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Un cucTuRA ALLA CORTE bi FEDERICO 1 Nella corte di Federico It prevale- vvano due poli cultural Pattivitascien- tificefilosofica e Vativita letteraria e poetiea in lingua latina e volgare “Affidiamo ta stesura finale di que- ste Costtuziont al maestro Pier delle Vigne, Capuano, giudice della nostra ‘Magna Curia, nostro fedele”. Cosi at- testa Federico I nell ultimo paragrafo delle Costituzioni, La redazione defi | nitiva del Liber Augustalis del 1231 attribuita esplicitamente a Pier delle Vigne, Nel febbraio 1252, anche Corrado IV attesta che si trattava del Je *Costituzioni” di Pier delle Vigne, traditore. Spetta a Pier delle Vigne", giudice delle Magna Curia, Yonore di esserne stato il principale redattore tecnico e coordinatore: sieuramente una parte di quest'onore spetta anche Riccardo da Bisaccia, suo maggiore collaboratore Altri studios ritengono che il Liber Augustalis, "Vatto di nascta della buro- crazia moderna” (cosi Pha definita Kantorovier), sia opera di una commissio- ne formata da parecchi grit il cn eo- ‘ordinator era appunto Pier della Vin. Niecold della Rocea, notaio della Curia imperiale e segretaro personale di Manfredi, defini Pier delle Vigne, estensore principale delle Costituzio- 1, “novell egislatore simile a Mose”. ‘Membri dell’ assemblea egsltiva e re- dattori delle costituzioni di Melfi faro- no Bernardo Castacca, arcivescovo di Bariepoi Palermo, Landolf @'Aquino, padre di 8.Tommaso, Tommaso Aquino, fratello di Landolio, Taddeo da Sessa giudiceimperiale, Gualtiero @’Ocra, prima cappellano e poi cancel- liere di Federico I, Richero di Melfi, Stefano abate di Montecassino, ‘Terrsio di Atena e Riccardo di Bisac- cia (seambiato per Riceardo di Venosa) ¢, infine, Giacomo Amalitano ino | La cultura alla corte di Federico Il __@ cura di NICOLA FIERRO Gregorio IX, in una epistola, dice che l'areivescovo di Capua, Giacomo Amalftano, consigliere dellimperato- re, un “redattore delle legge lo ac- causa di serivere costituzioni seandalo- se, Nessuno studioso ha mai menzio- nato Riccardo di Biszecia, giudice im- periale, come redattore delle Costitu- zioni di Melfi, Assieme a Pier delle Vi- she, fu uno dei maggioriredattori del- Je Costituzioni. La notizia si ricava da un atto notarile di donazione, redatta nel 1230 dallo stesso Riccardo, per con- todi suo eugino Guglielmo di Biseccia, signore di Monteverde. Quest'ultimo, trovandosi ammalat presso Melfi ace chiamare al suo eapezzale il vescovo di ‘Monteverde, Buonomo. E presente in Melfi anche suo cugino, il giudice im- perile Rioeardo di Bisacia. Ques vie- ne incaticato di redigere il testamen- to, di svolgere la funzione di tutore delle fglie Isabella e Silla, di curato- re delle sue terre e di esocutore testa- ‘mentario. Guglielmo di Bisaccia con lo stesso atto dispone di donare una sua terra aS Maria di Permo all’ bbazia iS, Salvatore del Goleto, in cui era monaca Silla, una delle sue due fig, ceun altro tenimento che era nella Val- le di Vitalba, detto Passigliano (Passidianum). In seguito a tale dispo- sizione testamentaria, il giudice Riccardo di Bisaocia, dopo aver attenu- to conferma dall'Imperatore il 5 set- tembre 1280, in data 30 settembre 1230 trasfer le proprieta donate a don Roberto di Ruvo, prior di 8. Maria di Pernoe all'Abbazia di S Salvatore del Goleto, Liattonotarilesi conclude eon que- sta disposizione;“E affineh® questa do- nazione eassegnazione sia valida e non se ne perda la memoria, V’ho seritta ¢ ne ho dato esecuzione per mano di Riccardo, giudice imperiale di Melfi e delle mia terra. Percid io sopra sritto Riccardo, giudice di Melfi di entram- bili signori, ho sertta in sostituzione del notaio nell’anno, nel mese ¢ nellindizione ai soprascrtt”. Latta notarile, infne, lenea sia i testimoni presenti durante laredazio- ne del testamento si i testimoni pre- sontial'atto dell'assegnerione, Segue Ja trascrizione delle firme dei testimo- niche sottoscrivono il testamento con segno di croce. “Questi sono i testimoni del testa- mento: io Riccardo di Bisaccia, dopo averne dato lettura, confermo sil testamen- to, sia assegnazione da me fatta. + Segno di croce di propria mano di Riccardo di Santoro. + Segmo di eroce di propria mano di Roberto di Pietrapalombs. + Segno di eroee di propria meno di Museo di Ravello + Segno di eroce di Dionisio di Pipino”. * Qusti sono itestimoni presenti al- Passegnazione: Una miniatura trata da un manoseritto {dol “De arte venanl cum avibus”, con- servatoa Roma presso | Biblioteca Apo- stolica Vaticana Ph cLTORAALLA CORTE DF FEDERICO + Segno di eroce di propria mano di erano rappresentate dall’antico siste- rico un doloe soggiorna estivo: eli scor- Guglielmo di San Felice. ‘ma viario romano. Il castello di Bisac- razzava nei campi sempre attento al + Sogno di eroce di Valentino di San cia nel regno del centro - sud era un volo del faleo di turno, mentre piom- Felice presidio militare posto al ontrollodel- bava sulle quaglie; eglisapeva gustare + Segno di eroce di Pandolfo di lavia Appia antca. Federico eve leva 'acqua limpida della Toppa, le fresche Armaterra reun’altatorrequadrata(alloraeratre aoquesorgive di Fontana Fiorita edei ++ Sagno di rove di Dionisio di Pipino. volte pi alta di quella attuale) perché —Servoni. Nei luoghi di diletto (loea + Sogno di croce di propria mano del nel sistema i ifesafosse ben collega- _solaciorum), Tmperatare fev eostru- sacerdote Roberto di Pipino”, ta visivamente con icastellicirenstan- ire una serie di “casoni”, destinati alla “ To sopra seritto giudice Riccardo, ti di SAgata di Puglia, di Vieo (oggi eaccia (dom) casoniin cui eg soleva che sono stato presente anche a que- Trevico), Andretta ediS.Antimo (ogi riposarsi durante la sua attivita sta mia scrittura posta in calee,hocon- Rocchetta S.Antonio). Le arterie stra- venatoria, A Bisaocia Federico respira- fermato tutto. E un esperto di diritto, dali erano collegate fra loro da piecole va a pieni polmoni aria viva e fresca ‘nominato giudice da Cesare”®. strade secondarie che, attraversando del salubre altopiano: per questo mo- Dungue, Riceardo di Bisaccia boseaglie, paludi, terre incolte, porta- tivo egli volle chiamare il Formicoso (Riccardo de Bisatia), in questo atto vanoaipaesioallecitta minori, Erano Mente Sano, Con sommo diletto egli notarile, sfuggito al'attensione degli strade spesso impraticabii, poco age-scorrazzava in piena _liberta studiosi, per sua diretta testimonian- voli, ma erano ben controllate, sorve- sull'altopiano del Formicoso seguendo 1a, dichiara di aver avuto direttamen- gliate da eastelli o casi, posti nelle il volo dei suoifalhi preferiti. Qui, du- tedall'imperatore (Cesare) ’incaricodi immediate vicinanze, Tutte le fortez-_rante le battute di eaceia contadini e “defensor iuris” (interprete del dirit- ze federiciane avevano una funzionedi popolani di Bisaecia potevano vedere ¢ to} edi “censor” (giudice, addetto al- controllo politico e militare del terri--osservare I'Imperatore in tenuta Vapplicazione delle lege torio, Aipaesivieini era affidato Vinca venatoria, ‘Anche Pier dele Vigne era ‘censor rico ¢ Pobbligo di provvedere alla ma- ‘Federico, dopo aver confiscato il legum’ aveva funzione di giudice. In- nutencione delle strade dei pontinel-_feudo di Riecardo Idi Bisaccia, feoe ri- soma, Rieardo di Bisaccia era giudi- le zone di propria competenza. In quei strutturare, ampliar il castello € in- ce, letierato e autorevole giurista, tempi strade, che oggi sono tratturi, nalzare a suacaratterstice torre qua- membro dell'assemblea legslativa di erano soggette ad un continuo deterio- rata. Anche dopo il terremoto del Melfi. Peraltro, dopo aver dedicato a ramentodovutoallascarsa manutenzio- 1980, sui conei angolari della torre ere Federico la commedia “Paolino e ne, alla natura del fondo stradale, alle no bene evidenti i segni caratteristici olla”, aveva avuto in dono anche il piogge, agli allagament,allefranee agli delle maestranze sveve, feudo di Lavell. da chiedersi:allo- smottamenti del terreno fangoso. Durante il consolidamento della raperchéRiceardoprese parteallacon- Il Formicoso, per, offriva @ Fede- torre proprio i conei angolar, recanti siura? Evidentemente fu coinvoltonel- la congiura dai suoi parenti. I figio Ruggero aveva sposato Mabilia che ap- < ‘ parteneva al nobile casato di Ruggero de Amis: questo personaggio era uno dei pit alti fnzionarisicilian, che da ultimo fu gran giustiziere. Infatt, in un documento del 10 gennaio 1277 ‘eet ep entremerront ate RetstoUes ales ours one 77, Ruggero de Amicis risulta che aveva partecipato alla congiura. Riccardo di Bisaceia, coinvolto nel- Ja congiura del 1246, aveva perduto tutti e due i feudi: quello di Bisaccia e quello di Lavello. Federico II, che gia ‘conosceva Bisaccia come zona ricca di selvaggina, utilizzd il Formicoso come ‘riserva personale di caccia e pereid fece restaurare il castello edificato in etd longobarda. Nell taiameridionaleal- Ceeci seis uno nerassant dsertasone nol "De arte venanl cum Jora le stradee le vie di comunicazione — avibus Federico ll nutriva una particolare preciezione per il falcone, sul cul implego nella ne UNCULTURR ALLA CORTE o| FEDERICO Ir Je iniziali delle maestranze sveve, utili per Tesatta datazione, considera er- roneamente difettsi, furono elimina tie sostituiti con conei riatt In piena estate, Federico sia nel es- stello restaurato di Bisaccia, sia sotto Ja tenda imperiale, montata sul Formicoso, animava un cenacolo lette- ratio, noto come Scuola Sicilian. Federico quando viaggiava era sem- pre aocompagnato dal sommo logoteca protonotario, Pier delle Vigne, rima- sto in cariea fino al 1248, Gradiva di- seorrere col giureconsulto Taddeo da Sessa, con Gualterio da Ocre e con Riccardo di Bisaccia al suo fianco cera sempre il giovinetto Manfredi, che era come la pupilla dei suoicechi. Nea co- ritiva vi era sempre medici, fisici, astrologi, negromanti, Riccardo Filangieri, faleoniere di Corte e Adenolfo Pardo, capocaccia imperiale (magister venationum). Federico amd tanto la caccia da serivere un trattato, De arte venandi cum avibus (Varte di andare a caecia coi falehi). Egli, da esperto zoofilo, amava pit gli animali che gli uomini IL SERRAGLIO DI FEDERICO Tn ogni tempo era un fatto usuale donare ai monarchi ¢ agli imperatori (nec animal esotici. Carlo Magno ebbe in dono da Harun un elefante, Ottone I possedeva animali rari, il Barbarossa dai genovesi bbe in dono leon, struz- 2ie scimmie, Federico TL, per fare sfog- so della sua dignita imperiale, duran- te i suoi vag e le battute di caccia, portava con sé costantemente un serraglio ben fornito di animali esoti- ci, Bra questa una pecularita tutta federiciana, rimasta come modello ed ‘esempio in tutto il Rinaseimento. Ol- tre al serraglo, !Tmperatore portava ‘con 96 danzatiei dal corpo flessuoso e bellissime fancille saracene addette alle filande, Queste, dicono i cronisti dell epoca, erano le operaie addette alla fabbrica dei tessuti destinat alla corte imperile, ma i cronsti guelfi ne par- lavano inveoe in modo malevolo asse- rendo che eral suo harem, Tl cardina- le Ranieri da Viterbo, nemico giurato el! Imperatore, nel su bello, Aspidis cova (Uova di vipera),definisee "harem imperiale “Ibirinto gomorraico”, Ni- cola Garbo accusa addirittura’impe- ratore di sodomia Seguivano Federico nei suoi spostamenti i valletti saraceni (pueri o arc di palaze), eresciuti alla corte normanna, e un eorpo di musici, Uno i quosti valletti (serous eamerae), Abdlullah, aveva impartao anche aleg- a sinistra: Antonetta 'urtulana (di spall), Poppino Nasess', Gennaro lu cergnese, Peppino lu boss, Tonino Batfuottolo. Al centro.’ Ciecilo Il elueclo. sere ea scrivere, Nella corte imperiale vierano anche valletti, rampolli di fa- ‘miglie nobil, ome quelle degli Aquino, degli Eboli, dei Fasanella, dei Filangieri, dei Franceschi, dei “Montefuscolo, dei Ruffo, dei Tocco: fra ‘questi Federico sceglieva la sua corte onore. Brana i ‘valet camerae” da non eonfondere coi “servi eamerae”. I valletto, detto in latino valleitus 0 vallictus, seeondo il Du Cange, deriva da “vassallectus”, piccolo vassallo, In f& aveva era detto armigero seutfer (armigero o seudiero) in reat era un servo nobile. Tale appelativo, seono- sciuto in Germania, invece in Francia cera di uso comune. Anche nella carte pontifcia, del resto, vi erano valet e “domicelli”. Nella corte di Federioo vi cerano poi anche i dignitari di corte (magni curiae), da indentificare con i familiar, Ivllett icevevano alla pre- senza del sinisealeo, uno stipendio mensile che non superava quattro once loro (crea gr: 120) Qual era il ruolo dei valletti? Bra no addetti alla scuderia 0 si ceupava- no della muta dei can, dei leopardi da caccia e dei faleoni, Nella corte impe- rialeivalleti vestiveno abitiverd. Bra ddimoda soprattutto questo colore. Fe derieo e Manfredi avevano una par colare preilzione per vestiti verdif- nemente rcamati, Bra una vera e pro pria passione peri drappi verdi Nel tempo libero, come abbiamo ac cennato, un’altra passione dominava Federico: la eaccia con i falchi, Bgli spesso inviava in Puglia, a Malta o a Lbeeca i suoivallett a eatturare or- tirare faci: ne possedeva centinaia, affidati alle cure amorevoli dei suoi faleonieri. Uno dei “sacri fadoones” si chiamava “Saxo” Lialtopiano del Formicoso si presta- va egregiamente a praticare lo sport preferito da Federico: la caccia coi fal- chicon i leopardi.Iprimi erano adat- tia ghermirele quagle, atte volare dai ‘ani, isecondi a inseguire lepriecerv,

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