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LA veritÀ NASCOSTA

È un carattere distintivo di ogni profonda verità


che anche la sua negazione rappresenti una profonda verità.
Niels Bohr (1885-1962)
Premio Nobel per la Fisica
Gregg Braden

la veritÀ
NASCOSTA
sulle origini dell’umanità
e il suo destino futuro

www.macroedizioni.it
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Il Gruppo Editoriale Macro mantiene e sviluppa la sua attenzione verso l’ambiente e lo fa con modalità
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alberi ed è impegnata nella piantumazione di decine di migliaia di nuovi alberi per favorire la biodiversità e
per compensare e ridurre l’impatto ambientale della stampa di questo libro.

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collana visitate il nostro sito www.macroedizioni.it

Titolo originale: Deep Truth

Copyright© 2011 by Gregg Braden


Pubblicato in lingua inglese da Hay House Inc. USA
www.hayhouse.com

traduzione Nicoletta Cherubini


revisione Mario Manzana
editing Mariella Alunni, Valentina Pieri
copertina Matteo Venturi
stampa Tipografia Lineagrafica, Città di Castello (PG)

I edizione aprile 2012

Collana “Scienza e Conoscenza”

© 2012 Macro Edizioni


un marchio del Gruppo Editoriale Macro
www.macroedizioni.it Questo volume è stampato su carta Editor 2 completamente ri-
ciclata, ecologica, prodotta senza utilizzo di cloro, imbiancanti
Via Bachelet 65, ottici e con la massima attenzione verso la riduzione dei consu-
mi di acqua ed energia.
Grazie a queste caratteristiche è certificata:
47522 Cesena (FC) Gli inchiostri utilizzati per stampare questo libro non conten-
ISBN 978-88-6229-238-2 gono composti organici volatili, sono esenti da oli minerali e
sono con base vegetale, ambientalmente compatibile.
Un nuovo mondo sta emergendo davanti ai nostri occhi.
Contemporaneamente, l’insostenibile mondo dal passato lotta
per mantenersi vivo. Entrambi i mondi riflettono le credenze che
li hanno resi possibili. Entrambi coesistono ancora, ma per poco.

Dalle crisi globali del terrorismo, del crollo dei sistemi economici
e della guerra, alle credenze profondamente personali che
circondano l’aborto, i rapporti e la famiglia, i temi che ci
dividono rappresentano un chiaro riflesso del modo in cui
concepiamo noi stessi e il mondo. La veemente natura delle no-
stre divisioni è anche un chiaro segno che dobbiamo rinnovare la
nostra concezione dei nostri rapporti più amati.

Alcune nuove scoperte concernenti le nostre origini,


il nostro passato e le convinzioni più radicate sull’esistenza umana
ci inducono a ripensare le credenze tradizionali che
definiscono il mondo e la nostra vita, credenze che provengono
dalle false ipotesi di una scienza incompleta e obsoleta.
Così facendo le soluzioni alle sfide della vita diventano ovvie,
e le scelte si fanno evidenti.

Questo libro si impegna a rivelare le più profonde verità della


vita umana mediante la condivisione di scoperte scientifiche che
devono ancora comparire sui nostri libri di scuola e nelle nostre
aule scolastiche, e che tuttavia detengono la chiave della nostra
concezione del mondo, del nostro prossimo e di noi stessi.
Introduzione

C’è una singola domanda che fa capolino dal vero e proprio nu-
cleo centrale dell’esistenza umana.
È la domanda sottaciuta che sta dietro a ogni scelta che potremo
mai compiere nella vita. Essa è presente in ogni sfida che potremo
mai incontrare ed è il fondamento di ogni decisione che dovremo
mai prendere. Se Dio fosse munito di un “registro” cosmico per
seguire le tracce delle domande che gli esseri umani si pongono più
spesso, allora non ho dubbi che tale apparecchio si sarebbe azzerato
talmente tante volte mentre registrava questa singola domanda, che
perfino Dio avrebbe perso il conto di quante volte è stata fatta!
La domanda che sta alla base di tutte le altre, quella che un nu-
mero infinito di persone si è posto innumerevoli volte nell’arco dei
circa 200.000 anni di permanenza dell’essere umano sulla Terra, è
semplicemente questa: Chi siamo?
Sebbene la domanda sia apparentemente semplice e concisa, il
modo in cui le si risponde ha implicazioni alle quali è semplicemente
impossibile sottrarsi. Va a incidere direttamente nel fulcro di ogni
momento della nostra vita e forma quella lente che dà forma al no-
stro concetto di noi stessi nel mondo e alle scelte che compiamo. Il
significato che noi diamo a queste due parole permea il nostro tessuto
sociale. Compare in tutto ciò che facciamo: dal modo in cui scegliamo
gli alimenti che nutrono il nostro organismo, a come ci prendiamo
cura di noi stessi, dei nostri figli e dei nostri anziani genitori.
La risposta su chi siamo soggiace al nucleo centrale dei principi
della civiltà stessa, influenzando le nostre modalità di condivisione
di risorse, quali il cibo, l’acqua, le medicine e altri bisogni umani;
il quando e il perché si va in guerra; e ciò su cui si fonda la nostra
economia. Le credenze sul nostro passato, sulle nostre origini, sul
destino e sul fato dell’umanità giustificano perfino il nostro modo
di concepire quando scegliere di salvare una vita umana e quando
decidere di porvi fine. Riflettendo quella che potrebbe rappresentare
la maggiore ironia della nostra vita, dopo più di cinquemila anni di
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storia conosciuta non abbiamo ancora elaborato una chiara risposta


per questa cruciale domanda su di noi. E anche se scoprire la verità
della nostra esistenza in qualunque momento varrebbe bene il tem-
po, l’energia e le risorse impiegate per farlo, è proprio oggi, nella
nostra epoca, durante la quale siamo impegnati a fronteggiare le
maggiori crisi a memoria di specie in tema di vita e sopravvivenza,
che la verità diventa più che mai fondamentale.

Il pericolo chiaro e presente

Una buona ragione per sapere chi siamo emerge fra tutte le altre.
Forse non è per caso che oggi, dopo tre secoli di ricorso al metodo
scientifico per rispondere a quella domanda fondamentale su di noi,
ci ritroviamo anche a vivere grosse difficoltà sul pianeta Terra. Non si
tratta semplicemente di un qualunque problema comune. Piuttosto è
il tipo di difficoltà che troviamo nei romanzi drammatici e nei reparti
di fantascienza dei videonoleggi.
A scanso di equivoci: non è la Terra a essere in difficoltà. Siamo
noi, le persone che vivono qui sulla Terra. Posso ragionevolmente
affermare con cognizione di causa che il nostro pianeta esisterà anco-
ra fra cinquant’anni, e fra cinquecento anni. A prescindere da quali
siano le scelte che faremo durante questo lasso di tempo, cioè a pre-
scindere da quante guerre faremo scoppiare, da quante rivoluzioni
politiche scateneremo o da quale sarà il livello di gravità raggiunto
dall’inquinamento dell’aria e degli oceani, quel mondo che i nostri
antenati chiamavano il “giardino” starà ancora percorrendo la sua
orbita annuale di 365,256 giorni intorno al sole, proprio com’è acca-
duto durante gli ultimi 4,55 miliardi di anni circa. La domanda non
riguarda tanto la Terra, quanto piuttosto se noi saremo ancora sulla
Terra per godercela. Noi saremo ancora qui a godere dei tramonti e
dei sensuali misteri della natura? Saremo qui, noi, per testimoniare
la bellezza delle stagioni insieme alle nostre famiglie e ai nostri cari?
Come esporrò in un capitolo successivo, a meno che qualcosa non
cambi al più presto, gli esperti stanno scommettendo sul contrario.
Il motivo di ciò? Perché quando si tratta di avere a disposizione
ciò che serve a noi e ai nostri figli per vivere sulla Terra, ci stiamo
Introduzione - 9

pericolosamente avvicinando a compiere delle scelte che ci portano


oltre il cosiddetto “punto di non ritorno”. Questa è la conclusione
a cui è giunto uno studio indipendente sui mutamenti climatici
svoltosi sotto la co-direzione dell’ex segretario di stato britannico
per i trasporti Steven Byers e della senatrice statunitense Olympia
Snowe (R-Maine), pubblicato nel 2005. Lo studio affermava che
restringendo il discorso al solo ambiente, potremmo raggiungere
quel traguardo irreversibile in appena dieci anni, perdendo quella
fragile rete vitale che ci sostiene1. Ma l’ambiente rappresenta solo
una fra le molte crisi da fronteggiare al giorno d’oggi, ciascuna delle
quali ci trascina verso il medesimo risultato, potenzialmente fatale
per la razza umana. I migliori cervelli di oggi riconoscono che siamo
su una traiettoria di collisione multipla con una serie di risultati
disastrosi, quali una rinnovata minaccia di guerra globale, l’utilizzo
indiscriminato delle nostre risorse e la crescente carenza di cibo e ac-
qua potabile; per non parlare dello stress senza precedenti che stiamo
imponendo agli oceani, alle foreste, ai fiumi e ai laghi del pianeta. Il
problema consiste nel fatto che gli esperti non sembrano concordare
sul da farsi riguardo a questi problemi.

Agire... Ma come?

Talvolta è una buona idea studiare un problema a fondo prima


di agire. Più si conosce una situazione difficile, più si può star certi
di riuscire a trovare le migliori soluzioni ai dilemmi che pone. Ma
a volte uno studio prolungato non rappresenta il massimo. Alcune
volte la cosa migliore da fare è agire rapidamente al fine di sopravvi-
vere alla crisi nell’immediato, per poi studiare i dettagli del problema
solo in un secondo momento, dalla posizione di sicurezza che ci può
garantire il fatto di aver guadagnato tempo grazie a un’azione deci-
siva. Forse il miglior modo per illustrare il senso di ciò che intendo
è quello di servirsi di un finto scenario.
Diciamo che durante una giornata bellissima, limpida e soleggia-
ta state attraversando un’autostrada insieme a un amico, al fine di
andare da casa vostra, su un lato della strada, a casa del vostro ami-
co, dall’altra parte della strada. Improvvisamente, dopo essere stati
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immersi in una intensa conversazione, alzate lo sguardo e vedete un


enorme TIR a diciotto ruote che vi sta piombando addosso.
Istantaneamente si scatena la vostra risposta fisica di “attacco o
fuga”, al fine di permettervi di agire. La domanda è: Come? Dovete
decidere rapidamente il da farsi. Voi e il vostro amico dovete pren-
dere entrambi una decisione, e dovete farlo in fretta.
Quindi eccovi là, nel bel mezzo dell’autostrada, con tre corsie
davanti a voi e tre dietro di voi. Il vostro dilemma è: avrete il tem-
po di portarvi in avanti verso la vostra destinazione, cioè sull’altro
lato della strada, oppure sarebbe meglio retrocedere al punto in cui
eravate prima di cominciare ad attraversare? Volendo rispondere alla
domanda con certezza assoluta, avreste bisogno di informazioni di
cui semplicemente in quel momento non disponete. Per esempio,
non sapete se il camion viaggia a vuoto o a pieno carico. Potreste
non essere in grado di dire con precisione quale sia la sua velocità,
o perfino se il guidatore si sia accorto della vostra presenza sulla
carreggiata. Potreste non essere in grado di sapere se vi stia venendo
incontro un camion che va a diesel o a benzina, o di che marca sia.
E il punto è proprio questo: non avete bisogno di conoscere tutti
quei dettagli prima di agire. Nel momento in cui state attraversando
l’autostrada, disponete di tutte le informazioni necessarie per sapere
che siete in una brutta posizione. Sapete già che la vostra vita è in
pericolo. Non vi servono dettagli simili per ammettere quello che è
già ovvio: c’è un enorme TIR che vi sta venendo addosso... e se non
siete lesti a spostarvi, fra pochi secondi non ci sarà più niente da fare!
Sebbene l’esempio di questo scenario possa apparire sciocco,
rappresenta comunque il punto esatto in cui ci troviamo oggi sul-
la scena mondiale. I percorsi che svolgiamo in quanto individui,
famiglie e nazioni somigliano al tragitto che voi e il vostro amico
intraprendete per attraversate l’autostrada. Il TIR che incombe
su di noi è la tempesta perfetta che riunisce in sé una pluralità
di crisi diverse, rappresentate da situazioni quali i mutamenti cli-
matici, il terrorismo, la guerra, le malattie, la scomparsa di cibo e
acqua e una miriade di modalità di vita non sostenibili adottate
nella vita quotidiana qui sulla Terra. Ciascuna di queste crisi po-
tenzialmente sarebbe in grado di porre fine alla vita umana come
la conosciamo.
Introduzione - 11

Potremmo non concordare pienamente su quale di esse sarebbe


in grado di farlo, ma ciò non modifica il fatto che le crisi siano
realmente in corso proprio ora. E, proprio come due amici che
decidono se slanciarsi in avanti verso l’altro lato dell’autostrada o se
tornare indietro al punto di partenza sicuro, anche noi potremmo
studiare ciascuna di quelle crisi per un altro secolo... ma resta il fatto
che ci sono persone, comunità e stili di vita che non riuscirebbero a
sopravvivere al lasso di tempo necessario per la raccolta di tutti i dati,
la loro pubblicazione e il dibattito sui risultati.
Il motivo di ciò è che, mentre si sta valutando il problema, le
case della gente andranno distrutte a causa di terremoti, “super
tempeste”, alluvioni e guerre; la terra che dava loro sostegno cesserà
di produrre alimenti; i loro pozzi d’acqua si seccheranno; i livelli
degli oceani si alzeranno; le coste scompariranno e quelle perso-
ne perderanno tutto, inclusa la vita. Sebbene scenari come questi
possano sembrare estremi, gli eventi che sto descrivendo stanno già
accadendo in località quali Haiti, il Giappone, la costa del golfo
degli Stati Uniti e l’Africa, afflitta dalla siccità... e la situazione sta
ancora peggiorando. Proprio come ha tremendamente senso toglier-
si dalla traiettoria del TIR che vi viene addosso senza mettersi prima
a studiare i dettagli della situazione, ha altrettanto senso togliersi dal
percorso dei molteplici disastri che gravano all’orizzonte prima che
provochino danni ancora maggiori.
Inoltre, proprio come la direzione in cui decidete di andare
mentre siete nel bel mezzo di quell’autostrada andrà a determinare
il risultato finale che vi prefiggete, cioè quello di raggiungere la casa
del vostro amico posta sull’altro lato, così anche il modo in cui de-
cidiamo di fronteggiare i maggiori fattori di minaccia rivolti contro
la nostra esistenza andrà a determinare se avremo successo o no, se
vivremo o se moriremo. Tutte le nostre scelte di sopravvivenza si
rifanno al concetto che abbiamo di noi stessi nel mondo, e a come
la nostra concezione ci induce ad agire.
Il messaggio di questo libro è quello di agire con saggezza e rapi-
dità al fine di evitare la collisione che ci attende sull’autostrada della
vita che abbiamo scelto di attraversare. Forse le parole migliori per
esprimere tutto ciò le ha trovate Albert Einstein: «Un nuovo modo
di pensare è essenziale se l’umanità vuole sopravvivere e raggiungere
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livelli più alti»2. Sviluppare un nuovo modo di pensare è esattamente


ciò che dobbiamo fare oggi. Sappiamo che i problemi esistono. Ab-
biamo già messo in atto le idee delle menti migliori del nostro tempo
e la miglior scienza basata sulle teorie d’eccellenza disponibili oggi,
al fine di studiare quei problemi. Se avessimo imboccato la strada
concettualmente giusta, non avrebbe forse senso pensare che, giunti
al punto in cui siamo, ormai disporremmo di parecchie risposte e
soluzioni migliori? Il fatto che questo non stia accadendo ci induce
ad adottare un nuovo modo di pensare.

Il dilemma

Il boom di nuove scoperte scientifiche avvenuto in anni recenti ha


lasciato ben pochi dubbi sul fatto che molti dei concetti convalidati
riferiti alla vita, al mondo in cui viviamo e al corpo umano devono
cambiare. Il motivo è semplice: quelle idee sono sbagliate. Alcune nuove
prove concrete ci hanno fornito nuovi modi di concepire i perenni
interrogativi della vita: da dove veniamo, da quanto tempo siamo qui,
qual è il modo migliore per sopravvivere alle crisi presenti nel mondo
e cosa possiamo fare adesso per migliorare le cose. Sebbene le nuove
scoperte ci diano speranza, a dispetto di tali rivelazioni continuiamo
ad avere un problema: il tempo che ci serve per integrare le scoperte
nel pensiero corrente potrebbe essere superiore al tempo che abbiamo
a disposizione per risolvere le crisi. Lo stato della biologia potrebbe
essere un perfetto esempio di come funziona tutto questo.
La scienza dell’epigenetica, di recente formulazione, si basa su fatti
scientifici. Essa prova che il codice genetico che definiamo in termini
di “modello della vita”, il nostro DNA, muta in base al nostro am-
biente. L’aspetto di cui gli scienziati tradizionali sono più riluttanti a
parlare è che l’ambiente che sta cambiando il nostro DNA include ben
più delle tossine contenute nell’aria e nell’acqua, e del “rumore” elet-
tromagnetico che inonda le persone che vivono vicino ai cavi ad alta
tensione, alle centrali elettriche e alle antenne della telefonia cellulare
situate nelle maggiori metropoli mondiali. L’ambiente, infatti, include
anche le nostre esperienze squisitamente personali e soggettive fatte di
credenze, emozioni e pensieri.
Introduzione - 13

Quindi, se da un lato le prove scientifiche ci dicono che possiamo


cambiare il DNA andando alla radice delle malattie letali che minac-
ciano i nostri amici e i nostri cari, d’altro lato i libri di testo a cui si
rifanno i medici occidentali continuano a insegnarci che non siamo
in grado di farlo, quando affermano che siamo vittime di fattori ere-
ditari e di altri fattori posti al di là del nostro controllo. Per fortuna
questa situazione sta cominciando a cambiare.
Attraverso l’opera di Bruce Lipton, utopista, biologo esperto di
cellule staminali, autore de La biologia delle credenze (Macro Edizioni
2006), i sorprendenti risultati degli studi più recenti stanno lentamen-
te penetrando nei testi a cui si fa riferimento ai fini della comprensione
medica. Tuttavia, i canali di trasmissione delle nuove scoperte riguar-
danti le cellule umane – al pari di quelli che attuano l’aggiornamento
di ciò che si conosce riguardo all’origine della nostra specie, alla civiltà
umana e ai dettagli del nostro passato – notoriamente è un sistema
lento. In genere il tempo che intercorre fra il verificarsi di una scoperta
scientifica e la sua analisi, pubblicazione e convalida, prima di vederla
comparire sui libri di testo, va da otto a dieci anni, talvolta anche più.
Ed è qui che il problema diventa ovvio.
Le migliori menti di oggi ci dicono chiaramente che siamo di
fronte a una serie di crisi che in termini di grandezza rappresentano
una minaccia senza precedenti, e che ciascuna di esse va immediata-
mente affrontata. Semplicemente, non abbiamo a disposizione otto
o dieci anni per comprendere come possiamo adattarci alla situazio-
ne e per evitare le minacce emergenti, rappresentate dal terrorismo,
dalla guerra e dalla corsa alle armi atomiche in Medio Oriente. Si
tratta di tematiche da affrontare adesso.
I nostri vecchi modi di pensare, quali il credere nella sopravvivenza
del più forte, nel bisogno di competizione e nella nostra separatezza
dalla natura, ci hanno condotti sull’orlo del disastro. Viviamo in un
momento storico in cui dobbiamo misurarci con la perdita potenziale
di tutto ciò a cui la nostra civiltà ha tenuto fino a oggi. È esattamente
perché abbiamo bisogno di nuove concezioni che l’antica domanda su
chi siamo acquisisce un significato più importante che mai. Allo stesso
tempo, un nuovo modo di vedere il mondo, basato su un crescente
corpus di prove scientifiche, sta completando i tasselli mancanti della
nostra conoscenza e sta cambiando il modo in cui ci concepiamo.
14 - La verità nascosta

Alla luce dei nuovi fatti concernenti le civiltà risalenti alla fine
dell’ultima era glaciale, le false ipotesi sull’evoluzione umana, l’origi-
ne e il ruolo giocato dalla guerra nel passato umano e l’enfasi sbaglia-
ta che la vita di oggi pone sulla competizione, dobbiamo ripensare
le credenze più fondamentali che rappresentano il fulcro delle nostre
decisioni e del nostro stile di vita. È proprio a questo punto che si
colloca La verità nascosta.

Il perché di questo libro

Sebbene oggi non si lamenti certo la carenza di opere che in-


tendono identificare le straordinarie condizioni di pericolo in cui
ci troviamo, esse non riescono a inquadrare quel singolo elemento
che costituisce il fulcro di come vanno gestite. Come fare per sapere
cosa scegliere (quali politiche attuare, quali leggi approvare), o per
costruire economie sostenibili, per condividere tecnologie salvavita e
per risolvere i problemi che stanno distruggendo la trama dei nostri
rapporti personali e della società, finché non rispondiamo alla sin-
gola domanda che occupa il fulcro dell’esistenza umana: Chi siamo?
In quanto individui, famiglie, nazioni, e come mescolanza di civiltà
umane, dobbiamo innanzitutto sapere chi siamo, prima di poter
fare le scelte giuste. Inoltre, è particolarmente importante che ciò
avvenga ora, in un momento nel quale ogni scelta ha un suo peso.

Come fare per sapere quali sono le scelte da compiere, finché non
rispondiamo alla singola domanda che rappresenta il nucleo centrale
di ogni singola scelta: “Chi siamo esattamente?”.

Senza aver trovato risposta a questa fondamentale domanda, voler


prendere decisioni capaci di cambiarci la vita è un po’ come cercare di
entrare in un edificio senza sapere dove si trovi la porta d’ingresso. Seb-
bene sia possibile entrare spaccando il vetro di una finestra o abbattendo
un muro, così facendo provocheremmo dei danni all’edificio. E forse
Introduzione - 15

questa è una metafora perfetta per il dilemma in cui siamo coinvolti. La


famiglia umana, che in poco più di un secolo si è quasi quadruplicata
passando da 1,6 miliardi nel 1900 a circa 7 miliardi nel 2011, può usare
la chiave della comprensione di chi siamo per oltrepassare la porta delle
soluzioni di successo, oppure può danneggiare la propria dimora (la
Terra e noi stessi) rispondendo alle crisi mediante le reazioni impulsive
dettate da false ipotesi, che si fondano su una scienza incompleta.
Quando accoglieremo le verità storiche riguardanti la presenza
umana sulla Terra, i cicli di mutamento del nostro pianeta e i ruoli
che svolgono nella nostra vita, capiremo realmente cosa ci sta da-
vanti, quali siano le opzioni e quali scelte abbiamo a disposizione.
Questo libro individua sei aree di scoperta (e i fatti che rivelano)
le quali cambieranno radicalmente il modo in cui siamo stati indotti
a concepire il nostro mondo e noi stessi in passato. Nel prendere
in esame le grandi crisi del nostro tempo, queste sono le verità più
importanti di cui dobbiamo tener conto:

verità nascosta n. 1

La nostra capacità di sventare le crisi che costituiscono una mi-


naccia per le nostre vite e per il mondo in cui viviamo dipende dalla
nostra disponibilità ad accettare ciò che la scienza sta rivelandoci in
merito alle nostre origini e alla storia umana.
Mentre ci apprestiamo a fronteggiare le minacce senza precedenti
che devono essere risolte entro i prossimi otto o dieci anni, come
essere certi di quali scelte fare, quali leggi approvare e quali politiche
attuare, finché non sappiamo chi siamo? Le false ipotesi su cui si fon-
dano le antiche credenze sull’evoluzione umana e le origini dell’uo-
mo hanno ben poco senso, di fronte alle recenti scoperte verificatesi
in tutte le discipline scientifiche.

verità nascosta n. 2

La riluttanza dimostrata dai sistemi educativi standard nel riflet-


tere le nuove scoperte e nell’esplorare le nuove teorie ci mantiene
bloccati in credenze obsolete e incapaci di inquadrare le maggiori
crisi della storia umana.
16 - La verità nascosta

Le nostre scelte di vita, di governo e di civiltà si basano sulla no-


stra concezione di noi stessi, del nostro rapporto con i nostri simili e
del rapporto che intratteniamo col pianeta Terra. Durante gli ultimi
tre secoli queste credenze sono scaturite dalle false ipotesi di una
scienza obsoleta. I solidi principi del metodo scientifico sono dotati
di un meccanismo autocorrettivo interno contro le false ipotesi che
si rivela efficace quando consentiamo al metodo di funzionare come
dovrebbe.

verità nascosta n. 3

La chiave per affrontare le crisi che minacciano la nostra soprav-


vivenza risiede nella costruzione di partenariati basati sull’aiuto
reciproco e sulla cooperazione finalizzata al nostro adattamento ai
cambiamenti in atto, anziché nel diffondere accuse e biasimo, che
rendono difficile questo genere di alleanze vitali.
Le nostre molteplici crisi (talune provocate dall’uomo, altre
spontanee) sono giunte a un punto di non ritorno che minaccia la
sopravvivenza stessa della nostra specie.
L’era industriale ha decisamente contribuito alla presenza di gas ser-
ra nell’atmosfera e sicuramente ci corre l’obbligo di trovare modalità
pulite, verdi e alternative per la produzione di elettricità e carburante
destinate ai sette miliardi di persone che attualmente vivono sul pia-
neta; tuttavia:

● Fatto: il cambiamento climatico non è stato indotto dall’uomo.


Le prove scientifiche di 420.000 anni di storia del clima terrestre
dimostrano condizioni climatiche di riscaldamento e di raffred-
damento a intervalli di circa centomila anni, quando non era
presente alcuna forma di industria umana.
● Fatto: durante i cicli di riscaldamento e raffreddamento del pas-
sato, l’aumento di gas serra in genere avviene in ritardo rispetto
all’aumento della temperatura, per una media di 400-800 anni.
● Fatto: ci vorranno livelli mai visti prima di sinergia e lavoro di
squadra per creare stili di vita sostenibili che ci aiutino ad adat-
tarci ai cicli naturali di cambiamento, oltre che a rivolgerci verso
le crisi indotte dall’uomo.
Introduzione - 17

verità nascosta n. 4

Le nuove scoperte relative a civiltà avanzate risalenti al periodo


conclusivo dell’ultima era glaciale ci forniscono spunti su come
risolvere le crisi del nostro tempo, che anche i nostri antenati hanno
dovuto affrontare ai loro tempi.
Nonostante le rivelazioni scientifiche riguardanti le civiltà di fine
era glaciale stiano creando uno squilibrio nel pensiero storico tradi-
zionale imperniato sul viaggio dell’umanità lungo le varie ere terrestri,
si pongono a sostegno dei più antichi resoconti del nostro passato
e della visione indigena di un mondo ciclico... segnato dall’ascesa e
dalla caduta di intere civiltà, da eventi catastrofici e dalla ripetizione
di scelte inadeguate.

verità nascosta n. 5

Un crescente corpus di dati, desunti da svariate discipline scientifi-


che e raccolti mediante il ricorso alle nuove tecnologie, prova al di là di
ogni ragionevole dubbio che l’umanità riflette un disegno messo in atto
istantaneamente, anziché una forma di vita sviluppatasi accidentalmente
a partire da un processo evolutivo che si è protratto a lungo nel tempo.
Sebbene la scienza possa fallire nel compito di identificare esattamente
cosa, o chi, sia responsabile del disegno che soggiace all’esistenza umana,
le scoperte pongono grosse sfide alle conoscenze tradizionali in tema di
teoria evolutiva e dimostrano che le possibilità che la nostra specie si sia
evoluta in base a processi biologici casuali è virtualmente inesistente.

verità nascosta n. 6

Più di quattrocento studi, soggetti a revisione dei pari, sono giun-


ti alla conclusione che la competizione violenta e la guerra sono in
diretta contrapposizione rispetto ai nostri istinti più profondi di co-
operazione e di cura reciproca. In altre parole, nel nucleo intrinseco
della nostra più vera natura non siamo affatto “cablati” per la guerra!
Perché dunque la guerra ha ricoperto un ruolo così preminente nel
dar forma alla storia umana, alla nostra vita e al nostro mondo? Gli in-
dizi utili per rispondere sono reperibili nelle testimonianze delle prime
18 - La verità nascosta

esperienze umane sulla Terra e negli antichi resoconti, che contengo-


no istruzioni per porre fine alla “guerra epocale” e a vivere al massimo
il nostro destino, anziché soccombere agli abissi del nostro fato.

La scala di grandezza e il numero delle crisi convergenti nei primi


anni del 21° secolo prospettano una minaccia notevole, un perico-
lo chiaro e presente per la nostra sopravvivenza, oltre a seguire le
tendenze cicliche che portarono alla perdita e al crollo delle antiche
civiltà. Sapere chi siamo, dove ci troviamo nell’arco dei cicli della
civiltà e della natura e conoscere gli errori delle antiche civiltà da cui
possiamo trarre insegnamento rappresenta la chiave per sopravvivere
alle crisi che oggi stiamo affrontando.
La migliore scienza dei nostri giorni, quando si sposa con la
saggezza del passato, conferma che abbiamo ancora le modalità e i
mezzi per trasformare un’epoca di crisi in un’epoca di progressiva
affermazione. Possiamo creare un nuovo mondo basato su principi
perseguibili e sostenibili, radicati nella comprensione profonda delle
più intime verità umane.

I contenuti di questo libro

Nei sette capitoli che compongono questo libro vi invito ad adot-


tare una concezione potenziante e, forse, nuova, del vostro rapporto
col mondo. Per alcuni di voi questo modo di pensare può non essere
affatto nuovo. Forse avete avuto la fortuna di crescere in una fami-
glia che vi ha consentito di integrare le recenti scoperte sulle civiltà
e sulla vita fra i tasselli mancanti della vostra visione del mondo
spirituale, religiosa e storica.
Tuttavia, per coloro che non hanno fatto un simile percorso di
crescita i capitoli che seguono spalancano le porte verso un nuovo,
concreto e potente sentiero di auto-scoperta. A prescindere dalle vo-
stre credenze, le prove che costringono l’umanità a ripensare la storia
tradizionale della nostra identità, la durata della nostra permanenza
sulla terra e perché il mondo sembri attraversare una profonda fase
di “scollamento”, rappresentano una lettura affascinante. Nelle pa-
gine del libro scoprirete quanto segue:
Introduzione - 19

● Prove archeologiche che lasciano ben pochi dubbi sul fatto che
alcune civiltà avanzate, dotate di tecnologie altrettanto avanzate,
si svilupparono e fiorirono sulla Terra molto tempo prima della
data tradizionalmente riconosciuta, che ne segna l’inizio fra 5000
e 5500 anni fa.
● Perché le guerre che combattiamo oggi discendono da un modo
di pensare che risale a un lontano passato, e perché rappresentano
il moderno proseguimento di un’antica battaglia che nemmeno ci
appartiene.
● Prove scientifiche che la vita umana rappresenta il risultato di un
disegno intelligente.
● Una cronologia di eventi che illustra quando il codice della vita
si attiva nell’utero materno, quando si verifica il primo battito
cardiaco della vita umana e quando avviene il risveglio della co-
scienza nello sviluppo umano.
● Una revisione cronologica delle antiche civiltà (e di come esse
si collocano all’interno dei cicli delle ere terrestri) che conferisce
nuovo significato alle crisi dei nostri giorni, oltre che aiutarci a
definire le scelte che si dispiegano innanzi a noi.

È importante che siate pienamente consapevoli di ciò che vi


attende durante questo vostro viaggio di scoperta. A tale scopo, le
seguenti affermazioni spiegano chiaramente che cosa è, e che cosa
non è, questo libro:

● La verità nascosta non è un’opera scientifica. Sebbene mi appresti


a condividere le scoperte scientifiche di avanguardia che ci invi-
tano a riformulare il nostro rapporto con la storia passata, i cicli
temporali, le nostre origini e la nostra propensione bellica, questo
libro non riflette né la struttura né gli standard di un testo didat-
tico scientifico o di una rivista specialistica.
● Questa opera non consiste in un testo soggetto a revisione dei pari.
Ciascun capitolo e ciascun resoconto di ricerca non ha subito un
lungo processo di analisi da parte di un comitato incaricato o di
un gruppo selezionato di esperti abituati a inquadrare il mondo
dal punto di vista di una singola disciplina, quale la fisica, la ma-
tematica o la psicologia.
20 - La verità nascosta

● Questo libro si basa su solide ricerche e documentazioni. È stato


scritto in uno stile facilmente comprensibile e descrive esperimen-
ti, studi di casi, testimonianze storiche ed esperienze personali
che danno sostegno a una concezione di noi stessi e del mondo
destinata a restituirci il nostro potere personale.
● Questo libro rappresenta un esempio di ciò che può essere conseguito
quando si attraversano i confini tradizionali che separano scienza e
spiritualità. Mediante la fusione armoniosa fra le scoperte della
genetica, dell’archeologia e della microbiologia del 20° secolo, e
grazie al codice del tempo frattale, si ricava un potente quadro di
riferimento entro il quale sistemare i drammatici mutamenti della
nostra epoca, e un contesto che ci aiuta ad affrontarli.

Per sua natura, l’esplorazione di cosa e come concepiamo noi


stessi varia a seconda di ciascuno, poiché rappresenta un percorso
unico, intimo e personale. Molte di quelle differenze discendono
dalle esperienze che condividiamo con la nostre famiglie, con i grup-
pi dei pari e con le nostre culture di appartenenza. A tutti noi sono
state raccontate delle storie che spiegano il nostro passato e le origini
della terra e dell’umanità, e che ci aiutano a dare un senso al nostro
mondo: storie basate su quello che la nostra comunità riconosce in
quanto “verità” in un dato momento storico.
Vi invito dunque a riflettere sulle scoperte riferite in queste pagine
e a esplorare il significato che esse rivestono per voi. Parlatene con le
persone importanti della vostra vita e scoprite se e come esse siano in
grado di modificare la storia che si racconta nella vostra famiglia. La
verità nascosta è stato scritto con un preciso scopo in mente: restituirci
il potere (mentre siamo impegnati a risolvere le nostre crisi personali
e mondiali) di comprendere il nostro rapporto con la storia. La chiave
di riappropriazione di questo potere è semplice: più conosciamo noi
stessi, più ovvie diventano le scelte che dobbiamo compiere nella vita.
Nessuno sa per certo cosa ci riservi il futuro. La conoscenza quan-
tistica ci dice che siamo costantemente impegnati nella selezione
del nostro futuro mediante le scelte che compiamo in ogni preciso
momento, anche adesso. Ma a prescindere da quali siano le sfide che
ci aspettano o le scelte che dovremo fare, una cosa è assolutamente
certa: sapere chi siamo e capire il rapporto che ci lega gli uni agli
Introduzione - 21

altri, oltre che al mondo che sta al di là, ci conferisce un vantaggio


evolutivo di cui forse i nostri antichi avi non hanno potuto usufruire
quando dovettero affrontare scelte simili alle nostre. Grazie a questo
vantaggio, possiamo far pendere a nostro favore la bilancia della
vita. E tutto ha inizio dalla nostra consapevolezza delle più profonde
verità della nostra esistenza, e da come ogni giorno ci affidiamo a
quelle verità per compiere tutte le nostre scelte.

Gregg Braden
Santa Fe, Nuovo Messico

Note all’Introduzione

1. L’Institute for Public Policy Research in Gran Bretagna, il Center for American
Progress negli U.S.A e l’Australia Institute hanno costituito una task force
indipendente formata da politici, scienziati e uomini d’affari, presieduta con-
giuntamente da Stephen Byers e dalla senatrice statunitense Olympia Snowe,
allo scopo di studiare il tema del riscaldamento globale. Report: Global Warming
Near Critical Point, Associated Press, 24 gennaio 2005. Desunto da: http://www.
msnbc.com/id/6863557/ns/us_news-environment.
2. Albert, Einstein, citato nell’articolo Atomic Education Urged by Einstein, in
«The New York Times», 25 maggio 1946; successivamente citato da Amrine,
Michael, cfr. The Real Problem Is in the Hearts of Man, in «The New York
Times Magazine», 23 giugno 1946.
Capitolo 1

Chi siamo?
Alla ricerca di noi stessi

Senza una comprensione di chi siamo, e da dove veniamo,


non ritengo si possa realmente evolvere.
Louis Leakey (1903-1972),
archeologo e naturalista

«Voi immaginate cose meravigliose e cose terribili, e non vi assu-


mete alcuna responsabilità per la scelta. Dite di avere in voi sia il po-
tere del bene che quello del male, l’angelo e il demone, ma in realtà
avete in voi soltanto una cosa: la facoltà d’immaginazione»1. Con
queste parole tratte dal suo romanzo Sfera, Michael Crichton, oggi
scomparso, descrisse l’ironia dell’esperienza umana vista attraverso
gli occhi di qualcuno, o di qualcosa, che veniva da oltre i confini del
nostro mondo: in quel caso si trattava di una sfera aliena, rimasta sul
fondo dell’oceano per trecento anni. E sebbene il romanzo in sé sia
fantascienza, le sue intuizioni potrebbero rivelarsi molto più veritiere
di quanto la maggior parte di noi possa supporre.
Siamo davvero esseri misteriosi fatti di estremi e di contraddizioni
che quotidianamente affiorano nel nostro stile di vita e nelle scelte che
facciamo. Per esempio, affermiamo di desiderare la libertà nella vita,
tuttavia permettiamo a noi stessi di essere bloccati dalla paura di ciò
che faremmo se davvero avessimo tutta la libertà del mondo. Il fatto che
ogni cellula del nostro corpo si rigeneri ci ricorda che abbiamo il potere
di autoguarigione (non saremmo in vita se non lo avessimo), tuttavia ci
rifiutiamo di riconoscere questo potere quando si tratta di guarirci dalle
nostre malattie. Affermiamo anche di essere degli esseri compassionevo-
li, tuttavia siamo la sola specie al mondo che infligga dolore ai propri
simili allo scopo di estorcere informazioni o per puro divertimento.
24 - La verità nascosta

Diciamo di desiderare la pace nel mondo, ma continuiamo a costruire


le armi belliche più distruttive mai create a memoria d’uomo.
Negli incontri con altri mondi che il futuro forse ci riserva, senza
alcun dubbio qualsiasi forma avanzata di vita intelligente ci perce-
pirà come una specie in conflitto, impegnata in una lotta costante
e che vacilla tra la possibilità di un futuro meraviglioso e i colpi
mortali di un destino temuto.
Oggi, dopo avere imboccato la seconda decade del 21° secolo,
siamo di fronte a una realtà che ci impone l’umiltà e che riporta la
nostra attenzione sulle crisi, gli estremi e le contraddizioni del nostro
tempo. Al cospetto della scienza più avanzata della storia umana
non abbiamo ancora risposto alla domanda più fondamentale della
nostra vita: Chi siamo?

La giuria è ancora in camera di consiglio

L’Ufficio del Censo ci dice che dividiamo il mondo con circa sette
miliardi di membri della famiglia umana. Sebbene ci si possa suddi-
videre in gruppi separati, definiti dal colore della pelle, dalle linee di
discendenza, da fattori geografici e dalle rispettive credenze, noi tutti
condividiamo lo stesso patrimonio in termini di origini della specie.
E se a ciascuno di noi venisse chiesto da dove veniamo, ai fini di una
statistica porta a porta mondiale, ci sono buone possibilità che le
risposte potrebbero collocarsi in una delle seguenti linee di pensiero:

1. Siamo il prodotto di una lunga serie di prodigiosi sincronismi


biologici (evoluzione) che si sono verificati nell’arco degli ultimi
due milioni di anni.
2. Siamo stati creati direttamente dalle mani di un potere superiore,
che ha infuso in noi la vita e ci ha posti sulla Terra.
3. Esiste un eccelso schema cosmico, un disegno intelligente, che ci
rende ciò che siamo; e questo disegno è stato avviato molto tempo
fa da qualcuno o da qualcosa che oggi non comprendiamo.

Sebbene questa breve sintesi possa non rendere completamente


giustizia a tali prospettive, le tre spiegazioni che precedono, o una
Capitolo 1 - Chi siamo? Alla ricerca di noi stessi - 25

data combinazione delle tre, costituiscono il nucleo centrale di tutte


le possibilità che in genere oggi vengono prese in esame.
Per migliaia di anni la prima e la terza versione non sono nem-
meno esistite. Fino al 1859 praticamente era disponibile una sola
spiegazione per dare un senso a come siamo giunti in questo luogo:
quella invocata dalla comunità religiosa. Secondo una interpretazio-
ne letterale del libro biblico della Genesi, il più antico documento
condiviso dalle tre religioni monoteiste mondiali (giudaismo, cristia-
nesimo e islam), in pratica si crede di essere qui per uno scopo e di
essere stati posti qui direttamente da Dio.
Oggi questa versione persiste ancora in alcune comunità ed è più
comunemente nota sotto il termine di creazionismo, una teoria che si
fonda sulla dottrina religiosa proposta dal vescovo anglicano James
Ussher più di tre secoli e mezzo fa. Combinando le varie interpretazio-
ni bibliche con le nascite e morti storiche riportate dalla Bibbia del suo
tempo, il vescovo Ussher creò quella che riteneva essere una accurata
cronologia di eventi biblici, a partire dal primo giorno della creazione.
In base ai suoi calcoli, Ussher predisse che il giorno di domenica 3
ottobre dell’anno 4004 a.C. fosse stato il primo giorno della creazione,
l’“inizio” biblico descritto dalla Genesi2. Servendosi di questa data
come punto di partenza, seguì gli eventi e le linee genealogiche fino
ad arrivare all’età che i moderni creazionisti, e in particolare i giovani
creazionisti interessati all’età della Terra, generalmente attribuiscono
al nostro pianeta: 6.000 anni3. Tenendo come punto di riferimento
questa età, Ussher poi calcolò le date dei principali eventi biblici che
raccontano le origini e la storia dell’umanità. Per esempio, stabilì che
Adamo fu creato nel 4004 a.C., che Eva fu creata poco dopo, e che
entrambi furono cacciati dal Giardino dell’Eden più tardi, nel corso
dello stesso anno. Le correlazioni di Ussher furono date alle stampe
nelle versioni autorizzate della Bibbia di allora, e nel 1701 la Chiesa
d’Inghilterra accolse ufficialmente la cronologia biblica di Ussher.
Uno degli assunti creazionisti che discende direttamente dall’ope-
ra di Ussher è che la vita fu creata simultaneamente all’atto della Ge-
nesi. Inoltre, la teoria afferma che essenzialmente oggi al mondo non
esistono nuove specie. Si suppone che tutte le forme di vita esistenti
oggi o in passato, inclusa la razza umana, costituiscano il risultato
della creazione originale, e che siano rimaste fisse e immutate.
26 - La verità nascosta

Questa visione si pone direttamente in conflitto con due punti


fondamentali della scienza moderna:
1. i geologi moderni sostengono che la Terra abbia la formidabile età
di 4,5 miliardi di anni;
2. la biologia tradizionale accetta largamente la teoria evolutiva di
Darwin in quanto meccanismo responsabile della diversità della
vita oggi esistente sulla Terra.

Sebbene l’età terrestre di 4,5 miliardi di anni possa talvolta venire


accettata dai sostenitori del creazionismo della Terra vecchia a causa
delle diverse interpretazioni della lunghezza del giorno e dell’anno
biblico, non c’è tutto questo spazio di manovra quando si tratta di
evoluzione. La teoria di Charles Darwin è in diretto conflitto con la
teoria dell’origine umana mediante l’intervento divino, e fra le due
concezioni sembra non esistere alcun terreno di contatto.
Darwin fece ritorno dal suo storico viaggio a bordo della HMS
Beagle nel 1836 e diede alle stampe le sue scoperte ventitré anni
dopo, nel 1859. Il suo rivoluzionario libro, intitolato L’origine delle
specie, scosse le fondamenta di concezioni ben radicate riguardanti le
nostre origini. Sebbene più avanti, nel corso di questo libro, esplore-
remo più da vicino i concetti e le implicazioni dell’opera di Darwin,
li accenno ora perché, per la prima volta, la teoria dell’evoluzione
pose una sfida alla visione religiosa in generale, e a quella della chiesa
cristiana in particolare.
Intendo però affermare molto chiaramente fin da ora che, sebbene
l’opera di Darwin sia stata ben meditata, meticolosamente documen-
tata, e sia stata sviluppata entro le linee guida del metodo scientifico,
un corpus crescente di prove oggi dimostra che essa non rende conto dei
fatti inerenti l’origine dell’uomo come la si concepisce oggi. E che non pro-
va nemmeno che noi siamo il risultato di un processo evolutivo. Questo
non equivale a dire che l’evoluzione non esista o non si sia verificata.
È avvenuta. E i reperti fossili lo dimostrano per quanto riguarda un
determinato numero di specie. Il problema è che, quando tentiamo
di applicare agli esseri umani i processi osservati nelle piante, i fatti
semplicemente non offrono sostegno alla teoria.
Quindi, a che punto ci troviamo? Cosa dobbiamo credere? Quale di
questi tre punti di vista è quello giusto, in termini di origini e storia della
Capitolo 1 - Chi siamo? Alla ricerca di noi stessi - 27

razza umana? A questo proposito, la giuria è ancora riunita in camera di


consiglio e l’argomento in sé scatena un acceso dibattito. Se però ci affi-
diamo al linguaggio scientifico, l’evoluzione sta diventando un’opzione
sempre meno praticabile per spiegare le complessità della vita umana.
In altre parole, l’evoluzione che osserviamo in natura può non esse-
re applicabile a noi umani. Come avrete modo di leggere nel paragrafo
seguente, esistono aspetti della famiglia umana che semplicemente
non sono spiegabili per mezzo dell’evoluzione, almeno nei termini in
cui oggi comprendiamo quella teoria.

Una teoria in bilico

A partire dal 1859 la comunità scientifica, e gran parte del mondo


“moderno” da allora in poi, hanno accolto l’evoluzione come la sola
teoria plausibile per spiegare le origini umane e come siamo giunti
ad essere ciò che siamo oggi. Quest’ampia accoglienza ha condotto
alla ricerca di prove concrete a sostegno della teoria: gli “anelli man-
canti” fossili che dovrebbero esistere per documentare le fasi del no-
stro viaggio. Per motivi altrettanto controversi dei fossili in sé, negli
ultimi centocinquant’anni questi anelli mancanti della discendenza
umana si sono rivelati, a dir poco, sfuggenti.
Più di recente, la ricerca di prove sull’esistenza dei nostri antenati ha
catturato il nostro immaginario collettivo, quando riviste prestigiose
e accreditate quali «Science» e «Nature» hanno riferito studi e pubbli-
cato tavole a colori a tutta pagina che documentavano tali scoperte.
Quasi dalla sera alla mattina i crani ritrovati, con le orbite vuote che ci
fissavano dalle copertine patinate delle riviste, sono entrati a far parte
dell’albero genealogico umano. Hanno perfino assunto nomi come
“Lucy” e “George”, che ce li hanno resi ancora più vicini.
Per chi, come me, è cresciuto negli anni Sessanta, guardando
documentari in bianco e nero alla TV di famiglia e leggendo notizie
sulla ricerca delle origini umane pubblicate da meravigliose riviste
quali «National Geographic» e «Smithsonian», sembrava che quasi
ogni giorno la ricerca delle nostre origini si arricchisse di nuove
conoscenze. Sebbene la ricerca continui ancora oggi, le ultime sco-
perte sembrano avere un carattere meno pubblico, ma continuano
28 - La verità nascosta

comunque ad arrivare. Alcune delle aree più produttive riguardo


alle testimonianze fossili del nostro passato sono state localizzate in
remote zone della Grande Fossa Tettonica (Rift Valley) est africana.
Nella Tanzania settentrionale, per esempio, la ricerca multi-genera-
zionale attuata dalla famiglia Leakey sui resti di ominidi – a opera di
Louis S. B. Leakey, di sua moglie Mary, del loro figlio Richard e di
altri loro figli – ha fatto retrocedere la data comunemente attribuita
alle origini umane a circa due milioni di anni fa.
Durante le loro esplorazioni degli anni Cinquanta, le squadre dei
Leakey hanno instancabilmente setacciato il terriccio, la roccia pol-
verizzata e i granelli di polvere alla ricerca di frammenti ossei, denti,
utensili di pietra e, talvolta, di intere sezioni scheletriche di antichi
esseri che sembrano avere tratti umani. A essi sono stati assegnati
nomi complessi quali Australopithecus afarensis e Homo neandertha-
lensis, ritenendoli esempi di sviluppo umano lungo la scala evolutiva.
Per quanto sbalorditivi possano essere questi e altri simili ritrova-
menti, e per quanto possano avere arricchito la nostra conoscenza
del passato, la ricerca delle origini umane è rimasta vittima della
mancanza di una singola scoperta che stabilisse un collegamento di-
retto tra quelle antiche forme di vita e noi4. E forse quel legame non
sarà mai rinvenuto. Personalmente ho la sensazione che, per quanto
il lavoro svolto in Africa sia interessante e per quanto aggiunga nuo-
ve conoscenze riferite alle antiche forme di vita, probabilmente quei
ritrovamenti non riguardano affatto la storia della nostra vita.

L’aggiornamento dell’anello mancante


è ancora assente

A partire dal 1859, dopo l’introduzione della teoria evolutiva e


fino al momento in cui avviene la stesura della presente opera, non
sono emerse chiare prove di una specie in transizione che riconduca
a noi, cioè l’evidenza fossile in grado di documentare l’evoluzione
dei nostri antenati in esseri più simili agli umani. Questo rimane un
fatto acquisito, a dispetto delle sofisticate tecnologie e della grande
quantità di forza lavoro impegnate nella risoluzione della questione
delle nostre origini. Uno sguardo ravvicinato all’albero genealogico
Capitolo 1 - Chi siamo? Alla ricerca di noi stessi - 29

della nostra specie rivela che molti fra quelli che sono ritenuti colle-
gamenti indiscutibili tra i reperti fossili, in realtà sono indicati solo
in termini di legami probabili o di inferenze.
In altre parole, non esistono prove ferme e concrete che stabilisca-
no un legame fra noi e i resti scoperti di quelle creature del passato
(vedi Figura 1.1.).

Ipotesi di albero genealogico dell’evoluzione umana

Homo Homo sapiens


neanderthalensis

Homo
heidelbergensis
Homo floresiensis
Homo
erectus

Homo
habilis
Legenda:
........... Rapporti speculativi o inferenze

Figura 1.1. Un esempio di cronologia ampiamente riconosciuta, relativa agli


antichi antenati che avrebbero condotto all’uomo moderno. Sequenze come
questa sono largamente desunte a partire da reperti fossili.

In L’origine delle specie Darwin ammise questa mancanza di prove.


Riconobbe inoltre che la causa di ciò potesse dipendere da un difetto
riferito a un paio di punti: il modo in cui i geologi concepiscono la terra,
oppure la sua teoria dell’evoluzione. Scrisse testualmente quanto segue:

Per quanto concerne la teoria della selezione naturale, dev’essere esi-


stito un numero interminabile di forme intermedie (...) [p]erché non
vediamo queste forme di collegamento tutto intorno a noi? Perché
30 - La verità nascosta

ogni formazione geologica non è piena di simili collegamenti? Non ci


imbattiamo in alcuna prova del genere, e questa rappresenta la più
ovvia e convincente fra le molte obiezioni che possono essere mosse
alla mia teoria5.

Riflettendo su questo apparente dilemma, Thomas H. Morgan,


insignito del premio Nobel in fisiologia o medicina nel 1933, affer-
mò che applicando «i più rigidi [...] test utilizzati per distinguere le
specie selvatiche» non si «è a conoscenza di un singolo esempio di
trasformazione di una specie in un’altra»6.
Due scoperte avvenute verso la fine del 20° secolo potrebbero ini-
ziare a gettare luce sul motivo per cui esiste il problema di un ponte tra
l’essere umano antico e moderno, e su cosa forse ci sta dicendo sulla
storia umana l’esistenza di un anello mancante. In base a solidi motivi
scientifici che esamineremo più a fondo in un capitolo successivo, seb-
bene l’Australopithecus afarensis e i Neanderthal possano raccontarci la
storia di qualcuno, probabilmente non si tratta della nostra.
Seguono due dei motivi che si pongono alla base di questo.

Fossili interessanti, ma non siamo noi!

La prima “mappa” che descrive i mattoni della vita è stata dise-


gnata da James Watson e da Francis Crick nel 1953. Il modello di
molecola del DNA che hanno sequenziato ha aperto le porte a una
intera disciplina scientifica dedita all’identificazione delle persone
mediante i tratti genetici che le caratterizzano, e che inoltre le ren-
dono diverse da chiunque altro.
Dal colore degli occhi e dei capelli al genere, o alla tendenza a
sviluppare determinate malattie, il codice che detta l’aspetto e il
funzionamento del nostro corpo è immagazzinato nel modello dei
nostri geni, il DNA. Una volta rivelato il codice che conteneva le
prove del nostro passato, la scienza incentrata sulla determinazione
della paternità, sull’identificazione di persone scomparse e sul colle-
gamento dei colpevoli alle scene del crimine è diventata una chiave
di volta nei settori del rispetto della legge e della medicina forense.
Ha anche fornito le basi a una delle serie televisive più trionfali sulla
risoluzione dei crimini: CSI - Crime Scene Investigation.
Capitolo 1 - Chi siamo? Alla ricerca di noi stessi - 31

Nel 1987 le stesse tecniche utilizzate in ricerche simili a quelle di


CSI – i risultati delle quali sono accettati come prove nei maggiori
tribunali di oggi – sono state applicate allo studio delle origini uma-
ne solo per la seconda volta nella storia. Nel 2000 i ricercatori dello
Human Identification Centre dell’Università di Glasgow hanno
pubblicato i risultati delle scoperte fatte paragonando il DNA di una
specie a cui si riteneva appartenessero dei nostri antenati con quello
dell’uomo moderno7. In collaborazione con colleghi che lavorano
in Russia e in Svezia, gli scienziati scozzesi hanno analizzato l’antico
DNA derivato da un bambino neanderthaliano incredibilmente ben
conservato, scoperto in una cava calcarea nel Caucaso settentrionale,
ai confini fra Europa e Asia.
L’eccezionale stato di conservazione dei resti del bambino rappre-
senta una storia e un mistero particolari già di per sé. Normalmente
questo si verifica solo nel caso di reperti congelati, come quelli ritrovati
nelle regioni dei ghiacci polari. È stato proprio questo grado di conser-
vazione a permettere a un DNA vecchio di 30.000 anni come quello
del bambino, di essere paragonato al DNA degli esseri umani di oggi.
Si è anche trattato della prima volta che simili test potevano essere
svolti su di un corpo che era già stato sottoposto alla datazione al car-
bonio. Lo studio concluse che la possibilità di un legame genetico tra i
Neanderthal e l’uomo moderno è remota. Il rapporto indica che l’esse-
re umano moderno, infatti, non discende dall’uomo di Neanderthal8.
Sebbene, a livello teorico, la scienza della comparazione genetica
dovrebbe poter risolvere il mistero della nostra stirpe, i risultati in
realtà stanno sollevando altre domande in merito alla nostra discen-
denza evolutiva e alle nostre origini, e si stanno affacciando su un
territorio “proibito”.
Il termine di early modern human (EMH) o anatomically modern
human (AMH) ha sostituito il termine di Cro-Magnon in quanto
descrittore dei nostri antenati più recenti. Oggi gli scienziati riten-
gono che le differenze fisiche tra il corpo dell’uomo contemporaneo
e quello degli EMH siano talmente minime da non giustificare un
raggruppamento separato. In altre parole, sebbene gli antichi umani
non si comportassero necessariamente come noi, essi avevano il nostro
aspetto. Oppure, inversamente, possiamo dire di avere ancora il loro
aspetto: il nostro aspetto esteriore non è molto cambiato da quando i
32 - La verità nascosta

nostri primi antenati sono comparsi sulla Terra circa 200.000 anni fa.
Questo fatto si è dimostrato un problema per coloro che si rivolgono
ai lenti mutamenti evolutivi avvenuti nell’arco di lunghi periodi di
tempo al fine di spiegare come siamo giunti a essere così come siamo.
Nel 2003 alcuni progressi della tecnologia genetica hanno consen-
tito paragoni ancora più ambiziosi con l’antico DNA. Questa volta i
test hanno paragonato fra loro i Neanderthal e i nostri primi antenati
confermati, gli EMH. La squadra di scienziati europei ha studiato il
DNA di due EMH, di cui il primo risaliva a 23.000 anni fa e l’altro
a 25.000 anni fa, paragonandolo al DNA di quattro neanderthaliani
di età compresa fra 29.000 e 42.000 anni. I risultati, pubblicati in
«Proceedings of the National Academy of Sciences», hanno riferito
quanto segue: «I nostri risultati danno sostegno alle prove preceden-
temente raccolte in vari campi, le quali ipotizzano che una “eredità
neanderthaliana” sia altamente improbabile»9. In altre parole, i Ne-
anderthal dipinti come uomini delle caverne nei film e nei cartoni
animati non sono gli avi degli EMH. Ciò significa che non ci siamo
evoluti da loro, e che loro non possono essere i nostri antenati.

Il mistero del DNA “fuso”

Fin dalla scoperta del codice genetico, è emerso un ulteriore


mistero riguardo ai cromosomi che distinguono una specie dall’al-
tra. Le istruzioni biologiche per i membri di una data specie sono
contenute all’interno dei loro cromosomi, determinando così fattori
quali la struttura delle ossa, le dimensioni del cervello, il tipo di
metabolismo, eccetera. Le scimmie hanno 24 coppie di cromosomi,
ovvero un totale di 48. Gli umani ne hanno 23, ovvero un totale
di solo 46. Sebbene, a paragone dei nostri parenti più prossimi, in
apparenza ci “manchi” un intero insieme di cromosomi, le nostre
mappe genetiche rivelano una interessante curiosità.
Uno sguardo ravvicinato al punto in cui è localizzata l’apparente
assenza di cromosomi nel nostro genoma mette in evidenza che il
cromosoma 2 umano è notevolmente simile – e in realtà “corrispon-
de” – ai cromosomi 12 e 13 dello scimpanzé, come se in qualche modo
fossero stati combinati (fusi) in un singolo segmento più grande di
DNA10. È interessante notare che la fusione si è verificata soltanto
Capitolo 1 - Chi siamo? Alla ricerca di noi stessi - 33

nell’uomo. Accludo la terminologia tecnica, desunta da «Proceedings


of the National Academy of Sciences» (ottobre 1991), che descrive
questa fusione: «Concludiamo che il locus clonato in cosmidi c8.1
e c29B è la reliquia di un antico telomero-fusione dei telomeri e segna
il punto in cui due cromosomi scimmia ancestrale si fusero per dare
origine al cromosoma umano 2»11. (Il corsivo è mio).
In altre parole, i due cromosomi che sembrano semplicemente
mancanti dal nostro DNA sembrano essere stati trovati, fusi in un
singolo cromosoma nuovo, che risulta presente unicamente negli
umani. Inoltre, vi sono altre caratteristiche dei geni dell’uomo e della
scimmia che sembrano quasi identici12.
Come ha potuto verificarsi questa mescolanza di DNA? Gli scien-
ziati semplicemente lo ignorano. Ma la conclusione derivante dagli
studi apre una misteriosa porta che alla fine potrebbe consentirci di
trovare la risposta a tale quesito. È il fatto che i cromosomi siano fusi
insieme, e il modo in cui lo sono, ad avere indotto gli scienziati alla
conclusione che solo un raro processo potrebbe aver dato luogo a un
simile fenomeno genetico13. Questi studi ci dicono che la sequenza
del DNA che rende unico il cromosoma 2 (e noi) non è qualcosa che
ci si potrebbe normalmente aspettare dall’evoluzione darwiniana,
attraverso il processo della selezione naturale.
Cosa può essere accaduto in un lontano passato per produrre tali
cambiamenti nel codice fondamentale della vita? La risposta breve
è quella che dice che semplicemente non lo sappiamo. Ma in base
a un raffronto tra la fisiologia umana e quella dei primati esiste un
corpus crescente di prove che indica che, in quanto Homo sapiens,
potremmo non trovare una chiara collocazione in un albero genea-
logico evolutivo tradizionale.

✹✹✹
I nuovi dati provenienti dal DNA e la mancanza di prove fossili
a sostegno del concetto di evoluzione umana a partire dai primati
inferiori suggeriscono che in effetti potremmo rappresentare una
specie dotata di caratteri unici. Questa teoria parte da un approccio
secondo il quale, anziché essere i discendenti di forme antecedenti di
primati, noi siamo esseri separati e distinti da essi. Un paragone dei
34 - La verità nascosta

caratteri comuni ai primati e agli umani, quali la densità ossea – e la


nostra capacità di lacrimare, sudare e farci crescere i capelli anziché
la pelliccia – dà sostegno a questa teoria, e nel contempo alimenta
la controversia sia per i proponenti del creazionismo, sia per quelli
della teoria evolutiva.
Sebbene queste scoperte possano finire per sollevare ancor più in-
terrogativi di quante non siano le risposte che danno, ogni stadio della
ricerca ha qualcosa da aggiungere a ciò che sappiamo di noi stessi, e
definisce ulteriormente il nostro posto nell’universo e il nostro ruolo
nella creazione. Ulteriori prove contenute nelle testimonianze fossili
conferiscono credibilità a queste ricerche, indicando che, sebbene pos-
siamo condividere caratteri genetici con forme di vita meno evolute, ci
siamo sviluppati indipendentemente da esse, seguendo una nostra crono-
logia genetica. La nostra potrebbe essere una specie molto più antica di
quanto non si pensasse fino a oggi, e potremmo avere subito pochissimi
mutamenti durante la nostra evoluzione sulla Terra.
Chiaramente, sia per il creazionismo che per l’evoluzionismo, le
fonti di informazione sono incomplete e lasciano le interpretazioni
aperte a revisione, con l’emergere di nuove prove.

Ciò che non siamo

Talvolta reperiamo la verità di ciò che “è” nella nostra vita scopren-
do dapprima ciò che “non è”. Procedendo per eliminazione, finiamo
per raggiungere la comprensione che andiamo cercando. Dai nostri
rapporti personali con partner, familiari, amici e colleghi, per giungere
poi fino alla guerra e alla pace fra nazioni, sembriamo apprendere le
grandi lezioni della vita proprio in questo modo. Sperimentiamo ciò
che non vogliamo, prima di imparare che non lo vogliamo.
Per esempio, è stato solo dopo aver sperimentato la guerra su scala
globale non una, ma due volte, che abbiamo detto di no ad altre
guerre mondiali. È stato solo dopo aver sperimentato l’inconcepibile
genocidio occorso a metà del 20° secolo, che abbiamo detto che non
avremmo mai più permesso a eventi simili di accadere.
Oggi molti scienziati, insegnanti e ricercatori convenzionali sono
attivamente coinvolti nella cernita di scoperte avvenute negli ultimi
Capitolo 1 - Chi siamo? Alla ricerca di noi stessi - 35

cent’anni circa al fine di scoprire cosa sia vero e cosa non lo sia,
quando si parla di origini della razza umana. Le loro scoperte sono
talmente numerose da dare la sensazione di venire pubblicate quasi
ogni giorno. In effetti ora si assiste alla diffusione di così tante in-
formazioni nuove, che alcune riviste scientifiche, quali per esempio
«Science», hanno cominciato a pubblicare una newsletter settimana-
le, abbinata alle loro pubblicazioni mensili, al fine di mantenere i
lettori aggiornati sulle ultime scoperte.
Se da un lato tutte queste ricerche sono progettate per aiutarci a
comprendere cosa ci abbia rivelato il 20° secolo, va detto che molte
delle scoperte chiave che fanno pendere l’ago della bilancia da un lato
o dall’altro rispetto ai temi di cui si stanno occupando gli scienziati,
devono ancora trovare posto nei nostri libri di testo e nelle nostre aule.
Questo significa che stiamo ponendo le speranze, la fiducia e la pro-
messa del nostro futuro nelle mani di giovani che stanno imparando
una scienza basata su credenze obsolete.
Proprio come il fatto di imparare a guidare un’automobile senza
prima comprendere il codice della strada non può dar luogo a una
buona esperienza di guida, così anche ridurre la natura ad atomi e
molecole, senza imparare il rapporto che intratteniamo con essi, non
può affatto condurre a soluzioni sensate per le crisi che ci sovrastano
oggi. Se potessimo distillare l’essenza delle scoperte del 20° secolo ri-
guardo a noi stessi e al nostro passato, cosa ci direbbero? Cosa ci dice
la scienza migliore del nostro tempo su chi siamo e chi non siamo?
L’elenco parziale che segue ci dà un’idea di quale possa essere la
direzione in cui procede la nuova scienza. È un fatto che...

1. ... la teoria delle cellule viventi che mutano casualmente (si evol-
vono) nell’arco di lunghi periodi di tempo non spiega l’origine e
la complessità della vita umana.
2. ... il legame biologico tra gli esseri umani e le precedenti forme di
vita simili agli umani del nostro albero ancestrale è inferita e non
comprovata.
3. ... gli studi sul DNA forniscono prove che non discendiamo dalle
famiglie neanderthaliane, come si riteneva precedentemente.
4. ... siamo cambiati poco fin dai tempi in cui i primi umani mo-
derni (EMH) sono comparsi 200.000 anni fa.
36 - La verità nascosta

5. ... È poco probabile che il DNA che ci rende umani e che ci


conferisce la nostra unicità possa essersi formato nel modo in cui
lo ha fatto durante dei processi evolutivi naturali.

Quindi, ora che sappiamo alcune delle cose che “non siamo”, cosa
ci dice la migliore scienza della nostra epoca su chi invece siamo? La
risposta a questa domanda informa i prossimi sei capitoli di questo libro.
Trecento anni fa, il pensiero scientifico ispirato alle leggi fisiche di
Newton ci ha condotti a concepire l’universo, il mondo in cui vivia-
mo e il nostro corpo come se facessero parte di una grande macchina
cosmica, cioè in termini di sistemi enormi e minuscoli che erano
separati gli uni dagli altri, indipendenti fra loro e rimpiazzabili.
Centocinquant’anni fa Charles Darwin propose l’idea che siamo
il prodotto finale di un viaggio evolutivo durato 200.000 anni, i
sopravvissuti di una gara cosmica che un tempo hanno dovuto lot-
tare per conquistarsi il proprio posto sulla Terra, e che ancora oggi
devono continuare a farlo.
Inoltre, la scienza dell’ultimo secolo ci ha indotti a credere che la
tecnologia rappresenti la risposta ai nostri problemi, e che attraverso la
scienza conquisteremo la natura e le minacce alla nostra sopravvivenza.
Ciascuno di questi concetti si fonda sulla falsa credenza derivante
da informazioni scientifiche che sono, a dir poco, incomplete. In
alcuni casi sono addirittura errate.
Prima di poter rispondere alla domanda su chi siamo, dobbiamo
prendere in seria considerazione le verità che abbiamo chiesto alla scien-
za di rivelarci. Così facendo scopriamo rapidamente che le false ipotesi
del passato ci hanno immessi in un proverbiale percorso obbligato sulla
via della scoperta, che percorriamo alla ricerca dei misteri della vita.
Le scoperte descritte nei prossimi capitoli sono veritiere. Rap-pre-
sentano il tipo di storie che dovrebbero trovar posto sui titoli di prima
pagina di riviste e quotidiani più diffusi nel mondo. Invece, spesso sono
relegate in oscure riviste specialistiche e in newsletter con un numero
limitato di iscritti orientati verso le conoscenze tecniche. Questo può
aiutarci a comprendere perché i nostri libri di testo restino così indietro
rispetto alla curva ascendente delle scoperte. Può anche aiutarci a vedere
dove l’impeto di questa esplorazione ci possa condurre, rispetto alle
grandi scorrerie che ci attendono fra i misteri della nostra esistenza.
Capitolo 1 - Chi siamo? Alla ricerca di noi stessi - 37

Verità nascosta n°1


La nostra capacità di sventare le crisi che costituiscono una minaccia
per le nostre vite e per il mondo in cui viviamo dipende dalla nostra
disponibilità ad accettare ciò che la scienza sta rivelandoci in merito
alle nostre origini e alla storia umana.

Note al Capitolo 1

1. Crichton, Michael, Sphere, Alfred A., Knopf, New York 1987, pp. 348-349.
[Trad it. Sfera Garzanti 2009; N.d.T.].
2. Sarfati, Jonathan, Archbishop’s Achievement: James Ussher’s Great Work Annals
of the World Is Now Available in English, Creation Ministries International. Sito
web: http://creation.com/archbishopsachievement.
3. Ibidem.
4. Morgan, Thomas Hunt, Evolution and Adaptation, The Macmillan Company,
New York 1903, p. 43.
5. Darwin, Charles, On the Origin of Species, Pacific Publishing Studio, Seattle
2010, p. 236.
6. Evolution and Adaptation, p. 43.
7. Università di Glasgow, Rare Tests on Neanderthal Infant Sheds Light on Early
Human Development, in: «ScienceDaily», 4 aprile 2000. Sito web: http://www.
sciencedaily.com/releases/2000/03/000331091126.htm.
8. Ibidem.
9. Mayell, Hillary, Neandertals Not Our Ancestors, DNA Study Suggests, in: «Natio-
nal Geographic News», 14 maggio 2003. Sito web: http://news.nationalgeo-
graphic.com.
10. Fan, Yuxin, Newman, Tera, Linardopoulou, Elena e Trask, Barbara J., Gene
Content and Function of the Ancestral Chromosome Fusion Site in Human Chro-
mosome 2q13-2q14.1 and Paralogous Regions, in «Genome Research», vol. 12,
Laboratory Press, Cold Spring Harbor 2002, pp. 1663-1672. Sito web: http://
genome.cshlp.org/content/12/11/1663.full.
11. IJdo, J.W., Baldini, A., Ward, D.C., et al., Origin of Human Chromosome 2: An
Ancestral Telomere-telomere Fusion, in «Proceedings of the National Academy
of Sciences of the United States of America», vol. 88, n. 20, 15 ottobre 1991,
pp. 9051-9055.
12. Gene Content and Function of the Ancestral Chromosome Fusion Site in Human
Chromosome 2q13-2q14.1 and Paralogous Regions.
13. Origin of Human Chromosome 2: An Ancestral Telomere-telomere Fusion.

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