Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Maurizio Salvi - Classic Jazz Guitar School - Corso Di Teoria & Armonia Base PDF
Maurizio Salvi - Classic Jazz Guitar School - Corso Di Teoria & Armonia Base PDF
Corso di
La musica è l’arte dei suoni i quali vengono graficamente indicati mediante le NOTE che sono
sette: DO RE MI FA SOL LA SI, nel sistema anglosassone sono A B C D E F G, dove A
corrisponde al nostro LA e G al SOL.1 Esse si pongono sul RIGO chiamato pentagramma.
Il Pentagramma
Il pentagramma e' composto da cinque righe orizzontali parallele. Su di esse, e negli spazi che le
separano, vengono scritte le note. Sul margine sinistro del pentagramma sono indicate la chiave, il
tempo e la tonalità. E' suddiviso in battute, o misure, spazi compresi tra due linee verticali.
Per le note esterne al pentagramma si usano dei Tagli Addizionali, che funzionano da righi.
Le chiavi
Le Chiavi sono segni che indicano come leggere le note sul pentagramma. La più usata e' la chiave
di Sol o di Violino, che fissa la posizione del Sol sulla seconda riga. Da li' si può determinare la
posizione delle altre note.
1
Nota Storica:La notazione italiana (do, re, mi, ecc.) nasce intorno all'anno mille con Guido d'Arezzo, che, come aiuto
mnemonico per le varie altezze della scala, suggerisce ai suoi cantori di usare la prima strofa dell'inno a San Giovanni
di Paolo Diacono, utilizzando la prima strofa di ciascun verso: UT queant laxis - REsonare fibris - MIra gestorum -
FAmuli tuorum - SOLve polluti - LAbii reatum - sancte johannes il Si sara' aggiunto piu' tardi, verso la fine del '400
dallo spagnolo Bartolomeo Ramos de Pareja. nel'600, infine, l'Ut (che in Francia e' ancora oggi usato), diventera' per
noi Do, ad opera di Giovan Battista Doni.
1 www.cjgs.it
Figure e pause
Per esprimere un qualsiasi pensiero musicale non basta produrre dei suoni di diversa altezza, ma
occorre stabilire la durata o valore, perciò le note (i suoni) hanno diverse figurazioni così come le
pause (i silenzi). Ogni FIGURA DI NOTA ha la sua corrispondente FIGURA DI PAUSA come
appare evidente dai seguenti prospetti:
Per aumentare il valore delle figure la grafia musicale dispone di due mezzi: il Punto e la Legatura.
La legatura
È una linea curva che unisce due o più note di suono eguale e ne fa un unico valore.
Il punto
Posto dopo una nota ne aumenta la durata della metà del relativo valore.
2 www.cjgs.it
Tempi e misure
E', quindi, l'indicatore metrico-ritmico di un brano musicale. Viene espresso da una frazione posta
all'inizio del pentagramma, frazione che indica il contenuto, in termini di valore delle note, di ogni
battuta. Numeratore (numero di movimenti), denominatore (il valore di ciascun movimento).
Tutti i tempi si dividono in semplici e composti. I tempi che hanno suddivisione binaria sono detti
semplici. Quando agli accenti dei tempi semplici si aggiunge un punto di valore, la suddivisione da
binaria diventa ternaria (composti). Nel tempo semplice il numeratore è indicato dalle cifre 2-3-4-
5-7, nei tempi composti da 6-9-12-15-21. Tempi semplici e tempi composti hanno gli stessi accenti
metrici, la differenza sta nella suddivisione. Poi esistono i tempi misti che sono quelli risultanti
dall’unione di due misure, una pari e una dispari. Es: 5/4 (3/4+2/4) 5/8 7/8 7/8
4/4 Quattro Quarti - (Indicato anche con , tempo comune) E' formato da quattro movimenti: uno in
battere (accento forte), uno in levare (accento debole), uno in battere e uno in levare, oppure due in
battere e due in levare
2/4 Due Quarti - E' formato da due movimenti: uno in battere e l'altro in levare.
3/4 Tre Quarti - E' formato da tre movimenti: uno in battere e due in levare.
3/8 Tre Ottavi - E' formato da tre movimenti.
6/8 Sei Ottavi - E' formato da due movimenti, di tre ottavi ciascuno.
9/8 Nove Ottavi - E' formato da tre movimenti, di tre ottavi ciascuno.
12/8 Dodici Ottavi - E' formato da quattro movimenti, di tre ottavi ciascuno.
Note sovrabbondanti
Sono gruppi di note contrastanti con la normale suddivisione della misura. Le più frequenti sono:
3 www.cjgs.it
Grado scala
La scala è una successione di note che può procedere in senso ascendente (in su) e discendente (in
giù). Le note che formano la scala vengono chiamate Gradi Congiunti (passaggio di note vicine) e
Gradi Disgiunti (salti di note).
È la distanza che passa tra una nota ed un’altra. La minima distanza è il Semitono – due semitoni
formano il Tono.
Per classificare un intervallo basta enumerare, contando dal grave all’acuto, i gradi congiunti
compresi fra le due note:
4 www.cjgs.it
Alterazioni
Ogni nota può essere alterata (innalzata o abbassata) mediante i cosiddetti Accidenti che sono:
Le alterazioni sono permanenti se collocate dopo la chiave ed hanno effetto permanente per l’intera
durata del pezzo; sono momentanee se collocate davanti alla nota ed in tal caso hanno effetto per
una sola misura.
Le alterazioni poste in chiave seguono un ordine fisso immutabile in quanto servono a determinare
le diverse tonalità di cui ci occuperemo più avanti. I Diesis si succedono per quinte ascendenti:
fa, do, sol, re, la, mi, si. I Bemolli procedono per quarte ascendenti: si, mi, la, re, sol, do, fa.
Scale-tonalità
Si intende per scala una successione di note che, partendo da una, arriva alla stessa nota su una
diversa ottava. In senso lato, ogni suddivisione dell'ottava è una scala. Esistono numerosissimi tipi
di scale diverse, sia per il numero di suoni che le compongono sia per l'ampiezza degli intervalli che
separano i suoni. Gran parte della musica occidentale, sia antica che moderna, si basa sulla scala
diatonica, cioè una scala composta da sette note che dividono l'ottava in cinque toni e due semitoni
e sulla scala cromatica, che invece suddivide l'ottava in dodici intervalli di uguale ampiezza.
Scala cromatica
5 www.cjgs.it
Scala maggiore
La scala maggiore è una successione ascendente di sette note ordinate in questo modo: un tono, un
tono, un semitono, un tono, un tono, un tono, un semitono. Di seguito alcuni esempi di scale
maggiori.
Scala di Do Maggiore
Scala di Re Maggiore
Scala di Fa Maggiore
Per costruire una scala maggiore è quindi necessario applicare questa successione di intervalli alla
nota scelta come tonica (cioè come prima nota della scala).
Ad ogni tonalità maggiore corrisponde una tonalità relativa minore. Quest' ultima ha come tonica il
sesto grado della tonalità maggiore, per cui è possibile costruire una scala minore partendo dal sesto
grado di un scala maggiore. La scala che si ottiene è detta scala minore naturale. La successione
degli intervalli è la seguente: un tono, un semitono, un tono, un tono, un semitono, un tono.
(N.B.: Ovviamente è possibile il procedimento inverso, cioè si può costruire una scala maggiore
partendo dal terzo grado di una scala minore naturale).
6 www.cjgs.it
Alcuni esempi: la scala minore naturale di La è costruita sul sesto grado della scala maggiore di Do;
la scala minore naturale di Re sul sesto grado della scala maggiore di Fa.
Una prima variazione della scala minore naturale si ottiene alterando, cioè aumentando di un
semitono, la settima nota della scala. Si ha così una successione di T, ST, T, T, ST, T/ST, ST; tale
successione prende il nome di scala minore armonica.
Esempio: la scala minore armonica di La si ottiene trasformando il Sol della scala minore naturale
in un Sol (VII grado).
La seconda variazione si ottiene alterando il sesto e il settimo grado della scala minore naturale. Si
ha in questo modo una successione di T, ST, T, T, T, ST. Tale scala prende il nome di minore
7 www.cjgs.it
melodica e ha funzione ascendente, cioè viene usata salendo dalla nota grave alla nota acuta
dell'ottava, mentre in senso discendente ritorna al modo naturale.
Esempio: la scala minore melodica di La si ottiene alterando il Fa a Fa (VI grado) e il Sol a Sol
(VII grado).
Tonalità
La tonalità può essere definita, in senso lato, come il rapporto gerarchico esistente tra le note di una
scala. In questo modo individuiamo una Tonica, prima nota della scala, che è il fulcro attorno al
quale ruotano tutti gli altri suoni. Per questo viene detta anche Nota Fondamentale. Quindi, un
brano nella tonalità di Do avrà il Do come tonica, e sarà basato sulla scala di Do. L'indicazione
della tonica deve essere affiancata dall'indicazione del Modo, che può essere maggiore o minore.
La tonalità indica una scala di riferimento, maggiore o minore, le cui note assumono determinati
nomi in base alla propria posizione. La prima nota della scala, come detto, si chiama Tonica o Nota
Fondamentale, la seconda Sopratonica, la terza Mediante o Modale, la quarta Sottodominante, la
quinta Dominante, la sesta Sopradominante, la settima Sensibile.
Spostandoci alla scala di Re maggiore dobbiamo costruire la stessa sequenza partendo da Re, nota
fondamentale di questa scala. Per fare ciò dobbiamo aggiungere un diesis a due note della scala: Fa
e Do.
8 www.cjgs.it
Perciò la tonalità di Re Maggiore avrà Fa e Do in chiave.
Portandoci invece alla tonalità di Fa Maggiore dovremo alterare il Si per avere il semitono tra terzo
e questo grado. Dovendo "abbassare" il Si, useremo un bemolle.
Ogni tonalità maggiore ha una relativa minore, e viceversa. La relativa minore di una tonalità
maggiore trova la sua tonica nella Sesta della scala maggiore (Esempi: la relativa minore di Do
Maggiore è La Minore, tonalità quest'ultima che avrà le stesse alterazioni in chiave di Do Maggiore,
cioè nessuna; la relativa minore di Sol Maggiore è Mi minore). Seguendo il percorso inverso, per
risalire da una tonalità minore alla relativa maggiore dovremo partire dalla Terza Minore della
prima (Esempi: la relativa maggiore di Fa minore è La Maggiore; la relativa maggiore di Si
Minore è Re Maggiore)
La tonalità può essere determinata dall'esame delle alterazioni in chiave, cioè individuando il
numero di diesis o di bemolli indicati sul pentagramma subito dopo la chiave.
Tonalità con Diesis: i diesis vengono aggiunti in chiave per salti di Quinta giusta. Essi seguono
questo ordine:
Fa Do Sol Re La Mi Si
Per risalire alla tonalità si consideri che l'ultima alterazione rappresenta la Settima della Tonica.
Esempio: se abbiamo tre diesis in chiave - Fa, Do e Sol - ci troviamo nella tonalità di La Maggiore,
in quanto il Sol è la settima di La; se ne abbiamo cinque - Fa, Do, Sol, Re, La - ci troviamo nella
tonalità di Si Maggiore.
Se vogliamo determinare quante alterazioni ha in chiave una determinata tonalità si procederà in
modo inverso: dalla tonica scendiamo di un semitono ottenendo la settima, che è anche l'ultimo
diesis in chiave. (Esempio: se la tonalità è Sol Maggiore avremo una sola alterazione, Fa Se è Mi
Maggiore ne avremo quattro (Fa, Do, Sol, Re).
Tonalità con Bemolli: i bemolli vengono aggiunti in chiave per salti di Quarta giusta. Essi seguono
questo ordine:
Si Mi La Re Sol Do Fa
L'ordine è esattamente contrario a quello dei diesis. Per risalire alla tonalità si consideri che la
tonica è l'alterazione che precede l'ultima in chiave nella successione dei bemolli.
Esempio: se abbiamo due bemolli in chiave - Si e Mi - arretriamo di un bemolle nella successione,
arrivando a Si: la tonalità è quindi Si Maggiore; se ne abbiamo quattro - Si, Mi, La e Re - il
penultimo bemolle della serie è La: la tonalità è La Maggiore. Per risalire dalla tonalità al numero
di alterazioni dovremo avanzare di un'alterazione partendo dalla tonica. (Esempio:La tonalità di
Re Maggiore avrà cinque bemolli: Si, Mi, La, Re e Sol).
9 www.cjgs.it
Passaggio da una tonalità ad un'altra con uguale tonica ma di modo diverso:
(es. Do Maggiore/Do Minore)
Questo passaggio si effettua spostandosi di tre alterazioni in chiave. Lo spostamento avviene dai
diesis verso i bemolli se si passa da una tonalità maggiore ad una minore, e viceversa.
Esempio:
Con i diesis
Do La
C Am
Maggiore Minore
Sol Mi
G Em
Maggiore Minore
Re Si
D Bm
Maggiore Minore
La Fa
A F m
Maggiore Minore
Mi Do
E C m
Maggiore Minore
Si Sol
B G m
Maggiore Minore
Fa Re
F D m
Maggiore Minore
Do La
C A m
Maggiore Minore
10 www.cjgs.it
Con i bemolli
Fa Maggiore F Re Minore
Mi Maggiore E Do Minore
La Maggiore A Fa Minore
Re Maggiore D Si Minore
Do Maggiore C La Minore
L’intervallo
Come detto in precedenza, l’intervallo è la distanza che passa tra una nota ed un’altra.
Misura di un intervallo
La grandezza di un intervallo è data dal numero di suoni consecutivi contenuti nel segmento di
scala diatonica che separa le due note (incluse le due note stesse). Tale grandezza si indica con
l'aggettivo numerale (femminile) corrispondente.
11 www.cjgs.it
Esistono diverse qualità di intervalli, a seconda delle note che li compongono. Gli intervalli di
unisono, di quarta, di quinta e di ottava sono chiamati giusti, in quanto appartengono sia alla
scala maggiore che alla scala minore (infatti una scala maggiore e una minore con la stessa tonica
hanno in comune il primo, il quarto, il quinto e, ovviamente, l'ottavo grado)
Gli intervalli di terza, sesta e settima, al contrario di quelli appena visti, variano a seconda della
scala e possono perciò essere maggiori o minori. (L'intervallo di seconda fa eccezione per la
questione dei rivolti
Gli intervalli possono subire trasformazioni dovute a necessità compositive. Possono essere cioè
aumentati o diminuiti di un semitono. I nomi che gli intervalli assumono seguono questo schema:
I rivolti
Tutti gli intervalli possono essere rivoltati, cioè può essere cambiato l'ordine delle note che lo
formano, spostando all'ottava superiore la nota grave, così che la nota acuta diventa il basso del
rivolto. Nell'esempio che segue l'intervallo Do-Sol viene trasformato nel suo rivolto Sol-Do
12 www.cjgs.it
Da notare che un intervallo di quinta è stato trasformato in un intervallo di quarta. Questa è una
regola generale: la somma dell'intervallo e del suo rivolto dà sempre nove. Infatti: l'unisono diventa
ottava (1+8=9); la seconda diventa settima (2+7=9); la terza diventa sesta (3+6=9) e così via. Da
ricordare, inoltre, che il rivolto di un intervallo giusto dà un intervallo giusto; il rivolto di un
intervallo maggiore dà un intervallo minore, e viceversa; il rivolto di un intervallo diminuito dà un
intervallo eccedente, e viceversa.
La triade
È l’emissione simultanea di tre suoni (accordo di 3 note). Si costruisce sovrapponendo le note per
terze successive. Questo accordo, costituito dagli intervalli di 3° maggiore e 5° giusta, viene distinto
in:
Sono accordi consonanti: l’accordo perfetto maggiore e perfetto minore. Gli accordi dissonanti sono
quelli di 5° aumentata (5 ) e di 5° diminuita (5 )
Ognuno di questi accordi può svilupparsi in altre due combinazioni, chiamate rivolti.
Possiamo, quindi notare che: nel I° rivolto (costituito dal III grado), vi è un accordo di 3° e 6°,
mentre nel II° rivolto (V grado) vi è un accordo di 4° e 6°.
13 www.cjgs.it
Accordi e sigle
Come già detto, l’accordo è la combinazione simultanea di più suoni (minimo tre, triade). La prima
nota è detta tonica ed è quella che da il nome all’accordo. Esistono anche accordi più complessi
della triade e sono formati da 4, 5, 6 ecc. note (detti accordi di settima). Le principali famiglie di
accordi sono: maggiori, minori, di settima. Ecco le loro sigle:
Accordi maggiori:
C
C6
C6/9
C7+ (Cmaj7)
C7+/5+
C7+/5-
C7+/9
C7+/6/9
Cadd9 (con l’aggiunta della sola 9°, senza la settima minore)
Accordi minori:
Cm
Cm6
Cm6/9
Cm7
Cm7/5+
Cm7/5-
Cm7+
Cm9
Cm9/5+
Cm9/5-
Cm11
Cm11/5+
Cm11/5-
Accordi di settima:
C7 C9 C11 C13
C7/5+ C9- C11/5+ C13/9+
C7/5- C9+ C11/5- C13/9-
C7/6 C9/5+ C13/9-/5+
C9/5- C13/9-/5-
C9-/5+
C9-/5-
C9+/5+
C9+/5-
14 www.cjgs.it
15 www.cjgs.it
16 www.cjgs.it
Arpeggi
Esempio:
Armonizzare una scala maggiore significa costruire un accordo (con successione di terze), su ogni
grado della scala maggiore.
Esempio:
Armonizzazioni di 3° sovrapposte:
17 www.cjgs.it
Riassumendo avremo:
La cadenza è il moto che porta ad una chiusa. Vi sono varie forme di cadenze:
Il collegamento dal V° al I°, cioè dalla dominante alla tonica, viene definito cadenza semplice o
cadenza perfetta. In pratica è una delle sequenze più facilmente riconducibili alla staticità del
brano, in quanto l'accordo di tonica risulta essere quello maggiormente utilizzato per dare un senso
di conclusione ad un determinato momento del brano stesso. E' anche vero che, come per tutti i tipi
di cadenze, ne possiamo trovare più di uno all'interno di un brano. Quando si trova alla fine del
brano prende il nome di cadenza compiuta.
Cadenza plagale
Collegando la sottodominante alla tonica, cioè il IV° al I°, otteniamo la cadenza plagale. Pur
risolvendo, come nel caso precedente, sulla tonica, non abbiamo un senso di conclusione e staticità
analogo, anche se non per questo è meno usata. Tra l'altro, questo tipo di cadenza è spesso utilizzata
nelle composizioni classiche, in modo particolare quelle di carattere liturgico, e per questo motivo
da alcuni è anche definita cadenza dell'amen. Generalmente è usata all'interno del brano.
Il termine stesso ne identifica le caratteristica, e cioè il fatto di non risolvere sulla tonica ma su di un
altro grado, possibilmente il VI°. In pratica, abbiamo la cadenza evitata quando all'interno di una
composizione si passa dall'accordo di V° all'accordo di VI°.
Cadenza composta
Unendo assieme la cadenza perfetta e la cadenza sospesa, possiamo ottenere la cadenza composta.
Infatti questo tipo di cadenza utilizza tre accordi, i quali hanno uno scopo ben preciso. Vediamo di
analizzarne i vari aspetti. Il II° precede e prepara il V°, il quale forma la cadenza con il I°.
L’esempio si riferisce alla scala diatonica maggiore in tonalità di C.
18 www.cjgs.it
Cadenza composta in minore
Anche le cadenze possono essere sviluppate in tonalità minore. In questo caso dovremo analizzare
la cadenza composta in minore. I due gradi precedenti alla tonica sono gli stessi utilizzati nella
cadenza composta in maggiore. Quello che cambia è l'armonizzazione dei gradi, in quanto,
risolvendo sull'accordo fondamentale di modo minore, la scala da cui vengono prelevati è quella
minore. La scala minore naturale (essendo relativa minore) mantiene gli stessi accordi della
corrispettiva tonalità maggiore. Se invece la scala è minore melodica o minore armonica
ovviamente gli accordi dovranno cambiare. Osserviamo i due casi nella tonalità di A minore.
Nel caso della scala minore melodica, dobbiamo armonizzare i gradi in questo modo:
È la cadenza insieme a quella del II-V-I più utilizzata negli stili del jazz, e del pop. La sua formula è
conosciuta anche come Giro armonico (giro di do), ha questa cadenza I-VI-II-V.
Abbellimenti
Gli Accordi Maggiori vengono abbelliti con l’aggiunta della 7maj, 6, add9, maj9
Tutti gli accordi possono essere abbelliti aumentando o diminuendo la loro 5°, (5 , 5 ).
19 www.cjgs.it
Sostituzioni
Come dice il nome, le sostituzioni armoniche, ci permettono di sostituire un accordo con uno
nuovo, che può essere di famiglia e di caratteristiche del tutto diverse.
Tutti gli accordi possono essere sostituiti da un altro accordo costruito sulla loro 5 (diminuita),
anche di famiglia diversa.
20 www.cjgs.it
I modi
I modi sono delle scale derivanti da una scala base. Pertanto prendendo in considerazione la scala
maggiore di C, possiamo estrarre altre 6 scale dette modi, e ad ogni modo, apparterrà un accordo, su
cui è possibile suonarci con il relativo modo.
Esempio:
C D E F G A B C
I° II° III° IV° V° VI° VII° VIII°
Fino qua nessun problema. Ora dobbiamo fare in modo che ogni singola nota della scala venga messa al
primo posto di una successione di note che saranno sempre quelle della scala di partenza, C maggiore. In
pratica, per fare un esempio, si può iniziare la successione di note dal II° (nota D) facendo seguire le altre
note in serie (E, F, G eccetera).
D E F G A B C D
Come vedete, la serie di note è stata spostata in avanti di un grado: invece di partire dalla nota C si è partiti dalla nota
D. A questo punto sviluppiamo il sistema su tutte le note della scala di C maggiore.
C D E F G A B C
D E F G A B C D
E F G A B C D E
F G A B C D E F
G A B C D E F G
A B C D E F G A
B C D E F G A B
Ora possiamo comprendere più facilmente cosa si intende con il termine modo, ed infatti nella
precedente tabella possiamo notare sette specie diverse di scale, le quali nascono da ogni grado
della scala madre, sviluppando anche, ovviamente, sette nuove sequenze intervallari. Da qui
possiamo anche evidenziare la differenza sostanziale che esiste tra il sistema tonale e il sistema
modale. Nel sistema tonale, la tonica è il centro tonale nel suo modo maggiore o in quello minore.
Nel sistema modale, ogni grado della scala, facendo capo alla propria sequenza di note, ne diviene
tonica. Per esempio, la nota D, che nella scala maggiore di C è un secondo grado, diventa primo
grado, e quindi tonica, nel proprio modo (di D dorico). Oppure il G, quinto grado nella scala di C
maggiore, diviene primo grado nel modo di G misolidio. Con questo sistema abbiamo in pratica
creato una serie di toniche secondarie. Sono toniche perché, come appena visto, ognuna di esse è il
primo grado della propria scala modale. Sono toniche secondarie perché, anche se sono a capo di un
loro modo e sono quindi indipendenti, fanno comunque riferimento alla tonica principale (nel nostro
caso C, perché la tonalità di C era il nostro esempio). Nella tabella seguente vengono sviluppati i
modi derivati dalla scala diatonica di C maggiore.
21 www.cjgs.it
Tavola riassuntiva dei modi:
La scala minore può essere suddivisa in tre modelli, come potete vedere nella sezione delle scale
minori. Il primo modello, la scala minore naturale, è anche la relativa minore della scala maggiore,
e perciò anche gli accordi, sia a tre voci che a quattro voci, che nascono dalla armonizzazione per
terze della scala minore stessa sono gli stessi entrambe le scale. Chiaramente, per fare un esempio in
tonalità di A minore (relativa minore della tonalità di C maggiore), il primo grado (Am) della scala
minore era il sesto nella relativa maggiore. Il secondo grado nella tonalità minore era il settimo in
quella maggiore e così via. Anche i modi rimangono uguali.
Le regole analizzate nella armonizzazione della scala maggiore sono identiche anche nella scala
minore armonica e, come vedremo dopo, anche per la scala minore melodica. Si tratta quindi di
stabilire quali accordi, e anche i relativi modi, verranno creati. Essendoci delle sequenze intervallari
diverse nelle varie scale, anche i modi su cui poi nasceranno gli accordi saranno diversi. I nomi dei
modi, rispetto alla tonalità maggiore, cambiano.
22 www.cjgs.it
I nomi che vengono abbinati ai modi hanno un loro preciso significato. Infatti, se ad esempio
osservate il modo che nasce sul secondo grado della scala minore armonica, ne risulta come nome
dorico 2 5 . Questa scala è infatti paragonabile al modo dorico nella tonalità maggiore che porta
la stessa tonica, al quale viene abbassato di 1 semitono il secondo grado (2 , appunto) e il quinto
grado (5 ). Nella tabella sottostante possiamo vedere modi e sigle nell'armonizzazione della scala
minore armonica. La tonalità che viene sviluppata è quella di C, vista quindi come C minore
armonico.
Ionico
III° I°-III°- V°-VII° E maj7 5
aumentato
Superlocrio
VII° I°- III°- V°- VII° B°
diminuito
Come potete vedere nella sezione dedicata alla scala minore melodica, la differenza tra la minore
armonica e la minore melodica è in una sola nota. I nomi dei modi, rispetto alla tonalità minore
armonica, cambiano secondo lo schema che vedete sotto.
23 www.cjgs.it
Tavola riassuntiva dei modi:
24 www.cjgs.it
PRATICA ED ESERCIZI
DI
TEORIA MUSICALE
25 www.cjgs.it
1 – Il sistema anglosassone
I nomi sillabici delle note vengono tradotti utilizzando delle singole lettere in maiuscolo, secondo lo
schema che potete vedere qui sotto.
italiano DO RE MI FA SOL LA SI
inglese C D E F G A B
DO RE MI FA
SOL LA SI DO 7
DO m FA m7 SOL SI 13
RE add9 SOL LA maj7 SI min11
MI 7 SOL dim LA 7 9 SI 5 9
FA 5 LA min LA DO 6/9
C D E F
G A B C7
Cm F m7 G B 13
D add9 Gb A maj7 B min11
E7 G dim A7 9 B 59
F5 A min A C 6/9
26 www.cjgs.it
2) Le note
27 www.cjgs.it
Individua le note sul pentagramma.
28 www.cjgs.it
3) Le durate
4) Il punto di valore
29 www.cjgs.it
5) Tempi e misure
30 www.cjgs.it
6) Tono e semitono
Re___Re La ___Si Re ___Do Re ___Mi Sol ___Fa Si __La Sol __La Sol ___Mi
7) Gli intervalli I
31 www.cjgs.it
8) La scala maggiore
T T ST T T T ST Alterazioni
Do Re Mi Fa Sol La Si Do
Sol
Re
La
Mi
Si
Fa
Do
Do
Sol
Re
La
Mi
Si
Fa
32 www.cjgs.it
9) La scala minore armonica
T ST T T ST T/ST ST
La Si Do Re Mi Fa Sol La
Mi
Si
Fa
Do
Sol
Re
La
Re
Sol
Do
Fa
Si
Mi
La
T ST T T T T ST
La Si Do Re Mi Fa Sol La
Mi
Si
Fa
Do
Sol
Re
La
Re
Sol
Do
Fa
Si
Mi
La
33 www.cjgs.it
11) La tonalità
Maggiori
Minori
Maggiori
Minori
34 www.cjgs.it
Individua e classifica l’intervallo, e scrivi il suo rivolto.
35 www.cjgs.it
13) Le triadi
36 www.cjgs.it
Costruisci la triade e i suoi rivolti, indicata dalla sigla.
CM Bm EM Am
Cm D5+ BM A5-
Em GM D 5+ B 5-
AM DM D5- F M
B5+ C m F 5+ Am
C 5- E 5+ E5- A 5-
C M Em E 5- G 5+
Dm F m A5- D 5+
A5+ DM F 5- Gm
37 www.cjgs.it
14) Accordi e sigle
D7 A7(5 ) E7(5 ) B9
Dm11 Cm6 A 7 E 11
38 www.cjgs.it
15) Armonizzazione scala maggiore
39 www.cjgs.it
40 www.cjgs.it
16) Le cadenze (progressioni)
41 www.cjgs.it
17) Gli abbellimenti
Cmaj7 Am Dm G7
Bm7 E7 Amaj7
E m7 A m7 D maj9
Dm6 G7/5 Cmaj9
Amaj6 F m11 Bm7 E13
Am % Gmaj %
Fmaj Fdim C7 %
Gm C7 F C7
18) Le sostituzioni
Cmaj7 Am Dm G7
Bm7 E7 Amaj7
E m7 A m7 D maj9
Dm6 G7/5 Cmaj9
Amaj6 F m11 Bm7 E13
Cmaj Fmaj G7 Cmaj
Cmaj A7 Dm G7
Cmaj Am Fmaj G7
Gmaj G7 Cmaj Cm
Gmaj D7 Gmaj D7
Gmaj G dim Am
A maj Adim B m7
Fmaj F dim Gm7
Gmaj7 Em7 Am7 D7
42 www.cjgs.it
INDICE
Sistema anglosassone 26
Le note 27
Le durate 28
Il punto di valore 29
Tempi e misure 30
Tono e semitono 31
Gli intervalli I 31
Scala maggiore 32
Scala minore armonica 32
Scala minore melodica 33
La tonalità 34
Gli intervalli II 34
Le triadi 36
Accordi e sigle 38
Armonizzazione scala maggiore 39
Le cadenze (progressioni) 41
Gli abbellimenti 42
Le sostituzioni 42