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Perché sono i nigeriani a venire rimpatriati più spesso? ⁄


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di Lorenzo Bagnoli e Matteo Civillini


9-11 minuti

In Italia arrivano, attraversando il Mediterraneo, tantissimi nigeriani - che però hanno sempre avuto
difficoltà a trovare asilo e vengono ora sempre più spesso colpiti da decreti di espulsione. Cosa c'è
dietro questa accelerazione dei rimpatri verso la Nigeria, e quanto costa? L'inchiesta di Lorenzo
Bagnoli e Matteo Civilini di IRPI (Investigative Reporting Project Italy).

Nei primi sei mesi del 2017 sono stati oltre 12 mila i nigeriani che hanno raggiunto l’Italia dalla Libia. A
fine 2016 erano stati 27 mila, il +48 per cento rispetto all’anno precedente. La loro è ormai la
nazionalità stabilmente in cima alla classifica di chi raggiunge le nostre coste dal Mediterraneo
centrale, e lo è fin dall’estate del 2011, al tempo della cosiddetta Emergenza Nord Africa. Tanti
scappano da condizioni economiche difficili, sperando che l’Italia possa offrire loro un’alternativa. Tanti
altri vivevano in zone dove è forte la presenza di Boko Haram, l’organizzazione terroristica nigeriana
federata con l’Isis. E ancora, le donne sono spesso vittime di tratta, costrette a vendersi anche dalle
proprie stessefamiglie, e vengono per la stragrande maggioranza dallo stato di Edo.

Eppure in Italia i nigeriani hanno sempre avuto difficoltà a trovare asilo. Lo scorso anno, secondo i
dati Ismu,  il 71 per cento di loro ha ricevuto un diniego alla domanda d’asilo e in molti casi ha fatto
ricorso. Anche in Germania la loro situazione è peggiorata: a febbraio il governo di Angela Merkel ha
infatti ordinato il rimpatrio di 12 mila nigeriani che non avevano ottenuto l’asilo politico, per quanto
molti di loro fossero ormai stabilmente nel paese da anni, perfettamente integrati.

La causa principale dell’accelerazione nei rimpatri ha un nome: piano d’azione della Commissione
europea. Italia e Germania sono state richiamate entrambe per il numero troppo basso di rimpatri
effettuati ogni anno. Così hanno cambiato passo, e lo hanno fatto a discapito di quello che sembra il
bersaglio più semplice, la comunità dei migranti irregolari nigeriani, perché con la Nigeria esistono
accordi bilaterali per i rimpatri veloci.

La circolare del Ministero

Il 3 febbraio 2017 a Malta viene convocato il Consiglio europeo straordinario. I leader europei vogliono
chiudere la rotta del Mediterraneo. Puntano sulla Guardia Costiera libica, alla quale spetterà il compito
di intercettare i barconi prima che escano dalle sue acque territoriali. Cosa che farà con i soldi
dell’Europa. Però i paesi membri devono diventare più veloci nei respingimenti. Il 26 gennaio 2017,
giusto qualche giorno prima, dal Viminale era partita una nota, intercettata dal sito stranierinitalia.it, in
cui si dava ordine ai Centri di Identificazione ed Espulsione (Cie) di Torino, Roma, Caltanissetta e
Brindisi di liberare in tutto 45 posti per gli uomini e 50 per le donne, anche attraverso “dimissioni
anticipate”, se necessario. I posti avrebbero dovuto essere liberati per cittadini nigeriani. Il titolo sopra
la circolare era “audizioni e voli charter”.

Perché proprio i nigeriani? La risposta la si trova nelle pagine della nostra richiesta a Frontex di
accesso agli atti. L’agenzia per il controllo delle frontiere europee è infatti il primo finanziatore della
maggior parte dei voli di rimpatrio, ormai sempre più frequenti, che da Roma decollano per Lagos.
Lasciare vuoti questi voli è un costo. Così per riempirli, ha scritto appena conosciuta l’esistenza della
nota di gennaio l’Asgi, l’associazione Studi giuridici sull’immigrazione, il Viminale è pronto anche a
violare il principio di non discriminazione previsto dall’articolo 3 della Costituzione, organizzando
rimpatri su base etnica. “Si tratta di un salto di qualità delle politiche repressive”, denunciava Asgi

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all’epoca.

I voli di Frontex

A darci la fotografia dell’aumento delle operazioni di rimpatrio verso il più popoloso paese dell’Africa
sono i dati forniti da Frontex. È proprio all’agenzia europea, infatti, che il Ministero dell’Interno si è
rivolto per organizzare, e soprattutto co-finanziare, le costose operazioni, come si desume dai
documenti che ci hanno inviato.

Era il 6 marzo 2007 quando partiva il primo volo di rimpatrio diretto in Nigeria di cui Frontex dà notizia.
A bordo c’erano 40 cittadini nigeriani provenienti dall’Italia, organizzatrice del viaggio, insieme a una
trentina di connazionali raccolti tra Austria, Germania, Spagna e Romania. Da allora a oggi sono stati
48 i voli che hanno percorso la tratta Roma-Lagos, rimpatriando un totale di 1.394 nigeriani colpiti da
decreto di espulsione.

Ma se tra il 2008 e il 2015 non si andava oltre le cinque o sei operazioni all’anno, da allora le
deportazioni forzate hanno subito una rapida intensificazione. L’anno scorso dall’Italia sono partiti
sette voli di rimpatrio con destinazione Nigeria. Quota già raggiunta nella prima metà del 2017, per cui
è facile prevedere che quest’anno si abbatterà ogni record. Da gennaio a fine giugno sono già stati
246 i nigeriani deportati dall’Italia su voli organizzati da Frontex, contro i 198 che avevano subito la
stessa sorte in tutto l’arco del 2016. Si tratta di un’escalation in linea con l’accelerazione sui rimpatri
richiesta dalla Commissione Europea, e avallata dal ministro Minniti nonostante le alternative
esistano.

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Nonostante le pressioni politiche, i numeri dei rimpatriati continuano ad essere esigui rispetto agli
arrivi, quindi lo scopo dichiarato non è stato ancora raggiunto. Per di più, i costi per queste operazioni
sono spesso impressionanti. Naturalmente le spese variano in base a numerosi fattori, tra cui la rotta
da seguire, i paesi coinvolti, il vettore da cui noleggiare l’aereo e il numero di agenti di sicurezza
presenti a bordo. In media si parla di tre guardie per ogni rimpatriato. Tuttavia, da un’analisi di Open
Migration sulla base dei dati Frontex è possibile stimare che il costo medio di un’operazione Italia-
Nigeria superi abbondantemente i 210 mila euro – pari a circa 7.500 euro per ogni cittadino
rimpatriato presente sull’aereo.

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Violazioni dei diritti umani

“Ricordo il caso di una donna deportata illegittimamente per il quale il giudice ha ottenuto una
sospensione, riuscendo a farla rientrare dalla Nigeria. Il più delle volte però è difficile intervenire per
capire se un respingimento è legittimo oppure no”. A parlare è l’avvocato Iacopo di Giovanni, che con
la clinica legale dell’Università di Roma Tre ha seguito diversi casi di respingimenti di nigeriani. “Se
non hai l’avvocato giusto, spesso è difficile riuscire anche solo a depositare la domanda d’asilo”, dice.

A maggio un gruppo di volontari che seguono i richiedenti asilo nei centri d’accoglienza di Milano ha
denunciato una situazione che ormai si ripresenta ciclicamente. I migranti che dicono di venire da
Senegal, Nigeria, Gambia e Costa d’Avorio prima del rilascio del documento per completare la
domanda d’asilo vengono portati in questura per accertamenti, secondo i volontari senza la presenza
di alcun avvocato. Se dicono di essere in Italia “per cercare lavoro”, allora non viene loro concesso di
fare domanda d’asilo perché vengono ritenuti migranti economici. Per questo poi non possono
neppure dormire in strutture per richiedenti asilo. In questo modo diventano automaticamente
irregolari. Alla fine di maggio i volontari con cui ha parlato Open Migration denunciavano 12 casi di
questo tipo. A questi episodi ha fatto seguito una nota rivolta a prefettura e questura a firma di Asgi,
Naga e altre associazioni, e non era nemmeno la prima volta: ad aprile 2016, Naga, Avvocati per
Niente e Asgi avevano scritto a questore e prefetto di Milano, e in copia anche a Unhcr e Ministero
dell’Interno, per denunciare la pratica “del tutto illegittima” del filtro posto dai poliziotti agli sportelli
della questura.

Ma se le semplificazioni su base etnica sono contrarie al diritto internazionale, qual è il motivo per cui i
migranti nigeriani sono così esposti al rischio di espulsione? In Italia esistono organizzazioni criminali
nigeriane, e il timore è che i nuovi arrivati possano unirsi a qualche “confraternita”. Le principali
organizzazioni presenti in Italia si chiamano Eiye e Black Axe, gruppi di delinquenti simili alle gang di
camorra, poco verticistiche e con una regia molto fluida. Le loro attività principali sono la tratta delle
donne e lo spaccio di droga. A volte, come nel mercato di Palermo, spacciano su strada la droga
movimentata da organizzazioni criminali italiane, e sono parte di un sistema. Per quanto le
semplificazioni su base etnica siano contrarie al diritto internazionale, è un fatto che il contesto della
diaspora nigeriana in Italia crei diffidenza da parte delle forze dell’ordine e delle istituzioni. Ed è per
questo che i nigeriani sono sempre in cima alla lista dei migranti da rimpatriare.

Foto di copertina: rifugiate nigeriane – via European Commission DG Echo (CC BY-NC-ND 2.0).

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