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Maxi Obexer
AIUTO ILLEGALE
ILLEGALE HELFER
Italienisch von Sonia Antinori,
Rom 2018
Alle Rechte vorbehalten, insbesondere das der Aufführung durch Berufs- und Laienbühnen, des öffentlichen
Vortrags, der Verfilmung und Übertragung durch Rundfunk und Fernsehen. Das Recht der Aufführung ist
rechtmäßig zu erwerben vom:
All rights whatsoever in this play are strictly reserved. No performance may be given unless a licence has
been obtained. Application for performance etc., must be made before rehearsals begin, to:
AIUTO ILLEGALE
di Maxi Obexer
All rights whatsoever in this play are strictly reserved. Application for performance
etc. must be made before rehearsals begin to:
schaefersphilippen™ Theater und Medien GbR
Meister-Gerhard-Straße, 11
50674 Köln
No performance may be given unless a licence has been obtained.
Premessa
Le dichiarazioni dei personaggi sono basate su interviste a diversi soggetti; alcuni di loro sono già
stati condannati con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Altri potrebbero essere messi sotto accusa se le loro attività venissero rese note.
Un ringraziamento a tutti coloro che con i loro racconti ci hanno guidato nel segreto mondo
dell’umanità.
Personaggi
Legislatore
Genner, austriaco, circa 70 anni
Lukas, svizzero tedesco, circa 45 anni
Ulrike, svizzera, circa 80 anni
Florian, tedesco, studente, 25 anni
Un’insegnante, circa 55 anni
Giudice amministrativo, circa 60 anni
Un’attivista, circa 50 anni
Susanna, senza stato giuridico, circa 30 anni
Un attivista, austriaco, 40 anni, in sedia a rotelle
Avvocato, circa 35 anni
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SCENA I
La posizione di Genner è chiara e inequivocabile; a scelta e in base alle diverse posizioni è un eroe
che troneggia di fronte al pubblico o un delinquente ritratto di profilo come per le foto segnaletiche
in uso alla polizia.
GENNER Il coraggio civile oggi è più che mai necessario, perché possiamo riuscire a impedire le
espulsioni! Se un richiedente asilo che ha presentato domanda ed è a rischio espulsione, entra in
clandestinità restando irreperibile per diciotto mesi, il regolamento di Dublino per lui non è più è
applicabile. Ma diciotto mesi sono lunghi. Dove può passare tutto questo tempo?
LUKAS (si rivolge a Genner un po’ timidamente) Avevo trascorso del tempo con i miei figli sull’alpe
dal mio amico Jonas. Coltiva un bosco e vari prati nelle ultime propaggini meridionali delle Alpi
svizzere in Ticino, direttamente al confine con l’Italia. Aiutiamo a mungere, facciamo il formaggio,
e quella primavera, per Pasqua, stavamo riparando la mulattiera che porta dall’alpeggio verso
valle. Stavamo trasportando grosse pietre di granito dal letto del torrente lì vicino al sentiero e
costruendo un muretto di sostegno in una curva stretta. Era mattino presto, quando i due cani da
pastore hanno cominciato ad abbaiare. Un uomo alto, robusto, di una venticinquina d’anni
scendeva giù per la mulattiera, reggendosi a due bastoni, appoggiando i piedi lento e incerto e
cercando con tutte le sue forze di tenersi dritto. Ci ha rivolto la parola in un inglese quasi
incomprensibile, contento, raggiante, chiedendo se lì era in Svizzera.
Abbiamo confermato. L’uomo era pieno di gratitudine, eccitato: la Svizzera! Il sogno si avvera. E
poi ci ha chiesto se, proseguendo sul sentiero fino a valle, sarebbe arrivato al paese. Abbiamo
detto di sì. Mi sono accorto che mi faceva felice poterlo aiutare in questo modo. Ci ha ricoperto di
benedizioni, God bless You, diceva, mi pare che mi prese la mano, mi pare anche che mi toccò la
testa.
GENNER La popolazione civile è tenuta a mettere a disposizione rifugi in cui coloro che necessitano
di ricovero, persone traumatizzate bisognose di protezione, vittime di tortura, possano
nascondersi, finché i diciotto mesi non sono trascorsi. Fino ad allora queste persone devono stare
da qualche parte e gente di buona volontà ce n’è: privati, conventi, chiese, casolari. Ce ne sono
tanti!
LUKAS Sì, era contento, raggiante. Ci ha abbracciato. Continuava a dire Svizzera. Questa è la
strada che porta in paese, abbiamo detto.
GENNER Davanti a ogni trasportatore onesto, che fa un lavoro pulito, che conduce i suoi clienti in
sicurezza fuori dalla terra della miseria e della fame, del terrore e della tortura, nonostante i
controlli di frontiera, nella nostra Europa ‘libera’ io provo rispetto. E’ uno che presta un servizio,
che svolge un’attività socialmente utile e di conseguenza ha diritto a un compenso adeguato.
LUKAS Sì.
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Probabilmente lo abbiamo rovinato. Perché giù in paese i vicini, terrorizzati dai rifugiati,
controllano la strada. Prima questa era la via principale dei contrabbandieri e dei rifugiati. La gente
in paese aveva tanta paura da sentirsi costretta a mettere le sbarre alle finestre più basse e a
prendersi un fucile a pallini.
Una volta un vicino, che prima girava per gli oceani, arrivò a casa di notte. Appena aprì la porta si
trovò davanti la canna di un fucile carico, che sua moglie gli teneva puntato in faccia. Aveva
pensato a degli stranieri che cercavano di entrare. Certamente sono stati questi vicini i primi a
denunciarlo alle autorità. A Chiasso c’è un centro di accoglienza.
Quando se n’è andato ho sentito un brivido per le ossa. Avremmo dovuto trattenerlo sull’alpe!
Proteggerlo. Avremmo dovuto dedicargli tre giorni, avvolgerlo con coperte, uccidere un pollo e
fargli una zuppa. Studiare con lui queste cartine svizzere così incredibilmente precise e chiamare
mia zia Ulrike, che aiuta rifugiati da oltre vent’anni.
Ce l’avrebbe fatta? Quei tre giorni non sarebbero stati un’azione illegale, no? Avremmo potuto
semplicemente aiutarlo. La nostra non era stata una omissione di soccorso?
LEGISLATORE DIRETTIVA per la definizione del favoreggiamento dell'ingresso, del transito e del
soggiorno illegali.
1) Uno degli obiettivi dell’Unione Europea è l’instaurazione progressiva di uno spazio di libertà, di
sicurezza e di giustizia; questo implica, tra l’altro, che l’immigrazione illegale deve essere
combattuta. Il Consiglio dell’Unione Europea HA ADOTTATO LA SEGUENTE DIRETTIVA :
Articolo 1: Principi generali:
Ciascuno Stato membro adotta sanzioni appropriate:
a) nei confronti di chiunque intenzionalmente aiuti una persona che non sia cittadino di uno Stato
membro a entrare o a transitare nel territorio di uno Stato membro in violazione della legislazione
di detto Stato relativa all’ingresso o al transito degli stranieri.
LUKAS Perché l’ho consegnato all’autorità statale, che so non essere dalla sua parte e dalla cui
parte non sono? Perché sono stato a guardare mentre se ne andava? Ho avuto paura?
LUKAS Delle leggi? Sono state le leggi a bloccarmi? A farmi esitare? Leggi che non sono le mie
leggi, che puniscono il mio aiuto?
GENNER Le persone spariscono, prese in custodia prima del rimpatrio. E noi non lo sappiamo. Lo
scopriamo solo quando qualcuno, un amico, un parente, un fratello, un padre, uno zio viene da noi
e dice: mio fratello è stato portato via.
GENNER Abbiamo anche riportato indietro alcuni che stavano per essere espulsi. Poco tempo fa
un ceceno, che era stato vittima di tortura, è stato riportato indietro, dopo che un colonnello ha
dovuto sospendere l’ordine. E’ stato riammesso alla procedura per la richiesta di asilo, l’espulsione
è stata considerata infrazione amministrativa . Adesso faremo anche richiesta di danni.
GENNER Consiglio e rappresento i richiedenti asilo durante la procedura. Scrivo i loro ricorsi. Li
accompagno agli interrogatori. Rendo pubblici i loro casi. Denuncio gli abusi.
GENNER Ero nel movimento del 68, ero nell’organizzazione giovanile Spartakus, che ha condotto
la lotta contro i riformatori e gli istituti di rieducazione minorile.
LUKAS E personalmente?
GENNER Il lavoro che faccio ora è la parte più significativa del mio percorso politico.
infrangerle per poterli aiutare. Non hai un soldo, perché il lavoro per i richiedenti asilo non ti porta
niente. Come deve essere uno come te, per arrendersi ad accettare tutto? Sei nato altruista?
GENNER La forza per portare a fondo il mio lavoro, spesso molto usurante, la trovo in tante cose,
da tante parti…
LUKAS L’odio?
GENNER L’odio contro le ingiustizie e contro coloro che commettono ingiustizie. E dall’altro c’è il
desiderio di aiutare la gente; io gioisco per ogni profugo che ha ottenuto l’asilo attraverso di me.
Gioisco anche per quei pochi porci, che siamo riusciti a buttar fuori dal sistema. Sono troppo
pochi, ma comunque qualcuno c’è.
LUKAS Genner… C’è stato un momento, una prima occasione che ti ha messo su questa strada,
una scintilla che ti ha portato a diventare quel che sei oggi?
GENNER Vengo da una famiglia, che durante il nazismo è stata perseguitata per motivi politici e
razziali e questo mi ha formato. E’ questa l’occasione o la scintilla che cerchi?
°°°°°°°°°
LUKAS Forse dovrei chiedermi che tipo di persona sono io? Io che invece sprofondo con patatine
fritte e telecomando, quante più cose vedo, quanto più mi appesantisco, tanto più sprofondo nel
mio divano. Quanto più guardo la tv, tanto più quelli mi sono lontani – scivolano nella piattezza del
telegiornale, nel clamore delle notizie catastrofiche. GUARDARE! GUARDARE! BISOGNA! NON
ABBASSARE LO SGUARDO! Ma come faccio a guardare, senza che si allontanino. Io non riesco più a
credere a quel che vedo, non ci riesco più, non credo che sia reale, non credo alla sua pretesa
realtà. Ma ancor peggio: io non riesco più a credere a quel che vedo! E anche se è reale tanto
quanto è reale una persona: che faccio? Reagisco in modo astratto. Allora non è meglio non
vedere più niente? Mi tocca? Dovrebbe toccarmi? Cosicché io sia un uomo migliore? Non credo.
Forse la risposta è una domanda: che tipo di uomo voglio essere?
II SCENA
ULRIKE (svizzera, una signora di una certa età, molto tranquilla, lenta, concentrata) Forse devo
cominciare dall’inizio: il primo veniva dal Bangladesh, Mamun, un ragazzo non ancora
maggiorenne, meno di sedici anni, il secondo ragazzo, Tarek, veniva dall’Afghanistan ed era
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laureato, poi è arrivato il terzo, che era un eritreo di un gruppo etnico perseguitato, un atleta
importante, che prima guadagnava molto bene, Dehab. Erano arrivati tutti e tre da soli. Poi
attraverso Dehab è arrivato anche il suo amico Salem. E la quinta ad arrivare fu la compagna
dell’afgano, Malika: questo è stato l’inizio.
ULRIKE Si potrebbe dire che ci sono semplicemente piaciuti, io li trovavo simpatici, un po’ persi, e
tra l’altro il piccolo Mamun, ilragazzo, lui era ancora quasi un bambino. E anche Jamal, era molto
interessante e carino. Voleva telefonare sempre a casa, ai suoi bambini, perché la moglie si era
ammalata ed era morta il giorno in cui lui era arrivato qua. Allora gli ho detto, vieni, puoi chiamare
da casa nostra.
ULRIKE Sono diventate tutte delle grandi storie e lo sono ancora. Uno di loro ora lavora all’ONU.
Ma di questo non posso dire più di tanto.
Poi sono cominciate le dure battaglie per i permessi di soggiorno. Abbiamo capito molte cose su
questa politica dei rifugiati, per caso abbiamo intravisto quel che c’è dietro e ci siamo sentiti
impotenti. E’ stato brutto, a volte è stato brutto.
Comunque Mamun, il bengalese, aveva fatto fino al decimo anno scolastico e prima anche la
formazione per il decimo anno, quindi l’esame di ammissione alla scuola professionale per
diventare falegname e quando, dopo il primo anno, era integrato e inserito, allora è arrivato il
rigetto. A quel punto è entrato in clandestinità. Adesso è in buone mani, adesso è al sicuro, e
vabbè, però di questo è meglio che io non dica altro.
ULRIKE Aiutare è sempre più complicato. E’ più la componente spontanea per cui quando ci si
trova in una situazione e si vede: qui potrei far qualcosa se volessi - allora fallo - una cosa del
genere. Io ero già attiva politicamente per via di alcune esperienze nell’ambito degli aiuti allo
sviluppo, con cui avevo conosciuto un aspetto della Svizzera per me totalmente nuovo, un aspetto
che non si fatica a confrontare con i regimi totalitari.
Avevo letto il libro di Eva Fogelmann, che mi era capitato in mano per caso. Descrive gente che
durante il nazismo ha rischiato la vita per aiutare gli ebrei: “Non eravamo eroi.” Succedeva spesso
anche a me di pensarlo.
ULRIKE Era spesso pericoloso, senza che lo volessimo, non si può fare altrimenti. Ci sono situazioni
in cui, per via dei diritti umani, la verità va trattata in modo un po’ più flessibile. Sì.
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Ad esempio quanto ti chiedono da dove vieni, una domanda molto frequente, e tu dici: sono
arrivato in Svizzera dall’Italia e loro ti rimandano in Italia, perché essendo il primo paese dove hai
messo piede, ti rispediscono lì. Per cui non puoi dire, sono arrivato dall’Italia, ma “da un qualche
paese europeo non so precisamente quale.”
LEGISLATORE Secondo il regolamento di Dublino può essere presentata solo una richiesta di asilo,
esso determina quale Stato è competente per l’esame di una domanda di protezione
internazionale. Di norma si tratta del primo Stato in cui il richiedente asilo è entrato e dove sono
state memorizzate le sue impronte nel Data Base Centrale Europeo Eurodac. Se il richiedente asilo
prova a fare domanda in uno Stato diverso da quello stabilito dal regolamento Dublino II, viene
respinto nello Stato competente.
ULRIKE Io e il mio compagno siamo sempre stati d’accordo su come e quando aiutare, e da queste
relazioni per noi è nata una specie di famiglia adottiva. E oggi è ancora così. Visto da questa
prospettiva è uno sviluppo, sono relazioni per cui non possiamo prevedere una fine. Certo a volte
possono finire, ma non è possibile prevederlo.
°°°°°°°°°
LUKAS Qualcuno deve continuare. Ulrike sta diventando vecchia. Poco tempo fa Ludwig è morto.
E – anche dopo la morte del suo uomo – lei ha preso a cuore un altro rifugiato. Lei sa come fare.
Cammina così velocemente coi suoi due bastoni che quasi non riesco a starle dietro. Che cosa può
fermarla? Ulrike, una piccola donna, in crescita verso un altrove, aldilà di lei? Chi prenderà il suo
posto? Chi ci sarà?
SCENA III
INSEGNANTE Stai con un piede nell’illegalità. Altrimenti non hai modo di aiutare.
A quelli dei servizi sociali per la tutela dei minori ho detto: “Se adesso gli succede qualcosa al
ragazzo, la responsabilità è tutta vostra! Dei servizi sociali, ma anche vostra personalmente!”
Il ragazzo non aveva ancora quindici anni, ma i servizi sociali lo avevano preso per un diciottenne,
quindi la legge per la tutela dei minori non era più applicabile e poteva essere espulso. I suoi
genitori erano stati fatti a pezzi in un attentato, lui è fuggito in Grecia dove ha passato brutti
momenti e poi ha proseguito per la Germania, dove vive un suo zio – che voleva accoglierlo!
Secondo il regolamento di Dublino però sarebbe dovuto ritornare in Grecia. Così è. A quel punto
devi inventarti qualcosa. Il ragazzo aveva detto che se fosse dovuto tornare in Grecia niente
avrebbe più avuto senso. Per me era un segno chiaro: gente, questo ragazzo è a rischio suicidio!
L’ho ripetuto così spesso, che ai servizi sociali si era disseminato il panico. Mi hanno affidato il
ragazzo, che poi ho portato nel reparto di psichiatria dell’infanzia e dell’età giovanile, dove potevo
affidarmi a un medico. Lo ha trattenuto lì sei settimane e in queste sei settimane – in cui le scuole
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erano chiuse – ho avuto tempo di considerare tutte le possibilità, i contatti politici, la gente
disponibile, perché bisogna darsi da fare, chiamare tanti posti.
Passate otto settimane lui ha avuto comunicazione che sarebbe potuto restare qua. E questa è
stata la prima volta che la Germania Federale è stato fatto valere il diritto di autodeterminazione,
il primo caso!
Secondo il regolamento di Dublino II infatti ogni paese può decidere: bene, questa persona può
restare qua!
IV SCENA
FLORIAN Appena ha sentito in che paese sarebbe stato deportato, l’uomo è collassato. Poi tutto è
successo in gran velocità, nel giro di pochi secondi abbiamo deciso, che doveva essere portato
oltre confine, un breve silenzio, chi lo fa? Ci penso io, ho detto. In una mezz’ora era tutto fatto:
una macchina, un intermediario che ci avrebbe accolto dall’altra parte e che avrebbe consegnato
l’uomo a gente che si sarebbe presa cura di lui. Non era passata un’ora che ero seduto in macchina
con lui affianco.
Dovevamo essere al confine entro le sette e mezza della sera, perché poi la segnalazione con le
foto e tutti i dati sarebbe stata diramata in ogni computer.
In realtà non avevo paura, dovevo solo girare la testa verso destra per vedere chi era che aveva
paura; penso di non averne avuta perché dovevo occuparmi di quell’uomo. E poi eravamo già oltre
confine.
Alla stazione dove avevamo appuntamento, l’intermediario mi comunicò con un sms che dovevo
prendere un po’ più di distanza dall’uomo. Sono arretrato di un metro, lui era molto nervoso.
Nessuno dei due sapeva chi erano quelli che lo avrebbero preso in consegna. Ho ricevuto un altro
sms: gli ero ancora troppo vicino. Dovevo allontanarmi. L’ho fatto. Ho visto come gli si avvicinava,
che scambiavano qualche parola. Poi se ne sono andati insieme.
INSEGNANTE Bisogna spingersi parecchio in là, sì. Devi pretendere moltissimo da te stessa. E corri
grossi rischi. Ogni volta che aiuto qualcuno salvandolo dall’espulsione, o aiutandolo a ottenere il
permesso di soggiorno metto a repentaglio la mia posizione di impiegata e potrei ritrovarmi
disoccupata da un momento all’altro. Ma io mi conosco. E lo so: devo lottare e agire, con le parole
non arrivo da nessuna parte. Mio padre è stato un disertore. Era un nemico del popolo. Non ha
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mai detto neanche una parola di questo e non ne era orgoglioso. Io invece ero proprio fiera di lui,
per me era lui quello che era nel giusto.
FLORIAN Più tardi ho saputo che gli hanno consigliato di lisciarsi i polpastrelli per non essere più
identificabile. Visto che non era capace di farlo da solo, glielo hanno fatto loro. Mi sono chiesto,
che cos’è più crudele: venire deportato in un qualsiasi paese o farsi lisciare i polpastrelli?
Che cosa significa non avere più niente che attesti che tu sei tu? Ne valeva la pena? Che qualcuno
cancellasse le sue ultime tracce di identità? Ce lo avrei portato se lo avessi saputo?
Alla fine ho capito che non sarei mai più stato in grado di rifarlo. Anche se forse era quella la cosa
giusta.
V SCENA
GIUDICE AMMINISTRATIVO Durante la II guerra mondiale, subito dopo la decisione in merito alla
soluzione finale della questione ebraica, a Varsavia c’era un diplomatico portoghese che cominciò
a emettere visti per l’ingresso degli ebrei in Portogallo, tanti quanto ne riusciva a fare, e anche
quando ricevette dal Portogallo l’ordine di interrompere l’emissione dei visti, non smise di mettere
su carta la sua firma e il timbro dell’ambasciata portoghese per permettere loro di fuggire. Quando
la sua mano non ne poteva più, la moglie gliela massaggiava e i figli gli portavano altra carta e lui
firmava quel che poteva, ventiquattro ore su ventiquattro, visto dopo visto. E la mia firma?
Distrugge migliaia di persone, se non la loro vita, i loro progetti.
FLORIAN Danno loro del tu, gli urlano contro, li indottrinano, aprono le loro lettere: mi vergogno
che un qualunque buffone dell’ufficio stranieri, a cui ogni cosa di quegli uomini, compresa la più
personale, è totalmente indifferente, possa permettersi tutto e nessuno reagisca.
Sarei voluto andare alla polizia, ma ovviamente neanche questo non sarebbe servito a niente.
GIUDICE AMMINISTRATIVO Non ho mai pensato di superare i limiti di legge. Perché credo nel loro
significato. E vengo pagato, per far sì che siano rispettati.
Durante il viaggio in macchina ho pensato che non sarei sopravvissuto; sto facendo quello che
fanno i trafficanti! Sto trasportando un clandestino oltre il confine italiano, io, un magistrato, un
tutore del diritto e delle leggi.
Però quando nello specchietto retrovisore ho visto quella donna che dormiva fiduciosa, o a occhi
spalancati guardava il paesaggio che stavamo attraversando, mi è parsa una cosa senza malizia,
una cosa che gli uomini fanno continuamente: viaggiano.
FLORIAN Se la mia ragazza non mi avesse detto: continua, insisti, ti conosco, sarai solo infelice se
smetti, avrei mollato tutto.
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GIUDICE AMMINISTRATIVO La donna era stata presa all’aeroporto di Francoforte. Nessuno sapeva
da dove venisse e non c’era modo di riuscire a saperlo; l’unica cosa che voleva era raggiungere la
figlia a Roma. Il percorso regolare sarebbe stato mandarla dal centro di accoglienza alla casa
protetta, far procedere tutti gli iter burocratici, fino a farla approdare al centro immigrazione dove
finisce chiunque non abbia documenti, spesso restandoci per anni. Se prima o poi l’avessero
ritenuta non in grado di essere respinta, per un colpo di fortuna e per via dell’ età, sarebbe stata
tollerata in un paese in cui non voleva vivere, e senza poter avere altre pretese.
Una donna di età avanzata, che cosa vuoi che sia, permettile invece di raggiungere sua figlia, se è
tutto quel che desidera.
FLORIAN Ho continuato. Ho cominciato a tenere tutto sott’occhio. Perché mi ero accorto, che gli
agenti delle forze dell’ordine commettono varie scorrettezze. Leggo gli ordini di rigetto e, se vedo
qualcosa che non va, che viola la legge o i diritti umani, devono fare i conti con azioni di resistenza
– legalmente, attraverso la stampa, e anche politicamente. Mi espongo pubblicamente, scrivo
petizioni, prendo contatto con i sindaci. Quando nel caso di un giovane padre di famiglia che
doveva essere espulso, ho fatto presente che era stata fatta partire una petizione e che nessuno
può essere espulso se la petizione è in corso, l’ordine di espulsione è stato interrotto. E’ stato
molto facile. Qualche settimana dopo abbiamo ottenuto il trattamento per caso di manifesta
iniquità per lui e la sua famiglia.
VI SCENA
INSEGNANTE Cosa fai, se invece vengono e li portano via? E’ successo anche alla casa
d’accoglienza della chiesa. Se capita, che cosa fai? Ti agiti, ma devi stare tranquilla, non riguarda
te. Però la paura la provi anche tu, anche se non è una paura che appartiene a te. Ma la paura è
reale, per tutti.
A me la paura mi distrugge, mi rende rabbiosa ed è da questa rabbia che agisco e penso strategie.
Ma se c’è una bambina che fai?
GIUDICE ISTRUTTORE Un giorno la mia mano non voleva saperne più niente. O non poteva. Avevo
passato tante notti insonni.
Finché un giorno ho chiesto il trasferimento. Naturalmente non si trattava di una promozione.
Litigo ancora. Mi è difficile andare contro la legge.
Ma intanto la infrango regolarmente.
INSEGNANTE Insomma il cielo stellato era sempre così bello e spesso di sera stavo lì in piedi con la
bambina. La bambina non poteva mai uscire di giorno e alla luce del sole. Tutto quello che le era
successo nel primo anno di vita, era stato per forza in questo unico spazio.
Quindi di notte uscivo con lei. Sì. E un giorno poi, mentre eravamo insieme lì fuori, ha detto la
prima parola, ed era luna.
Perché non aveva mai visto nient’altro al mondo.
Da allora ha sempre detto luna. E ogni volta che vedevamo la luna, noi ce ne andavamo fuori
insieme su nel cielo stellato.
FLORIAN Durante un dibattito pubblico, una signora si è alzata e ha cominciato a raccontare della
sua vita, da anni minacciata dall’espulsione. La voce le si rompeva di continuo, la turbava parlare
davanti a così tante persone. Dopo che ebbe finito, tutto restò in silenzio per un po’ e un
impiegato dell’ufficio stranieri che avevo invitato, si è commosso e ha detto: “Passi in ufficio da
me!”
L’ho accompagnata da lui. Quando siamo entrati nella sua stanza già non si ricordava più di lei.
Allora ha chiesto il suo nome e poi ha detto: “Ma lei non ha avuto ancora il rigetto!?” Una
settimana ne arrivò la comunicazione. Deve aver firmato l’ordine appena dopo la nostra
conversazione. Non ho strumenti per provarlo e anche se potessi non servirebbe a niente;
l’espulsione è stata messa in atto.
E io mi sono chiuso dentro con un paio di casse di birra.
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VII SCENA
LUKAS La mia vita è bella, vivo in pace, i miei figli sono a posto, a scuola, al calcio, a danza, al corso
di autodifesa e a quello di tromba, io mi concedo un aperitivo, siedo al bar con gente che non ha
nulla da temere, né attacchi, né catture, né carcere, né torture, abbiamo con noi documenti di
identità e diritti, con cui quali negli uffici competenti siamo sufficientemente assistiti da gente, che
viene pagata in questi uffici, cosicché noi veniamo sufficientemente assistiti. Il nostro diritto
all’esistenza è garantito. Così il cielo può essere blu e può arrivare la primavera e poi l’estate con le
ferie e prima i castagni in fiore e il buon umore, passeggiando al parco. Questa vita insomma. Non
sempre e solo facile, ma qualche volta invece sì. No, non ho bisogno di alcuna droga! O forse sì?
Improvvisamente cinque uomini giovani mi tagliano la strada di corsa, saltano come pazzi nei
cespugli, giù per la scarpata fino allo stagno, poi lungo lo stagno fino alla strada ed ecco che sono
spariti. I poliziotti li rincorrono. Tutti guardano divertiti come si affannano dietro a quei ragazzi,
ingessati nei pantaloni delle loro uniformi.
UN’ATTIVISTA Quando negli anni Novanta gli attacchi razzisti sono diventati più duri, mettendo a
repentaglio vite umane, Hoyerswerda, Lichtenwerda, Rostock, Solingen e nel frattempo veniva
rafforzato il diritto di asilo, siamo andati lì e abbiamo chiesto, in che modo possiamo sostenervi?
Loro volevano solo andarsene. Così sono venuti a Berlino.
LUKAS Le portiere delle camionette della polizia si spalancano, poliziotti si sparpagliano in tutte le
direzioni, in pochi secondi è tutto come spazzato via, niente musica reggae dai cellulari, nessun
gruppetto di ragazzi che chiacchierano animatamente, in un attimo il parco è vuoto, vuoto come a
Oranienplatz dopo che avevano sgomberato il campo profughi. Un politico si è spinto a dire: “Noi
vogliamo assolutamente farli sparire.” Neanche due ore dopo sulla piazza era stato steso un prato
a rotoli, che faceva sembrare come se niente fosse stato.
UN’ATTIVISTA Abbiamo occupato gli spazi della TU, siamo stati sbattuti fuori, siamo stati accolti in
una chiesa. In contemporanea erano in corso le trattative con il Senato, per far riconoscere il
trasferimento a Berlino come una seconda via di fuga, ma abbiamo fallito miseramente. Il senato
non ha fatto alcuna concessione. Poi si è passati a decidere caso per caso chi sarebbe tornato a
Hoyerswerda, chi nella sua patria, molti sono entrati in clandestinità, alcuni si sono sposati. La
situazione politica è peggiorata sempre di più. Politicamente abbiamo fallito su tutti i piani!
LUKAS Dopo due anni, in cui a mezzogiorno tintinnavano i piatti e di sera le luci si accendevano
nelle loro tende; in un posto pieno di gente, che poteva essere vista, ascoltata, notata, una gran
confusione, ora splende un verde prato a rotoli, così artificiale che non ci si avvicina
spontaneamente neanche una libellula. Napuli Paul Langa, un’attivista, ha dichiarato che qui, qui
da noi, condurrebbe le stesse lotte per i diritti umani come si fa in Somalia.
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LUKAS Nel frattempo pattugliano ogni ora, il parco è sorvegliato di continuo, cosa che ne fa un
parco di fantasmi. Li fanno scappare sotto i miei occhi. E loro scivolano di nuovo nel regno dei
media, dell’astrazione, nel campo delle metafore, dei discorsi e dei dibattiti. Nei meccanismi della
catastrofe, che devono metterci in agitazione. Aggiornarci sulle masse, non sugli individui, spinti in
Europa da una miseria presunta, niente nomi che collegano a ognuno una faccia, un desiderio,
un’utopia, una fragilità. Per quanto tempo dovranno ancora mettermi in agitazione perché io mi
addormenti del tutto?
E’ una strana vita, mi ordino un secondo aperitivo e sto a guardare mentre quelli fanno caccia al
profugo.
UN’ATTIVISTA Non che questo abbia messo tutto a posto, nessuno dei tre ha trovato un lavoro
migliore, Freddy è rimasto nella chiesa in cui lavorava anche prima, ma non gliene è fregato
niente; Nikolas invece ha continuato a impegnarsi politicamente, poi nella metropolitana di
Francoforte dei vigilanti lo hanno pestato e ci è stato male per un bel pezzo. Samuel fa il DJ, lo
voleva fare da sempre e ci è riuscito.
SCENA VIII
SUSANNA Tu hai una casa, lavori, ti procuri da mangiare, fai quello che fanno anche le altre
persone, ma tutto quel che fai è illegale, fino a che non ti leghi a tutto questo attraverso un
documento. Non puoi neanche sederti su una panchina. Senza uno stato giuridico non puoi
prenotare una stanza d’albergo. Se mi fermo dal mio ragazzo commetto un reato e se lui dorme da
me, per lui è favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Nonostante tutto secondo me c’è di
peggio che non avere uno stato giuridico, e cioè starsene in un centro di richiedenti asilo senza far
niente, stando a guardare come la tua vita scorre via.
UN’ATTIVISTA Nel frattempo, pur se avevamo fatto tutto il fattibile dal punto di vista personale,
dovevamo ammettere: così politicamente non si avanza di un passo. Dobbiamo mettere insieme
richieste politiche e aiuti!
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SUSANNA Lo stato è il nemico di ogni giorno. Ma in quanto persone abbiamo dei diritti. E questi
sono al di sopra delle leggi degli stati nazionali. Ma questo devi essere tu a saperlo. Perché lo Stato
dimentica, quando si tratta di diritti umani, ma è estremamente pedante, quando si tratta delle
sue leggi. Sei tu, il clandestino, che neanche dovrebbe esistere, a dover rimettere lo Stato entro il
recinto dei suoi confini, tu a mostrargli i paragrafi e a costringerlo a rispettarli.
Risoluzione 217 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite: “Dichiarazione Generale dei Diritti
Umani. Articolo 1: Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati
di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza. Articolo 9 dei
Diritti Umani: Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato.”
UN’ATTIVISTA Dalle conversazioni con gente, che in seguito alla nuova legge sul diritto d’asilo, è
entrata massicciamente in clandestinità, abbiamo saputo che la cosa più importante è l’assistenza
medica. Dipende tutto da questo. Quando vanno da un medico o all’ospedale, ciò viene trasmesso
ai servizi sociali, ma i servizi sociali dicono: questo è un clandestino e quindi viene applicata la
legge sull’immigrazione e dicono: “Ok, quando starà di nuovo bene, lo cacciamo!”
Bene! Allora mettiamo su una struttura che possa essere utilizzata dai clandestini, e cerchiamo
così tanti medici e professionisti del settore, ostetriche, fisioterapisti ecc., per garantire cure
mediche a chi non ha una tessera sanitaria.
Ci sono medici che fanno di tutto e sono pronti a tutto. Ma ci sono anche case di cura disponibili.
Per le nascite funzionano bene le case di cura di stampo religioso, riusciamo a pagare un parto 240
euro; gli aborti li facciamo altrove, vanno sui 290.
SUSANNA “Articolo 23 dei Diritti Umani: Ogni individuo ha diritto al lavoro. Articolo 23 dei Diritti
Umani, paragrafo 2: Ogni individuo ha diritto alla stessa remunerazione per lo stesso lavoro. A una
assicurazione contro gli infortuni, all’indennità di malattia, al godimento delle ferie e delle
festività. Articolo 23 dei Diritti Umani, paragrafo 3: Ogni individuo ha il diritto di fondare dei
sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi.
UN’ATTIVISTA Sosteniamo noi le spese, i soldi vengono da donazioni. Non ci sono disposizioni
legali per quel che facciamo, è una zona grigia. Nel caso arrivi la polizia, c’è una sirena d’allarme
sotto al tavolo.
SUSANNA Il lavoro nero è il sommerso del mondo del lavoro e dell’economia: loro vivono di noi,
degli illegali; così come noi dipendiamo da loro, loro dipendono da noi.
Mi hai fatto lavorare per te e non mi hai pagato? Ti facciamo mandare una lettera dall’avvocato e
la maggior parte delle volte funziona. Anche chi mi fa lavorare a nero è vulnerabile. Se non
funziona lo portiamo davanti al tribunale del lavoro. Posso sporgere denuncia anche se non ho
uno stato giuridico. Il giudice competente non è obbligato a notificarlo. Chi non vuole correre il
rischio può farsi rappresentare da un amico. Così riusciamo a farcela anche quando all’inizio
sembra non ci sia nessuna prospettiva.
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SCENA IX
UN ATTIVISTA Non ho mai respirato lo spirito della rivoluzione, ma opporsi quanto più possibile
alla situazione esistente mi sembra una vera urgenza.
Distribuisco loro buoni alimentari, che organizzo per mezzo di aziende di produzione. Distribuisco i
numeri di dottori e dottoresse che possono chiamare.
E faccio in modo che abbiano a disposizione recapiti postali, dove possono ricevere
corrispondenza.
A volte l’aiuto che gli do dicendo che è meglio che spariscano per un po’, non viene raccolto,
perché tutti vogliono dar loro solo speranze.
Ma se poi finiscono in detenzione preventiva, è troppo tardi. In detenzione non puoi più fare
richiesta d’asilo, quindi dico: adesso vai! Adesso è finita, adesso non si va più avanti. Puoi chiedere
consiglio ad altre dieci persone, puoi andare da avvocati, puoi far scrivere lettere, scrivere
petizioni, presentare domande – tutti ti incoraggeranno un po’ e vorranno da te un po’ di soldi. Hai
un piano B? Allora è il momento di tirarlo fuori.
Devi andartene ora, prima che ti prendano.
E lo faranno. Approfittano del tempo in cui sei combattuto, non riesci a scegliere, a deciderti, e
nella maggior parte dei casi funziona, perché loro non sono capaci di staccarsi.
E se poi io nello stesso tempo non faccio un’uscita pubblica e dico: c’è bisogno di uno stato
giuridico per coloro che non sanno dove andare, allora ho la sensazione di fare anche il gioco del
sistema.
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SCENA X
AVVOCATO La prima audizione spesso è anche l’ultima, quella che decide le sorti di tutto! Ma è
piena di trabocchetti e trappole!
LUKAS Ci riuscirò mai? E gli altri? Una giurista siriana, che vuole prendersi cura dei suoi
compatrioti, una studentessa che fa l’uditrice da Amnesty, un giovane uomo che lavora in un
centro di accoglienza, altre due signore che vogliono aiutare minori non accompagnati…
AVVOCATO Innanzitutto non dimenticare mai: un approccio gentile mette anche i funzionari in
condizione di essere gentili, loro vogliono stare tranquilli e composti.
LUKAS E poi c’è anche una donna tutta truccata, che sta lì seduta come se stesse in meditazione,
forse viene dritta dal Qi Gong. Un abito orientale raffinato, di seta rossa, una specie di tunica, le
sue sopracciglia depilate fino a formare una linea scura danno un’impressione costante di stupore.
AVVOCATO Ottengo asilo solo in caso di persecuzione politica, devo dire con precisione dove,
come e perché sono stato perseguitato per motivi politici. Se appartenevo a un’organizzazione
partitica devo sottolineare che occupavo una posizione di rilievo. Se sono stato attivo nella base
del partito non conta! Quindi: sottolineare la posizione di rilievo!
LUKAS Forse arriva dalla sede dei Berliner Festspiele, forse è stata una danzatrice? O la moglie del
sovrintendente. E’ arrivata con una Audi Coupé bianca, ma non sembrava imbarazzata nell’arrivare
con una Audi Coupé bianca neve qui, nell’ufficio più piccolo del mondo, dove uno deve alzarsi se
l’altro deve passare dalla porta.
Questo è il regno di José, l’avvocato ispanico-tedesco, che tiene questo workshop. Si è licenziato
dal suo posto fisso in un buono studio e si è dedicato al diritto d’asilo, stabilendosi in questo
ufficetto, che probabilmente non è più grande dello sgabuzzino del suo studio di prima. Per le
lezioni ha preso in affitto una sala riunioni, noi possiamo contribuire su base volontaria.
AVVOCATO Quando al villaggio o nelle famiglie è successo qualcosa di brutto, faide familiari,
vendette, minacce di morte, non conta. Contano solo le persecuzioni politiche, fanno eccezione i
minorenni, che possono fare richiesta d’asilo anche a causa di violenze sessuali.
AVVOCATO Le persecuzioni devono essere ad personam. E’ per via della tradizione occidentale,
che riconosce solo persecuzioni individuali e non rivolte a un intero gruppo. Al centro deve essere
la propria storia personale, puntuale, esaustiva, circostanziata, il racconto completo fino al giorno
della partenza, compiuto e privo di contraddizioni. Il pianto è ammesso. Si possono mostrare
anche le ferite.
AVVOCATO Va dallo psicologo, così da poter parlare delle sue ferite e dei suoi traumi. Quel che
non viene raccontato non conta.
LUKAS Se è così traumatizzato da non ricordare che cos’è successo durante le persecuzioni?
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Perché anche in commissione ci sono persone diverse. Ce ne sono alcuni che mi prendono da
parte e mi sussurrano all’orecchio, in base all’attuale situazione politica, che cosa è necessario per
loro sentir dire e che cosa deve necessariamente essere evitato.
Se un richiedente asilo dichiara di essere perseguitato in Iran per motivi religiosi, gli verrà chiesto
che cosa farebbe se venisse riportato nel suo paese. Quel che deve dire è: “Appena arrivato
all’aeroporto dichiarerò pubblicamente di essere cristiano e che in nessun caso rinnegherò,
tradirò, né rinuncerò alla fede cristiana.”
Starsene a pregare a casa, non è sufficiente.
Potete ottenere molti risultati come consulenti, se riuscite a mettere in piedi una lobby.
LUKAS Ci guardiamo l’un l’altro un po’ a disagio. Una lobby? Fare causa comune?
Spingere al fanatismo religioso?
AVVOCATO Fate attenzione all’interprete, parlateci, spiegategli il singolo caso in modo personale,
più l’interprete è a conoscenza dei fatti e meglio è.
Prima però dovete scoprire quali sono gli interpreti bravi, alcuni traducono volontariamente in
modo approssimativo. Sapete che quelli della commissione non stanno dalla parte dei richiedenti
asilo – non devono starci; se gli interpreti traducono in modo approssimativo e tendenzioso a loro
favore, avranno da loro un parere favorevole per altri ingaggi. L’interprete può rovinare tutto. A
meno che non sia dalla tua parte. Allora può essere anche il tuo salvatore.
LUKAS S’interrompe.
AVVOCATO La procedura per la richiesta d’asilo è dura, in giro si parla di diecimila euro per una
risposta positiva.
SCENA XI
LUKAS Lentamente mi rendo conto che offrire una zuppa di pollo può anche scaldare, ma non
salva ancora la vita.
Continuerò a girarmi attorno e a sbatterci il naso, sempre più spesso, poco a poco, e poi qualcosa
si romperà e io ci sarò. Allora non starò più a chiedermi chi sono, lo sarò e basta. Quelle
cinquecento entità astratte la cui vita non ho salvato, diventeranno cinque persone reali, per l’uno
o l’altro dei quali posso essere in grado di fare qualcosa. Spero.
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EPILOGO
FLORIAN Tutte le paure, gli inconvenienti e i dubbi che ho avuto, tutte le negatività che il mio
impegno ha portato con sé, sono piccolezze. Non è certo materiale per intessere una narrazione
eroica. Alla fine è tutto qui: un paio d’ore al giorno ti occupi di persone attraversate da tutte
queste emozioni fondamentali: paura, rabbia, odio, preoccupazione, disillusione. E certo: ci si fa
coinvolgere. Non si rimane freddi. Eppure personalmente non ci riguarda. Di sera potevo
comunque sempre bruciarmi il cervello o uscire da questi casini in un modo o nell’altro.
I diretti interessati invece no. Questo non ha niente a che fare con una resistenza, per come la
vedo io. Con questo collego semmai quelle persone che durante il nazismo hanno aiutato gli altri.
Per me questo concetto è riservato a quella gente. Lo ammetto anche per altri, che corrono rischi
per essere solidali. Ma io però no. Il mio impegno politico per me ha avuto solo minime
conseguenze negative. Anche se fosse andata male e mi avessero beccato durante quel viaggio: le
conseguenze non sarebbero state così gravi da non permettermi di superarle.