verdura forniscono vitamine, minerali e fibra alimentare
• I formaggi sono un’importante fonte di proteine (il parmigiano ne è quello più ricco) e di
calcio.
• Lo yogurt si caratterizza per l’alta digeribilità
• L’uovo è ricco di lipidi, di proteine, di minerali (ferro, fosforo, calcio) e di vitamine (A,D
complesso B)
• L’olio extravergine di oliva.
I cereali , ad eccezione del riso, non devono essere somministrati prima del 6° mese, poiché
contengono glutine e in bambini geneticamente predisposti, possono causare danni alla mucosa
intestinale.
Il sale non deve essere aggiunto nel 1° anno di vita: per il bambino è sufficiente il sale contenuto
normalmente negli alimenti; inoltre, l’acquisizione di un gusto salato nell’infanzia può
condizionare le scelte alimentari in età adulta, favorendo così l’insorgenza di ipertensione
arteriosa nei soggetti predisposti.
Lo zucchero deve essere usato con molta prudenza per non abituare il bambino ad alimenti dolci,
che oltre a favorire l’insorgenza delle carie, può favorire l’insorgenza del diabete, nell’adulto
predisposto.
Vi sono due tendenze per l’introduzione degli alimenti diversi dal latte:
iniziare con pappa dolce a base di farina lattea senza glutine o latte integrato con crema di riso, o
direttamente con pappa salata.
La pappa si prepara con 200 – 250 gr di brodo vegetale (ottenuto facendo bollire per 2 ore in 1 litro
d’acqua una patata, una carota, una zucchina e un pugno di lattuga), 3 – 4 cucchiai di semolino di
riso, 1 cucchiaino di olio extra vergine di oliva, 1 – 2 cucchiaini di parmigiano e infine 30 gr di carne.
Generalmente si inizia con la somministrazione della pappa a mezzogiorno e, dopo un mese circa,
anche a cena.
L’alimentazione dopo il 1° anno di vita richiede indicazioni meno rigide e controllate, in quanto il
bambino, in condizioni di normalità, è in grado di adeguare l’introduzione del cibo in base alle
proprie necessità.
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Ai bambini bisognerebbe permettere di alimentarsi autonomamente appena sembrano
fisicamente in grado di farlo, di solito dopo i 12 mesi sono in grado di tenere il cucchiaio in mano e
di dirigerlo alla bocca. Spesso, però si inibisce questo importante processo di apprendimento a
causa del disordine che crea, ma è un importante aspetto dello sviluppo generale del bambino e
va incoraggiato. Entro la fine del secondo anno di vita, i bambini dovrebbero essere ampiamente
responsabili per mangiare da soli. Tuttavia, a causa del rischio di aspirazione abbastanza elevato
fino a quattro anni circa, ai bambini più piccoli non andrebbero dati alimenti che possano essere
facilmente aspirati (chicchi d’uva, noccioline, formaggio, carne) senza la presenza di un adulto
responsabile.
Gli alimenti necessari a ricoprire i fabbisogni calorici e nutrizionali devono essere suddivisi in 4
pasti giornalieri da apportare ciascuno le seguenti quote caloriche:
La prima colazione deve essere nutriente ed equilibrata. La famiglia dovrebbe riunirsi a tavola,
consumando la prima colazione con calma in modo da dare l’esempio al bambino. Dopo l’anno di
vita i bambini possono assumere latte vaccino fresco con qualche biscotto o fette biscottate o
pane.
La merenda mattutina e/o pomeridiana rappresenta il momento più adatto a offrire frutta fresca a
pezzetti. Sono da evitare merendine, snacks dolci o salati in quanto ricchi di zuccheri semplici e
grassi. La merenda pomeridiana può essere composta da latte con cereali o frullato di latte e frutta
o yogurt.
Il pranzo e la cena devono prevedere generalmente, il primo piatto alternando piatti asciutti con
piatti in brodo o passati di verdure. Il formato della pastina sarà sempre più simile a quello
dell’adulto. In questo periodo si comincerà la separazione delle portate, distinguendo il primo
piatto e affiancando alla carne o al pesce le verdure.
Una corretta dieta alimentare nella prima infanzia è indispensabile per prevenire disturbi
nutrizionali, come l’obesità infantile, sempre più frequente nei paesi occidentali.
Secondo l’OMS nel mondo vi sono 42 milioni di bambini in sovrappeso e in Italia, da una recente
indagine , risulta che lo è un bambino su cinque.
Per obesità s’intende un eccesso di accumulo di grasso corporeo che si verifica quando l’apporto
calorico eccede il dispendio energetico.
Un bambino si definisce obeso quando il peso è superiore al 20% del peso ideale per la sua altezza,
oppure con un BMI (Body Mass Index = Indice di Massa Corporea) superiore a quello previsto (per
calcolare il BMI si divide il peso espresso in kg per il valore dell’altezza in metri elevato al
quadrato)
Tra le cause principali dell’obesità infantile vi è quella nutrizionale, cioè legata a squilibri quali-
quantitativi dell’alimentazione, a cui segue la sedentarietà e i fattori genetici (se un bambino nasce
da un genitore obeso avrà il 40% di probabilità di diventare obeso lui stesso).
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Per ottenere delle corrette abitudini alimentari è quindi importante incoraggiare i bambini a
seguire una dieta bilanciata fin dalla più tenera età, è indispensabile quindi:
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BIBLIOGRAFIA
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Geneve, 2007
Ballista C., Bonardi S. :“Latte in polvere: strategie di controllo del rischio di contaminazione da
Enterobacter Sakazakii” Ann. Fac. Medic. Vet. Di Parma (Vol XXV, 2005)- pag. 219-230
Sergio Conti Nibali :“Come preparare il latte in polvere” Quaderni ACP 2008; 15(1): 40
Kliegman – Behrman – Jenson – Stanton: Pediatria di Nelson 18° edizione Masson Editore
Zardini – Lutteri: “Manuale di Puericultura per genitori ed operatori dell’infanzia” Piccin ed. 1995
Rondelli: “Storia delle discipline Mediche” Hippocrates Edizioni Medico-Scientifiche Firenze 2001
SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana) - Livelli di Assunzione Giornaliera di Energia e Nutrienti
per la Popolazione Italiana
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