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LE QUOTE Z (HTTPS://3DMETRICA.

IT/)

Se hai comprato un ricevitore GPS ad alta precisione (a doppia frequenza) a supporto ed


integrazione al tuo lavoro ma non ti torna la misura della quota altimetrica, la spiegazione
potrebbe essere in questo articolo.
La quota che conosciamo e leggiamo sulle mappe e sulla cartine è la quota ortometrica,
che ci dice quanto un punto “sta sopra” il livello del mare.
Anche nelle cartografie tecniche (come la C.T.R. regionale) la quota delle curve di livello e
delle vette è ancora quella ortometrica.

Con gli strumenti topografici ottico-meccanici e con la moderna stazione totale, per
conoscere la quota di un punto era necessario fare una procedura di livellazione
altimetrica che trasportava l’informazione altimetrica da un punto noto (ad esempio un
caposaldo IGM) alla zona del rilievo. Tutto ciò era poco pratico, lungo e per niente banale!
La diffusione del GPS a doppia frequenza nel rilievo topografico, laddove utilizzabile, ha
permesso di conoscere più velocemente e semplicemente la quota di un punto battuto: il
GPS misura le coordinate spaziali di un punto. Sono tre coordinate, x, y e z, o meglio,
latitudine, longitudine e altitudine.
Ecco fatto, problema risolto!
No! Il problema non è risolto, anzi, se lo si desse per risolto si farebbe un errore davvero
grossolano.
Quanto grossolano?
Beh, in Italia si sbaglierebbe tra i 40 e i 50 m!
Sì, è corretto, metri.
Non mi sono confuso con i centimetri.

Provo a spiegarti velocemente il perchè.


Il mappamondo ci dice che la forma della Terra è una sfera.
Questo è tecnicamente sbagliato: oceani, continenti, depressioni, la rotazione, la
rivoluzione ed il campo magnetico allontanano alla grande la Terra da una sfera liscia e
perfetta.
La superficie della Terra è approssimata abbastanza bene da una figura che si
chiama Geoide: una grossa palla sbozzata e parecchio deformata!
Dato che il Geoide ha una formulazione matematica molto complessa si è scelto di
introdurre un’ulteriore semplificazione per definire la superficie terrestre, utilizzando
un ellissoide di rotazione (il solido che viene fuori prendendo un’ellisse e ruotandolo intorno
all’asse minore).
Ed ecco qui il problema: la quota ortometrica si riferisce alla superficie del geoide (infatti si
chiama anche geoidica) mentre quella rilevata da uno strumento GPS è riferita alla
superficie dell’ellissoide, in particolare all’ellissoide che si chiama WGS84 (è piuttosto
famoso!).
Geoide ed Ellissoide non coincidono quasi mai!
In alcune zone della Terra l’ellissoide sta sopra il geoide ed in altre succede il contrario.
In Italia il geoide sta sotto all’ellissoide di 40-50 m (ecco l’errore che ho scritto sopra).
Quindi prendere il valore della quota rilevata con uno strumento GPS e dire che è la quota
giusta di un punto è un errore.
Per correggere la quota ellissoidica rilevata e trasformarla in quota ortometrica bisogna
conoscere lo scostamento tra ellissoide e geoide in ciascun punto battuto. Si deve sapere
l’ondulazione del geoide.

L’IGM (Istituto Geografico Militare) ha costruito


dei grigliati particolari che si riferiscono a porzioni di territorio italiano nei cui vertici è nota
precisamente l’ondulazione del geoide. Interpolando bilinearmente maglia per maglia si
riescono a sapere le differenze locali per tutti i punti di quell’area.
La trasformazione di quota, da ellissoidica a geoidica, si porta dietro, purtroppo, altri errori
che non ti sto a spiegare qui per non fare confusione, ma che sono sicuramente inferiori
rispetto ai 40 metri di cui abbiamo parlato prima!!!
Ora dovresti riuscire a capire che se fai una misura in spiaggia e sulla battigia il tuo
strumento ti dice che sei a +45 m sul livello del mare, molto probabilmente sta misurando
la quota sull’ellissoide!
CURVE DI LIVELLO (ISOIPSE)

Per un disegno efficace nello spiegare l’altimetria del terreno si ricorre alle curve di livello,
o isoipse.
Prima poche note tecniche.
Una curva di livello è, appunto, una linea curva che collega punti del terreno che hanno la
stessa quota.
La rappresentazione del terreno che si ha usando le curve di livello si chiama piano a
curve di livello.
La differenza tra la quota dei punti di una curva di livello e la quota di quelli di una curva
vicino è costante e si chiama equidistanza. Equidistanza e scala di una carta sono
generalmente legate. In una Carta Tecnica Regionale in scala 1:10.000 le curve di livello
hanno equidistanza 10 metri. In una restituzione aerofotogrammetrica di un Comune in
scala 1:2.000, le curve di livello hanno equidistanza 2 m. Si considera quindi
un’equidistanza pari alle migliaia della scala. Con le dovute eccezioni.
Le curve di livello indicano la quota ortometrica (se vuoi approfondire il concetto di quota
ho scritto un articolo che trovi a questo link).
Questa immagina spiega quello che fanno le curve di livello:

Le curve di livello hanno il grande vantaggio di darti informazioni rapide ed immediate


sull’andamento del terreno, senza necessità di calcoli ed elaborazioni, come nel caso
dell’analisi di un piano quotato. Sono particolarmente efficaci dove il terreno è fortemente
accidentato ed acclive.
Ecco perchè:
Curve di livello molto vicine indicano un terreno a forte pendenza.
Curve di livello diradate rappresentano un tratto pianeggiante.
Curve di livello concave indicano un avvallamento.
Curve di livello convesse indicano un dosso o un crinale.
Nell’immagine qui sopra c’è un pendio ripido nella parte sinistra/alta dell’immagine, c’è un
pendio meno acclive nella parte bassa, c’è una valle dove le curve formano una “V”
rovesciata ed un po’ inclinata e c’è una vetta intorno alla quota 430 mslm. Più o meno nel
centro della mappa, alla quota 350 m, c’è un’area pianeggiante, tipo “terrazzamento”. La
linea che scende in basso dalla cima si chiama displuvio (qui è un crinale), mentre la linea
che passa per i punti più bassi della valle si chiama anche espluvio.
La linea che unisce un punto di una curva di livello con quella sottostante con cui forma un
angolo retto è la linea di massima pendenza. In questo modo puoi disegnare facilmente la
linea di massima pendenza di un versante.

INTERPOLAZIONE ALTIMETRICA
Quando si localizza un punto su una cartografia e questo sta proprio su una curva di livello
allora la sua quota è nota. Però non tutti i punti stanno sulle curve di livello, anzi. Per
sapere con precisione la quota di un punto, si possono sfruttare le curve di livello e si
applica un processo di interpolazione altimetrica.
Si prende l’equidistanza delle curve di livello (qui sotto è 5 metri);
Si traccia un segmento che unisca ortogonalmente le due curve e passi per il punto M di
cui vuoi conoscere la quota secondo la linea di massima pendenza;
Si misura il segmento AB e il tratto d.
Con la proporzione tra i triangoli rettangoli simili: Delta : e = d : D si ricava Delta = (e x d) :
D.
Si trova il valore della quota di M aggiungendo il valore di Delta alla Quota di A.
Spero che questo articolo ti sia stato utile se volevi avere un’informazione generale sulle
curve di livello e su come si leggono nella rappresentazione del territorio.
Quello che ho scritto vale assolutamente anche per la lettura delle carte escursionistiche,
così potrai evitare strapiombi e burroni!!!

DTM VS DSM VS DEM

In questo articolo ti parlo di DTM e DSM, di DEM e delle differenze tra questi modelli
digitali di elevazione che spesso si confondono uno con l’altro.

DTM vs DSM vs DEM


DTM – DSM – DEM: se lavori un po’ con strumenti GIS, se ti sei mai addentrato nei portali
cartografici online, da cui puoi consultare e scaricare i dati territoriali a varia scala locale
(regionale, provinciale, comunale), se ti sei scontrato con analisi cartografiche o hai
ricevuto elaborazioni topografiche da rilievi fotogrammetrici o LiDAR avrai già sentito
questi acronimi.
Ma che cosa significano?
DTM sta per Digital Terrain Model (Modello Digitale del Terreno);
DSM sta per Digital Surface Model (Modello Digitale della Superficie – o delle superfici);
DEM sta per Digital Elevation Model (Modello Digitale di Elevazione).

LE SUPERFICI STATISTICHE
Lo scopo di questo articolo è quello di dirti le differenze tra i tre modelli ma non posso non
aprire questa parentesi.
Sarò breve.
DTM e DSM, così come il DEM, sono superfici statistiche.
“Una superficie statistica è una rappresentazione della distribuzione dei valori di un
determinato fenomeno definito, per ogni coppia di coordinate (X, Y), da un valore di Z,
misurato o calcolato” (Robinson et al., 1995; DeMers, 1997).
Le superfici statistiche più facili da capire sono quelle che si riferiscono alla topografia
terrestre: entità geografiche che cambiano nello spazio: l’elevazione, la quota piezometrica
di una falda o la superficie di scorrimento profonda di una frana…
Ma ci sono altri esempi di superfici statistiche: la rappresentazione delle temperature o
delle precipitazioni su un’area, la diffusione di inquinanti, i parametri socio-demografici ed
economici…
L’aspetto importante di queste superfici è l’aggettivo che le qualifica: statistico.
Il termine statistico, associato al concetto di superficie, deriva dal fatto che questo tipo di
rappresentazione si ottiene attraverso la stima del valore di una variabile dove non è stata
fatta nessuna misura.
Le tecniche statistiche di stima si usano quando una variabile è calcolata in ogni punto di
una superficie a partire da dati misurati solo in alcune posizioni.
Per calcolare i punti sconosciuti ci si affida a processi di interpolazione o estrapolazione.
L’interpolazione usa algoritmi che calcolano i punti incogniti da misure esistenti attorno ad
essi.
L’estrapolazione invece stima le informazioni oltre il limite dei dati disponibili.
Non ti aggiungo altro sui metodi statistici che si usano in questi campi perchè non sarebbe
di valore per gli scopi di questo post.
Ti porto solo due casi di superficie statistica.
Un modello digitale che rappresenta la profondità di una falda nel sottosuolo è una
superficie continua generata statisticamente dalle letture localizzate dei piezometri
nell’area di indagine.
L’andamento dell’elevazione di un versante è calcolata interpolando le misure topografiche
di un numero finito di punti al suo interno.
“Chiusa parentesi“.

I MODELLI DIGITALI DI ELEVAZIONE


DTM, DSM e DEM sono confusi uno con l’altro.
Anche se possono sembrare simili sono in realtà pittosto diversi tra loro.
Alcune persone utilizzano indistintamente le tre sigle per riferirsi alla solita cosa.
Ma non è proprio così…

DEM
Il Modello Digitale di Elevazione (Digital Elevation Model) – DEM – è una generica superficie
statistica in cui ad un numero finito di coppie (X,Y) viene attribuita un’elevazione, una Z,
corrispondente..
Nell’uso comune il DEM è riferito alla topografia terrestre ma può riguardare anche altre
superfici.
Ti ho scritto poco prima della superficie piezometrica di una falda o del piano di
scorrimento profondo di una frana ma ci sono anche la superficie delle chiome degli alberi
di un bosco, il top o il bottom di un orizzonte stratigrafico.
Nel caso di applicazione del concetto di DEM alla superficie del suolo c’è un po’ di
confusione sulla sua definizione.
Anche in letteratura.
I diversi significati che le parole inglesi ground, height, elevation, terrain possono assumere
non aiutano davvero a fare chiarezza.
Se poi oltre a DEM si parla anche di DTM e DSM ti lascio immaginare il risultato…

DTM e DSM
DTM e DSM non sono la stessa cosa!
Prenderne uno per l’altro può portare ad errori grossolani.
Te lo spiega bene l’immagine che ti metto qui sotto:
Con DSM (Digital Surface Model) si intende la superficie terrestre comprenstiva degli oggetti
che ci stanno sopra: edifici, alberi ed altri manufatti.
Il DTM (Digital Terrain Model), rappresenta l’andamento della superficie del suolo senza gli
elementi antropici e vegetazionli (gli oggetti che ti ho citato qui sopra).
Il DTM lo puoi trovare affiancato anche al termine bare earth (che vuol dire terra spoglia).
Capirai certamente che DTM e DSM sono piuttosto diversi uno dall’altro!
Qui sotto vedi in tratto nero continuo il DTM ed in tratto rosso tratteggiato il DSM.

DTM e DEM
Può capitare di leggere DEM e DTM con riferimento alla solita superficie.
Una parte della letteratura considera il DTM come un DEM a cui sono stati aggiunti
particolari elementi morfologici (linee di scarpata e di impluvio, specchi d’acqua, …).
I DEM sarebbero quindi un sottoinsieme non interpretato dei DTM.
I DTM rappresenterebbero dunque la superficie terrestre in modo più naturale e accurato.
Un’altra interpretazione poi differenzia DTM e DEM in base alla struttura dei dati
associando i DEM alla rappresentazione raster grid ed i DTM al dominio vettoriale, sotto
forma di triangoli tridimensionali o punti nello spazio.
Masenza entrare nel merito di raster e vettori questa interpretazione crea, a mio avviso,
ancora più confusione nell’utente medio non addetto ai lavori.
IN CONCLUSIONE
A conclusione di quello che ti ho scritto fino a qui ti dico come io interpreto i tre modelli
digitali:
DEM – è un modello di elevazione generale che comprende DTM e DSM
DSM – è il modello che descrive l’andamento della superficie terrestre con gli oggetti che
ci stanno sopra
DTM – è il modello della superficie terrestre filtrata dagli elementi antropici o vegetazionali

USARE DTM E DSM


I modelli digitali di elevazione (DEM) sono un dato sorgente potente e si usano in
parecchie eleborazioni di analisi spaziale.
La maggior parte delle quali si può fare utilizzando un software GIS.
Ti elenco alcune applicazioni pratiche:
 Elaborazione di carte di pendenza, curvatura ed esposizione dei versanti;

 Generazione di profili topografici e curve di livello;

 Analisi di visibilità;

 Analisi volumetriche;

 Analisi idrologiche e di geomorfologia fluviale;

 Definizione delle carte di rischio (idraulico, geomorfologico, valanghivo, …)

 Analisi vegetazionali e di uso del suolo;

 Analisi di supporto alla pianificazione urbanistica e territoriale.

DTM E DSM IN PRATICA


Concludo questo articolo con un riferimento alle tecniche di rilievo usate dai topografia
(avevo scritto un articolo sugli strumenti che si usano sul campo a questo link)
avvicinandole a DTM e DSM.
Lascio stare il DEM che, per come lo intendo, include DTM e DSM.
STAZIONE TOTALE E GPS
Con una stazione totale puoi costruire un DTM stando attendo a battere punti che siano a
terra.
Quindi niente palazzi!
Anche con i punti rilevatu da un ricevitore satellitare puoi fare un DTM.
Anche qui devi stare con l’asta del ricevitore rover, o il treppiedi dell’antenna, a terra.
Niente marciapiedi, pontili in legno e alzate di calcestruzzo.
(Qui un articolo sull’utilizzo del GPS nel rilievo topgrafico)

AERFOTOGRAMMETRIA E LiDAR
Nel rilievo aerofotogrammetrico ed in quello LiDAR (Laser Imaging Detection and
Ranging), laser scanner, il rischio di male interpretaree DTM e DSM è maggiore…
Per il principio che sta alla base della fotogrammetra (informazioni da immagini) il dato
grezzo che ottieni dall’elaborazione dei dati acquisiti è un DSM, un modello digitale della
superficie, che ha dentro informazioni sul terreno, ma anche sugli alberi, edifici, tralicci,
autovetture, …
Si può ottenere un DTM da un rilievo aerofotogrammetrico?
Sì ma non sempre.
Se gli elementi antropici e vegetazionali sono piuttosto isolati e le riprese fotografiche sono
state fatte in modo accurato, si può filtrare la nuvola di punti per avere solo le informazioni
sul terreno.
Se fai fare un volo aerofotogrammetrico sopra un bosco fitto ed esteso non puoi sperare di
avere in output un DTM.
Da un rilievo LiDAR si può ricavare un DTM a condizione che lo strumento usato nelle
misure possa registrare i diversi impulsi che provengono dai raggi laser riflessi da quello
che incontrano.
Il primo impulso (first return) definisce il DSM, l’ultimo impulso (last return) il DTM.
Se un laser scanner è in grado di registrare solo il primo impulso è talvolta comunque
possibile, con accorgimenti pratici durante il rilievo, fare più scansioni che permettano di
acquisire informazioni ridondanti da usare per filtrare la nuvola di punti ed escludere gli
elementi antropici o vegetazionali, ottenendo un DTM.
Spero che questo articolo ti abbia aiutato a fare chiarezza nelle differenze tra DTM, DSM e
DEM.
Se pensi che possa essere di aiuto a qualche tuo collega mi fa piacere se vorrai
condividerlo!
GEOREFERENZIAZIONE

Se hai sentito parlare di georeferenziazione e non sai se ci sono rimedi naturali per curarla,
continua a leggere!

L’enciclopedia Treccani dice che la georeferenziazione è la tecnica di attribuzione di coordinate


geografiche a un oggetto grafico, usata nelle procedure di cartografia computerizzata e nella
costruzione di basi cartografiche digitali.

Facendola ancora più facile e calandoci nella pratica, la georeferenziazione è dire ad un


rilievo qual è il il suo posto sulla superficie terrestre.

Si tratta quindi di una procedura esclusivamente digitale che si fa su file raster (immagini)
e vettoriali.
Parlare di georeferenziazione senza parlare di Sistemi di Riferimento è un po’ come
andare in bicicletta senza pedali, ma siccome non voglio rischiare la confusione (mia che
scrivo e tua che leggi) ti parlerò meglio dei sistemi di riferimento in un altro articolo.
Rispondo ad alcune domande dirette che mi sono state fatte su questo argomento (e ad
altre che ho inventato io).
A che cosa serve la georeferenziazione?
Serve per sapere in maniera precisa dov’è un rilievo topografico sulla superficie terrestre.
E perchè mi dovrebbe interessare sapere dov’è un rilievo sulla superficie terrestre?
Perchè se lo vuoi inserire all’interno di una carta georeferenziata come, ad esempio, una
C.T.R. Regionale, la procedura è immediata (in tanti CAD c’è il fantastico comando incolla
sulle coordinate originali o una sua variante analoga).
Ma non me ne frega niente di inserire il rilievo in una C.T.R. Non lo farò mai. Quindi?
Mai dire mai! Comunque metti che tra un po’ di anni dovrai fare un rilievo di una zona
vicino a dove hai già lavorato o progettato, se i dati topografici che hai a disposizione sono
georeferenziati, non diventerai matto a cercare di metterli insieme tramite punti comuni.
Ok, ho capito, ma è proprio così importante avere un rilievo georeferenziato se tanto posso
spostare gli oggetti in Autocad dove mi pare?
Anche se georeferenziare un oggetto è un processo che si porta dietro alcuni errori è
sicuramente più preciso che non spostare manualmente vettori o immagini in Autocad,
soprattutto se non sei sicuro sul dove spostarli
Ma se mi arriva un rilievo non georeferenziato che cosa devo fare?
Se il topografo non può aiutarti georeferenziandolo per te, ti tocca procedere
autonomamente. Dovrai cercare una mappa che comprenda l’area del rilievo e da cui tu
possa sapere le coordinate. I primi strumenti che mi vengono in mente sono le carte
tecniche regionali. Non dovrai comprare niente, ti basterà andare sul geoportale della
regione di riferimento (ad esempio qui c’è quello Ligure), trovare l’area del rilievo, ricercare
punti comuni tra rilievo e carta, interrogare le coordinate e trasportare il file del rilievo sui
punti noti. Purtroppo non è così semplice riuscire a trovare punti omologhi, specialmente
se il rilievo è molto dettagliato (ad esempio 1:500) e la carta a larga scala (1:25.000). Alla
brutta potresti usare anche Google Earth. Google sta aggiornando costantemente i propri
database con definizione sempre crescente. Potresti trovare l’area del tuo rilievo, se è
vicino ad un centro urbano, rappresentata con buon livello di dettaglio, e con gli strumenti
a disposizione puoi interrogare la mappa alla ricerca delle coordinate. E’ tutto un po’
brutale ma va detto che spetta al topografo fornirti un rilievo georeferenziato.

Quindi per georeferenziare uso latitudine e longitudine?


No, per una georeferenziazione corretta si devono usare coordinate piane. Te ne parlerò
insieme ai sistemi di riferimento, qui ti dico solo che latitudine e longitudine sono
coordinate geografiche (più o meno sono angoli misurati a partire dal centro della Terra)
mentre le coordinate piane sono una X ed una Y (misurate in metri) che identificano punti
sulla proiezione della superficie terrestre su un piano.
Comunque: No latitudine/longitudine, Si X/Y (o Nord/Est).
Si possono georeferenziare solo disegni vettoriali?
No, anche un’immagine può essere georeferenziata. Puoi fare una scansione di un
estratto di mappa cartaceo, di un’ortofoto aerea un po’ datata, oppure tirare fuori
un’immagine da un file pdf e fare la georeferenziazione. Lavorare sulle immagini però non
è immediato e bisogna affidarsi a software GIS che hanno al loro interno degli algoritmi
per trasformare un file da semplice immagine ad immagine + informazioni di posizione.
Altro argomento per prossimi articoli.

Ora sai qualcosa in più sulla georeferenziazione…


Sai che non è una malattia, che non morde, che non brucia e che non sporca!
Spero di averti dato delle informazioni utili, che ti possano aiutare nel tuo lavoro e che ti
permettano di capire perchè chiedere al topografo che incaricherai di fare un rilievo, di
restituirtelo georeferenziato: i pro sono decisamente di più dei contro.
COORDINATE GEOGRAFICHE E
COORDINATE PIANE

In questo articolo ti spiego la differenza tra coordinate geografiche e coordinate piane


nell’uso tecnico e cartografico. Latitudine e Longitudine VS Est e Nord!

LE COORDINATE
1) Un punto sulla superficie della Terra è noto quando si conoscono le sue coordinate.
2) Le coordinate di un punto sono numeri che ne individuano la sua posizione sulla
superficie terrestre.
Ti ricordi senz’altro il famoso piano cartesiano, dove una coppia di coordinate, x e y
(ascisse ed ordinate), identificava uno ed un solo punto.
Il segno delle coordinate ti dice anche dove sta il punto rispetto all’origine degli assi.
Ne determina il quadrante.
Questo vale per un piano, ma la Terra non è piatta!
Non è complicato individuare la posizione di un punto su una superficie curva,
matematicamente nota; il difficile arriva quando da qui si vuole passare su un piano, o
viceversa.
Ecco perchè ci sono coordinate geografiche e coordinate piane.
Le coordinate geografiche valgono sulla superficie curva della Terra.
Le coordinate piane (o cartografiche) si usano nella rappresentazione piana, su una carta,
della superficie terrestre.
COORDINATE GEOGRAFICHE

La Terra non è una sfera, anche se il mappamondo a scuola ce la diceva così.


Ha una superficie molto complessa: ci sono le terre emerse, ci sono le fosse oceaniche, le
grandi catene montuose, gli altipiani e le depressioni.
E poi c’è la rotazione sul proprio asse, la rivoluzione intorno al sole ed i campi magnetici,
che ne allontanano parecchio la forma da una sfera.
La superficie reale della Terra non è rappresentabile matematicamente.
Per questo motivo i topografi hanno trovato un’altra superficie che ne approssima bene la
forma e di cui si conosce l’equazione: il Geoide (lo vedi nell’immagine qui di fianco).
Ma anche il Geoide è una superficie difficile per farci sopra dei calcoli matematici, per
misurare distanze e stimare aree.
Allora il passo successivo è stato adottare l’ellissoide.
Per gli scopi topografici (ma non solo per quelli) la superficie della Terra è
convenzionalmente approssimata da un’ellissoide di rotazione, una figura solida e curva
che nasce dalla rotazione di un’ellisse attorno ad un asse, in questo caso quello minore.
MERIDIANI E PARALLELI

Sulla superficie della Terra i geografi hanno hanno fatto correre linee immaginarie:
i paralleli ed i meridiani.
Non te la prendere se ti dico queste cose semplici e banali, che sono già nel programma
didattico dalla quarta elementare, ma mi servono dopo.
Un parallelo è una circonferenza che si ricava dall’intersezione della superficie della Terra
(dell’ellissoide che la approssima!) con un piano perpendicolare al suo asse di rotazione.
L’Equatore è un parallelo, il più lungo.
Un meridiano è una circonferenza (…non proprio…) che viene fuori dall’intersezione della
superficie terrestre con un piano passante per i due poli.
I meridiani sono tutti uguali ma quello di Greenwich è un po’ più famoso degli altri!
Anche se nel mappamondo puoi contare i paralleli ed i meridiani che ci sono disegnati
sopra, questi sono in realtà infiniti.
Per ogni punto della superficie dell’ellissoide terrestre passa sempre un parallelo ed un
meridiano.
LATITUDINE, LONGITUDINE E COORDINATE ELLISSOIDICHE

Paralleli e meridiani arrivano in soccorso di chi vuole sapere la posizione di un punto sulla
Terra, perchè sono un po’ i genitori della latitudine e della longitudine.
La latitudine è l’angolo compreso tra il parallelo passante per un punto sulla superficie e
l’Equatore.
Per semplicità ti dico che è l’angolo misurato al centro dell’ellissoide, ma le cose sono
leggermente diverse.
Se un punto sta nell’Emisfero Boreale, sopra l’Equatore, ha Latitudine Nord, se sta
nell’Emisfero Australe, sotto l’Equatore, di dice Latitudine Sud.
La Latitudine varia da 0° a 90° Nord e da 0° a 90° Sud.
La longitudine invece è l’angolo che si forma tra il meridiano passante per un punto ed il
meridiano di Greenwich.
La longitudine prende valori che vanno da 0° a 180° sia ad Est che ad Ovest del meridiano
di Greenwich.
Se la superficie dell’ellissoide è regolare, non lo è certamente quella del Geoide.
Non bastano quindi solo la latitudine e la longitudine per avere tutte le informazioni sulla
posizione di un punto sulla Terra.
Ne serve un’altra che è la quota.
La quota ellissoidica è la distanza di un punto sulla superficie terrestre dall’ellissoide.
Latitudine, Longitudine e Quota Ellissoidica sono le coordinate ellissoidiche.
Si chiamano anche coordinate geodetiche.
LE COORDINATE GEOGRAFICHE
Ma la quota, per come la conosciamo nelle carte geografiche, o nei cartelli che vedi
quando sei a fare una passeggiata sui sentieri del CAI, non è la distanza tra un punto e
l’ellissoide ma quella tra lo stesso punto ed il geoide.
Avevo scritto alcune cose sul problema della quota in questo articolo, dove ci puoi trovare
qualche informazione più specifica.
Non mi dilungo quindi e ti dico solo che nella terna di coordinate che ti ho scritto sopra si
cambia la quota ellissoidica con quella ortometrica (o geodica).
Latitudine, Longitudine e Quota Ortometrica sono le coordinate geografiche!

LE MAPPE E LA CARTOGRAFIA
Nella sua storia millenaria, sin da quando i Sumeri iniziarono le prime forme di scrittura
cuneiforme per fare l’inventario delle merci nei loro magazzini, l’uomo ha sempre
disegnato mappe.
Le prime mappe servivano per orientarsi in brevi spazi.
Con lo sviluppo dei mezzi di trasporto (carri e imbarcazioni) e l’aumento dei territori
esplorati, le mappe hanno coperto estensioni sempre maggiori.
Una mappa rappresenta su un piano, un foglio, una porzione di superficie terrestre.
Forse non ti sei mai posto il problema, ma ti assicuro che prendere una sfera e portare la
sua superficie su un piano non è per niente banale.
Anzi, è impossibile farlo senza commettere degli errori o accettare compromessi.
LE PROIEZIONI
Prendere una superficie curva, come quella dell’ellissoide che approssima la Terra, e
portarla su un piano è fare una proiezione.
Ci sono vari tipi di proiezioni possibili e tutte si portano dietro degli errori e delle
deformazioni.
Se hai sei minuti di tempo extra e non hai problemi nel capire l’inglese ti consiglio di dare
un’occhiata a questo video che spiega davvero bene il problema delle proiezioni.
Alla fine ti sarà chiaro il significato del suo titolo: “Perchè tutte le mappe sono sbagliate“!
Le proiezioni si distinguono in base agli elementi geometrici che non cambiano nel
processo di trasformazione.
 Una proiezione conforme non cambia gli angoli.

 Una proiezione equidistante non cambia le distanze tra i punti;

 Una proiezione equivalente non cambia le superfici (ma forme ed angoli sono distorti).

Oltre alla proprietà della proiezione c’è anche


da considerare la superficie su cui si proietta.
 In una proiezione azimutale si usa un piano.

 In una proiezione cilindrica, si proietta su un cilindro (che viene poi srotolato nel piano). La

proeizione cilindrica è conforme e può essere normale, trasversa o obliqua, a seconda di come sono

messi tra loro ellissoide e cilindro.

 Un proiezione conica invece sviluppa la superficie su quella di un cono.

LA PROIEZIONE DI MERCATORE
La proiezione più famosa è quella di Mercatore,U.T.M. (Universal Trasverse of Mercatore).
Ne hai visto sicuramente un esempio nel planisfero globale appeso al muro di qualche
aula delle scuole medie o delle superiori.
E’ una rappresentazione cilindrica trasversa (si chiama anche proiezione conforme di Gauss),
che si comporta piuttosto bene nelle zone equatoriali e aumenta la distorsione delle terre
emerse (anche di quelle sommerse, ma si vede di meno!) andando verso i Poli.
E’ per questo motivo che la Groenlandia appare erroneamente grande quanto tutto il
continente Africano!
In realtà la carta che ti ho messo qui sopra non è proprio uguale a quella che trovi sui libri
di scuola. Nella mappa di Mercatore l’Antartide è davvero smisurato e quinsi si è scelto di
rappresentare le calotte polari con un’altra proiezione, quella stereografica
polare U.P.S. (Universale Polare Stereografica).
A questo link trovi uno strumento divertente dove puoi giocare con le dimensioni reali delle
nazioni a partire dalla mappa di Mercatore.
DALL’ELLISSOIDE AL PIANO

Usando i meridiani i cartografi hanno diviso la superficie della Terra in sessanta


fusi fondamentali, proprio come gli spicchi di un’arancia, ognuno largo 6° di longitudine.
Allo stesso modo, grazie ai paralleli, si sono individuate venti fasce, parallele all’Equatore,
ciascuna larga 8° di latitudine.
I fusi sono numerati da 1 a 60 (da Ovest ad Est a partire da Greenwich), le fasce da C a X.
Un fuso ed una fascia si incontrano in una zona.
Ogni fuso viene proiettato sulla superfcie di un cilindro che gli è tangente in
corrispondenza del meridiano centrale del fuso stesso.
Il territorio Italiano sta nei fusi 32, 33 e 34 (dove c’è un pezzetto del Salento, il tacco della
penisola) e nelle fasce S e T.
Ci sono quindi 6 zone: 32T, 32S, 33T, 33S, 34T e 34S.
LE COORDINATE PIANE
Il centro di un fuso è l’intersezione del suo meridiano centrale con l’Equatore.
A partire da qui si costruisce il reticolato chilometrico da cui nascono le coordinate
chilometriche.
Si tratta di un piano cartesiano con origine nel centro del fuso, asse X coindicendete con
l’Equatore ed asse Y dato dal meridiano centrale.
Per evitare valori negativi delle X, l’origine delle ascisse è aumentata di 500 km.
Le coordinate cartesiane X e Y , che si riferiscono a questo sistema, insieme al valore della
quota ortometrica, sono le coordinate piane o cartografiche.
L’ascissa si indica più spesso con la lettera E(Easting) e l’ordinata con la N (Northing).
In carotgrafia le coordinate piane si esprimono in metri!

F.A.Q.
Ora che conosci la differenza tra coordinate geografiche e coordinate piane ti porto
qualche applicazione pratica.
Che coordinate misura il GPS?
Il GPS del tuo smartphone o di un ricevitore satellitare ad alta precisione (ne ho scritto un
articolo a questo link), misurano coordinate ellissoidiche: latitudine, longitudine e quota
ellissoidica.
Per utilizzare su mappa le coordinate rilevate sul campo dovrai trasformarle in coordinate
piane.
E dovrai anche trasformare la quota da ellissoidica a ortometrica!
Che coordiante vedo in Google Earth?
Google Earth si basa sulle coordinate geografiche ma ti dà la possibilità di consocere
anche le coordinate piane di un punto.
Vai su “Strumenti–Opzioni” e nel riquadro “Visualizza Lat/Lon” scegli che coordinate vuoi
sapere dei “pin” che metterai.
Come trasformo le coordinate geografiche in coordinate piane?
La trasformazione tra coordinate geografiche e coordinate piane è un argomento “zoppo”
senza la trattazione sui Sistemi di Riferimento.
Ma te li risparmio, per non complicarti l’argomento.
Ti rimando a questo articolo sulla conversione tra coordinate, che ho scritto un po’ di
tempo fa, e ti dico soltanto che ci sono software ed applicazioni, anche gratuite, che ti
aiutano a muoverti tra le coordinate.
Perchè ho trovato coordinate piane diverse per il solito punto?
Perchè le coordinate, geografiche ed anche quelle piane, cambiano in relazione al sistema
di riferimento a cui si riferiscono.
(E= 591.716; N= 4.881.296) e (E=1.591.564; N= 4.881.269) sono coppie di coordinate che
identificano il solito punto.
La prima coppia lo fa nel sistema di riferimento ETRF2000, la secondo in quello ROMA40.
Perchè mi capita di trovare latitudine e longitudine scritte in modo diverso?
Perchè sono angoli ed in quanto tali li puoi scrivere in vari modi: sessagesimali, decimali,
centesimali o radianti.
Anche se difficilmente troverai una latitudine espressa in radianti, potrebbe invece capitari
di trovarla scritta indistintamente negli altri modi.
Anche Google Earth ti dà la possibilità di cambiare da un’unità di misura angolare all’altra
(ancora in “strumenti-opzioni-visualizza lat/lon”)
A questo link puoi trovare un articolo sulla conversione dei gradi e scaricare un foglio di
calcolo gratuito che magari ti può tornare utile.
Il mio topografo mi ha spedito delle curve di livello esportate dal suo modello tridimensionale,
ma quando le importo in Autocad le vedo deformate. Perchè?
Probabilmente perchè ha lavorato in coordinate geografiche.
Anche se ti ha dato un file georeferenziato, Autocad non è un GIS e può gestire solo
coordinate piane.
Al momento dell’importazione, i vettori vengono “stretchati” per adattare le informazioni
geografiche originarie all’ambiente CAD di destinazione.
Dovresti chiedergli di rimandartele usando coordiante piane…

Spero di averti dato informazioni utili per aiutarti a distinguere coordinate geografiche e
coordiante piane, se mai ti ci dovessi imbattere nel tuo lavoro o per altri motivi.
I CODICI EPSG

Se usi ogni tanto i GIS ma non sai che cosa sono i numeri vicino ai tantissimi sistemi di
riferimento disponibili nella sezione S.R. del software, te lo spiego in questo articolo.
4265
4326
32632
6707
Non sono coupon sconto di Groupon ma dei codici per definire univocamente tutti i sistemi
di riferimento in uso nel mondo.
Avevo già scritto qualcosa in questo articolo sui sistemi di riferimento e sulla
trasformazione di coordinate tra un sistema ed un altro e qui trovi anche alcune cose
sulla georeferenziazione.
SISTEMI DI RIFERIMENTO GEOGRAFICI
La superficie della Terra è approssimata da una figura geometrica matematicamente molto
complessa, il geoide, che a sua volta è approssimato da una figura più semplice, l’ellissoide
di rotazione.
Un punto della superficie terrestre è identificato da due coordinate angolari (latitudine e
longitudine) che ne danno la sua posizione sull’ellissoide, più una misura lineare che è
l’informazione sulla quota (qui trovi un altro articolo sul problema della quota).
Di ellissoidi di rotazione però ce n’è più di uno, ognuno con caratteristiche proprie
(lunghezza dei semiassi e schiacciamento polare) e diverse dagli altri.
C’è quello di Bessel (1841), quello di Helmert (1906), quello di Hayford (1910),
quello Internazionale(1924), il WGS72 (1972), il “famoso” WGS84 (1984) ed altri ancora.
Nel tempo ogni nazione si è scelta l’ellissoide che, come forma, tornava meglio ad
adattarsi al proprio territorio, se lo “portava” vicino alla superficie terrestre, lo agganciava
in un punto e lo girava a piacimento (orientamento), fino a che non approssimava al meglio
la superficie nazionale.
Ecco che ogni Stato aveva il suo Sistema di Riferimento Geografico.
Il sistema italiano in uso fino a non molto fa (ma in realtà ancora adesso), Roma40, si basa
sull’ellissoide Internazionale orientato a Roma Monte Mario (agganciato a Roma Monte
Mario e girato lungo la direttrice Monte Mario – Monte Soratte), quello Europeo, l’ED50, si
basa sempre sull’ellissoide Internazionale ma orientato in Germania, a Potsdam.
A questo punto già capisci quanti Sistemi di Riferimento geografici ci siano in giro per il
mondo…
Ma non è tutto.
SISTEMI DI RIFERIMENTO CARTOGRAFICI
Affinchè un pezzetto di ellissoide sia visualizzato su un piano (sulla carta o su uno
schermo) ce lo si deve proiettare sopra.
Proiettare una superficie curva su un piano comporta non pochi problemi e per anni i
cartografi si sono scontrati con i problemi di distorsione connessi.
Ti risparmio tutta la storia sulle proiezioni (equidistanti, equivalenti, isogone, afilattiche, …) e
la faccio breve dicendoti che tutti i Sistemi di Riferimento Geografici sono stati proiettati sul
piano portando alla nascita dei Sistemi di Riferimento Cartografici (o proiettati).
I punti della superficie terrestre sono sottoposti ad algoritmi di proiezione che convertono
latitudine e longitudine in una coppia di coordinate cartesiane con unità di misura metrica,
X e Y (che si trovano anche indicati come Nord ed Est).
Tanti sistemi di riferimento proiettati hanno adottato poi delle “false origini” per evitare
coordinate negative.
Per riprendere l’esempio italiano, l’ellissoide Internazionale del sistema Roma 40 è
proiettato sul piano utilizzando la proiezione inversa di Mercatore (o conforme di Gauss),
“customizzata” dal Prof. Boaga. Ecco perchè si parla di Roma40 ed anche di Gauss-Boaga.
I CODICI EPSG
A questo punto entrano in scena i codici EPSG.
Con decine e decine di Sistemi di Riferimento usati in tutto il mondo, con la necessità di
scambiare informazioni cartografiche su scala globale e con la diffusione dei software GIS,
anche open source, si è resa necessaria una catalogazione di tutte queste informazioni
per evitare confusione ed errori.
I sistemi di riferimento ed i relativi parametri di trasformazione sono stati codificati in
registri mantenuti da organizzazioni mondiali.
Tra tutti questi registri, il più diffuso è il registro EPSG (European Petroleum Survey Group)
attualmente gestito dal Comitato Geodetico dell’International Association of Oil and Gas
Producers(OGP).
I codici EPSG sono ormai riconosciuti come standard per la classificazione dei Sistemi di
riferimento in tutto il mondo.

I CODICI EPSG VIP


Ti scrivo di seguito i sistemi di riferimento geografici e cartografici più usati in Italia, come li
trovi indicati nei GIS e con il codice EPSG associato.

CODICI EPSG PER SISTEMI GEOGRAFICI

Monte Mario – EPSG4265 (è il nostro Roma 40);


ED50 – EPSG 4230;
WGS84 – EPSG 4326;
ETRS89 – EPSG 4258;
IGM 95 – EPSG4670;
RDN2008 – EPSG6706
CODICI EPSG PER SISTEMI CARTOGRAFICI

Nome: Monte Mario/Italy Zone 1 (fuso O) – Datum: Roma 40 – Proiezione: Gauss-Boaga


– Fuso: Ovest – EPSG: 3003;
Nome: Monte Mario/Italy Zone 2 (fuso E) – Datum: Roma 40 – Proiezione: Gauss-Boaga –
Fuso: Est – EPSG: 3004;
Nome: ED50/UTM zone 32N – Datum: ED50 – Proiezione: UTM – Zona: 32N – EPSG:
23032;
Nome: ED50/UTM zone 33N – Datum: ED50 – Proiezione: UTM – Zona: 33N – EPSG:
23033;
Nome: ED50/UTM zone 34N – Datum: ED50 – Proiezione: UTM – Zona: 34N – EPSG:
23034;
Nome: WGS84/UTM zone 32N – Datum: WGS84 – Proiezione: UTM – Zona: 32N –
EPSG: 32632;
Nome: WGS84/UTM zone 33N – Datum: WGS84 – Proiezione: UTM – Zona: 33N –
EPSG: 32633;
Nome: WGS84/UTM zone 34N – Datum: WGS84 – Proiezione: UTM – Zona: 34N –
EPSG: 32634;
Nome: ETRS89/UTM zone 32N – Datum: ETRS89 – Proiezione: UTM – Zona: 32N –
EPSG: 25832;
Nome: ETRS89/UTM zone 33N – Datum: ETRS89 – Proiezione: UTM – Zona: 33N –
EPSG: 25833;
Nome: ETRS89/UTM zone 34N – Datum: ETRS89 – Proiezione: UTM – Zona: 34N –
EPSG: 25834;
Nome: IGM95/UTM zone 32N – Datum: IGM95 – Proiezione: UTM – Zona: 32N – EPSG:
3064;
Nome: IGM95/UTM zone 33N – Datum: IGM95 – Proiezione: UTM – Zona: 33N – EPSG:
3065;
Nome: IGM95/UTM zone 34N – Datum: IGM95 – Proiezione: UTM – Zona: 324N – EPSG:
3066;
Nome: RDN2008/TM zone 32N – Datum: IGM95 – Proiezione: UTM – Zona: 32N – EPSG:
6707;
Nome: RDN2008/TM zone 33N – Datum: IGM95 – Proiezione: UTM – Zona: 33N – EPSG:
6708;
Nome: RDN2008/TM zone 34N – Datum: IGM95 – Proiezione: UTM – Zona: 34N – EPSG:
6709.

In conclusione, se ricevi un file georeferenziato in uno specifico sistema di riferimento, fatti


dare dal tuo topografo il codice EPSG associato. Così facendo, quando lo importerai nel
GIS dovrai soltanto selezionare il sistema di riferimento associato a quel codice per far sì
che tutto vada al posto giusto.
UNA FOTO DALL’ALTO NON E’ UN’ORTOFOTO

L’ortofoto è un risultato interessante dell’applicazione dei droni a supporto delle attività


topografiche e di rilievo. In questo articolo ti dico che cos’è, come si ottiene e perchè non
basta un drone che fa una foto dall’alto per fare un’ortofoto.
Questa è un’ortofoto:

Può sembrare una foto aerea, ma non la è.


Ok, è costruita da foto aeree, non una ma tante.
Non è sufficiente far volare un drone molto in alto e scattare una fotografia con la camera
puntata verso il terreno per fare un’ortofoto.
Bisogna fare alcune elaborazioni in più.
CHE COS’E’ UN’ORTOFOTO
L’ortofoto è una fotografia che ha la proprietà di essere una proiezione ortografica.
Posso provare a spiegarti con tante parole che cos’è una proiezione ortografica ma lo fa
meglio questa immagine:

Nella vista ortografica tutte le parti verticali spariscono, è come se ciascuna di esse fosse
vista proprio dalla sua sommità.
Nella vista prospettica invece, quella dell’occhio umano e delle normali fotografie, gli
elementi verticali li vedi; il “come li vedi” cambia in funzione della posizione del punto di
ripresa, dalla lunghezza focale dell’obiettivo della macchina fotografica sul drone (i
grandangoli distorgono) e dall’inclinazione del piano del sensore. In teoria (nel caso di
camera orientata verso il basso, in posizione nadirale) il sensore dovrebbe essere tenuto
orizzontale dal sistema di stabilizzazione (gimbal) del drone ma in realtà ci sono sempre
degli scostamenti di qualche grado.
Qui sotto vedi una fotografia aerea scattata da drone con macchina fotografica puntata
verso il basso e lunghezza focale dell’obiettivo di 20 mm. Puoi vedere piuttosto bene i muri
e le facciate dei palazzi sia in basso che a sinistra nell’inquadratura: muri verticali sono
fotografati inclinati.

Ora capirai certamente come non sia sufficiente mandare un drone in aria e scattare
fotografie nadirali per fare un’ortofoto.
O meglio, potresti prendere un drone, montare sulla macchina fotografica di bordo
un’ottica “non distorsiva” (ad esempio un teleobiettivo 85 mm), e mandarlo in alto, molto in
alto (davvero molto in alto!), a fotografare l’area che ti interessa. In questo modo la parte
centrale di fotogramma si avvicinerebbe ad una proiezione ortografica, a meno di qualche
errore. Tuttavia questa strategia non è concretamente applicabile per rilievi di superfici
mediamente estese: fotografare da molto lontano costringe a perdere dettaglio e
definizione nell’immagine (non apprezzeresti i particolari) e poi perchè le norme ENAC sul
volo dei droni limitano ad un’altezza massima che, se va bene (dipende da dove si vola), è
di 150 m dal punto di decollo. Ti assicuro che un’ottica con una focale di 85 mm restringe
davvero tanto il campo inquadrato e si dovrebbe salire ben oltre i 150 m!

COME SI FA UN’ORTOFOTO
Per fare un’ortofoto si scattano tante immagini sequenziali dell’area da riprodurre cercando
di mantenere un’alta sovrapposizione tra due fotogrammi vicini.
Le foto sono poi trattate in software specifici che le mettono insieme e generano una
fotografia ortorettificata, dove gli errori dovuti al posizione del punto di ripresa,
all’inclinazione della macchina fotografica ed ai dislivelli dell’area rilevata spariscono.
Avevo scritto un articolo sulle modalità operative di un rilievo con il drone a questo link; la
generazione dell’ortofoto rientra all’interno dell’elaborazione del modello tridimensionale di
cui parlo.
Qui di seguito ti metto un pezzetto di rilievo di un forte medievale, la Fortezza di
Sarzanello, della mia città, Sarzana (l’ortofoto completa è quella all’inizio dell’articolo).
Dalle fotografie qui sotto puoi vedere come ho scattato le immagini durante il sorvolo (si
leggono da sinistra a destra e dall’alto in basso). La sovrapposizione tra una foto e la
successiva è di circa l’80%.
Invece qui sotto ti riporto il confronto tra una foto scattata dal drone (sopra) durante il
rilievo e la stessa porzione (più o meno…) ritagliata dall’ortofoto finale (sotto).
Le differenze sono davvero notevoli!
CHE COSA SI PUO’ FARE CON UN’ORTOFOTO
Le ortofoto sono un prodotto dei rilievi aerofotogrammetrici davvero interessante.
Uno dei loro vantaggi è che possono essere misurate.
All’interno di software come CAD e GIS, se opportunamente scalate, le
misure planimetriche che prendi su di esse corrispondono alle effettive misure
planimetriche reali.
Rilievi aerofotogrammetrici programmati e ripetuti sulla stessa area permettono di
elaborare ortofoto nel tempo che possono essere analizzate cronologicamente per
valutare, ad esempio, il peggioramento di una frana, per studiare l’assetto e le mutazioni
vegetazionali di un’area rurale, per la pianificazione urbanistica e territoriale del territorio,
per lo studio dell’erosione dei litorali e l’evoluzione della linea di riva, per supporto
all’agricoltura, per analisi idrauliche ed idrologiche come lo spostamento dei meandri
fluviali…
Per finire rispondo a questa domanda: “Con Google Earth vedi un’ortofoto?”
No.
Ma se togli il flag su “Edifici 3D” e “Rilievo” ed osservi il territorio da un’altezza abbastanza
grande (da 1000 m in su) ti avvicini abbastanza a vedere un’ortoproiezione!
(A proposito, sai che Google Earth Pro è gratuito e scaricabile liberamente?!)
TRASFORMARE LE COORDINATE

Roma 40, ED50, ETRF2000, ED50, WGS84, ETRF89 i sistemi di riferimento possono un po’
spaventare, ma quello che dovrebbe preoccuparti maggiormente è piuttosto la
trasformazione di coordinate tra un sistema e l’altro.
Un sistema di riferimento è un’ellissoide (con la sua equazione matematica), la cui
superficie viene fatta coincidere in un punto “comodo” della superficie terrestre, che viene
poi girato, vincolandolo proprio in questo punto, per trovare un orientamento ancora più
comodo. Su questo ellissoide si localizzano tutti gli altri punti della superficie terrestre
tramite le coordinate. Ho semplificato davvero il concetto di Sistema di Riferimento e
di Datum per avere una minima base traballante su cui parlarti della trasformazione di
coordinate.
Passare tra sistemi di coordinate non è un operazione che si può fare in maniera rigorosa
perchè non si conoscono le relazioni analitiche tra i sistemi di riferimento.
Roma 40 e ED50 usano lo stesso ellissoide (orientato diversamente) e questo è un bene
per la trasformazione di coordinate, anche se la precisione difficilmente scende sotto il
metro.
Per passare tra il WGS84 e Roma 40 o ED50 le cose si complicano ulteriormente, perchè
gli ellissoidi sono diversi, ci sono distorsioni e contrazioni… Insomma un casino.
Smetto subito di parlarti di cose molto specifiche, salto a piè pari le equazioni matematiche
per la trasformazione di coordinate tra sistemi di riferimento e ti dico invece come fare.
IL SOFTWARE VERTO
L’IGM (Istituto Geografico Militare) ha sviluppato un software che trasforma, nella maniera
più rigorosa che c’è, le coordinate tra i sistemi di riferimento Roma 40, ED 50 e
WGS84/ETRF89). Il software si chiama Verto ed ora siamo alla versione Verto3K. Verto
utilizza i grigliati sviluppati dall’IGM stesso che, in ogni punto dell’area coperta, sanno qual
è la differenza tra le coordinate di un sistema di riferimento e l’altro, oltre che l’ondulazione
del geoide per la trasformazione delle quote da ellissoidiche a ortometriche (ho scritto un
articolo sul problema della quota a questo link).

Grigliati IGM GK2


I grigliati sono di due tipi: il GK1 copre un’area pari ad un cerchio di raggio 10KM con
centro coincidente con un punto della rete di caposaldi trigonometrici IGM95,
il GK2 coincide con l’area rappresentata dalle carte/tavolette IGM della serie 50L, in scala
1:50.000. Tutto quello che è dentro l’area di competenza di un grigliato viene trasformato
da Verto.
Verto trasforma indistintamente coordinate geografiche (latitudine e longitudine) e
coordinate piane (Nord, Est).
IL GEOPORTALE NAZIONALE
Il Geoportale Nazionale del Ministero dell’Ambiente fornisce dal 2013 un servizio on-line di
trasformazione di coordinate per i Sistemi di riferimento italiani.
Qui hai due scelte: convertire punti singoli di coordinate note ed ottenere immediatamente
i risultati oppure inviare dei file di coordinate da elaborare ed ottenere la conversione in
differita via email. In ogni caso anche l’applicazione del Geoportale Nazionale utilizza gli
stessi grigliati messi a disposizione per le trasformazioni dall’IGM.

Magari avrai sentito parlare di altri software gratuiti come Traspunto o Cartlab per la
trasformazione di coordinate.
Sono ottimi software ma attenzione perchè le versioni di default non hanno al loro interno
le informazioni dei grigliati, quindi le trasformazioni che faranno sono molto meno rigorose
di quelle fatte da Verto con i grigliati e dal servizio del Geoportale Nazionale. Occhio
perchè gli errori potrebbero essere significativi!
Bene, ora sai come muoverti per trasformare le coordinate che hai rilevato sul campo con
il tuo GPS nel sistema WGS84 in un altro sistemi di riferimento più consono alle tue
esigenze.
Io utilizzo il software Verto 3K ed ho un po’ di grigliati sparsi qua e là dove ho lavorato. Se
hai bisogno di trasformare qualcosa fammelo sapere e, se ricade in una zona dove ho i
dati, te lo faccio gratuitamente e molto volentieri.

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