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presente edizione riproduce il testo del seguente volume: E. Husserl, "L'idea della
fenomenologia", a cura di M. Rosso, il Saggiatore, Milano 1988 (ed. 1 198 1). E'
vietata la riproduzione, anche parziale o a uso interno o didattico, con qual siasi
mezzo, non autorizzata. L'editore potr� concedere a pagamento l'autorizzazio ne a
riprodurre una porzione non superiore a un decimo del presente volume. Le r
ichieste di riproduzione vanno inoltrate all'Associazione Italiana per i Diritti di
Riproduzione delle Opere a Stampa (AIDROS) SOMMARIO. L'OPERA "L'idea della
fenomenologia". L'AUTORE Edmund Husserl. Avvertenza. L'IDEA DELLA FENOMENOLOGIA.
Linea argomentativa delle lezioni. Lezione 1. Lezione 2. Lezione 3. Lezione 4.
Lezione 5. Primo inserto. Secondo inserto. Terzo inserto. PROFILO CRITICO. 1. I
temi fondamentali della fenomenologia. 2. L'idea della fenomenologia nel pensiero
di Husserl. 3. Il pensiero di Husserl dopo L'idea della fenomenologia. 4. I nuovi
problemi della fenomenologia. 5. Prospettive fenomenologiche. Glossario. ***
L'OPERA. L'IDEA DELLA FENOMENOLOGIA. - La fenomenologia e lo stile filosofico di
Husserl. Edmund Husserl si dedic� all'insegnamento per gran parte della sua vita,
dal 1887,
quando ottenne la libera docenza ad Halle, sino al 1933, anno in cui, a causa d
ell'avvento del nazismo, venne allontanato dall'Universit� di Friburgo (era infatt
i di origine ebraica). Ma anche in seguito egli non cess� di trasmettere il suo me
ssaggio filosofico attraverso la forma orale: dalle conferenze tenute a Vienna e a
Praga nel 1935 nasce infatti l'opera che pu� essere considerata il suo testamen to
spirituale, "La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale ". Lo
stile della lezione � quindi del tutto connaturato a Husserl, che � sempre molto
attento alla sua funzione di docente universitario, il quale non solo deve 'spie
garsi' ma deve anche, e soprattutto, venire 'compreso'. La sua attivit� didattica �
intensa, al di l� dei doveri, perch� egli sa che solo attraverso la lezione
l'analis i del testo filosofico riceve una pubblica prova, una verifica dei suoi
livelli di comprensibilit�. Ma la lezione, lo stile della lezione, � anche parte
della fenom enologia stessa, ne � quasi l'immagine e il paradigma: il pensiero non
pu� essere fi ssato in sistemi astratti, in dogmi precostituiti, in pregiudizi
ingenui. Il pen siero ha la stessa mobilit� dello sguardo, non pu� limitare i
propri orizzonti e dev e quindi girare intorno agli oggetti, approfondirne la
visione, interrompere il cammino solo per riprenderlo con l'aiuto di nuovi
risultati. E questo, evidentem ente, � anche il ritmo di una lezione, che vuole
andare "alle cose stesse", come l 'intera fenomenologia, ma che a tempo stesso
muove il pensiero nella progression e dell'analisi, non giunge mai a conclusioni
definitive, che non possano cio� veni re riprese e ridiscusse in altre lezioni. In
questo senso, "L'idea della fenomenologia", che raccoglie cinque lezioni tenu te da
Husserl a Gottinga nel 1907, � un esempio eccezionalmente emblematico dello stile
del pensiero husserliano, del suo naturale conformarsi alla dimensione del la
lezione. Siamo di fronte, con questa breve opera, a un testo di grande import anza,
sia per lo sviluppo interno del pensiero di Husserl sia per i suoi specifi ci
contenuti filosofici. Ma siamo soprattutto di fronte a un testo che, forse pr oprio
per la sua forma, abbatte un mito ancora duro a morire: quello della diffi colt�
del pensiero di Husserl. La lezione � peraltro un genere filosofico relativame nte
nuovo, che letterariamente si afferma solo a partire dall'idealismo tedesco,
quando, pur fra contrasti e polemiche (si pensi a quella che oppose Schopenhaue r a
Hegel), la figura del filosofo tende a coincidere con quella del docente uni
versitario. Si verifica cos� un fenomeno gi� ben conosciuto nelle scuole platoniche
e aristoteliche: i testi filosofici si dividono in 'esoterici' (riservati cio� agl
i scolari) ed 'essoterici' (aperti invece ai non iniziati). Solo che, nei suoi e
siti finali, tale fenomeno si capovolge: sono cio� i testi 'esoterici', quelli che
derivano dalla lezione, dalla comunicazione orale, a essere pi� comprensibili, me
ntre le opere rivolte al pubblico, che non hanno la mediazione della presenza pa
rlante del filosofo-professore, risultano pi� complesse e terminologicamente pi�
osc ure. Anche in questo senso lo stile dell'"Idea della fenomenologia" �
emblematico: si t ratta senza dubbio di un testo 'scolastico', ma � proprio questo
il motivo che ne favorisce la leggibilit�, presentando un Husserl che sa essere al
tempo stesso chi aro e preciso, alieno da quelle raffinatezze terminologiche che
caratterizzano a ltri suoi lavori non 'scolastici'. Vi � un ulteriore elemento da
sottolineare, per ch� ben spiega i 'modi' della filosofia husserliana. Infatti,
nelle lezioni dell'" Idea della fenomenologia", Husserl, come ogni buon professore,
prepara una "line a argomentativa", una serie di temi che dovranno essere spiegati,
uno schema deg li argomenti che le singole lezioni dovranno approfondire. Ma, come
ogni insegna nte ben sa, gli schemi sono fatti soprattutto per essere trasgrediti
nel momento in cui si parla, guardando i volti degli ascoltatori, seguendo le linee
del pen siero che la parola scritta non aveva saputo e potuto prevedere. Cos�
accade anche a Husserl: pi� volte, nel corso delle lezioni, egli modifica i suoi
intenti, tant o che finisce per riscrivere la "Linea argomentativa" al termine
delle lezioni, aggiungendovi problemi nuovi, quei problemi che probabilmente solo
la comunicazi one orale aveva fatto in lui sorgere e sviluppare. E' cos� che,
attraverso lezioni , e in queste lezioni, Husserl giunge a dare la prima veste
teorica definita al suo pensiero. Analizzeremo ora i temi e la struttura del testo.
- Dalle "Ricerche logiche" all'"Idea della fenomenologia". Se nella prima grande
opera di fenomenologia, le "Ricerche logiche" (1900-01), s i pu� forse
intravvedere, almeno allo stato potenziale, la quasi totalit� dei futuri temi
husserliani, � indubbio che l'immagine della fenomenologia, oltre che il suo
specifico bagaglio di termini, viene stabilita proprio nei testi 'didattici' po
steriori alle "Ricerche logiche", che vanno dall'"Idea della fenomenologia" al p
rimo volume delle "Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenol
ogica" (1913). Dopo le "Ricerche logiche", testo in cui Husserl raggiunge, per cos�
dire, la matu rit� filosofica, e introduce problemi che studier� per l'intero arco
della sua ricer ca, egli � infatti insoddisfatto dei risultati raggiunti. In
particolare ritiene i nsoddisfacente il fatto che la dottrina dell'intenzionalit�,
che costituisce il no cciolo del suo pensiero (� infatti la teoria che dovrebbe
descrivere l'essenza ste ssa della vita conoscitiva e della sua incessante
attivit�), non sia esplicitament e connessa a una teoria della soggettivit� pura, a
una teoria della coscienza. Nelle "Ricerche logiche" vi � senz'altro il tentativo
di definire gli ambiti di ta le coscienza che, anche se mai nominata, � qui
presentata come l'insieme del fluss o dei vissuti, come "percezione interna" o come
l'intenzionalit� stessa. Husserl r itiene per� che in questi abbozzi definitori vi
sia uno spazio ancora troppo ampio per equivoci soggettivistici (o, come dir�,
"psicologisti"), come se la ricerca s ull'essenza della conoscenza potesse venire
limitata all'indagine dei meccanismi soggettivi del pensiero. Si possono forse cos�
spiegare i passi successivi della fenomenologia proprio come esigenza di superare i
residui ingenui che un'indagin e non ancora pienamente 'fondata' ha in s�.
L'obiettivo della ricerca husserliana � dunque il rigore, la definizione di criteri
di scientificit� che garantiscano la v alidit� oggettiva del discorso filosofico,
che consentano di mostrarne l'assoluta fondatezza e di respingere ogni forma di
'pregiudizio'. A questo scopo si rivela fondamentale per Husserl confrontarsi non
solo con le correnti che caratterizza no il dibattito filosofico del suo tempo, ma
anche con le grandi tradizioni di p ensiero del Seicento e del Settecento, che
hanno dato luogo a paradigmi filosofi ci (il razionalismo, l'empirismo, il
criticismo) nei quali sono affrontati i gra ndi temi dell'io, della conoscenza,
dell'oggetto. E' a queste stesse fondamental i questioni che Husserl intende dare
una risposta, radicalmente nuova e definiti va. Assumono dunque un'importanza
centrale, per gli sviluppi della fenomenologia , la meditazione sul senso del
"cogito" cartesiano, o, meglio, di quella linea d i pensiero sul problema dell'io
nella conoscenza che va da Cartesio a Kant, come pure la riconsiderazione dei temi
dell'empirismo, con la sua fondamentale esige nza di ricondurre la conoscenza a
'concreti' atti soggettivi: Husserl rimedita i nsomma l'intero spettro del problema
gnoseologico cos� come esso � nato e si � svilupp ato nelle grandi tradizioni della
filosofia seicentesca. Questi rapidi cenni consentono gi� di intravvedere i
principali nodi tematici dell '"Idea della fenomenologia": il problema della
"coscienza", quello del "metodo" e, infine, la questione del legame tra la sfera
"immanente" della coscienza e qu ella, "trascendente", dell'oggetto da conoscere. -
La struttura dell'"Idea della fenomenologia". In primo luogo Husserl enuncia in un
breve testo la linea argomentativa delle pr oprie lezioni. In queste poche, ma
straordinariamente dense, pagine introduttive , che sono intitolate appunto "Linea
argomentativa delle lezioni", Husserl pone tutti i problemi fondamentali del
proprio pensiero. Qui sono infatti formulate l e domande cui Husserl tenter� di
dare una risposta per i successivi trent'anni, qu i � implicitamente dichiarata la
fondamentale 'scommessa' del suo pensiero: quella cio� di utilizzare in modo
radicalmente nuovo le grandi tradizioni della filosofi a moderna. Husserl introduce
subito il tema delle lezioni, il cui scopo sar� quell o di individuare le
condizioni di possibilit� di una scienza della conoscenza, che sappia risolvere in
modo univoco e definitivo tutte le questioni relative al co noscere, e ci� grazie a
un metodo radicalmente innovativo, il metodo della fenomen ologia. A ci� segue
l'elencazione, altrettanto decisiva, dei "tre gradini" che dev e percorrere una
filosofia fenomenologica. Essa deve cio� considerare: 1. il problema del rapporto
conoscitivo tra immanenza e trascendenza, che deriva
da Locke e Hume; 2. il problema del metodo: vera e propria eredit� cartesiana; 3.
il problema di una ragione costitutiva delle cose, che consegue dalla rimedit
azione della filosofia kantiana. A questi passi iniziali, chiariti, come vedremo,
nella "Linea argomentativa", se guono le cinque lezioni. Prima di analizzare la
struttura delle lezioni � per� utile precisare quali siano state le vicende della
composizione dell'opera. Come di consueto, Husserl non si era posto in modo
prioritario il problema della pubblicazione (che per lui � sempre secondario
proprio perch� privilegia la dimensi one del 'pensiero in atto'). Ma, come in
verit� spesso accade con le sue opere, an che l� dove l'intenzione di pubblicare
non � diretta ed esplicita, la preparazione d el testo � ugualmente molto accurata
e meditata. Infatti, la "Linea argomentativa" viene scritta dopo l'ultima lezione,
precisamente la sera del 2 maggio 1907. E dal momento che in queste pagine troviamo
elementi di pensiero non contenuti nel la quinta e conclusiva lezione, possiamo
ragionevolmente ipotizzare che Husserl volesse lasciare testimonianza di temi che
aveva chiarito oralmente senza metter li per iscritto. Egli infatti, ancora una
volta seguendo le sue abitudini, aveva stenografato il testo delle lezioni, testo
che in seguito, ma in date non preci sabili, aveva postillato con alcune note a
margine. Le lezioni furono tenute in un arco temporale molto ristretto, cio� dal 26
aprile al 2 maggio 1907. Testimonia nza del fatto che Husserl ritenesse molto
importanti i nuclei teorici di queste lezioni � l'esigenza che, a un certo punto
del suo pensiero, egli sent� di 'recupera rle'. E infatti, tra il 1923 e il 1926,
il suo assistente dell'epoca, Ludwig Lan dgrebe, ne fece un'accurata trascrizione.
Se nella "Linea argomentativa delle lezioni", come abbiamo visto, Husserl chiari
sce l'orizzonte metodologico e argomentativo della fenomenologia, nelle cinque l
ezioni, di cui ora analizzeremo rapidamente la struttura, egli ne articola tutti i
temi fondamentali. La "prima lezione" ha ancora una funzione genericamente
propedeutica: vuole cio� d eterminare la specificit� dell'atteggiamento
fenomenologico, un atteggiamento che va essenzialmente distinto da un modo di avere
rapporti con le cose ingenuo o "n aturale", privo dunque di un vero e proprio
valore conoscitivo. Conseguenza di questa indagine iniziale � la messa in luce
della "novit�" della feno menologia, cui si accompagna una ridefinizione dei
compiti e dei contenuti della filosofia in quanto "scienza". La "seconda lezione",
se prosegue alcune delle intenzioni introduttive (va ricor dato comunque che
l'intera "Idea della fenomenologia" � un'introduzione, nel senso che � una
chiarificazione preliminare che Husserl compie non solo per il suo pubb lico ma
anche per se stesso), gi� conduce su un tema nodale per l'intero pensiero di
Husserl: il problema della sospensione del giudizio, o dell'"epoch�". Nel corso
dell'analisi del testo, potremo notare, rilevando che questi termini sono utili
zzati quasi come sinonimi, che Husserl si occupa pi� dei contenuti filosofici che
della terminologia; in questo caso il contenuto 'forte' � che il nuovo metodo feno
menologico deve possedere un terreno certo e indubitabile: tutto ci� che si config
ura come estraneo a questo terreno di assoluta certezza va 'messo fra parentesi' ,
operando una sospensione del giudizio. Si tratta allora di "descrivere" quelle
operazioni capaci di dischiuderci, di farci apparire con chiarezza questo terre no.
Siamo senza dubbio all'interno di un tema cartesiano dove, tuttavia, � ormai t
otalmente venuto a mancare l'orizzonte metafisico di Cartesio (infatti il richia mo
alla "sostanza pensante" avrebbe fatto inevitabilmente ondeggiare, a parere d i
Husserl, fra due estremi scorretti: la psicologia e il realismo ontologico). L a
ricerca di un terreno di "certezza" - di certezza conoscitiva - � dunque conness a
al tentativo di delineare il rapporto che il metodo nuovo della fenomenologia deve
istituire tra l'io e il mondo, tra l'immanenza e la trascendenza. In questo senso
la "terza lezione" � una diretta prosecuzione della precedente e s viluppa il tema
dell'"epoch�", che molti commentatori husserliani (ma non certo Hu
sserl) caricheranno di equivoci. L'"epoch�" infatti non si rivela qui come l'intim
o segreto della fenomenologia, bens� soltanto come la sua premessa di metodo. L"ep
och�" � ci� che consente di superare una visione ingenua della trascendenza intesa
com e mondo 'esterno', 'fuori di me', affermando invece che a essa si pu� giungere
sol tanto attraverso una via immanente, cio� attraverso l'attivit� della coscienza.
In q uesta 'sospensione' del trascendente consiste, tra l'altro, secondo Husserl,
il significato della filosofia di Hume. Possiamo ora trarre gi� una conclusione su
qu esto breve testo: le sue argomentazioni, ancor prima che accanto agli altri scri
tti del periodo (le lezioni sul tempo e sullo spazio che Husserl tiene dal 1905 al
1907), vanno poste nel quadro di una pi� generale esigenza di metodo. Husserl t eme
cio� che molti dei temi che aveva in precedenza considerato avrebbero rischiat o,
nell'isolamento in cui erano stati presentati, di generare equivoci sul senso della
fenomenologia. E' allora alla ricerca di questo senso fondativo che si ri volge la
sua attenzione. Per cui, in questa terza lezione, egli innesta quel pro cesso che
da Hume lo porta verso Kant, cio� verso i temi dell'"essenza" e dell'"a priori":
perch� sono questi gli strumenti concettuali che permettono di distinguer e il
"fenomeno puro" (quello, appunto, della fenomenologia) dal "fenomeno psicol ogico"
(che invece � proprio della concezione del suo maestro, il filosofo austria co
Franz Brentano, e che Husserl ha ormai rigettato). E' all'interno di questo p
ercorso che le questioni logiche relative all'essenza dei fenomeni si connettono ,
per evitare ogni possibile fraintendimento, alla nuova questione della "pura c
oscienza". Questa coscienza (che Husserl pone ancora tra virgolette) non ha lega mi
con la tradizione dell'idealismo tedesco (che in questi anni egli conosce sol o in
modo superficiale) ma, molto pi� semplicemente, � il punto di arrivo del metodo
fenomenologico e, al tempo stesso, il punto di partenza per poter svolgere ci� ch e
la fenomenologia �, cio� "descrizione delle essenze di fenomeni puri". Ma la
descrizione non pu� essere una 'contemplazione' astratta. E per questo motiv o che,
nella "quarta lezione", Husserl si dedica ad analizzare il carattere 'ope rativo'
della coscienza, quella che chiama (con un termine che deriva da Brentan o ma che
ridefinisce integralmente) "intenzionalit�". Questo termine, che era stat o
utilizzato con altri significati nella scolastica medievale, � il vero e proprio
cuore della fenomenologia, il suo nucleo: chiarificarlo significa penetrare nel la
parte pi� viva e originale del pensiero di Husserl. Intenzionalit� � infatti la vit
a della coscienza, la sua capacit� di instaurare un "nuovo" rapporto conoscitivo c
on il mondo circostante, che sfugga a quei pericoli che Husserl individua nelle
filosofie che l'hanno preceduto (a partire proprio da quella di Brentano). Husserl
definisce la fenomenologia come uno sguardo chiarificatore mirato all'es senza
delle cose: essenza che pu� essere soltanto "per noi", posta cio� nell'orizzon te
intenzionale della coscienza. La "caratteristica esclusiva" della fenomenolog ia,
come Husserl chiama questo aspetto, deve tuttavia venire a sua volta chiarif icata
in quanto metodo, e di questo si occupa la quarta lezione: proprio perch� un a
descrizione che tanto si � ispirata a Hume non sia ricondotta ai moduli operativ i
dell'empirismo, non sia cio� confusa con una concezione esclusivamente soggettiv
istica, parziale e limitata, tendente allo scetticismo. La "quinta lezione" ha, a
questo punto, un tema quasi obbligato: � una ricerca "co stitutiva", cio�
l'applicazione del metodo delineato nelle precedenti lezioni a un territorio
particolare. Ma un territorio che mostri al tempo stesso quali siano le basi
"fondative" della fenomenologia. Husserl non pu� sottrarsi a un passo di tal
genere. Se infatti le ricerche sul metodo e sull'intenzionalit� hanno condotto a
focalizzare l'attenzione sull'"immanenza" (cio� sull'esperienza interna, anche se
Husserl continua a ritenere ambigua quest'ultima espressione), il primo terri torio
di esperienza che deve essere portato su questo piano immanente non pu� esse re
scelto a caso. Deve infatti rappresentare il presupposto di qualsiasi costitu zione
possibile, deve essere quell'elemento che � presente nell'"apprensione di og ni
possibile oggetto". Per questo motivo la quinta lezione � dedicata al problema del
"tempo", che � la condizione necessaria per qualsiasi "percezione interna", co me
gi� Kant aveva prospettato nella prima parte, l'estetica trascendentale, della
"Critica della ragion pura" (il tempo, ricordiamo, � qui la forma dell'intuizione
interna). Husserl riprende, in questo caso, osservazioni e termini caratteristici
delle le zioni sul tempo del 1905-06: ma la concisione del discorso � in grado di
offrirgli una forza che non troviamo l� dove il problema � pi� estesamente
trattato. Il tempo, la questione-tempo, si pone cos� in Husserl come il presupposto
esperienziale dell a fenomenologia, rivelando che questa deve essere in primo luogo
considerata in quanto "filosofia dell'esperienza". La percezione, nella quale "si
costituisce l 'originario oggetto temporale", � dunque, per Husserl, il centro di
qualsiasi prob lematica costitutiva: ne � il punto di partenza, da cui la
conoscenza non pu� presci ndere. La fenomenologia, per sua intrinseca natura,
proprio perch� � una filosofia della de scrizione, non pu� avere una 'conclusione'.
Allo stesso modo, neppure delle lezion i di fenomenologia possono condurre a
risultati fissi e dogmatizzati. E' tuttavi a possibile, come Husserl fa nelle
ultime pagine dell'opera, delineare ci� che del la fenomenologia � il nucleo
tematico centrale: e qui Husserl trova una brillantez za definitoria che � molto
rara nell'ambito della sua produzione scientifica. Egli afferma che la
fenomenologia pu� definirsi come ricerca sull'"essenza della conos cenza". Ma in un
senso nuovo e ben preciso: in quanto descrizione della correlaz ione tra atto del
conoscere e oggetto della conoscenza. Questo problema non � psic ologico o
individuale, n� deve avere nascosti significati antropologici: la "riduz ione" -
cio� l'apparato di metodo della fenomenologia - permette di limitarsi alle
questioni della "conoscenza in generale", senza alcun riferimento a interessi p
arziali, alle soggettivit� che occupano una certa posizione nel mondo, all'io empi
rico che ha relazioni con un ambiente 'positivo' e pragmatico. E' in tal modo che,
nelle ultime righe dell'"Idea della fenomenologia", Husserl presenta quello che
possiamo considerare il "programma della fenomenologia", il programma cio� di una
filosofia che, nel suo centrarsi sull'esperienza, vuole esse re in primo luogo una
descrizione del 'farsi' stesso del senso. E il senso n� si f a n� si d� identico
una volta per tutte: il senso ha strati, forme, figure eccetera. Cos� la
fenomenologia deve guardare (cio� descrivere) e approfondire (cio� afferrarne le
essenze) tutte le fondamentali figure della conoscenza, connesse a tutte le
fondamentali figure di oggetti presenti nel nostro mondo circostante. E' questa
"correlazione nell'esperienza" il tema conoscitivo che Husserl vuole chiarificar e
in queste lezioni. Un tema che, in definitiva, si presenta come "fenomenologia
generale della ragione". Si pu� allora dire che, in questo senso, la fenomenologi a
non si identifica affatto con il suo metodo: il metodo costituisce semplicemen te
il filo conduttore per le indagini su campi specifici, sulle loro particolari t�
essenziali. Su questa strada va ancora sottolineato il senso del termine "idea",
che troviam o nel titolo delle lezioni. Molto spesso, infatti, nella tradizione
filosofica, esso ha un significato piuttosto generico, quale 'concetto', 'forma'
eccetera. I n Husserl va invece considerato nel suo senso specifico e originario,
che lo con nette all'etimologia greca. 'Idea' � infatti derivato dal verbo "idein",
che signi fica 'vedere'. Inoltre, a partire da Platone, 'idea' � pressoch� sinonimo
di un'altr a parola che ha la medesima radice, cio� "eidos" ('forma'), ovvero quel
che Husser l traduce con "essenza" ("Wesen"). Husserl allora, quando utilizza il
termine "i dea", vuole sottolineare entrambi questi aspetti. Intende cio�
manifestare che si deve in primo luogo andare alla ricerca dell'essenza della
fenomenologia. Ma il fatto che l'idea richiami la "visione" indica anche che
l'essenza cui si mira � se mpre e comunque il correlato di un atto di visione, di
un 'vedere'. Con "L'idea della fenomenologia" Husserl intende dunque evidenziare la
trama essenziale dell a fenomenologia stessa, senza la quale ogni possibile ricerca
costitutiva, anche corretta, non potrebbe ritenersi 'fondata'.
L'AUTORE. Edmund Husserl nasce l'8 aprile 1859 a Prossnitz, in Moravia, da una
famiglia eb
rea di estrazione medio-borghese. Dopo avere compiuto gli studi e conseguito la
licenza presso il liceo di Olm�tz (nel 1876) si iscrive all'Universit� di Lipsia,
se guendo i corsi di matematica e di fisica. Nel 1878 si trasferisce all'Universit�
d i Berlino, dove studia matematica avendo come maestri i famosi Kronecker e Weier
strass. Con quest'ultimo, ma all'Universit� di Vienna, nel 1883 discute una tesi s
ul calcolo delle variazioni. E' a Vienna che conosce Franz Brentano, di cui iniz ia
a seguire i corsi. Questo incontro risulter� fondamentale per lo sviluppo del p
ensiero di Husserl. Nel 1886 egli si converte alla religione evangelica e nel 1887
sposa una giovane maestra, anch'ella di origine ebraica e convertita. Sempre nel
1887 ottiene la libera docenza all'Universit� di Halle con lo studio "Sul concetto
di numero". Vie ne cos� nominato "Privatdozent" presso questo ateneo, in cui
lavorer� sino al 1901 c on grande intensit� e notevole impegno didattico. Il
periodo di Halle risulta molt o produttivo per Husserl. Infatti, nel 1891, pubblica
la "Filosofia dell'aritmet ica", dove molto evidente � l'influsso brentaniano,
innestatosi sui precedenti stu di matematici. Nel 1900 esce il primo vero e proprio
lavoro di fenomenologia, ci o� il primo volume delle "Ricerche logiche", i
fondamentali "Prolegomeni alla logi ca pura". Nel 1901 viene pubblicato il secondo
volume delle "Ricerche logiche", che comprende sei ricerche, in cui si articolano i
primi temi costitutivi della fenomenologia. Sempre nel 1901 Husserl � nominato
professore straordinario all'Uni versit� di Gottinga (ma dovr� attendere sino al
1906 per divenire professore titolar e). Durante il periodo di Gottinga Husserl, in
primo luogo attraverso l'attivit� d idattica, per lo pi� dedicata ai grandi
classici della filosofia moderna, dar� un pr imo assetto definitivo al suo
pensiero. Non sempre il suo lavoro � finalizzato all a pubblicazione: ma egli
scrive ugualmente, con il consueto metodo stenografico, migliaia di pagine di
analisi fenomenologica. Scrive anche i suoi corsi univers itari, all'interno dei
quali hanno grande importanza le lezioni tenute tra il 19 05 e il 1907 sul problema
del tempo, sull'idea della fenomenologia e sulla cosa spaziale. In questo periodo
instaurer� anche stretti rapporti scientifici con alli evi di Theodor Lipps, che
lavoravano nella vicina Universit� di Monaco. Nel 1911 H usserl pubblica l'articolo
"La filosofia come scienza rigorosa", in cui polemizz a sia con lo storicismo di
Dilthey sia con una visione positivista della scienza e della filosofia. Nel 1913
pubblica il primo volume delle "Idee per una fenome nologia pura e per una
filosofia fenomenologica". Gli altri due volumi che compo ngono l'opera usciranno
dopo la sua morte. Si evidenzia cos� una metodologia di ri cerca cui Husserl
rimarr� fedele per tutta la vita: pi� che concentrarsi su lavori ' finiti', da
pubblicare, egli preferisce dedicarsi alla concreta indagine filosof ica, che
origina migliaia di pagine, non sempre di facile decifrazione. Alla mor te di
Husserl saranno ben quarantamila le pagine del suo archivio (all'interno d el quale
si pongono, naturalmente, molti corsi universitari stenografati). Nel 1916, anno in
cui muore in guerra il figlio minore (episodio che lo segner� em otivamente per
l'intera esistenza), Husserl viene chiamato all'Universit� di Fribu rgo. Qui
incontra il giovane Martin Heidegger, che diverr� suo assistente e che, n el 1928,
gli subentrer� nella cattedra. Il contrasto con Heidegger si manifesta ne l 1927
quando, dovendo scrivere in collaborazione la voce "Fenomenologia" per l'
"Enciclopedia britannica", i due autori si renderanno presto conto della diffici le
conciliabilit� dei loro punti di vista. Tuttavia il fondamentale lavoro di Heid
egger, "Essere e tempo", che esce nel 1927, e dove pure � ben evidente il contrast
o con il maestro, � dedicato a Husserl. Nel 1928, a cura di Heidegger, ma raccolte
da un'allieva di Gottinga, Edith Stein, escono le "Lezioni sulla fenomenologia
della coscienza interna del tempo" (si tratta delle lezioni tenute nel 1905-06).
Husserl non � molto soddisfatto di tale lavoro e poco dopo la pubblicazione cessa
no definitivamente i rapporti scientifici e personali con Heidegger. Nel 1929 pu
bblica "Logica formale e trascendentale", un'opera scritta in pochi mesi, quasi a
ribadire pubblicamente, di fronte a nuove 'eresie', alcune linee fondamentali del
lavoro 'inedito'. Sempre nel 1929 Husserl tiene alla Sorbona di Parigi le no te
lezioni dal titolo "Meditazioni cartesiane", che verranno pubblicate in franc ese
nel 1931. Nel 1930 pubblica la "Postilla alle "Idee"", un breve scritto in c ui
implicitamente polemizza con alcune critiche rivolte al suo pensiero. Nel 193 3,
all'avvento del nazismo, Husserl viene radiato dal corpo accademico in quanto
ebreo (insieme con il figlio Gerhart, professore di diritto, che emigrer� negli S
tati Uniti). Reintegrato in seguito a vivaci proteste internazionali, verr� defini
tivamente allontanato nel 1936. Nel 1935 Husserl si reca a Vienna e a Praga per
tenere quelle conferenze sulla crisi dell'umanit� europea che costituiranno il nuc
leo originario dell'ultima grande opera, "La crisi delle scienze europee e la fe
nomenologia trascendentale". Le prime due parti di questo lavoro saranno pubblic
ate nel 1936-37 sulla rivista 'Philosophia' di Belgrado. Il 27 aprile 1938 Husse rl
muore a Friburgo e qui viene cremato; le sue ceneri saranno portate l'anno su
ccessivo a Lovanio, in Belgio. Lovanio diverr�, gi� a partire dall'anno seguente,
il centro degli studi husserliani . Temendo infatti la loro distruzione a opera dei
nazisti, padre H.L. van Breda, protagonista di un infaticabile e preziosissimo
lavoro, trasferisce all'Univers it� di Lovanio l'archivio dei manoscritti di
Husserl, proteggendoli anche dopo l'i nvasione nazista del Belgio. A opera dello
stesso van Breda e degli ultimi assis tenti di Husserl, L. Landgrebe ed E. Fink, �
subito avviata l'opera di trascrizion e e di preparazione per la stampa di tali
inediti. Con il patrocinio dell'Unesco ha avvio nel 1950 la pubblicazione delle
opere complete di Husserl, in una coll ana dal titolo "Husserliana". Anche se muta
leggermente nei vari curatori, il cr iterio di questa edizione � tendenzialmente
uniforme. Infatti, intorno a un'opera gi� pubblicata Husserl vivente, o ancora
inedita ma comunque 'compiuta' (come appu nto "L'idea della fenomenologia" o le
lezioni sulla cosa), sono organizzati i ma teriali affini che si possono ritrovare
nell'ampio corpus manoscritto.
AVVERTENZA. "L'idea della fenomenologia" � stata pubblicata per la prima volta nel
1950, come secondo volume della "Husserliana", con il titolo "Die Idee der
Ph�nomenologie. F�nf Vorlesungen". Il curatore � Walter Biemel, l'editore Martinus
Nijhoff dell'Aia. La prima edizione italiana � stata pubblicata dalla casa editrice
il Saggiatore di Milano nel 1981, a cura di Marino Rosso. Rosso riprende e rivede
il lavoro di t raduzione che era stato fatto dal suo maestro Andrea Vasa,
dell'Universit� di Fire nze, scomparso improvvisamente nel 1980. In una
"Avvertenza" il curatore dichiar a di avere sistemato dal punto di vista stilistico
la traduzione di Vasa e di av ere contestualmente risolto alcuni problemi di
traduzione che erano rimasti irri solti. Ne � risultato un lavoro di grande
importanza e seriet� scientifica. La traduzione del testo dell'"Idea della
fenomenologia" che qui presentiamo � quel la dell'edizione Vasa-Rosso, di cui
tuttavia non riproduciamo l'apparato di Note critiche, per favorire la leggibilit�
didattica del testo. L'edizione del Saggiat ore � preceduta da una "Introduzione"
di A. Vasa (pagine 9-40), che � uno scritto di grande importanza, al quale
rimandiamo. Esiste anche una traduzione francese di questo lavoro, curata da A.
L�wit e pubbli cata nel 1970 dalla P.U.F.