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Capacità politica e diplomatica

Nel 1802 nasce lo stato democratico cisalpino. Con tanto di Costituzione voluta
dal liberatore francese. Cittadini entusiasti. Ma d'improvviso si trovano con…
di MARCO UNIA
http://www.storiain.net/arret/num72/artic7.asp

Il governo provvisorio della Cisalpina


I primi provvedimenti di Bonaparte furono ispirati ad una estrema cautela e
moderazione, perché voleva presentarsi come l'alfiere degli ideali della
democrazia ed evitare gli eccessi patriottici.
In realtà i francesi avevano ormai come
obiettivo principale lo sfruttamento delle
ricchezze italiane e Napoleone era più
interessato a rafforzare il proprio potere
che ad estendere i concetti di
democrazia e libertà in altri paesi.

Nonostante ciò, l'operato dei francesi fu comunque più democratico di quello


austriaco come attesta l'immediata creazione da parte di Napoleone di un
governo provvisorio della Cisalpina, che ebbe il compito di amministrare la
ristabilita Repubblica. Questo nuovo assetto di governo rispettava almeno in
parte il diritto all'autodeterminazione dei popoli, poiché consentiva agli italiani
una forma di autogoverno seppure sotto il controllo della Francia.
A questi primi provvedimenti, riguardanti l'amministrazione politica, se ne
aggiunsero altri, che migliorarono la condizione sociale e culturale dei cittadini,
per esempio: la riapertura dell’Università di Pavia; primi passi diplomatici per
ottenere la liberazione dei politici deportati dall'Austria.
In questa fase di passaggio vi furono però anche gravi contrasti tra italiani e
francesi; ai cittadini della Repubblica Cisalpina (1)
furono imposte pesanti tasse e la presenza sul
territorio dei reggimenti francesi, comandati
da Murat.

Il malcontento verso i francesi si manifestò a Milano con le proteste popolari al


Teatro della Scala del 1801(2); la borghesia e i ricchi proprietari terrieri,
invece, si lamentavano dei governanti italiani e con insistenti trattative
diplomatiche cercavano di ottenere la riduzione delle tasse.

(1)- Napoleone Bonaparte trasformò la Repubblica Cispadana in Repubblica Cisalpina. Essa


comprendeva la Lombardia, il Ducato di Modena e le Legazioni tolte allo Stato della Chiesa; era
abitata da oltre tre milioni di persone.
Sul modello di quella francese, il potere legislativo venne affidato a due assemblee, dette di
Juniori (i giovani) e di Seniori (gli anziani); il potere esecutivo fu affidato a un Direttorio
formato da cinque persone.
La Repubblica ebbe per capitale Milano e per bandiera lo stesso tricolore bianco rosso e verde,
rappresentante la R. Cispadana.
L’istituzione della R. Cisalpina, riunendo vari territori che erano stati per secoli separati e
spesso ostili fra loro, fece rinascere in molti Italiani la speranza che un giorno l’intera Italia
potesse finalmente costituire uno Stato unitario.
Nel 1801 Napoleone riaccese ancora di più le speranze di molti in quanto convocò a Lione 400
deputati della Cisalpina per elaborare una Costituzione che rispettasse meglio i princìpi della
Rivoluzione Francese (Libertà, Eguaglianza, Fraternità). La costituzione eliminò molti privilegi e
assicurò a tutti i cittadini l’uguaglianza civile e sociale.
Della nuova repubblica fu presidente Napoleone Bonaparte. Per suo ordine furono attuate
importanti riforme amministrative e giudiziarie, fu anche rinnovato l’ordinamento delle scuole e
migliorate le condizioni dell’agricoltura, dell’industria, dell’artigianato e soprattutto del
commercio.
(2)- Alla città di Milano fu imposto un contributo di 20.000.000 di lire, che naturalmente furono
i cittadini a versare in base alle ricchezze e al reddito delle famiglie. In più la città fu alleggerita
di oggetti preziosissimi e di opere d’arte, che furono spediti a Parigi.
N. B. - Il Gruppo degli Storici ha così rielaborato un documento trovato in rete.
http://www.storiain.net/arret/num72/artic7.asp

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Per i lettori che gradiscano ulteriori approfondimenti, gli alunni propongono il paragrafo che
segue, non rielaborato e adatto più a studenti di scuola media che di scuola primaria .
I Comizi di Lione
Il definitivo riconoscimento della Cisalpina sancito dal trattato di pace di Lunèville (febbraio
1801) pose fine ad una lunga stagione di precarietà e rese evidente la necessità di un nuovo
ordinamento per la Repubblica Italiana. Napoleone, che si convinse a compiere questo passo
anche per il ripetersi di episodi di malcontento popolare e per la pressione della diplomazia
italiana, riprese così in mano il progetto per un'assemblea costituente che gli era stato
sottoposto nell'ottobre del 1800 da Francesco Melzi D'Eril.
Sia Melzi (il più autorevole uomo politico della Cisalpina) che Napoleone erano consapevoli
dell'alto valore simbolico e politico che avrebbe assunto un'assemblea costituente della
Cisalpina, esplicito riconoscimento dell'autonomia dell'Italia e condizione preliminare per il
riconoscimento di un'identità nazionale. La lotta per la Costituzione - espressione del diritto
del popolo a scegliere le proprie leggi e le proprie istituzioni, affermazione dei diritti dell'uomo
e del cittadino, definizione dei limiti nell'esercizio del potere - fu un tratto caratteristico della
politica delle nazioni europee della prima metà dell'Ottocento.
Nel caso della Repubblica Cisalpina il problema costituente era però assai complesso, perché se
da un lato la Costituzione doveva essere una realizzazione autonoma degli italiani, dall'altro
non poteva certo scontrarsi con le direttive politiche francesi. La soluzione diplomatica scelta
da Napoleone fu quindi quella di far apparire il progetto di un'assise costituente come
un'iniziativa autonoma della Cisalpina, che egli avrebbe dovuto soltanto approvare; tuttavia
una lettura della corrispondenza privata dei protagonisti politici di quest'iniziativa mostra
Bonaparte quale unico regista dell'intera operazione.
Aldini e Serbelloni, rappresentanti della Cisalpina a Parigi, furono perciò incaricati di proporre
formalmente a Napoleone la riunione di "una consulta straordinaria di 500 o seicento membri,
incaricata di discutere definitivamente la Costituzione Cisalpina", e la proposta venne
ovviamente approvata dal Primo Console francese. La particolarità del luogo di convocazione
della Consulta, la cittadina francese di Lione, era motivata dalla necessità di evitare eccessive
pressioni politiche sui delegati e consentiva a Napoleone di controllare più agevolmente lo
sviluppo dei lavori, sia attraverso propri rappresentanti sia recandosi personalmente nella
cittadina francese.
Ai Comizi di Lione, indetti nel dicembre del 1801, parteciparono i rappresentanti del governo
provvisorio, i membri della consulta, gli esponenti del clero, i membri dei tribunali, i
rappresentanti delle università di Pavia e Bologna, i funzionari dell'amministrazione
dipartimentale, i rappresentanti delle principali città, il personale della ricostituita guardia
nazionale, i notabili di ogni dipartimento scelti su base di censo e di influenza sul territorio.
All'inizio effettivo dei lavori - nel gennaio del 1802- i deputati si riunirono in 5 sessioni e il
compito a loro assegnato fu di modificare e postillare una progetto di Costituzione già
preparato in precedenza da Napoleone e approvato in prima istanza dai rappresentanti del
governo della Cisalpina. Si trattava pertanto, più che di una vera e propria assemblea
Costituente, di una riunione per convalidare e a ratificare un disegno già predisposto,
garantendo almeno nella forma il rispetto della volontà del popolo italiano.

La Repubblica Cisalpina

Il 29 giugno del 1797 Napoleone Bonaparte trasformò la Repubblica Cispadana in


Repubblica Cisalpina. Essa comprendeva la Lombardia, il Ducato di Modena e le
Legazioni tolte allo Stato della Chiesa; era abitata da oltre tre milioni di persone.
Sul modello di quella francese, il potere legislativo venne affidato a due assemblee,
dette di Juniori (i giovani) e di Seniori (gli anziani); il potere esecutivo fu affidato a un
Direttorio formato da cinque persone.
La Repubblica ebbe per capitale Milano e per bandiera lo stesso tricolore bianco rosso
e verde, rappresentante la R. Cispadana.
L’istituzione della R. Cisalpina, riunendo vari territori che erano stati per secoli
separati e spesso ostili fra loro, fece rinascere in molti Italiani la speranza che un
giorno l’intera Italia potesse finalmente costituire uno Stato unitario.
Nel 1801 Napoleone riaccese ancora di più le speranze di molti in quanto convocò a
Lione 400 deputati della Cisalpina per elaborare una Costituzione che rispettasse
meglio i princìpi della Rivoluzione Francese (Libertà, Eguaglianza, Fraternità). La
costituzione eliminò molti privilegi e assicurò a tutti i cittadini l’uguaglianza civile e
sociale.
Della nuova repubblica fu presidente Napoleone Bonaparte. Per suo ordine furono
attuate importanti riforme amministrative e giudiziarie, fu anche rinnovato
l’ordinamento delle scuole e migliorate le condizioni dell’agricoltura, dell’industria,
dell’artigianato e soprattutto del commercio.

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