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IL CONTESTO STORICO
LA CIVILTÀ COMUNALE
Dopo il Mille, si modifica profondamente la organizzazione feudale della società per sfociarne in
un altro tipo: quella detta “comunale”, il cui epicentro è la città. In Italia, la civiltà comunale si
afferma nei secc. XII e XIII.
In realtà si tratta di un rilancio della vita urbana, perché prima di questo pullulare di Comuni
nell´Italia settentrionale, alcune città italiane –data la loro particolare ubicazione- si erano già
dedicate al commercio costituendo, dunque, una eccezione per quanto riguarda la attività agricola.
Queste città sono Amalfi, Pisa, Genova e Venezia, centri marinari la cui loro attività da il via a
questo processo di profondo cambiamento, sia nel piano teconologico e artigianale che politico:
questa nuova realtà, cioè la civiltà comunale, impone nuovi ordinamenti politici rispetto a quelli
feudali che rispondano alle esigenze di autogoverno, da parte degli abitanti della città, e di
associazionismo fra gruppi con interessi omogenei.
Importante crescita demografica che si produce dopo il Mille, la cui conseguenza è la ricerca
di nuove zone da coltivare che implicano opere di dissodamento, colonizzazione e bonifica
Il progressivo superamento della economia di autoconsumo e da ciò la rilevanza del ruolo della
città come sede di scambi e attività artigianali
La comparsa di una nuova figura, quella del mercante, con la quale sorgono altri bisogni ed
esigenze. T2
Con l´aumento progressivo di abitanti, c`è uno “scoppiare” della vecchia città i cui confini si
devono ampliare con la costruzione di nuove cinte murarie
1.5. Conquista degli affari cittadini da parte dei mercanti ed imprenditori. Tappe di questa
conquista.
1.6. La fazione dei Bianchi (I Cerchi). La fazione dei Neri (I Donati)
1.7. Scontri tra le due fazioni. Supremazia dei Neri. Esilio di Dante (1302)
1.8. Primo Trecento: apice dello sviluppo di Firenze. Ulteriore crisi attorno al 1340. La strada
verso il regime signorile
5.9. Nuovi dibattiti: il rapporto tra la cultura filosofico-scientifica e la “rivelazione”. Contesa tra
dialettici e antidialettici
5.9.1. La soluzione di Anselmo D´Aosta (1033-1109), primo maestro della Scolastica
medievale: credo ut intelligam
5.9.2. Ulteriori discussioni. Capovolgimento della formula anselmina: intelligo ut credam.
Progressivo infranto del principio di “autorità”
5.10. Diffusione in Europa del pensiero arabo (Avicenna, Averroè) e la riscoperta delle opere di
Aristotele e Platone
5.11. Nascita delle università (Bologna, Oxford, ecc). I primi maestri laici. Penetrazione delle
dottrine aristoteliche. Gli Averroisti
5.12. La Scolastica in rischio. Bisogno di modifiche: la “cristianizzazione” di Aristotele da parte
di San Tommaso D´Aquino (1225-1274). Il tomismo come sintesi del pensiero cristiano e
pagano
5.13. Lo scontro col pensiero agostiniano e platonico dell´ordine francescano: la autonomia della
fede
5.14. L´influenza francescana nell´università di Oxford: fioritura dell´opera scientifica di Ruggero
Bacone e Gugliemo di Occam
5.15. Scissione tra fede e ragione. Autonomia civile dello Stato rispetto al potere della Chiesa. Fine
della Scolastica.