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GBPress- Gregorian Biblical Press

Poligenesi ed evoluzione nelle origini dell' uomo


Author(s): V. Marcozzi
Source: Gregorianum, Vol. 29, No. 3/4 (1948), pp. 343-391
Published by: GBPress- Gregorian Biblical Press
Stable URL: http://www.jstor.org/stable/23570287
Accessed: 07-03-2016 12:35 UTC

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Poligenesi ed evoluzione
nelle origini dell' uomo *

Il problema delle origini dell'Uomo è una questione com


pîessa, che intéressa, sotto aspetti diversi, cultori di differenti
discipline, corne teologi, filosofi e scienziati.
Noi considereremo il problema sotto l'aspetto strettamente
scientifico, esponendo in modo obiettivo gli argomenti pro e
contra, sia délia poligenesi, sia dell'evoluzione, allo scopo che
filosofi e teologi traggano da taie esposizione quelle conclusion!
e conseguenze che possono servire aile loro ricerche.
Avvertiamo che il problema delle origini dell'Uomo, sotto
l'aspetto scientifico, intéressa soltanto il corpo, giacchè l'ani
ma, come spirituale, non puô essere oggetto diretto di studio
che d'ella filosofia razionale.
Ciô premesso, dividiamo il nostro studio in due parti, nel
la prima parte tratteremo délia poligenesi e nella seconda del
l'evoluzione.

Parte Prima

il problema del poligenismo nelle origini dell' uomo

Il problema del poligenismo puô assumere presentemente


tin duplice significato. Primo significato : L,e razze umane vi
venti ed estinte si devono considerare discendenti da un unico
ceppo già umano, oppure devono ritenersi originate da ceppî
diversi? Secondo significato: Provato che tutte le razze deri

* N.B. — Il présente articolo svolge più ampiamente quanto abbiam»


esposto nella relazione tenuta durante la Settimana Teologica tenendo con
to anche di quanto si è scritto dopo.

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344 ν· marcozzi s. ι.

vino dal medesimo ceppo, bisogna ritenere che siano nate da


una sola coppia, oppure si deve ammettere che vi siano state orî
ginariamente più coppie ?
Consideriamo, in primo luogo, ia prima parte del proble
ma e vediamo se le razze umane possano ricondursi ad un unico
ceppo, oppure se si debbano ammettere orîgini distinte.
Conviene subito distinguere l'appartenenza a ceppi diversi,
ossia l'origine distinta, dall'appartenenza a gruppi sistematid
differenti. Si d'ice che due ο più organismi appartengono a grup
pi sistematici diversi, quando i naturalisti, a causa deîle diffe
renze fisio-morfologiche degli organismi, classificano questi in
gruppi distinti. Da questo pero non segue che anche le origini
di tali organismi sianoi distinte e non possano discendere da un
unico ceppo. Per risolvere taie questione è necessario esami
nare la natura, ossia l'entità delle differenze fisio-morfologiche,
che passano fra i diversi gruppi di organismi. Se le differenze
sono soltanto quantitative ο di frequenza, non c'è ragione per
ritenere che quei gruppi non siano geneticamente affini e non
discend'ano da un unico ceppo, ma se le differenze sono quali
tative e senza passaggi, si deve ritenere che i gruppi non siano
geneticamente affini ed abbiano origini distinte.
Ora, che gli Uomini appartengano a gruppi sistematici
diversi (generi, specie, razze, varietà) è ormai ammesso da
parecchi antropologi1. Ma questo non è il problema che ci
siamo proposti ; bensi, se le differenze che distinguono questi
gruppi siano di taie natura da giustificare la separazione dei
gruppi etnologici anche quanto aile origini. In altre parole, si

1 In base aile différence fisio-morfoiogiche (soprattutto morfologiche)


gli Uomini attuali ed estinti sono classificati diversamente dai diversi Autori
(von Eickstedt, Montandon, Bonaeelli, T'iasutti, Kàlin, ecc.).
In gencre si tende a riunire gli Uomini nell'unica tamiglia degli Omi—
nidi. Questa abbraccerebbe più generi ο specie (Sinantropï, Paleantropi,
Uomini attuali). I generi e le specie avrebbero sotto di sè diverse razze.
Particolarmente numerose sono le razze degli Uomini attuali (Nordici,
Dinarici, Meditcrranei, Paleonegridi, Mongoli, ecc.). E' quasi superfluo ricor
dare che taie classificazione ha valore soltanto sistematico (fisio-morfologico)
■e non filosofico. Non intende stabilire se esistano differenze essenziali, nei
•senso inteso dalla filosofia perenne, fra i diversi gruppi.

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POLIGENESI ΕΙ) evol liZIORK NEI.LK ORKilNI dkll'lTOMO j45

tratta di esaminare l'entità delle differenze fisio-morfologiche


che distinguono i gruppi umani per vedere se sono soltanto
quantitative e graduali, oppure anche qualitative e irriducibili.
Furono sostenitori del poligenismo in questo senso, dappri
ma il La Peyrère (1655), per presunti motivi teologici, poi
M. Calhoum, per ragioni politiche, più tardi il Desmoulins,
il Gerdy, il Morton, il Νοττ, il Gliddon, per ragioni scienti
fiche. Difesero, invece, il monogenismo, pure per motivi scien
tifici : il Buffon, il Linneo, il Lamarck, il Cuvier, il Blain
ville, i due Geoffroy-Saint-Hilaire, il Muller, I'Hum
boldt, il de Quatrefages, il Ratzel ed altri.
Presentemente quasi tutti i naturalisé sono monogenisti.
Ricordiamo, fra gli altri, il Dubois, Elliot Smith, il Giuf
frida-Ruggeri, il Gregory, il Keith, il Pilgrim e tutti gli
Autori italiani che hanno cooperato all'opera « Razze e popoli
délia Terra » 2.
Sono invece poligenisti : il Klaatsch, Giuseppe Sergi,
G. Sera e Arldt.
Questi ritengono che le innegabili differenze morfologi
che, fisiologiche e psichiche, esistenti fra le diverse razze vi
vent i ed estinte, siano tali da rendere impossibile il collegamen
to delle medesime ad un unico ceppo ed ammettono (che aîme
no i gruppi etnologici principali abbiano avuto origini distinte
e, secondo alcuni, in comune con qualcuno dei quattro generi
d'i antropoidi.
Riportiamo nello specchietto sottostante le origini dei vari
gruppi etnologici, secondo i quattro ultimi poligenisti, e le relâ
zioni d'origini che essi avrebbero con le scimme, come vengono
riassunte dal Vallois 3.

2 Biasutti R., Razze e popoli délia terra, Torino, U.T.E.T., 1941.


3 H. V. Vallois, Les preuves anatom-iques de forigine monofhylétique
de l'homme. L'Anthrop., 39, 1929.

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340 V. M/.RCGZXl S, I.

Autori ! Gorilla j Scimpanzè ; Gibbone j Orango

!
Klaatsch Negri Mongoli (? ί Malesi ( ?)

G. Sekgi Negri Gialli '( Ëuropei (?)


(sensu lato)
G. Sera Andamanesi Negri Mongoli

Arldt j Negri Bianchi Gialli

Ma quale il valore degli argomenti da es si addotti per


legittimare taie smembramento? Vediatnolo, esponendo i sin
goli argomenti morfologici, fisiologici e psichici, dapprima delle
razze attuali e poi di quelle estinte.

Gli argomenti del poligenisnw per le razze attuali.


Non v'ha dubbio che, tanto le razze attuali, quanto e soprat
tutto le razze fossili, presentano differenze di forma, struttura,
proporzioni, di funzionamento fisiologico e psichico da giusti
ficare, in un primo momento, ossia ad un esame superficiale e
sommario, lo smembramento deU'umanità in più gruppi etno
logici indipendenti. Si pensi, per esempio, aile differenze di
colore, di forma, di tendenze, di mentalità, ecc., che passano
fra alcune razze selvagge odierne, come sono i Pigmei e gli
Ottentotti ed alcune razze cosiddette civili, corne sono i Dinarici
e i Nordici ! Tali differenze risultano ancora maggiori, se si
considerano le forme umane fossili. Le differenze fra queste e
le razze attuali sono tali, aile volte, da lasciare veramente qual
che dubbio sull'appartenenza alla med'esima famiglia.
Vediamo brevemente se tali dubbi siano sufficientemente
fondati e permangano anche dopo un esame più approfondito
délia questione.
In primo luogo, risulta da una comparazione estesa e mi
nuziosa che le differenze razziali attuali, per quanto conside
revoli, specialmente in alcuni casi, sono quantitative e non qua
litative, consistendo, non tanto nella presenza ο rneno di deter

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POLICENESI El) EVOLUZIONE NELLE OKIGINI PELl/UOMO 347

minate forme ο caratteri, quanto nella loro diversa frequenza e


mostrando inoltre tutte le possibili forme di transizione, noa
solo nelle dififerenti razze, ma nei dififerenti individui di uno
stesso gruppo.
Consideriamo in particolare alcuni fra i caratteri difife
renziali principali.
Il colore délia pelle è bianco nei Leucodermi, giallo negli
Xantodermi, nero nei Melanodermi; ma fra i colori estremi si
trovano tutte-le gradazioni intermedie, non solo in seno aile
differenti razze, ma, spesso, nell'ambito -dei medesimo gruppo
razziale, Per esempio, i Leucodermi vanno dal bianco-roseo dei
Norvegesi al bruno-scuro, quasi nero, degli Etiopi; i Xanto
dermi oscillano dal giallo-chiaro, quasi bianco, dei Cinesi setten
trionali al giallo-brunP, quasi cioccolato, dei meridionali ; i Mela
nodermi vanno dal bruno-chiaro di certi gruppi Bantù, al nero
ebano dei Senegalesi e Nilotici.
La medesima cosa si deve dire idel colore dei capelli, degli
occhi, délia forma délia, testa> dei naso e di altre particolarità
morfologïche che pure caratterizzano i vari tipi razziali.
Anche certe macchie pigmentarie (macchia mongolica), che
sembrerebbero esclusive di alcuni gruppi razziali, in realtà si
osservano con frequenze sia pure molto minori e con sfuma
ture di colore diverso negli altri gruppi. Per esempio, la mac
chia mongolica che puô essere présente nei Cinesi con la fre
quenza anche dei 100% si riscontra nei Bianchi dal 2 allo 0,5 % 4.
La capacité cratiica oscilla da minirni individuali di 900
cmc. (in Tirolesi) a massimi, pure individuali, di più di 2000
cmc., passando pero per tutti i valori intermedi5.
Anche le medie presentano tutte le gradazioni, d'aile mi
nime di 1236 cmc., nei maschi e 1125, nelle femmine, dei Pa
pua, aile massime di 1563 cmc. nei maschi e 1458 nelle femmine,
degli Eschimesie.
La medesima cosa si deve dire degli indici craniei, che

4 Canella M., Razze umane estinte e vfaenti, Firenze, Sansoni, 1940.


5 Martin R,, Lehrbuch der Anthropologie, 2 Aufl., Jena, Fischer, 1926.
6 Martin R., Ibidem, 1928.

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34« V. ΜΛΚ·γ:>ΖΖΙ S. Γ.

oscillano da valori di iperdolicocefalia a valori di iperbrachice


falia, passando per tutti i gradi intermedi. Tali gradi si posso
no riscontrare perfîno nello stesso gruppo etnologico. Per esem
pio, fra gli Europid'i si riscontrano iper- e dolicocefali (Nordici,
Mediterranei) e iper- brachicefali (Alpini, Dinarici).
La sutura al punto pterion del cranio puô assumere due
conformazioni principali differenti : la forma detta sfeno-pa
rietale (P-S) e la forma fronto-temporale (F-T). La prima è
comunissima negli Uomini ; la seconda negli Antropoidi. Tut
tavia anche negli Uomini puô trovarsi questa seconda forma.
Fsistono a taie riguardo differenze razziali, ma, corne risulta
da osservazioni del Collin (1926), riferite dal Vallois 7, esse
sono soltanto quantitative, corne appare dallo speccbietto sot
tostante.

Gruppo razziale N. osservazioni Frequenza délia sutura F-T

Negri 2.115 12%

Mongoli 1.306 3,8%

Europei 20.867 1,6%

Differenze razziali d'una certa entità si sarebbero consta


tate anche nella forma e nella struttura del cervello. Anche que
ste tuttavia concernono la frequenza di certe particolarità (cir
convoluzioni, solchi) e struttura (citoarchitettonica) e non già
la presenza di conformazioni affatto nuove od esclusive. In
genere si puô d'ire che le razze di, colore hanno una morfologia
più semplice, quanto alla disposizione e al numéro delle circon
voluzioni cerebrali di quella degli Europei, ma si trovano Euro
pei con cervelli meno complessi ο per lo meno cosi poco com
plessi corne quelli delle razze di colore. L'opercolizzazione dell'nz

Va ι, lois η. V., 1. c., 1929.

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FOL 1 CENE SI ED EVOL V Ζ ΤΟΝΕ NELLK ORIGTNl DELL'uOMO 349

sida è più ο mena compléta in tutte le razze. Anche il sulcus


lunatus si trova con frequenza nei differenti gruppi etnologicis.
Ancora incipienti e in parte contradittorie sono le osser
vazioni finora fatte sulle differenze razziali concernent! la citoar
chitettonica del cervello. Il numéro d'egli individu! finora studiati
c troppo esiguo per permettere conclusioni sicure. Sembra tutta
via, secondo osservazioni fatte dallo Stefko su 3 Cinesi, che que
sti abbiano una struttura citoarchitettonica più omogenea ed in
fantile di quella d'egli Europei ma, secondo uno studio di Y u
Tao-Loo su un cervello di Cinese non si potrebbe parlare di
struttura infantile Evidentemente il numéro delle osservazio
ni è ancora troppo piccolo per permettere di trarre conclusioni
che concernino interi gruppi etnologici. Tuttavia già da questo
esame si vede che esistono differenze individuali notevoli, alcune
nel senso di avvicinarsi alla struttura degli Europei, altre in
senso opposto.
Maggiori differenze si sarebbero riscontrate, secondo il
Rawitz, nella struttura citoarchitettonica dei Boscimani. Que
sti presenterebbero notevoli differenze sia individuali e sia con
gli Europei, nel senso di un maggior avvicinamento aile forme
scimmiesche Si deve perô notare anche in questo caso che le
osservazioni sono ancora affatto insufficienti (3 cervelli) e che,
in complesso, le differenze sono piuttosto quantitative.
I muscoli presentano del pari sensibili differenze razziali,
ma, parimenti, quantitative ο di frequenza. Per esempio, il mu
scolo risorio, che è esclusivo dell'Uomo (non esiste negli an
tropoidi), è assente con diversa frequenza delle diverse razze.
L'assenza più fréquente si osserva negli Australiani (83%),

8 Canella M., Litieomenti di Antrofologia, Firenze, Sansoni, 1943.


9 Stf.fko W. H., Contribution a ta morphologie du cerveau mongol,
Scritti biologici, X, 1935 e XII, 1937.
10 Yu-Tao-Loo, The cérébral cortex of a Chmese bram. Monographs
of the National Research Institute of Psychology (Academia Sinica), Nank
ing, 1935·
11 Rawitz B., Die Architektonik der Hirnrinde einiger niederer Men
schewassen. I. Buschmanngehirn. Zeitschrift fur Anatomie und Entwick
fungsgeschichte, 86, 1928.

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jf.'O V. M AUCOZZ1 ï.

la meno fréquente nei Giapponesi e nei Malesi, nei quali non


manca mai (Malesi) ο assai raramente (Giapponesi).
Anche altri muscoli possono mancare con. frequenza varia
nelle diverse razze. Riportiamo alcimi dati concernenti i mu
scoli palmaris levis, pyramidale e plantons, tratti dal Vallois r\

Assenza del muscolo


Gruppo etnologico
palmaris levis pyramidalis plantaris

Bianchi 15.3 18,1 7,i

Negri 5d 10,9 5,o

Giapponesi 3.4 3.6 r 1,0

Anche nella conformazione degli organi interni si osser


vano differenze razziali. Lç 'carotidi e le succlavie, quanto al loro
modo di origine, posSono seguire tre schemi :
1° schéma : Le due carotidi e la succlavia destra nascono
dall'aorta, mediante un tronco comune ; la succlavia sinistra na
sce separatmente.
2° schéma : La carotide destra e la succlavia destra nascono
da un tronco comune; le altre indipendentemente.
3° schéma : Tutti i vasi nascono indipendentemente.
I tre schemi si trovano in tutti i gruppi razziali. Esistono
soltanto leggere differenze di frequenza, corne appare dallo spec
chietto sottostante.

Gruppo razziale I Schéma II Schéma III Schéma

Negri (31) 12,3% 78% 9,7%

Giapponesi (271) 12,2% 87,8% 0%

Bianchi (500) 10,6% 88,a% 1%

12 Vallois, 1. c., 1929.

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POLÏGENESI El) EVOLU7.ÏONK KELLE OJiiCINI DELL UOMO 351

Nessuna differenza invece si osserva nella conformazione


del fegato, dei polmoni, deil' apparat ο renale. In tutte le razze il
fegato è bilobato; i polmoni presentano 3 lobi a destra, e 2 a
sinistra; le papille renali sono in média 8 (oscilland'o da 3 a 18).
Anche le differenze nelle conforrnazioni dei denti sono sol
tanto quantitative, riscontrandosi solo nella mole dei denti (ma
crodontismo e microdontismo) e nella frequenza di certi caratteri
morfologici, corne nel numéro dei tubercoli dei molari, neH'am
piezza délia cavità dentaria (taurodontismo), nella maggiore ο
minore complicazione delle pieghe dello smalto, ecc.

Différence fisiologiche.
Cio che si è detto delle differenze morfologiche razziali
vale, analogamente, per le differenze fisiologiche. Anche per i
fenorneni fisiologici si tratta di diversità quantitative ο di fre
quenza, dipendenti spesso da fattori ambientali. Accenniamo aile
più importanti.
Il saiigue puc^ presentare sostanze differenti nei diversi in
dividui che rendono in certi casi impossibile ο pericolosa la tra
sfusione. Alcune dî tali sostanze sono già state identificate; altre
sono in via di identificazione. In base aile sostanze già cono
sciute, si sono riuniti gli Uomini in gruppi, chiamati gruppi
sanguigni, che si distinguono con le lettere : A, Β, AB, O. Si
è indagato corne tali gruppi sanguigni si ripartiscono fra gli
Uomini, allo scopo di accertarsi se esiste una corrispondenza
fra la razza, determinata in base ai caratteri antropologici (mor
fologici e fisiologici) e la compoeizione sanguigna. Si sono fatte
cosi classificazioni razziali serologiche, di cui la più compléta,
riteniamo, è quella dellOTTEMBERG, che riproduciamo qui
sotto 13.

13 Cf. G. Sera, Razsa, Enc. Treccani, 28, 1035.

2 - « Gregorianum » - XXIX (1948) - vol. XXIX

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352 V. MARCOZZI S. I.

Classificazione serologica cIcU'Ottemberg

Gruppo 0 A Β
Razza serologica
% p. %

i* Eumapea
ι* 39 43 12

2* Intermedia 40 33 20

(Arabi, Turchi, Russi, Ebrei spa


gnuoli)
3" Indo-munciuriana
!ndo-numciiiriana 30 19 38
(Coreani, Manciù, Cinesi del
Nord, Zingari, Indiani)
Africatno-sudbaisiatiea
4" Africatno-sudHJisiatiea 42 24 28

(Negri del Senegal,


Sénégal, Malgasci, In
docinesi, Giavanesi, Sumatra
ni)

5" Ilu-nan
flu-nan 28 39 19
(Giapponesi, Cinesi del Sud, Un
gheresi)
6" Pacific'0-ame<rica>rha
6" Pacifico-amcricana joo quasi
too — —

(Amerindi, Araucani, Lapponi


Fuegini, Australian!',
Australiani, Eschi
Eschi
mesi)

Dalla quale risulta che esiste uno scarso accordo fra la


classifkazione serologica e quella antropologica, giacchè si com
prendono, aile volte, nel medesimo tipo, razze antropologicamen
te assai diverse.
Questo scarso accordo fra la classifkazione antropologica e
quella serologica fa pensare che non sia giuscifkabile, in base alla
composizione sanguigna, uno smembramento délia famiglia uma
na in gruppi indipendenti. Si aggiunga inoltre che la differenza
fra i diversi gruppi serologici (eccetto per l'ultimo : il pacifko
americano) è solo quantitativa ο di percentuale, essendo i diversi

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POLIGENESI F.D EVOLUZIONE NELLE ORIGIKI PELi/tJOMO 353

gruppi sanguigni rappresentati in tutti i tipi razziali. L'unico tipo


che mostrerebbe una composizione sanguigna, non soltanto quan
titativamente, ma qualitativamente diversa, sarebbe il tipo paci
fico-americano, che ha il solo gruppo Ο. Questo bisognerebbe
dunque staccare dagli altri e dargli un'origine indipendente. Ma
cio non sembra possibile, perché antropologicamente è troppo
eterogeneo e comprende razze che, per molti caratteri antropo
logici, si connettono assai più strettamente con gli altri gruppi
che col gruppo pacifico-aniericano, cui serologicamente mostra
no di appartenere.
Anche le osservazioni fatte più recentemente da Autori
diversi, sulle correlazioni fra gruppi sanguigni e caratteri mor
fologici, hanno dato risultati non probativi, risultando molte
correlazioni contraddittorie presso i divers) 'Autori14.
Lo Steffan, in base alla distribuzione del gruppo A e del
gruppo B, credette di poter individuare due gruppi razziali pri
mitivi : il gruppo atlantico, comprendente i Nord-Europei (grup
po sanguigno A) e il gruppo gondwanico, che comprenderebbe
diversi popoli, da Pechino, alla Birniania, all'India, all'Africa e
all'Australia (gruppo sanguigno B). Egli ammise anche due poli
serologici razziali, di cui l'uno A sarebbe al sud délia Norvegia,
l'altro, il polo gondwanico B, sarebbe a Pechino. In tempi re
centi perô un'ondata di sangue A, proveniente daU'Europa, sareb
be passata verso Oriente e avrebbe determinato le forti percen
tuali di tipo A che si trovano nell'estremo oriente. Al contra
rio, dal territorio gondwanico sarebbero partiti influssi verso
l'Europa, che si farebbero sentira con percentuali di B, progres
sivamente decrescenti, verso l'occi dente, si no nel cuore dell'Eu
ropa. I Mongoloid'i sarebbero i più importanti portatori di B 15.
Ma l'ipotesi dello Steffan non sembra suffragata dai fatti.
L'indentificazione del tipo A coi Nord-Europei è assai discuti
bile. Le più alte percentuali di A si riscontrano piuttosto fra

14 Manula Α., Santer M., Vestemeanu M., Étude de 16.685 corrélations


entre les groupes sanguins et d'autres caractères morphologiques examinés
en Europe orientale. Annexe aux Arch. Suisse d'Anthrop. génér. x, 1945.
15 Steffan P., Hmdbuch... Munchen, 1932.

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354 ν· MAKCOZZI

i Lapponi e fra gli Alpini; mentre le più forti percentuali cli Β


non sono fra i Mongoli, nia fra le popolazioni, in cui la compo
nente mongolica è debole, mediocre ο addirittura nulla. Per esem
pio, i Mar (Ceremissi), hanno il 53% di B; gli Ainu il 40%,
e la loro componente mongolica è debole. Gli Indidi, privi di
componente mongolica, hanno il 40% d'i B.
Piuttosto, fondandosi sul fatto che il gruppo Ο si trova in
maggior proporzione ο quasi esclusivamente in popolazioni che,
per altre ragioni, si ritengono fra le più primitive, corne sono :
alcuni Amerindi, Fuegini, Australiani, ed altri, e considerando
che il gruppo Ο è pure il più fréquente in quasi tutti i paesi, vien
da pensare che esso rappresenti il gruppo più antico ο origina
rio. La quasi totale assenza di Β negli Amerindi farebbe sup
porre che essi si siano staccati dal tronco uraano prima ancora
délia formazione del gruppo B. Il gruppo A si sarebbe formata
più tardi.
La formazione dei gruppi sanguigni sarebbe dunque avve
nuta in seno alla famiglia umana, ma in forza di meccanismi
tuttora sconosciuti, nei quali perô, corne osserva il Lattes 1β, il
clima, l'ambiente e — noi pensiamo — mutazioni geniche devono
aver avuto parte.
Anche le altre differenze fisiologiche razziali corne : diverso
ritmo délia crescita, différente periodo délia pubertà, del clima
terio, délia senescenza, diverso1 funzionamento ormonico, meta
bolico, ecc. non sono tali da autorizzare lo smembramento délia
famiglia umana in gruppi dalle origini indipendenti, giacchè tali
differenze si possono incontrare in seno alla medesima razza nei
diversi individui e le differenze riscontrate fra le varie razze
risultano soltanto nelle medie.

Differenze psichiche.

Ancora minor forza probativa in favore del poligenismo,


hanno le diversità psichiche fra razza e razza, giacchè tali di
versità, anche se aile volte sensibili, sono sempre quantitative e

16 Lattes L., L'individu ait tà âel sangue, V ed. (2a it.), Milano, Trê
ves, 1934.

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POLIGENEKI E.D EVOLUZIONE NELLE OKIGINI DELl/uOMO jS5

non mai sostanz-iali ο qualitative 17. Anzi, se ben si riflette, la


fondamentale omogeneità délia psiche umana, nella sua accid'en
tale varietà, è un valido argomento; contro il poligenismo e una
prova in favore dell'unità di origine del genere umano, giacehè
risulta infinitamente improbabile che, per vie diverse, vale a dire,
seguendo phyla evolutivi distinti ; si siano formati organismi
dalle facoltà raziocinative, dalle tendenze, dagli istinti, dai sen
timenti, ecc. fondamentalmente uguali, Ora, non v'ha dubbio che
tutte le razze attuali hanno una psiche sostanzialmente uguale.
Tutti gli uomini infatti sono forniti di facoltà logiche, partono
dai medesnmi primi principi (principio di casualità, d'identità) 1S,
hanno fondamentalmente le medesime tendenze al bello, al buo
no, ecc., (benchè si diiïerenziano non di rado neU'apprezzamento
del medesimo), lo stesso linguaggio istinti vo, che prende tuttavia
manifestazioni diverse nelle razze, lo stesso istinto del pudore,
benchè anche questo assuma esplicazioni differenti a seconda
delle abitudini ο delle credenze 19, -la medesima facoltà délia pa
rola, ecc.
Lo stesso Levy-Bruhl. ideatore délia teoria del prelogismo
det primitivi, in diverse circostanze, dovette riconoscere che « la
mentalità dei primitivi è délia stessa natura di quello deglï altri
popoli : lo spirito dei primitivi non è diversamente conformato
dai nostro » 20.
L'unità sostanziale délia psiche umana depone a favore
dell'unità d'origine.
Anche la prova deirinterfecondabilità parla in questo sen
so. Infatti, tutte le unioni finora osservate fra razze anche di

37 Recentemente in Italia il Canella sosteneva che i primitivi «non han


no concetti, sono indifferenti ai principi logici, ecc. ! » (Canf.lla M., Prmcipi
cK Psicologia rassialc, Firenze, Sansoni, 1941).
18 Sulla mentalità dei primitivi cfr, bibliografia nella nostra opera
« La vita e Vuomo », Milano, C.E.A., 1946, pp. 367-368.
19 De La Vaissière, La. pudeur instinctive, Jurisy, Seine et Ouse, 1935;
Hayelock Ellis, Études de Psychologie sexuelle, I, La pudeur, Mercure
de France, 1009.
20 Levy-Bruhl, Bulletin de la Société Française de Philosophie, 18,
1923; Idem, Ibidem, 29, 1929; Cfr. anche Bellon K. L., Autour du problème
de la mentalité primitive. Anthropos, 1939.

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356 V. MARCOZZI S. I.

versissime hanno dato ibridi fecondi. Cio significa clic lutte le


razze appartengono alla medesima specie naturale. Gli Ottentotti,
per esempio, e gli Olandesi hanno originato i Boeri ; i Bosci
mani e alcuni Europei, i Griqua; gli Australiani e gli Europei,
gli ibridi deU'Australia, ecc.
Si aggiunga, finalmente, che presse lutte le razze anche
pure, corne risulta anche da osservazioni recenti dello Suk 21,
si trovano tipi con tutti ο quasi tutti i caratteri di altri gruppi
razziali. Per esempio, si sono trovate facce negroidi ο mongo
loidi in popolazioni puramente europee e facce europee a Cele
bes, facce giapponesi nel Sud Africa e nella Melanesia. Cio
che non sembra possa spiegarsi mediante incrocio, ma per com
binazione di geni comuni aU'umanità intera.

Gli argomcnli del poligenismo per le rasze estinte.


Più difficile è il problema dell'unità d'origine per alcune
razze estinte, non solo perché per queste alcune osservazioni (in
terfecondabilità, certe manifestazioni psichiche, ecc.) non sono
possibili, ma soprattutto perché realmente le difïerenze morfo
logiche fra queste e le razze attuali sono maggiori, tanto da
giustificare, in qualche caso, il sospetto che alcuni tipi umani
appartengano ad altro ceppo.
Per le rosse del Paleolitico superiore in poi ( Grimai di, Cro
Magnon, Chancelade, Combe-Capelle, ecc.), tali difficoltà non
esistono, perché la morfologia degli scheletri è sostanzialmente
uguale a quella d'elle razze attuali e le numerose manifestazioni
psichiche di queste razze (sepoltura, armi, riti religiosi, magici,
arte, ecc.) sono simili a quelle dei popoli attuali.
Difficoltà maggiori si potevano incontrare qualche tempo
fa per la razza di Neandertal, comprendente presentemente cir
ca un'ottantlna di individui, rinvenuti in diverse località del
l'Europa e Paesi adiacenti!22. E' rûssuta nel Paleolitico medio

21 Suk V., On the question of human Races on the Basis of the pré
cipitât Test and Jsoagglutinatioti^ Acta Soc. Sc. Nat., Moraviae, 8, 1933.
22 Cfr. per l'eienco dei fossili di taie gruppo, Koeppell P., Homo nean
dertalmsis, Biblica, 17, 193.6 e Marcozzi V., La- vita e Vuomo, Milano,
CEA, 1946.

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POLIGENESI ED EVOLTJZiONE NELLE ORIGINI DELL'UOMO 357

(periodo musteriano), e présenta una morfologia. assai più pri


mitiva e, per certi aspetti, bestiale, tli qualsiasi razza attuale.
Tuttavia, un'analisi minuta deicaratteri morfologici di taie raz
za, ha mostrato che essi possono rinvenirsi, sia pure in grado
assai più attenuato e quasi sporadico, anche nelle razze attuali23.
Anzi, secondo osservazioni di de Quatrefages e Hamy 21, al
cuni personaggi storici, come Roberto Bruce, S. Mansury,
vescovo di Toul (IV secolo), e O'Connor, ultimo re d'Irlanda,
avrebbero avuto, per quanto si puo giudicare dallo scheletro,
una morfologia assai simile a quella deirUomo di Neandertal.
Si aggiunga che le manifestazioni psichiche, benchè meno
numerose ed elevate di quelle di altre razze preistoriche posterio
ri, rivelano, con ogni certezza, la presenza di facoltà raziocina
tive ed affettive sostanzialmente uguali aile nostre. Infatti, an
che gli Uomini di Neandertal seppellivano i morti2S, praticavano
sacrifici26, molto probabilmente simili a quelli che anche oggi
praticano alcune tribù del ciclo paleoartico 27, costruivano uten
sili vari, ecc.
Maggiore difficoltà si trova presentemente nel classificare
il Sinantropo e ancor più il Pitecantropo, posto che quest'ultimo
sia un Uomo.
Del Pitecantropo non abbiamo segni sicuri di manifesta
zioni intenzionali, e la sua morfologia, per quanto si puo giu

23 Jazuta Κ. Ζ,, Νeandertaloide Merkmale an den Schddeln, des gegen


Îiîiriigen Mmschew, Ucen. Sapis. Rostow. Gos. Univ. Lief. I, 44, 62, 1935.
24 De Quatrefages A. ed. ' Hamy E. T., Crama Ethnica, Paris, Libr.
J. B. Baillière, 1882.
25 Klaatsch H. und Hauser O., Homo momteriensis Hauseri, Arch.
f. Anthrop., 7, 1909; Bouyssonnie, J. et L. Bardon, La station mousterienne
die la « Β ouf fia», Bonneval à la Chapelle-mix-Saints. L'Anthrop., 24, 1913;
Capitan et Peyrony, Deux squelettes humaines au milieu de l'époque mou
stéhienne, Rev. d. l'Ec. d'Anthrop,, 19, 1909.
26 Menghin O., Der Nachweis des Opfers im Altpalàolithikmn. Wiener
Pràhist. Zeitschr., 13, 1926; Idem, Weltgeschichte der Steinzeit, Wien,
Schroll, 1931 ; Abel O., Animali del passato, Milano, Mondadori, 1942.
27 Gahs Α., Kopf-Schddel- tmë Lmgknochenopfer bei Rentiervolkem.,
Zeitschr. Publication d'hommage, Vien, 1942.

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358 V. MARCOZZI S. I.

dicare dai pochi resti scheletrici a noi pervenuti, è al limite ira


la famiglia umana e quella antropoidea 28. Per conseguenza, non
riteniamo prudente di pronunciarci nè in un senso, né nell'altro.
Il Sinantropo invece sembra realmente un Ominide, perché
la sua morfologia, benchè assai scimmiesca, sembra entrare mag
giormente nei limiti del gruppo umano che in quelli del gruppo
antropoide. Inoltre, le manifestazioni intenzionali che accompa
gnavano i resti scheletrici di questo lontano abitante délia Cina
(ceneri di focolari, pietre scheggiate, ossa rozzamente lavorate 29)
deporrebbero a favore délia natura umana del Sinantropo. Di
ciamo deporrebbero e non depongono, perché in realtà non si
puo togliere completamente il dubbio, avanzato già dal Boule 30,
che tali manifestazioni siano realmente da attribuirsi al Sinan
tropo oppure ad un altro essere. Secondo noi la morfologia più
umana che scimmiesca, che descriveremo in seguito, ci inclina
ad attribuire al Sinantropo le manifestazioni intenzionali e quin
di a ritenerlo un Ominide.
In taie ipotesi pero che, corne vedremo, è quella comune
mente ammessa dagli antropologi, si présenta la difficoltà di
collegarlo agli altri tipi umani, a causa di alcuni caratteri che
sono tipicamente pitecoidi ο propri del Sinantropo. Tali caratteri
sono : l'assenza del processo Stiloideo, l'esistenza di uno spéciale
processo nella regione tra la pars mastoidca e quella pietrosa,
la presenza nella faccia dorsale del lobo frontale di un solco di
significato sconosciuto e qualche altro carattere.
Cio nonostante la difficoltà di collegamento non sembra in
sormontabile, se si pensa che si sono trovate alcune forme fos
sili che, per diversi caratteri, sembrano intercalarsi tra il Sinan
tropo e il Neanderlal. Tali forme sono : l'Africantropo, scoper

' 28 Vedi quanto diremo di questo fossile nella seconda parte del pré
sente studio.

29 Breuil H., Le gisement à Sinanthropus de Chon^kourtien (Chine)


et ses vestiges de feu et d'industrie, Anthropos, 27, 1932; Teilhard de
Chardin P. and Pei W. C, The lithic indiestry of Sinanthropus deposits
in Chou-kou-tien, Bull, of the Geol. Soc. of China,, 81, 1932.
30 Boule M., Le Sinanthrope, L'Anthrop., 47, 1937.

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POLIGENESI ED EVOLUZIONE NELLE ORIGINI DELL'UOMO 359

to in Africa press.o il lago Niarasa 31, e 1'Uomo di Ngandong,


trovato a Giava 32.
Anche fra il gruppo di Neandertal e gli Uomini di forme
attuali si sono trovate forme intermedie. Queste sono : Stein
heim 33, Uzbekistan 34 e gli scheletri del Carmelo 3'5, i quali tutti
presentano un misto di caratteri fra il Neandertal e gli Uomini
attuali. Ciô non si spiega, se non ammettendo che tali fossili sia
no forme geneticamente intermedie fra i due tipi, in linea diret
ta ο collatérale,, oppure ibridi originatisi per incrocio. In ambe
due i casi, si ha un argomento in favore délia continuità geneti
ca délia razza di Neandertal con le razze attuali e, analogamente,
del Sinantropo col tipo neandertaliano. Taie continuità tuttavia
non è detto che sia diretta; anzi è assai più verosimile che sia
indiretta, cioè in linea collatérale.
Da quanto abbiamo esposto non sembra d'unque giustificato,
in base a motivi di natura scientifica, srnembrare il genere uma
no, vivente ο estinto, in più famiglie. In realtà, tutti gli uomini
si presentano, per i loro carâtteri morfologici, fisiologici e psi
chici, corne un'unica grande famiglia, che ha avuto una storia

31 Weinert H., Africcmthropus nyarasensis, Beschreibuny und phyle


tische Einordnung der erstm Affenmenschen, aus Ostafrikci, Zeitschr. f.
Morph. u. Anthrop., 38, 1939.
32 Oppenoorth W. F. F., De vomdst van palaeolitkische Menschelijke
schedels of Java. De Miijningenieur η. 6, Juni, 1932; Idem, Homo (Iavan
thropus) soloensis, Wetenschappelijke Mededeelingen, Landsdrukkerij,
Batavie, 1932; Idem, The place of Homo soloensis amovg fossil men, in*
Mac Curdy, Early Mon, Lippincott Company, 1937.
33 Berckhemer F., Ein Menschenschàdel aus den dihivialem Schottern
von Steinheim an den Murr, Anthrop. Anz., 2, 1933.
34 Debetz G. T., Sur les particularités anthropologiques du squelette
humain obtenu à la grotte Techik-Tach, Acad. Sci. S.S.S.R. Usbekistan
Section, ser. I, part. I, 1940.
35 Mac Cown Th. D., A note on the excavation and the Humain remains
from the Atagharci-ed-Sukkul (Cave of the Kids), Season of 1931, Bulletin
8, American School of Prehistoric Research, Avril i932;,Keith A. et Mac
Cown Th. D., Mownt Carmel Man\, His bearing on the ancestry of modem
races, Bulletin 13, American School of Prehistoric Research, Mai 1937;.
Weinert H., L'Homme préhistorique, Paris, Payot, 1939.

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36ο V. MARCOZZI S. I.

assai lunga ed ha subito notevoli trasformazioni, e si è divisa e


suddivisa in tanti gruppi minori e caratteristici, alcuni dei quali
si sono completamente estinti.

Poligenismo quant ο cl numéro delle coppie inisiali


I poligenisti, quanto al numéro delle coppie iniziali, sono
rappresentati da Danieie Rosa, ideatore délia ologenesi, e da
alcuni d'iscepoli, di cui i più conosciuti, sono, in Francia, l'etno
logo G. Montandon e, in Italia, lo zoologo G. Golosi.
Secondo questi Autori, i viventi avrebbero avuto origine
su tutti i punti délia terra, dove le condizioni lo avessero per
messo. Essi sarebbero apparsi indipenclenti e dispersi come le
gocce di rugiada. I primi viventi sarebbero stati tutti di una
specie ; ma poi, per evoluzione, contemporaneamente e ovunque,
si sarebbero trasformati, dando origine a nuove specie. La diffe
renziazione delle nuove specie sarebbe avvenuta secondo uno
schéma obbligato e cioè secondo una ramificazione dicotomica,
in cui si sarebbe potuto sempre distinguere un ramo précoce ed
un ramo tard'ivo.

Anche la famiglia umana avrebbe avuto taie origine. Essa


sarebbe comparsa con molti rappresentanti, dispersi un po' do
vunque, i cui resti sarebbero precisamente i più antichi fossili
che oggi noi conosciamo 36.
Ma anche questa forma di poligenismo, in cpianto ammet
te la comparsa contemporanea in più luoghi délia Terra delle
singole specie, non è suffragata dai fatti. Essa lo sarebbe, se con
stasse dalla Paleontologia che le specie appaiono precisamente
come aflfermano i poligenisti, cioè contemporaneamente in più
luoghi; invece, gîi accertamenti finora fatti dimostrano, per di
verse specie, proprio il contrario, cioè l'origine delle specie in un
sol luogo, dal quale poi per1 emigrazione si sarebbero diffuse al
trove, e per nessuna specie si puô provare la comparsa contem
poranea délia medesima in luoghi distinti.

36 Montandon G., L'ologenèse humaine, Paris, Alcan, 1928; Idem, L'olo


génisme ou l'ologenèse humaine, L'Anthropologie, 39, 1929.

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l'OLIGENESI ED EVQLUZIONF. NELLE OEIGINI DELL'UOMO 361

Per esempio, i Camelidi e i Dugongs si formant) in un luo


go ben determinato e ristretto e cli là si diffond'ono a poco a poco
in luoghi più lontani. Si aggiunga che moite specie non hanno
mai avuto una espansione notevole, Cio che meglio si accorda
con le supposizioni di un'origine localizzata.
Ora, nel caso dell'Uomo, è vero che si riscontrano fossili
umani in regioni lontanissime, corne Pechino (Sinantropo), ΓΑ
frica (Kanam) (?) e l'Inghilterra (Piltdown) che sembrereb
bero del medesimo periodo (Pleistocene inferiore). Ciô che fa
rebbe pensare in un primo momento, d'accordo con gli ologe
nisti, alla comparsa simultanea délia famîglia umana in più punti
délia Terra. Ma taie supposizione non trova sufficiente fonda
mento, se esaminata più attentamente. Infatti, corne si puo par
lare di contemporaneità, quando si tratta di periodi abbraccianti
più migliaia d'i anni, corne sono i periodi del Quaternario? E
poi come essere sicuri che il Pleistocene inferiore dell'Africa,
corrisponda esattamente al Peistocene inferiore dell'Inghilterra
e di Pechino ο viceversa ? Le correlazioni cronologiche esatte fra
regioni cosi lontane sono presentemente impossibiii. Non sappia
mo dunque se i fossili umani degli strati più antichi siano esat
tamente contemporanei. Ma basta la differenza di qualche mil
lennio per spiegare la differenza e rendere possibile l'emigrazione.
Non c'è dunque nessun argomento positivo per concludere
a favore délia comparsa simultanea degli Uomini in più punti
délia Terra. La supposizione, generalmente ammessa, che l'Uma
nità, come ogni altra specie, ahbia avuto una « culla », un centro
di origine e di diffusione, sotto l'aspetto scientifico, non ha al
présente nessun argomento positivo in contrario.
Che in taie centro d'origine poi siano comparse più coppie
oppure una coppia sola, non è, a nostro modesto giudizio, un
problema, che si possa risolvere, almeno con ccrtezza, con le
risorse delle sole scienze naturali, perche, mai, a nostro avviso,
si potrà sapere dalla Paleontologia e dagli accertamenti délia
Biologia se agli inizi délia specie ci fu una sola coppia oppure
più d'una. Il problema dev'essere risolto per via diversa da quella
delle scienze naturali.

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362 V. MARCOZZI S.< I.

Avevamo finito di stendere il présente articolo, quando prendemmo vi


sione dell'interessante lavoro del P. J. C. Carles su « L'imité de l'espèce
humaine» (in Arch. de Philos, vol. XVII, 1948). Le conclusion! cui giunge
e gli argomenti che porta concordano sostanzialmente con le nostre conclu
sion! ed i nostri argomenti. Anch'egli fa rilevare, molto a proposito, contro
il poligenismo, quanto aile coppie d'origine (ologenismo), che esso avrebbe
una prova a favore, se si provasse· che contemporaneamente in più luoghi si
formarono più individui délia medesima specie. Ciô che la scienza non
prova. Donde la conclusione che le specie debbono aver avuto una «culla»,
ossia un centro d'origine. Ε fin qui siamo perfettamente d'accordo. Ma il
P. Caries, in forza del tnedesimo argomento, sembra concludere qualche
cosa di più, cioè che vi deve essere stata una sola coppia iniziale. Infatti, egli
conclude con l'Alimen che ogni specie si è formata a part ire da un indivi
duo ο da un'unica coppia (p. 96). Ora, a noi sembra che taie conclusione,
in forza dei soli argomenti scientifici, non sia sufficientemente giustificata.
infatti, corne escludere, coi soli argomenti naturalistici, che nell'unico centro
d'origine, si siano formate parecchie coppie anzichè una sola? Se le specie
ebbero origine per mutazione, è più probabile che gli individui mutanti fos
sero più di due anzichè soltanto due, e per di più un maschio ed una femmina.
La soluzione di taie dubbio· puô venire, a nostro avviso, soltanto per altra
via, cioè per via filosofica, ammettendo un'evoluzione finalistico-teistica, vo
luta da Dio precisamente perché giungesse alla formazione soltanto di uno
ο 'due individui, oppure per via religiosa. E' certo, in ogni caso, che le
scienze naturali alla dottrina deU'unica coppia non possono obiettare nessun
fatto positivo.

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P0LICENE5I ED EVOLUZIONE NELLE ORIGINI DELL'UOMO 363

Parte seconda

II problemci dell' evoluzione nelie origini dell' uomo

Più complessa è la questione evoluzionistica.


Tutte le razze umane viventi ed estinte si possono ricon
durre ad un unico ceppo. Ma questo ceppo corne si è originato?
Ha avuto esso connessioni genetiche coi viventi inferiori, op
pure è comparso indipendentemente, senza affondare le sue ra
dici nel mondo organico che l'ha preceduto?
Ecco il problema deU'evoluzione corne viene posto presente
mente in se de scientiiica. La questione concerne soltanto la parte
materiale deirUomo e non l'anima, giacchè questa, corne spiri
tuale, non puo venire dalla materia.

Atteggianiento degli scienziati d'uranzi al problema evoluzio


tnistico.

Non crediamo di esagerare affermando che al présente


quasi tutti i paleontologi e gli antropologi sono evoluzionisti.
« Presentemente — scrive I'Arambourg — il trasformismo
non si discute più ; esso è di f ronte agli innumerevoli Fatti rive
lati dalla Paleontologia il solo rnezzo logico di comprendere l'in
sieme del mondo animato e lo sviluppo délia vita sulla Terra;
ammesso per la maggioranza dei naturalisé, le controversie non
si riscontrano più che sul suo meccanismo e le sue cause » 37.
Taie è appunto la posizione tenu!a dagli scienziati convenuti a
Parigi dal 17 al 23 aprile 1947, per iniziativa del Centre Natio
nal de la Recherche Scientifique ç délia Rockfeîlers Foundation,
per discutere sull'evoluzione. Essi erano fra i più illustri spécial
mente del mondo franco-anglo-americano e si d'ichiarano tutti
concordi nell'ammettere il fatto deU'evoluzione, mentre dissenti
rono sul modo di spiegarlo 3S.

37 Aramboukg C., La- genèse de l'humanité, Paris, Presses Universi


taires· de France, 1943,
38 Teilhard de Chardin, Un colloque scientifique sud l'évolution, Etu

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364 ν. MARCOZZI S, 1.

Si deve tuttavia notare che non tutti assegnano al fatto del


l'evoluzione la medesima ampiezza, ossia la stessa portata. Per
molti l'evoluzione è quanto mai ampia, cioè dai non-viventi, ai
viventi inferioti, ai viventi superiori, all'Uomo ; per altri è limi
tât a entro confini che variano a seconda degli Autori. Lo stesso
Vialleton39, che passa, second» alcuni, per il martello degli
evoluzionisti, ammette, sembra, una certa evoluzione entro alme
no la famiglia sistematica 40.

des, Mai 1947; P. De Saint-Seine, Un colloque international de Paléonto


logie, 17-23 avril 1947.
39 ViALLETON L., Morphologie et Transformisme, in Le Transfor
misme par L. Cuenot, R, Dalbiez, etc. Paris, Vrin, 1927, pp. '119-122'.
40 La Sistematica. è quella parte délia Biologia che cerca di classifi
care gli organismi in base aile loro maggiori ο tninori affinità fisio-mor
fologiche.
Gli organismi che presentano le maggiori affinità fisio-morfologiche
(il maggior numéro di caratteri in comune), si comprendono nel gruppo
sistematico detto : rossa. Le razze affini formano un gruppo piu ampio :
la specie. Le speci affini, il genere. I generi affini, la famig'lial Le famiglie
affini, Yordine, Gli ordini affini, la classe. Le classi affini, il tipo. I tipi
affini, il régna.
Si distinguono anche gruppi intermedi che vengono chiamati : sotto
classi, sotto-famiglie, ecc.
I regni del mondo vivente sono due : l'animale e il vegetale. In ogni
regno si distinguono dunque diversi gruppi di comprensione diversa, che,
andando dai più comprensivi (minor numéro di caratteri comuni, maggior
numéro d'individui diversi) ai meno comprensivi (maggior numéro di ca
ratteri in comune, minor numéro di individui), sono :
Regno
tipo
classe
ordine

famiglia
genere
specie
razza

L'Uomo, corne gli Antropoidi, appartiene al regno animale, al tipo dei


Cordati, alla classe dei Mammiferi, all'ordine dei Primati. Le differenze
con gli Antropoidi, sotto l'aspetto puramente biologico (presciendendo dalle
manifestazioni superiori délia psiche) incorhinciano a notarsi nell'ambito
délia famiglia e, secondo alcuni, del genere; perciô l'Uomo appartiene alla

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POLIGENESI ED EVOI. UZIONE NELLE ORIGINI DELL TJOMO S65

Non è possibile trattare del problema d'elle origini umane,


prescindendo dal problema delle origini delle speeie in genere,
giacchè, sotto 1'aspetto puramente biologico, il genere umano ap
partiene al regno animale.

Argomenti dell'evtiluziowe.

Vediamo pertanto i principali argomenti che si adducono


in favore deirevoluzione, per farci un'idea délia loro consi
stenza e portata, vale a dire se è realmente avvenuta e entro
quali limiti.
Un primo argomento in favore deirevoluzione è quello del
Yassomiglianm morfologica degli organismi.
Se si tenta di classificare gli organismi in base alla loro
struttura ci si accorge che i passaggi fra le diverse forme sono
spesso assai graduali, quasi insensibili, tanto che, aile volte, si
rimane incerti se classificare un organismo in un gruppo oppure
nel suo vicino.
Questa somiglianza fu precisamente il fatto che colpi il La
marck, e gli suggeri l'id'ea di evoluzione, ossia di derivazione
genetica delle varie forme.
Essa tuttavia, specialmente in un primo tempo, fu esage
rata da alcuni. Ed è stato merito specialmente del Vialleton
di attirare l'attenzione anche sulle divergenze che passano fra
gruppo e gruppo, per cui, se è vero che fra alcuni gruppi le dif
ferenze sono graduali e quasi insensibili, è pur vero che, fra
altri gruppi, esse sono nette e profonde, per la presenza di orga
ni nuovi, di nuovi tipi di organizzazione, ecc. Taie netta sepa
razione si osserva fra i gruppi che potremmo definire « mag
giori », e che corrispondono ai « tipi » délia sistematica, mentre
fra i gruppi, che potremme chiamare « minori » (inferiori al
tipo), la gradazione è quasi sempre lenta e graduale. Lo stesso
Vialleton lo riconosce, e distingue « tipi di organizzazione » e
« tipi formali ο specifici » 41. I tipi di organizzazione, secondo

famiglia degli Orainidi e gli Antropoidi a quella degli Antropoidi. Le due


famiglie entrano nell'ordine dei Primati.
41 Vialleton L., L'origine des êtres, tihmnts (L'illusion transformiste),
Paris, Pion, 1929, p. 177 e sgg.

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300 V. MARCOZZI S. I.

il Vialleton, manifestant) dififerenze brusche e non si dispongono


gerarchicamente ; i tipi formali ο specifici mostrano diversità gra
dnali e si gerarchizzano. L'evoluzione, per i tipi di organizza
zione (maggiori), non sarebbe potuta avvenire, nel senso inteso
dai meccanicisti, mediante cambiamenti regolari e continui per
azione di forze chimico-fisiche, ma sarebbe potuta avvenire per
azione di forze iinalistiche. L'evoluzione fra i tipi f ormali ο spe
cifici (minori) si sarebbe,potuta compiere senza alcuna difficoltà.
Il Vialleton pero non cliiama questa trasformazione « evoluzio
ne », ma semplicemente « differenziazione » 42. Donde l'equivoco
da parte di alcuni fissisti esagerati che ritengono il Vialleton con
trario a ogni trasformazione di viventi. In realtà invece il Vial
leton nega la possibilité deU'evoluzionismo meccanicistico fra i
gruppi maggiori 43, ma non esclude la trasformazione fra i grup
pi minori.
La trasformazione, in base aile somiglianze grad'uali, sa
rebbe dunque possibile, secondo i naturalisti, almenô entro i
gruppi minori. Ma è essa reaiment e avvenuta? Somiglianza non
è parente!a. Corne provare che gli organismi si sono trasfor
mati, sia pure entro limiti inferiori alla classe? Le trasformazio
ni che al présente si osservano (mutazioni, adattamento all'am
biente) sono quasi trascurabili al confronto di quelle necessarie
per originare un nuovo ordine ο addirittura una nuova classe.
Si fa ricorso allora ad un certo numéro di « indizi », che,
pur non provando propriamente le trasfoqnazioni, le rendereb
bero almeno probabili. Ne accenniamo' alcuni.

***

In primo luogo, la presenza di organi omologhi, cioè di or


gani in gruppi di organi su ι " diversi ed affini che, conservando la
medesima conformazione anatomica, esplicano funzioni diverse.
Questi organi corrispondono ad un medesirno tipo architetto
nico e sono formati dai medesimi pezzi anatomici, ma moltissi
mo trasformati ed adattati a funzioni diverse. Taie fatto sem

42 Vialleton L., Morphologie et Transformisme, 1. c., 1927, pp. 119-122.


43 I gruppi maggiori per il Vialleton sono inferiori al tipo e alla classe.

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POLIGENESI ED EVOLUZIONE NELLE ORIGINI DELl'uOMO 367

bra trovare una spiegazione piu soddisfacente, se si ammette che


questi diversi organi si an ο derivati per trasformazione, anzichè
siano stati costruiti indipendentemente sul piano di un modello
idéale, esistente soltanto nella mente divina, giacchè, in tal caso,
non si vede perché non si sarebbe potuto ottenere la medesima
funzione con un numéro di elementi anatomici di verso nei di
versi casi e disposti in modo, forse,.più conveniente.
Ci spieghiamo maggiormente con due esempi, riportati l'uno
dal Darwin e l'altro dal Colosi.
« La mano dell'uomo, fatta per afîerrare, la zampa délia
talpa, atta a scavare la terra, la pinna del porco-marino e l'ala
del pipistrello sono costruiti sul medesimo modello e compren
dono ossa simili, situate nelle medesime posizioni relative. Per
ché ossa simili sono state formate per formare l'ala e la gamba
del pipistrello, giacchè queste ossa sono d'estinate ad usi cosi
diversi : il volo e la deambulazione? Se supponiamo un antenato
lontano, che si potrebbe chiamare l'archetipo di tutti i mammi
feri, di tutti gli uccelli, le cui membra avevano una forma gene
ralizzata, qualunque potesse essere la loro funzione, possiamo
comprendere la struttura omologa delFintera classe » 44.
L'apparato boccale delle forme più diverse di Insetti, quale
quello masticatore e lambente delle api, quello a forma di rostro
pungente delle cimici, quello succhiatore e pungente delle zan
zare, quello puramente succhiatore delle farfalle, ecc. è formata
sostanzialmente dai medesimi pezzi anatomici.
Ora, questo fatto — osservano gli evoluzionisti — riesce
difficilmente spiegabile, ammettendo l'origine ind'ipendente di
ciascuna specie, mentre appare comprensibilissimo, ritenendole
tutte discendenti da un unico ceppoi5.
I fissisti, al contrario, dicono:
« L'unica vera spiegazione è la seguente : il Creatore ha
voluto che gli esseri viventi, pur presentando un'immensa va
rietà, fossero organizazti in un piano generale unico e secondo

44 Darwin C, Le origini dette specie.


45 Colosi G., La dottrinu dell'evoluzione e le dottrine evohisiotvistiche,
Firenze, Le Monnier, 1945.
3 - « Gregorianum » - ΧΧΪΧ (1948) - vol. XXIX

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368 V. MAECOZZI S. I.

un certo numéro di forme ο tipi da Lui stesso fissati e chiusi


entro limrti ben definitiie. Ma a noi sembrq ehe questa spiega
zione, se vale corne ragione ultima di tutte le cose, non sia suf
ficiente a darci la ragione immédiate: délia presenza degli organi
omologhi cou le loro incongruenze e le loro violazioni del prin
cipio di economia, mentre la soluzione evoluzionistica tenta al
meno taie spiegazione.
La presenza degli organi omologhi puô rappresentare dun
que un indizio di una certa trasformazione. Ma vi sono ait ri
indizi : gli abbozzi embrionali.

***

Gli argomenti embriologici furono in un primo tempo esa


gerati ο addirittura falsati da qualche evoluzionista parziale.
Sono troppo note le mistificazioni dell'HAECKEL per soffermarci
su taie punto. Oggi la legge che egli avrebbe scoperto : « L'on
togenesi (lo sviluppo dell'iiuliv iduo) è la ricapitolazione délia
filogenesi (delle trasformazioni délia specic) », cosi corne egli
l'ha formulata, non è generalmente ammessa. Τuttavi a non v'ha
dubbio che, durante lo sviluppo di parecchi organismi, si for
mano organi ο abbozzi di organi che si spiegano maggiormente
in luce evoluzionistica (moderata) che in c|uella fissista.
Qualche esempio.
Gli Uccelli attuali non hanno denti : ma quelli del periodo
cretaceo li avevano. Presentemente, durante lo sviluppo di qual
che specie di ucello, per esempio, dei pappagalli e degli struzzi,
si formano abbozzi dentari che poi regrediscono. Non è sponta
neo pensare che tali abbozzi siano residui dei denti di un tempo?
Le balene sono Mammiferi privi di denti. In luogo dei denti
hanno fanoni; gli ornitorinchi non hanno affatto denti, ma un
luogo becco, corne gli uccelli ; i cavalli mancano degli incisivi, ecc.
Ebbene, in tutti questi animal; si osservano, durante lo sviiupop,
abbozzi d'i denti che poi scompaiono. Non sembra ragione vole

46 Ruffini Card, Ernesto, La teoria dell'evoluzicme seconda la sciensa


e la fe-de, Roma, Orbis catholicus, 1948, p. 44.

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POLIGENESI ΕΓ> EVOLUZIONË KELLE ORICINI DELL'UOMO 369

interpretarli corne ricordi di denti sviluppati completamente in


antenati più ο meno lontani?
I fissisti risolvono la difficoltà cosî : « Occorre ricordare
che nello sviluppo dei Mammiferi esistono le tracce di quattro
dentizioni, delle quali una ο due soltanto sono capaci di svilup
parsi, come si potrebbe quindi attribuire alla dentizione embrio
nale delle balene e deH'ornitorinco un vaîore filogenetico? »
Ma gli Uccelli non sono Mammiferi; e poi, anche nei Mam
miferi, perché quattro tentativi di dentizione per terminare alla
formazione di un becco nel caso dell'ornitorinca? Se si ammette
che un tempo questo animale abbia avuto i d'enti, qualche cosa
si comprende; se, invece, si ritiene che sia stato creato col becco,
corne vogliono i fissisti, i tentativi di denti appaiono del tutto
incomprensibili.
Ci sembra dunque che il dubbio degli evoluzionisti non sia
del tutto infondato.
Ma il caso dei denti embrionali non è l'unico. Esistono
altri fatti che, per confessione degli stessi fissisti, non sono fa
cilmente spiegabili in luce fissista.
Lasciamo stare cjuello delle branchie embrionali degli Anfibi
apodi che \'ivono nella terra umida, délia Salamandra atra e di
alcuni Anuri (Pipa, Nototrema), che potrebbero, forse, interpre
tarsi come organi necessari durante la vita nelFinterno délia
madré, e vediamone altri in cui la relazione col passato appare
più chiara.
L'orbettino, per esempio, è sprovvisto, nello stadio adulto,
di arti. Durante lo sviluppo, perô, présenta abbozzi di arti, che
poi regrediscono. Ora, i Rettili più antichi sono tutti forniti di
arti. Non viene spontaneo pensare che gli abbozzi di arti dell'or
bettino siano un ricordo atavico? Lo stesso eminentissimo Card.
Ruffini ammette che taie fatto è « difficile a spiegarsi », ma poi
soggiunge che « nulla si puo concludere in fa\'ore dell'evolu
zione » 48.
Ma esistono altri fatti.

47
Ruffini Card. Ernesto, Ibidem, p. 39.
4S Ruffini Card. Ernesto, Ibidem, pp. 40-41.

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370 V. MARCOZZI S. I.

Gli Insetti e gli Aracnidi, nello stadio adulto, sono sprov


visti di zampe nei segmenti deU'addome. Solo in alcuni Insetti
meno perfetti, gli Atterigoti, cosi chiamati perché privi di ali,
esistono arti assai imperfetti, dalla forma di lievissimi e sottili
moncherini. Ora, tanto negîi Insetti, corne nei Ragni, durante
lo sviluppo embrionale, si formano abbozzi di zampe addominali
che poi scompaiono.
Si aggiuna che tali abbozzi di zampe addominali, corne le
zampe imperfette degli Atterigoti, corrispondono aile zampe ad
dominali perfettamente sviluppate dei Crostacei e dei Miriapodi
appartenenti, con gli Insetti e gli Aracnidi, al tipo degli Artro
podi. Non è giustificabile il sospetto che gli abbozzi embrionali
delle zampe addominali degli Insetti e degli Aracnidi siano ri
cordi di uno stadio primitivo in cui le zampe erano completa
mente sviluppate?
***

Anche alcuni organi cosiddetti « rudimentali » giustificano


taie sospetto.
Lasciando andare anche qui le esagerazioni di certi evolu
zionisti tipo Wiendersheim che vedeva organi rudimentali dap
pertutto e contava soltanto nell'Uomo fino a 107 organi non piu
funzionanti ο quasi, ci sembra non d'el tutto ingiustificata la sup
posizione che alcuni organi siano, al présente, realmente allo
stato di rudimento e che un tempo fossero più sviluppati e fun
zionanti.
Si annoverano ira questi organi : gli stiletti delle zampe dei
cavallo, le ossa degli arti posteriori dei cetacei, gli occhi délia
talpa ed altri.
Ecco corne taie supposizione viene giustificata e si rende
piu comprensibile di altre.
I cavalli attuali appoggiano a terra con un solo dito e pre
sentano sviluppate soltanto le ossa di questo,
Eppure, a franco dei dito sviluppato si trovano dei monche
rini di ossa che servono si all'inserzione di muscoli, ma di cui
non si comprende completamente il significato, se non li si in
terpréta corne resti (rud'imenti) di dita un tempo completamente

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POLIGENESI EI> EVOLUZIONE NELLE ΟΚΙΓ,ΙΝΙ DELl/VOMO 371

sviluppate. L'ipotesi prende fondamento anche dal fatto che, un


tempo, prima délia comparsa degli odierni cavalli, esistevano ani
mali, assai simili agli equidi moderni, ma con le dita più svi
luppate ο addirittura completamente sviluppate.
Anche le ossa degli arti posteriori dei Cetacei acquistano
maggior senso, se li si considerano rudimentali.
E' noto che i Cetacei sono privi di zarnpe posteriori; tut
tavia, completamente immerse nella carne, esistono le ossa in
complète degli arti e del bacino. Nella balenottera anzi si osser
va perfitno il dito rned'io con le tre falangi. Si aggiunga che negli
embrioni di tali animali si notano abbozzi di arti che sporgono
verso l'esterno, ma che poi regrediscono. Non è abbastanza na
turale considerare tali elementi corne residui di organi un tempo
più sviluppati, tanto più che la Paleontologia, corne vedremo, ci
mostra in periodi antichi altri Cetacei con bacino più sviluppato
di quello degli attuali, benchè non sviluppato completamente?
Analoghe considerazioni potrebbero farsi per l'occhio délia
talpa.
***

A considerazioni del genere conducono pure alcuni accerta


menti délia Biogeografia. La distribuzione délia flora e délia
fauna nelle isole oceanîche présenta differenze tali ira di esse e
con la flora e la fauna dei continenti vicini che non sembrano
spiegarsi, se non ammettendo una certa trasformazione degli
organismi.
Eccone i motivi.
In moite isole oceanîche si trovano soltanto quegli organi
smi che possono giungervi dal continente mediante mezzi pro
pri (volo, nuoto), oppure trasportati dalle acque. Si tratta dun
que di specie giunte colà dal continente ο dalle isole vicine e non
create in situ. Orbene, tali specie non sono uguali a quelle del
continente, ma presentano modificazioni più ο meno profonde
fino a cambiare, non soltanto specie, ma genere e famiglia. Non
tutte sono cosi modificate, bensi un certo numéro che varia da
isola a isola.
Viene spontaneo pensare che la modificazione sia avvenuta

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272 V. MAKCOZZI κ, I.

in seguito all'isolamento. Se questo è vero, quanto niaggiore è


l'isolamento, tanto maggiore dovrebbe essere la trasformazio
ne. Perciô, le isole più distanti dal continente dovrebbero pre
sentare trasformazioni maggiori di quelle più vicine. Ed è pre
cisamente ciô che si osserva.
Secondo osservazioni di Hesse e Doflein 49, le isole Az
zorre e Bermude, che sono m en ο lontane dai continenti dell'isola
di Sant'Elena, presentano un minor numéro di specie diverse
di quello che présent i quest'ultima isola. Cosi le isole Hawai, an
cora più lontane dai continenti, hanno un numéro ancora mag
giore di specie difïerenziate e più profondamente. Non è natu
rale pensare che taie differenziazione sia l'effetto di una trasfor
mazione delle specie continentali quivi giunte, piuttosto che i!
termine di tante creazioni distinte quante sono le isole? Ma,
ammessa taie trasformazione, si deve supporre un'evoluzione
oltre la specie sistematica, fino al genere e aU'ordine.
Questa conclusione viene ammessa dagli stessi fissisti, se
l'Em. Card. Ruffini dice « è vero che dalla Biogeografia puô
trarsi qualche argomento in favore delFevoluzione » 50. Se non
che lo stesso Em.mo Autore aggiunge : « E' anche vero che essa
ne fornisce di contrari » 51. E quali?
Il fatto che certe isole maggiori, corne l'Australia e il Ma
dagascar, mostrano si una fauna particolare, ma ristretta a for
me inferiori. Questo, sarebbe secondo i fissisti, una prova contro
l'evoluzione. Ma a noi non sembra che essa sia proprio una prova
contro l'evoluzione in genere, bensi, se mai, contro un'evoluzione
illimitata.
Consideriamo fesempio dell'Australia. L'Australia è un
continente isolato dagli altri. Si ammette che la separazione sia
avvenuta in epoche geologiche, quando ancora non c'erano i
mammiferi placentali. La fauna di quest'isola consta degli ani
mali inferiori ai mammiferi placentali fino ai marsupial). Que
sti, a dififerenza dei marsupial) degli altri continent), sono difife

49 Hesse-Doflein^ Tierbau und Tierlebet% Jena, 1935.


50 Ruffini Card. Ernesto, Ibidem, p. 52.
51 Ibidem, p. 52.

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POLIGENESI ED EVOLUZIONE NF.U.F, OKIGINI DELL·'UOMO 373

renziati in molti modi si da adattarsi ad ogni genere di vita :


acquatica, aerea, terrestre, sotterranea. Le differenziazioni sono
noteveli, ma rimangono: sempre entro i limiti deU'ordine dei
marsupiali. Che ne segue con questo? Che la trasformazione
anche in questo caso sarebbe avvenuta, benchè non cosi pro
fonde da produrre nuovi « tipi » e « classi » animali, bensi soltan
to specie, generi e famiglie, esattamente come nel caso delle pic
cole isole oceaniche. Si tratterebbe dunque anche qui di una tra
sformazione notevole, ma non illimitata. La Biogeografia pertan
to sembrerebbe deporre a favore di una certa evoluzione (o tra
sformazione).
***

Ma dove la teoria trasformista trova appoggi più numerosi


è nella Paleontologia.
Gli organismi viventi sono oggi divisi in gruppi, fra i quali
spesso, come abbiamo visto, non si osservano passaggi. Se le
cose fossero sempre state cosi, fra questi gruppi non sarebbe
potuto avvenire la trasformazione. Orbene, la Paleontologia ha
mostrato molti casi in cui le differenze, col risalire dei millenni,
si attenuano grandemente, se non scompaiono del tutto. Cosi,
per esempio, oggi esistono soluzioni di continuità fra Pesci e
Anfibi, fra Anfibi e Rettili, fra Rettili ed Uccelli, fra Rettili e
Mammiferi e fra Antropoidi e Uomo. Ora, la Paleontologia ha
messo in luce alcune forme che, sotto l'aspetto morfologico, pos
sono considerarsi veramente intermedie ed altre che diminui
scono notevolmente la distanza.
Infatti, fra Pesci ed Anfibi si sono trovate, nell'èra paleo
zoica, alcune forme di Anfibi antichissimi, gli Ictiostegidi, che,
per la struttura del cranio, si avvicinano considerevolmente a
Pesci antiehi, i Crossopterigi.
Anche fra gli Anfibi e i Rettili le differenze divengono me
no précisé, se si considerano alcune forme estinte nell'èra pri
maria : i Cotilosauri.
Questi, come i grandi Anfibi Stegocefali, loro contempora
nei, hanno le ossa saldate e forate soltanto dalle aperture per le
orbite, le narici e un largo orificio per l'organo pineale. Le mem

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374 ν· marcozzi s. ι.

bra sono poco allungate e disposte orizzontalmente (corne negli


Anfibi). Abitavano più spesso luoghi) acquatici. I tipi più antichi
risalgono al Carbonifero; gli ultimi al Trias. Fra i Cotilosauri
si avvicinano maggiormente agli Anfibi Stegocefali i Seymouria
del Permiano del Texas. Questi hanno il cranio a volta com
pléta, intagliato nella regione temporale, corne gli Stegocefali.
La mandibola offre una complicazione comparabile a quella de
gli Stegocefali. Analoghe disposizioni si osservano nel palato.
Parimenti le differenze morfologiche fra Rettili e Mammi
feri, oggi cosi précisé, si attenuano, se si considerano alcune for
me rettiliane dell'èra paleozoica e mesozoica. Qtieste, per i Ret
tili, si osserverebbero nei Teriodonti e più particolarmente negli
Ictid'osauri, appartenenti al gruppo dei Teromorfi, rinvenuti nel
l'Africa Australe, e, per i Mammiferi, nei Multitubercolati, pre
senti fin dall'inizio del Mesozoico. I Teriodonti, pur essendo Ret
tili, presentano, come i Mammiferi, la dentizione differenziata
in incisivi, canini e molari, un palato secondario, formata da un
tetto osseo che chiude al di sopra i due condotti naso-faringei,
uno sviluppo maggiore dell'osso dentale, accompagnato dalla pro
gressiva riduzione delle altre ossa délia mandibola. Alcuni di
questi Rettili hanno duplice dentizione : decidua e permanente.
Incominciano nel periodo Permiano e finiscono nel Trias.
Anche fra Rettili ed Uccelli, VA rchacoptcryx, pur essendo
un uccello, diminuisce la distanza che sépara presentemente que
sti gruppi.
Infatti, YArchaeopteryx ha dei Rettili la coda lunga con
vertebre, i denti, l'iride a diaframma. Non è un autentico anello
di congiunzione, corne vogliono alcuni evoluzionisti entusiasti,
ma è un uccello più vicino ai Rettili che gli Uccelli attuali.
Ora, questo rinvenimento, accanto agli altri sopra accennati,
puù legittimare qualche sospetto.
AU'indizio a favore deU'evoluzione delle forme quasi inter
medie, si deve aggiungere quello delle forme sintetichc, e quello
delle serie ortogenetîche. L'indizio delle forme sintetiche consi
ste in questo. La Paleontologia ha rivelato delle forme, come il
Ρhenacodus, per es., che compendiano in se caratteri che si tro
vano dispersi in gruppi di animali diversi e dai quali morfologi

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POLIGENESI ED EVOLUZIONE NELLE ORICINI DELL UOMQ 375

camente non sarebbe impossibile far derivare tali forme. Le sé


rié ortogenetiche, invece, consistono in serie di animali distri
buiti nel tempo che presentano grad'uali modificazioni in un de
terminato senso. Oggi le serie ortogenetiche sono abbastanza
numerose. C'è la serie degli Equidi, dei Sirenidi, dei Rinoceronti,
dei Titanoteri, dei Protoceratidi, dei Cetacei ed altre.
Su afcune di queste serie esistono dubbi nel senso che real
mente tutte le forme si siano esattamente succedute nel tempo
eome sono disposte dai Paleontologi. Che, se cosi fosse, esse
avrebbero una forza notevole in favore délia trasformazione dei
viventi, giacchè d'elle due possibilità : la successione di forme si
mili di poco variate senza nessuna relazione genetica fra loro,
perché create indipendentemente le une dalle altre, e la deriva
zione genetica; sotto l'aspetto scientifico e razionale, è da pre
ferirsi questa.
Tuttavia, nel complesso, si puo ritenere che le serie corri
spondono ad autentiche successioni cronologiche. Il dubbio potrà
sussistere in qualche caso e per alcuni passaggi, ma respingere
tutte le successioni in blocco, ci sembra non sia possibile. Il
Kiilin, che pure è contrario aU'evoluzione, dà aile serie ortogene
tiche. un alto grado di verosimiglianza 52.

***

Pertanto, tenendo conto dei fatti esposti délia morfologia,


dell'embriologia, degli organi cosiddetti « rudimentali », delle
forme « quasi intermedie », rinvenute dalla Paleontologia, d'elle
forme sintetiche e delle serie ortogenetiche, si ha l'impressione
che una certa trasformazione dei viventi sia avvenuta. Taie im
pressione prende anche maggior consistenza se si considéra
l'enorme lasso di tempo trascorso dall'apparire dei primi orga
nismi all'Uomo : (un miliardo e mezzo circa di anni) e alla cir
costanza che l'apparizione dei viventi, nelle grandi linee, è avve
nuta nell'ordine dagli organismi inferiori ai superiori.
Ma quale ampiezza puo aver avuto taie trasformazione?
Se si tien conto anche d'i un certo numéro di fatti su cui

Kàlin J., 1. c., 1947.

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376 V. MARCOZZI S. I.

fanno forza i nssisti per ηégaré ognï evoluzione, sembra che taie
trasformazione alio stato attuale délia scienza, non abbia var
cato il « tipo » sistematico e non abbia avuto la medesima am
piezza per lutte le forme di organismi. Per alcune infatti sareb
be stata assai limitata : per es. per le forme che da ternpi remo
tissimi si sono conservât i uguali (Lingula, Lingulella, Crania,
Scorpioni, Nautili, ecc.), per altre l'evoluzione sarebbe stata mol
to più ampia (per es. i casi sopra considérât!), e, in qualche easo,
essa avrebbe varcato addirittura la classe, conte, per es., nell'am
bito, forse, dei Vertebrali. %
L'evoluzione, dunque, oltre il « tipo » presentemente, stando
ai soli dati di fatto, non avrebbe, almeno a nostro modesto giu
dizio, nessun indizio positivo. Taie evoluzione, per il momento,
è soltanto un postulato délia mentalità trasformista che corri
sponde perô, diciamolo pure, spesso, alla mentalità naturalistica.
Ma, a m m es sa la probabilità scientifica di trasformazioni
dell'ampiezza sopraindicata, anche non eccedente il « tijto » o, se
si vuole, la « classe » sistematica, il problema delle origini del
corpo uraano per evoluzione, sotto l'aspetto scientifico, è posto.
Infatti l'Uomo e gli Antropoidi sono compresi, sotto l'aspet
to iïsio-iιtorfologîco, non soltanto nelFambito del « tipo » siste
matico (Cordati), ma in quello del « sotto-tipo » (Vertebrati),
délia « classe » (Mammiferi) e deH'« ordine » (Primati) e inco
minciano a distinguersi soltanto al Ivvello delle dififerenze che ca
ratterizzano la famiglia, se non addirittura, corne vogliono al
cuni, a quelle del genere 53.

î'îi

Conviene accennare dapprima aile -principali affinità fisio


morfologiche fra Uomo ed Antropoidi ; e poi aile più important!
dififerenze.

53 Ci teniamo a far rilevare ancora una volta che taie classificazione


è fatta soltanto in base ai caratteri fisio-morfologici, gjacchè per quelli
superiori délia psiche (intelligenza, libéra volontà), l'Uomo si disticca da
ogni altro vivente sensibile, non soltanto corne un « regno » a sè, ma corne
un « raondo » indipendente.

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- POLIGENESI ED EVOT.UZIONE KI-XI.K OKIGINI DELL ISftlQ 377

Le principal! affinità hsio-morfologiche sono : Grande so


migiianza degli apparati più grandi : digestivo, circolatorio, re
spiratorio. Gli stessi visceri, gli stessi muscoli, gli stessi elementi
ossei; la stessa formula dentaria; la stessa costituzione delle pa
pille linguali. Sistema nervoso abbastanza vicino, con sviluppo
maggiore del neo-pallium (parte del cervello per l'attività visua
-le, auditiva, tattile), atrofia del rincefalo, ecc.
Simili gruppi sanguigni, per cui è possibile la trasfusione
del sangue. Medesimo ricambio delle protéine, delle purine, ecc.
Vita sessuale « permanente », ciclo mestruale e durata délia
gestazione quasi uguale 5\ Ugiiaglianza di comportamento alla
sensazione d'i particolari sostanze.
Gli Uomini, quanto alla sensibilità per la fenil-tio-carbam
mina si dividono in due gruppi : « sensitivi » e « nonsensitivi ».
I primi sono presenti nel 70-75%, i secondi nel 30-35%. Osser
vazioni fatte sugli Antropoidi hanno mostrato che si comporta
no, rispetto a questa sostanza, esattamente alla stessa maniera e
nella medesima percentuale 55.
Tutti questi accertamenti anatomici e bsiologici, mostrano
che Uomo e Antropoidi, sotto l'aspetto sistematico, sono organi
smi molto affini.
Esistono tuttavia anche sensibili différence, per cui, anche
ammessa la teoria deU'evoluzione, non è possibile far derivare
direttamente il corpo umano da nessuno degli Antropoidi vi
vent! (Gorilla, Scimpanzè, Orango e Gibbone) se.
Accenniamo ad alcune fra le principali dififerenze che clistin
guono questi Primati dairUomo.
Gli Uomini hanno la stazione eretta e presentano, conse
guentemente, un insieme di disposizioni anatomiche e strutturali
che la rende possibile. Le scimmie, al contrario, hanno l'incedere
semicurvo. La mano deirUomo ha una forma generalizzata che

54 Zuckermann Functional Af'fimties of Mmi, Monkeys a\nd Apes,


Ivegan Trench et Trubner, London, 1033.
55 Vallois H. V., La signification des groupes Sppgums et la sensibi
lité gwstative .chez les Anthropoides, L'Anthropologie, 50, 1941.
56 II Gibbone più spesvso viene classificato separatamente dalle altre
scimmie antropoidee.

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37$ V. MARCOZZI S. I.

serve a tutti gli scopi. La mano delie scimmie présenta una for
ma specializzata, a seconda del genere. Il piede dell'Uomo ha
una struttura che gli permette di sostenere la persona eretta e
di incedere camminando; il piede delle scimmie è un piede-arti
glio ο più propriamente una mano che serve per arrampicarsi.
Notevoli diversità esistono in tutte le altre parti dell'orga
nismo, specialmente nel sistema nervoso che appaiono anche
dalla forma del cranio.
Il cranio dell'Uomo ha la parte cerebrale molto più svi
luppata délia parte facciale; il contrario avviene nelle scimmie.
La capacità cranica média degli Uomini è di 1.400 cmc. ;
quella massima delle scimmie è di 620 cmc.
La front e degli Uomini è bene sviluppata, e si eleva con
siderevolmente al di sopra delle orbite; la front e delle scimmie
è sfuggente e rimane nascosta dietro gli archi orbitali. Questi,
nelle scimmie, sono enormemente sviluppati, si da costituire una
specie di visiera ( torus .supraorbitalis) ; nell'Uomo invece questa
particolarità è poco fréquente e meno sviluppata.
Differenze sensibili si notano anche nella dentizione.
Nelle scimmie, i denti anteriori hanno corone taglienti e gli
incisivi, i canini e i premolari inferiori sono molto sviluppati,
rappresentando in questi animali sia un mezzo di offesa sia
un apparato per la nutrizione. Tutta la morfologia dell'arcata
dentaria e délia faccia è in relazione con la morfologia dell'ap
parato dentario : la faccia è proiettata aU'innanzi a guisa di mu
so ed è sempre più sviluppata neU'adulto ; le branche dell'arcata
dentaria sono parallèle, conferendo a quest'ultima la forma di
un U.
Nell'Uomo, al contrario, la parte tagliente délia dentizione
è ridotta a vantaggio délia parte bugnata; questa riduzione in
fluisce sia sul volume, sia sul numéro degli elementi taglienti.
Gli incisivi e i canini sono piccali, e questi ultimi non formano
più una specie di uncino ; i premolari e il primo premolare infe
riore, che in tutte le scimmie hanno la forma di un rasoio ta
gliente, presentano la corona con tubercoli. Contemporaneamente
a questa « molarizzazione » dei denti, si ha un accorciamento
délia faccia e délia mascella; le branche dell'arco dentario di

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POLIGENESI ED EVOLUZIONF. NELLE ORICINI DELL/UOMO 379

vengono divergenti, dando a questo, per lo più, una forma pa


rabolica caratteristica. Tali differenze strutturali fra la denta
tura umana e quella delie scimmie è présenté anche negli indi
vidui giovani, nei quali il primo premolare deciduo inferiore ha
una sola cuspide tagliente nelle scimmie ; è policuspid'e e tuber
colare negli Uomini.
Si dànno pero indizi anatomici ed embriologici che insinua
no il sospetto che tali difïerenze un tempo non esistessero.
Per esempio, l'Uomo presentemente ha i muscoli motori
deU'orccchio che non servono. Sorge il sospetto che un tempo
fossero più sviluppati. Le ossa del corpo nell'Uomo sono 4 (ecce
zionalmente 5). In alcuni Antropoidi sono 5. Ma ecco che, du
rante lo sviluppo, l'Uomo mostra un osso del carpo in più, corne
negli Antropoidi, che poi scompare, fondendosi con l'osso vici
no. Sono lievi indizi che uniti ad altri rendono non del tutto
ingiustificato il sospetto che l'organismo umano un tempo avesse
una forma più simile a quella di organismi inferiori.
E' importante conoscere che cosa dica la Paleoantropologia
a questo proposito.
***

Le scoperte già relativamente numerose di fossili umani,


moltiplicatesi dal tempo del rinvenimento délia calotta di Nean
d'ertal (1856) ad oggi, che ammontano a qualche centinaio, e i
reperti, meno numerosi, di Antropoidi fossili, hanno messo in
evidenza, non soltanto che un tempo sono esistiti Uomini dalle
forme più scimmiesche di quelle delle razze attuali, ma addirit
tura forme di organismi, che, dal solo esame morfologico, risul
tano realmente intermedie ο quasi fra il grupo umano e il grup
po antropond'eo 57.

57 Presentemente possediamo circa 150 individui urnani e preumani (?)


fossili del Paleolitico medio e inferiore, cosi distribuiti :
70 Neandertaliani ;
i5 Intermedi fra Neandertaliani e forme attuali ;
SO al limite ο quasi fra gli Antropoidi e l'Uomo (7 Pitecantropi e 40
Sinantropi).
I fossili umani di forme attuali sono molti. Quasi tutti si trovano
nei periodi più recenti. Il Salmon già nel 1896 ne numerava 688 per il
solo Neolitico.

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3§0 V. MARCOZZI S, I.

Appartengono a questi tipi i Sinantropi ed i Pitecantropi,


mentre si devono considerare forme nettamente umane, benchè
assai più scimmiesche delle attuali, i Neandertaliani.
Il Sinantropo non è semplicemente un uomo « dal notevole
sviluppo délia visiera sopraorl>itale e dalla mancanza di mento »,
nia un essere morfologicamente assai simile agli Antropoidi.
La sua capacità non varia da 1050 cmc. 58 a 1200 cmc., ma da
915 cmc. a 1200 cmc. Dunque è assai bassa. Si pensi che la mé
dia attuale è 1400 cmc. !
I caratteri morfologici del suo scheletro, sufficientemente
note, giacchè al présente possediamo i resti, più ο meno incom
pleti, di 40 individui, présenta un insieme di note umane e scim
miesche da non lasciare perfettamente tranquilli sul posto da
assegnargli nella classificazione e cioè se collocarlo col gruppo
degli Antropoidi, quale scimmia grandemente perfezionata, op
pure nella famiglia umana, corne uomo enormemente scimmie
sco. Taie incertezza appare precisamente anche dal giudizio dato
dagli antropologi. Il Dubois 59 lo classifica con VUomo sapiens,
benchè, più primitive, Ouasi tutti gli Antropologi lo pongono
fra gli Ominidi, ma al limite infimo che confina con gli Antro
poidi, e ne fanno una specie ο addirittura un genere diverso
dall'Homo sapiens. Cosi il Black (1931, 1933), il P. Teilhard
de Chardin (1931), il Breuil (1932), il Weidenreich (1931,
1937), I'Oppenoorth (1932), il Battaglia (1933), il Kappers
(1933), il Broom (1934), il Gieseler (1936), il Weinert
(1938, 1939), il Sergi S. (1938, 1939, 1940), il Mollison
(1933), il Keith (1931) °°, il Kàlin (1945), il Bonarelli
(1946).
Finalmente il Boule ,n con gli Autori d'i « Anthropologie »
lo pongono fra i Preominidi, vale a dire fra organismi assai vi

58 Ruffini Card. Ernesto, Ibidem, p. 134.


59 Dubois Ε., Racial identity of Homo soloensis Oppmoorth (inchtding
Homo modjokertensis von Koenigsvjald) and SitMnthropus pekincnsis
D. Black. Proceedings Akad. Wetensch. Amsterdam, 39, 1936.
60 P,er la bibliografia cfr. il nostro lavoro «77 Sinanthropus pekinensis
D. Black, Osservasioni antropologiche, Atti del Reale Istituto Veneto di
Scienze, Lettere, ecc. 34, 1944-45.
61 Boule M., Le Sinanthrope, L'Anthropologie, 47, 1937.

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POLI GENE SI ED EVOLUZIONE NELLE ORIGINI DELL UOMO 381

cini al gruppo uma.no, ma non ancora uomini, perché non sareb


bero stati in possesso delle facoltà essenzialmente umane : l'in
telligenza e la libertà.
Ecco che cosa scrive il Boule : « E' évidente che, tanto per
il volume del loro cervello che per quello che noi sappiamo délia
struttura anatomica del loro cranio, il Sinantropo e suo fratello
il Pitecantropo s'intercalano nella serie dei Primati superiori,
tra le scimmie antropomorfe e l'uomo... Noi saremmo cosi in
presenza di esseri rnolto superiori a tutte le Antropomorfe at
tuali, avvicinandosi, per cio stesso agli Uomini, di cui tuttavia
non han.no ancora acquistato tutti i caratteri anatomici e intel
lettuali. Il 'termine « Preominide » — egli continua — mi sem
bra riassumere meglio lo stato zoologico del piccolo gruppo che
stiamo studiando » ®2.
Délia medesima opinione sono il Vaufrey®3 e il von Koe
NIGSWALD64.

Noi abbiamo voluto intraprendere uno studio particolareg


giato sul fossile di Pechino, mettend'olo a confronto col maggior
numéro di Antropoidi che ci è stato possibile trovare, con gli
Uomini primitivi attuali e fossili e con gli Uomini modérai °5.
A taie scopo abbiamo controllato il materiale antropologico
di Cjuasi tutti i musei d'Italia (Padova, Milano, Pavia, Genova,
Firenze, Bologna, Pisa, Roma). I caratteri morfologici del Si
nantropo da noi presi in considerazione furono 120,, i quali ven
nero divisi in caratteri « tipicamente umani », « tipicamente an
tropoidei », « caratteri al limite fra umani e antropoidei » e final
mente « caratteri propri al solo Sinantropo ». Dal nostro studio
è risultato che il 50% circa dei caratteri osservati sarebbero
primitivi e intermedi, 36 % umani, 8 % pitecoidi e 6% propri.

62 Boule, M., Ibidem, pp. 21-22.


63 Passim in l'Anthropologie, 42, 1932; 44, 1934; 45, 1945; 48, 1938;
48, 1938·
64 Koenigswald G. H. R. v., Anthropotogkal and Historical studies
rehating ίο the eartiest ez'idence of M ait. Carnegie Institution of Washington
Sear Book, 38, 1938-1939.
65 Mabcozzi V., Il Simenihropifs pekinensit, Οsservasiom antropologi
cha, 1. c., 1944-45.

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382 V. ΜΛί'-COZZI S. I.

Donde la conclusione, tenendo conto, oltre che délia percen


tuale dei caratteri di varia natura, deU'importanza funzionale
dei medesimi, che il Sinantropo sarebbe « un Ominide di tipo
assai primitivo, al limite infimo deH'umanità. Nessuna razza
attuale, per quanto primitiva, présenta un numéro cosà elevato
di caratteri più propri degli Antropoid'i che dell'Uomo (carat
teri primitivi) e di caratteri intermedi, corne questo remoto abi
tante délia Cina orientale » 6δ.
A questa conclusione, che corrisponde sostanzialmente a
quella deU'illustre anatomico Weidenreich δΤ, ha aderito anche
il direttore deH'« Anthropologie », H. V. Vallois, il quale nella
sua benevola recensione al nostro lavoro conclude : « Possiamo
sottoscrivere alla conclusione deU'autore » δ3.
Percio crediamo che non si possa dire semplicemente : « Il
Sinantropo è un Uomo dal torus supraorbitalis molto sviluppato
e senza mento », ma piuttosto : « E' morfologicamente al limite
con la famiglia antropoidea ».
Ancora più scimmiesco è il Pitecantropo. Un tempo si co
nosceva di questo essere enigmatico soltanto una calotta. Oggi
siamo in possesso di 4 calotte, di mandibole incomplète e di
parecchi denti09. A prescindere dai dubbi che possono sorgere
sull'appartenenza ο meno al medesimo individuo dei diversi pez
zi (mandibola, femore, ecc.) e, considerando le sole calotte, non
v'ha dubbio che il Pitecantropo è morfologicamente intermedio
ira il gruppa umano e il gruppo scimmiesco.
La capacità cranica è intermedia : oscilla d'à 750 cmc. a
1000 cmc. Il massimo degli Antropoidi è 620 cmc.; la média
degli Uomini, corne abbiamo detto, è 1400 cmc. La fronte è
enormemente sfuggente; le inserzioni muscolari fortissime. Le
creste sopramastoidee sono appena separate dalle creste occipi

66 Marcozzi V., Ibidem, p. 608.


ίτ Per l'abbondante bibliografia cfr. il nostro lavoro sopra citato.
«s Vallois H. V., L'Anthropologie, 52, 1948.
69 Cfr. sull'argomento Leonardt P., Note paleontoloigiche std Pitecan
tropo. Comment. Pont. Acad. Scient. 7, 1943 e Wf.idenreicb. F., The skull
of Sinanthropus pekinensis. A comparative study on a Prhnative Hominid
skull. Lancaster Press^ 1943.

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POLIGENESI ED EVOLUZIONE NULLE ORIGINI DELL'UOMO 383

tali. (negli Antropoidi non sono separate; negli Uomini lo sono


molto). Manca ο quasi l'apofisi mastoidea (come negli Antro
poidi) ; c'è in un esemplare il diastema. D'altra parte il Pitecan
tropo ha anche caratteri umani : le linee temporali sono abba
stanza distanziate, la fossa glenoidea è profonda, la posizione
del processo zigomatîco è umana, ecc. Gli Autori sono perples
si. Alcuni lo classificano fra le scimmie vicinissime all'Uomo
(Birkner, Boule, Obermajer, Ranke, Sergi G., Sergi S.,
Woodward, ecc.) ; altri, fra gli Uomini vicinissimi aile
scimmie (Ajdloff, Battaglia, Giuffrxda-Ruggeri, Keith,
Koenigswald, Leonardi, Martin, Osborn, Weidenreich,
Weinert, ecc.); altri ne vedono l'autentico anello di congiun
zione (Hrdlicka, Klaatsch, Verneau, Ziegler, ecc.); final
mente qualcuno ha cambiato parère più volte, corne accadde al
Dubois.

Cio dimostra ancora una volta che il fossile, sotto l'aspetto


morfologico, è realmente al limite ο quasi fra gli Uomini e gli
Antropoidi.
Alquanto più evoluti, ma ancora molto scimmieschi, sono
pure l'Africantropo e l'Uomo di Ngandong.

***

A questi rinvenimenti délia Paleoantropologia, si sono ag


giunte, in questi ultimi anni, alcune scimmie fossili che, pur non
lasciando dubbi sulla loro natura pitecoide (almeno a nostro
giudizio), presentano un certo numéro di caratteri più umani di
quelli corrispondenti delle scimmie attuali. Queste scimmie fu
rono trovate nell'Africa Australe, e sono note col nome di
Australopitecidi ( Australopithecus, Paranthrοpus, Plesianthro
pus). Si conserva di esse alcuni crani più ο meno completi, man
dibole, denti, frammenti di ossa lunghe e astragoli70.

70 Broom R., passim in Nature, 138, 1936; 139, 1937; 141, 142, 1938;
147, 1941 ; Broom and Schepers, The South Africain Fos.nl Ape Mm, The
'Austmlofithecinae, Transvaal Muséum, Pretoria, 1946; idem, in Nature,
May 17, 1947; Juni 14, 28, 1947; August 2, 1947 ; September 27, 1947;
Abel W,, Kritische UntersucJmngm ubevi Australopithecus Africxmus Dort,
Morph. Jahr., 65, 1931.

« Gregorianum » - XXIX (1948) - vol. XXIX

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384 ν· MARCOZZI S. I.

Si avvicinano agli Uomini specialmente per i caratteri d'ella


dentizione (assenza ο quasi di diastema, canino piccolo) e, sem
bra, per la stazione eretta.
Questi rinvenimenti insinuano il sospetto che il corpo del
l'Uomo si connetta fisicarnente con organismi che l'hanno pre
ceduto. D'altra parte, c'è una diffîcoltà, su cui fanno forza gli
antievoluzionisti, la quale sembra escludere l'evoluzione. Taie
diffîcoltà consiste nel rinvenimento di forme umane simili aile
attuali, contemporanee ο forse anteriori aile umano-scimmiesche.
Se il fatto è certo, non v'ha dubbio che l'ipotesi evoluzionista
crolla. Ed è questo appunto che hanno preteso di dimostrare
recentemente alcuni Autori (Koppers, Lahovary). Ma è dove
roso confessare che il fatto, allo stato attuale delle ricerche,
non è affatto sicuro 71.

71 II Koppers («La religione dell'Uomo Primitive », Milano, Vita e


Pensiero, 1947) e soprattutto il Lahovary, in un ' recente articolo apparso in
« Anthropos » (n. 41-44, 1946-49), hanno creduto di demolire ogni forma
di evoluzionismo, fondandosi su una presunta compléta opposizione fra
uccessione morfologica e successione cronologica dei fossili umani.
Ecco il ragionamento di tali AA. Se l'evoluzione, quanto al corpo del
l'Uomo, è avvenuta, si dovrebbe trovare una successione di fossili umam
che va dai più scimmieschi (Pitecantropi) attraverso i meno scimmieschi
e più simili agli Uomini attuali, fino aile forme presenti. Ma taie succes
sione, secondo i detti Autori, non si osserva. Anzi, si constaterebbe tutto il
contrario, giacchè le forme attuali esisterebbero fin dai tempi più remoti.
Dunque, l'evoluzione, quanto al corpo dell'Uomo, non è avvenuta.
Taie presunta dimostrazione ha fatto impressione ad alcuni teologi ed
esegeti; infatti, il R. P. Bea la ritiene « argumentvm principale » contro
l'evoluzionismo quanto al corpo umano (V erbum, Domini, 26, 1948, p. 320),
il Rev. Prof. Spadafora, riferendo la relazione tenuta dai P. Bea al Bi
blico nel settembre scorso, dice : « Dallo schéma storico (quello del Laho
vary) appare évidente che per l'Uomo non si puo parlare di trasformismo »
(Palestra del Clero, 20 Novembre 1948, p. 462) e il Rev. Prof. G. Priero,
afferma: « Oggi, per la scienza, l'evoluzione anche mitigata, resta solo un
postulat» scientifico » (Palestra del Clerob 1 Dicembre 1948, p. 485); Ri
teniamo perciô opportun» di fare qui alcune osservazioni sula consistenza
dell'argomentazione del Lahovary e del Koppers, rimandando ad altra se
de una critica più ampia e minutamente documentata.
In primo luogo, la premessa, da cui parte il Lahovary : « Se l'evolu

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FOLIGENESI ED EVOLUZIONE NEI.LE 08IGINI DELl/UOMC 3ÔS

Esistono si diversi fossili uraani dalla forma simile a quella


degli Uomini attuali (Kana, Kanjera, Piltdown, Swanscombe,
Denise, Olmo, Quinzano ed altri) che vengono attribuiti a tempi

zione del corpo umano c avvenuta, si dovrebbe dare la successione morfo


logica da lui mdicata », è del tutto arbitraria, giacehè essa varrebbe solo
nel caso che l'evoluzione fosse stata ortogenetica ο rettilinea, e non varreb
be in tutti gli altri casi infinitamente più probabili che fosse stata plurira
mificata e con diversa velocità evolutiva per i singoli rami.
Una pluriramificazione del genere utnano si deve ammetfcere in ogni
caso. lnfatti, le razze attuali, sotto l'aspetto morfologico, non sono ugual
mente perfette. Per esempio, gli Europei sono più perfetti degli Aborigeni
Australiani e dei Tasmaniani, eppure nessun antropologo pensa di far de
rivare gli Europei dagîi Australiani ο dai Tasmaniani, ma considéra que
ste razze corne affini in linea collatérale. Quasi tutte le razze attuali si con
siderano affini in linea collatérale, ossia rami divergenti, originatisi in tem
pi diversi e modificatisi ciascuna nella propria direzione.
Ora, quanto aile forme fossili non è necessario pensare che siano ap
partenute ad un tronco comune (ad una linea ortogenetica), ma piuttosto
sembra che rappresentino già rami divergenti.
La supposizione pertanto che l'evoluzione, se è avvenuta, non possa
essere stata che ortogenetica, non solo non ha fondamento, ma è in oppo
siziotie coi fatti.
L'argomentazione pertanto del Lahovary non si regge nella premessa.
Ma è ancora più traballante nella dimostrazione délia condizione necessa
ria, vale a dire nella dimostrazione délia compléta inversione dei fossili.
Accenniamo agli errori principali commessi dai Lahovary nel fare taie
dimostrazione :
1. Sincronizza periodi nelativamente brevi, corne sono quelli del Qua
ternario, di regioni completamente diverse e lantanissime, come Pechino,
Londra e il centro dell'Africa. Il che, per attestazione di tutti i migliori
geologi ed antropologi, non è possibile. Un'unica serie cronologica dei fos
sili umani, al présente, non è affatto possibile. Quindi, non si puô deter
minane quali fossili siano assolutamente più antichi.
2. Pone fra i fossili più antichi, reperti cfye non sono neppure fossili,
come neU'articolo suaccennato dimostreremo.
3. Dà come « certamente antichi » ο come certamente « di forma ré
cente » fossili che, in reaîtà, anche secondo gli ultimi studi, sono dubbi, ο
quanto all'antichità, ο quanto alla morfologia.
4. Mette fra i fossili meno recenti fossili che realmente, almeno per il
continente in cui furomo trovati, sono i più antichi. Per es., pone nel Plei
stocene medio: il Sinantropo, e il Pitecantropo, m entre è assodato che il
Sinantropo appartiene al Pleistocene inferiore e pure al Pleistocene in

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386 V. MARCOZZI s. χ.

assai remoti, ossia alcuni, al Paleolitico inferiore (Kana, Pilt


clown e altri) e sarebbero quindi contemporanei ο addirittura più
antichi dei Sinantropi e dei Pitecantropi, e altri al Paleolitico
medio (Denise, Olrao, Quinzano), cioè al periodo d'el Nean
dertal ο précédent! a questo; ma si deve anche rilevare che su
tutti ο quasi tutti questi fossili esistono dubbi, ο sulla loro reale
appartenenza al periodo cui si attribuiscono, ο sulla loro mor
fologia.
Nello specchietto seguente abbiamo disposto i fossili de
gli Ominidi secondo la cronologia più attendibile, fornita dalle
ricerche più recenti.
Naturalmente non intendiamo dare ad essa un valore as
soluto, valevole cioè per il Quaternario di tutto il niondo, nel
senso che i periodi corrispondenti, (per es. parte basale dei Plei
stocene inferiore ο terminale! dei medesimo, ecc.) siano contem
poranei (sincronici) in tutte le parti dei mondo; perché puo ac
cadere che fossili di continenti diversi, appartenenti a periodi
corrispondenti, siano di età assolute diverse. La medesima cosa
vale anche se Γ età assoluta si stabilisée in base aile industrie ο
aile culture. Infatti, non è razionale supporre che la cultura

feriore appartengono le forme più primitive del Pitecantropo (Pit, IV).


Come risulta dagli stessi lavori che il Lahovary cita, ma che, forse, non
ha letto per intero,
S. Finalmente, più di una citazione non si riferisce all'argomento che
traita.

Quanto al Koppers, pur riconoscendo i suoi alti meriti di etnologo,


dobbiamo rilevare che non è antropologo, e riferisce quindi opinioni e
fatti di seconda mano. Infatti, egli stesso confessa: « L'Autore di queste
righe è troppo estraneo al campo degli studi biologici per tentare di pren
dervi posizione. Ma credo che sia sufficiente, per rendere un buon servi
zio alla causa, citare qui alcune delle conclusioni più important!, cui il Kà
lin, è giunto (loco citato, p. 17).
Ma poi, preso daU'entusiasmo, continua per diverse pagine a citare
altri Autori.
Nell'articolo, che abbiamo promesso, vedremo il valore delle osser
vazioni degli Autori citati dal Koppers, in modo particolare di quelle del
Kàlin che conosciamo bene,, giacchè da tempo egli ha avuto la cortesia di
mandarci i suoi lavori, da noi del resto più volte citati nel corso del pré
sente lavoro.

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POLIGENESI ED EVOLUZIONE NELLE ORIGINI DELl/UOMO 387

DISTRI&UZIOÎIi (ÊOiiûLOGKft Dtl PDinCIPOLI iOSSILl Dl OIHIHID!

CiAiIflZIOfll flWHEOLOGIfl FOSSIL! -EUPOPLI , FOSSILI -tSTUatUROPil

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£tà délia Penna Aurignazîano © GrimaldT © OldowaiJ(7RAfr:ca) © Asselar (Africa) © Lagva-Santa (ir*.,

Claciazioee Ο Neandertcl Ο La Hauietie Ο Ο bpq


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wij d m Ο La Terrassie Ο (irceo Ο Banolas Ο Broken-Hill (?)(Africo)
fllusteriano
Interglaciale Ο Krapina Ο Fhrmgsdorf(?)0$accopastore Φ LI Zultiaeh (?) (Galileo) φ Skhul (?) (m (armelo) OTabun
0 ξ (HUerm.)

niss-wû&m. Ο Gibiiterra (?) Φ Quinzano (?) ©Pumn (?) (Equatore) ® Javanthropus (Giava)

Claciazione
del φ Steinheim (?) © Olmo (?)
HISS /Τ/
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Interglaciale Ο (Giava)
© Swanscombe ©Bury St EdmiaiJs(7) * Pithecanthropus erect us © Konjera (?) (Africa)
miriDti-Riss
© Denise (?) ft fflegonthropus (Gwvo) φ ftfricanthropus (Africa)

et
Claciazione Ο
del
oc
mmD&L
«s. (helleano
Interglaciale
* Îïlauer □ Piltdown ft Swanthropus (Cina) φ (Aodjokerto (Giava)
clinz - iniriDEL
ft Gioontopithecus ft Pithecanthropus
(Cina (Tier.) robustus (Giava)
Claciazione
del
© Kanam (?) (Africû)
Giinz - · -κ

© feme sïmîii a!k Qlfuafi (Tonerantrepi) Ο forme neancfertalane (Poleoantropi) (D forme intermede ο quad tra
te auuet e te neanaertai'are ft forme sùn/l' al Pithecanthropus (Protoantropi) φ forme infermeJie frg le neonderfa fia ne c· k f
tccontropîne.

I reperti con (?) sono di datazione dubbia. Sono stati collocati nel periodo
che riteniamo più probabile. Indichiamo gli altri periodi cui si attribuiscono. Eh
ringsdorf, Skhul, Gibilterra, si è incerti col Wiirm ; Olmo, secondo alcuni (Bat
taglia, 1943) probabilmente Ris-Wurm secondo altri è recente ; Steinheim e Swans
combe al Riss-Wurm (Vaufrey, 1939); Quinzano, Denise, Burg St. Edmunds,
a periodi più recenti ; Piltdown al Mindel-Riss. Degli estraeuropei : Oldoway,
secondo Mollison, al Maddaleniano; Kanjera e Kanam, a periodi più recenti;
Broken-Hill non si conosce la data; Punin forse più recente. El Zuttijeh, forse
al Riss-Wùrm. I fossili del medesimo periodo non sono distribuiti cronologi
camente.

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388 V. MARCOZZI S. I.

chelleana ο musteriana ο aurignaziana, siano state contempo


ranee ο sincrone in tutto il mondo. Anche oggi assistiamo al
sopravvîvere di culture in alcune regioni che sono scomparse
da millenni in altre. E' ragionevole pensare che sia stato cosi an
che nella preistoria, tanto più se si riflette al tempo* necessario
perché le culture (o i popoli) potessero migrare da regione a
regione, aile volte, tanto lontane.
Non essendo quind'i possibile una cronologia assoluta del
Quaternario di tutto il mondo e non potendo dire quali fossili
siano assolutamente i più antichi, ci limitiamo a rilevare i fos
sili più antichi per le singole regioni fossilifère più important!
al nostro scopo. Queste sono: Asia orientale, Giava, Africa,
Europa e Paesi adiacenti.
Per l'Asia orientale le forme più antiche sono le più pri
mitive (scimmiesche), corne Sinantropi e Megantropi, le quali
appartengono al Pleistocene inferiore 72.
Per Giava pure le più antiche sono le più primitive (scim
miesche). Il Pîtecantropo IV ( Pi th ecantlira pus robustus) ■—
la forma più primitiva di questo gruppo — apparterrebbe al
Pleistocene inferiore e sarebbe insieme col cranio di Modjoker
to, pure primitivo, il più antico per Giava. Meno antichi sareb
bero gli altri Pitecantropi (I, II, III), che apparterrebbero al
Pleistocene medio 73.
E' da notarsi che finora nè in Asia Orientale, nè a Giava,
furono rinvenute forme simili aile attuali contemporanee ai Si
nantropi e ai Pitecantropi.

72 Teilhard de Chardin, Joung C. C. and. Pei W. C., The lithic in


dustry of Shutnthropus deposits >m Chou-km-tien, Bulletin of the Geol.
Society of China, 81, 1932; Pei C. W., The âge of Chow-kou-tien fosAli
ferous deposit : A tentative détermination by ccrmparison with other later
cenozoic (psychoso'ic) deposits in China. Bulletin of the geological Society
of China, vol. X, 1931 ; Idem, Palaeolithic industries in China, in Mac Cur
dy, Early mon. London, Lippincott Company, 1937; Idem., The recent pro
gress of Quaternary study in China. Quartâr, b. 2, 1939.
73 G. H. R. von Koenigswald, Zur Stratigraphie des jarvanischen Plei
stozàns. De Ingénieur in Nederl. Indie, IV, 1934; cfr. per la bibliografia e
gli studi più recenti Mohler W. α., Zur Stratr'igtraphiei der sëugetierfiihren
don Schichten von Java, Experientia, 2, 1946.

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l'OLIGENESI EU ËVOEUZIONB NELLE ORIGINI DELL'UOMO 389

Per l'Africa non sappiamo nulla con certezza per ciô che
riguarda i fossili più antichi.
Si attribuiscono al Pleistocene inferiore i reperti di Kanam
e del Congo, dalla forma del tutto recente. La loro datazione
perô, per confessione degli stessi antievoluzionisti più risoluti
è tutt'altro che certa, ed è assai probabile che siano recentiA
Per l'Europa, antichissima è una forma primitiva (Mauer),
appartenante, probabilmente, al gruppo d'ei Sinantropi e una
forma assai contestata quanto alla natura délia medesima (Pilt
down). Anche secondo gli studi più recenti i pareri sono discor
di. Il Friederichs 75 la ritiene di forma attuale, il Weinert78
primitiva.
***

Nei periodi successivi ai più antichi, le inversioni anche


per il medesimo continente, sono abbastanza frequenti, corne
risulta dallo specchietto sopra riportato. Si trovano cioè aile
volte forme più simili aile presenti in strati più antichi â forme
più primitive in strati più recenti.
Questo fatto rappresenta per gli antievoluzionisti un ar
gomento fortissimo contro l'evoluzione; ma in realtà esso ha
meno valore di quanto pretendono. Esso vale solo contro l'evo
luzione ortogenetica ο rettilinea e soltanto neU'ipotesi che essa
sia stata contemporanea in tutti i luoghi délia Terra. Ciô che è
evidentemente impossibile. In tutti gli altri casi d'evoluzione :
pluriramificata ο a cespuglio e con velocità e intensità evolutiva
diversa per i singoli rami, le inversioni nelle serie cronologîche
sono più che comprensibili.
Pertanto ciô che più ha importanza per il problema delle

74 Boswell P., Humain Remams front Kanam and Kanijera, Kenya


Colony, Nature, g march, 1935 ; M. Boule et V. Vallois, Les hommes fos
siles, Paris, Masson, 1946 - Per l'Uomo del Congo lo stesso Lahovary nel
l'articolo citato ammette il dubbio (Anthropos, 41-44, 1946-49).
75 Friederichs H., Schadel und Unterkiefer von Piltdown €Eoanthro
fus Dawso-ni Wooward » in neuer Untersuchung. Zt. fiid Anat. und Entwi
cklungsgeschichte, 98, 1932.
76 Weinert H., Dos Problem des Eoanthropus von Piltdown, Zt. fiir
Morph. und Anthrop.,, 32, 1933.

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390 V. MARCOZZI S. 1.

origini del corpo umano è la priorità ο meno, in senso assoluto,


delle forme scimmiesche ο delle forme attuali. Se si prova che
le forme attuali sono assolutamente le più antiche, la questio
ne evoluzionistica per il corpo umano, è finita. Ma, se si prova
che le forme più antiche, in senso assoluto, sono le scimmiesche,
l'ipotesi evoluzionistica si convalida.
Al présente, poichè in alcune regioni (Giava, Asia Orien
tale) sono risultate più antiche (per quelle regioni) le forme
più primitive (Sinantropi-Pitecantropi) e in nessuna regione si
è provata la contemporaneità e, tanto meno, la priorità delle
forme attuali, vien da pensare che le forme scimmiesche siano
le più antiche in senso assoluto,
L'evoluzione pertanto del corpo umano, allo stato présenté
delle ricerche, présenta un certo grado di probabilità.
Non è escluso tuttavia che, col progredire delle indagini,
nuovi reperti capovolgano la situazione.

CONCLUSIONI

Riassumendo quanto fin qui abbiamo esposto sul poligeni


smo e suH'evoluzione, ci sembra che il poligenismo, allo stato
attuale délia scienza, corne abbiamo cercato di mostrare nella
prima parte del présente articolo, non abbia fondamentî positivi ;
mentre l'origine del corpo umano per evoluzione non appare del
tutto improbabile. Una serie di fatti tratti dalla morfologia, dalla
embriologia, dagli organi rudimentali, dalla biogeografia e dalla
paleontologia, specialmente consîderati nel loro complesso, di
vengono più comprensibili se si ammette una certa trasforma
zione dei viventi, che, in alcuni casi, sembra superare la « classe »
sistematica. Gli accertamenti délia Paleontologia umana, che han
no rivelato forme morfologicamente intermedie ο quasi inter
medie (Pitecantropi, Sinantropi) e scimmie con caratteri più
umani (Australopiteci), pur presentando tuttora dubbi e conte
stazioni, ingenerano il sospetto che anche il corpo deU'Uomo
abbia qualche connessione genetica ο fisica con gli organismi che
l'hanno preceduto.

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POLIGENESI ED EVOLUZIONE NELLE ORIGINI DELL'UOMO 391

Molti Antropologi, se non quasi tutti, ritengono taie connes


sione più che una supposizione fondât a, una realtà. Noi invece
pensiamo che sia un'ipotesi, ma un'ipotesi séria, vale a dire, non
priva di qualche solido fondamento. Noi allora ci rivolgiamo ai
Teologi e domandiamo loro se il nostro duhbio sulle origini del
corpo umano è compatibile con la dottrina cattolica. Ci hanno
insegnato che Dio avrebbe preso la polvere délia terra per for
mare il corpo clel Primo Uomo. Noi oggi dubitiamo dell'inter
pretazione di queste parole e ci poniamo il quesito se Dio abbia
formato il corpo dell'Uomo immediatamente dalla polvere op
pure da una materia organizzata, da Lui preparata mediante
una lunga e fmalistica evoluzione. E' compatibile taie dubbio con
l'insegnamento divino? Che cosa ha rivelato Dio Veramente?
Ha Egli rivelato che il corpo dell'Uomo viene direttamente dal
fango, oppure è questa un'interpretazione umana? Dinanzi alla
parola di Dio tutti i nostri dubbi, corne credenti, svaniranno,
e noi vivremo sicuri che anche la scienza, presentemente in
certa, domani, farà maggior luce sulla questione delle origini
del corpo umano in accordo con la parola divina. Ma se i Teo
logi ancora non conoscono su taie questione il signifieato vero
délia Rivelazione, non c'impongano un peso, che molti, forse,
non potrebbero sopportare; percio la loro responsabilità è gran
de; ma anche la loro missione è sublime!

V. Marcozzi, S. i.

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