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Il simbolismo si trova a livello di tutte religioni e, per la sua rappresentazione semplice,

facilita la comprensione e la diffusione di concetti teologici e storici delle rispettive religioni nei
diversi strati della popolazione. Per quanto riguarda le immagini sacre, parliamo delle icone, degli
affreschi esterni e interni delle chiese e della loro funzione per favorire la preghiera e rafforzare la
devozione. Le prime comunità cristiane erano prive di luoghi di culto pubblico e la loro arte si
sviluppò nelle case private e nelle catacombe. Adottarono alcuni simboli pagani attribuendo loro
un significato cristiano, quindi nuovo e più profondo del precedente.
L’apparizione storica dei simboli cristiani ha le sue origini dal divieto di idolatria che i
cristiani ereditarono dalla tradizione ebraica. Infatti, in un primo momento storico, alcuni
rappresentanti della Chiesa hanno cercato di impedire qualsiasi rappresentazione di Cristo, di
Maria e di tutti i Santi, perché un segno o simbolo è in comunione con la cosa simboleggiata ed è
presente in essa1. I primi simboli non erano semplici decorazioni, ma il richiamo dell’insegnamento
della fede, che deve condurre i fedeli a una più profonda conoscenza del cristianesimo. Fino al
periodo dell’imperatore Costantino, la simbologia cristiana fu rappresentata con mezzi molto
semplici: una ristretta gamma di colori, linee molto genuine, che esprimevano l’essenziale con
grande sobrietà. Va ricordato che in questo periodo le immagini non sono oggetto di culto: esse
non vengono venerate, perché non sono rappresentazioni dirette di Cristo o della Vergine, ma
rimangono totalmente nella sfera del simbolismo.

1
Pavel Evdochimov, L’Ortodossia, op. cit., p. 323.

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