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La prima fonte pratica di musica polifonica: il tropario di Winchester 17 (2)

(integrazione alle pp. 62-63 del vol I del libro di testo)

a. Vox organalis sulla sequenza Alleluia Beatus vir attribuita a Wulfstan di Winchester (attivo attorno
all’anno 1000), Cambridge, Corpus Christi College, 473, fol. 153;
b. Sequenza Alleuia Beatus vir secondo il ms. Bodley 775 C 2558 conservato alla Bodleian Library di
Oxford.

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c. Ipotesi di trascrizione dell’organum sulla sequenza (Heinrich Besseler, Peter Gülke, Schriftbild
der mehrstimmigen Musik, Leipzig, VEB Deutscher Verlag für Musik, 1973, p. 30)

Cambridge
(vox organalis)

Oxford
(vox principalis)

Il manoscritto

Il manoscritto detto ‘Tropario di Winchester’ (risalente all’anno 1000 ca.) è tra le prime fonti
pratiche a tramandare esempi di musica polifonica. Risale ai secoli X-XI e fu usato originariamente
nella cattedrale di Winchester, all’epoca sede del re d’Inghilterra.
Il Tropario contiene organa a 2 voci su tropi di canti del Proprium e dell’Ordinarium e si compone
di due volumi, che oggi sono conservati l’uno a Cambridge, l’altro a Oxford. Spesso il manoscritto
di Cambridge riporta soltanto la vox organalis delle composizioni; a volte la vox principalis è
riportata però nel manoscritto di Oxford, il che permette di ricostruire la composizione polifonica
completa. Questo è il caso anche della sequenza qui riportata: la vox organalis (a) e quella
principalis gregoriana (b) sono conservate rispettivamente nei due manoscritti di Cambridge e
Oxford.

La struttura dell’organum

In questo caso la combinazione delle due melodie dà come risultato un organum parallelo
relativamente libero, con un numero di note all’incirca equivalente nelle due parti (stile di
discanto). Entrambe le voci si muovono nello stesso ambito, con qualche incrocio; e in entrambe
sono presenti frequenti ripetizioni della stessa nota senza cambio di sillaba, uso che nelle epoche
seguenti diventerà raro. Spesso si usava raddoppiare la vox organalis su una fidula (strumento ad
arco), per cui nel Tropario di Winchester appaiono didascalie che si riferiscono a quest’uso.
Entrambe le parti sono costituite da segmenti chiusi da una cadenza melodica (che all’epoca erano
detti distinctiones; nella trascrizione sono separati dalle stanghette di battuta). All’inizio ogni
segmento presenta un contrappunto rigoroso nota contro nota alla quarta o all’unisono, mentre in
corrispondenza delle cadenze le due voci tendono ad avere un numero di note differente l’una
dall’altra. Si osservi anche la corrispondenza melodica tra la seconda distinctio e la seconda parte
della prima (corrispondenza evidenziata sull’esempio mediante le graffe grandi).

La notazione

Il tropario è scritto in neumi in campo aperto, ma l’amanuense si è sforzato di piegare questi segni,
che indicano le altezze in modo impreciso, alle esigenze di una composizione polifonica. Ad
esempio, egli differenzia spesso la posizione verticale dei neumi a seconda dell’altezza delle note
(si osservi la posizione dei punti corrispondenti al mi e al sol sulla «e» dell’«Alleluia» iniziale).
Nondimeno, i neumi rimangono ambigui quanto alla definizione delle altezze. Così più tardi
vennero inserite sul manoscritto le lettere significative («t»[-tenere], che richiede una allungamento
sulle note di chiusura dei segmenti, «l»(-evare) per un’ascesa melodica, «e»(-qualiter) per indica
un’altezza costante, «d»(-eprimatur) per indicare un abbassamento, ecc.).

(Sintesi da Heinrich Besseler, Peter Gülke, Schriftbild der mehrstimmigen Musik, Leipzig, VEB Deutscher Verlag für
Musik, 1973, p. 30.)

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