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Fondazione Istituto Gramsci

Le passioni e la politica. Il Meridione di Antonio Gramsci


Author(s): Nadia Urbinati
Source: Studi Storici, Anno 37, No. 2, Il tempo di Federico II (Apr. - Jun., 1996), pp. 465-487
Published by: Fondazione Istituto Gramsci
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Accessed: 05/06/2013 16:18

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LE PASSIONI E LA POLITICA. ILMERIDIONE DI ANTONIO
GRAMSCI
Nadia Urbinati

1. Libertd positiva. La querelle antipositivista del principio di questo seco


lo ha trasformato la cultura italiana inmaniera profonda.A mutare non fu
soltanto lo stile filosoficoma anche la visione della politica, della relazione
fra economia e politica e dei fondamenti ideologici e morali dell'agire po
litico.Forse nessun altro tema come la questione meridionale puo darci un
senso altrettanto vivido della distanza che separava il vecchio e il nuovo,
una distanza che fu anche generazionale1.Da un lato i positivisti, con una
concezione organicista e naturalistadella societa ed una pratica politica sta
talistae protezionista, difesa ora nel nome della giustizia sociale ora in quel
lo della grandezza nazionale.Dall'altro gli idealisti, che riattivarono il prin
cipio dell'unita di essere e conoscere e concepirono l'emancipazionepoliti
ca come un progetto interamente umano, opera della volonta intelligente
di individui associati.Per gli uni la questione meridionale era di natura es
senzialmentebiologica e per tanto politicamente irrisolvibile,oggetto al piui
di interventi speciali coercitivi e/o protettivi da parte dello Stato centrale.
Per gli altri ilMeridione era principalmente un problema di subalternitae
dominio la cui soluzione imponeva una trasformazionepolitica radicale e
soprattutto una nuova classe dirigente nazionale. I1 liberismo di De Viti De
Marco e di Salvemini era un esito coerente della loro fiducia di liberalinel
l'iniziativa autonoma e responsabile della societa civile, veicolo di educa
zione civile e insieme di giustizia.Per entrambi il centralismo e il protezio
nismo erano i segni del fallimento del progetto liberale, pratica politica di
un'oligarchia agrario-industrialeche aveva sovrapposto i suoi interessi di
parte (i sinister interests come li chiamavano i liberali inglesi) all'interesse
pubblico2.

1 - e
La distanza fra la ?nuova e la ?vecchia fra voluntarismo e
generazione? guardia?
-
determinismo ritorna in molti scritti giovanili di Antonio Gramsci; si veda per esem

pio, La critica (1918), in Id., Scritti giovanili 1914-1918, Torino, Einaudi, 1958, pp. 153
155.
2
A. De Viti De Marco, La questione commerciale e gli interessi del Mezzogiorno (1903),
in Antolog?a della questione m?ridionale, a cura di B. Caizzi, Milano, Edizioni di Cornu

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466 Nadia Urbinati

IImeridionalismo di Gramsci (e piuvin generale il suo pensiero politico) si


form6 in questo clima ideale e politico. Gramsci si sarebbe schierato con
gli idealisti contro i positivisti, con Salvemini e i liberisti contro i socialisti
riformisti e i liberali protezionisti. Le trasformazionistrategiche che il suo
meridionalismo subi nel corso degli anni avvennero all'interno di una cor
nice che rimase coerentemente idealista3.Per Gramsci, la questione meri
dionale era una questione nazionale perche era una questione di egemonia
politica e culturale.La sua soluzione richiedeva una nuova relazione fra il
?popolo-nazione>>e gli intellettuali, fra essere e conoscere.
Un'analisi della nozione gramsciana di egemonia, e delle controverse inter
pretazioni che si sono succedute dal tempo della pubblicazione dei Quader
ni, e al di la deghi scopi di questo articolo. Si puo tuttavia ragionevolmente
sostenere che i ?problemi>>interni al pensiero politico di Gramsci derivano
dal suo idealismo e dall'idea di libertdpositiva ad esso conseguente4.
La nozione idealista dell'unita di essere e conoscere ha diverse implicazio
ni qualora venga impiegata come idea regolativa di critica sociale o come
imperativo etico di costruzione della societa ideale.Nel primo caso, la no
zione acquista un forte significato emancipatore perche consente di de
nunciare la subordinazione gerarchica e di criticare un ordine sociale e po
litico retto sulla coercizione.La rivendicazione gramsciana, liberale e de
mocratica nello spirito, dell'autonomia individuale e dell'eguale dignita
morale di tutti gli individui discende da questa premessa; ?lo spirito d'ini
ziativa, il rispetto per gli altri, la convinzione che la liberta per tutti e sola
garanzia delle liberta singole, che l'osservanzadei contratti e condizione in
dispensabile di convivenza civile>>: questi erano per lui i fondamenti di una
societa giusta perche animata da spirito di <<disinteresse>>5. Nel secondo
caso, invece, la nozione dell'unita di essere e conoscere prefigura una so
cieta che, proprio per risolvere il conflitto tra autorita e liberta, incoraggia
un ordine armonico nel quale lamente individuale aderisce a quella col
lettiva perfettamente e totalmente, affinche ?il singolo individuo si governi
da se senza che per cio questo suo autogoverno entri in conflitto con la
societa politica, anzi diventandone la normale continuazione, il completa
mento organico>>?.

nit?, 1950, pp. 225-234; G. Salvemini, La questione m?ridionale (1898), in Id, Opere, IV,
Movimento socialista e questione m?ridionale, t. 2, Milano, Feltrinelli, 1963, pp. 71-89.
3
E. Garin, Intellettuali italiani del XX sec?lo, Roma, Editori Riuniti, 1974, pp. 302-309.
4
Assumo la nozione di liberta positiva nel senso assegnatole da Isaiah Berlin nel celebre

saggio del 1958 Two Concepts of Liberty.


5
A. Gramsci, Individualismo e collettivismo (1918), in Id, Scritti giovanili, cit., p. 187.
6
A. Gramsci, Quaderni dal carcere, edizione critica dellTstituto Gramsci, a cura di V.

Gerratana, Torino, Einaudi, 1975, p. 1020 (d'ora in poi si citera con Q, seguito dal nu
mero della pagina).

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467 Le passioni e lapolitica. IIMeridione diAntonio Gramsci

Per il filosofo idealista, tuttavia, ilmomento critico e ilmomento costrut


tivo sono logicamente connessi e devono restareuniti nella pratica, perche
il lavoro di emancipazione non finisce con la critica sociale.Per questo mo
tivo, alcuni studiosi si sono chiesti se il fallimento non abbia in effetti sal
vato il progetto politico di Gramsci dalle sue inevitabili conseguenze nega
tive7;questo, nonostante che la sua societa futura fosse tutt'altro che mo
nolitica. E difficile definire come totalitarioun modello nel quale la societa
politica e quella civile restano separate e nel quale, soprattutto, la societa
civile e ?complessa e bene articolata>>8.
Le riflessioni di Gramsci sulMeridione confermano la complessita del suo
pensiero politico, mentre consentono di mantenere separate la tensione cri
tica e l'aspirazione alla costruzione della societa ideale. Il Sud di Gramsci
e il luogo di una refrattarianecessita contro la quale l'idealismo della li
berta positiva esercita la sua energica forza critica. Infine, e la sua stessa
identita di meridionale a fungere da moderatore del carattere comprensivo
del suo progetto egemonico. In questo articolo mi serviro delle riflessioni
di Gramsci sulla questione meridionale per mostrare come la sua nozione
di egemonia corrisponda all'esigenza di ripristinaree rendere stabile la co
municazione fra le classi sociali e fra ilNord e il Sud del paese. La comu
nicazione ha bisogno tanto di soggetti distinti e diversi quanto della loro
reciproca volonta di darsi e di usare una grammatica comune. In questo
senso la questione meridionale e essenzialmente una questione culturale -
la cui soluzione coincide con la conquista dell'autonomiamorale degli in
dividui-cittadini;ed &una questione politica, per la cui soluzione si rende
necessaria la trasformazionedemocratica della societa e dello Stato, cioe
della culturamorale diffusa e delle istituzioni politiche.

2. I Sud di Gramsci. IMeridioni di Gramsci sono molti, e molte sono le


strategie che egli ha adottato nei decenni tumultuosi che precedettero e se
guirono la prima guerramondiale9. Il suo primoMezzogiorno prese la for
ma dell'autonomismo sardo nel corso delle elezioni del 1913, quando

7
M. Walzer, L'intellettuale militante. Critica sociale e impegno politico nel Novecento, Bo
Il Mulino, 1991 (traduzione dalla prima edizione americana del 1989), p. 110.
logna,
8
una lettura in senso pluralista dell'idea di egemonia cfr. C. Mouffe, He
Q, p. 1020. Per
gemony and in Gramsci, in Gramsci and Marxist Theory, ed. by C. Mouffe, Lon
Ideology
and Kegan Paul, 1979, pp 168-204. Per una critica della lettura totali
don, Routledge
taria, cfr. G. Vacca, Gramsci e Togliatti,
Roma, Editori Riuniti, 1991, pp. 76-83.
9
G. Giarrizzo, II Mezzogiorno di Gramsci, in Istituto Gramsci, Pol?tica e storia in Gram

sci, 2 voll., a cura di F. Ferri, Roma, Editori Riuniti, 1977, I, pp. 321 sgg. Ma si veda
anche il pi? recente F. Barbagallo, Il Mezzogiorno, lo Stato e il capitalismo italiano dalla

?Quistione m?ridionale? ai ?Quademi del carcere?, in ?Studi Storici?, XXIX, 1988, pp.
21 sgg.

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Gramsci <<scoperse>> Croce, De Viti De Marco e Salvemini e divento un as


siduo lettore della <<Voce>> e dell'<<Unita'>>1.
Egli pensava che il liberismo
economico fosse la politica piu radicale da contrapporre al protezionismo
del blocco agrario-industriale'1. Una strategia liberista, aveva scrittoDe Viti
De Marco, sarebbe stata in grado di rafforzarel'alleanza fra i contadini del
Sud e i proletari del Nord, poiche entrambi avevano un unico nemico12.La
campagna contro il protezionismo fu percepita daimeridionalisti radicalidi
quegli anni come il primo esempio di politica non-localistica dai tempi del
laDestra storica.
Venne poi il Sud del periodo della guerra, quando Gramsci cominci6 a dar
rilievo al ruolo dell'organizzazionenell'azione politica. Come molti della sua
generazione, egli pensava che la guerra avesse fatto nascere cio che un'e
conomia ruralenon avrebbemai potuto: una psicologia collettiva e un sen
so di appartenenza di classe e nazionale.La guerra aveva prodotto due fe
nomeni culturali: innanzitutto, gli intellettuali delle classi medie avevano
scoperto l'esistenza di una nazione molto diversa da quella trasmessadalla
retorica ufficiale, una nazione povera e analfabeta che si sentiva estranea
allo Stato italiano13.Infine, l'esperienza delle trincee aveva avuto lo straor
dinario potere di eguagliare nel sacrificio e con la disciplina uomini diver
si per classe, cultura e aspettative di vita. La sofferenza e la paura avevano
funzionato da collante emotivo"4. Nel 1918 Gramsci scriveva che, grazie alla

10
Gramsci non ha mai abbandonato questa posizione n? totalmente ri
completamente
cusato il regionalismo. Come scrisse nel 1923 ?Ilustrando gli obiettivi de ?l'Unit??, con
siderare la questione m?ridionale come una questione nazionale non pensare
significava
in termini di centralizzazione: i movimenti contadini ?hanno sempre avuto nel loro pro
gramma la parola d'ordine dell'autonomia locale e del decentramento? (A. Gramsci, La
lettera per la fondazione de ?l'Unit?? [1923], in Id, La questione m?ridionale, a cura di
F. De Felice-V. Parlato, Roma, Editori Riuniti, 1973, 2a ristampa della III ed, p. 81).
11
?Perch? non si pu? ricordare che i minatori sardi son? pagati con salari di fame [...]
perch? deve essere proibito ricordare che due terzi degli abitanti della Sardegna (spe
cialmente le donne e i bambini) vanno scalzi d'inverno e d'estate, tra le spine e i letti
di torrente che tengono posto di strade, perch? il prezzo d?lie pelli ? portato ad altez
ze proibitive dai dazi protettivi che arricchiscono cos? in un ar
gli industriali torinesi??,
ticolo non firmato su ?l'Avanti? del 1919, in A. Gramsci, Scritti 1915-1921, a cura di S.

Caprioglio, Milano, Moizzi, 1976, p. 177.


12
A. De Viti De Marco, La pol?tica commerciale e l'int?resse dei lavoratori, in Antolog?a
della questione m?ridionale, cit., pp. 215-224; ma cfr. anche F. S. Nitti, Nord e Sud dopo
l'Unit? (1900), in IIMezzo giorno in una democrazia industr?ale, Roma-Bari, Laterza, 1987,
pp. 13-15.
13
Questa convinzione era diffusa ben oltre il circolo comunista torinese. Si veda per

esempio l'articolo di C. Rosselli, Wilson del 1917, citato in N. Tranfaglia, Carlo Rosselli
dall'interventismo a ?Giustizia e Liberta?, Bari, Laterza, 1968, p. 20.
14
Sulla ?forza collettiva? della solidariet? creata dalla guerra si veda A. Gramsci, Utopia
(1918), in Scritti cit., pp. 280-287, e P. Gobetti, Manifesto de ?La Rivoluzione
giovanili,

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469 Le passioni e lapolitica. IIMeridione diAntonio Gramsci

guerra, una massa enorme di <<individuidisorganizzati>> e totalmente <<estra


nei ad ogni attivita collettiva>>aveva avuto 1'opportunitadi diventare un po
polol5. La rivoluzione boIscevica sembrava confermare questa analisi: la
guerra aveva creato una classe potenzialmente rivoluzionaria trasformando
i contadini in soldati.Secondo iAGramsci di questi anni, le condizioni sto
riche dell'Italia e della Russia <<nonerano e non sono molto differenti?16.
La crescita del fascismo, la penetrazione del Partito popolare nel Sud, e
contemporaneamente i problemi che la rivoluzione sovietica stava incon
trando nelle zone rurali scossero l'ottimismo di Gramsci"7.Ora la campa
gna si stagliavaminacciosa contro la citta, la cultura della modernita e lo
stesso destino della rivoluzione socialista. Il contadino, scrivevaGramsci nel
1920, <<sentela sua impotenza, la sua solitudine, la sua disperata condizio
ne, e diventa un brigante, non un rivoluzionario,diventa un assassino di
"signori",non un lottatore per il comunismo>>8. L'ideologia del partito so
cialista e pochi anni di guerra non erano stati sufficienti a educare nei con
tadini una coscienza politica. Questi eventi cruciali convinseroGramsci che
i comunisti dovevano sostituire la strategia della forza con quella del con
senso e dunque rivolgere la loro attenzione agli intellettuali.Dopo tutto, i
comunisti di Torino <<avevanosottovalutato i problemi del Sud come i so
cialisti>>prima di loro, perche avevano trattato i contadini semplicemente
come alleati subordinati degli operai del Nord19. ?Personalmente io credo
- scriveva in occasione della fondazione de <<l'Unita>> - che la parola d'or

liberale? (1922), in Id., Opere 3 voll., a cura di P. Spriano, Torino, Einaudi,


complete,
1969 (ristampa della I ed., 1960), I, p. 228.
15
Individualismo e collettivismo, cit., p. 181.
16
A. Gramsci, Op?rai e contadini (1919), in Id., L'Ordine Nuovo 1919-1920, Torino, Ei
naudi, 1970 (I ed. 1954), p. 25.
17
M. L. Salvadori, Gramsci e il problema storico della democrazia, Torino, Einaudi, 1970,
p. 78. ?In vano il governo sovi?tico li invito [i contadini] a sostenere il potere degli op?
rai e dei contadini: essi si rifiutarono di dare il pane ai lavoratori d?lie citt? ungheresi e
che era un paese di contadini, rimase senza pane? (S. Corvisieri, II biennio
PUngheria,
rosso 1919-1920 della Terza Internazionale, Milano, Feltrinelli, 1970, p. 380). Cfr. A.
Gramsci, Colpo di S tato (1921), in Scritti politici, a cura di P. Spriano, Roma, Editori
Riuniti, 1972, pp. 466-468.
18
Gramsci, e contadini (1920), in Id., L'Ordine Nuovo, cit., p. 317.
Op?rai
19
P. Togliatti, Gramsci, a cura di E. Ragionieri, Roma, Editori Riuniti, 1967, p. 205. La
critica della ?unitaria? dei comunisti venne dai meridionalisti radicali, in
prima strategia
Guido Dorso, il qu?le nel 1925 aveva scritto che i popolari e i comunisti non
particolare
potevano capire e risolvere i problemi del Sud perch? ?neutralizzavano la loro azione
meridionalistica col peso di interessi strettamente nordici? (in R. Villari, II Sud nella sto
ria d'Italia, Roma-Bari, Laterza, 1981 [I ed. 1961], p. 452). Come mostra lo scritto del
1926, la critica di Dorso ebbe una profonda incidenza nella revisione delToperaismo gio
vanile di Gramsci.

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dine "governo operaio e contadino" debba essere adattata in Italia cosi:


"Repubblica federale degli operai e dei contadini">>20.
I1 fascismo confermava una volta di piu l'esistenza di una fratturaprofon
da fra la retorica dell'unita nazionale e la reale condizione ?morale e intel
lettuale>>della nazione. I1 saggioAlcuni temi della quistione meridionale si
concludeva con un drammatico affresco della <<grandedisgregazione socia
le>>del Sud e uno splendido ritratto di Piero Gobetti e Guido Dorso, due
esempi del nuovo tipo di intellettuale prefigurato da Gramsci: Croce (l'u
manesimo laico) fungeva da mediazione tra cultura rurale e cultura urba
na. L'intellettuale nuovo Gobetti non era un marxista, ma aveva, primo fra
tutti, considerato il proletariato come un soggetto politico legittimo della
lotta liberale e, in questo senso, aveva incoraggiato l'incontro tra liberali e
marxisti, tra il Sud (Croce) e ilNord (<<L'Ordine nuovo>>).L'obiettivo, con
cludeva Gramsci, doveva essere quello di favorire la crescita di una classe
di intellettualinuovi, capaci di trarrevantaggio dalle situazioni critiche per
promuovere un nuovo ordine di relazioni tra le forze sociali21.Si sarebbe
trattatodi un progetto a lungo termine, fatto di piccole trasformazioni?mo
lecolari>>piuttosto che di mutamenti immediati e totali. <<Gliintellettuali si
sviluppano lentamente,molto piu lentamente di qualsiasi altro gruppo so
ciale>>22.
I mezzi della forza e del consenso servivano del resto a fini politici diversi,
quali la costruzione di un nuovo Stato e la trasformazionedi uno Stato esi
stente. I1 confronto fra Niccolo Machiavelli e Jean Bodin, abbozzato nei
Quaderni, illustra assai bene la natura del progetto egemonico di Gramsci.
Diversamente daMachiavelli, Bodin non aspirava a costruire uno Stato na
zionale bensi a <<equilibrarele forze sociali in lotta>>all'interno di uno Sta
to esistente. Percio, mentre Machiavelli insisteva sul ?momento della for
Bodin era interessato al ?momento del consenso>>23.
za>>, La differenza tra

20
La lettera per la fondazione de ?l'Unit??, in Gramsci, La questione m?ridionale, cit., p.
81.
21
II termine dovrebbe essere inteso nei due significati, morale e politico,
disgregazione
che esso connota, cio? come denuncia d?lie condizioni di sofferenza e di e
ingiustizia,
come identificazione del critico dal cominciare la trasformazione dell'intero
luogo quale
sistema sociale; si veda al riguardo
N. Badaloni, Il marxismo di Gramsci, Torino, Einaudi,
1975, pp. 121-124, e A.
Pizzorno, Sul m?todo di Gramsci: dalla storiografia alla scienza
pol?tica, in Aa.Vv, Gramsci e la cultura contempor?nea, 2 voll, a cura di P. Rossi, Roma,
Editori Riuniti, 1970, I, p. 144.
22
A. Gramsci, Alcuni terni della quistione m?ridionale (1926; 1930), in Id., La questione
m?ridionale, cit., p. 159.
23
Q, p. 1008 (e p. 1574). E possibile interpretare quello egemonico corne un ?program
ma di subordinazione gerarchica della politica-potenza (dottrina dello Stato-forza) alla

politica-egemonia? (Vacca, Gramsci e Togliatti, cit., p. 13).

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471 Le passioni e lapolitica. IIMeridione diAntonio Gramsci

i due era analoga a quella che correva fra gli uomini del Risorgimento e lo
stesso Gramsci.

3. A partire dal fallimento dell'egemonia liberale.Gramsci leggeva iAfalli


mento egemonico del Risorgimento come fallimento dei suoi intellettuali,
che erano stati incapaci di convertire il dominio della forza, necessario ai
costruttori di Stati, in politica del consenso. I1 fallimento era stato tanto dei
vinti quanto dei vincitori.
I democratici avevano fallito a causa del loro giacobinismo e umanitarismo;
da un lato avevano confuso <l'unita culturale con l'unitapolitica e territoria
le>>,dall'altro avevano, comeMazzini, ridotto il compito ideologico a una se
rie di ?aforismi>> e di ?vuote chiacchiere>>24.Essi avevano fallito prima di tut
to perche non avevano compreso l'importanzastrategicadella riformaagra
ria nel Sud e poi perche non avevano cercato (ne voluto) il consenso attivo
dellemasse popolari.Quanto aimoderati, che invece avevano avuto una stra
tegia ideologica liberale, il loro progetto egemonico falli per la loro anacro
nistica diffidenza nei confronti delle masse. Essi avevano una visione gerar
chica della societa e si rapportavanoagli italiani come i generali di un eser
cito prenapoleonico ai loro soldati25.<<L'esercito e anche uno "strumento"per
un fine determinato,ma esso e costituito di uomini pensanti e non di auto
mi che si possono impiegarenei limiti della loro coesione meccanica e fisi
ca>>26.La maggiore responsabilitadel fallimentomoderato ricadeva dunque
sui piemontesi, perche essi soli si erano esplicitamente proposti a un tempo
come intellettualie come politici. <<Essi dicevano di proporsi la creazione del
lo Stato moderno in Italia e produssero un qualcosa di bastardo, si propo
nevano di suscitare una classe dirigente diffusa ed energica e non ci riusci
rono, di inserire il popolo nel quadro statale e non ci riuscirono>>27.
Come imeridionalisti della precedente generazione (da Pasquale Villari a
Giustino Fortunato) avevano compreso, per costruire istituzioni politiche
rappresentativeoccorreva formareun'opinione pubblica. Fallito questo pro
getto, la classe dirigente italiana fu lasciata senza altri strumentipolitici che

24
Q> PP- 3 e 55; A. Gramsci, Lettere dal carcere, 2 voll., a cura di A.A. Santucci, Roma,
Editrice l'Unit?, al numero dell'?Unit?? del 24 gennaio e 14 febbraio 1988,
supplemento
lettera a Tatiana del 7 setiembre 1931, II, p. 32.
25
Questa sui limiti dei liberali piemontesi aveva accomunato conservatori e ra
diagnosi
dicali della generazione risorgimentale; si veda per esempio P. Villari, Di chi ? la colpa?
o sia la pace e la guerra (1866), in Id., Saggi di storia di critica e di pol?tica, Firenze, Ti

pograf?a Cavour, 1868, p. 390, e C. Cattaneo, Prefazione al d?cimo volume del ?Poli
t?cnico? (1860), in Id., Opere scelte, 4 voll., a cura di D. Castelnuovo Frigessi, Torino,
Einaudi, 1972, I, pp. 209-210.
26
Q, p. 2051.
27
Q, pp. 2053-2054.

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la coercizione fisica e la burocrazia. Il vuoto lasciato dallamancanza di una


forza conservatrice liberale, di una destra parlamentaremoderna, fu cosi
riempito da un nazionalismo demagogico e populista che cronicizzo la <<di
sgregazione sociale>>e rese piu facile al fascismometter radici nella societa
italiana28.
I1progetto di Gramsci cominciava da dove si era arenato quello liberale:
incorporare il Sud nello Stato nazionale.Ma proprio perche egli non con
siderava il Sud come un problema locale, il suoMeridione diventava una
categoria adatta a rappresentare l'intera nazione, quel ?popolo italiano
[che] non esisteva come ideale concreto, organizzazione attiva>>, quella na
zione che esisteva semplicemente come una figura del discorso utile ai go
vernanti per manipolare i sentimenti popolari e giustificare le loro politiche
di parte e oppressive.Come il Sud, l'intera societa italianaera costituita di
una <<massa enorme di individui disorganizzati in ogni senso, innocenti del
molto male e del poco bene che si attuava, indifferenti ad ogni idealita,
estranei ad ogni attivita collettiva, che rifiutavanoogni responsabilita per
che erano fuori di ogni iniziativa>>29.
L'interpretazione gramsciana della questione meridionale come una que
stione di unita nazionale richiama alla mente la prospettiva adottata da
Marx nell'interpretazione della questione ebraica: fino a quando lo Stato
nazionale rimaneva lo Stato del blocco agrario-industriale (lo Stato del
Nord), e fino a quando il Sud rimanevauna ?grande disgregazione socia
Nord e Sud restavano tra loro segregati: <<Finchelo Stato resta cristia
le>>,
no e finche l'ebreo resta ebreo, entrambi sono egualmente incapaci, l'uno
di concedere e l'altro di ricevere l'emancipazione>>30.
In relazione al Sud, lo Stato italianopoteva comportarsi soltanto come uno
Stato del Nord, lasciando che l'altraparte si isolasse dal tutto e rafforzas
se i suoi sentimenti corporativi: l'emancipazionedel Sud poteva essere solo
come emancipazione del Sud da se stesso, e dunque dell'intera nazione31.

28
del Risorgimento come di una ?rivoluzione fallita? e so
L'interpretazione gramsciana
prattutto come di una ?rivoluzione agraria fallita? ? stata al centro di un acceso dibat
tito fra gli storici degli anni Sessanta e Settanta, a cominciare da Rosario Romeo e Fe
derico Chabod. Mi sembra che Alessandro Pizzorno abbia coito nel segno quando ha
di le note gramsciane sul Risorgimento in chiave non storio
suggerito leggere pol?tica,
L'obiettivo di Gramsci era di verificare non tanto una interpretazione
grafica. storiogra
fica, quanto invece una teor?a pol?tica (Pizzorno, Sul m?todo di Gramsci, cit., pp. 113
114). Come i Discorsi di Machiavelli, le note di Gramsci son? un'opera di teor?a pol?ti
ca pi? che di storia.
29
Gramsci, Individualismo e collettivismo, cit., p. 180.
30
K. Marx, Sulla questione ebraica (1843), in 17marxismo e la questione ebraica, testi scel
ti, presentad e annotati da M. Massara, Milano, Edizioni del Calendario, 1972, p. 180.
31
Come Gramsci aveva scritto nel 1918, la sola opportunit? dell'Italia di diventare una
nazione stava nell'educazione degli italiani per farli diventare cittadini responsabili do

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473 Le passioni e lapolitica. IlMeridione diAntonio Gramsci

Questo obiettivo fu 1'ideale che ispiro il programma di studi che Gramsci


abbozzo fin dai primimesi di prigionia.Nel 1927 scriveva a Tania della sua
intenzione di studiare la ?formazione dello spirito pubblico in Italia>>se
condo tre prospettive: la questione meridionale, la filosofia di Benedetto
Croce e 1'evoluzionedei gusti letterari popolari32.Come si puo facilmente
vedere, questi tre temi si riferiscono rispettivamentealle ?grandimasse di
sgregate>>,ai grandi intellettuali e agli intellettuali intermedi; in altre paro
le, folclore, filosofia e senso comune.
Da un punto di vista strategico, il senso comune giocava il ruolo piu' im
portante, perche, come la guerra avevamostrato, 1'efficienzadi un esercito
dipende dalla capacita dei suoi ufficiali di complemento di facilitare la co
municazione fra i generali (lamente) e i soldati (il corpo)33.I nuovi intel
lettuali avevano il compito di elaborare un moderno umanesimo <<capacedi
diffondersi fino agli strati piu' rozzi e incolti>>34. La Riforma protestante
trionf6 quando le aspirazionidi pochi illuminati riuscirono a diventare sen
so comune dei molti, trasformandoun evento religioso in un evento poli
tico.Grazie alla volgarizzazione dei suoi principi, laRiforma ebbe la forza
di resistere alle armi cattoliche e infine di formare la <<nazionetedesca>>.
Allo stessomodo, la democrazia liberale vinse in Europa quando i princi
pi illuministi cessarono di essere privilegio di una ristretta aristocrazia in
tellettuale per diventare credenza diffusa35.I nuovi riformatori immaginati
da Gramsci avrebbero dovuto seguire ilmedesimo cammino, facendo esat
tamente cio che gli intellettuali italianinon avevano ancoramai fatto: ?an
dare al popolo>>per comprendere la formazione e il consolidamento delle
credenze e dare ai nuovi principi la stessa solidita'del pregiudizio.

4. L'idea di cultura e le colpe dell'Illuminismo.La progressiva complessita


del Meridione di Gramsci e parallela a quella della sua concezione della

tati di un chiaro senso dei loro diritti e dei loro doveri. Il suo modello etico ricalcava il
contrasto teorizzato da Mazzini fra l'individuo di tipo benthamista e l'individuo societa
rio o, come lo stesso Gramsci scriveva, fra l'?individuo-capitalista? e l'?individuo-asso
ciazione? (Individualismo e collettivismo, cit., pp. 186-189).
32
Nella nota lettera del 19 marzo (Gramsci, Lettere dal carcere, cit., I, pp. 63-64).
33
Come si vede in Alcuni temi della quistione m?ridionale, Salvemini e Croce diedero

importanti a Gramsci circa il molo intellettuali. Entrambi infatti rife


suggerimenti degli
rirono le trasformazioni all'interno della classe media al suffragio universale maschile.
Croce, in particolare, aveva notato la crescita di un ceto di professionisti (soprattutto av
vocati e notai) totalmente votati alia protezione interessi locali e privad e indiffe
degli
renti alia ?promozione interessi e ideali (B. Croce, Storia del Regno di Na
degli politici?
poli, Bari, Laterza, 1926 [I ed. 1924], p. 27).
34
Q, p. 2119.
35
Q, p. 423.

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474 Nadia Urbinati

cultura.Nei Quaderni non si trovapiu la contrapposizione di un omogeneo


Sud (<<immensacampagna>>)ad un omogeneo Nord (<<immensacitta>>).II
Nord non significa soltantomodernita e urbanizzazione, liberta dai pregiu
dizi e dal provincialismo, anche perche, in Italia, urbanizzazione e indu
strializzazionenon sono andati sempre e dovunque insieme.Con la visione
del Sud si complica anche l'idea gramsciana di cultura. Si stempera l'anta
gonismo framodernita' e arretratezza,mentre lo scopo non e semplicistica
mente quello di adattare la cultura popolare alla filosofia della prassi.
Per Gramsci la cultura e un corpo vivente con molteplici interne articola
zioni e metamorfosi, non un'unita omogenea di significati condivisi da tut
ti nello stesso modo36. I1 suo interesse per la cultura popolare e il folclore
era politico - non curiosita d'erudito, ne lamento nostalgico di una purez
za incontaminata da salvaguardare dall'assedio della modernita37. Comr
prendere la cultura popolare significa coglierne l'interna diversita e le in
cessanti trasformazionigenerate dai molti scambi con la cultura degli in
tellettuali, passata e presente. Rispetto a questa idea di una graduale
trasformazionedel molteplice, la visione di mutamenti immediati ed epo
cali gli appariva un'<illusione>>,un segno dell'?assenza del senso critico>>38.
Vecchio e nuovo, intellettuale e popolare, sono variamente intrecciatie dan
no vita a quelle complesse formazioni che costituiscono cio che per eco

36
?vane tutte le caratteristiche
Q, p. 2268. Per ci? giudicava unitarie della popolazione di
un paese? (lettera a Tatiana del 15 giugno 1931, Lettere dal carcere, cit., I, p. 296).
37
Q> PP- 1505-1506. Che il suo int?resse per il folclore fosse politico, significa che egli

suggeriva di studiarlo per comprendere come renderlo un alleato delle forze progressive.
In un eccellente saggio Alberto Cirese ha scritto anni or son? che secondo Gramsci il
folclore poteva essere tanto reazionario quanto progressivo, dotato di un'energia
perch?
attiva priva della capacita di dirigersi aut?nomamente. L'elemento positivo del folclore,
scriveva Cirese, consiste semplicemente in una sorta di forza naturale. Qualit? come la
tenacia, la spontaneit? e la mutabilit? sono bifronti: la prima pu? tanto sostenere quanto
frenare una trasformazione cult?rale; la seconda pu? aiutare la crescita di un movimento

politico ma anche a causa della sua refrattariet? alla disciplina; la terza


comprometterla
infine pu? spingere indietro o avanti in ragione del potere attrattivo
l'opinione popolare
esercitato dall'alta cultura (A.M. Cirese, Concezioni del mondo, filosof?a spontanea, folklo
re, in Gramsci e la cultura contempor?nea, cit., I, pp. 309-317). L'analisi del
gramsciana
folclore ? interessante non scivola nel moralismo mentre ? di estrema attualit? in
perch?
quanto ci aiuta a comprendere, per esempio, il lavoro dei mass-media nel loro ininterrot
to sforzo di modellare e manipulare e il consenso di creare
l'opinione pubblica politico,
un folclore. La ragione del successo di alcune culture e
politiche nella conquista del
mondo folclorico risiede nel fatto che il folclore ha caratteri non classisti, come per

esempio la permeabilit? ai e la conservazione dei messaggi. Non ? un caso se le note di


Gramsci sul folclore siano oggetto di particolare int?resse nella cultura americana. Per al
cune indicazioni sulla recezione di Gramsci all'estero cfr. G. Corsini,
bibliografiche
Gramsci esteri, in ?Belfagor?, L, 1995, n. 4, pp. 477-482.
agli
58
Q, p. 34.

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475 Le passioni e lapolitica. IIMeridione diAntonio Gramsci

nomia di linguaggio chiamiamo con iAnome singolare di <<cultura naziona


le>>.
Come la rappresentazioneche dell'identita individualediede in quegli anni
Sigmund Freud, cosi l'idea gramsciana di cultura nazionale potrebbe esse
re illustratacon lametafora della citta'eterna39.Le varie stratificazionipos
sono raccontare al turistanon sprovveduto la storia di Roma dall'eta etru
sca via via fino a quella rinascimentale.Conservazione, trasformazione, se
dimentazione e osmosi sono fenomeni graduali e tra loro interconnessi,esiti
di un incessante processo di mutuo adattamento e insensibile incontro di
passato e presente. Il vecchio non scompare immediatamentee definitiva
mente ma persiste sotto nuove forme. Il folclore e la cultura popolare sono
resti del passato che vivono e si alimentano nel presente per formare con
esso una totalita,proprio come l'una e molteplice citta di Roma.
Come la lingua parlata rispetto a quella scritta, cosi il folclore e <<instabile
e fluttuante>>. esso e una versione viven
Lungi dall'essere una <<preistoria>>,
te dell'alta cultura e una ricapitolazionedelle passate combinazioni fra cul
tura alta e cultura popolare. Lungi dall'essere assorbito passivamente o su
bito, esso e attivamente creato e rimodellato, anche se gli elementi che lo
compongono provengono da altre culture e altri tempi40.Come Gramsci
stesso suggerisce, lo <<spirito pubblico>>che ha progettato di studiare in pri
gione non e altro che <<lospirito popolare creativo nelle sue diverse fasi e
gradi di sviluppo>>41. Questa interpretazionedella cultura si riflette sia nel
la nozione di egemonia sia nella lettura della relazione fra citta e campa
gna e consente di meglio capire e apprezzare la storicizzazione operata da
Gramsci di categorie astratte quali l'urbanesimoe il ruralismo.Nel caso ita
liano questa storicita emerge ancor piu agevolmente perche, si legge nei
Quaderni, da noi il tipicoperde la sua <<tipicita>> per complicarsi concreta
mente. Infatti in Italia la formazione delle citta ha preceduto la rivoluzione
industriale e non puo essere identificata con lamodernita. Da noi si tocca
con mano il paradosso che fa si che, a volte, o<iltipo rurale sia piu pro
gressivo del tipo urbano>>. Napoli, la <citta'del silenzio>>,e come un mo
saico di isole urbane ?sommers[e], premut[e], schiacciat[e]>>dalle aree ru
rali.Questo incessante conflitto ha nutrito sentimenti di odio e di risenti
mento, gli stessi che nella rappresentazione di Gramsci dividono gli
intellettualidai contadini, la classemedia dai poveri. Per Gramsci come per
Vincenzo Cuoco, sull'Illuminismo (e i suoi intellettuali)pesano le maggio
ri responsabilitadel fallimento della Rivoluzione del 1799 che coincise con

39
S. Freud, Il disagio della modernit? (1929), in Id, Il disagio della modernit? e altri sag
gi, Torino, Boringhieri, 19855, pp. 204-205.
40
Q, pp. 2271, 2311-2314.
41
Lettere dal carcere, cit., I, p. 64 (corsivo m?o).

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476 Nadia Urbinati

il fallimento del processo democratico, non soltanto nel Sud: <<lacampagna


ha schiacciato la citta con le orde del cardinalRuffo, perche la citta aveva
completamente trascurato la campagna>>42.
Le ragioni dei problemi del Sud sono allora da cercare nella citta e negli
intellettuali,nella separazione delle culture, nell'incomprensione, infine, dei
processi di socializzazione nelle varie classi sociali, e soprattutto in quelle
subalterne.Se la cultura della democrazia non ha prevalso in Italia, il falli
mento non e da imputarsi semplicemente alla durezza delle forze antimo
derne (Cattolicesimo e Controriforma)ma prima ancora alle deficienze in
site nella cultura della modernita.
I due mali diagnosticati da Gramsci - la separatezzae l'incomprensione-
connettono la sua analisi degli intellettuali italiani alla sua critica dell'Illu
minismo. L'?errore "illuministico">> e consistito nell'attribuire lo stessome
todo di assimilazione ed elaborazione culturale a tutte le classi sociali43.E
stato un parto dell'ambizione imperialisticadegli intellettuali contenuta ori
ginariamente nella teoria cartesiana secondo la quale, poiche il vero e uni
versalmente espresso nella forma di idee chiare e distinte, gli intellettuali
hanno il dovere di forzare la verita'e sradicare l'errore in tutte le sue sem
bianze (credenze popolari, religioni, pregiudizi).Ma poiche i processi co
noscitivi sono piu complessi, <<la premessa della "diffusione organica da un
centro omogeneo di un modo di pensare e di operare omogeneo">>e for
tementemanchevole. Siccome i principi generali e la conoscenza locale stan
no in una relazione di reciproca influenza e compenetrazione, la strategia
culturale non pu6 consistere ne in una forzata imposizione di principi veri
(?deduttivismo>>),ne in una passiva accettazione delle cose come sono
(<<empirismo>>).
L'osservazione di Gramsci richiama alla mente quella di Alexis de Toc
queville: in Europa, si legge nella Democrazia inAmerica, la democrazia si
impose come ?spirito di sistema>> nelle ?cose di filosofia>>e nel liberome
todo d'indagine, senza intaccare la quotidianita e l'atteggiamentomentale
dell'uomo comune. In America, al contrario, gli uomini ?non hanno avuto
bisogno di libri che insegnassero loro quel metodo filosofico che trovaro
no invece dentro se stessi>>.Essi erano democratici nei mores (senso co
mune), non per ubbidienza a un decreto della Ragione44.

42
Q, pp. 33-34. Cfr. anche la lettera a Tania del 5 marzo 1928 suU'esistenza di ?una Ita
lia sconosciuta? {Lettere dal carcere, cit., I, p. 139).
43
Q, p. 33. La critica dell'Illuminismo spiega (o illustra) l'originalit? di Gramsci rispet
to alia ?vieta contrapposizione fra cultura di ?lite e cultura popolare? (F. Ferrarotti,
Gramsci nel mondo arabo, in ?Belfagor?, LI, 1996, n. 3, p. 361).
44
A. de Tocqueville, Scritti politici, a cura di N. Matteucci, 2 voll, Torino, Utet, 1968,
II, pp. 491-494.

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477 Le passioni e lapolitica. IIMeridione diAntonio Gramsci

Alla dissociazione di <<deduttivismo>>ed ?empirismo>> Gramsci oppone una


sorta di pragmatismoche colloca il punto archimedeo dell'azione politica e
culturale ne da una parte ne dall'altra,ma nello stesso processo della loro
pratica interazione. Il lavoro egemonico sta nella capacita dell'intellettuale
di <<combinareabilmente l'induzione e la deduzione>>,di ?trovare l'identita
sotto l'apparente differenziazione e contraddizione e trovare la sostanziale
diversita'sotto l'apparente identita>>45.
Questa epistemologia critica e prag
matica fa da premessa all'idea secondo la quale la relazione fra alta cultu
ra e cultura popolare corrisponde alla relazione fra ?conoscere>>e ?senti
re>>.

5. II <?sapientedi sapienza volgare>>.


La relazione fra ?conoscere>>e <<senti
re>>ci introduce alla nozione gramsciana del comprendere,una nozione che
negli anni giovanili Gramsci aveva identificato con il socratico <<conoscite
stesso>>.Nel 1916, commentando i Frammenti del Novalis appena pubbli
cati da Prezzolini nella collana <<Cultura dell'anima>>dell'editore Carabba,
Gramsci scriveva che l'obiettivo dell'emancipazionemorale era di rendere
l'individuo padrone di se stesso, <<l'iodel proprio io>>:non un io egoistico,
ma un <<iotrascendentale>>46. <<Conoscite stesso>>era un imperativo di au
tonomiamorale in senso propriamente kantiano.Con l'autogoverno l'uomo
poteva costruire una relazione dialettica con l'esterno, il quale cessava per
cio di essere sperimentato e sentito come la fonte di una necessita assolu
ta. <<Conoscerese stessi>>significava conoscere la propria condizione nel
mondo affinche la volonta non fosse piu un atto di ribellione anarchica,
bensi l'espressione di un poter essere consapevole, ?passaggio dall"'ogget
tivo" al "soggettivo
">>4.La nozione gramsciana di <<riforma morale e intel
lettuale>>(ovvero di egemonia) sottintende, come ha scrittoNorberto Bob
'48
bio, il primato della soggettivita .
Per chiarire il significato politico dell'imperativomorale del ?conosci te
Gramsci si serviva di un passaggio tratto dalla Scienza nuova, nel
stesso>>,
quale Vico faceva risalire ilmotto socratico a Solone, il <<capoparte di ple
be ne' primi tempi ch'Atene era repubblicana aristocratica>>. Solone, ?sa
piente di sapienza volgare>>,riusci a infrangere il velo della divinita con il
quale gli eroi e i nobili avevano avvolto il loro potere, e chiuso <<dentroi
loro ordini tutti i diritti pubblici e privati>>.
Solone ammoni gli ateniesi
?ch'essi riflettessero a se medesimi e riconoscessero essere d'ugual natura

45
?, P. 33.
46
A. Gramsci, Socialismo e cultura (1916), in Scritti cit., p. 23.
giovanili,
47
Q, p. 1244.
48
N. Bobbio, introduzione a R. Mondolfo, Umanesimo di Marx. Studi filosofici, 1908
1966, Torino, Einaudi, 1968, p. XLV.

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478 Nadia Urbinati

umana co' nobili, e 'n conseguenza che dovevano esser con quelli ugua
La rivoluzione democratica del <<conoscite stesso>>
gliati in civil diritto>>.
aveva trasformatonon soltanto le classi subalternema l'intera societa ate
niese, le sue leggi e la stessa ?maniera di pensare>>49.
L'intellettuale gramsciano e il <<sapientedi sapienza volgare>>che puo dia
logare con i suoi concittadini, non per accettarli come sono, ma per inci
tarli a diventare consapevoli della loro soggettivita come <<esseritrascen
dentali>>,ovvero come eguali. I semi dell'emancipazione culturale sono gia
presenti come puro sentire e in forma folcloristica. La differenza fra alta
cultura e cultura popolare e in questo senso una differenza di grado e di
stile, non di genere50.
L'<<intellettualeorganico>>puo conoscere perche puo sentire, e puo sentire
perche, come aveva suggeritoVico, e mosso dalla ?forza>>dell'<immagina
zione>>. L'immaginazione e fantasia drammatica, facolta che consente alla
mente di rappresentarsi inmaniera vivida e concreta i problemi e le spe
ranze degli altri, e alla politica di non essere semplice calcolo strategicoma
neppure esecuzione di modelli astratti.La politica e frutto della mescolan
za di ragioneed empatza.<Perche si provveda adeguatamente ai bisogni de
gli uomini di una citta, di una regione, di una nazione, e necessario senti
re quei bisogni; e necessario potersi rappresentareconcretamente nella fan
tasia questi uomini in quanto vivono, in quanto operano quotidianamente,
rappresentarsi le loro sofferenze, i loro dolori, le tristezze della vita che
sono costretti a vivere. Se non si possiede questa forza di drammatizzazio
ne della vita, non si possono intuire i provvedimenti generali e particolari
che armonizzino le necessita della vita con le disponibilita dello Stato>>51.
Poiche i politici e gli intellettuali italianinon hanno avuto ?fantasia dram
matica>>,i loro atti sono stati di dominio e di arroganza.Invece di gover
nare hanno reso piui amare le difficolta della vita. La loro distanza dal po
polo, il disprezzo rancoroso verso gli <<umili>>, ha fatto di loro cattivi poli
tici e pessimi intellettuali.?Sono dei dilettanti: non hanno alcuna simpatia
per gli uomini. Sono retori di sentimentalismo, non uomini che sentono
concretamente.Obbligano a soffrire inutilmentenel tempo stesso che sciol
gono degli inni alati alla virtu', alla forza di sacrificio del cittadino italiano
[...] Non sanno rappresentarsi il dolore degli altri, percio sono inutilmente
crudeli>>52.

49
G. Vico, La Scienza nuova, con introduzione e note di P. Rossi, Milano, Rizzoli, 1993
(I ed. 1977), pp. 290-291; Gramsci, Socialismo e cultura, cit., pp. 23-24.
50
Q, p. 331.
51
A. Gramsci, Una verit? che sembra un paradosso (1917), in Scritti giovanili, cit., pp.
100-101.
52
Ivi, pp. 101 e 104.

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479 Le passioni e lapolitica. IlMeridione diAntonio Gramsci

Gli intellettualirurali,si legge inAlcuni temidella quistionemeridionale, han


no sviluppato <<un'aspra avversioneper iAcontadino lavoratore,considerato
come una macchina da lavoro che deve essere smunta fino all'osso [...1: ri
cavano anche il sentimento atavico e istintivodella folle paura del contadino
e delle sue violenze distruttrici e quindi un abito di ipocrisia raffinatae una
raffinatissimaarte di ingannaree addomesticare lemasse contadine>>53.
Come Gramsci stesso in quanto prigioniero, e come i suoi conterranei sar
di, cosi i contadini del Sud avevano di fronte a loro soltanto due alterna
tive: arrendersi al fatalismo o resistere e ribellarsi.Recentemente, Michael
Walzer ha sostenuto che la nozione gramsciana di egemonia ha sacrificato
la spontaneitatalla disciplina e all'organizzazione54. TuttaviaGramsci ha piui
volte ?benedetto>>lo spontaneo ribellismo che ha sentito fin da bambino e
che lo ha salvato da una vita di passiva rassegnazione.<<Checosami ha sal
vato dal diventare completamente un cencio inamidato?L'istinto della ri
bellione>>55.Lo stesso scriveva dei contadini, nel cui ?istinto>>di ribellione
era la sorgente della loro possibile liberazione.
Le parole che Gramsci usa per descrivere la sua condizione come prigionie
ro possono ben rappresentarela sua visione del Sud: ?Quando non si ha l'i
niziativanella lotta e la lotta stessa quindi finisce per identificarsicon una se
rie di sconfitte, il determinismomeccanico diventa una forza formidabiledi
resistenzamorale>>,un espediente per preservare la coesionemorale e psico
logica dell'Io. Uno sconfitto tende a pensare che saranno le <<cose>> stesse a
lavorareper lui.Per sopravvivere la volonta di resistere si converte in fatali
smo.Ma Gramsci non ha dubbi che anche nelle circostanze estreme, il fata
lismo non e che un travestimentoad arte della ?volontat reale>>. La conclu
sione suona come un vero e proprio programmapolitico: in politica il fatali
smo diventa <<causadi passivitat,di imbecille autosufficienza, e cio senza
aspettare che il subalterno sia diventato dirigente e responsabile>>56.
Gli intellettuali devono tener vivi gli istinti volitivi e ribelli diffusi nel po
polo per aiutarlo a ?emergere dal caos>>e diventare protagonista della pro
pria emancipazione.Conoscere se stessi significa cercare l'origine del pote
re non fuori di noi, nella necessita meccanica, ma dentro di noi, nella ne
cessitatspirituale.Gramsci stava glossando le Tesi di Feuerbach attraverso
Vico, proprio come Giovanni Gentile al principio del secolo.

6. Fenomenologia delle passioni.Nel 1926 Gramsci aveva definito il Sud


come una <<grande disgregazione fra le classi che non
disgregazione sociale>>:

53
Alcuni terni della quistione m?ridionale, cit., p. 151.
54
Walzer, L'intellettuale militante, cit., p. 124.
55
G. Fiori, Vita di Antonio Gramsci, Roma-Bari, Laterza, 19776, p. 30.
56
Q, pp. 1064 e 1388-1389.

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480 Nadia Urbinati

comunicano fra loro e all'interno delle classi stesse, composte di individui


accomunati negli interessimateriali ma spiritualmente estranei l'uno all'al
tro.L'immagine era quella di uno scisma fra gli intellettuali enciclopedici e
retori e i poveri <<vuoticontenitori da riempire>>57. I1 fallimento dei mode
rati del Risorgimento era il prodotto di una separazione culturale la cui per
niciosita era diventata evidente non appena gli intellettualine avevano fat
to il loro abitomentale. <<Lostudentucolo che sa un po' di latino e di sto
ria, l'avvocatuzzo che e riuscito a strappare uno straccio di laurea alla
svogliatezza e al lasciar passare dei professori>>.L'intellettuale della classe
media era come un Giano bifronte, populista e democratico nella sua ani
ma popolare, arrogante e reazionarionella veste di nuovo ricco58.
La critica della separatezza culturale e costante nel pensiero di Gramsci, a
partire dagli anni precedenti allo studio della questione meridionale fino ai
Quaderni e alle lettere dal carcere. I toni ricalcano quelli usati da Gaetano
Salvemini nelle sue descrizioni della piccola borghesia rurale del Sud e ri
chiamano allamente la rappresentazionearistotelica delle passioni selvagge
che fioriscono nelle zone di confine fra le classi di societatprofondamente
paralizzate: invidia, diffidenza, ipocrisia, odio, risentimento, anarchia e im
provvise ribellioni59.Le stesse passioni che dividevano la societa italiana e
impedivano la crescita di una politica del consenso.
I1Sud era una societa fortemente segregata, dove i nuovi ricchi, tormenta
ti dalla paura di essere ricacciati indietro, disprezzavano i poveri e invidia
vano i grandi proprietari; i poveri odiavano i loro superiorima, sopraffat
ti dalla paura, si adattavano alla loro condizione; dove infine i grandi pro
prietari disprezzavano gli uni e gli altri e come dei antichi erano troppo
superiori e lontani per sentirsi toccati dalla miseria di quelle infime pas
sioni60.
Per la classemedia e per i grandi agrari il contadino rimanevaun enigma
misterioso e pauroso, un coacervo di passioni primordiali, ignorante, ribel
le e imprevedibile. I1povero rappresentava l'altro contro il quale essi do
vevano difendersi, o con lo strumento della religione o con quello della re
pressione, o con entrambi. La politica del ?conosci te stesso>>acquista la
sua forza emancipatricequando si tenga presente questo affrescomorale del
Sud.
La fenomenologia della liberta e della necessita, dell'essere e del conosce
re, che sta dietro il socratismo di Gramsci, permea la sua vita non meno
del suo pensiero. Come un filo invisibile, essa unifica la relazione di Gram

57
Gramsci, Socialismo e cultura, cit., p. 24.
58
Ibidem.
59
Aristotele, Politica, 1295b-1296b.
60
Alcuni terni della quistione m?ridionale, cit., p. 149.

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481 Le passioni e lapolitica. IIMeridione diAntonio Gramsci

sci con il suo corpo, con la sua isola, con iASud e infine con la prigione.
Ciascuno di questi era un luogo di recalcitrantenecessita, di <forze demo
niache incontrollabili>> contro le quali egli lotto strenuamente e senza so
sta61.Come scrisse alla cognata a proposito della sua vita di prigioniero,
<<cioche piui fa soffrire e lo stato di incertezza,1'indeterminazionedi cio
che deve avvenire>>62. Una sorda necessita era il suo corpo. Per dominarlo
Gramsci aveva dovuto sviluppare una volonta ferrea, esercitandosi <<ogni
giorno>>con straordinariae metodica determinazione e con disciplina63.
La sua infanzia in Sardegna, quando aveva dovuto lottare contro la fame,
l'umiliazione e l'ingiustizia, fu un'altra prova della tirannica necessita64.
Come tante prigioni, queste esperienze gli avevano insegnato che la vita
umana e una permanente guerra di posizione contro una natura straniera
e oppressiva, che scoraggiavaogni tentativo di ordine e di controllo razio
nale. Per resistere a questa assoluta e quasi fatale <<ineluttabilita>>,
egli si era
costruito una maschera di distanza e di ironia65. Altrettanto avevano fatto i
contadini del suoMeridione, i quali si opponevano agli intellettuali inter
medi (ilmedico, ii prete, l'avvocato) come Gramsci si era opposto al suo
ambiente: con ?rabbia appassionata>>,ribellione e sarcastica ironia66.
La segregazione rende la comunicazione impossibile e indesiderata.Nel
Sud, e fra ilNord e il Sud, le relazioni sociali erano basate sull'ignoranza
reciproca e sulla reciprocapaura, perche nessuno poteva prevedere cio che
l'altro avrebbe fatto: i contadini a causa della loro sovrabbondanzadel sen
tire, gli intellettuali a causa della loro arida erudizione, e i settentrionali
perche consideravano la ?miseria>>del Sud come ?inspiegabile>>67. <<L'ele
mento popolare "sente",ma non sempre comprende o sa; l'elemento in
tellettuale "sa",ma non sempre comprende e specialmente "sente">>68.
Come avrebbe potuto riconciliarequesti elementi senza cadere nell'umani
tarismomazziniano o in un impaziente giacobinismo? Nei primi anni di
universita,Gramsci si era appassionato al problema del valore pratico del
?fattore intellettuale>>, del perche le idee hanno il potere di farci agire. I1
suo professoreAnnibale Pastore lo aveva invitato a studiare le idee-forzadi

61
A. Gramsci, L'uomo pi? libero (1917), in Id., Scritti politici, 2 voll., a cura di P. Spria
no, Roma, l'Unit?-Editori Riuniti, 1967, I, p. 64.
62
Lettera a Tania del 25 gennaio 1932, in Lettere dal carcere, cit., II, p. 81.
63
Fiori, Vita di Antonio Gramsci, cit., p. 20.
64
Lettera a Tania del 3 ottobre 1932, in Lettere dal carcere, cit., II, p. 146.
65
Si vedano tra le altre la lettera a Giulia del 27 febbraio 1928 e a Tania del 10 luglio
1928 e del 21 dicembre 1931, in Lettere dal carcere, cit., I, pp. 136, 155-156; II, p. 70.
66
Q, pp. 1520-1521.
67
Q, p. 2021.
68
Q, p. 1505.

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482 Nadia Urbinati

Alfred Fouil1ee, una prima versione di quella che piu tardiWilliam James
chiam6 <<volontat di credere>>e che aiuto molti contemporanei di Gramsci
a trovare rifugio dal determinismo e dall'astrattismopositivisti69.
Due sono le strade per vincere la necessita: il singolo atto eroico (la <<guerra
di manovra>>,laforza) e il lento e prosaico lavoro culturale di riformadell'o
pinione pubblica (la <<guerradi posizione>>, il consenso).Come si e visto,
Gramsci rinunciaallaprima strategiaperche lagiudica adatta alle societapre
moderne. Nell'Occidente, la societa civile era comunque piu articolatae plu
ralistache nella Russia contemporanea o nella Francia dei philosophes70. Per
la classe operaia dell'Occidente ilmomento giacobino era passato. Nessuna
elite, nessun leadercarismaticoavrebbe potuto creare una nuova societa con
il semplice uso della forza.Per usare le parole diMichael Walzer, l'intellet
tuale di Gramsci non avrebbe forzato la verita da fuori.Questo era il signi
ficato del suo progetto di coniugareRinascimento e Riforma.
La lotta del Sud non era una semplice lotta per il progresso economico.
Prima di tutto, il Sud doveva liberare se stesso dalle sue ?tremende>>pas
sioni.Per vincerle non sarebbe bastato invertire la relazione fra ?cono
scere>>e <<sentire>>. Giornalista alle prime armi in Sardegna,Gramsci ave
va visto con i propri occhi l'impotenza del ribellismo.Nel 1910, i conta
dini si erano detti pronti a mostrare la loro tremenda determinazione per
ottenere il suffragio universale nelle elezioni locali. Per calmarli basto che
il governo inviasse ottanta soldati. Paralizzati dalla paura della repressio
ne, il loro istinto di ribellione si era dimostrato impotente71.La strada
verso l'autonomia politica e la dignita morale doveva seguire un'altra di
rezione, perche la debolezza dei contadini non stava tanto nelle loro con
dizioni economiche, quanto piuttosto nell'assenza di una coscienza sog
gettiva, nell'incapacita di governare la loro tensione ?spontanea>>verso la
liberazione72. Distinguere se stessi dagli altri, come individui e come clas
se, Gramsci scrisse qualche anno piu tardi, significa acquistare coscienza
di se come soggetti indipendenti, essere in grado non semplicemente di
volere, ma di avere la ?nozione esatta della propria potenza>>,di sapere
cio che si puo volere73.
La concezione idealista della soggettivita e il seme della nozione gramscia
na della catarsi, dell'elevazione dal momento puramente egoistico e passio

69
Garin, Intellettuali italiani del XX sec?lo, cit., pp. 356-357.
70
L. Paggi, Le strat?gie del potere in Gramsci. Tra fascismo e socialismo in un solo paese
1923-1926, Roma, Editori Riuniti, 1984, pp. 14-15.
71
Fiori, Vita di Antonio Gramsci, cit., p. 69.
72
Salvadori, Gramsci e il problema storico della democrazia, cit., p. 136.
73
Cfr. in proposito W.L. Adamson, Hegemony and Revolution. A Study of Antonio Gram
sci's Political and Cultural Theory, Berkeley-Los Angeles-London, University of Califor
nia Press, 1980, pp. 152-154.

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483 Le passioni e lapolitica. IIMeridione diAntonio Gramsci

nale (economico) almomento etico-ideale (politico)74.La funzione emanci


patrice della politica (il primato della politica sull'economia) si impone con
tro la schiavitutdei bisogni materiali in un modo che ricorda il dualismo
aristotelico fra il regno della necessita (oikos) e il regno della liberta (po
lis)5.Dal primo crescono passioni totali e paralizzanti,dal secondo una vo
lonta' intelligente.L'emancipazione dalle passioni <<private>>, come la paura
e l'odio, era dunque la precondizione stessa dell'azione politica e corri
spondeva al passaggio da un senso comune che vedeva il <<nemico>> come
un altro irriducibile (nemico totale) a un senso comune che vedeva il <<ne
mico>>come un antagonista specifico (nemico politico).

7. Fuga dall'arretratezza.Per diventare un intellettuale che sa come liberare


le classi subalterne, ha scritto di recenteMichael Walzer, Gramsci ha do
vuto lasciarsi alle spalle l'arretratezzadel senso comune e imparare a ve
dere le cose da un punto di vista <<universale>>. Gli intellettuali gramsciani
<<dovevanorompere con la "Sardegna"del senso comune altrettanto radi
calmente di quanto egli ruppe con la Sardegna reale dov'era nato e cre
A suggerire l'immaginedi un Gramsci <fuggiasco>>
sciuto>>76. dall'arretratez
za alla ricercadella modernita, fu per primo Piero Gobetti nel 1924, quan
do lo descrisse come un uomo che ?era venuto dalla campagna per
dimenticare le sue tradizioni, per sostituire l'ereditamalata dell'anacroni
smo sardo con uno sforzo chiuso e inesorabile verso lamodernita del cit
Gobetti eWalzer catturano un'importante verita, anche se quel
tadino>>77.
lo che per il primo era un atto di eroismo per il secondo e il segno di un
colpevole estraneamento.
Benche attraente, l'immagine di Gramsci come un fuggiasco dalla cono
scenza locale (?il suo rifiuto della casa e della terra>>)78riduce tuttavia la
complessita del suo pensiero ad un dualismo eccessivamente schematico.
Ha Gramsci rinnegato le sue origini? Sappiamo che durante i primi anni
torinesi egli cercava soprattutto la compagnia dei sardi, che aveva scelto di

74
Q, p. 1244.
75
Norberto Bobbio ? stato forse il primo ad argomentare efficacemente il primato del
la politica nel gramsciano (N. Bobbio, Gramsci e la concezione della societ? ci
pensiero
vile, Milano, Feltrinelli, 19773). L'interpretazione ?politica? di Gramsci ha incontrato for
ti ostilit? presso i marxisti ortodossi; un recente esempio ? costituito da P. Ransome, An
tonio Gramsci. A New Introduction, New York-London, Harvester Wheatsheat, 1922, pp.
166-171.
76
Walzer, L'intellettuale militante, cit., p. 125.
77
P. Gobetti, La rivoluzione liberale. Saggio sulla lotta politica in Italia, nuova edizione a
cura di E. Alessandrone Perona, con un Profilo di Piero Gobetti di P. Spriano, Torino,
Einaudi, 1983, p. 96.
78
Walzer, L'intellettuale militante, cit., p. 126.

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484 Nadia Urbinati

studiare glottologia per approndire la conoscenza della linguamaterna. Fu


questo attaccamento alle origini che lo tenne lontano dai circoli socialisti,
dove la lealta'al positivismo e almito del progresso fomentava tenaci pre
giudizi antimeridionalisti.<<Siparla spesso di mancanza d'iniziativa nei me
ridionali.E un'accusa ingiusta. I1 fatto e che il capitale va a trovare sempre
le forme piui sicure e piui redditizie di impiego>>79.
Un marxismo idealista era per lui un modo per degnificare la sua identita'
di meridionale, non per ricusarla.Un'interpretazione sociale e culturale del
l'arretratezzasarda e del Sud imponeva prima di tutto il rifiuto di teorie
?scientifiche>>che spiegavano la differenza culturale con la biologia. Poiche
il Sud non era <<speciale>>,ne era composto di gente geneticamente ?diver
sa>>,il problema del Sud non poteva essere risolto con ?trattamenti spe
ciali>>(come credevano conservatori e socialisti).Era una <<questionenazio
nale>>,una questione di ?politica generale, estera e interna>>80. L'idealizza
zione della modernita rifletteva prima di tutto il desiderio di combattere
quei pregiudizi e la loro facile penetrazione nella classe operaia, grazie an
che alla vecchia cultura socialista.La citta di Gramsci era piu un'idea re
golativa che una descrizione dell'urbanesimo realizzato al Nord.
Proprio perche Gramsci non ha mai completamente rinnegato la sua iden
tita di meridionale (e come meridionale fece il suo primo e ultimo discor
so in Parlamento), egli fu in grado di vedere i limiti della cultura operaia
che trattava i contadini del Sud come ostacoli del progresso, una ?palla di
piombo>> per l'intera nazione". L'opposizione che Gramsci stabilisce fra
<<universale>> (nel senso di generale o nazionale) e <<corporativo>> dovrebbe
essere letta secondo questa prospettiva.La promozione di un ?nuovo uma
nesimo>>per tutti era un tentativodi <<sprovincializzare>> tanto ilNord quan
to il Sud, purgando il primo del suo razzismo e del suo localismo e il se
condo dell'etica della rassegnazione.I settentrionali- intellettuali e popolo
- non sentivano <solidarieta>> verso il Sud proprio per la loro ideologia co
lonizzatrice,per la loro totale <<ignoranza>>della societameridionale e i loro
pregiudizi.Non diversamente dai sardi, i settentrionali dovevano sciogliere
il loro localismo in una prospettiva nazionale e in questo senso solidaristi
ca.Non gli era chiesto di negare la loro identita culturale, bensi di libera
re se stessi dal loro provincialismo egoistico.
Dobbiamo dunque considerare Gramsci una ?vittima>>della teleologia
marxista? ?Quanto piu la sua teoria e progredita, - scriveWalzer - tanto
piu egli e in pratica distaccato dall'arretratezzadella classe operaia>>82.
Pro

79
Gramsci, 77Mezzogiorno e la guerra (1916), in Scritti giovanili, cit., p. 31.
80
Ibidem.
81
Gramsci, Alcuni temi della quistione m?ridionale, cit., p. 135.
82
Walzer, L'intellettuale militante, cit., p. 130.

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485 Le passioni e lapolitica. IIMeridione diAntonio Gramsci

penderei per una letturameno radicale,perche mi sembra che Gramsci ab


bia mantenuto, piu' che risolto in un senso o nell'altro, la tensione fra alta
teoria e senso comune.Del resto, se davvero avesse abbracciato una teleo
logia non sarebbe stato soddisfatto delle sue note disorganiche?Non sa
rebbe riuscito a costruire un sistema con i pochi e sparsi dati empirici che
la reclusione gli consentiva di accumulare?E invece sentiva il bisogno di
raccogliereun'<<immensa mole di materiale>>,senza la quale poteva solo <<ab
bozzare>>il soggetto ?nelle grandi linee>>83.
Gramsci rimane costantemente in bilico fra spontaneitate costruttivismo.
Delle pianticelle che coltivava in prigione diceva di essere stato spesso ten
tato di ?tirarle un po' per aiutarle a crescere>>,di non essere mai riuscito
a risolvere l'<incertezza>>sul migliore metodo educativo: se bisognasse es
sere rousseauiani e lasciar fare alla natura oppure volontaristi e forzare la
natura per correggerla e guidarla con mano esperta e autorevole84.

8. Senso comune e fede comune.Per comprendere il ruolo giocato dal sen


so comune (e dagli intellettualidei ceti intermedi come ufficiali di comple

83
Gramsci, Lettere dal carcere, cit., I, p. 63. Recentemente Joseph A. Buttigieg ha sug
di non cristallizzare la ricerca di Gramsci in un a non tra
gerito ?filol?gica? dogma,
scurare il fatto che Gramsci ?ammonisce contro il pericolo di correr? alle conclusioni?
e ?invita a prestare attenzione al particolare?. La frammentariet? ? stata forse meno l'e
sito ?sfortunato? di una forzata n?cessita che lo stile stesso del suo pensiero, sempre cri
tico nei confronti dell'estensione aile discipline umane del principio couvierista della ri
duzione sistem?tica dei
particolari al gen?rale (J.A. Buttigieg, introduzione ad A. Gram

sci, Prison vol. I, New York,


Notebooks, Columbia University Press, 1992, pp. 62-64).
84 si veda an
Lettera a Tania del
22 aprile 1929, in Lettere dal carcere, cit., I, p. 186. Ma
che la lettera a Giulia del 30 dicembre dello stesso anno (p. 214) dove Gramsci, qui nel
le vesti di marito e di padre, si mostra meno dubbioso sull'indirizzo pedag?gico da pren
dere ed esclude decisamente l'idea di ?lasciar fare? alla natura per assegnare all'educa
tore (alTambiente) un potere incontrastato. Perfino lo storicismo al quale si
pressocch?
le sembianze di un malcelato lamarckismo: ?l'uomo che ? tutto una for
appella prende
mazione storica? ? di fatto il prodotto esclusivo d?lie circostanze esterne, tra le quali il
non pare aver posto. Ma le lettere di Gramsci non possono essere usate corne
soggetto
un testo te?rico. Esse sono prima di tutto un documento esistenziale che registra i ruo
li rispetto ai quali Gramsci si rapporta ai suoi interlocutori e a se stesso corne prigio
niero. Il contesto, non solo sociale e politico, ? una componente essenziale di tutta quan
ta la sua produzione carceraria. Nel caso sopra menzionato, la condizione di salute del
la moglie era agli occhi di Gramsci un ostacolo quasi insormontabile ad un'equilibrata
educazione dei figli. L'insistenza, a volte ossessiva, sulla ?coereizione? e sulla manipola
zione dell'ambiente rifletteva il timor? di un padre assente che la debolezza oggettiva
della compromettesse lo sviluppo della ?personalit?? dei figli. Ad un educatore
moglie
debole Gramsci il modello di un educatore forte e sempre presente e
opponeva perci?
attivo. Ecco che a dal carattere severo e coercitivo fanno seguito af
dunque prediche
fermazioni di indipendenza
e liberta del soggetto nei confronti di un ambiente che pre

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486 Nadia Urbinati

mento) nella questione meridionale di Gramsci, dobbiamo rappresentarce


lo come un medio che consente la comunicazione tra i due estremi della
grande cultura e del folclore.Come gli axiomatamedia di John StuartMill
(del quale verosimilmente egli conosceva On Liberty ma non il System of
Logic, dove si trovano le osservazioni sugli axiomatamedia)85, il senso co
mune di Gramsci e l'insieme delle massime attraverso le quali i principi ge
nerali sono tradotti in guide della morale ordinaria. In questo senso Gram
sci ha scritto che ogni cultura e ogni disciplina scientifica ha il suo folclo
re.Nel caso della cultura giuridica, per esempio, la credenza nei diritti
naturali e una forma di folclore con la quale la nozione di giustizia pene
tra nel linguaggio ordinario86.Fra questi due livelli vi e un processo di re
ciproco adattamentonon l'imposizione dell'uno e l'assorbimentopassivo da
parte dell'altro.Dunque Gramsci non si contraddice quando nello stesso
momento in cui accetta il ruolo-guida degli intellettuali sostiene anche che
fra alta cultura e cultura popolare c'e una differenza di grado, non di <<qua
lita>>.
Usando un linguaggio rawlsiano si potrebbe dire che il senso comune fun
ziona come un equilibrio riflessivo (reflective equilibrium)o, scriveGramsci
stesso, come ?una "riduzione",per cosi dire reciproca, un passaggio dagli
uni [principi filosofici] all'altra [tradizione popolarel e viceversa>>,un an
dare avanti e indietro dall'universalitaialla cultura diffusa. <<Ricordareche
E. Kant ci teneva a che le sue teorie filosofiche fossero d'accordo col sen
so comune>>87. Quando Gramsci scrive che l'Jtaliaha bisogno di uno <<spi
rito pubblico>>per diventare una societa unita, egli sta dicendo che l'Jtalia
ha bisogno di una comunicazione fra gli strati sociali affinche la consape
volezza politica non sia privilegio di una ristrettaminoranza.
Se leggiamo la nozione gramsciana di egemonia alla luce delle riflessioni
sulla questionemeridionale, possiamo essere legittimamente tentati di esten
dere (come Gramsci pero non ha fatto) quella nozione alla democrazia e
dire che il suo progetto egemonico era ispirato da un idealemolto simile
a quello che in quegli stessi anni ispirava la concezione di Dewey della de
mocrazia come fede comune88.<<Manca nel popolo italiano lo spirito di so

me e soff oca: ?odio tutto ci? che ? convenzionale e sente di pratica di ufficio? (lettera
a Tania del 25 aprile 1927, ivi, p. 80).
85
Un interessante commento di On Liberty fu pubblicato an?nimo da Gramsci su ?II
Grido del pop?lo? del 23 marzo 1918, anni prima che del libro uscisse la nuova edi
zione italiana curata da Luigi Einaudi per i tipi di Piero Gobetti (Pensieri di liberta, in
Scritti 1915-1921, cit., pp. 351-355).
86
Q, pp. 2316-2317.
87
Q, p. 331.
88
Questo del resto era il senso che lo stesso Croce aveva dato alla Riforma protestante
(cfr. nota 33). Joseph V. Femia ha interpretato l'egemonia di Gramsci come una versio

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487 Le passioni e lapolitica. IIMeridione diAntonio Gramsci

lidarietadisinteressata, l'amore per la libera discussione, il desiderio di ri


cercare la verita con mezzi unicamente umani, quali da la ragione e lin
telligenza>>89.
Se interpretiamo iAprogetto di Gramsci di un rinnovamentomorale e in
tellettuale della societa italiana secondo questa prospettiva, possiamo con
cludere che la nozione di unitategemonica non implica necessariamente la
repressione della spontaneita e della cultura popolare ad opera della filo
sofia della prassi e dei suoi <<missionari>>90.
I1movimento dal senso comune
alla filosofia potrebbe essere visto come un moto pendolare da un maggiore
a un minore livello di generalita e astrattezza di principi morali che sono
gia condivisi da una comunita'politica. I1 lavoro degli intellettuali e di dare
a questi principi una forma teorica - non tuttaviadi crearli.Una visione di
societa giusta ha la possibilita di diventare senso comune diffuso nella mi
sura in cui essa e elaborata a partire dalle nozioni di giustizia e di egua
glianza che sono gia contenute all'interno di una data cultura sotto forma
di credenze o intuizioni.
Questa interpretazionedemocratica dell'egemonia puo essere illustratacon
la relazione che Gramsci stesso ha suggerito fra dialetto e lingua naziona
le. <<Chiparla solo il dialetto o comprende la lingua nazionale in gradi di
versi, partecipa necessariamente di una intuizione del mondo piu o meno
ristrettae provinciale>>91.Lo stesso valeva per chi parlava solo la lingua na
zionale.Come scriveva alla sorellaTeresina, non insegnare ai figli la lingua
sarda significavaprivarli della possibilita di comprendere l'intera loro cul
tura, che era una mescolanza di locale e nazionale92.Formare l'egemonia,
dunque, non significanecessariamentemanipolare o sradicare la cultura po
polare,ma invece aiutare la comunicazione tra i livelli culturali e sociali che
compongono una comunita nazionale. L'egemonia aspira a far si che nes
sun gruppo sociale, siano gli intellettuali del Nord o i contadini sardi, ri
manga una ?ristretta provincia? segregata e autocompiaciuta del proprio
isolamento e della propria differenza.

ne della democrazia (J.V. Femia, Gramsci's Political Thought. Hegemony, Consciousness,


and the Revolutionary Process, Oxford, Clarendon Press, 1981, pp. 181-182).
89
A. Gramsci, Per un associazione di cultura (1917), in Scritti giovanili, cit., p. 145.
90
Walzer, L'intellettuale militante, cit., p. 124.
91
(corsivo m?o). L'idea di Gramsci era che ?tenendo in contatto, anche lin
Q, p. 1377
il contadino della Puglia con del Piemonte, il pastore sardo con
g??sticamente, l'operaio
il bracciante della Valle Padana, il movimento socialista promuovesse una nuova stagio
ne di Rinascimento (F. Sbarberi, Gramsci: un socialismo arm?nico, Milano, An
popolare?
gel?, 1986, p. 22).
92
Lettera del 26 marzo 1927, in Lettere dal carcere, cit., I, p. 67.

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