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ITINERARIOS DEL 68 Italiano PDF
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de la representación a la acción
CONTESTO
Negli anni 60, in un momento in cui l’arte argentina era impregnata dal linguaggio
modernizzante e dal desiderio di progresso che il governo promuoveva dal decennio
precedente, sia nell’area politica sia nell’area artistica, l’Argentina era tesa ad occupare un
posto privilegiato nella scena internazionale. Si promuovevano programmi di avanguardia e
la creazione di istituzioni pubbliche e private con l’obbiettivo di sviluppare l’arte astratta e
concettuale. In questo periodo l’Istituto Torcuato Di Tella di Buenos Aires si costituisce
come uno dei centri artistici più importanti del paese. “Avanguardia e Internazionalismo”
erano i concetti che circolavano quotidianamente nei centri culturali di quei anni.
DUE POSIZIONI
L’arte sviluppato nelle esperienze del Di Tella sfociò in due posizioni opposte: una,
associata al ludico e internazionalista, che restò dentro le istituzioni e, un’altra che decise di
allontanarsi di questo ambiente e sviluppare progetti artistici che ponevano l’accento sulla
comunicazione delle idee, e dovuto alla situazione sociale e al contesto internazionale, gran
parte delle idee erano dedicate alla politica. Questo concettualismo politico non era tanto
un'opposizione formalista rispetto a stili che lo precederono se non a fattori esterni e
presenti guidati dall’idea dominante di progresso.
Alla fine degli anni 60, le discussioni sulla funzione dell’arte e dell’artista nella rivoluzione
si tornano più urgenti man mano che la violenza politica smise di essere una questione
astratta o distante, e diventa una realtà quotidiana.
In Argentina, come in tutta America Latina, l’arte è, data la relazione centro-periferia, una
espressione di collaborazione con il mercato o di una resistenza che aiuta a raggiungere la
libertà collettiva. Da un punto di vista politico, il prendere ‘in prestito’ da un campo
internazionale per crearsi un posto nel mercato, minaccia l'autenticità dell’arte locale,
promuove estetiche concepite in un contesto culturale differente ed obbliga al servizio di
interessi che non hanno un parallelo nella società locale, scavando l'identità.
ROTTURA
Nel 68 un significativo gruppo di artisti di avanguardia di Buenos Aires e Rosario crea
un’incisiva rottura con le istituzioni artistiche quando si integrano al processo rivoluzionario
in atto. La “nuova estetica” che postulano implica la progressiva dissoluzione delle frontiere
fra azione artistica e azione politica: la violenza politica si trasforma in materiale estetico
(non solo come metafora o evocazione, ma anche appropiandosi delle modalità e
procedimenti propri dei gruppi politici di sinistra.)
ITINERARIOS
Inizia una sequenza vertiginosa di azioni che articolano avanguardia e rivoluzione,
conosciuta come Itinerarios del 68 che si conclude con l’esibizione Tucumán Arde.
Maggio: Experiencias 68
L’artista Pablo Suárez era stato invitato insieme ad altri artisti, a partecipare alla Mostra.
Suarez consegnò come opera una lettera di rinuncia al direttore dell’istituto, Jorge Romero
Brest, dove spiegava I motivi della sua decisione. Realizzò 25.000 copie che distribuì nella
porta dell’istituto tutto il tempo che la mostra era aperta al pubblico. Inoltre la lettera si
consegnava insieme a giornale e riviste nelle edicole circondanti.
“Era un show par questionare l’istituzione”.
Roberto Plate presentò un’opera costituita da due stanze vuote le cui porte mostravano I
cartelli di femminile/maschile tipiche dei bagni pubblici. Il pubblico inizia a scrivere le frasi
tipiche di quei posti. Quando l’istituzione scopre che alcune si manifestavano contro il
governo, si chiudono le stanze e vengono custodite dalla polizia per evitare l’accesso. In
ripudio alla censura, gli artisti partecipanti distruggono le proprie opere esposte sulla strada,
davanti all’istituzione.
OBIETTIVI
Quel che cercavano era una azione artistica che abbia l'efficacia di un atto politico, al di
fuori delle istituzioni artistiche; la violenza come generatrice di nuovi materiali e
l’iscrizione nei circuiti di comunicazione di massa tentando di eccedere largamente il
pubblico di élite abituale.
Si proclamava che l’arte dovesse essere immerso nella realtà, e che è proprio questa che lo
alimenta. La procedura preferita era prendere frammenti della realtà e conferirli status
artistico.
Questi movimenti artistici non stavano reclamando un posto nel mondo dell'arte o il
riconoscimento della sua esistenza periferica, bensì discutendo il posto attribuito all'arte
nelle dinamiche collettive di trasformazione dell'esistenza.
TUCUMAN ARDE
Da qui nasce “Tucumán Arde”, un processo concettuale di realizzazione collettiva
multidisciplinare che culminò con una esibizione nelle sedi della “Centrale Generale dei
Lavoratori Argentini” di Rosario e Buenos Aires. La concepirono intellettuali e artisti
provenienti di differenti discipline, di entrambe città, la cui proposta era creare un fenomeno
culturale di caratteristiche politiche che oltrepassasi le azioni di avanguardia che loro stessi
facevano.
Rappresenta il passaggio dal sperimentalismo istituzionalizzato negli anni 60
principalmente nell’Istituto Di Tella, all’avanguardia artistica impegnata con problemi
sociali.
AZIONI
Tucumán Arde era composta da differenti azioni, apparentemente indipendenti, che poi
confluivano in un’esibizione finale:
La prima tappa consisté in un'affissione massima di manifesti con la sola parola “Tucumán”,
nei muri della città di Rosario. Si realizzarono in carta bianca con tipografia nera. I motivi di
questa elezione furono economici e estetici: ridurre I costi, curando le scarse risorse a
disposizione e mescolare I manifesti con le pubblicità di strada.
Si realizzò inoltre una diapositiva che si proiettava negli schermi di alcuni cinema
indipendenti prima del film. Il disegno era simile a quello dei manifesti, Tentando di
provocare l'effetto di una campagna di pubblicità massima.
Con la stampa a favore si iniziò la terza tappa che consisté in graffiti clandestini con la frase
“Tucumán Arde” (brucia) invadendo differenti settori della città.
Si può osservare la dimensione comunicazionale che presenta il processo dovuto al posto
privilegiato che occupano i mezzi di comunicazione.
MOSTRA
Il 3 novembre si inaugurò l’esposizione “Tucumán Arde, Il giardino delle miserie” negli
edifici della Confederazione Generale dei Lavoratori Argentini alla città di Rosario; lo
stesso giorno nello stesso luogo in cui si era annunciata l’inaugurazione della Prima
Biennale d’Arte di Avanguardia”. L’elezione del posto avevo come obiettivo evitare
l’assorbimento dell’opera strappandola dal circuito tradizionale delle istituzioni culturali
ufficiali.
L'installazione in Rosario occupò 4 piani dell'edificio della CGT. Tra i pezzi esposti si
trovavano interviste a gente che descriveva le condizioni di vita in Tucumán, fotografie
murali ed investigazioni sull'accumulazione di ricchezza delle famiglie più ricche.
All’entrare il pubblico pestava i nomi dei padroni delle piantagioni di zucchero. Si serviva
caffè di origine tucumano senza zucchero, e le sale da esposizione si oscuravano ogni dieci
minuti rappresentando la frequenza della morte dei bambini nella provincia. I fatti si
spiegavano per mezzo di altoparlanti.
Facendo una distinzione tra concettualismo e arte concettuale del mainstream, Leone Ferrari
spiega: "chi lo vincola all'arte concettuale dimentica che quello è una nuova avanguardia per
la stessa élite. Tucumán Arde usò l'arte per fare politica, mentre la maggior parte dell'arte
concettuale usa la politica come tema per fare arte.”
Juan Pablo Renzi aggiunge: "le ragioni che ci separano dall'arte concettuale sono:
- non c'interessa che se li consideri estetici,
- li strutturiamo in funzione del suo contenuto,
- sono sempre politici e non si trasmettono sempre per canali ufficiali,
- non c'interessano come lavori in se, bensì come mezzo per denunciare lo
sfruttamento.
Data l'intensità del carico politico che ha la vita quotidiana latinoamericana in alcuni istanze
l'artista tenta di cambiare concretamente le condizioni politiche.
Tendiamo a credere che l'estetica dell'agitazione e l'estetica della costruzione di cultura sono
mutuamente esclusori e che il lavoro dell'artista è una cosa e l'artista-cittadino è un’altra.
D'altra parte esiste un'altra separazione tra la costruzione culturale e l'agitazione, incarnata
per l'astrazione come opposta al realismo. L'astrazione è usata come l'esempio tipico della
costruzione. L'arte in questo caso guida la nostra forma di vedere e fare connessioni e, come
effetto secondario, colpisce il nostro gusto. La credenza è che il buon arte aiuta a fare una
buona società. Il realismo è predicato attraverso l'illustrazione e pertanto gli è permesso più
apertamente essere un strumento di agitazione, dovuto alla credenza che questo è soltanto
possibile con una narrativa ed un riferimento alla realtà visuale. E così si adatta meglio per
l’arte locale.
Nello sviluppo del concettualismo latinoamericano si creò una strategia unificatrice di
agitazione e costruzione. L'arte era troppo restrittiva per trattare con la realtà, pertanto fare
arte, per lo meno in quello che riguarda alla sua versione formalista, smetto di essere una
questione reale.
Negli anni 70 feroci dittature presero il controllo di quasi tutto il continente e l'espressione
politica iniziò a spegnersi fino alla sua quasi sparizione negli anni 90 con le politiche
neoliberali.