storico dell’arte e grande divulga- Gli scritti raccolti in questo volume,
tore, con questo bellissimo libro. di formato tascabile (13 x 18,5 cm),
Intanto presenta un catalogo presu-
mibilmente completo delle opere
dell’artista, salve le questioni di at-
tribuzione ancora dibattute. E poi
pubblica ingrandimenti di partico-
lari. Il suo discorso, breve e ponde-
rato, apre la strada a un modo di
vedere nuovo o almeno inconsue-
to. In mostra o nei musei è molto
difficile uno sguardo ravvicinato, a
causa della gente e degli allarmi.
Gli esperti possiedono apposite
lenti d’ingrandimento. Perciò le
straordinarie fotografie di questo
volume costituiscono un piccolo
tesoro. Si comprende finalmente
come dipingeva il Merisi, che non
era affatto un maniaco della perfe-
zione; una volta impostata la luce –
per lui la vera ragione del quadro –
la pennellata era riassuntiva, alter-
nando il coloro spesso e grasso con
il pennello semiasciutto sfregato. È
un libro da guardare e riguardare e
guardare ancora. Solo i grandi
maestri permettono questo piacere.
Michele Dolz
Inediti di Buber
Martin Buber, Antica e nuova co-
munità (a cura di Gianfranco Rago-
na), Diabasis, Parma 2018, pp.
122, euro 12.
Questo volu-
m
metto, ottima-
m
mente curato da
Gianfranco Ra-
gona, raccoglie
u
una collettanea
degli scritti so-
ciologici del fi-
losofo Martin
M
Mordechai Bu-
ber (1878-1965), il grande pensatore
israelita, viennese per nascita. Buber
condivise l’esperienza anarchica e
umanista di Gustav Landauer, truci-
dato nel 1919 a Monaco dopo l’esito
infausto della Bayerische Räterepu-
blik, l’inedito esperimento sovietico
attuato in Baviera prima di Weimar.
154
spicio di Buber, ma divenire per essi
un luogo di incontro e di dialogo.
sono quasi tutti inediti in italiano e
toccano due temi principali, oggi
forse passati di moda (ma proprio
per questo essenziali), il socialismo
e la comunità, che in epoca moderna
si sono spesso intrecciati, sconfitti
dall’economia affluente degli ultimi
anni (liberista e globalista). «Rinun-
cio alle certezze del mio io (ich ver-
zichte auf die Gewißheit meines
Ichs) per poter sopportare la vita e –
scrive all’amico Landauer – mi co-
struisco un nuovo mondo con la
consapevolezza che non ho un fon-
damento su cui edificare (daß ich
keinen Grund habe, auf dem ich
baue), ma solo una necessità» (p.
85). Buber indaga il moto rivoluzio-
nario nella sua genesi, nello spirito
della comunità, nell’effervescenza
del movimento ancora fluido e mag-
matico, laddove la cognizione indi-
viduale della realtà si rappresenta –
ancora hegelianamente – nella ne-
cessità comune di un suo supera-
mento. Ma lo spirito del désarroi,
dello sperdimento esistenziale, del
dubbio laico che saranno formulati
da Camus e da Sartre, ma anche di
quello religioso teorizzato da Ja-
spers, è evidentemente alle porte,
così come lo è una catastrofe epoca-
le dei sentimenti e dell’intelletto (si
è poco prima della Grande Guerra).
Gli ideali di Buber saranno fagocita-
ti da dittature di segno opposto (an-
che se per lui la «relazione» costitui-
sce una comunità di uomini, non
una collettività di schiavi: ma, come
è tristemente risaputo, la Storia pas-
sa come un tritasassi sulle teste scar-
migliate dei filosofi e sulle chieriche
dei santi senza fare troppi compli-
menti). Nella comunità – un termine
oggidì incomprensibile, alla luce dei
social network e del Moloch globa-
listico – gli uomini cercano il princi-
pio di vita, relazione, verità. Cioè,
conclude Buber, il sacro. E lo chia-
mano, non sempre a proposito, Dio.
«Gli uomini desiderano possedere
Dio, ma egli non si concede loro,
poiché non vuole essere posseduto,
ma realizzato» (p. 52). La comunità
futura non dovrà rappresentare una
gabbia per gli individui, questo l’au-
Vicino a Hannah Arendt per quanto
riguarda l’antropologia sociale e a
Gershom Sholem per le implicazio-
ni politiche, laiche e socialiste,
dell’ebraismo novecentesco, Buber
si discosta da entrambi – in virtù di
una personalità buona e introversa,
plasmata dal più lieve e spirituale
chassidismo – per una maggiore at-
tenzione accordata alla santità del
lavoro, alla sacralità della vita, al-
l’importanza del confronto, al cari-
sma della ricerca e della sapienza
condivise.
Carlo Alessandro Landini
Incontrare Cristo
Carlo Caffarra, Prediche corte, ta-
gliatelle lunghe. Spunti per l’anima,
ESD, Bologna 2017, pp. 208, euro
13.
Questo libro,
curato dal padre
domenicano
Giorgio Carbo-
n
ne, direttore
delle ESD, e dal
giornalista Lo-
r
renzo Bertoc-
chi, condiretto-
r del mensile Il
re
Timone, raccoglie alcuni interventi
del card. Caffarra, ex arcivescovo di
Bologna, scomparso l’anno stesso
della sua pubblicazione. «La rilettu-
ra dei suoi discorsi», afferma nella
prefazione mons. Matteo Maria
Zuppi, attuale arcivescovo di Bolo-
gna, «ci consente di riflettere sui
suoi insegnamenti, di comprender-
ne lo spessore e interiorizzarne le
grandi linee guida» (p. 7). Sono
molteplici i temi affrontati nei testi
selezionati: dal senso della vita e
dalla comprensione della realtà alle
questioni relative alla famiglia (vo-
cazione femminile, matrimonio,
convivenze, unioni civili, missione
del genitore ecc.); dal rapporto tra
peccato, verità e libertà al tema del
dolore, della morte e della Croce;