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Tomei Giacomo

PREMESSA

1 PREMESSA

Con la Geotecnica si vogliono conoscere i parametri di resistenza del


terreno dal punto di vista ingegneristico.

La subsidenza è l’abbassamento (o il cedimento) del terreno dovuto


all'estrazione di liquidi (come ad esempio l’acqua) dal sottosuolo
tramite dei pozzi; la riduzione della pressione dell'acqua nel sottosuolo
implica un aumento della pressione sul terreno, il quale risulta come
caricato e quindi soggetto a cedimenti.

La terra è un aggregato naturale di grani minerali che possono essere


separati con un’agitazione meccanica o separati in acqua; la terra ha
bassi valori di resistenza poiché le particelle sono legate da legami
deboli.

La roccia è un aggregato naturale di minerali connessi con forze coesive


che non vengono perdute anche in seguito ad un lungo contatto con
l’acqua; ha degli elevati valori di resistenza.

Ci sono anche dei materiali di transizione come ad esempio la roccia


tenera o i terreni duri, i quali hanno appunto delle caratteristiche
intermedie; questi materiali di transizione possono essere le argille
marnose, i tufi e le pozzolane.

La meccanica delle terre è la disciplina che studia le terre.

La meccanica delle rocce è la disciplina che studia le rocce.

La geotecnica è una meccanica delle terre perché sono presenti in


quantità maggiore e vengono distinte in funzione delle particelle in:
1. terreni a grana grossa, i quali possono essere:
1. ghiaia;
2. sabbia;
aventi un diametro di ø > 2 mm ;
2. terreni a grana fine, i quali possono essere:
1. limi;
2. argille;
aventi un diametro di ø < 2 μm .
Esistono diversi metodi per classificare i terreni e uno di questi è la
classificazione per la composizione mineralogica dei singoli grani:
1. la sabbia infatti è composta da quarzo, feldspati, mica e apatite,
dove il quarzo è l'elemento principale;
2. l’argilla invece è composta da silicati idrati, i quali sono delle
particelle allungate e piatte: esternamente hanno delle cariche
negative, mentre internamente hanno delle cariche positive, quindi
complessivamente i silicati idrati sono neutri; la struttura
dell’argilla risulta composta da pacchetti alternati di SiO2 e Al2O3:
Si forma dei tetraedri composti da molecole di SiO2, mentre Al si
trova sotto forma di allumina Al2O3. L'acqua separa i tetraedri di
silice da quelli di allumina avendo così una struttura a strati,
quindi aggiungendo acqua abbiamo lo scorrimento tra questi strati;
possiamo quindi deformare facilmente l'argilla in modo plastico.

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 1


PREMESSA

L'argilla reagisce con


l'acqua (H2O) formando H+OH-;
le cariche H+ si legano con
la carica negativa esterna
della particella come
rappresentato nella figura a
lato.
La composizione mineralogica
condiziona molto la risposta del
terreno, per questo è importante
valutarla attraverso i limiti di
Atterberg.
È possibile calcolare la superficie specifica:
A area delle facce
=
V volume
Da questa formula si può notare che più diminuiscono le
dimensioni delle particelle (e cioè il volume delle
particelle) e maggiore sarà la superficie specifica
(infatti un numero diviso un numero sempre più piccolo
mi dà un numero sempre più grande). Per spiegare meglio
questo concetto prendiamo in considerazione l’esempio
seguente:
1. consideriamo il lato del cubo uguale a 1 cm, quindi la superficie
specifica sarà:
A 6 cm 2 6 6 0,6
= 3
= = = = 0,6 mm −1
V 1 cm 1 cm 10 mm mm
2. se invece consideriamo il lato del cubo uguale a 1 mm:
A 6 mm 2 6
= 3
= = 6 mm −1
V 1 mm mm
Si può già notare come sia aumentato il valore della superficie
specifica;
⎛ 1 ⎞
3. adesso consideriamo il lato del cubo uguale a 1 μm ⎜ 1 μm = mm ⎟ :
⎝ 1000 ⎠
A 6 μm 2 6 6000
= 3
= = = 6000 mm −1
V 1 μm 0,001 mm mm
Il valore della superficie specifica è ancora aumentato.
Da questo parametro deduciamo che, per i terreni a grana grossa,
prevalgono le forze di massa, e quindi mi interessa conoscere:
1. la forma dei grani;
2. la distribuzione granulometrica delle particelle (cioè svolgo la
procedura dei setacci, cioè dei vagli);
3. il grado di addensamento (cioè, dopo aver calcolato la densità
relativa Dr, stabilisco se il terreno è sciolto oppure compatto).
Per i terreni a grana fine, invece, prevalgono le forze di superficie
(quindi è importante la superficie specifica), e quindi mi interessa
conoscere:
1. il tipo di minerale argilloso (cioè l'elemento che prevale);
2. l'ambiente chimico di
deposizione;
3. il contenuto di acqua
presente, perché a
seconda del contenuto
d'acqua cambia il
comportamento
dell'argilla).

2 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


LE RELAZIONI TRA LE DIVERSE FASI DEL TERRENO

2 LE RELAZIONI TRA LE DIVERSE FASI DEL TERRENO

Il terreno è l’insieme delle particelle solide e


dei vuoti, dove per vuoti si intendono gli spazi
dove ci può essere dell’aria oppure dell’acqua, la
quale ha la possibilità di circolare liberamente.
Si ha il terreno secco quando nei vuoti c’è
solamente l'aria, mentre si ha il terreno saturo
quando nei vuoti c’è solamente acqua. Nella figura
sono evidenziati:
1. il volume totale V:
V = VV + VS
2. il volume dei vuoti VV:
VV = VG + VW
3. il peso totale P:
P = PS + PW
PG, cioè il peso del gas, lo trascuriamo.
Poi è possibile calcolare:
4. la porosità n:
V
n = V
V
in cui 0 < n < 1 (praticamente minore di 1), infatti il volume dei
vuoti VV non potrà mai essere uguale o maggiore del volume totale
V;
5. l’indice di vuoti e:
V
e = V
VS
Può essere anche maggiore di 1, ciò vuol dire che può essere che
sia maggiore il volume dei vuoti VV rispetto al volume delle
particelle VS.
Se conosco e posso trovare n e viceversa, come poi dimostra il
seguente calcolo.
V V
1. Troviamo n = V in funzione di e = V .
V VS
Partendo dalla formula:
V
n = V
V
se so che il volume totale è V = VV + VS , allora posso andare a
sostituire:
VV
n =
VV + VS
e dividendo sia il numeratore che il denominatore per VS ottengo:
VV VV
VS VS
n = =
VV VS VV
+ + 1
VS VS VS
VV
Infine sapendo che l’indice dei vuoti è e = , allora posso
VS
scrivere:
e
n =
e + 1
Quindi abbiamo trovato n in funzione di e.

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 3


LE RELAZIONI TRA LE DIVERSE FASI DEL TERRENO

VV V
2. Troviamo adesso invece e = in funzione di n = V .
VS V
Partendo dalla formula:
VV
e =
VS
se so che il volume totale è V = VV + VS , allora posso ricavare
VS:
VS = V − VV
Quindi:
VV
e =
V − VV
e dividendo sia il numeratore che il denominatore per il volume
totale V ottengo:
VV VV
V V
e = =
V V V
− V 1 − V
V V V
VV
Infine sapendo che la porosità è n = posso scrivere:
V
n
e =
1 − n
Quindi abbiamo trovato e in funzione di n.
6. il grado di saturazione S:
V
S = W ⋅ 100%
VV
Quando S = 100% allora il terreno è saturo, mentre quando S = 0%
allora il terreno è secco; praticamente si ha S = 100% quando VW e
VV sono uguali, cioè quando tutti gli spazi vuoti sono occupati
dall’acqua.
7. l’umidità relativa W (o il contenuto di acqua naturale):
P
W = W ⋅ 100%
PS
Può anche risultare che PW > PS e quindi W > 100% , anche se non è
molto frequente. W è adimensionale ed esprime il contenuto di
acqua presente nel terreno.
8. il peso specifico γ (o peso dell'unità di volume):
P
γ =
V
1. Il peso specifico dell'acqua è:
P kN
γW = W = 9,81 3
VW m
2. per il terreno secco, quindi quando S = 0% , devo calcolare il peso
specifico con la formula:
P PS
γd = S =
V VG + VS
Non considero infatti l’acqua perché non c’è;
3. per il terreno saturo invece, quindi quando S = 100% , devo
utilizzare la formula:
P PW + PS
γSAT = SAT =
V VG + VW + VS
Stavolta devo considerare l’acqua;

4 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


LE RELAZIONI TRA LE DIVERSE FASI DEL TERRENO

4. il peso specifico dei singoli grani γS è:


P
γS = S
VS
Praticamente si può notare dalla formula che considero il peso e
il volume riferendomi alla sola parte solida S. Se ho una sabbia,
allora γS è riferito al peso del quarzo;
5. il peso del volume immerso γ’ senza tenere conto dell’acqua è:
γ ' = γSAT − γW
dove γSAT è il peso specifico del terreno sotto la falda e
kN
γW = 9,81 3 è il peso specifico dell’acqua;
m
6. il peso specifico dei soli costituenti solidi GS (praticamente GS è
il peso specifico del solido rispetto a quello dell’acqua) è:
γ
GS = S
γW
dove GS è un numero puro (GS lo considereremo più avanti per fare
la sostituzione nella formula per ricavare il peso specifico
relativo al terreno secco γd); praticamente se 0 < GS < 1 , allora
vuol dire che γW è più grande di γS e quindi l’acqua pesa di più
della parte solida; mentre se γS > 1 , allora vuol dire che invece
è la parte solida a pesare più dell’acqua e probabilmente la parte
solida sarà più dell’acqua;
7. Consideriamo ancora il peso specifico relativo al terreno secco γd
per ricavare delle altre relazioni proprio per determinare γd.
Ricordiamo che γd è dato dalla formula:
P PS
γd = S =
V VG + VS
ma consideriamo adesso per la precisione solo l’uguaglianza:
P
γd = S
V
V
Moltiplichiamo e dividiamo γd per una stessa quantità pari a S
VS
(ricordiamo che il risultato così non cambia):
P V
γd = S ⋅ S
V VS
Quindi, ricordando che il peso specifico dei singoli grani è
P
γS = S ottengo:
VS
VS
γ d = γS ⋅
V
Se poi so che il volume totale è V = VV + VS , allora posso
ricavare VS:
VS = V − VV
Quindi:
⎛ V − VV ⎞ ⎛V V ⎞ ⎛ V ⎞
γ d = γS ⎜ ⎟ = γS ⎜ − V ⎟ = γS ⎜ 1 − V ⎟
⎝ V ⎠ ⎝V V ⎠ ⎝ V ⎠
V
E se so che n = V allora ottengo:
V
γ d = γS (1 − n )

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 5


LE RELAZIONI TRA LE DIVERSE FASI DEL TERRENO

γS
E se GS = allora posso ricavare:
γW
γ S = GS ⋅ γ W
Quindi:
γ d = (1 − n ) ⋅ GS ⋅ γW
8. Esprimiamo adesso il peso specifico relativo al terreno secco γd
in funzione dell’umidità relativa W:
P P
γd = S W = W
V PS
P
Moltiplichiamo e dividiamo γd per una stessa quantità pari a
P
(ricordiamo che il risultato così non cambia):
P P
γd = S ⋅
V P
P
Quindi, ricordando che il peso specifico generico è γ =
V
ottengo:
P
γd = γ ⋅ S
P
Se poi so che il peso totale è P = PS + PW , allora posso scrivere:
γ ⋅ PS
γd =
PS + PW
Quindi, raccogliendo PS al denominatore:
γ ⋅ PS γ
γd = =
⎛ P ⎞ P
PS ⎜ 1 + W ⎟ 1 + W
⎝ PS ⎠ PS
P
E infine, ricordando che l’umidità relativa è W = W , ottengo:
PS
γ
γd =
1 + W
9. Esprimiamo adesso il peso specifico relativo al terreno saturo γSAT
in funzione del peso specifico dei singoli grani γS:
P PW + PS P
γSAT = SAT = γS = S
V VG + VW + VS VS
da cui considero solo l’uguaglianza:
P + PS
γSAT = W
V
da cui:
P P
γSAT = W + S
V V
Per trovare il volume totale V, devo pensare che in questo caso
considero il peso specifico relativo al terreno saturo γSAT, e
quindi non devo considerare che i vuoti siano riempiti dal gas, ma
che siano riempiti solo dall’acqua; perciò il volume totale V sarà
dato dalla formula semplificata:
V = VG + VW + VS e quindi V = VW + VS
Ottengo così:
PW P
γSAT = + S
VW + VS V
Dividendo sia il numeratore che il denominatore del primo termine

6 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


LE RELAZIONI TRA LE DIVERSE FASI DEL TERRENO

per VW ottengo:
PW PW PW
VW P VW P VW P
γSAT = + S = + S = + S
VW + VS V VW V V V V
+ S 1 + S
VW VW VW VW

VS V
E potendo considerare = S , appunto perché i vuoti sono
VW VV
riempiti dall’acqua, ho:
PW
VW PS
γSAT = +
VS V
1 +
VV
PW V P
Sapendo che γW = , e = V e γ d = S = γS (1 − n ) si ha:
VW VS V
γW γW
γSAT = + γS (1 − n ) = + γS (1 − n )
1 e + 1
1 +
e e
e 1 e + 1
Sapendo che n = allora so che = , quindi:
e + 1 n e
γ
γSAT = W + γS (1 − n )
1
n
da cui:
γSAT = γW ⋅ n + γS (1 − n )
Se poi γ d = γ S (1 − n ) si può anche scrivere:
γSAT = γ d + γW ⋅ n
10.Un’altra relazione importante che mette in relazione i pesi e i
volumi è la seguente:
S ⋅ e = W ⋅ GS
γS
dove è il peso specifico dei soli costituenti solidi GS = ,
γW
quindi:
γS
S ⋅e = W ⋅
γW
Evidenziamo ora i valori che si possono trovare:
γS
S ⋅ e = W ⋅
γW
VW V P P PW
S = e = V W = W γS = S γW =
VV VS PS VS VW
Quindi dalla formula precedente si può ottenere:
PS
VW VV P V
⋅ = W ⋅ S
VV VS PS PW
VW
e semplificando i termini:
VW VV PW PS V
⋅ = ⋅ ⋅ W
VV VS PS VS PW

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 7


LE RELAZIONI TRA LE DIVERSE FASI DEL TERRENO

ottengo:
VW V
= W
VS VS
Quindi è possibile notare dalla formula che comunque l’uguaglianza
è rispettata.
V
Se ad esempio ho terreno saturo e quindi S = W = 1 , allora per la
VV
formula S ⋅ e = W ⋅ GS abbiamo:
e = W ⋅ GS
È più facile comunque misurare W piuttosto che e.
Per la determinazione dell’umidità relativa W basta eseguire dei
pesi prima con il terreno umido PU (praticamente PU è il peso
totale del terreno) e poi con il terreno secco PS:
P − PS P
W = U = W
PS PS
Si può notare dalla formula infatti che il peso dell'acqua è
uguale alla differenza tra il peso del terreno umido PU e il peso
del terreno secco PS.
La determinazione di e invece è più complicata, provò quindi ad
esprimerlo in funzione di altri valori. Partendo dalla formula
iniziale:
VV
e =
VS
si può sviluppare sapendo che V = VV + VS e quindi:
VV = V − VS
Quindi ho:
V − VS V VS V
e = = − = − 1
VS VS VS VS
PS
e se so che γS = allora mi posso ricavare VS:
VS
PS
VS =
γS
allora posso andare a sostituire nella formula di e:
V
e = − 1
PS
γS
Posso ricavare poi il peso specifico dei singoli grani γS dal peso
γS
specifico dei soli costituenti solidi GS = :
γW
γ S = GS ⋅ γ W
Quindi:
V
e = − 1
PS
GS ⋅ γW
V ⋅ GS ⋅ γW
e = − 1
PS

8 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


LE RELAZIONI TRA LE DIVERSE FASI DEL TERRENO

9. la densità relativa Dr:


emax − e0
Dr =
emax − emin
dove:
e0 è l’indice dei vuoti del terreno come si trova al naturale;
emax è il massimo indice dei vuoti in quel terreno;
emin è il minimo indice dei vuoti in quel terreno.
Vediamo i gradi di addensamento del terreno in base alle percentuali
di Dr:
Dr % Grado di addensamento
0 ÷ 15 Molto sciolto
15 ÷ 35 Sciolto
35 ÷ 65 Meglio
65 ÷ 85 Denso
85 ÷ 100 Molto denso
Quindi tanto è maggiore Dr e tanto il terreno sarà più denso, cioè
più compatto.

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 9


I TERRENI A GRANA GROSSA

3 I TERRENI A GRANA GROSSA

Per i terreni e grana grossa, come detto all’inizio, mi Vagli ASTMø [mm]
interessa conoscere la loro distribuzione 4 4,76
granulometrica, la quale è individuata dall'analisi 10 2,00
granulometrica, cioè dall’analisi che determina le 20 0,84
dimensioni delle particelle e che poi mi consente di 40 0,42
stabilire le percentuali in peso delle varie frazioni 80 0,21
che costituiscono il campione. La prova viene fatta con 200 0,074
l’utilizzo di diversi setacci con diversa tramatura,
dai quali faccio passare il materiale, per poi pesare il materiale
trattenuto ad ogni setaccio.
Perché si possa definire terreno a grana grossa, lo stesso terreno deve
avere una percentuale %P < 50% al setaccio ASTM 200, quindi meno della
metà dei suoi grani devo passare al setaccio ASTM 200, avente
ø = 0,074 mm .
Quelli rappresentati nella tabella sono i vagli usati per la prova della
vagliatura meccanica (si può notare nella tabella che un setaccio, o
vaglio, ha il diametro ø quasi il doppio del successivo).
I risultati della prova li riporto in un grafico
(%P,ø) dove costruisco la curva granulometrica. Se
ho una curva verticale, allora vuol dire che ho una
sola frazione granulometrica; se ho invece una curva
ben stesa, allora ho un buon assortimento
granulometrico. Con questa curva posso calcolare il
coefficiente di uniformità:
D
Cu = 60
D10
dove:
D60 è il diametro per il quale passa il 60% del
materiale, e il valore di ϕ lo si legge nella
curva granulometrica nella figura a lato.
Dall’esempio riportato nel grafico si può
notare che al 60% passa del materiale con
ø = 0,75 mm .
1. Se Cu < 2 allora il terreno si può dire
uniforme;
2. se Cu = 1 allora il terreno è probabilmente con un solo ø;
3. se Cu > 2 allora il terreno è assortito.
Inoltre, sempre con la curva granulometrica, mi posso calcolare il
coefficiente di curvatura:
(D30 )
2

Cc =
D60 ⋅ D10
Se Cc = 1 ÷ 3 allora il terreno è ben assortito. Il coefficiente di
curvatura indica il grado di uniformità o no del materiale.

10 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


I TERRENI A GRANA FINE (I LIMITI DI ATTERBERG)

4 I TERRENI A GRANA FINE (I LIMITI DI ATTERBERG)

Per i terreni a grana fine, invece, come sempre detto all’inizio, mi


interessa conoscere la loro composizione
mineralogica e questa composizione l’analizzo con
i limiti di Atterberg, cioè attraverso lo studio
degli stati fisici in cui si può trovare il
terreno, come poi mostrato in figura.
1. WS è il limite di ritiro (cioè il terreno inizia
ad essere un po’ meno compatto);
2. WP è il limite plastico;
3. WL è il limite liquido.
Questi tre limiti individuano i passaggi tra le
varie fasi e sanciscono il contenuto di acqua che mi fa passare da uno
stato all'altro.
Perché si possa definire terreno a grana fine, lo stesso terreno deve
avere una percentuale %P > 50% al setaccio ASTM 200, quindi più della
metà dei suoi grani devo passare al setaccio ASTM 200, avente
ø = 0,074 mm .
I limiti di Atterberg li studio solo per le terre che Vagli ASTMø [mm]
passano al setaccio ASTM 40 (quindi per una frazione 4 4,76
abbastanza fine) e sono determinati in laboratorio; 10 2,00
vengono fatti per frazioni fini perché è proprio per 20 0,84
questi terreni che il contenuto di acqua influenza il 40 0,42
loro comportamento (infatti aumentando l'acqua posso 80 0,21
passare dallo stato solido allo stato liquido). 200 0,074
Mi interessa conoscere quindi l’umidità relativa
P
W = W ⋅ 100% , cioè la percentuale del contenuto di acqua presente nel
PS
terreno. Osservando il
grafico, e precisamente nel
punto evidenziato in rosso
, il materiale non può più
ridurre ulteriormente il
proprio volume perché le
particelle sono tutte vicine
tra loro.
1. Il limite liquido WL è il contenuto di acqua in corrispondenza del
quale il solco, tracciato da una spatola sul materiale disposto su un
cucchiaio, si richiude dopo 25 colpi (vedi anche nella prova del
cucchiaio di Casagrande al paragrafo successivo); praticamente se
vedo che il mio campione di terreno mi si richiude dopo 25 colpi,
allora stabilisco che quel campione di terreno si trova allo stato
liquido;
2. il limite plastico WP è il contenuto di acqua in corrispondenza del
quale il materiale comincia a perdere le sue caratteristiche di
lavorabilità. Usando la stessa miscela (cioè acqua e terreno)
realizzo dei cilindretti; se realizzo dei cilindri con spessore di
3,2 mm con delle fessurazioni, allora vuol dire
che ho raggiunto il limite plastico WP (la prova
va fatta tre volte con tre diversi impasti, poi
faccio la media);
3. il limite di ritiro WS è il contenuto di acqua
al di sotto del quale, con un'ulteriore perdita
di acqua, non comporta più una diminuzione di
volume; la determinazione di WS è una procedura
complessa. Diminuendo l’acqua cala anche il volume del mio campione,

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 11


I TERRENI A GRANA FINE (I LIMITI DI ATTERBERG)

quindi c’è una variazione lineare decrescente; ad un certo punto


però, perdendo l’acqua nei vuoti, entra dell'aria e quindi il volume
rimane costante (praticamente il volume, che prima era riempito
dall’acqua, ora si riempie d’aria). Per la determinazione di WS
ipotizzo l'incontro di due rette come mostrato nel grafico.
Con il limite liquido WL e il limite plastico WP posso calcolarmi
l’indice plastico IP:
IP = WL − WP
Esso rappresenta quell'intervallo di contenuto di acqua all'interno del
quale un terreno ha caratteristiche di plasticità, cioè può essere
lavorato senza aumentare di volume e senza IP Terreno
fessurarsi (più argilla c’è e più l'indice 0 ÷ 5 Non plastico
plastico IP è alto); praticamente mi determina il 5 ÷ 15 Poco plastico
valore della fascia in cui il terreno ha 15 ÷ 40 Plastico
caratteristiche plastiche, come poi si può vedere > 40 Molto plastico
dalla figura nella pagina precedente.
I terreni a grana fine possono essere costituiti dall’argilla, la quale
può essere di diversi tipi:
1. caolinite;
2. illite;
3. montmorillonite.
WL, WP e IP aumentano, nelle argille sopra indicate, nel senso indicato
dalla freccia (cioè la freccia stabilisce l’ordine crescente per il
contenuto di acqua).

Argilla WL WP WS
Caolinite 40 ÷ 60 25 ÷ 40 10 ÷ 25
Illite 95 ÷ 120 45 ÷ 60 50 ÷ 65
Montmorillonite 300 ÷ 700 50 ÷ 100 200 ÷ 650

Con i limiti di Atterberg si può inoltre calcolare l’indice di


consistenza IC:
WL − W0
IC =
WL − WP
dove W0 è il contenuto naturale di
acqua del terreno in sito.
L'indice di consistenza ci da
indicazioni sulla consistenza del
materiale in sito, ma la prova è
fatta in laboratorio, quindi devo
cercare di mantenere nel trasporto
le caratteristiche del materiale costanti.
1. Se W0 = WP (nel grafico è indicato dal segno ) allora:
WL − WP 1
IC = = = 1
WL − WP 1
e quindi ho un terreno molto consistente: significa che siamo allo
stato limite con quello semi-solido (vedi figura);
2. se W0 = WL (nel grafico è indicato dal segno )allora:
W − WL 0
IC = L = = 0
WL − WP WL − WP
e quindi ho una miscela fluida;
3. infine se W0 < WP (nel grafico è indicato dal segno ) allora:
W − W0 W − numero più piccolo
IC = L = L > 1
WL − WP WL − numero più grande
e quindi ho un terreno solido.

12 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


I TERRENI A GRANA FINE (I LIMITI DI ATTERBERG)

L’indice di consistenza IC e il contenuto naturale di acqua del terreno


in sito W0 sono indici delle reali condizioni del terreno, cioè delle
condizioni naturali.
IC Consistenza
< 0 Fluida
0 ÷ 0,25 Fluido-plastica
0,25 ÷ 0,5 Molle-plastica
0,5 ÷ 0,75 Plastica
0,75 ÷ 1 Solido-plastica
> 1 Semi-solida

È poi possibile calcolare l’indice di liquidità IL:


W − WP
IL = 0 = 1 − IC
IP
e l’indice di attività A:
IP
A =
% in peso < 2 μm
Al denominatore viene indicato la percentuale in peso delle particelle
con ø < 2 μm che sono definite come argille. L'indice di attività A ci
dice quanto il materiale è plastico e quanto sia legato alla presenza
dell’argilla (è un indice introdotto negli anni ’50).
1. Se A < 0,75 allora il terreno è inattivo;
2. se 0,75 < A < 1,25 allora il terreno è mediamente attivo;
3. se A > 1,25 allora il terreno è attivo.

4.1 LA PROVA DEL CUCCHIAIO DI CASAGRANDE

1. Realizzo una miscela con dell’acqua e del terreno e la spalmo sul


fondo del cucchiaio di Casagrande;
2. poi faccio un'incisione nell'impasto di dimensioni standard con
h = 8 mm con la spatola;
3. faccio sbattere il cucchiaio su di una base di plastica rigida;
4. la miscela tende richiudersi e conti i colpi che impiego a fare ciò;
5. la prova viene ripetuta più volte e il limite liquido WL si ottiene
dal grafico.

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 13


LA CLASSIFICAZIONE DEI TERRENI

5 LA CLASSIFICAZIONE DEI TERRENI

Si vuole classificare un campione di terreno; i parametri devono avere un


significato preciso e devono essere di facile determinazione, non devono
dipendere dalle condizioni ambientali e dalle sollecitazioni.
Della particella si valutano:
1. la forma;
2. la dimensione;
3. la composizione mineralogica.
La prima classificazione è quella di cantiere, cioè una classificazione
fatta in sito, con prove dirette a vista.
Posso distinguere se ho un terreno a grana grossa oppure un terreno a
grana fine, e per i primi posso dire se la granulometria è assortita.
Per i terreni a grana grossa, in base alla consistenza, li posso
classificare, sempre con prove dirette, in:
1. sciolto se riesco ad utilizzare una pala per scavare;
2. addensato se riesco ad utilizzare un piccone per scavare;
3. lievemente cementato se riesco con il piccone a rompere il terreno in
zolle.
Per i terreni e grana fine, invece, la consistenza si misura con delle
prove al tatto o con il penetrometro, cioè uno strumento tascabile che
infliggo nel terreno e che mi da il valore di quanto il terreno resiste
alla penetrazione.
Con la prova al tatto si posso distinguere se ho:
1. i limi, i quali sono ruvidi, non plastici, in acqua si disintegrano,
si polverizzano e risultano secchi;
2. le argille, le quali sono il contrario di limi, cioè si seccano
lentamente presentando ritiro e fessurazioni, sono lisce al tatto e
molto plastiche; l’argilla, dopo che si è seccata, si rompe, ma non
si polverizza e in base alla consistenza può essere:
kg
1. moderatamente consistente con 0,5 ÷ 1 2 ;
m
kg
2. consistente con 1 ÷ 2 2 ;
m
kg
3. molto consistente con > 2 2 .
m

5.1 LA CLASSIFICAZIONE USCS

Questo tipo di classificazione ci consente di riconoscere i terreni in


base ad una coppia di lettere.

5.1.1 LA PRIMA LETTERA DELLA CLASSIFICAZIONE USCS

La prima lettera indica il tipo di terra e per i Vagli ASTMø [mm]


terreni a grana grossa ho: 4 4,76
1. G = ghiaie; 10 2,00
2. S = sabbie 20 0,84
Mentre per i terreni a grana fine ho: 40 0,42
1. C = argille inorganiche; 80 0,21
2. M = limi inorganici; 200 0,074
3. O = limi ed argille inorganici.
Solo per i terreni a grana fine, per capire se ho un terreno C, M oppure
O, utilizzo la carta di plasticità di Casagrande che comunque vedremo
meglio più avanti.
Ricordando che, perché si possa definire terreno a grana grossa, lo
stesso terreno deve avere una percentuale passante %P < 50% al setaccio

14 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


LA CLASSIFICAZIONE DEI TERRENI

ASTM 200, quindi più della metà dei suoi grani non deve passare al
setaccio ASTM 200, avente ø = 0,074 mm . Devo però fare un’ulteriore
analisi granulometrica e vedere il trattenuto al setaccio ASTM 4 con
ø = 4,76 mm e vedere se:
1. %P > 50% , è in questo caso avrei una S = sabbia;
2. %P < 50% , mentre in questo caso avrei una G = ghiaia.
Ricordando invece che, perché si possa definire terreno a grana fine, lo
stesso terreno deve avere una percentuale passante %P > 50% al setaccio
ASTM 200, quindi più della metà dei suoi grani deve passare al setaccio
ASTM 200, avente ø = 0,074 mm ; inoltre considero il passante al setaccio
ASTM 40 con ø = 0,42 mm e su questa porzione determino i limiti di
Atterberg (e precisamente il limite che a noi serve è il limite liquido
WL) e l’indice plastico IP = WL − WP ; poi vado sulla carta di plasticità
di Casagrande mostrata nella figura seguente e vedo, con i valori
ricavati, dove mi trovo nel grafico; a questo punto posso determinare se
ho:
1. C = argille inorganiche;
2. M = limi inorganici;
3. O = limi ed argille inorganici.

5.1.2 LA SECONDA LETTERA DELLA CLASSIFICAZIONE USCS

La seconda lettera, invece, indica per i terreni a grana grossa


l'assortimento, quindi devo fare riferimento al coefficiente di
(D30 ) .
2
D
uniformità Cu = 60 e al coefficiente di curvatura Cc =
D10 D60 ⋅ D10
Se ottengo:
Cu > 4 Cc = 1 ÷ 3
allora in questo caso ho una ghiaia ben assortita indicata con GW (dove W
indica il termine well); se invece ottengo:
Cu < 4 Cc = 1 ÷ 3

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 15


LA CLASSIFICAZIONE DEI TERRENI

allora ho una ghiaia poco assortita che indichiamo con GP (dove P indica
il termine poor).
Invece, per quanto riguarda la sabbia posso ottenere:
Cu > 6 Cc = 1 ÷ 3
allora in questo caso ho una sabbia ben assortita che indichiamo con SW;
se invece ottengo:
Cu < 6 Cc = 1 ÷ 3
allora ho una sabbia poco assortita che indichiamo con SP.
Se invece ho %P > 12% al setaccio ASTM 200, allora ho una componente di
materiale fine che devo definire:
1. H = limosa (SM o GM);
2. C = argillosa (SC o GC).
La seconda lettera, invece, indica
per i terreni a grana fine la
plasticità, quindi devo sempre fare
riferimento alla carta di Casagrande
e al limite liquido WL, e
precisamente alla retta in
corrispondenza di WL = 50 che separa
un basso e un alto grado di
plasticità:
1. se WL > 50 allora ho H (dove H indica il termine high);
2. se WL < 50 allora ho L (dove L indica il termine low).
Praticamente, nella carta di plasticità di Casagrande posso trovare le
seguenti tipologie di terreni (come poi mostrate nel grafico sopra):

CH CL MH ML OH OL

G = ghiaie
P = poor
S = sabbie
L = low
C = argille inorganiche
H = high
M = limi inorganici
GM = ghiaia limosa
O = limi e argille organici
GC = ghiaia argillosa
W = well

16 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


LA CLASSIFICAZIONE DEI TERRENI

È possibile utilizzare anche la carta di plasticità di Casagrande


rappresentata nella figura seguente con la relativa legenda:

5.2 LA CLASSIFICAZIONE AASHTO

In questa classificazione i terreni vengono divisi in sette gruppi; è una


classificazione fatta in funzione del passante ai setacci ASHT 10,40 e
200 e sui valori del limite liquido WL e dell’indice plastico IP, quindi
per i terreni a grana grossa abbiamo:
A1 = grani molto grossi e ben assortiti;
A2 = sabbie o ghiaie uniformi;
A3 = sabbie o ghiaie con percentuali fini, quindi limose o argillose.
Mentre per i terreni a grana fine abbiamo:
A4 = limi poco compressibili;
A5 = limi molto compressibili;
A6 = argille poco compressibili;
A7 = argille molto compressibili.
Abbiamo anche il gruppo A8, il quale costituisce il gruppo delle torbe,
cioè un aggregato fibroso di frammenti macroscopici o microscopici,
derivanti dalla decomposizione di materiali vegetali.
In questa classificazione posso valutare l’indice di gruppo Ig che è dato
dalla seguente relazione:
Ig = (F − 35) ⋅ ⎡⎣0,2 + 0,005 (WL − 40) ⎤⎦ + 0,01 (F − 15) ⋅ (IP − 10)

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 17


LA CLASSIFICAZIONE DEI TERRENI

dove F è la percentuale passante al setaccio ASTH 200. Questo indice mi


dà l'attitudine che un materiale ha ad essere impiegato nel campo
stradale.
La formula scritta sopra può essere semplificata se la si suddivide in
parti nel seguente modo:
Ig = (F − 35) ⋅ ⎡0,2 + 0,005 (WL − 40) ⎤ + 0,01 (F − 15) ⋅ (IP − 10)
a c b d

⎢⎣ ⎥⎦
e quindi:
Ig = a [0,2 + 0,005c ] + 0,01bd Ig = 0,2a + 0,005ac + 0,01bd

18 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


L'ACQUA DEL TERRENO

6 L'ACQUA DEL TERRENO

Il comportamento del terreno dipende dall'acqua presente e da come le


particelle interagiscono con essa. L'acqua può essere:
1. libera di muoversi nei vuoti; è interstiziale ed è quella che noi
tratteremo. L’acqua nei vuoti può essere:
1. ferma (cioè in condizioni idrostatiche);
2. in movimento (cioè in condizioni idrodinamiche);
3. in condizioni di moto permanente (cioè il suo moto è costante nel
tempo);
4. in condizioni di moto vario (cioè il suo moto varia nel tempo);
2. adsorbita, cioè in questo caso l’acqua è legata chimicamente alle
particelle di argilla con dei legami forti, quindi fa parte delle
singole particelle.

LE CONDIZIONI IDROSTATICHE DELL’ACQUA


6.1
(IL METODO DELLE TENSIONI EFFICACI σ’)

L'acqua in condizioni idrostatiche, come già detto, è ferma, ma possiamo


avere diversi fenomeni da considerare nonostante
stia ferma, come ad esempio:
1. la capillarità, cioè la risalita dell'acqua in
piccole fessure; i vuoti del terreno creano dei
tubi capillari e più il diametro ø di questi
tubi è piccolo e più alta sarà la risalita
capillare; l’argilla può risalire anche nell’ordine dei metri, mentre
la sabbia può risalire nell'ordine di 10 ÷ 15 cm ;
2. il rigonfiamento, cioè quel fenomeno suscettibile nei terreni a grana
fine: praticamente se piove molto il terreno si gonfia;
3. l’essiccamento, cioè il fenomeno contrario al rigonfiamento, il quale
avviene con l'evaporazione dell'acqua, con conseguente ritiro del
volume del terreno.
Questi ultimi due fenomeni sono dovuti alle variazioni stagionali.
Un altro problema è che l'acqua presente nei pori compare con una certa
pressione e quindi presenta un suo stato tensionale. Se io carico il
terreno, una parte di queste tensioni andrà alla parte solida, mentre
un'altra parte delle tensione andrà alla parte liquida; il problema è
proprio quello di quantificare queste parti rispettivamente per il solido
(cioè le particelle) e per il liquido (cioè l’acqua).
Risolvo questo problema attraverso il metodo delle tensioni efficaci
introdotto da Terzaghi nel 1923; dobbiamo quindi definire delle pressioni
e cioè:
1. σ, le quali sono le tensioni totali che agiscono su una massa satura
di terra (cioè il terreno più l’acqua);
2. σ’, le quali sono le tensioni efficaci trasmesse direttamente tra
grano e grano (cioè trasmesse solo tra il terreno);
3. u, le quali sono le tensioni neutrali (o interstiziali) che agiscono
attraverso il fluido che riempie vuoti (cioè solo l’acqua).
La formula per ricavare le tensioni totali è:
σ = σ '+ u
Il metodo delle tensioni efficaci però si applica solo in condizioni
idrostatiche, cioè quando l’acqua è ferma.
Per dimostrare questo principio prendiamo in considerazione le forze che
interagiscono in un terreno, le quali si possono scomporre nelle tensioni
normali σ (cioè le tensioni perpendicolari alle facce dell’elemento preso
in considerazione) e le tensioni tangenziali τ (cioè le tensioni
applicate lungo le facce dell’elemento preso in considerazione).
Consideriamo il terreno come mezzo continuo, ossia gli elementi che lo

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 19


L'ACQUA DEL TERRENO

compongono sono presenti omogeneamente su tutta la porzione (è comunque


un'astrazione).

Consideriamo ora la sezione di due particelle a contatto tra loro con


acqua e gas come mostrato in figura, alla quale applichiamo una forza P
che ripartiamo così:
P = ( pS ⋅ AS ) + ( pW ⋅ AW ) + ( pG ⋅ AG )
Il termine ( pG ⋅ AG ) è nullo perché il terreno è saturo di acqua e quindi
non ci sono spazi di gas, ci sono solamente i grani e l’acqua. Dividendo
entrambi i membri per A ottengo:
P ⎛ A ⎞ ⎛ A ⎞
= ⎜ pS ⋅ S ⎟ + ⎜ pW ⋅ W ⎟
A ⎝ A ⎠ ⎝ A ⎠
P A A A
Se considero = σ , S = aS e dalla relazione S + W = 1 mi ricavo:
A A A A
AW A
= 1 − S
A A
AS
e sapendo che = aS , allora posso ottenere:
A
AW
= 1 − aS
A
A questo punto posso andare a sostituire nella formula di P:
σ = ( pS ⋅ aS ) + ⎡⎣ pW (1 − aS ) ⎤⎦
1 − aS ≈ 1 perché aS, in genere, è molto piccolo, quindi:
1 − numero piccolo ≈ 1
Ma se ( pS ⋅ aS ) è la tensione efficace σ’, mentre pW è la tensione
neutrale u riferita all’acqua, allora posso approssimare ulteriormente
la formula in:
σ = σ '+ u
Quindi abbiamo ricavato il principio delle tensioni efficaci. Le σ sono
le tensioni che noi applichiamo ad un terreno quando andiamo a costruirci
sopra, e queste tensioni si dividono in σ’ e u. Gli effetti prodotti da
un cambio di tensione (che sia compressione, distorsione, variazione di
resistenza al taglio) sono dovuti esclusivamente ad un cambio delle
tensioni efficaci σ’ (nel senso che un cambio delle tensioni efficaci σ’
causano, di conseguenza, un cambio anche delle tensioni totali σ, dato
che la formula è σ = σ '+ u ); quindi il comportamento del terreno dipende
dalle σ’, cioè dalle tensioni presenti tra grani.
Per determinare la quantità di σ’ e u è necessario valutare lo stato
tensionale litostatico, ossia lo stato tensionale dovuto al peso del
terreno sovrastante.

20 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


L'ACQUA DEL TERRENO

6.1.1 LE TENSIONI LITOSTATICHE

Le tensioni litostatiche servono per ricavare σ’ e u e sono dovute al


peso proprio del terreno. Lo stato tensionale di un punto generico nel
terreno a distanza z dipende:
1. dal peso proprio del terreno;
2. dalla storia tensionale;
3. dalle condizioni della falda;
4. dai carichi ex applicati.

σV0 e σh0 sono le tensioni che agiscono sull'unità di superficie generica


presa nel terreno e P.C è il piano di campagna. Quindi, quando ho il P.C
orizzontale e un terreno omogeneo, la tensione σ, ad una qualunque quota,
è perpendicolare, e quindi le τ sono nulle (cioè non si ha alcun
scorrimento, e quindi nessuna forza, che agisce sulle facce dell’elemento
che prendo in considerazione).
Consideriamo ad esempio che la falda sia coincidente al P.C, cioè che la
falda sia alla stessa quota del P.C. La σV0, alla generica quota z, è
eguale a:
σV 0 = γSAT ⋅ z
Posso controllare che sia corretta l’unità di misura facendo l’analisi
dimensionale:
forza kg kg kN
σV 0 = = 3 ⋅ m = 2 = 1000 2
superficie m m m
γSAT è il peso del terreno saturo; uso γSAT perché, come si può vedere
dalla figura, ho preso la falda coincidente con il P.C, quindi tutta la
colonna di terreno considerata ha tutti i vuoti pieni di acqua.
La pressione dell'acqua u vale:
u0 = γW ⋅ z
Quindi se, partendo dalla formula generale σ = σ '+ u , le tensioni
efficaci σ’V0 valgono:
σ 'V 0 = σV 0 − u0
andando a sostituire nella formula il valore di σV0 e il valore di u0
ricavati precedentemente ho:
σ 'V 0 = ( γSAT ⋅ z ) − ( γW ⋅ z )
Raccolgo poi z ottenendo:
σ 'V 0 = ( γSAT − γW ) ⋅ z
E sapendo che, dalle formule viste all’inizio, il peso del volume
immerso γ’ senza tenere conto dell’acqua è γ ' = γSAT − γW , allora
ottengo:
σ 'V 0 = γ '⋅ z
Quindi le tensioni verticali σV0 variano con la profondità in modo
lineare, cioè σV0 aumenta all'aumentare di z e viceversa. Il grafico che
hanno le tensioni quindi è rappresentato nella figura a
lato, dove γ e l'angolo di inclinazione della retta che
rappresenta le tensioni e sarà:
1. γ per le tensioni totali σ;
2. γ’ per le tensioni efficaci σ’;
3. γW per le tensioni neutrali u.

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 21


L'ACQUA DEL TERRENO

Se ho però un terreno stratificato con un diverso γ, la


retta rappresentata nel grafico della pagina precedente
diventa una spezzata, e σ’V0 quindi si calcolerà in un altro
modo, cioè:

σ'V 0 = γ'i ⋅ zi = ( γ'1 ⋅ z1 ) + ( γ'2 ⋅ z2 ) + (...)
Questo è il metodo dei pesi.
Posso poi avere due condizioni a seconda di dove ho la falda, cioè
considerare due γ diversi:
1. devo considerare γd quando faccio riferimento ad un terreno sopra la
falda, quindi quando faccio riferimento ad un terreno che non
contiene acqua;
2. devo considerare γSAT quando faccio riferimento ad un terreno sotto la
falda, quindi quando faccio riferimento ad un terreno che contiene
acqua.
Ricordiamo, per lo svolgimento degli esercizi che seguiranno, che dalle
formule viste all’inizio è possibile ricavare i valori di γd e di γSAT in
funzione di n, e cioè:
kN
γ d = (1 − n ) ⋅ GS ⋅ γW γSAT = γ d + γW ⋅ n γW = 9,81 3
m
Ricordiamo che il metodo delle tensioni efficaci è da applicare
esclusivamente in condizioni idrostatiche (cioè in condizioni in cui
l’acqua sia ferma) e mai in condizione di falda in pressione. In
condizioni idrostatiche posso calcolare σ’V0 in due modi:
1. con il metodo delle tensioni efficaci:
σ 'V 0 = σV 0 − u0
Questa formula è sempre vera;
2. con il metodo dei pesi:
σ'V 0 = ∑
γ'i ⋅ zi
Il vantaggio di questo metodo è che analiticamente posso fare un solo
passaggio; quando abbiamo però una condizione di falda in pressione
il metodo dei pesi ci dà dei valori sbagliati, come poi si può vedere
in uno degli esempi seguenti.

ESERCIZIO SUL CALCOLO DELLE TENSIONI EFFICACI σ' = σeff

kN kN
Gs := 2.7 n := 0.5 γ W := 9.81 ⋅ γ SAT.ARG := 19.62⋅
3 3
m m

ZA := 2m ZB := 2m ZC := 4m
1. GS è il peso specifico dei soli costituenti solidi (praticamente GS è
il peso specifico del solido rispetto a quello dell’acqua) e si
γ
calcola con la formula GS = S ;
γW

22 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


L'ACQUA DEL TERRENO

VV
2. n è la porosità del terreno e si calcola con la formula n = ;
V
3. γW è il peso specifico dell'acqua;
4. γSAT.ARG è il peso specifico del terreno saturo d’acqua costituito da
argilla (e cioè il peso relativo al terreno sotto il segno di falda).
Innanzitutto bisogna ricordare che per il terreno secco devo calcolare
il peso specifico con la formula generale γ d = (1 − n ) ⋅ GS ⋅ γW , mentre per
il terreno saturo devo utilizzare la formula generale γSAT = γ d + n ⋅ γW .
Calcolare quindi prima i pesi specifici degli strati facendo attenzione
alla profondità e a dove si trova la falda:
kN kN
γ d.SAB := ( 1 − n) ⋅ Gs ⋅ γ W = 13.24⋅ γ SAT.SAB := γ d.SAB + n ⋅ γ W = 18.15⋅
3 3
m m
Non calcolo γSAT.ARG perché c’è l’ho già come dato.

CALCOLO DELLE TENSIONI TOTALI σ

Per calcolare le tensioni totali σ uso la formula che si usa per


calcolare le tensioni generiche, e cioè σV 0 = γ ⋅ z , tenendo conto della
profondità degli strati e dell'ordine (si può notare dalla figura della
pagina precedente che la quota 0 parte dal P.C e va verso il basso):
kN kN
σ A := γ d.SAB⋅ ZA = 26.49 σ B := σ A + γ SAT.SAB⋅ ZB = 62.78⋅
2 2
m m
kN
σ C := σ B + γ SAT.ARG⋅ ZC = 141.26⋅
2
m

CALCOLO DELLE TENSIONI NEUTRALI u

Calcolare le tensioni dell'acqua u uso sempre la formula che si usa per


calcolare le tensioni generiche, e cioè σV 0 = γ ⋅ z , tenendo conto che
l'acqua inizia ad esserci dal segno di falda (cioè dal triangolo rivolto
verso il basso) fino allo strato più profondo:
kN
(
uA := 0 ) uB := γ W ⋅ ZB = 19.62⋅
2
m
kN
( )
uC := γ W ⋅ ZB + ZC = 58.86⋅
2
m

CALCOLO DELLE TENSIONI EFFICACI σ' = σeff

kN kN
σ A.eff := σ A − uA = 26.49⋅ σ B.eff := σ B − uB = 43.16⋅
2 2
m m
kN
σ C.eff := σ C − uC = 82.4 ⋅
2
m
Se le avessi volute calcolare con il metodo dei pesi σ'V 0 = ∑ γ' i ⋅ zi ,
dovevo considerare la formula del peso del volume immerso γ’ senza
tenere conto dell’acqua, e cioè γ ' = γSAT − γW ; bisogna ricordarsi
inoltre che, per disegnare il grafico delle tensioni efficaci σ’
all’inizio dell’esercizio, si deve considerare l’angolo γ’ e non
l’angolo γSAT:

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 23


L'ACQUA DEL TERRENO

kN kN
σ A.eff := γ d.SAB⋅ ZA = 26.49⋅
2
( )
σ B.eff := σ A.eff + γ SAT.SAB − γ W ⋅ ZB = 43.16⋅
2
m m
kN
( )
σ C.eff := σ B.eff + γ SAT.ARG − γ W ⋅ ZC = 82.4⋅
2
m
Se le tensioni efficaci σ’ ricavate con i due metodi fossero risultate
diverse, allora la falda sarebbe stata in pressione (come poi si può
vedere in uno degli esempi seguenti).

Osservo dal grafico che, sopra la falda, le σ = σ ' , infatti entrambe


kN
valgono 26,49 2 .
m
Considero adesso però lo stesso terreno, ma alzo la falda fino al P.C;
vediamo cosa succede riutilizzando il metodo delle tensioni efficaci
σ 'V 0 = σV 0 − u0 :

Riporto i dati iniziali:


kN kN
Gs := 2.7 n := 0.5 γ W := 9.81⋅ γ SAT.ARG := 19.62⋅
3 3
m m

ZA := 2m ZB := 2m ZC := 4m
Riporto i pesi specifici già calcoli in precedenza:
kN kN
γ d.SAB := ( 1 − n) ⋅ Gs ⋅ γ W = 13.24⋅ γ SAT.SAB := γ d.SAB + n ⋅ γ W = 18.15⋅
3 3
m m

CALCOLO DELLE TENSIONI TOTALI σ

Calcolo le nuove tensioni totali:


kN kN
σ A := γ SAT.SAB⋅ ZA = 36.3 ⋅ σ B := σ A + γ SAT.SAB⋅ ZB = 72.59⋅
2 2
m m
kN
σ C := σ B + γ SAT.ARG⋅ ZC = 151.07⋅
2
m

24 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


L'ACQUA DEL TERRENO

CALCOLO DELLE TENSIONI NEUTRALI u

Calcolo le nuove tensioni neutrali:


kN kN
uA := γ W ⋅ ZA = 19.62
2
( )
uB := γ W ⋅ ZA + ZB = 39.24⋅
2
m m
kN
( )
uC := γ W ⋅ ZA + ZB + ZC = 78.48⋅
2
m

CALCOLO DELLE TENSIONI EFFICACI σ' = σeff

Calcolo le nuove tensioni efficaci:


kN kN
σ A.eff := σ A − uA = 16.68⋅ σ B.eff := σ B − uB = 33.35⋅
2 2
m m
kN
σ C.eff := σ C − uC = 72.59⋅
2
m
Osserviamo che le tensioni efficaci σ’ sono diminuite rispetto al caso
precedente e cioè rispetto alle tensioni:
kN kN
σ A.eff := σ A − uA = 26.49⋅ σ B.eff := σ B − uB = 43.16⋅
2 2
m m
kN
σ C.eff := σ C − uC = 82.4⋅
2
m
Quindi deduciamo che:
1. se la falda aumenta, allora le tensioni efficaci σ’ diminuiscono;
2. se la falda diminuisce, allora le tensioni efficaci σ’ aumentano.
Consideriamo ora che il terreno si allaghi e la falda raggiunga quota
più 2 m:

Riporto quindi i nuovi dati:


kN kN
Gs := 2.7 n := 0.5 γ W := 9.81 ⋅ γ SAT.ARG := 19.62⋅
3 3
m m

ZP.C := 2m ZB := 4m ZC := 4m
Riporto i pesi specifici già calcoli in precedenza:
kN kN
γ d.SAB := ( 1 − n) ⋅ Gs ⋅ γ W = 13.24⋅ γ SAT.SAB := γ d.SAB + n ⋅ γ W = 18.15⋅
3 3
m m

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 25


L'ACQUA DEL TERRENO

CALCOLO DELLE TENSIONI TOTALI σ

Calcolo le nuove tensioni totali:


kN kN
σ P.C := γ W ⋅ ZP.C = 19.62⋅ σ B := σ P.C + γ SAT.SAB⋅ ZB = 92.21⋅
2 2
m m
kN
σ C := σ B + γ SAT.ARG⋅ ZB = 170.69⋅
2
m (ZB deve essere corretta con ZC)

CALCOLO DELLE TENSIONI NEUTRALI u

Calcolo le nuove tensioni neutrali:


⎛ u := γ ⋅ Z kN ⎞ kN
⎜ A W P.C = 19.62⋅ 2 ⎟ uB := uA + γ W ⋅ ZB = 58.86⋅
2
⎝ m ⎠ m
kN
uC := uB + γ W ⋅ ZC = 98.1⋅
2
m

CALCOLO DELLE TENSIONI EFFICACI σ' = σeff

Calcolo le nuove tensioni efficaci:


⎛σ kN ⎞ ⎛σ kN ⎞
⎜ P.C.eff := σ P.C − uA = 0 ⋅ 2 ⎟ ⎜ B.eff := σ B − uB = 33.35⋅ 2 ⎟
⎝ m ⎠ ⎝ m ⎠
⎛σ kN ⎞
⎜ C.eff := σ C − uC = 72.59⋅ 2 ⎟
⎝ m ⎠
In questo caso le tensioni efficaci σ’ sono rimaste uguali al caso di
prima, cioè al caso di falda coincidente con il P.C, e cioè (a parte
σA.eff che però a noi non interessa):
kN kN
σ A.eff := σ A − uA = 16.68⋅ σ B.eff := σ B − uB = 33.35⋅
2 2
m m
kN
σ C.eff := σ C − uC = 72.59⋅
2
m
Quindi posso affermare che l'altezza della falda sopra al P.C non
influisce sulle tensioni efficaci σ’.
Abbiamo visto quindi tutti e due i metodi:
1. il metodo delle tensioni efficaci σ'V 0 = σV 0 − u0 ;
2. il metodo dei pesi σ'V 0 = γ'i ⋅ zi .
Posso usare entrambi i metodi, basta che ci siano le condizioni
idrostatiche (cioè che l’acqua sia ferma).

26 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


L'ACQUA DEL TERRENO

ESERCIZIO SUL CALCOLO DELLE TENSIONI EFFICACI σ' = σeff


(CASO DI FALDA IN PRESSIONE)

Vediamo un esempio in cui la tensione efficace σ’B non è vera.

kN kN kN
γ d.SAB := 16.5 γ SAT.SAB := 19 γ SAT.ARG := 20
3 3 3
m m m

ZA := 4m ZB := 4m ZC := 4m
Voglio vedere quanto valgono le tensioni neutrali u nello strato di
sabbia sottostante; uso quindi un piezometro che infilo fino alla quota
necessaria per raggiungere lo strato che mi interessa; quindi a quota
meno 8 m sigillo il foro e, nello strato che mi interessa, l'acqua può
risalire nel tubo:
1. se l’acqua risale fino al livello di falda, allora l’acqua non è in
pressione e l'andamento delle tensioni neutrali u è quello rettilineo
costante con pendenza γW;
2. se l’acqua invece esce dal tubo e zampilla, allora significa che
l’acqua è in pressione, quindi la tensione neutrale uB vale 8 m + 4 m
(i 4 m a cui si fa riferimento sono quelli sopra il P.C) dove
fuoriesce, quindi uB = 12 m .
Questo fenomeno quindi incide sul diagramma delle pressioni neutrali u.
Calcolo adesso le tensioni neutrali u facendo attenzione però alla
tensione neutrale uB, perché l’altezza a cui fa riferimento uB è fino a
più 4 m sopra il P.C.

CALCOLO DELLE TENSIONI NEUTRALI u

kN kN
( )
uA := γ W ⋅ ZA − 2m = 19.62⋅
2
( )
uB := γ W ⋅ ZA + ZB + 4m = 117.72⋅
2
m m
Per disegnare il grafico faccio partire la retta dall’origine a più 4 m
e la unisco con il valore uB a quota meno 8 m; da meno 8 m a meno 12 m
prosegue con questa pendenza γW. Per trovare la pressione dell'acqua
nello strato di argilla (cioè nello strato che va da ZA a ZB), unisco il
valore uB con uA e questo tratto ha una pendenza diversa da γW: questo è
dovuto al fatto che ho un moto di filtrazione dovuto allo strato di
argilla, che non permette all'acqua nella sabbia sottostante di muoversi
liberamente e mettersi in equilibrio, quindi l'acqua va in pressione.

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 27


L'ACQUA DEL TERRENO

CALCOLO DELLE TENSIONI TOTALI σ

kN kN
σ A := γ d.SAB⋅ 2m + γ SAT.SAB⋅ 2m = 71 ⋅ σ B := σ A + γ SAT.ARG⋅ ZB = 151 ⋅
2 2
m m
kN
σ C := σ B + γ SAT.SAB⋅ ZC = 227 ⋅
2
m

CALCOLO DELLE TENSIONI EFFICACI σ' = σeff

Le tensioni efficaci σ’ le troviamo con il metodo delle tensioni


efficaci σ'V 0 = σV 0 − u0 come abbiamo visto negli esercizi precedenti:
kN kN
σ A.eff := σ A − uA = 51.38⋅ σ B.eff := σ B − uB = 33.28⋅
2 2
m m
Utilizzando invece il metodo dei pesi σ'V 0 = γ'i ⋅ zi posso ottenere subito
il valore delle tensioni efficaci σ’:
kN
( )
σ A.eff := γ d.SAB⋅ 2m + γ SAT.SAB − γ W ⋅ 2m = 51.38⋅
2
m
kN
( )
σ B.eff := σ A.eff + γ SAT.ARG − γ W ⋅ ZB = 92.14⋅
2
m
È possibile notare che le due tensioni efficaci σB.eff, trovate con i due
metodi, risultano diverse; se calcoliamo le σ’ con il metodo dei pesi ci
viene un valore maggiore, quindi quando siamo in condizione di falda in
pressione come in questo caso, per trovare le σ’ non si applica mai il
metodo dei pesi σ'V 0 = γ'i ⋅ zi perché ci darebbe dei valori sbagliati.

6.2 LE CONDIZIONI IDRODINAMICHE DELL’ACQUA

Dopo le condizioni idrostatiche quindi, ci sono le condizioni


idrodinamiche, le quali consistono in dei moti di filtrazione, cioè
consistono in dei movimenti dell'acqua attraverso il terreno, il quale
può essere considerato un mezzo poroso (cioè l’acqua passa attraverso i

28 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


L'ACQUA DEL TERRENO

suoi pori). La filtrazione si ha da un punto che ha una certa quantità di


energia del moto E, ad un punto che ha una quantità minore di E.
E è data dalla seguente formula:
E = EC + EP
L'energia del moto la possiamo esprimere come
somma di tre termini:
1. ZA, cioè l’altezza geometrica (cioè la
quota del punto preso in esame da un certo
punto di riferimento, praticamente
intendiamo l’energia potenziale);
u
2. A , cioè l’altezza di pressione (cioè l’altezza piezometrica, cioè
γW
l’energia dovuta alle forze di
pressione); praticamente immagino
che sopra il punto A e il punto B
ci sia una colonnina d’acqua, che
quindi ci darà una certa pressione
relativa poi al peso specifico
dell’acqua come si può vedere
dalla figura;
ν2
3. , cioè l’altezza di velocità,
2g
dovuta alla velocità del liquido; praticamente intendiamo l’energia
cinematica.
Quindi l’energia del moto di un fluido è data dall’equazione di
Bernoulli:
u ν2
H = ZA + A +
γW 2g
H rimane costante lungo la traiettoria da A a B; i singoli termini
possono variare, ma la loro somma rimane costante, ma questo concetto
vale solo per un fluido perfetto (un fluido perfetto è un fluido in cui
sono assenti gli attriti interni). In un fluido reale, invece, si possono
avere delle perdite di carico dovute all'attrito, quindi se metto della
sabbia tra i due punti A e B abbiamo che la velocità ν diminuisce (nei
m ν2
terreni ν = 0,02 ), quindi è trascurabile e quindi l'energia del
s 2g
moto di un fluido, attraverso un mezzo poroso, sarà solamente:
uA ν2
H = ZA + +
γW 2g
e quindi:
uA
h = ZA +
γW
dove h è l’energia del moto di un fluido in un mezzo poroso.
Praticamente intendiamo con H il carico effettivo, mentre con h il carico
piezometrico, cioè il carico calcolato considerando anche gli attriti che
fanno diminuire la velocità.
Quando è presente della sabbia nell'acqua, si può calcolare Δh = hA − hB ,
cioè la perdita di carico (o differenza di carico piezometrico tra due
punti); il ∆h, quindi, si ha solo dove l'acqua attraversa un mezzo poroso
(come in questo caso la sabbia). ∆h può essere considerato come il lavoro
speso per vincere le resistenze che si oppongono al moto.

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 29


L'ACQUA DEL TERRENO

Si può dare, dato che siamo in


argomento, la definizione di
permeabilità, la quale è la capacità
di un terreno di lasciarsi
attraversare dai liquidi. L'acqua può
essere:
1. ferma, cioè quando hA = hB ;
2. in movimento, cioè quando si ha
una differenza di carico
piezometrico, quindi quando si ha
Δh = hA − hB .
Conoscendo ∆h e la distanza tra due punti l, posso calcolare il gradiente
idraulico i, il quale è dato dalla formula:
Δh
i =
l
i esprime l'energia di cui è dotata l'acqua in movimento, in relazione
alla distanza tra due punti; i è un numero adimensionale, dato che è una
lunghezza diviso una lunghezza. Se i = 0 allora non c’è moto di
filtrazione.

6.2.2 LA LEGGE DI DARCY

La legge di Darcy esprime la velocità ν di un fluido attraverso un mezzo


poroso (tipo la sabbia) che è direttamente proporzionale al suo gradiente
idraulico i (cioè l'energia di cui è dotata l'acqua in movimento);
maggiore è l'energia dell’acqua e maggiore sarà la velocità della stessa
acqua.
V = K ⋅i
dove:
1. V è la velocità dell'acqua (cioè la velocità ⎡m⎤
di filtrazione); Tipo di terreno K ⎢ 2 ⎥
⎣s ⎦
2. i è il gradiente idraulico; −2
3. K è il coefficiente di permeabilità che può Ghiaia 10 ÷ 100
−3 −2
assumere diversi valori a seconda del tipo Sabbia pulita 10 ÷ 10
di terreno che l’acqua attraversa. Sabbia fine 10−8 ÷ 105
K aumenta con l'aumentare della granulometria Argilla < 10−8
(quindi più i grani sono grossi e più K
aumenta, come si può anche vedere dalla tabella a lato) e può essere
molto piccolo, ma mai nullo. Quindi V = K ⋅ i sarà nullo solo per i = 0 ,
cioè quando l'energia di cui è dotata l'acqua è nulla, e cioè quando non
c’è moto. K è un valore molto difficile da determinare: posso fare delle
prove di laboratorio, ma risultano comunque dei dati imprecisi, quindi il
valore di K sarà quello determinato con delle prove in sito.
Se prendo infatti come esempio il terreno
rappresentato nella figura, ottengo però due
valori di K diversi, uno per il campione e
uno per il terreno, e questo avviene perché
il campione non tiene conto della
fessurazione che avviene più in profondità.
Ora pensiamo di essere in laboratorio e
realizziamo un sistema con due serbatoi pieni d'acqua collegati tra di
loro, e in uno introduco della sabbia. Vediamo cosa succede.

30 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


L'ACQUA DEL TERRENO

6.2.2.1 SERBATOI DI ALTEZZA E LIVELLO DELL'ACQUA UGUALE

Esaminiamo il primo strato dentro il serbatoio di


sinistra. Essendoci solo l’acqua, la tensione
totale risulta:
σ A = γW ⋅ h
e la tensione neutrale riferita all’acqua è:
uA = γW ⋅ h
Quindi la tensione efficace sarà data dalla
formula:
σ'A = σ A − uA
σ'A = ( γW ⋅ h ) − ( γW ⋅ h )
σ'A = 0
Quindi non ci sono le tensioni efficaci (le quali
ricordiamo che sono solo riferite ai grani del
terreno che in questo strato non ci sono) perché
è presente solo acqua.
Esaminiamo adesso il secondo strato contenente la sabbia satura:
σ B = ( γW ⋅ h ) + ( γSAT.SAB ⋅ L ) uB = γW ( h + L )
quindi:
σ'B = σ B − uB σ'B = γW ⋅ h + ( γSAT.SAB ⋅ L ) − γW ⋅ h − ( γW ⋅ L )
σ'B = ⎣⎡( γW ⋅ h ) + ( γ SAT.SAB ⋅ L ) ⎦⎤ − ⎡⎣ γW ( h + L ) ⎤⎦ σ'B = γSAT ⋅ L − γW ⋅ L
σ'B = ⎡⎣( γW ⋅ h ) + ( γ SAT.SAB ⋅ L ) ⎤⎦ − [ γW ⋅ h + γW ⋅ L ] σ'B = ( γSAT − γW ) ⋅ L
σ'B = γ '⋅ L
Questo avviene appunto perché l'acqua è in quiete, cioè perché il livello
di acqua è uguale nei due serbatoi.

SERBATOIO DI DESTRA CON LIVELLO DELL'ACQUA MAGGIORE E


6.2.2.2
SABBIA SATURA NEL SERBATOIO DI SINISTRA

Ora alzo il serbatoio di destra e aggiungo quindi


un ∆h, quindi ho un moto dal carico maggiore,
cioè dal serbatoio a destra, al carico minore,
cioè il serbatoio a sinistra (il moto è anche
indicato dalla freccia sotto i serbatoi).
Osservando il livello di falda più alto (e quindi
il moto di carico maggiore) e dove ho la sabbia,
posso capire subito che ho un moto di filtrazione
dal basso verso l’alto, quindi negativo (il moto
in questo caso è indicato dalle tre frecce verso
l’alto nel serbatoio a sinitra).
Esaminiamo il primo strato. Essendoci solo l’acqua come nel caso
precedente, la tensione totale risulta:
σ A = γW ⋅ h
e la tensione neutrale riferita all’acqua è:
uA = γW ⋅ h
Quindi la tensione efficace sarà:
σ'A = σ A − uA σ'A = ( γW ⋅ h ) − ( γW ⋅ h )
σ'A = 0
Quindi non ci sono le tensioni efficaci, le quali ricordiamo che sono
solo riferite ai grani del terreno che in questo strato non ci sono
perché è presente solo acqua.

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 31


L'ACQUA DEL TERRENO

Esaminiamo adesso il secondo strato contenente la sabbia satura:


σ B = ( γW ⋅ h ) + ( γSAT.SAB ⋅ L ) uB = γW ( h + L + Δh )
È da notare che in questo caso, nel calcolo della tensione neutrale uB,
il ∆h si somma; praticamente devo sommare il Δh quando il serbatoio in
cui ho la sabbia è anche il serbatoio in cui ho il livello di falda ad
una quota minore. Procedo quindi al calcolo della tensione efficace σ’B:
σ'B = σ B − uB σ'B = γSAT.SAB ⋅ L − γW ⋅ L − γW ⋅ Δh
σ'B = ⎡⎣( γW ⋅ h ) + ( γSAT.SAB ⋅ L ) ⎤⎦ − ⎡⎣ γW ( h + L + Δh ) ⎤⎦ σ 'B = ( γSAT.SAB − γW ) ⋅ L − γW ⋅ Δh
σ'B = γW ⋅ h + ( γSAT.SAB ⋅ L ) − γW ⋅ h − ( γW ⋅ L ) − ( γW ⋅ Δh ) σ 'B = γ' ⋅ L − γW ⋅ Δh

E se il gradiente idraulico è
Δh
i = , allora Δh = i ⋅ L , quindi
L
sostituendo posso ottenere:
σ 'B = γ' ⋅ L − γW ⋅ i ⋅ L
E raccogliendo L:

σ 'B = ( γ' − γW ⋅ i) L
La tensione efficace σ’B rappresentata dalla formula ricavata prima:
σ 'B = γ' ⋅ L − γW ⋅ Δh
rispetto alla tensione calcolata nell’esempio precedente che era:
σ'B = γ '⋅ L
è infatti diminuita della quantità:
γW ⋅ Δh
perché appunto sono in presenza di un moto diretto dal basso verso
l'alto, e quindi di un moto negativo; quindi σ’B sarà tanto più piccola
quanto maggiore sarà ∆h.

6.2.2.2.1 LA FORZA DI FILTRAZIONE E LA PRESSIONE DI FILTRAZIONE

Dato che ho un moto di filtrazione, posso ora definire la forza di


filtrazione dovuta proprio al moto, la cui direzione è concorde a quella
del moto del fluido. Questa forza è data dalla formula:
F = γ W ⋅ Δh ⋅ A
dove A è l’area della sezione del nostro campione.
Adesso voglio ricavare la pressione di filtrazione, e per farlo divido
la forza di filtrazione F per il volume del terreno V:
γ ⋅ Δh ⋅ A
F = W
V
e, dato che il volume è dato da un’area per un’altezza, abbiamo che:
γ ⋅ Δh ⋅ A Δh
F = W F = γW ⋅
A ⋅L L
Δh
Ricordando poi che il gradiente idraulico è i = abbiamo:
L
F = γW ⋅ i
Otteniamo così la pressione di filtrazione.

32 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


L'ACQUA DEL TERRENO

6.2.2.2.2 IL GRADIENTE IDRAULICO CRITICO IC

Quando ho un moto di filtrazione che va dal basso verso l'alto, e cioè


quando ho un moto di filtrazione negativo, allora posso avere delle
condizioni critiche: praticamente posso avere l'annullamento delle
tensioni efficaci e questo succede quando viene a mancare la gravità che
unisce le particelle del terreno (probabilmente viene a mancare la
gravità perché, con il moto dal basso verso l’alto, si sviluppa una
forza uguale e contraria alla forza di gravita che non fa tenere unite
le particelle del terreno); quindi si ha una situazione critica che si
ha per valori di:
γ'
iC =
γW
e cioè quando ho il gradiente idraulico critico iC.
Per dimostrare l’annullamento delle tensioni efficaci σ’ considero
ancora la relazione:
σ'B = σ B − uB
Δh
Posso calcolare σ'B anche considerando il gradiente idraulico i = ;
L
considero quindi l’espressione calcolata in precedenza:
σ 'B = γ' ⋅ L − γW ⋅ Δh
γ'
e se so che il gradiente idraulico critico è iC = , da cui mi posso
γW
Δh
ricavare γ' = γ W ⋅ i , e che il gradiente idraulico è i = , da cui si
L
ricava Δh = i ⋅ L , allora avrò:
σ 'B = γW ⋅ i ⋅ L − γW ⋅ i ⋅ L
σ 'B = γW ⋅ i ⋅ L − γW ⋅ i ⋅ L = 0
avendo appunto l'annullamento delle tensioni efficaci; quindi si ha una
situazione critica che si ha per valori di:
γ'
iC =
γW

SERBATOIO DI SINISTRA CON LIVELLO DELL'ACQUA MAGGIORE E


6.2.2.3
SABBIA SATURA NEL SERBATOIO DI SINISTRA

Esaminiamo il primo strato. Essendoci solo


l’acqua, la tensione totale risulta:
σ A = γW ⋅ h
e la tensione neutrale riferita all’acqua è:
uA = γW ⋅ h
Quindi:
σ'A = σ A − uA
σ'A = ( γW ⋅ h ) − ( γW ⋅ h )
Quindi la tensione efficace sarà:
σ'A = 0
Quindi non ci sono le tensioni efficaci, le quali ricordiamo che sono
solo riferite ai grani del terreno che in questo strato non ci sono
perché è presente solo acqua.
Dopo questi tre esempi quindi, possiamo constatare che la situazione in A
non varia al variare del verso del moto (nel senso che, se il moto è
positivo o negativo, la situazione in A non cambia).

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 33


L'ACQUA DEL TERRENO

Esaminiamo adesso il secondo strato contenente la sabbia satura:


σ B = ( γW ⋅ h ) + ( γSAT.SAB ⋅ L ) uB = γW ( h + L - Δh )
È da notare che in questo caso invece, nel calcolo della tensione
neutrale uB, il ∆h si sottrae; praticamente devo sottrarre il Δh quando
il serbatoio in cui ho la sabbia è anche il serbatoio in cui ho il
livello di falda ad una quota maggiore. Procedo quindi al calcolo della
tensione efficace σ’B:
σ'B = σ B − uB σ'B = γSAT.SAB ⋅ L − γW ⋅ L + γW ⋅ Δh
σ'B = ⎡⎣( γW ⋅ h ) + ( γSAT.SAB ⋅ L ) ⎤⎦ − ⎡⎣ γW ( h + L − Δh ) ⎤⎦ σ 'B = ( γSAT.SAB − γW ) ⋅ L + γW ⋅ Δh
σ'B = γW ⋅ h + ( γSAT.SAB ⋅ L ) − γW ⋅ h − ( γW ⋅ L ) + ( γW ⋅ Δh ) σ 'B = γ' ⋅ L + γW ⋅ Δh

E se il gradiente idraulico è
Δh
i = , allora Δh = i ⋅ L , quindi
L
sostituendo posso ottenere:
σ 'B = γ' ⋅ L + γW ⋅ i ⋅ L
E raccogliendo L:

σ 'B = ( γ' + γW ⋅ i) L
La tensione efficace σ’B rappresentata dalla formula ricavata prima:
σ 'B = γ' ⋅ L + γW ⋅ Δh
rispetto alla tensione calcolata nel primo esempio (con i serbatoi di
altezza e livello dell'acqua uguale) che era:
σ'B = γ '⋅ L
è infatti aumentata della quantità:
γW ⋅ Δh
perché appunto sono in presenza di un moto diretto dall’alto verso il
basso, e quindi di un moto positivo; quindi σ’B sarà tanto più grande
quanto maggiore sarà ∆h.

Ricapitolando:
1. se il moto è negativo, allora ho un moto di filtrazione dal basso
verso l'alto;
2. se il moto è positivo, allora ho un moto di filtrazione dall’alto
verso il basso.
Riassumendo invece le formule:
1. ho σ'B = γ '⋅ L quando l'acqua è in quiete, cioè quando il livello di
acqua è uguale nei due serbatoi;
2. ho σ 'B = γ' ⋅ L ± γW ⋅ Δh quando ho un moto, cioè quando il livello di
acqua è diverso nei due serbatoi.

ESERCIZIO

Devo fare uno scavo nel terreno e per


fare lo scavo introduco una paratia;
ipotizzo che il livello di falda
coincida con il P.C come rappresentato
nella parte sinistra della figura;
scavando, ho che la falda si abbasserà e
quindi mi si vengono a creare dei punti
con una pressione diversa. Quindi, dove

34 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


L'ACQUA DEL TERRENO

abbiamo un moto di filtrazione, abbiamo una variazione delle tensioni


γ'
efficaci σ’ e il gradiente idraulico i = non sarà più costante, ma
γW
varierà da punto a punto. Se abbiamo che i ≅ iC , allora abbiamo
l'annullamento delle tensioni efficaci, quindi la gravità che tiene
insieme le particelle si riduce notevolmente e il moto comincia a
trasportarle soprattutto in corrispondenza della zona tratteggiata:
questo fenomeno è detto sifonamento e fa sì che la paratia stessa ceda.
Si può notare che la figura si rifà agli esempi precedenti dei serbatoi.

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 35


LO STATO DI TENSIONE LITOSTATICA (I CEDIMENTI)

7 LO STATO DI TENSIONE LITOSTATICA (I CEDIMENTI)

Lo stato di tensione litostatica è quello


stato esistente in un terreno in seguito al
peso delle strutture sovrastanti, quindi sul
mio elemento preso in considerazione
agiranno le tensioni verticali iniziali σV
(le quali sono note) e le tensioni
orizzontali iniziali σh (le quali invece non
sono note). Il piano orizzontale è un piano
principale in cui τ = 0 e avente σV come
tensioni principali. Il piano verticale invece è perpendicolare al piano
orizzontale e quindi, per simmetria, anch'esso sarà
un piano principale in cui τ = 0 e avente σh come
tensioni principali. Ora che conosco σV e σh posso
usare il piano di Mohr per rappresentare le
tensioni graficamente. I punti σ1 e σ3, i quali si
possono vedere nel grafico, sono i punti principali
in cui τ = 0 , in corrispondenza dei quali si ha la
tensione principale massima σ1 e la tensione principale minima σ3. Sul
cerchio di Mohr rappresento il punto A indicato
nella figura iniziale del capitolo. Dobbiamo vedere
chi è σV e σh tra tensione principale massima σ1 e
la tensione principale minima σ3:
1. se ho che σ h = σV , allora ho le condizioni
idrostatiche (cioè l’acqua è ferma e nel grafico
sarebbe rappresentato da una retta verticale con σ costante);
2. se ho che σ h < σV , allora ho che σ h ≡ σ3 e σV ≡ σ1 ;
3. se ho che σ h > σV , allora ho il contrario, e cioè che σ h ≡ σ1 e
σV ≡ σ3 .
σh0 non è nota e nemmeno determinabile staticamente; dipende dalla storia
tensionale del terreno che valutiamo con la prova edometrica, cioè una
prova di compressione con espansione laterale impedita.
Considero adesso un elemento caricato a seguito
di depositi superiori, quindi risulterà
compresso; riportiamo i risultati in un grafico
(e,σV) in scala logaritmica (uso la scala
logaritmica perché così posso avere una
migliore visualizzazione del grafico) dove:
V
1. e è l’indice dei vuoti e = V ;
VS
2. logσ’V sono le tensioni efficaci verticali.
Analizziamo il grafico:
1. in A ho la situazione iniziale in cui ho un certo valore di σ’V;
2. in B invece aumento il carico sul mio elemento, quindi σ’V aumenta con
ho una variazione lineare fino ad arriva al valore σ’V0;
3. in C subisco un fenomeno di erosione, quindi ho uno scaricamento del
peso sull'elemento e torno indietro verso il punto A; se il terreno
fosse elastico ripercorrerei la stessa linea, ma non è così:
l'elemento recupera solo alcune delle sue deformazioni e quindi
arrivo in D, nel quale ottengo ancora una volta il valore σ’V0, ma con
un valore di e più basso;
4. in D mi si deposita altro materiale e ripercorro il tratto DC, quindi
mi ritrovo in E ≡ C ;
5. in E carico ulteriormente e arrivo in F proseguendo per la pendenza
AC; se ora scarico, torno indietro e percorro una retta parallela

36 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


LO STATO DI TENSIONE LITOSTATICA (I CEDIMENTI)

alla retta DC fino ad arrivare a G con ancora il valore σ’V0 uguale a


quella trovato in D e in B, solo che e è ancora minore.
Se faccio quindi un'analisi di questo terreno e mi calcolo il valore di
σV0, questo valore può essere valido sia per B, per D e per G, però devo
conoscere l’indice dei vuoti e.
Se vado a caricare poi il terreno con una costruzione, il terreno
conserverà nel tempo la sua storia tensionale, cioè i carichi che sono
stati applicati su di esso.

7.1 LA PRESSIONE DI PRECONSOLIDAZIONE σ’P

La pressione di preconsolidazione σ’P è la massima tensione verticale a


cui il terreno è stato sottoposto nel corso della sua storia tensionale,
e nel grafico la pressione di preconsolidazione σ’P si trova solo sulla
retta AF; facendo riferimento al grafico precedente, la pressione di
preconsolidazione σ’P quindi la devo calcolare:
1. in B, dove la pressione di preconsolidazione è σ'P ≡ σ'V 0 ;
2. in G, dove la pressione di preconsolidazione è σ'P > σ'V 0 .
La pressione di preconsolidazione σ’P la si deve valutare perché il
terreno ha memoria della sua storia tensionale, e in questo caso σ’P
l'abbiamo nel punto e F; praticamente σ’P in F rappresenterebbe il carico
massimo a cui è stato sottoposto il terreno, il quale mi fa calcolare
quanto carico ancora lo stesso terreno può tenere. La pressione di
preconsolidazione σ’P però non è facile da determinare, quindi per
determinare σ’P uso la costruzione grafica di Casagrande che vedremo più
avanti.

7.2 IL RAPPORTO DI SOVRACONSOLIDAZIONE OCR

Il rapporto di sovraconsolidazione OCR è dato dalla formula:


σ'P
OCR =
σ'V 0
dove:
1. σ’P è la pressione di preconsolidazione;
2. σ'V0 è la tensione efficace verticale che si ha nel punto preso in
esame.
1. Se OCR = 1 , e quindi σ'P ≡ σ'V 0 , allora ho un terreno NC, cioè un
terreno normalconsolidato, per il quale il valore di σ’V0 coincide con
il valore della massima tensione a cui è stato sottoposto il terreno
nella sua storia tensionale, e cioè σ’P: questo, nel grafico, si
verifica lungo la retta AF, detta anche linea di compressione
vergine: praticamente, se mi trovo su questa linea, significa che il
terreno è sottoposto a compressione per la prima volta;
2. se invece OCR > 1 , e quindi σ'P > σ'V 0 , allora ho un terreno OC, cioè
un terreno sovraconsolidato: questo si verifica nei tratti DC e GF,
dette linee di ricompressione: praticamente, se mi trovo su queste
linee, significa che il terreno è già stato sottoposto a una
compressione.
Anche le tensioni orizzontali σh sono proporzionali alle tensioni
verticali σV, quindi, quando scarico il terreno, anche le σh
diminuiscono, ma molto di meno rispetto alle σV; inoltre anche le σh0
dipendono dalla storia tensionale del terreno.

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 37


LO STATO DI TENSIONE LITOSTATICA (I CEDIMENTI)

7.3 IL COEFFICIENTE DI SPINTA K

Il coefficiente di spinta K è dato dalla formula:


σ
K = h
σV
σ h0
Per le condizioni iniziali, quindi a riposo, abbiamo K 0 = . Anche K0
σV 0
dipende dalla storia tensionale e abbiamo:
1. per i terreni NC ho che K 0 < 1 e quindi σV 0 > σ h0 , come
poi si può vedere dal grafico a lato; più precisamente
per i terreni NC ho che:
K 0 = 1 − sin ø , il quale che si aggira su K 0 = 0,4 ÷ 0,6
2. per i terreni OC ho invece che K0 > 1 e quindi σ h0 > σV 0 ; più
precisamente per i terreni NC ho che:
K 0 = (1 − sin ø ) ⋅ OCR α
con α = 0,5 , cioè K0 aumenta l'aumentare di OCR;
3. se K0 = 1 allora σ h0 = σV 0 , quindi abbiamo le
condizioni idrostatiche, cioè l'acqua non presenta movimenti; il
punto evidenziato nel grafico con il simbolo , indica
che qui ci troviamo in condizioni di idrostaticità,
cioè le tensioni verticali σV e le tensioni orizzontali
σh si equilibrano.

Vediamo ora dal grafico (σ’h0,σ’V0) come, quando scarico il terreno, le σh


diminuiscano di meno rispetto alle σV. Scaricando infatti da C a D,
σ
abbiamo che le σh calano meno delle σV, quindi K 0 = h0 aumenta e può
σV 0
diventare anche maggiore di 1.
Concludendo, i cedimenti di un terreno dipendono:
1. dalla storia tensionale;
2. dal tipo di carico a cui è sottoposto;
3. dalla pendenza delle rette AF, DC e GF che dipendono dal tipo di
terreno e che si chiamano parametri di compressibilità; per
individuare OCR e i parametri di compressibilità mi servo della prova
edometrica.

7.4 LA PROVA EDOMETRICA (LA DEFORMAZIONE Δε)

La prova edometrica è una prova di


compressione verticale con espansione
laterale impedita, la quale fornisce
informazioni sulla storia tensionale del
terreno; praticamente misuriamo le
variazioni ΔH ≡ ΔV del terreno. La prova
consiste nell'applicare un carico

38 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


LO STATO DI TENSIONE LITOSTATICA (I CEDIMENTI)

verticale su di un campione cilindrico di terra satura di


acqua, e la stessa acqua può drenare liberamente
attraverso entrambe le estremità e attraverso delle pietre
porose. Il provino deve avere le seguenti caratteristiche:
1. un diametro ø = 6 ÷ 7 cm ;
2. un’altezza h = 2 cm ;
ø
3. un rapporto > 2,5 (questo per limitare l'influenza dell'attrito
h
lungo le pareti verticali).
L'unica deformazione possibile è un abbassamento, perché le espansioni
laterali sono impedite, quindi ΔH ≡ ΔV ; la deformazione Δε è data dalla
formula:
ΔH ΔV
Δε = =
H0 V0
L'apparecchiatura è immersa in acqua, quindi l'acqua entra ed esce dal
campione in base alle pressioni tra l'acqua esterna e l’acqua nel
provino; praticamente, in un materiale saturo, ho le variazioni di volume
∆V solamente se ho una variazione del contenuto di acqua, e quindi se
l'acqua esce oppure entra. L'acqua si muove dal punto che ha una
pressione maggiore al punto che ha pressione minore, quindi se entra
l’acqua nel provino vuol dire che la pressione dell'acqua esterna è
maggiore e quella del provino è minore; viceversa, se esce l’acqua dal
provino vuol dire che la pressione dell'acqua del provino è maggiore e la
pressione dell’acqua esterna è minore.
Quello che ci interessa misurare in questa prova sono:
1. ∆H, cioè la variazione di altezza, quindi gli abbassamenti del
provino in certi intervalli di tempo e applicando al terreno un certo
incremento di carico;
2. t, cioè il tempo in cui si verificano i cedimenti;
3. P, cioè gli incrementi di carico che applico sul terreno in certi
intervalli di tempo t.
Dopo aver stabilito l’incremento di carico P, si può determinare ΔσV:
P
Δσ V =
A
dove A è l’area del provino. La prova è conclusa dopo 24 h, cioè
l’intervallo di tempo sufficiente per incrementare P del doppio del
valore precedente.
La prova edometrica si fa per le terre a grana fine perché sono più
compressibili.
Con la prova edometrica dobbiamo valutare due aspetti:
1. quanto cede il provino, ossia quanto vale ΔH ≡ ΔV , e questo dipende
dai parametri di compressibilità (cioè dalla pendenza delle rette AF,
DC e GF);
2. in quanto tempo t cede il provino, e questo dipende dai parametri di
consolidazione.

IL CALCOLO DELLA DEFORMAZIONE ∆ε


7.5
IN FUNZIONE DELL'INDICE DEI VUOTI e

L’indice dei vuoti e, come già accennato all’inizio, si può calcolare


VV
con la formula e = , dove poi si può sviluppare sapendo che
VS
V = VV + VS , e quindi VV = V − VS . Ora facciamo riferimento alla figura
della pagina seguente.

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 39


LO STATO DI TENSIONE LITOSTATICA (I CEDIMENTI)

LA FASE INIZIALE 0

Nella fase iniziale 0 ho che


V
e0 = V 0 , da cui mi posso ricavare
VS
VV 0 = VS ⋅ e0 ; il volume totale nella
fase iniziale 0 è dato da:
V0 = VV 0 + VS
e andando a sostituire VV 0 = VS ⋅ e0 ottengo:
V0 = VS ⋅ e0 + VS
e raccogliendo VS:
⎛ VS ⋅ e0 VS ⎞
V0 = VS ⎜ + ⎟ V0 = VS (e0 + 1)
⎜ VS VS ⎟⎠

LA FASE 1 DOPO LA COMPRESSIONE

VV 1
Nella fase 1 invece ho che e1 =, da cui mi posso ricavare
VS
VV 1 = VS ⋅ e1 ; dalla figura si può notare che cambia il volume dei vuoti
VV, quindi VV 1 ≠ VV 0 e cambia il volume dei vuoti perché, nella fase 1
dopo la compressione, VV1 viene compresso; invece VS1 = VS0 = VS , quindi il
volume della parte solida VS invece rimane uguale. Il volume totale
nella fase 1 dopo la compressione vale:
V1 = VV 1 + VS
e andando a sostituire VV 1 = VS ⋅ e1 ottengo:
V1 = VS ⋅ e1 + VS
e raccogliendo VS:
⎛ VS ⋅ e1 VS ⎞
V1 = VS ⎜ + ⎟ V1 = VS (e1 + 1)
⎜ VS VS ⎟⎠

Quindi in conclusione ΔV si calcola con la formula:
ΔV = V0 − V1
e se la deformazione Δε è data dalla formula:
ΔV ΔH
Δε = =
V0 H0
allora si può andare a sostituire:
ΔV V0 − V1
Δε = =
V0 V0
Ricordando che V0 = VS (e0 + 1) e V1 = VS (e1 + 1) posso ottenere:
VS (e0 + 1) − VS (e1 + 1) e0 − e1
Δε = Δε =
VS (e0 + 1) e0 + 1
e0 + 1 − e1 − 1 Δe
Δε = Δε =
e0 + 1 e0 + 1
Quindi si può scrivere la relazione tra i cedimenti Δε e l'indice dei
vuoti e:
Δe
Δε =
e0 + 1

40 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


LO STATO DI TENSIONE LITOSTATICA (I CEDIMENTI)

Nella prova edometrica si misura


ΔH = ΔV , e questa variazione di
altezza la posso anche rappresentare
usando il termine ∆ε oppure il
termine ∆e. Quindi nel grafico posso
mettere come ordinata ∆e oppure ∆ε,
in quanto si possono ricavare l’uno
dall’altro. Partendo infatti dalla
formula:
Δe
Δε =
e0 + 1
si può arrivare a determinare Δe con il seguente procedimento:
Δe
(e0 + 1) Δε = ⋅ e0 + 1 Δe = Δε ( e0 + 1)
e0 + 1
Analizziamo un aspetto importante delle deformazioni, e quindi suppongo
di realizzare una prova edometrica (ricordiamo che la prova edometrica è
una prova di compressione verticale con espansione laterale impedita, la
quale fornisce informazioni sulla storia tensionale del terreno;
praticamente misuriamo le variazioni di volume del terreno) e di
riportare i risultati ottenuti nel grafico (∆ε,σ’V) visualizzato sopra.
Vediamo che quando vado a scaricare il terreno, cioè ad abbassare il
valore delle tensioni efficaci verticali σ’V, non torno più ad avere i
valori iniziali; ho un recupero di altezza del terreno, ma con un 10% di
difetto.

7.6 I COEFFICIENTI RICAVATI CON LA DEFORMAZIONE Δε E IL VALORE DI Δσ’V

Con il valore della deformazione Δε e il valore di Δσ’V, è possibile


calcolare il coefficiente di compressibilità di volume mV dato dalla
formula:
Δε
mV =
Δσ'V
mV lo si può anche ricavare graficamente, basta ricordare la formula di
cateto opposto
trigonometria tan α = .
cateto adiacente
Un altro parametro che può essere ricavato con Δε e Δσ’V, è l’inverso del
coefficiente di compressibilità di volume mV, e cioè il modulo edometrico
M dato dalla formula:
1 Δσ'V
M = =
mV Δε
Se conosco e0, posso allora rappresentare i
dati considerando un grafico (e,σ’V), il
quale ha lo stesso andamento del grafico
precedente (∆ε,σ’V); quindi mV, espresso in
termini di e, mi diventa l’indice di
compressibilità ∂V dato dalla formula:
Δe
∂V =
Δσ'V
Inoltre dalla formula del coefficiente di compressibilità di volume
Δε Δe
mV = , se so che la deformazione vale Δε = , allora posso
Δσ'V e0 + 1
ottenere:

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 41


LO STATO DI TENSIONE LITOSTATICA (I CEDIMENTI)

1 Δe
mV = ⋅
Δσ'V e0 + 1

Δe
Se infine vado a sostituire ∂V = nella formula precedente
Δσ'V
1 Δe
mV = ⋅ , allora ottengo:
Δσ'V e0 + 1
∂V
mV =
e0 + 1

IL CALCOLO DELLA PRESSIONE DI CONSOLIDAZIONE σ’P CON IL METODO


7.7
GRAFICO DI CASAGRANDE E I PARAMETRI DI COMPRESSIBILITÀ

Ora riporto i dati in un grafico (∆ε,logσ’V), dove


Δe
ricordiamo che Δε = . In questo grafico, al
e0 + 1
contrario dei precedenti, ho un cambio di
pendenza, e nel punto c’è la pressione di
preconsolidazione σ’P, la quale però non è facile da determinare. Quindi
per determinare σ’P uso la
costruzione grafica di
Casagrande:
1. disegno prima la curva (di
colore nero);
2. determino il punto di
massima curvatura, il
quale coincide con quel
punto dove posso tracciare
il cerchio tangente alla curva con raggio minimo (il punto è indicato
dal simbolo );
3. traccio poi la tangente per quel punto (di colore blu);
4. traccio l'orizzontale (di colore grigio);
5. traccio la bisettrice (di colore rosso) dell'angolo compreso tra la
tangente e l'orizzontale;
6. prolungo verso l’alto la linea di compressione vergine;
7. il punto , cioè l’intersezione tra il prolungamento della linea di
compressione vergine e la bisettrice, mi dà la pressione di
preconsolidazione σ’P, cioè la massima tensione verticale alla quale
il terreno è stato sottoposto.
Indicativamente σ’P ha un valore che si
aggira dal valore minimo E rappresentato
nel grafico, dato dall’intersezione tra
l'orizzontale di valore e0 e il
prolungamento della linea di
compressione vergine, e il valore
massimo B (non indicato sul grafico),
cioè dove la linea di compressione
vergine inizia curvare (quindi più a
sinistra rispetto al punto E).
Riportando i miei dati sempre in un grafico (∆ε,logσ’V) posso ottenere il
nuovo grafico qui a lato. I due tratti RR e SR dovrebbero avere la stessa
pendenza e le pendenze dei tratti rappresentano i parametri di
compressibilità; quindi RR, CR, e SR sono i parametri di compressibilità
che, osservando il grafico, sono dati dalle seguenti formule:

42 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


LO STATO DI TENSIONE LITOSTATICA (I CEDIMENTI)

ΔεV ΔεV ΔεV


RR = CR = SR =
Δlogσ'V Δlogσ'V Δlogσ'V
(R = ricompressione) (C = compressione) (S = rigonfiamento)
Questi tre valori sono adimensionali. Nel tratto di rigonfiamento ho che
CR CR
SR ≅ ÷ , quindi SR ≅ 5% ÷ 10% di CR;
10 5
praticamente lungo il tratto di rigonfiamento SR, il
quale è scarico, il recupero di quanto ha ceduto il
1
terreno può essere di circa, cioè di circa il 10%.
10
Se metto nel grafico e al posto di Δε ottengo degli altri indici:
Δe Δe Δe
Cr = − Cc = − Cs = −
Δlogσ'V Δlogσ'V Δlogσ'V
Indice di ricompressione Indice di compressione Indice di rigonfiamento
(tratto AB) (tratto BC) (tratto CD)
Si usa il segno meno perché le rette si trovano nella parte negativa di
e.
Si possono poi ricavare i parametri di compressibilità:
ΔεV ΔεV ΔεV
RR = CR = SR =
Δlogσ'V Δlogσ'V Δlogσ'V
con gli indici Cr, Cc e Cs. Ricaviamo ad esempio il parametro CR con
l’indice Cc, quindi prendiamo in esame solo la formula:
ΔεV
CR =
Δlogσ'V
Δe
Se la deformazione vale Δε = , posso andare allora a sostituire:
e0 + 1
1 Δe
CR = ⋅
Δlogσ'V e0 + 1
Quindi adesso devo determinare il termine Δe, che comunque posso
Δe
ricavare dalla formula dell’indice Cc = :
Δlogσ'V
Δe = Cc ⋅ Δlogσ'V
Adesso posso andare a sostituire Δe = Cc ⋅ Δlogσ'V nella formula del
parametro di compressibilità CR, ottenendo infine:
1 Cc ⋅ Δlogσ'V Cc
CR = ⋅ CR =
Δlogσ'V e0 + 1 e0 + 1
E riportando tutti e tre i parametri di compressibilità, calcolati in
funzione dei loro relativi indici, ricavo le seguenti formule:
Cr Cc Cs
RR = CR = SR =
1 + e0 1 + e0 1 + e0
1. RR e Cr risultano in genere superiori ai valori in sito;
2. CR e Cc sono i valori per le argille a bassa sensività;
3. SR e Cs aumentano all'aumentare dell'entità dello scarico.

7.8 IL CALCOLO DEL CEDIMENTO ΔH

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 43


LO STATO DI TENSIONE LITOSTATICA (I CEDIMENTI)

7.8.1 IL CALCOLO DEL CEDIMENTO ΔH IN UN TERRENO NC

Vediamo ora come usare i parametri di


compressibilità e i loro relativi
indici. Ricordiamo che σ'P è la
pressione di preconsolidazione e la
troviamo con la costruzione grafica
di Casagrande; se, come poi spiegato
precedentemente, σ'P = σ'V 0 , allora il
rapporto di sovraconsolidazione vale
σ'P
OCR = = 1 , quindi ho un terreno
σ'V 0
normalconsolidato. Per questo
terreno, lo stato tensionale coincide
con la massima tensione a cui è stato
sottoposto.
Adesso vogliamo calcolare il cedimento ΔH, cioè di quanto si abbassa il
terreno a causa del sovraccarico; praticamente vogliamo vedere ciò che
cambia su un provino di altezza iniziale H0, e cioè cosa cambia quando
si ha il cedimento del terreno (cioè quando si ha una variazione
d'altezza). Considero quindi un incremento ∆P applicato a σ’V, così nel
grafico mi troverò sul tratto di compressione vergine, e avremo il
ΔεV
parametro di compressibilità CR = e il suo relativo indice
Δlogσ'V
Δe
Cc = (Cc però non lo uso nella formula per calcolare ΔH). Quindi
Δlogσ'V
mi posso ricavare:
ΔεV = CR ⋅ Δlogσ'V Δe = Cc ⋅ Δlogσ'V
ΔH
Se so che la deformazione è data da ΔεV = ottengo:
H0
ΔH
H0 ⋅ = (CR ⋅ Δlogσ'V ) H0 ΔH = H0 ⋅ CR ⋅ Δlogσ'V
H0
σ'V 0 + ΔP
ΔH = H0 ⋅ CR ⎡⎣log (σ'V 0 + ΔP ) − log σ'V 0 ⎤⎦ ΔH = H0 ⋅ CR ⋅ log
σ'V 0
σ'P
Nel caso di OCR = = 1 quindi, si usa il parametro di compressibilità
σ'V 0
ΔεV Δe
CR = e il suo relativo indice Cc = perché siamo in
Δlogσ'V Δlogσ'V
presenza di un terreno NC, il quale è rappresentato dalla linea di
compressione vergine (cioè la linea che non è mai stata sottoposta a
ricompressione).

7.8.2 IL CALCOLO DEL CEDIMENTO ΔH IN UN TERRENO OC

44 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


LO STATO DI TENSIONE LITOSTATICA (I CEDIMENTI)

Se adesso invece abbiamo che σ'P > σ'Vo ,


allora il rapporto di sovraconsolidazione
σ'P
vale OCR = > 1 (come poi si può vedere
σ'V 0
dal grafico), e quindi in questo caso avrei
un terreno OC, cioè un terreno in cui è
avvenuta una ricompressione. Ora applico un
carico σ’V0 e mi sposto di ∆P verso destra e
mi trovo così sulla retta di ricompressione;
quindi adesso ∆H cambia proporzionalmente a
RR e non a CR come nel caso precedente.
In questo caso allora avremo il parametro di compressibilità
ΔεV
RR = . Quindi mi posso ricavare:
Δlogσ'V
ΔεV = RR ⋅ Δlogσ'V
ΔH
Se so che la deformazione è data da ΔεV = ottengo:
H0
ΔH
H0 ⋅ = ( RR ⋅ Δlogσ'V ) H0 ΔH = H0 ⋅ RR ⋅ Δlogσ'V
H0
Praticamente ho caricato il terreno con dei carichi che aveva già subito
nella sua storia tensionale, quindi sue le deformazioni saranno minori a
quelle già subite.

7.8.3 IL CALCOLO DEL CEDIMENTO ΔH IN UN TERRENO NC/OC

Adesso invece incremento con un ∆P


maggiore fino a superare la pressione di
consolidazione σ’P, quindi il terreno
seguirà due rette di formazione A e B, e
la variazione di altezza (quindi il
cedimento) sarà composta da due tratti
A + B . Praticamente dalla linea di
ricompressione arrivo fino alla linea di
compressione vergine.
Quindi, nella formula per calcolare il cedimento ΔH in questo caso,
ΔεV
devo considerare sia il parametro di compressibilità RR = che il
Δlogσ'V
ΔεV
parametro di compressibilità CR = . Quindi mi posso ricavare:
Δlogσ'V
ΔεV = RR ⋅ Δlogσ'V ΔεV = CR ⋅ Δlogσ'V
da cui posso ottenere la deformazione Δε totale per i due tratti:
ΔεV = RR ⋅ Δlogσ'V + CR ⋅ Δlogσ'V
dove, dal grafico, si può calcolare che:
σ'P σ' + ΔP
Δlogσ'V = log σ'P − log σ'V 0 = log Δlogσ'V = log (σ'V 0 + ΔP ) − log σ'P = log V 0
σ'V 0 σ'P

ΔH
Se so che la deformazione è data da ΔεV = ottengo:
H0

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 45


LO STATO DI TENSIONE LITOSTATICA (I CEDIMENTI)

ΔH
H0 ⋅ = ( RR ⋅ Δlogσ'V + CR ⋅ Δlogσ'V ) H0 ΔH = H0 ⋅ RR ⋅ Δlogσ'V + H 0 ⋅ CR ⋅ Δlogσ'V
H0
Se infine sostituisco i valori logaritmici precedentemente trovati e
raccolgo H0 ottengo:
⎛ σ'P σ' + ΔP ⎞
ΔH = H0 ⎜ RR ⋅ log + CR ⋅ log V 0 ⎟
⎝ σ'V 0 σ'P ⎠
È quindi importante valutare la pressione di preconsolidazione σ’P e il
rapporto di sovraconsolidazione OCR per capire quanto deve essere ∆P per
arrivare alla compressione, cioè per arrivare graficamente alla linea di
compressione vergine.

LA CONSOLIDAZIONE E I PARAMETRI DI CONSOLIDAZIONE


7.9
(IL CALCOLO DEI CEDIMENTI IN FUNZIONE DEL TEMPO)

La consolidazione è il processo di evoluzione


dei cedimenti nel tempo (cioè come cambiano i
cedimenti nel tempo), in seguito alla
fuoriuscita dell'acqua interstiziale; è un
processo lungo e dipende dalla permeabilità
del terreno, cioè più il terreno è permeabile e più la consolidazione è
veloce, quindi dobbiamo determinare i
parametri di consolidazione che ci dicono
in quanto tempo si sviluppano i cedimenti.
Analizziamo ora i cedimenti in funzione del
tempo. Posso costruire un grafico per ogni
carico che applico al provino; se metto
come ascissa logt ottengo la seguente curva
rappresentata nel grafico a lato.
Consideriamo il carico applicato σV
costante. Per vedere come si comportano le
tensioni efficaci verticali σ’V dobbiamo
studiare prima il comportamento delle tensioni neutrali u dell’acqua e
ricordarsi la formula delle tensioni totali:
σV = σ'V + u
cioè il metodo delle tensioni efficaci. Per studiare le tensioni neutrali
u applico al provino tre tubi piezometrici, come si può vedere dalla
figura:

A t = 0 immagino che l'acqua non possa uscire, in questo tutto il carico


che applico va ad agire sull'acqua. Appena applico una variazione di
carico ∆σV, l'acqua risale nei tubi piezometrici e ∆u risulterà uguale a
∆σV. L'altezza dell'acqua nel piezometro è risalita di:
Δu
Δh =
γW
Adesso apro i rubinetti dei tubi piezometrici, permettendo così all'acqua
di uscire, quindi avrò un calo della tensione neutrale u dell’acqua nel
contenitore del provino. Si può notare che, dalla figura di destra della

46 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


LO STATO DI TENSIONE LITOSTATICA (I CEDIMENTI)

pagina precedente, questo calo sarà più veloce ai margini del provino,
vicino alle pietre porose, e meno veloce al centro del provino; quindi
praticamente al centro del provino la pressione dell’acqua in uscita sarà
maggiore rispetto alla pressione dell’acqua in uscita ai margini del
provino e vicino alle pietre porose. Collegando i livelli dei piezometri,
troveremo un andamento curvo. A mano a mano che l'acqua esce, la curva si
spiana e quindi diventa una retta orizzontale, quindi il moto di
filtrazione è finito e sono finiti anche i cedimenti. Consideriamo adesso
t100, cioè il tempo in cui è avvenuta il 100% della consolidazione; a
questo punto le tensioni efficaci σ’V cominciano ad essere costanti. Il
punto sul grafico che rappresenta t100 (indicato poi nel grafico
precedente con il simbolo ) si trova con l’intersezione del
prolungamento del tratto rettilineo finale e della tangente al punto di
flesso (indicato dal simbolo ). Da t100 hanno inizio i cedimenti
secondari, e cioè il coefficiente di consolidazione secondaria Cαε dato
dalla formula:
Δε
Cαε =
Δlogt
Il coefficiente di consolidazione secondaria Cαε ci indica la pendenza
del tratto rettilineo, esprimendolo come rapporto tra la variazione di
altezza sulla variazione di tempo. Cαε può anche essere espresso in
funzione dell’indice dei vuoti e con la seguente formula:
Δe
Cαe =
Δlogt
ΔH
Allora, ricordando che Δε = , Cαε sarà:
H0
ΔH 1
Cαε = ⋅
H0 Δlogt
da cui posso determinare il cedimento ΔH in funzione del tempo:
ΔH = C αε ⋅ Δlogt ⋅ H0
Determino poi Δlogt:
t
Δlogt = logt − log t100 = log
t100
e infine ottengo:
t
ΔH = Cαε ⋅ log ⋅ H0
t100
Questa formula rappresenta i cedimenti in un certo istante t.

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 47


ALLEGATO 1 – COMPLETA IL 7.8

∆H non è l'unica componente di cedimento. Bisogna considerare infatti


anche la formula:
S = Si + Sc + Ss
dove:
1. Si è il cedimento immediato;
2. Sc è il cedimento per consolidazione primaria;
3. Ss è il cedimento per consolidazione secondaria.
Si è il cedimento immediato valutato considerando un comportamento
elastico del terreno ancora prima che cominci il drenaggio dell'acqua,
quindi quando il terreno contiene ancora l’acqua, e si calcola con la
formula:

Si =
( )
q ⋅ B 1 − ν2
⋅ IW
Eu
dove:
1. Eu è il parametro elastico che devo attribuire al terreno;
2. IW è il coefficiente di influenza che dipende:
1. dalla forza zona caricata;
2. da D;
3. dallo spessore dello strato deformabile.
Sc invece corrisponde a
∆H, e cioè al cedimento
di consolidazione che
avviene dopo aver
applicato il carico.
Ss, infine, è dovuto ai
cedimenti che proseguono
nel tempo sotto carico costante; sono delle deformazioni a tensioni
efficaci σ’ costanti e sono più marcate per le argille che per le sabbie.

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


ALLEGATO 2 – COMPLETA IL 7.9

I cedimenti che si hanno in un certo istante t, sono i cedimenti Ss della


formula vista precedentemente, e cioè:
S = Si + Sc + Ss
Quindi:
t
Ss = ΔH = Cαε ⋅ log ⋅ H0
t100
Il processo di consolidazione è stato studiato da Terzaghi nella prova
edometrica, e si è arrivati all'equazione differenziale di secondo grado
con variabile u in funzione del tempo t e dell’altezza z del provino:
∂u2 ∂u
CV = =
∂z 2
∂t
Questa è l’equazione della consolidazione monodimensionale, vale per
tutti i tipi di terreni e mi permette di ricavare la tensione neutrale u
dell’acqua in ogni punto e in ogni istante.
K
CV =
γW ⋅ mV
Questo invece è il coefficiente di consolidazione primaria, ed esprime la
velocità con cui avviene il processo di consolidamento: maggiore è CV e
più veloce sarà processo di consolidazione.
mV è il coefficiente di compressibilità del terreno, detta anche
compressibilità volumetrica, mentre K è il coefficiente di permeabilità.
Posso poi definire:
z C ⋅t
Z = e TV = 2V
H ⋅ dr H ⋅ dr
dove:
1. z è la quota generica;
2. t è il fattore di tempo;
3. TV è il fattore di tempo (adimensionale);
4. H 2 ⋅ dr è il massimo percorso di filtrazione dell’acqua.
Se sostituisco questi valori nell’equazione di Terzaghi, ottengo il grado
di consolidazione medio Um (adimensionale) in funzione del fattore di
tempo TV, e quindi:
St
Um =
Stot
dove:
1. St è il cedimento all’instante generico t;
2. Stot è il cedimento alla fine del processo di consolidazione.
Al tempo t = 0 ho che U m = 0 perché infatti non ho ancora avuto dei
cedimenti; poi, durante il processo, si arriva a U m = 100 .

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


LA RESISTENZA AL TAGLIO DELLE TERRE (COULOMB – TERZAGHI)

LA RESISTENZA AL TAGLIO DELLE TERRE


8
(IL PRINCIPIO DI COULOMB – TERZAGHI)

La resistenza al taglio dipenderà dai contatti tra le particelle e dalla


loro coesione, quindi la resistenza al taglio è dovuta principalmente
alle interazioni tra i granuli, e quindi bisogna far riferimento alle
tensioni efficaci σ’. Il terreno resiste alle
sollecitazioni taglianti in virtù dell’attrito che si
sviluppa sui contatti tra le particelle. Richiamiamo le
leggi fondamentali dell’attrito; ad esempio ricordiamo
che la resistenza al taglio T è proporzionale alla forza normale N tra i
corpi, e cioè:
T = μ ⋅ N
Più la forza normale N è grande e maggiore dovrà essere la resistenza al
taglio T per spostare l’oggetto. μ è il coefficiente di attrito, il quale
dipende dalle proprietà delle superfici, quindi più è ruvida la
superficie e più il coefficiente di attrito μ è grande.
Ricordiamo un’altra legge fondamentale dell’attrito, e cioè che la
resistenza al taglio tra due corpi è indipendente dalle loro dimensioni.
Tornando allo studio del taglio, la
resistenza al taglio sui contatti tra le
particelle sarà proporzionale alla forza che
le spinge l’una contro l’altra, cioè sarà
proporzionale alla tensione σ. Se la
tensione σ aumenta, allora aumenterà anche
τmax, come poi si può vedere dal grafico e
come rappresenta la seguente formula:
τ = σ ⋅ tan ø
Questa formula è l’equazione della retta. ϕ è l’angolo di inclinazione
della retta e la tanϕ è il coefficiente angolare. ϕ è il parametro che
esprime le caratteristiche dell’attrito tra le particelle, e non dipende
solo dall’attrito del materiale, ma anche dalla struttura del terreno,
cioè se il terreno è addensato oppure sciolto.
La retta passa poi per l’origine, quindi se non ho le tensioni σ allora
non ho nemmeno la resistenza al taglio τ.
Coulomb però ha stabilito che la resistenza al taglio τ poteva essere
data dalla somma di due termini:
τ = c '+ σ ⋅ tan ø
dove c’ è la coesione. Quindi in questo caso la
retta non passa più per l’origine, ma ha un valore
c’, per cui abbiamo che alcuni terreni oppongono
resistenza al taglio anche quando la tensione è
σ = 0 , quindi la resistenza al taglio τ non dipende
solo dall’attrito, ma anche da c’.
Il principio di Terzaghi però, e cioè il metodo delle tensioni efficaci,
ci dice che il comportamento del terreno dipende non dalle tensioni
totali σ, ma dipende dalle tensioni efficaci σ’; quindi la legge di
Coulomb va bene, ma bisogna considerare le tensioni efficaci σ’, e la
formula diventa:
data dalla somma di due termini:
τ = c '+ σ '⋅ tan ø '
Questa formula è la legge di resistenza al taglio delle terre, e vale per
una vasta quantità di terreni diversi (dalle argille alle sabbie).
1. C’ è la coesione;
2. ϕ' è l’angolo di resistenza al taglio, e comunque il coefficiente
attrito.

48 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


LA RESISTENZA AL TAGLIO DELLE TERRE (COULOMB – TERZAGHI)

C’ e ϕ’ cambiano a seconda dei tipi di terreno; hanno l’apice “’” per


ricordarci che nella formula compaiono le tensioni efficaci σ’, e
maggiore è ϕ’ e maggiore sarà la resistenza del materiale.
Andiamo adesso ad associare il principio
di Coulomb – Terzaghi ai cerchi di Mohr
rappresentati nel grafico a lato. In A
sono in uno stato tensionale che uguaglia
τmax (questo infatti perché sono sulla
linea di rottura), quindi si ha la rottura
a taglio del terreno; in B invece sono in
condizioni di equilibrio stabile. Il
cerchio tangente alla retta è il cerchio
limite consentito; le sue dimensioni crescono al crescere delle tensioni
σ: se le tensioni verticali σV aumentano,
allora aumentano anche le tensioni
orizzontali σh (ricordiamo che bisogna
stabilire chi è più grande tra le due
tensioni σV e σh, per poi legarle alle
tensioni del grafico σ1 e σ3), e di
conseguenza aumentano anche le dimensioni dei
cerchi di Mohr come si può vedere dal grafico a lato. In questo caso ho
che σV > σ h e quindi ho σV = σ1 (cioè σV è uguale alla tensione maggiore)
e σ h = σ3 (cioè σh è uguale alla tensioni minore). Quindi se c’è
differenza tra le due tensioni principali σ1 e σ3, allora si verificano
anche delle tensioni taglianti τ non nulle; se le due tensioni principali
σ1 e σ3 fossero state uguali, allora non sarebbe stato possibile
disegnare il cerchio di Mohr, dato che σ1 e σ2 si sarebbero trovate tutte
e due nello stesso punto sull’ascissa delle tensioni σ.
Se per caso ho che τ = τmax , allora questa uguaglianza mi rappresenta il
limite di resistenza del materiale, quindi il materiale si romperà ogni
volta che il cerchio sarà tangente alla retta τmax, e quindi quando ho:
σ − σ3
τmax = 1
2
Ricapitolando, per trovare la resistenza al taglio τ mi servono i due
parametri di resistenza del terreno ϕ’ e C’, che valuto con delle prove
di laboratorio. Per valutare questi due
parametri però, la prova edometrica non va
bene, perché avendo l’espansione laterale
impedita non arrivo mai alla rottura: aumentano
infatti sia le tensioni σ1 che le tensioni σ3,
quindi i cerchi si spostano verso destra e le τ
non sono mai sufficienti per arrivare a rottura. Quindi, per poter
rompere il provino, devo aumentare una sola tensione
principale (in questo caso la tensione massima σ1)
tenendo l’altra tensione
costante (in questo caso la
tensione minima σ3).
Osservando il grafico, si può notare che il
terreno si romperà solamente dove il cerchio è
tangente alla retta, e non dove ho τmax; quindi
praticamente si avrà la rottura prima che si
arrivi al valore di τmax.

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 49


LA RESISTENZA AL TAGLIO DELLE TERRE (COULOMB – TERZAGHI)

8.1 LA PROVA DI TAGLIO DIRETTO

La prova di taglio diretto consente di


determinare i parametri di resistenza al
taglio C’ e ϕ’ (per poi così determinare
la resistenza al taglio τ) in condizioni
drenate, cioè in condizioni in cui l’acqua
possa uscire. Vogliamo avere le condizioni drenate perché così posso
determinare le tensioni efficaci σ’, essendo le tensioni che mi servono
ed essendo date dalla formula σ' = σ − u . La prova consiste nella misura
della resistenza al taglio lungo il piano orizzontale mediano, in
corrispondenza di una pressione verticale N applicata.
Il provino risulta contenuto tra due telai sovrapposti (scatola di
Casagrande), di cui uno è scorrevole rispetto all’altro e a questi due
telai si applica uno sforzo N e uno sforzo T.
La terra si rompe, per un valore di T, nel piano di separazione dei due
telai. Conoscendo gli sforzi N e T e la sezione A del provino, possiamo
determinare le due tensioni:
N T
σ = τ =
A A
Prima applico lo sforzo N e so che la tensione neutrale dell’acqua è
u = 0 perché il provino è drenato;
N
1. mantenendo costante la tensione σ = , applico una
A
tensione τ, la quale aumenterà con il passare del
tempo; misuro poi lo sforzo T con un anello
dinamometrico e infine determino così la tensione τ.
Il taglio deve essere applicato molto lentamente perché
non devono svilupparsi le tensioni neutrali Δu; praticamente, all’interno
del provino, devo dare il tempo alle tensioni neutrali dell’acqua Δu di
dissiparsi, cioè devo far si che Δu = 0 . Ciò significa fare una prova in
condizioni drenate, e questo è possibile grazie alle pietre porose che
permettono il movimento dell’acqua.
La velocità dell’applicazione dello sforzo di taglio dipende dalla
permeabilità del terreno e, per garantire il drenaggio, la velocità deve
essere bassa: per la sabbia la velocità è più alta, mentre per l’argilla
la velocità è più bassa.

Più aumentano gli spostamenti δ sull’ascissa e più crescono le tensioni τ


fino ad arrivare a τmax, dove poi si ha la rottura, rappresentata dal
simbolo sulle curve. Nel grafico (τ,σ’) riporto i valori delle
tensioni σ, ma dato che sono in condizioni drenate, allora devo riportare
N
il valore σ1 = 1 = σ ' . Non mi basta un solo punto per tracciare la
A

50 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


LA RESISTENZA AL TAGLIO DELLE TERRE (COULOMB – TERZAGHI)

retta, quindi applico uno sforzo N 2 > N 1 ,ottenendo quindi una seconda
curva nel grafico (τmax,δ) e un secondo punto per disegnare la retta delle
τ nel grafico (τ,σ’). La soluzione migliore è considerare tre provini.
La retta inclinata nel grafico (τ,σ’), mi consente di conoscere C’ e ϕ’,
cioè i due parametri che mi interessano per calcolare la resistenza a
taglio del terreno τ = c '+ σ '⋅ tan ø '.
La prova di taglio diretto però ha alcuni svantaggi:
1. l’apparecchiatura non consente di controllare bene le condizioni di
drenaggio dell’acqua;
2. è fondamentale che la fase di taglio sia condotta con velocità di
spostamento orizzontale sufficientemente lenta;
3. lo stato tensionale è noto nei suoi valori medi solo sul piano
orizzontale mediano;
4. non è possibile costruire il cerchio di Mohr.

8.2 LA PROVA TRIASSIALE Tx

La prova triassiale Tx è una prova di compressione cilindrica


ed è una prova principale, semplice per la determinazione dei
parametri di resistenza al taglio delle terre in condizioni
sia drenate che non drenate. Con l’apparecchiatura che ho a
disposizione impongo solo le tensioni normali σ1 e σ2 e non le
tensioni tangenziali τ, così posso tracciare il cerchio di
Mohr. I vantaggi di questa prova sono:
1. il controllo delle condizioni di drenaggio;
2. la possibilità di misurare le tensioni neutrali u dell’acqua (cioè le
pressioni interstiziali) all’interno del provino, e quindi stabilire
se:
1. Δu = 0, e in questo caso avrei la prova drenata e che σ = σ ';
2. Δu ≠ 0 , mentre in questo caso avrei la prova non drenata e che
σ ≠ σ ' (i rubinetti sono chiusi e quindi l’acqua non può né
entrare né uscire);
3. la possibilità di saturazione del provino, cioè se il provino non è
saturo allora lo posso saturare;
4. le condizioni di tensione e di deformazione note ed uniformi;
5. la possibilità di poter applicare un qualsiasi percorso di carico,
cioè posso variare σ1 e σ3 in modo indipendente: praticamente parto
dallo stato isotropo, e poi posso decidere di mantenere costante σ3 e
variare σ1.
Vediamo ora i cerchi di Mohr. Con la prova drenata ho che Δu = 0 e che
σ = σ ' , quindi σ '3 ≡ σ3 e σ '1 ≡ σ1 , come poi è possibile osservare nel
grafico di sinistra.

Con la prova non drenata ho che Δu ≠ 0 e che σ ≠ σ ', quindi σ '3 = σ3 − Δu


e σ '1 = σ1 − Δu , come poi è possibile osservare nel grafico di mezzo. La
tensione neutrale Δu può essere positiva o negativa a seconda che l’acqua
entri o esca, quindi le tensioni efficaci σ’ si possono spostare a destra
o a sinistra rispetto alle tensioni totali σ, come si può vedere nel
grafico di destra nella pagina precedente. Se ho che:

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 51


LA RESISTENZA AL TAGLIO DELLE TERRE (COULOMB – TERZAGHI)

1. Δu > 0 , allora l’acqua esce, quindi la tensione efficace è σ' = σ - Δu


e quindi σ’ cala;
2. Δu < 0 , allora l’acqua entra, quindi la tensione efficace è
σ' = σ + Δu e quindi σ’ aumenta.

52 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


GLI STATI DI EQUILIBRIO LIMITE PLASTICO (LA TENSIONE ATTOVA σha E PASSIVA σhp)

GLI STATI DI EQUILIBRIO LIMITE PLASTICO


9
(LA TENSIONE ATTIVA σha E LA TENSIONE PASSIVA σhp)

Gli stati di equilibrio limite plastico ci consentono


di introdurre l’argomento sulla spinta delle terre.
Prendiamo in considerazione un elemento a profondità h
come rappresentato nella figura. Ricordiamo che le
tensioni verticali σV0 possono essere calcolate con la
formula σV 0 = γ ⋅ h , dove γ è il peso specifico. Le
tensioni orizzontali σh0 invece non sono determinabili
staticamente, dipendono però dalla storia tensionale del terreno. Quindi
le tensioni orizzontali σh0 le ricavo a partire
dalle tensioni verticali σV0, e più precisamente
attraverso un coefficiente di spinta K0, il quale
dipende dalla storia tensionale, K0 è dato dalla
σ
formula già vista precedentemente K 0 = h , da cui
σV
si possono determinare le tensioni orizzontali:
σ h = K 0 ⋅ σV
Per le argille NC ricordiamo che ho K 0 = 1 − sin ø , mentre per le argille
OC ho K 0 = (1 − sin ø ) OCR α .
1. Se σ h0 < σV 0 allora K 0 < 1 , quindi σ h0 ≡ σ3 e σV 0 ≡ σ1 , per cui ho un
terreno NC;
2. se σ h0 > σV 0 allora K 0 > 1 , quindi σ h0 ≡ σ1 e σV 0 ≡ σ3 , per cui ho un
terreno OC.
Ora proviamo a tenere costante la tensione verticale σ’V0 e a cambiare la
tensione orizzontale σh, potendo così ottenere un valore limite minimo di
σh che chiameremo σh min, e un valore limite massimo di σh che chiameremo
σh max.
Analizziamo prima il fatto che σh possa diventare
σh mim. Questo fatto lo si può vedere dal grafico a
lato: se tengo σ’V0 costante e cambio il valore di
σh, allora σh mi si sposterà sempre più a sinistra
fino a stabilizzarsi in un valore in cui il cerchio
mi va a finire sulla tangente. Per cui si otterrà
il cerchio limite, oltre al quale ho la rottura del
terreno, e di questi cerchi limite ne esiste uno solo. Praticamente,
sempre in relazione al grafico, ho che σ'V 0 ≡ σ1 e
σ h0 ≡ σ3 , e quindi ho che σ h < σ'V 0 . Questo cerchio
rappresenta l’equilibrio limite inferiore, e σh si
dice tensione attiva σha. Quindi oltre al valore di
σh min il terreno si rompe, e il cerchio è tangente
all’inviluppo. Questo calo delle tensioni orizzontali
σh è dovuto al fatto che il terreno si può espandere
lateralmente quando teniamo costante la tensione
verticale σ’V0.
Analizziamo invece adesso il fatto che σh
possa diventare σh max. Avremo infatti un altro
cerchio limite per σ h > σ'V 0 e questo cerchio
l’ho ottenuto tenendo costante σ’V0 e
aumentando σh fino ad arrivare alla rottura.
Questo cerchio rappresenta l’equilibrio limite
superiore e σh si dice tensione passiva σhp. In
questo caso, invece che espandere lateralmente

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 53


GLI STATI DI EQUILIBRIO LIMITE PLASTICO (LA TENSIONE ATTIVA σha E PASSIVA σhp)

il terreno, lo schiaccio lateralmente, ottenendo così un aumento delle


tensioni orizzontali σh fino alla rottura.
Quindi, se supero la retta limite, il terreno si rompe e si muove lungo i
piani di scorrimento, quindi non possiamo né diminuire la tensione σh
oltre la tensione attiva σha, né aumentare il valore della tensione σh
oltre la tensione passiva σhp.

IL CALCOLO DELLA TENSIONE ATTIVA σha E DELLA TENSIONE PASSIVA σhp


9.1
(IL COEFFICIENTE DI SPINTA ATTIVA Ka E PASSIVA Kp)

Vediamo ora quanto valgono le due


tensioni σha e σhp. Prendiamo in
considerazione un cerchio di Mohr
tangente alla retta limite con
inclinazione ϕ, e passante per
l’origine, avente come tensione
minima σ3 e come tensione massima σ1.
Traccio il raggio del cerchio, il
quale deve essere perpendicolare
alla retta limite e che vale:
σ1 − σ 3 σ1 + σ 3
ma vale anche: ⋅ sin ø
2 2
Quindi posso uguagliare i due termini ottenendo:
σ1 − σ 3 σ + σ3
= 1 ⋅ sin ø σ1 − σ3 = σ1 ⋅ sin ø + σ3 ⋅ sin ø
2 2
σ1 − σ3 = (σ1 + σ3 ) sin ø σ1 − σ1 ⋅ sin ø = σ3 + σ3 ⋅ sin ø
Raccogliendo al primo membro σ1 e raccogliendo al secondo membro σ3 ho:
σ1 (1 − sin ø ) = σ3 (1 + sin ø )
Quindi:
σ1 1 + sin ø
=
σ3 1 − sin ø
Questo è il rapporto tra le due tensioni. Applico ora, all’espressione
precedente, le formule di bisezione e abbiamo che:
1 + sin ø σ ⎛ ø '⎞ 1 − sin ø σ ⎛ ø '⎞
= 1 = tan2 ⎜ 45 + ⎟ e = 3 = tan2 ⎜ 45 − ⎟
1 − sin ø σ3 ⎝ 2 ⎠ 1 + sin ø σ 1 ⎝ 2 ⎠
Ricordiamo che, osservando anche il
grafico a lato, nel caso dello stato
σ3 σ
limite attivo ho che = ha ,
σ1 σ'V 0
quindi andando a sostituire nella
formula:
σ3 ⎛ ø '⎞
= tan2 ⎜ 45 − ⎟
σ1 ⎝ 2 ⎠
Ottengo che:
σ ha ⎛ ø '⎞ ⎛ ø '⎞
= tan2 ⎜ 45 − ⎟ σ ha = σ 'V 0 ⋅ tan2 ⎜ 45 − ⎟
σ 'V 0 ⎝ 2 ⎠ ⎝ 2 ⎠
⎛ ø '⎞ σ3 σ ha
Se tan2 ⎜ 45 − ⎟ = = , e se il coefficiente di spinta attiva Ka è
⎝ 2 ⎠ σ1 σ'V 0
σ ha
dato dalla formula Ka = , allora posso concludere ottenendo la
σ'V 0
tensione attiva σha:
σ ha = σ 'V 0 ⋅ K a

54 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


GLI STATI DI EQUILIBRIO LIMITE PLASTICO (LA TENSIONE ATTOVA σha E PASSIVA σhp)

Questa è la teoria di Rankine.


Nel caso invece dello stato limite
σ1 σ
attivo ho che = hp , quindi
σ3 σ'V 0
andando a sostituire nella formula:
σ1 ⎛ ø '⎞
= tan2 ⎜ 45 + ⎟
σ3 ⎝ 2 ⎠
Ottengo che:
σ hp ⎛ ø '⎞ ⎛ ø '⎞
= tan2 ⎜ 45 + ⎟ σ hp = σ 'V 0 ⋅ tan2 ⎜ 45 + ⎟
σ 'V 0 ⎝ 2 ⎠ ⎝ 2 ⎠
⎛ ø '⎞ σ1 σ hp
Se tan2 ⎜ 45 + ⎟ = = , e se il coefficiente di spinta passiva Kp è
⎝ 2 ⎠ σ3 σ'V 0
σ hp
dato dalla formula Kp = , allora posso concludere ottenendo la
σ'V 0
tensione passiva σhp:
σ hp = σ 'V 0 ⋅ K p
1 1
Si può dedurre poi che Ka = e Kp = , quindi K a ⋅ K p = 1 :
Kp Ka
praticamente sono uno il reciproco dell’altro. Si può inoltre notare che
σ σ
K a < 1 perché in K a = ha si ha σ ha < σ 'V 0 , e K p > 1 perché in K p = hp
σ'V 0 σ'V 0
si ha σ hp > σ 'V 0 (queste due relazioni valgono sempre).

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 55


ESERCIZI PROVE E CEDIMENTI

PROVA EDOMETRICA E CALCOLO DEI CEDIMENTI ΔH

La prova edometrica è una prova di compressione verticale con espansione


laterale impedita, la quale fornisce informazioni sulla storia
tensionale del terreno; praticamente misuriamo le variazioni ΔH ≡ ΔV del
terreno. Per valutare questo prova è importante ricordare la formula per
trovare la deformazione Δε:
ΔH Δe
Δε = =
H0 1 + e0
Ho un campione di argilla saturo (quindi so già che il grado di
saturazione S è S = 1 ) con un peso specifico dei soli costituenti solidi
di GS = 2,66 , lo spessore iniziale è H0 = 19,60 cm e l’umidità relativa
finale di W = 29% . Sottoponiamo il campione di argilla saturo ad una
prova edometrica. Voglio trovare:
1. il coefficiente di compressibilità di volume mV nell’incremento di
kN
carico Δσ'V = 220 ÷ 360 2 ;
m
2. la pressione di preconsolidazione σ’P;
3. l’indice di compressione Cc;
4. il cedimento ΔH relativo al coefficiente di compressibilità di volume
mV;
5. il cedimento ΔH relativo all’indice di compressione Cc.

Innanzitutto il coefficiente di compressibilità di volume mV è dato


dalla formula:
Δε Δe
mV = =
Δσ'V Δσ'V (1 + e0 )
e posso già notare che per trovare mV devo prima calcolare l’indice dei
vuoti e, il quale lo posso ricavare disegnando il grafico (σ’,e). Adesso
ricaviamo e dalla formula:
GS ⋅ W = S ⋅ e
G ⋅W
e = S
S

E sapendo dal testo dell’esercizio


che stiamo considerando un campione
di argilla saturo, e che quindi il
grado di saturazione S è S = 1 ,
allora posso semplificare la formula
precedente nella formula:
e = GS ⋅ W
Quindi sostituendo con i valori dei
dati ottengo:
e = 2,66 ⋅ 29% = 0,772

Ora vado a vedere nelle tabelle quale tensione σ’ e altezza h


corrisponde al valore di e appena trovato; la tensione σ’ quindi vale
kN kN
σ ' = 800 2 . Posso notare che σ ' = 800 2 è il 6° carico applicato sul
m m
terreno e quindi posso scrivere:
kN
e6 = 0,772 σ '6 = 800 2 h6 = 17,24 mm
m

56 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


ESERCIZI PROVE E CEDIMENTI

Adesso devo calcolarmi e5 facendo riferimento all’incremento di carico


kN
Δσ 'V = 400 ÷ 800 2 , e trovare quindi la tensione σ’5 e l’altezza h5: mi
m
serve calcolare e5 per trovare il secondo punto che mi servirà per
disegnare la curva nel grafico (σ’,e). Per calcolare e5 parto dalla
formula della deformazione Δε:
ΔH Δe
Δε = =
H0 1 + e0
da cui posso ricavarmi Δe:
ΔH
Δe = (1 + e0 ) ⋅
H0
dove:
Δe = e6 − e5 e0 = e5 ΔH = h6 − h5 H0 = h5
quindi:
h − h5
e6 − e5 = (1 + e5 ) ⋅ 6
h5
Svolgo il prodotto al secondo membro:
h − h5 ⎛ h − h5 ⎞ h − h5 ⎛ h − h5 ⎞
e6 − e5 = 6 + e5 ⎜ 6 ⎟ e6 − e5 − 6 = e5 ⎜ 6 ⎟
h5 ⎝ h5 ⎠ h5 ⎝ h5 ⎠
h6 − h5 ⎛ h − h5 ⎞
e6 − = e5 ⎜ 6 ⎟ + e5
h5 ⎝ h5 ⎠
Raccolgo e5 al secondo membro:
h − h5
e6 − 6
h − h5 ⎛ h − h5 ⎞ h5
e6 − 6 = e5 ⎜ 6 + 1⎟ e5 = e5 = 0,817
h5 ⎝ h ⎠ h − h
5 6 5
+ 1
h5
e dai risultati presi nelle tabelle posso ottenere:
kN
e5 = 0,817 σ '5 = 400 2 h5 = 17,68 mm
m
Adesso devo calcolarmi e4 facendo riferimento all’incremento di carico
kN
Δσ'V = 200 ÷ 400 2 , e trovare quindi la tensione σ’4 e l’altezza h4: mi
m
serve calcolare e4 per trovare il terzo punto che mi servirà per
disegnare la curva nel grafico (σ’,e). Per calcolare e4 parto sempre
dalla formula della deformazione Δε:
ΔH Δe
Δε = =
H0 1 + e0
da cui posso ricavarmi Δe:
ΔH
Δe = (1 + e0 ) ⋅
H0
dove:
Δe = e5 − e4 e0 = e4 ΔH = h5 − h4 H0 = h4
quindi:
h − h4
e5 − e4 = (1 + e4 ) ⋅ 5 e4 = 0,864
h4
e dai risultati presi nelle tabelle posso ottenere:
kN
e4 = 0,864 σ '4 = 200 2 h4 = 18,14 mm
m
Adesso devo calcolarmi e3 facendo riferimento all’incremento di carico
kN
Δσ'V = 100 ÷ 200 2 , e trovare quindi la tensione σ’3 e l’altezza h3: mi
m

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 57


ESERCIZI PROVE E CEDIMENTI

serve calcolare e3 per trovare il terzo punto che mi servirà per


disegnare la curva nel grafico (σ’,e). Per calcolare e4 parto sempre
dalla formula della deformazione Δε:
ΔH Δe
Δε = =
H0 1 + e0
da cui posso ricavarmi Δe:
ΔH
Δe = (1 + e0 ) ⋅
H0
dove:
Δe = e4 − e3 e0 = e3 ΔH = h4 − h3 H0 = h3
quindi:
h − h3
e4 − e3 = (1 + e3 ) ⋅ 4 e3 = 0,912
h3
e dai risultati presi nelle tabelle posso ottenere:
kN
e3 = 0,912 σ '3 = 100 2 h3 = 18,98 mm
m
Procedo ora in questo modo fino a
trovare e0 e così posso disegnare la
curva nel sistema di riferimento
(σ’,e):

Adesso ho i dati per calcolare il


coefficiente di compressibilità di
volume mV:
Δε Δe
mV = =
Δσ'V Δσ'V (1 + e0 )
Quindi, trovando i valori di Δe sul
grafico relativo all’intervallo
kN
Δσ'V = 220 ÷ 360 2 ottengo:
m
e0 (220) − e1 (360) 0,858 − 0,825
mV = mV = m2
(
Δσ'V 1 + e0 (220) ) 360 − 220 (1 + 0,858)
mV = 0,127
MN

Disegno ora la curva nel sistema di


riferimento (logσ’V,e) e con la
costruzione grafica di Casagrande mi
trovo la pressione di consolidazione
σ’P, cioè la massima tensione
verticale a cui il nostro terreno è
mai stato sottoposto:
Quindi dal grafico trovo che:

σ 'p = 43
Troviamo adesso l’indice di compressione Cc:
Δe
Cc = −
Δlogσ'V

58 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


ESERCIZI PROVE E CEDIMENTI

kN
e considero l’intervallo Δlogσ'V = 200 ÷ 800 , quindi:
m2
e0 (200) − e1 (800) 0,864 − 0,772
Cc = Cc = Cc = 0,153
Δlogσ'V log 800 − log 200
Considero adesso di avere uno strato di argilla di H0 = 4 m e voglio
vedere quanto è il cedimento nell’intervallo imposto all’inizio come
kN
dato, e cioè nell’intervallo Δσ'V = 220 ÷ 360 2 . Calcolo i cedimenti ΔH
m
con il coefficiente di compressibilità di volume mV e poi con l’indice
di compressione Cc; poi li metto a confronto.
Ricordiamo che mV è dato dalla formula:
Δε Δe
mV = =
Δσ'V Δσ'V (1 + e0 )
e che la deformazione Δε la si può calcolare con la formula:
ΔH Δe
Δε = =
H0 1 + e0
Quindi:
ΔH
= mV ⋅ Δσ'V ΔH = mV ⋅ Δσ'V ⋅ H0
H0
Sapendo che conosco adesso:
m2 kN
H0 = 4 m
mV = 0,127 Δσ'V = 360 − 220 2
MN m
allora posso infine calcolare il cedimento ΔH relativo a mV:
⎡ m2 ⎤ ⎡ kN ⎤
ΔH = 0,127 ⋅ 10−3 ⎢ ⎥ ⋅ (360 − 220) ⎢ 2 ⎥ ⋅ 4 [ m ]
⎣⎢ kN ⎦⎥ ⎣ m ⎦
ΔH = 71 ⋅ 10-3 m ΔH = 71 mm
Ricordiamo invece adesso che Cc è dato dalla formula:
Δe
Cc = −
Δlogσ'V
e che la deformazione Δε la si può calcolare con la formula:
ΔH Δe
Δε = =
H0 1 + e0
da cui posso ricavarmi Δe:
ΔH
Δe = (1 + e0 ) ⋅
H0
Quindi andando a sostituire Δe alla formula di Cc:
C ⋅ H0 ⋅ Δ log σ 'V
Cc =
1
Δ log σ 'V
(
⋅ 1 + e0 (220) ⋅ )
ΔH
H0
ΔH = c
1 + e0 (220)
Sapendo che conosco adesso:
Cc = 0,153 H0 = 4 m e0 (220) = 0,858
360 kN
Δlogσ'V = log360 − log 220 = log
220 m2
allora posso infine calcolare il cedimento ΔH relativo a Cc:
360
4 ⋅ 0,153 ⋅ log
220 ΔH = 70 mm
ΔH =
1 + 0,858
Tra i due valori di ΔH calcolati, prima con mV e poi con Cc, c’è 1 mm di
differenza, questo perché prima usavo mV medio di un intervallo
tensionale medio, quindi il secondo metodo è più corretto.

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 59


ESERCIZI PROVE E CEDIMENTI

PROVA EDOMETRICA CON ARGILLA NC E CALCOLO DEI CEDIMENTI ΔH


(CALCOLO DELL’INDICE Cc)

Immagino di avere la seguente


stratigrafia.
Voglio valutare il cedimento per
consolidazione dell’argilla con la
pressione di preconsolidazione di
kN
valore σ 'P = 151 2 , l’indice di
m
compressione Cc di valore Cc = 0,223
e H0 = 8 m .

Prendo quindi un campione di argilla


e faccio una prova edometrica. Prima
però calcolo la tensione efficace
σ’V con il metodo dei pesi:
kN
σ 'V = [4,5 ⋅ 17] + ⎡⎣3,5 (20 − 9,8) ⎤⎦ + ⎡⎣4 (19,6 − 9,8) ⎤⎦ = 151 2
m
Dalla prova edometrica ho trovato che σ 'p = σ 'V , quindi il rapporto di
σ'P
sovraconsolidazione OCR = vale OCR = 1 , e quindi ho un’argilla NC.
σ'V 0

Applico adesso il carico q che vale:


kN
q = γ ⋅ h = 20 ⋅ 8 = 160
m2
Quindi adesso devo sommare, alla tensione efficace σ’V appena trovata,
il valore del carico q:
kN kN
σ 'V = 151 + 160 = 311 2 con Δp = 311 − 151 = 160 2
m m
Quindi è come se percorressi la linea di compressione vergine, e quindi
devo considerare, per calcolare il cedimento ΔH, l’indice di
compressione Cc:
Δe
Cc = −
Δlogσ'V
Se so che la deformazione Δε la si può calcolare con la formula:
ΔH Δe
Δε = =
H0 1 + e0
mi posso allora ricavare Δe:
ΔH
Δe = (1 + e0 ) ⋅
H0
Quindi andando a sostituire Δe alla formula di Cc ho:

60 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


ESERCIZI PROVE E CEDIMENTI

C ⋅ H0 ⋅ Δ log σ 'V
Cc =
1
Δ log σ 'V
( )
⋅ 1 + e0 (151) ⋅
ΔH
H0
ΔH = c
1 + e0 (151)
e0(151) lo ricavo dal grafico dal punto in cui comincio a caricare, quindi
dove ho la tensione efficace σ’V. Sapendo che ora conosco:
Cc = 0,223 H0 = 8 m e0 (151) = 0,8
311 kN
Δlogσ'V = log311 − log 160 = log
160 m2
allora posso infine calcolare il cedimento ΔH relativo a Cc:
311
0,233 ⋅ 8 ⋅ log
160 ΔH = 0,311 m
ΔH =
1 + 0,8

PROVA EDOMETRICA CON ARGILLA OC E CALCOLO DEI CEDIMENTI ΔH


(CALCOLO DELL’INDICE Cr E Cc)

Immagino di avere la seguente


stratigrafia.
Voglio valutare il cedimento per
consolidazione dell’argilla con la
pressione di preconsolidazione di
kN
valore σ 'P = 120 2 , l’indice di
m
ricompressione Cr di valore
Cr = 0,030 , l’indice di compressione
Cc di valore Cc = 0,450 e H0 = 4 m . kN
γ d.SAB = 17
m3
Prendo quindi un campione di kN
argilla e faccio una prova γSAT.SAB = 20 3
m
edometrica. Prima però calcolo la
kN
tensione efficace σ’V con il metodo γSAT.ARG = 19,6 3
dei pesi: m
kN
σ 'V = 1,5 ⋅ 17 + 3,5 (20 − 9,8) + 2 (19,6 − 9,8) = 80,8
m2
Dalla prova edometrica ho trovato che σ 'p > σ 'V , quindi il rapporto di
σ'P 120
sovraconsolidazione OCR = vale OCR = > 1 , e quindi ho
σ'V 0 80,8
un’argilla OC.

Applico adesso il carico q che vale:


kN
q = γ ⋅ h = 20 ⋅ 6 = 120
m2
Quindi adesso devo sommare, alla tensione efficace σ’V appena trovata,
il valore del carico q:
kN kN
σ 'V = 80,6 + 120 = 200,8 2 con Δp = 200,8 − 80,6 = 120 2
m m

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 61


ESERCIZI PROVE E CEDIMENTI

Quindi è come se percorressi la linea di ricompressione e la linea di


compressione vergine, e quindi devo considerare, per calcolare il
cedimento ΔH, sia l’indice di ricompressione Cr che l’indice di
compressione Cc:
Δe
Cr = −
Δlogσ'V
Se so che la deformazione Δε la si può calcolare con la formula:
ΔH Δe
Δε = =
H0 1 + e0
mi posso allora ricavare Δe:
ΔH
Δe = (1 + e0 ) ⋅
H0
Quindi andando a sostituire Δe alla formula di Cr ho:
C ⋅ H0 ⋅ Δ log σ 'V
Cr =
1
Δ log σ 'V
( )
⋅ 1 + e0 (80,8) ⋅
ΔH
H0
ΔH = r
1 + e0 (80,8)
e0(80,8) lo ricavo dal grafico dal punto in cui comincio a caricare, quindi
dove ho la tensione efficace σ’V. Sapendo che ora conosco:
Cr = 0,030 H0 = 4 m e0 (80,8) = 0,85
120 kN
Δlogσ'V = log120 − log 80,8 = log
80,8 m2
allora posso infine calcolare il cedimento ΔH relativo a Cr:
120
0,030 ⋅ 4 ⋅ log
80,8 ΔHCr = 0,011 m
ΔHCr =
1 + 0,85
Δe
Cc = −
Δlogσ'V
Se so che la deformazione Δε la si può calcolare con la formula:
ΔH Δe
Δε = =
H0 1 + e0
mi posso allora ricavare Δe:
ΔH
Δe = (1 + e0 ) ⋅
H0
Quindi andando a sostituire Δe alla formula di Cc ho:
C ⋅ H0 ⋅ Δ log σ 'V
Cc =
1
Δ log σ 'V
( )
⋅ 1 + e0 (80,8) ⋅
ΔH
H0
ΔH = c
1 + e0 (80,8)
e0(80,8) lo ricavo dal grafico dal punto in cui comincio a caricare.
Sapendo che ora conosco:
Cc = 0,450 H0 = 4 m e0 (80,8) = 0,85
200,8 kN
Δlogσ'V = log200,8 − log 120 = log
120 m2
allora posso infine calcolare il cedimento ΔH relativo a Cc:
200,8
0,450 ⋅ 4 ⋅ log
120 ΔHCc = 0,218 m
ΔHCc =
1 + 0,85
In conclusione, sommando ΔHCr e ΔHCc , ottendo il cedimento totale ΔH:
ΔH = ΔHCr + ΔHCc = 0,229 m
Deduco quindi che un’argilla OC si deforma meno di un’argilla NC
(studiata nell’esercizio precedente) a parità di parametri.

62 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


ESERCIZI PROVE E CEDIMENTI

CONSOLIDAZIONE SECONDARIA Cαε E CALCOLO DEI CEDIMENTO ΔH

Considero un’argilla NC e la consolidazione primaria si esaurisce dopo


0,5 anni, quindi t = 5 e avrò t100 = 0,5 ; voglio trovare il cedimento ΔH
dopo cinque anni per consolidazione secondaria. Sapendo che C αε = 0,008 .

La formula della consolidazione secondaria è:


Δε
C αε =
Δlogt
ΔH
Allora, ricordando che Δε = , Cαε sarà:
H0
ΔH 1
Cαε = ⋅
H0 Δlogt
da cui posso determinare il cedimento ΔH in funzione del tempo:
ΔH = C αε ⋅ Δlogt ⋅ H0
Determino poi Δlogt:
t
Δlogt = logt − log t100 = log
t100
e infine ottengo:
t
ΔH = Cαε ⋅ log
⋅ H0
t100
Quindi infine, andando a sostituire i valori numerici, ottengo:
5
ΔH = 0,008 ⋅ log ⋅ 4 = 0,032 m
0,5

PROVA TRIASSIALE E DIAGRAMMI DI MOHR

Abbiamo un campione di argilla


sabbiosa e ne studiamo sei più
provini che sottoponiamo alla prova,
ottenendo poi i dati riportati nella
tabella. La formula della resistenza
a taglio è:
τ = c '+ σ '⋅ tan ø '
cioè l’equazione della retta limite e i parametri di resistenza al
taglio sono ϕ’ e C’.
L’area del provino è 60 ⋅ 60 mm = 360 mm 2 = 36 ⋅ 10−4 m 2 , infatti
2
36 m
= 0,0036 m 2 . Quindi:
10'000
N T
σ = e τ =
A A
e me li calcolo per ogni provino ai quali ho applicato un diverso N e
che sono arrivati a rottura per valori sempre maggiori di T.
108 kN 172 kN
σ '1 = −4
= 30 2 τ1 = −4
= 47,8 2
36 ⋅ 10 m 36 ⋅ 10 m
Trovo le tensioni σ’ e τ per tutti i
sei provini e li riporto nel
diagramma (σ’,τ) trovando così
l’inviluppo a rottura, dove C’
rappresenta la coesione.

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 63


ESERCIZI PROVE E CEDIMENTI

PROVA A TAGLIO CU (CONSOLIDATA, NON DRENATA) E DIAGRAMMI DI MOHR

Ho un provino di argilla NC (quindi


simile alla sabbia sciolta); applico
la la tensione σc e lascio
consolidare il mio provino facendo
uscire l’acqua; poi chiudo i
rubinetti e applico una tensione
assiale e misuro la tensione
neutrale u dell’acqua che si forma
nel provino.
1° provino: 2° provino: 3° provino:
kN kN kN
σ3 = 100 2 σ3 = 200 2 σ3 = 300 2
m m m
kN kN kN
σ1 = σ3 + 137 = 237 2 σ1 = σ3 + 210 = 410 2 σ1 = σ3 + 283 = 583
m m m2

Disegno quindi i cerchi di Mohr con


le tensioni totali σ, ma devo poi
calcolare le tensioni efficaci σ’
perché si sono sviluppate delle
tensioni neutrali u, quindi avrò:

1° provino: 2° provino: 3° provino:


kN kN kN
σ'3 = 100 − 28 = 72
2
σ'3 = 200 − 86 = 114 2 σ'3 = 300 − 174 = 126
m m m2
kN kN kN
σ'1 = 237 − 28 = 209 2 σ'1 = 410 − 86 = 324 2 σ'1 = 583 − 174 = 409
m m m2
Vediamo che l’inviluppo di rottura passa per l’origine perché ho
un’argilla NC.

64 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


LE INDAGINI GEOTECNICHE

10 LE INDAGINI GEOTECNICHE

Le indagini geotecniche sono quelle indagini che dobbiamo fare per


conoscere e classificare un terreno. Possiamo fare delle prove in sito
oppure delle prove in laboratorio.

PROVE DI LABORATORIO
VANTAGGI
1. Le condizioni al contorno sono ben definite.
2. Ho il controllo delle condizioni di drenaggio.
3. Ho lo stato di sollecitazione noto e uniforme.
4. Ho l’identificazione esatta della natura del materiale testato.
LIMITAZIONI
1. I parametri di deformabilità sono molto sensibili al disturbo.
2. Sono delle prove costose e di lunga durata.

PROVE IN SITO
VANTAGGI
Ho un andamento più continuo dei parametri con la profondità, come ad
1.
esempio nella prova penetrometrica fatta con la sonda.
2. Ho una maggior quantità di terreno investigato.
Ho una valutazione più attendibile sui parametri di deformabilità, di
3.
permeabilità e sullo stato tensionale iniziale.
Ho a disposizione delle nuove apparecchiature e un maggior
4.
affinamento delle tecniche in sito.
5. Sono delle prove rapide ed economiche.
LIMITAZIONI
1. Ho delle incerte condizioni al contorno e di drenaggio.
2. Gli stati tensionale e deformazionale sono molto disuniformi.

Quindi una buona indagine deve prevedere entrambe le prove, cioè sia
quelle in sito che quelle in laboratorio, e mettere in relazione i
risultati ottenuti perché sono due tipi di prove complementari.

10.1 I MEZZI DI INDAGINE

I mezzi sono forniti dall’associazione geotecnica italiana, e ci dicono


che prove dobbiamo eseguire in base al risultato che vogliamo ottenere.
Per ricostruire un profilo stratigrafico di un terreno abbiamo dei mezzi
di indagine che possono essere divisi in:
1. mezzi diretti, come ad esempio:
1. i pozzi;
2. le trincee;
3. i cunicoli;
4. i fori di sondaggio;
2. mezzi indiretti, come ad esempio le indagini geofisiche, le quali
consentono di propagare nel terreno delle onde di varia natura,
potendo così misurare la velocità di propagazione con la quale poi
posso ricostruire la stratigrafia del terreno.
Per misurare invece le proprietà fisico–meccaniche di un terreno posso
fare dalle prove tra cui:
1. le prove di laboratorio, le quali ad esempio posso essere:
1. la prova edometrica;
2. la prova di taglio;
3. la prova triassiale;
2. le prove in sito, le quali ad esempio possono essere:
1. la prova penetrometrica, che poi si può suddividere in prova
penetrometrica statica e prova penetrometrica dinamica;

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 65


LE INDAGINI GEOTECNICHE

1. la prova scissometrica;
2. la prova pressiometrica;
3. la prova di carico su piastra;
4. le indagini geofisiche.
Per misurare le pressioni neutrali u dell’acqua in sito posso usare dei
piezometri.
Per misurare invece la permeabilità del terreno K posso svolgere:
1. le prove di laboratorio, cioè posso usare il permeametro a carico
costante;
2. le prove in sito, tra cui:
1. la prova di emungimento da pozzi;
2. la prova con immissione di acqua nei fori di sondaggio.
I sondaggi sono quelle perforazioni nel terreno che mi consentono di
riportarlo in superficie. Il sondaggio ottenuto per carotaggio mi
consente di ricostruire la stratigrafia del terreno. Il carotaggio
continuo riporta in superficie una colonna di terreno pari alla
profondità del carotaggio.
Esiste inoltre una tabella che indica la qualità Q che deve avere il
provino in base alle caratteristiche che voglio determinare (nel senso
che, se voglio fare determinate verifiche, il provino deve avere delle
particolari caratteristiche). La qualità Q del provino dipende dal tipo
di strumento che utilizziamo, cioè dal campionatore, e anche dal tipo di
terreno come si può vedere dalla seguente tabella.

Campionatore
Parete sottile A doppia parete
Tipo di terreno A pistone infisso
infisso a avviata a
a pressione
pressione rotazione
Coesivo poco
Q4 Q5 \
consolidato
Coesivo
moderatamente Q5 Q5 \
consolidato
Coesivo molto
Q5 \ Q5
consolidato
Sabbia fine sopra
la falda (terreno Q3 Q3 \
non coesivo)
Sabbia fine sotto
la falda (terreno Q2 Q2 \
non coesivo)

La qualità si indica con Q1, Q2, Q3, Q4 e Q5, con la qualità crescente da
Q1 a Q5. I problemi maggiori si hanno con la sabbia perché non raggiunge
dei valori di qualità Q4 e Q5. Nei terreni di sabbia, non essendo dei
terreni coesivi, non si riescono a prelevare dei provini indisturbati. Le
caratteristiche che possiamo determinare, in funzione della qualità del
campione Q, sono:
1. profilo stratigrafico (Q1 ÷ Q5);
2. composizione granulometrica (Q2 ÷ Q5);
3. contenuto di acqua naturale (Q3 ÷ Q5);
4. peso dell’unità di volume (Q4 ÷ Q5);
5. caratteristiche meccaniche (Q5).

66 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


LE INDAGINI GEOTECNICHE

10.1.1 LA PROVA PENETROMETRICA (STATICA E DINAMICA)

La prova penetrometrica è una prova in sito, e consente di misurare le


proprietà fisico–meccaniche dei terreni. Questa prova, in base alla
modalità di infissione, può essere dinamica o statica:
1. la prova penetrometrica dinamica è valida per i terreni a grana
grossa; viene chiamata dinamica perché l’asta non viene infissa a
pressione, ma viene infissa con dei colpi. La prova consiste
nell’infiggere il campionatore per 45 cm nel terreno, tenendo conto
dei colpi relativi agli ultimi 30 cm di infissione (praticamente
consideriamo i colpi a partire da una profondità di 15 cm fino ad
arrivare ad una profondità di 45 cm). I colpi sono
infitti da un maglio, di cui conosciamo il suo peso e la
sua altezza, che fa penetrare nel terreno una testa che
può essere:
1. SPT, cioè Standard Penetration Test, caratterizzata da
una punta cava che, penetrando nel terreno, raccoglie il
materiale;
2. SCPT, caratterizzata da una punta conica chiusa.
Consideriamo ora un maglio con una testa SPT, infiggiamo
quindi la punta per 15 cm e misuriamo i colpi N1 che sono serviti; poi
misuro i colpi N2 che mi sono serviti per infiggere di altri 15 cm, ed
infine gli ultimi colpi N3 per gli ultimi 15 cm, fino quindi ad
arrivare a 45 cm di profondità nel terreno. Alla fine posso ottenere
la formula:
N SPT = N 1 + N 2 + N 3
N1 lo trascuriamo perché è affetto dal
disturbo che c’è a fondo. Più il
terreno è resistente e maggiore sarà
il numero dei colpi da infiggere per
far penetrare la punta, quindi NSPT è
un indice della resistenza, e viene
correlato con i parametri c e ϕ
tramite degli abachi di correlazione,
perché una prova così rudimentale non
può avere una correlazione diretta con
dei parametrici precisi come ϕ e c. Osservando il grafico sopra posso
vedere che, se a 10 m la tensione efficace verticale mi vale σ 'V 0 = 1 ,
allora N SPT = 18 colpi. Posso anche notare che per avere lo stesso ϕ
(quindi faccio riferimento alle curve nel grafico), ma con una
diversa σ’V0, allora avrò anche un diverso NSPT. Quindi il metodo più
semplice per ottenere informazioni sulla densità del terreno in sito
consiste nel contare i colpi di maglio necessari ad infiggere il
campionatore ad una certa profondità. Il maglio standard pesa
140 libre (quindi pesa 65,5 kg) e cade da
un’altezza di 30 pollici (quindi cade da NSPT Dr
76,20 cm). La prova 0 ÷ 4 Molto sciolta
penetrometrica dinamica 4 ÷ 10 Sciolta
fornisce dei dati di 10 ÷ 30 Media
enorme importanza con una 30 ÷ 50 Densa
spesa modesta, per cui > 50 Molto densa
non dovrebbe mai essere omessa nel corso di
un’indagine. Un’altra relazione può essere
fatta tra NSPT e la densità relativa Dr, dove
si può notare dalla tabella che maggiore è la densità, e maggiore
sarà NSPT, cioè più è alto il numero dei colpi e più grande sarà la Dr.
Si può fare poi un’altra relazione tra ϕ e Dr% dove al crescere della

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 67


LE INDAGINI GEOTECNICHE

granulometria cresce anche ϕ, come poi si può vedere dal grafico


della pagina precedente. Ricordiamo che la prova penetrometrica
dinamica è valida per terreni a grana grossa;
2. la prova penetrometrica statica invece consiste nell’infiggere l’asta
a pressione, invece della prova dinamica in cui l’asta veniva infissa
con dei colpi. È possibile utilizzare diversi tipi di punte tra cui:
1. la punta meccanica (tipo Begemann, 1953), la quale è infissa a
pressione e presenta un manicotto che serve per misurare:
1. qc, cioè la pressione necessaria per infiggere la punta;
2. fs, cioè la resistenza/attrito laterale lungo il manicotto di
frizione.
Questa prova può essere usata sia per le terre a grana fine che
per le sabbie. I risultati della
prova vengono riportati poi in un
diagramma nel quale sull’asse delle
ascisse mettiamo la pressione
necessaria per infiggere la punta qc
e la resistenza laterale fs, mentre
sull’asse delle ordinate mettiamo la
profondità z. Ma come facciamo a distinguere qc e fs?
I fase: spingo solo la punta per 3,5 cm e trovo qc;
II fase: spingo insieme la punta e il manicotto per altri 3,5 cm e
misuro RTOT, da cui per differenza trovo fs con la formula:
fs = RTOT − q c
III fase: penetro tutto per 13 cm (quindi ora mi trovo a 20 cm di
profondità) e misuro qc e fs, ripetendo la misura ogni 20 cm.
Otteniamo così i diagrammi sopra. Questi grafici ci consentono di
conoscere il profilo stratigrafico del terreno e gli indici di
resistenza, cioè le caratteristiche fisico-meccaniche del terreno.
È possibile poi ottenere i rapporti di frizione dati dalle due
formule:
q f
FR = c FR ' = 100 ⋅ s
fs qc
Ottengo così l’abaco per la
caratterizzazione
stratigrafica del terreno.
1. Se FR > 35 allora ho una
sabbia;
2. se FR = 25 ÷ 35 allora ho un
limo;
3. se FR < 25 allora ho
un’argilla.
Questa prova non va bene per
le ghiaie perché il penetrometro non riesce a penetrare e si
rovina la punta. Le sabbie hanno la pressione necessaria per
infiggere la punta qc alta, e possono avere quindi FR bassi con
f q
FR = 100 ⋅ s , oppure FR alti con FR = 100 ⋅ c , e quindi le sabbie
qc fs
sono terreni resistenti. Le torbe invece hanno la pressione
necessaria per infiggere la punta qc bassa e FR alti, quindi sono
poco resistenti.
2. la punta elettrica: con la punta elettrica, oltre a
conoscere la stratigrafia e gli indici di resistenza, si
possono ottenere le tensioni neutrali u riferite
all’acqua. La prova penetrometrica con la punta elettrica
si differenzia infatti dalle prove precedenti perché
permette di misurare le pressioni neutrali u e perché

68 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


LE INDAGINI GEOTECNICHE

viene eseguita in terreni saturi al di sotto del livello di falda.


Inoltre grazie al piezocono si possono identificare gli strati con
le diverse caratteristiche di permeabilità, basandosi sulla misura
contemporanea della pressione necessaria per infiggere la punta qc
e delle tensioni neutrali u. Nelle sabbie la penetrazione si ha
praticamente in condizioni drenate (quindi l’acqua viene fatta
uscire), quindi si hanno dei valori alti di qc; nelle argille
invece la penetrazione avviene in condizioni non drenate (quindi
l’acqua viene fatta entrare), quindi si ha un notevole aumento
delle u e si hanno dei valori bassi di qc, caratteristici delle
argille NC. Praticamente il piezocono mi dice:
1. se l’argilla è NC, e quindi se si sviluppano delle tensioni
neutrali u con dei Δu positivi;
2. se l’argilla è OC, e quindi se si sviluppano delle tensioni
neutrali u con dei Δu negativi;
3. misura le tensioni neutrali u.
3. la punta elettrica strumentata: misura in continuo e in
profondità; la pressione necessaria per infiggere la punta qc e la
resistenza laterale fs vengono misurate direttamente sulla punta;
acquisisce automaticamente i dati e si possono associare altri
sensori alla punta.

10.1.2 LA PROVA SCISSOMETRICA

La prova scissometrica è una prova di taglio fatta in cantiere. Consiste


nell’infiggere nel terreno un’asta con quattro alette poste a croce, e
farla ruotare tagliando il terreno a forma di cilindro, misurando poi la
coppia di torsione applicata per rompere il terreno. I dati che mi
caratterizzano la prova sono:
6° H
νrotazione = ⋅ alette = 2
min D
La prova scissometrica si fa per le argille di bassa
consistenza, tipo con Cu < 100kPa , e per le argille molli
sensibili. Una volta noti il momento torcente e le
dimensioni dello strumento, è possibile risalire alla
resistenza al taglio.

10.1.3 IL PIEZOMETRO

Il piezometro è usato per misurare la pressione neutra u


dell’acqua e per farlo devo procedere nel seguente modo:
1. faccio un buco nel terreno;
2. infilo il piezometro;
3. riempio la prima parte con della sabbia;
4. poi riempio il resto con un materiale qualsiasi;
5. adesso posso misurare il livello dell’acqua, e se
supero il livello di falda allora l’acqua zampilla.

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 69


LE OPERE DI SOSTEGNO E LE FONDAZIONI

11 LE OPERE DI SOSTEGNO E LE FONDAZIONI

11.1 LE OPERE DI SOSTEGNO

Le opere di sostegno sono quelle strutture che servono a sostenere il


volume del terreno. S, come si può vedere dalla figura a
lato, è la risultante delle azioni orizzontali del
terreno a cui deve resistere il muro (le azioni
orizzontali del terreno solitamente non sono
orizzontali, ma le ipotizziamo orizzontali praticamente
maggior sicurezza). W è la forza peso della struttura
applicata nel baricentro della struttura muraria che si
oppone alla risultante delle azioni orizzontali del
terreno S. T infine è la resistenza di attrito alla base del muro: è
proporzionale al carico verticale applicato e possiamo definirla con la
formula:
T = W ⋅ tan S
Dobbiamo però fare alcune verifiche di stabilità per
garantire che l’opera resista alle sollecitazioni tra
cui:
1. la verifica a ribaltamento: se la spinta S del terreno
fosse troppo grande, allora il muro potrebbe ruotare
attorno al punto O (lo si può vedere dalla figura a
lato); le forze orizzontali Sq e Sγ creano un momento
Md, cioè un momento destabilizzante, il quale tende a far ribaltare il
muro intorno ad O. A questo momento Md si oppone un momento Ms, cioè
un momento stabilizzante, il quale è dato dalla forza peso W per il
braccio di applicazione. Con i due momenti Md e Ms, posso determinare
un coefficiente di sicurezza FS:

FS =

Ms
≥ 1,5

Md
2. la verifica a scorrimento: le forze orizzontali S
spingono l’opera di sostegno in questo caso verso
sinistra, quindi, per avere l’equilibrio, devo
avere una forza uguale e contraria che si opponga
a S, e questa forza che si oppone è l’attrito T
che si forma sotto il muro, il quale dipende dal
peso proprio W dello stesso muro. Il coefficiente
di sicurezza relativo alla verifica a scorrimento
è dato dalla formula:

FS =
T
=
∑Fxs
≥ 1,3
S ∑Fxd
1. T è la forza che si oppone allo
scorrimento;
2. S è la forza che provoca lo scorrimento;
3. Fxs sono le forze stabilizzanti;
4. Fxd sono le forze destabilizzanti;
3. la verifica a schiacciamento, cioè la
verifica della capacità portante della
fondazione: si valuta quindi il carico
massimo che il terreno può sopportare attraverso una certa
fondazione. R è la risultante di S e di W. Devo verificare che il
terreno resista alle forze trasmesse dalla risultante, quindi:
q
FS = lim ≥ 3
q

70 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


LE OPERE DI SOSTEGNO E LE FONDAZIONI

Però le spinte che noi abbiamo calcolato


come orizzontali in realtà sono inclinate.
L’inclinazione riduce però il braccio
rispetto al punto O, rispetto al quale
faccio il ribaltamento. Quindi, a favore
di sicurezza, si considerano queste spinte
orizzontali. Quanto detto finora vale per
i terreni granulari, ossia per i terreni in assenza di coesione, come
ad esempio la sabbia. Per quanto riguarda invece la presenza della
coesione come nei terreni ad esempio come l’argilla, si avrebbe che
il diagramma non parte da O. Questo è il caso della spinta attiva, la
quale è data:
σ h = σV ⋅ K a − 2c '⋅ K a σ h = ( γ ⋅ h ) ⋅ K a − 2c '⋅ K a
dove 2c '⋅ K a è il termine che non mi fa partire il diagramma da O;
4. la verifica di stabilità globale: per fare le
verifiche dobbiamo calcolare sia la forza peso
della struttura W che la risultante del
diagramma delle spinte attive nel terreno S;
posso così tracciare il diagramma delle spinte
orizzontali che è lineare (come si può vedere
dalla figura a lato) e cresce con la
profondità fino al valore di:
σ h = σV ⋅ K a σh = γ ⋅ h ⋅ K a
⎛ ø⎞
E sapendo che K a = tan2 ⎜ 45 − ⎟ , si può ottenere:
⎝ 2⎠
⎛ ø⎞
σ h = γ ⋅ h ⋅ tan2 ⎜ 45 − ⎟
⎝ 2⎠
Adesso, dopo aver determinato la tensione orizzontale σh, posso
calcolare la spinta attiva S:
h ⎛ ø⎞ h
S = σh ⋅ S = γ ⋅ h ⋅ tan2 ⎜ 45 − ⎟ ⋅
2 ⎝ 2⎠ 2
1
S = ⋅ γ ⋅ h2 ⋅ K a
2
1
e il suo punto di applicazione di S sarà a h , e il diagramma sarà
3
triangolare. La risultante del diagramma delle spinte attive nel
terreno S, è tanto maggiore quanto minore sarà ϕ, quindi ad un ϕ
basso corrisponde un terreno con delle caratteristiche scadenti. Ora
consideriamo di realizzare una costruzione sul P.C, e abbiamo un
sovraccarico q che mi crea un aggravio, quindi posso scrivere:

σ ha = σV ⋅ K a + q ⋅ K a
σV = γ ⋅ h + q σ ha = γ ⋅ h ⋅ K a + q ⋅ K a
σ ha = ( γ ⋅ h + q ) K a

Quindi per il terreno ho la spinta S, mentre per il carico ho una


spinta Sq:
1 Sq = q ⋅ K a ⋅ h
S = ⋅ γ ⋅ h2 ⋅ K a
2

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 71


LE OPERE DI SOSTEGNO E LE FONDAZIONI

Il diagramma in questo caso,


come si può vedere dalla figura
della pagina precedente, è
rettangolare dovuto al
sovraccarico, e la spinta Sq è
h
applicata ad . Consideriamo
2
h
ora di avere una falda ad come indicato nella figura a lato. S1 è
2
la spinta della terra ed S2 è la spinta dell’acqua. Sotto la falda, il
diagramma relativo al terreno diminuisce la sua pendenza, quindi il
terreno spinge meno perché γ’ è minore di γ (infatti γ’ è dato dalla
formula γ ' = γSAT − γW ); questo fatto si ha perché devo tenere conto
anche della spinta dell’acqua che sarà:
h
SW = γW ⋅ K W ⋅
2
dove K W = 1 , questo perché l’acqua spinge allo stesso modo in tutte
le direzioni. In conclusione la spinta dell’acqua peggiora le
condizioni di stabilità del muro, perché la spinta S2 è più gravosa
della spinta S1 come si può vedere dalla figura. Quindi è bene mettere
del terreno drenato (come ad esempio la sabbia) che deve raccogliere
l’acqua per poi essere eliminata con dei fori o con dei tubi drenati.
In conclusione, per calcolare la spinta totale, devo determinare le
varie spinte S dovute:
1. al terreno;
2. all’acqua;
3. al sovraccarico.

11.2 LE FONDAZIONI DIRETTE(O SUPERFICIALI)

Le fondazioni dirette sono quelle fondazioni che


appoggiano sugli strati di terreno raggiungibili con delle
operazioni di scavo e possono essere:
1. continue, cioè ad esempio le platee e le travi rovesce;
2. discontinue, cioè ad esempio i plinti.
Per le fondazioni dirette devo considerare il rapporto:
D
≤ 4
B
Per le fondazioni dobbiamo calcolare il qlim, cioè il carico massimo che
il terreno può sopportare con una determinata fondazione sopra, ossia la
capacità portante del terreno. Andranno poi calcolati i cedimenti perché
bisogna vedere se proprio i cedimenti sono ammissibili per la
funzionalità della struttura.

11.3 LE FONDAZIONI INDIRETTE (O PROFONDE)

Per le fondazioni indirette devo considerare invece il rapporto:


D
> 10
B
Come si può capire dalla formula precedente, nelle fondazioni indirette
prevale la profondità sulla larghezza. Queste fondazioni
sono fatte con dei pali, i quali ci permettono di superare
gli strati scadenti di terreno. Il qlim è uguale alla
capacità portante, cioè uguale alla stabilità. Posso fare
ora riferimento al coefficiente relativo alla verifica a
schiacciamento che è:

72 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


LE OPERE DI SOSTEGNO E LE FONDAZIONI

q lim
FS =
≥ 3
q
da cui si può avere il carico ammissibile qa:
q
q a = lim
3
Devo poi verificare che sia qa ≥ q
relativo al caso esaminato. Ora calcoliamo
il qlim. Facciamo una fondazione di un metro
sotto al P.C; il terreno laterale si può
trascurare, ma comunque il terreno laterale
pesa, e quindi consideriamo un sovraccarico
q = γ ⋅ D , dove D è la profondità del
terreno dal P.C al piano di appoggio. Se
spingiamo sulla piastra, il terreno sotto tende a spostarsi lateralmente.
Vediamo la situazione limite nel punto A. In A abbiamo Sa, cioè la
spinta attiva, ed Sp, cioè la spinta passiva che oppone il terreno (il
terreno, a causa di queste spinte, si rompe). Facciamo l’equilibrio a Sa
ed Sp sotto la fondazione. Se consideriamo un terreno coesivo, come ad
esempio l’argilla, la spinta attiva Sa sarà:
Sa = γ ' + (q lim ⋅ h ⋅ K a )
⎛1 ⎞
Sa = (q lim ⋅ h ⋅ K a ) + ⎜ γ '⋅ h2 ⋅ K a ⎟ − 2c '⋅ h ⋅ K a
⎝2 ⎠
( )
dove:
⎛1 ⎞
(
1. γ ' = ⎜ γ '⋅ h2 ⋅ K a ⎟ − 2c '⋅ h ⋅ K a ;
⎝ 2 ⎠
)
2. (q lim ⋅ h ⋅ K a ) è il sovraccarico;
⎛1 ⎞
3. ⎜ γ '⋅ h2 ⋅ K a ⎟ è il contributo del terreno;
⎝2 ⎠
4. (2c '⋅ h ⋅ Ka ) è il contributo della coesione.
La spinta passiva Sp invece sarà:
S p = γ ' + (q ⋅ h ⋅ K p )
⎛1 ⎞
S p = (q ⋅ h ⋅ K p ) + ⎜ γ '⋅ h2 ⋅ K p ⎟ + 2c '⋅ h ⋅
⎝2 ⎠
( Kp )
Se pongo Sa = S p e se voglio determinare il qlim ottengo che:

(q lim ⎛1
⎝2


( ) ⎛1
⎝2

(
⋅ h ⋅ K a ) + ⎜ γ '⋅ h2 ⋅ K a ⎟ − 2c '⋅ h ⋅ K a = (q ⋅ h ⋅ K p ) + ⎜ γ '⋅ h2 ⋅ K p ⎟ + 2c '⋅ h ⋅ K p

)
(q lim ⎛1
⎝2


( )

⎝2
1 ⎞
(
⋅ h ⋅ K a ) = (q ⋅ h ⋅ K p ) + ⎜ γ '⋅ h2 ⋅ K p ⎟ + 2c '⋅ h ⋅ K p − ⎜ γ '⋅ h2 ⋅ K a ⎟ + 2c '⋅ h ⋅ K a

)
(q ⎛1 ⎞
( ⎛1
) ⎞
⋅ h ⋅ K p ) + ⎜ γ '⋅ h2 ⋅ K p ⎟ + 2c '⋅ h ⋅ K p − ⎜ γ '⋅ h2 ⋅ K a ⎟ + 2c '⋅ h ⋅ K a
⎝ 2 ⎠ ⎝ 2 ⎠
( )
q lim =
h ⋅ Ka
1 1
q ⋅ h ⋅ Kp γ '⋅ h 2 ⋅ K p γ '⋅ h 2 ⋅ K a 2c '⋅ h ⋅ K p 2c '⋅ h ⋅ K a
q lim = + 2 − 2 + +
h ⋅ Ka h ⋅ Ka h ⋅ Ka h ⋅ Ka h ⋅ Ka
1
q ⋅ Kp γ '⋅ h ⋅ K p 2c '⋅ K p 2c '⋅ K a
1
q lim = + 2 − γ '⋅ h + +
Ka Ka 2 Ka Ka
Kp 1 ⎛K ⎞ ⎛ Kp Ka ⎞
q lim = q ⋅ + γ '⋅ h ⎜ p − 1 ⎟ + 2c ' ⎜ + ⎟
Ka 2 ⎝ Ka ⎠ ⎜ Ka Ka ⎟
⎝ ⎠
1 ⎛K ⎞ ⎛ Kp + Ka ⎞ K
q lim = γ '⋅ h ⋅ ⎜ p − 1 ⎟ + 2c ' ⎜ ⎟ + q ⋅ p
2 ⎝ Ka ⎠ ⎜ Ka ⎟ Ka
⎝ ⎠

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 73


LE OPERE DI SOSTEGNO E LE FONDAZIONI

B 1
dove h = ⋅ ; faccio questa sostituzione perché è l’altezza
2 Ka
interessata dalla spinta attiva Sa e la sostituisco in qlim.
Quindi il qlim è la somma di tre termini e cioè:
1. γ’ più la larghezza della fondazione B;
2. la coesione;
3. il sovraccarico q.
Questi tre termini sono sempre presenti, quindi possiamo scrivere
l’espressione relativa al qlim di Terzaghi:
⎛1 ⎞
q lim = ⎜ ⋅ γ ⋅ B ⋅ N γ ⎟ + (c '⋅ N c ) + (q ⋅ N q )
⎝2 ⎠
dove γN , N c e N q sono i fattori di capacità
portante e sono tutti in funzione di ϕ,
cioè sono in funzione dell’angolo di
resistenza del terreno. Analizziamo i tre
termini:
⎛1 ⎞
1. ⎜ ⋅ γ ⋅ B ⋅ N γ ⎟ è dovuto al peso proprio
⎝ 2 ⎠
del terreno sotto la fondazione, il
quale avrà un certo γ;
2. (c '⋅ N c ) è dovuto alla coesione del terreno; se c ' = 0 , quindi quando
ho una sabbia, allora il termine si annulla;
3. (q ⋅ N q ) , dove q è il sovraccarico a lato della fondazione.

Adesso valutiamo il qlim in condizioni non drenate (cioè c’è l’acqua).


1. In condizioni non drenate (praticamente quando abbiamo un inviluppo
orizzontale) abbiamo che ø = 0 , quindi ho:
1. N γ = 0 ;
2. N c = 5,7 ;
3. N q = 1 ;
Quindi l’espressione per calcolare il qlim adesso è:
⎛1 ⎞
q lim = ⎜ ⋅ γ ⋅ B ⋅ N γ ⎟ + (c '⋅ 5,7) + (q ⋅ 1)
⎝ 2 ⎠
q lim = (5,7 ⋅ c ') + q Breve termine
Per spiegare il concetto delle condizioni non drenate e del breve
termine, consideriamo il tempo t = 0 e la variazione di volume
ΔV = 0 ; praticamente all’istante t = 0 viene applicato un carico sul
terreno, ma l’acqua non ha il tempo di uscire dal terreno stesso,
quindi ho un incremento delle pressioni interstiziali, e quindi ho
che l’incremento è Δu ≠ 0 ; le condizioni appena descritte mi
definiscono le condizioni non drenate, e per breve termine si intende
in genere il periodo temporale a cui corrisponde questa situazione.
2. Se sono invece in condizioni non drenate e ho un’argilla, allora ho Cu
e ϕu e se øu = 0 allora il qlim sarà:

⎛1 ⎞
q lim = ⎜ ⋅ γ ⋅ B ⋅ N γ ⎟ + (Cu ⋅ 5,7) + (q ⋅ 1)
⎝2 ⎠
q lim = (5,7 ⋅ Cu ) + q Breve termine

74 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


LE OPERE DI SOSTEGNO E LE FONDAZIONI

Adesso valutiamo il qlim in condizioni drenate (cioè non c’è l’acqua).


1. In condizioni drenate invece ho ø ' ≠ 0 e posso avere che c ' ≠ 0 (cioè
ho i parametri a lungo termine) e il qlim rimane uguale alla formula
iniziale:
⎛1 ⎞
q lim = ⎜ ⋅ γ ⋅ B ⋅ N γ ⎟ + (c '⋅ N c ) + (q ⋅ N q ) Lungo termine
⎝2 ⎠
2. Se ho invece una sabbia in condizioni drenate, ho che c ' = 0 (perché
infatti ho una sabbia) e ø ≠ 0 , e quindi:
⎛1 ⎞
q lim = ⎜ ⋅ γ ⋅ B ⋅ N γ ⎟ + (c '⋅ N c ) + (q ⋅ N q )
⎝2 ⎠
⎛1 ⎞ ⎛1 ⎞
q lim = ⎜ ⋅ γ ⋅ B ⋅ N γ ⎟ + (q ⋅ N q ) q lim = ⎜ ⋅ γ' ⋅ B ⋅ N γ ⎟ + (q ⋅ N q )
⎝2 ⎠ ⎝2 ⎠
Caso secco Caso saturo (sotto la falda)
Trovato il qlim relativo al terreno, verifico che il coefficiente relativo
q
alla verifica a schiacciamento sia FS = lim ≥ 3 , dove q è il carico
q
trasmesso dalla struttura alla fondazione.

11.4 I PALI DI FONDAZIONE

I pali di fondazione sono degli elementi cilindrici inseriti nel terreno,


e sono delle fondazioni indirette (o profonde). Ci possono essere diversi
tipi di pali tra cui:
1. i pali battuti: sono dei pali prefabbricati battuti in opera senza
asportazione preventiva di terreno; si usano prevalentemente i pali
in c.a, cavi all’interno, armati per resistere alle tensioni che si
sviluppano battendoli;
2. i pali gettati in opera: viene infissa una cassaforma nel terreno,
senza asportare il terreno, fino alla profondità voluta, poi facciamo
uscire il materiale e facciamo la gettata;
3. i pali trivellati: sono realizzati con asportazione del terreno,
quindi si scava il foro e si riempie poi con il cls e l’armatura
necessaria. Il problema però è quello di sostenere le pareti del foro
prima di gettare, ma ci sono diversi metodi per intervenire:
1. per materiali granulari inserisco un tubo di sostegno che applico
quando faccio il foro;
2. faccio il buco con una trivella ad elica, inserisco il tubo forma,
getto, metto i ferri poi estraggo il tubo forma prima che il cls
faccia presa;
3. faccio una trivellazione con del fango bentonitico che,
addizionato all’acqua, consente di sostenere le pareti anche se
sono sotto falda.
Possiamo arrivare ad avere pali profondi 50 ÷ 60 m con un diametro di
ø = 1,5 m . I pali battuti possono arrivare fino a 20 ÷ 30 m ; hanno
dimensioni minori di quelli trivellati, ma sono comunque largamente
impiegati.
Cerchiamo ora di valutare la capacità portante Q del palo che è data
dalla somma di due termini:
Q = Qb + Qs
Dalla figura successiva è possibile notare che devo considerare W, il
quale è il peso che possiamo sommare alla portata Q, ma che viene in
parte assorbito dalla portata di base Qb e dalla portata laterale Qs.

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 75


LE OPERE DI SOSTEGNO E LE FONDAZIONI

Per un terreno omogeneo, possiamo esprimere le due portate come il


prodotto tra una portata unitaria q e la rispettiva area A.
Qb = q b ⋅ A b
Qs = q s ⋅ As
⎛ π ⋅ D2 ⎞
Qb = q b ⋅ ⎜
4
⎟ (
Qs = q s ⋅ π ⋅ D 2 ⋅ H )
⎝ ⎠
forze
Dobbiamo quindi calcolare qb e qs che saranno . Si può fare un
lunghezze2
discorso analogo al calcolo del qlim, cioè al calcolo della massima
resistenza del terreno che si trova sotto la base. Quindi per qb ho:
⎛1 ⎞
q b = ⎜ ⋅ γ ⋅ B ⋅ N γ ⎟ + (c ⋅ N c ) + (q ⋅ N q )
⎝2 ⎠
La formula è ancora espressa in tre termini, ma Nγ, Nc e Nq non sono più
quelli che avevamo nel qlim.
⎛1 ⎞
Il termine ⎜ ⋅ γ ⋅ B ⋅ N γ ⎟ può essere trascurato per le fondazioni
⎝2 ⎠
profonde, B è il diametro del palo, mentre i due termini (c ⋅ Nc ) e

(q ⋅ N q ) variano in base al tipo di terreno.

1. Per un terreno coesivo, come ad esempio l’argilla, nel breve termine


ho che Cu ≠ 0 e øu = 0 , quindi:
⎛1 ⎞ q b = Cu ⋅ N c + q ⋅ N q
q b = ⎜ ⋅ γ ⋅ B ⋅ N γ ⎟ + (Cu ⋅ N c ) + (q ⋅ N q )
⎝ 2 ⎠ Breve termine
dove il sovraccarico q in pianta nel piano di posa vale q = γ ⋅ H .
2. Per un terreno incoerente invece, come ad esempio la sabbia, ho che
c = 0 e ø = 0 , quindi:
⎛1 ⎞
q b = ⎜ ⋅ γ ⋅ B ⋅ N γ ⎟ + (0 ⋅ N c ) + (q ⋅ N q ) qb = q ⋅ Nq
⎝2 ⎠
dove il sovraccarico q in pianta nel piano di posa è sempre dato da
q = γ ⋅ H.

qs invece varia al variare del materiale.


1. Per un terreno coesivo, come ad esempio l’argilla, posso usare il
cosiddetto metodo α, e cioè:
q s = α ⋅ Cu
dove α dipende da Cu e diminuisce al crescere di Cu (coesione non
drenata); Cu è più alto per i terreni duri OC.
2. Per un terreno incoerente invece, come ad esempio la sabbia, posso
usare il cosiddetto metodo β, ragionando in termine di tensioni
efficaci σ’, e cioè:
q s = β ⋅ σ 'V 0

76 19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


LE OPERE DI SOSTEGNO E LE FONDAZIONI

σ'h
dove β = K ⋅ tan δ . Ricordando però che K = , posso allora
σ'V 0
calcolare la tensione efficace orizzontale σ’h:
σ 'h = K ⋅ σ 'V 0
Quindi posso ottenere la formula per calcolare il qs, e cioè:
q s = ( K ⋅ σ'h ) tan δ
dove:
1. K è il coefficiente di spinta; K dipende dalla tipologia
costruttiva del palo:
1. se ho un palo battuto, allora provoco una compressione del
terreno, e quindi K sarà passivo, cioè Kp;
2. se ho un palo trivellato, allora tolgo del terreno, quindi il
terreno che mi rimane si rilassa e K sarà attivo, cioè Ka;
2. tan δ è l’attrito tra il palo e il terreno.
Trovate la portata di base Qb e la portata laterale Qs, posso infine
calcolare la portata Q = Qb + Qs , determinando così la portata
ammissibile del palo con la seguente formula:
Q
Qam =
2,5
dove 2,5 è il coefficiente di sicurezza.
Qs entra in gioco fin da subito nella realtà, mentre Qb, prima che si
formino le superfici di rottura, si deve scendere di 10 ÷ 20 m , quindi
faccio maggior riferimento a Qs.

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L 77


INDICE

1 PREMESSA
2 LE RELAZIONI TRA LE DIVERSE FASI DEL TERRENO
3 I TERRENI A GRANA GROSSA
4 I TERRENI A GRANA FINE (I LIMITI DI ATTERBERG)
4.1 LA PROVA DEL CUCCHIAIO DI CASAGRANDE
5 LA CLASSIFICAZIONE DEI TERRENI
5.1 LA CLASSIFICAZIONE USCS
5.1.1 LA PRIMA LETTERA DELLA CLASSIFICAZIONE USCS
5.1.2 LA SECONDA LETTERA DELLA CLASSIFICAZIONE USCS
5.2 LA CLASSIFICAZIONE AASHTO
6 L'ACQUA DEL TERRENO
LE CONDIZIONI IDROSTATICHE DELL’ACQUA
6.1
(IL METODO DELLE TENSIONI EFFICACI σ’)
6.1.1 LE TENSIONI LITOSTATICHE
ESERCIZIO SUL CALCOLO DELLE TENSIONI EFFICACI σ' = σeff
ESERCIZIO SUL CALCOLO DELLE TENSIONI EFFICACI σ' = σeff
(CASO DI FALDA IN PRESSIONE)
6.2 LE CONDIZIONI IDRODINAMICHE DELL’ACQUA
6.2.1 LA LEGGE DI DARCY
6.2.2.1 SERBATOI DI ALTEZZA E LIVELLO DELL'ACQUA UGUALE
SERBATOIO DI DESTRA CON LIVELLO DELL'ACQUA MAGGIORE E
6.2.2.2
SABBIA SATURA NEL SERBATOIO DI SINISTRA
6.2.2.2.1 LA FORZA DI FILTRAZIONE E LA PRESSIONE DI FILTRAZIONE
6.2.2.2.2 IL GRADIENTE IDRAULICO CRITICO IC
SERBATOIO DI SINISTRA CON LIVELLO DELL'ACQUA MAGGIORE E
6.2.2.3
SABBIA SATURA NEL SERBATOIO DI SINISTRA
ESERCIZIO
7 LO STATO DI TENSIONE LITOSTATICA (I CEDIMENTI)
7.1 LA PRESSIONE DI PRECONSOLIDAZIONE σ’P
7.2 IL RAPPORTO DI SOVRACONSOLIDAZIONE OCR
7.3 IL COEFFICIENTE DI SPINTA K
7.4 LA PROVA EDOMETRICA (LA DEFORMAZIONE Δε)
IL CALCOLO DELLA DEFORMAZIONE ∆ε
7.5
IN FUNZIONE DELL'INDICE DEI VUOTI e
I COEFFICIENTI RICAVATI CON LA DEFORMAZIONE Δε E IL VALORE
7.6
DI Δσ’V
IL CALCOLO DELLA PRESSIONE DI CONSOLIDAZIONE σ’P CON IL
7.7 METODO GRAFICO DI CASAGRANDE E I PARAMETRI DI
COMPRESSIBILITÀ
7.8 IL CALCOLO DEL CEDIMENTO ΔH
7.8.1 IL CALCOLO DEL CEDIMENTO ΔH IN UN TERRENO NC
7.8.2 IL CALCOLO DEL CEDIMENTO ΔH IN UN TERRENO OC
7.8.3 IL CALCOLO DEL CEDIMENTO ΔH IN UN TERRENO NC/OC
LA CONSOLIDAZIONE E I PARAMETRI DI CONSOLIDAZIONE
7.9
(IL CALCOLO DEI CEDIMENTI IN FUNZIONE DEL TEMPO)
LA RESISTENZA AL TAGLIO DELLE TERRE
8
(IL PRINCIPIO DI COULOMB – TERZAGHI)
8.1 LA PROVA DI TAGLIO DIRETTO
8.2 LA PROVA TRIASSIALE Tx
GLI STATI DI EQUILIBRIO LIMITE PLASTICO
9
(LA TENSIONE ATTIVA σha E LA TENSIONE PASSIVA σhp)
IL CALCOLO DELLA TENSIONE ATTIVA σha E DELLA TENSIONE PASSIVA
9.1 σhp
(IL COEFFICIENTE DI SPINTA ATTIVA Ka E PASSIVA Kp)
PROVA EDOMETRICA E CALCOLO DEI CEDIMENTI ΔH
PROVA EDOMETRICA CON ARGILLA NC E CALCOLO DEI CEDIMENTI ΔH (CALCOLO Cc)
PROVA EDOMETRICA CON ARGILLA OC E CALCOLO DEI CEDIMENTI ΔH (Cr E Cc)
CONSOLIDAZIONE SECONDARIA Cαε E CALCOLO DEI CEDIMENTO ΔH

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L


INDICE

PROVA A TAGLIO CU (CONSOLIDATA, NON DRENATA) E DIAGRAMMI DI MOHR


10 LE INDAGINI GEOTECNICHE
10.1 I MEZZI DI INDAGINE
10.1.1 LA PROVA PENETROMETRICA (STATICA E DINAMICA)
10.1.2 LA PROVA SCISSOMETRICA
10.1.3 IL PIEZOMETRO
11 LE OPERE DI SOSTEGNO E LE FONDAZIONI
11.1 LE OPERE DI SOSTEGNO
11.2 LE FONDAZIONI DIRETTE(O SUPERFICIALI)
11.3 LE FONDAZIONI INDIRETTE(O PROFONDE)
11.4 I PALI DI FONDAZIONE

19210 - ELEMENTI DI GEOTECNICA L

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