Francesca Ortolani
I vantaggi nell’avere uno strumento hardware è quello di non dover gravare sulla CPU del proprio
computer, purtroppo però questa scelta ha un costo svantaggioso di fronte alla possibilità di aprire
un numero notevole di istanze di uno stesso o diversi plugins in un programma come Cubase o Pro
Tools. Tra l’altro, un singolo plugin costa almeno un fattore 10 in meno rispetto ad uno strumento
hardware.
Un altro possibile vantaggio per l’hardware rispetto al software può trovarsi nella compattezza di
certi synth (dotati anche di tastiera), per cui il musicista non deve portarsi dietro master keyboard,
interfaccia audio/MIDI, computer.
- Su uno stesso canale posso suddidividere l’intero range delle note a disposizione in diversi
sottointervalli e suonare timbri diversi a seconda dell’intervallo di note (split).
- Posso utilizzare più suoni su diversi canali MIDI, la qual cosa è molto pratica nell’utilizzo con un
sequencer.
Esistono strumenti che permettono di lavorare in entrambe le modalità. Tipicamente avviene che in
modalità monotimbrica sia possibile accedere ai parametri di sintesi della macchina e modificare le
timbriche esistenti o crearne delle nuove. Questa modalità si può trovare anche sotto i nomi patch,
part, single…
Attenzione: la versione plugin di alcuni famosi sintetizzatori hardware (tipo Minimoog) è polifonica
laddove lo strumento originale era monofonico.
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Blocchi principali in un synth – Francesca Ortolani
I segnali elettrici trasportati dai cavi che connettono i diversi blocchi sono di due tipi:
I segnali audio collegano le sorgenti ai modificatori (ingressi e uscite audio), mentre i segnali di
controllo collegano i controlli alle sorgenti e ai modificatori (ingressi e uscite CV, Control Voltage).
Tipicamente i segnali di controllo sono segnali in continua che variano il valore della continua e grazie
a questa variazione è possibile controllare sorgenti e modificatori.
Il discorso ovviamente si estende al caso degli strumenti software, in questo caso i segnali audio
sono sequenze di campioni (anche le forme d’onda generate da funzioni matematiche devono essere
campionate) e le tensioni di controllo diventano valori attribuiti a parametri, es. frequenza di cutoff
di un filtro…
3.2.1 SORGENTI
Nel Capitolo 1 abbiamo già incontrato quelle che sono le tipiche forme d’onda di partenza su cui
costruire il suono applicando opportuni modificatori. Accanto a sinusoidi, onde triangolari, etc.,
abbiamo parlato anche di rumore.
In questo paragrafo studiamo quei dispositivi che hanno il compito di generare questi suoni di
base.
Sinusoidale La forma d’onda più elementare dal punto di vista spettrale e per
questo poco utile alla sintesi sottrattiva. Si utilizza spesso per
rafforzare un’altra sorgente.
Triangolare Suono morbido e moderatamente aperto (aperto nel senso di “ricco
di armoniche”), utilizzata anche come rinforzo timbrico. Può essere
la base per creare un suono tipo flauto.
Dente di sega Suono morbido e aperto (nel senso di “ricco di armoniche”), la
discesa rapida dal valore massimo al valore minimo la rende più
“aspra” rispetto alla triangolare. Può essere la base per creare un
suono tipo archi e ottoni.
Quadra Timbro forte, aspro, nasale, legnoso, MOLTO ricco di armoniche.
Duty cycle del 50 %. Può essere la base per creare un suono tipo
clarinetto.
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Quadra impulsiva Come onda quadra, con la differenza che il duty cycle è diverso dal
50 % ed è uno dei parametri controllabili in tensione. Se il duty cycle
è minore del 50 % il suono risulta più nasale, altrimenti è più ricco e
aperto. Può essere la base per creare un suono tipo clarinetto,
oboe, clavicembalo.
Per spiegare il funzionamento dei vari blocchi che compongono un sintetizzatore prenderemo
come esempio il Doepfer A-100 [8], un synth modulare molto intuitivo, utile per chi inizia.
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NOISE GENERATOR
L’A-118 può essere utilizzato anche come controllo. L’uscita Random Output
fornisce una selezione di tensioni casuali per il controllo CV.
Il potenziometro Rate permette di aggiustare il periodo del segnale random
in uscita. In pratica, selezionando 0, il periodo si accorcia, quindi i
cambiamenti di tensione sono più rapidi. Nel caso di questo specifico
Figura 3.3 Noise Generator
del Doepfer A-100 modulo i settaggi su Red e Blue influiscono sulla tensione random.
In alternativa si può usare l’uscita White per ottenere dei voltaggi casuali.
3.2.2 MODIFICATORI
I filtri sono alla base della sintesi sottrattiva. Generiamo una forma d’onda con una determinata
ricchezza spettrale e utilizzando dei filtri andiamo a tagliare parti dello spettro di partenza.
Abbiamo quattro tipi di filtri:
- Passa Basso (Low Pass Filter, LPF)
- Passa Alto (High Pass Filter, HPF)
- Passa Banda (Band Pass Filter, BPF)
- Elimina Banda (Band Stop Filter, BSF) – se il filtro ha un coefficiente di merito molto alto
il filtro si chiama Notch.
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Le Figure 3.4, 3.5, 3.6 e 3.7 mostrano i vari tipi di filtro. È stata indicata con fc la frequenza di taglio
del filtro (in inglese, frequenza di cutoff). La frequenza di taglio è quella frequenza per cui la risposta
in ampiezza del filtro è scesa di 3 dB al di sotto del suo valore massimo.
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Solitamente nella sintesi sottrattiva i filtri utilizzati sono dotati di un potenziometro per regolare la
risonanza (vedi Figura 3.8). La risonanza è un’enfasi della frequenza di taglio regolabille nell’entità,
come spiegato di seguito.
Se è possibile controllare un VCF con una tastiera si parla di KEYBOARD TRACKING. Nei sintetizzatori
compatti solitamente il keyboard tracking è già cablato internamente allo strumento oppure è
attivabile da un potenziometro chiamato tipicamente Keytrack o Keyboard Tracking, etc.
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In un synth modulare invece si collega l’uscita CV della tastiera ad un ingresso CV del filtro del
sintetizzatore. Questo tipo di controllo serve mantenere costante l’azione di filtraggio su tutto lo
spettro udibile. Se il
cutoff non venisse
controllato, ipotizzando
di aver fissato la
frequenza di taglio a
4000 Hz ad esempio,
suonando una nota con
un pitch a 10 kHz, non
verrebbe udito nulla,
perché la frequenza di
cutoff è troppo bassa.
FCV2 Ingresso di controllo per la frequenza di cutoff, regolato dal potenziometro FCV2
Gli ingressi CV sono due, sia per il filtro che per la risonanza: le tensioni di controllo vengono
sommate.
Su questo modulo non è possibile modificare la pendenza del filtro, essendo questa fissa a 12
dB/ottava. Nel Capitolo 4 si tornerà a parlare di filtri più dettagliatamente e si spiegherà il legame tra
la pendenza e i poli/zeri del filtro.
Osserva: il parametro regolabile relativo alla frequenza centrale – come nel modulo A-121 – si
riferisce alla frequenza per cui il filtro ha il suo picco massimo (Band) o minimo (Notch). Per regolare
anche le due frequenze di taglio (bassa e alta) del bandpass o del bandstop si agisce sul fattore di
merito Q del filtro.
fc f
Q= = c
f c 2 − f c1 BW
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Non esiste una regola per utilizzare l’uno o l’altro tipo di VCA. È consigliato il
VCA esponenziale per amplificare segnali audio (dato che la risposta si
adatta meglio alla percezione umana del suono) e il VCA lineare per
amplificare tensioni di controllo.
Figura 3.12 Azione del Gain nel VCA Figura 3.12 Caratteristica CV-Amplificazione
A-130/131 del VCA A-130/131
Nota: utilizzando come controllo un LFO per modulare il VCA, bisogna ricordarsi di regolare il gain ad
un valore maggiore di zero. Infatti quando il segnale di controllo dell’LFO ha valore negativo, il
segnale audio in ingresso al VCA non viene amplificato. La Figura 3.13 mostra la situazione.
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Keyboard Tracking:
È possibile utilizzare l’uscita CV di una tastiera come controllo per modulare un VCA. Il guadagno
dell’amplificatore viene determinato dal pitch della nota suonata.
RING MODULATOR
Questo modulo viene utilizzato per ottenere suoni tipici degli strumenti metallofoni,
o suoni di campane o timbri alieni.
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Nel modulo A-115 del Doepfer è possibile regolare il livello del segnale
originale e delle sub-armoniche prodotte (da F/2 a F/16) utilizzando gli
omonimi potenziometri.
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3.2.3 CONTROLLI
A(H)DSR è un acronimo che sta per Attack (Hold) Decay Sustain Release (Hold non è sempre
presente). Come già anticipato nel Capitolo 1 è possibile disegnare un inviluppo con cui si può far
variare l’ampiezza di un segnale audio controllando un VCA. Essendo questo blocco un generatore di
segnali di controllo è possibile automatizzare il comportamento di un qualsiasi modulo controllabile
in tensione (es. VCF) collegando l’uscita CV dell’AHDSR all’ingresso CV del modulo da controllare.
- Attack: intervallo di tempo in cui l’ampiezza del suono passa da zero al valore massimo;
- Hold: intervallo di tempo in cui l’ampiezza del suono rimane su un livello costante (tra
Attack e Decay)
- Decay: intervallo di tempo in cui l’ampiezza del suono scende dal suo picco massimo al
livello del sustain;
- Sustain: intervallo di tempo in cui l’ampiezza del suono rimane su un livello costante (es.
tenendo premuto un tasto di un organo, il livello del suono rimane costante finché il tasto
rimane premuto);
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- Release: intervallo di tempo in cui l’ampiezza del suono cade dal livello del sustain a zero
quando il suono è terminato (es. quando viene rilasciato il tasto della nota suonata)
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L’inviluppo può anche essere re-triggerato, ovvero ogni volta che in ingresso a Retrig. si trova un
segnale di trigger di ampiezza maggiore o uguale alla soglia di attivazione del re-trigger, l’inviluppo
ricomincia da Attack nonostante il gate sia ancora aperto. Questo serve per far ripartire da capo
l’inviluppo quando suoniamo più note di seguito, ad esempio, e vogliamo lo stesso risultato di
inviluppo per tutte le note.
I tempi di attacco, decay, sustain e release sono regolabili dai rispettivi potenziometri (A, D, S, R) e il
LED fornisce un’indicazione visuale della tensione prodotta in uscita al modulo.
Lo switch a tre posizioni Time Range permette di cambiare la scala dei tempi dell’ADSR. Essa è
regolabile su:
Questo modulo ha due uscite Output identiche e un’uscita invertita di polarità il cui inviluppo è
mostrato in Figura 3.22.
Figura 3.22 Confronto tra l’uscita dritta e l’uscita invertita nell’ADSR [Doepfer]
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LFO
L’ingresso CV Reset In permette di sincronizzare lo start dell’LFO ogni volta che viene premuto un
tasto sulla tastiera (simile al re-trigger dell’ADSR già incontrato in questo paragrafo). L’azione del
reset è particolarmente apprezzabile se si lavora con una frequenza dell’LFO bassa.
I termini Sample & Hold non dovrebbero sembrare nuovi, dato che li abbiamo già
incontrati parlando di campionamento. Collegando un segnale continuo nel tempo in
ingresso, è possibile con questo modulo campionarne la tensione con un periodo di
campionamento scandito dal trigger e trattenere il livello di tensione (hold) fino
all’impulso di trigger successivo.
In uscita si avranno quindi le tensioni campionate, utilizzabili come controllo verso altri
moduli.
Il Sample & Hold viene utilizzato spesso per controllare la frequenza del VCO ottenendo così un
arpeggio, la cui natura dipende dal segnale in ingresso al Sample In. Un NOISE o qualsiasi segnale
RANDOM produrrà in uscita una sequenza casuale di tensioni. Un LFO invece produrrà delle scale che
scendono e salgono.
I due LED sul modulo del Doepfer indicano se la tensione del segnale campionato è positiva o
negativa per ciascun istante.
Se invece il S&H viene utilizzato su un VCF, si ottengono delle modulazioni spettrali ritmiche.
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