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ECOCRITICA
Saggi di
Lawrence Buell, Maria Letizia Costantini, Roberto Della Seta,
Emilia Di Rocco, Lorenzo Franchini, Amitav Ghosh,
Daniele Guastini, Robert Pogue Harrison, Serenella Iovino,
Giorgio Mariani, Piero Marietti, Francesca Orestano,
Andreas Puff-Trojan, Anna Re, Loreto Rossi, Caterina Salabè,
Niccolò Scaffai, Scott Slovic
DONZELLI EDITORE
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ISBN 978-88-6036-969-7
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Indice
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ECOCRITICA
È significativo che fino a pochi anni fa, prima della creazione del-
l’oasi protetta della Lipu e del Parco letterario di Ostia, nel luogo do-
ve fu ritrovato il corpo senza vita di Pier Paolo Pasolini, insieme al mo-
desto monumento che doveva ricordarlo, si trovasse anche una sorta
di discarica abusiva poco distante dalla foce del Tevere, all’interno di
un terreno incolto e abbandonato. L’intellettuale italiano, che nei de-
cenni del secondo dopoguerra aveva più di ogni altro manifestato un
nuovo e profetico atteggiamento critico nei confronti della società in-
dustrializzata e della cultura di massa, con una particolare sensibilità ai
problemi ambientali emergenti, aveva trovato la sua fine proprio tra i
«rifiuti del mondo». Mentre altrove, nei media e nelle aule delle uni-
versità, egli veniva ricordato, studiato e perfino celebrato, il luogo di
quella fine rivelava una realtà diversa, una realtà che ancora oggi desta
meraviglia e invita alla riflessione. Un senso speciale per i luoghi è for-
se il segno di distinzione dell’ecocritica: termine nuovo di una discipli-
na antica che ci giunge rinnovata da oltreoceano come una marea di ri-
torno. Per questo motivo, in occasione della prima raccolta di saggi in
lingua italiana che va sotto questo nome, mi è caro partire da quel luo-
go vicino alla foce del Tevere, luogo già cantato dai poeti latini, ma an-
che stazione di raccolta delle anime dei defunti destinati al Purgatorio
nella tradizione medievale, luogo in cui in epoca moderna si è spenta
la voce di un uomo che avrebbe sperato che proprio da lì, da quell’i-
neludibile waste land del litorale romano e del paesaggio italiano, sa-
rebbe potuto nascere «un nuovo mondo».
In Italia Pasolini distinse con mirabile preveggenza il concetto di
sviluppo economico dall’idea di progresso. Mentre il concetto di «svi-
luppo» appartiene infatti a una logica fondata sulla crescita economica
qualificata trainata dal profitto ricavabile dalla produzione, dalla ven-
dita e dall’acquisto possibilmente ad infinitum di merci anche virtuali
o speculative, l’idea di «progresso» è figlia di mater philosophiae e rac-
chiude in sé la finalità di realizzare procedimenti storici fondati su cri-
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Introduzione
al suo interno sul piano teorico. Inoltre, negli ultimi due decenni il nu-
mero di studiosi, professori, studenti, scrittori, artisti e ambientalisti
che si riconosce nelle istanze dell’ecologia applicata alla letteratura è
aumentato visibilmente e a livello globale, tanto da aver dato luogo a
corsi universitari mirati e a una diffusa e coesa rete di organizzazioni
associative affiliate alla Asle, tra cui l’europea Easlce (European Asso-
ciation for the Study of Literature, Culture and the Environment), a
proposito della quale non si possono non nominare per l’Italia due fi-
gure storiche come Serenella Iovino e Anna Re.
Ma come si caratterizza il letterato ecologico? È davvero possibile,
ci si chiede, una figura del genere nell’epoca ormai davvero post-intel-
lettuale (pensiamo, tra i tanti, agli interventi di Eugenio Garin, Franco
Fortini, Alberto Asor Rosa) quale è la nostra? Evidentemente sì. A
patto che si riconosca la sua condizione in fieri, e la si accolga come ca-
pace, oltre che di dubitare o di indignarsi, anche di scegliere. Un po’ di
pensiero forte, nei limiti di un’umiltà data da un senso di responsabi-
lità che nasce dalla passione e dal rispetto per la letteratura, e dall’a-
more verso la vita, ma anche e soprattutto da un senso di corresponsa-
bilità per la situazione nella quale siamo venuti a trovarci, potrebbe
aiutare oggi, in Italia e nel mondo, a concepire nuove idee. Senza di-
menticare l’insegnamento di Pasolini, vero letterato ecologico ante lit-
teram, quando sul «Dramma» del marzo 1974 (nell’articolo Gli intel-
lettuali nel ’68: manicheismo e ortodossia della rivoluzione dell’«in-
domani», poi ripubblicato negli Scritti corsari del 1975) scrive che «[il]
primo dovere di un intellettuale [è] quello di esercitare prima di tutto
e senza cedimenti di nessun genere un esame critico dei fatti», ma so-
pratutto quando aggiunge: «dimenticando le rabbie manichee contro
tutto il Male, rabbie che oppon[gono] ortodossia a ortodossia». Poiché
si sente, soprattutto tra le giovani generazioni che cercano e attendo-
no risposte per il loro futuro, l’urgente necessità di una critica che pos-
sa attraversare tutte le culture della modernità, non solo quella laica e
di sinistra, come illustrato con coraggio da Roberto Della Seta e da Lo-
renzo Franchini nei limpidi saggi presentati in questa raccolta.
È vero infatti che l’intellettuale, a qualunque categoria o cultura ap-
partenga, si deve confrontare oggi con l’ecologia, nella misura in cui
l’interesse che essa suscita rappresenta il continuo emergere di un nuo-
vo tipo di sensibilità, di un «inconscio ambientale» (Buell 2005), che in
quanto tale non può non invadere anche l’immaginazione di qualsiasi
uomo o donna di cultura. In tutto ciò che ci concerne l’aspetto am-
bientale non può più essere ignorato. Ecco dunque che il letterato eco-
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