Orientamenti teorici nello studio dello sviluppo del linguaggio
La comunicazione verbale richiede l’intreccio di numerose abilità e conoscenze, suddivise in: competenza linguistica: comprende le abilità necessarie a compredere e produrre delle frasi significative e ben formate (rispettose delle regole grammaticali) competenza comunicativa: comprende le abilità grazie a cui tali frasi possono essere usate in modo appropriato in vari contesti e interazioni sociali Ogni abilità e conoscenza si sviluppa secondo ritmi e modalità autonomi da quelli delle altre, ma i vari sviluppi spesso si intrecciano e interagiscono. Già a 4-5 anni i mabimini possiedono un dizionario o lessico mentale che contiene l’elenco di migliaia di parole, unite a informazioni sulla pronuncia, sul significato e sulle categorie grammaticali (articolo, aggettivo, nome, verbo) a cui appartengono e che determinano gli abbinamenti con altre parole. Inoltre i bambini possiedono una sintassi, cioè un insieme di regole che presiedono alla costruzione delle frasi. Lo sviluppo del linguaggio è oggetto di due diversi approcci: nativismo: il linguaggio si basa su mecccanismi ad esso specifici (cioè preposti solo all’analisi delle frasi), innati e propri solo dell’uomo. L’apprendimento del linguaggio è qualcosa che succede al bambino quando è posto in un ambiente appropriato, che determina le opzioni che nello stato iniziale della facoltà del linguaggio vengono fissate dando origine a lingue diverse costruttivismo: all’acquisizione del linguaggio concorre una serie di processi e abilità che derivano dall’integrazione e ricombinazione delle strutture che sottendono ad altre abilità cognitive, percettive, sociali, affettive. All’interno di questo approccio gli studiosi si differenziano per l’importanza data allo sviluppo sociale, cognitivo o percettivo e per le teorie a cui fanno riferimento
Lo sviluppo fonologico (acquisizione dei suoni della propria lingua madre)
Fin dai primi giorni di vita i bambini riescono a distinguere suoni molto simili e le caratteristiche prosodiche dei discorsi (intonazione, andamento melodico, ritmo, pause). Nel primo mese di vita i bambini sono incapaci di produrre suoni linguistici e riescono solo a piangere ed emettere suoni riflessi e vegetativi (o fisiologici). Gli ostacoli alla produzione di suoni linguistici sono: l’immaturità di alcuni organi coinvolti nella fonazione (tratto vocale, che si sviluppa notevolmente nel primo anno di vita) la scarsa capacità di controllo degli organi coinvolti nella fonazione, che dipende dalla maturazione del sistema nervoso centrale e dall’esercizio la scarsa memoria di lavoro, necesaria per memorizzare la sequenza di suoni che compongono una parola e di tenerla attiva per il tempo necessario alla produzione Lo sviluppo fonologico avviene attraverso una sequenza di fasi suddivise in due periodi: periodo prelinguistico, antecedente alla comparsa della prima parola, è così suddiviso o prime settimane di vita: fase dei suoni vegetativi o 2 mesi: fase delle vocalizzazioni non di pianto (emissione di suoni vocalici) o 7 mesi: fase della lallazione canonica: compaiono le prime sillabe o sequenze di sillabe. La lallazione è innata (si manifesta anche nei bambini sordi alla nascita) e consente al bambino di ampliare le sue abilità o 10-12 mesi: fase della lallazione variata: scompaiono i suoi non appartenenti alla lingua madre, cominciano ad alternarsi sillabe diverse, intonazione e ritmo sono quelli del linguaggio adulto, sono imitati i suoni nuovi o le frasi pronunciate dall’adulto (la sequenza di parole è però senza senso). In questa fase il bambino pronuncia la prima parola periodo linguistico, successivo alla comparsa della prima parola. I bambini imitano sempre più le parole che sentono e gli adulti li aiutano sostituendo le parole lunghe e complesse con altre più semplici. Inoltre i bambini usano delle “strategie” che li aiutano a pronunciare parole lunghe o difficili. A 3 anni la maggior parte dei bambini padroneggia tutti i fonemi della lingua madre, anche se molti incontrano delle difficoltà e sostituiscono qualche consonante la cui articolazione è più complessa con altre più semplici
Dalla comunicazione preverbale a quella verbale
Quando compare la prima parola verso i 12 mesi il bambino possiede già delle abilità comunicative. Gli scambi tra bambino e persone più grandi sono all’inizio avviati da questi ultimi e resi possibili dalla ritmicità di alcuni comportamenti del neonato (es. suzione). Nell’interazione con l’adulto il bambino mostra un’alternanza regolare tra attenzione e non attenzione. Ciò consente: al bambino di evitare un sovraccarico di stimolazioni all’adulto di facilitare l’interazione Con il passare del tempo la comunicazione passa da: comunicazione preintenzionale: i bambini di pochi mesi non sono in grado di comunicare intenzionalmente i propri bisogni e desideri: suoni, gesti e smorfie del bambino non sono intenzionalmente comunicativi e sono l’automatica conseguenza di uno stato interno (es. fame). Gli adulti devono cogliere i bisogni e desideri del bambino e a rispondervi adeguatamente (cosa che gli aiuta a raggiungere la comunicazione intenzionale). Le interazioni sociali sono diadiche: c’è uno scambio a turno tra adulto e bambino di mimiche facciali e vocali coordinate e a tonalità emotiva positiva comunicazione intenzionale: verso gli 8 mesi i bambini iniziano a usare vocalizzi, sguardi e gesti per attirare l’attenzione, fare richieste, coinvolgere l’adulto nel loro interesse per qualcosa (dichiarazione). Ora il bambino sa coordinare le azioni sulle persone e sugli oggetti inanimati (prima eseguite separatamente). L’interazione diventa triadica: c’è il coinvolgimento di un oggetto negli scambi con l’adulto comunicazione linguistica: verso i 12 mesi i bambini usano parole insieme a gesti e vocalizzi. Per diversi mesi viene usata una sola parola alla volta, a cui corrisponde un’intera frase (colta e compresa dall’adulto). Nella comunicazione, oltre a richieste e dichiarazioni, compaiono domande, risposte, saluti. Gli adulti aiutano i bambini verso la comunicazione linguistica: rivolgendosi a loro con un linguaggio particolare chiamato “baby talk”. Esso caratterizzato da frasi brevi, più semplici nei vocaboli e nella struttura usati, pruniciate con un’intonazione esagerata stimolandoli a parlare ripetendo ed espandendo le loro espressioni Gli adulti svolgono una funzione di sistema di supporto per l’acquisizione del linguaggio. La carenza di stimoli linguistici e supporti più o meno adeguati allo sviluppo del linguaggio forniti dai genitori può essere compensata dal contatto con coetanei più avvantaggiati. Lo sviluppo del lessico A partire dai 6 mesi i bambini riconoscono alcune parole e le collegano a dei significati. A 10 mesi riconoscono una decina di parole. L’associazione tra parole e gli oggetti a cui si riferiscono è facilitata dal fatto che spesso l’adulto pronuncia le parole nel corso di interazioni in cui condivide con il bambino l’attenzione sull’oggetto o l’evento che viene nominato. Verso i 12 mesi i bambini usano in modo coerente certe sequenze di suoni, chiamate protoparole (non corrispondono ad alcuna parola del linguaggio adulto). Ci sono grandi differenze individuali nell’età di comparsa delle prime parole e nella ricchezza del lessico prodotto e compreso a una certa età. Un bambino di solito capisce più parole di quelle che dice. Inoltre c’è una correlazione tra le parole comprese a una certa età e quelle prodotte a un’età successiva. L’accrescimento del lessico avviene in due fasi: fase del lessico emergente: l’accrescimento del lessico avviene piuttosto gradualmente. Le prime parole: o sono quelle che servono per interagire con altre persone (sono usati anche gesti comunicativi), indicare oggetti usati dai bambini e persone con cui vengono in contatto. Sono sostanzialmente presenti solo nomi o sono molto legate a specifici contesti o fanno parte integrante delle azioni in corso: i bambini le usano per indicare, descrivere e commentare quello che sta succedendo o per esprimere un desiderio. Non sono usate per riferirsi a oggetti o situazioni non presenti Solo dai 2 anni i bambini si rendono conto che le parole possono essere usate per riferirsi a categorie di oggetti e che il riferimento può avvenire anche quando gli oggetti non sono presenti. I primi concetti che i bambini costruiscono sono poveri di contenuto e dovranno essere arricchiti nel corso degli anni. Si possono verificare due fenomeni: o sovraestensione: il termine è usato per riferirsi a un insieme di oggetti molto più ampio sulla base di somiglianze percettive o funzionali. Questo errore è presente più spesso nella produzione che nella comprensione e sembra essere utilizzata dai bambini per compensare la limitatezza del loro lessico o sottoestensione: è più diffusa della sovraestensione e quindi i bambini, dopo aver imparato una nuova parola, sono piuttosto cauti nell’estenderla a oggetti diversi esplosione del vocabolario: verso i 18 mesi l’accrescimento del lessico presenta un’impennata. L’apprendimento è facilitato dal fatto che molte parole vengono accompagnate da una definizione ostensiva (indicazione dell’oggetto a cui si riferiscono). Quando sentono una nuova parola i bambini formulano delle ipotesi sul loro significato che sono guidate da principi (vincoli) che limitano le possibilità di significato ammesse. Per i bambini i vincoli importanti sono: o vincolo dell’oggetto intero: una parola si riferisce a un oggetto nella sua totalità (e non a sue parti o attributi) o vincolo tassonomico: una parola denota una categoria. La maggior parte dei termini usati dai bambini corrisponde a un livello di categorizzazione intermedio o vincolo dell’esclusione reciproca: ogni cosa ha un nome solo. Questo vincolo consente ai bambini di: limitare il significato di termini precedentemente sovraestesi acquisire più facilmente le parole diverse dai nomi apprendere termini che denotano categorie di diverso livello gerarchico Lo sviluppo morfosintattico All’inizio i bambini pronunciano solo una parola alla volta. Verso i 18 mesi iniziano a pronunciarne due o tre di seguito, ma non si tratta di vere e proprie frasi perché le parole sono separate da uno stacco e mancano di un’intonazione comune. I bambini usano sostantivi, aggettivi e qualche verbo, ma omettono ausiliari, congiunzioni, articoli, preposizioni e pronomi. Lo sviluppo morfosintattico segue le seguenti fasi: inizialmente i bambini riescono a esprimere le relazioni tra due elementi e poi costruiscono espressioni nuove e più lunghe 2-3 anni: gli enunciati di due parole diventano sempre più frequenti, mentre diminuiscono quelli di una parola e compaiono preposizioni, articoli, congiunzioni, avverbi 3 anni: i bambini prounciano frasi di tre parole 3,5 anni: i bambini sanno ripetere correttamente delle frasi pronunciate da un adulto senza omotterne delle parti cominciano poi a comparire dei nuclei frasali (espressioni composte da un verbo insieme a uno o più nomi ed eventualmente aggettivi) che vengono progressivamente completati con avverbi, articoli, preposizioni, pronomi personali. Dapprima i bambini usano i nuclei frasali da soli o in successione, poi iniziano a collegarli subordinando una preposizione all’altra 3-6 anni: i bambini acquisiscono la capacità di comprendere e usare i pronomi dimostrativi quando riferiti a persone o oggetti non presenti, di trasformare le frasi nelle forme negative e passive, di utilizzare sequenze di frasi accomunate da un tema (sia prodotte da una stessa persona sia in un discorso), esprimere pensieri/sentimenti/intenzioni, parlare di se stessi La complessità del linguaggio che un bambino sa usare presenta una grande variabilità individuale ed è profondamente influenzata dall’ambiente.
La spiegazione dello sviluppo linguistico
L’acquisizione del linguaggio è un’impresa molto complessa, in cui converge una serie di abilità distinte, alcune appartenenti al dominio linguistico e altre a domini differenti (es. abilità sociali). Lo sviluppo del linguaggio è favorito da: interazioni con gli adulti che, assieme alle abilità cognitive attraverso cui i bambini costruiscono le prime rappresentazioni mentali degli oggetti, potrebbero essere alla base della comprensione che ogni cosa ha un nome e del vincolo dell’oggetto intero sviluppo di abilità cognitive generali per dominio, come lo sviluppo della memoria di lavoro è coinvolto a tutti i livelli conoscenze sul mondo che i bambini acquisiscono durante i primi anni e che aiutano a costruire i significati delle parole (oltre ad essere arricchite e modificate dalle parole stesse) e a sviluppare la sintassi (es. la conoscenza delle azioni consente di identificare l’azione, l’agente e l’oggetto) alcune acquisizioni linguistiche, che possono favorirne altre